Tra i carioca delle favelas

Rio è una grande città in cui il mare entra non solo fisicamente, con la baia, ma anche nella quotidianità e nella vita della gente
Patrizio Roversi, 04 Apr 2012
tra i carioca delle favelas
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A Rio siamo stati la prima volta assieme al gruppo del Carnevale di Cento, in provincia di Ferrara, gemellato col Carnevale più famoso del mondo.

A Rio sono tante le cose che ti colpiscono: dai colori, alla bellezza della gente. Rio – come Sydney o Aukland e molto di più che Genova o Napoli – è una grande città in cui il mare entra non solo fisicamente, con la baia, ma anche nella quotidianità e nella vita della gente. Io-Patrizio sono stato colpito anche dallo squilibrio sociale che c’era, almeno fino a una quindicina di anni fa: nei quartieri “belli” (Ipanema, Copacabana) ho visto case con inferriate fino al quarto piano e portinai armati con fucili a pompa per evitare le rapine. Io-Syusy, invece, sono stata colpita, la notte, dalle tante lucine che brillavano sulle colline. Mi dissero che erano vietate ai turisti, erano le favelas (le fiammelle appunto), i quartieri abusivi sorti spontaneamente attorno alla città, popolati da nuovi inurbati e ora anche da operai, camerieri, artigiani. Sembrava assurdo per una turista, invece ci sono andata, accompagnata prima da un ragazzo che ci abitava e poi da una sociologa che ci lavorava. Ci sono poi tornata qualche anno fa. Sono stata ospitata alla Rocinha, la favela più grande e più famosa. Famosa per la sua scuola di samba e, purtroppo, anche per i blitz della polizia contro il narcotraffico.

Qui ho incontrato medici volontari, cittadini impegnatissimi nel sociale, qui ho visto la banca con la porta di vetro sempre aperta, ho visto le case aperte, ho visto un tessuto sociale molto forte, che si oppone al degrado. Ho incontrato un mucchio di bella gente. Soprattutto, ho visto Tele Rocinha, una tv fatta da volontari che coinvolge un sacco di ragazzi e tiene insieme la comunità. Alla fine, da un certo punto di vista, nelle favelas più organizzate si sta forse meglio che nei quartieri ricchi, non fosse altro perché sono in alto e godono di un ottimo clima. Se andate a Rio, fatevi accompagnare, ma non perdete le favelas.

Io-Patrizio, la prima volta, ho mangiato insalata in un albergo di lusso e ho preso la diarrea del turista (da allora ho capito che non è una questione di igiene, ma di anticorpi) e nella favela mi hanno guarito con acquazucchero-sale. Poi c’è stata l’esperienza del Carnevale, davvero unica: grazie agli amici di Cento, abbiamo sfilato nel Sambodromo, il Tempio del Carnevale mondiale.

Ovviamente Rio vuol dire anche Brasile, nel senso che un viaggio fin là ti porta a pensare di vedere anche altro. Il Brasile è un continente, quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Una parte del nostro viaggio sulle tracce di Darwin (vedi Evoluti per Caso) è stato fatto in Brasile dove abbiamo avuto esperienze fondamentali. Oltretutto il nostro sito è pieno di altri itinerari di turistipercaso come noi. A vostra disposizione…