Scene da un Raduno per Caso
Alle 9 di mattina già si vedono arrivare i primi radunisti: chi in macchina o moto, chi più attivamente a piedi, chi, invece, fedele al camper, non rinuncia all’ennesima opportunità di poterlo utilizzare. Man mano che il tempo scorre sempre più persone accorrono alla meta e, nel frattempo, si è già organizzato un piccolo ma significativo gruppo di audaci volontari intenti a costruire la vera star della giornata: la ormai famosissima yurta! Pat e Syusy a dirigere i lavori, o meglio, a raccontarci le ultime peripezie dei volontari che, tra una trave di legno in asse e una quasi in testa, si destreggiano come agili costruttori. D’altronde la nostra esperienza in fatto di montaggio della yurta sembra essere assai lontana dai più esperti amici mongoli che Syusy ha conosciuto in Mongolia, anche se, per montare una yurta, ci vogliono solo 2 o 3 ore. Ci armiamo, comunque, di santa pazienza convinti in fondo che il risultato sarà ottimale. Capannelli di persone si radunano attorno alla yurta, incuriositi anche dalla digressione umoristica che Pat fa del suo viaggio in Giappone e mentre sta parlando di abitudini ed usanze assai dissimili dalle nostre, alcune per questo addirittura comiche, un ragazzo dai tratti orientali si inserisce nel discorso e Pat, forse un po’ accecato dai bagliori del sole, lo scambia per giapponese. “Che figura!”, ammette Pat, “sei della Mongolia!”. Surong Badeng, questo è il suo nome, ci aiuta a ricostruire insieme anche a Syusy i valori, le credenze e, perché no, anche qualche pratico consiglio di montaggio della yurta. Sul tetto è collocato un lucernario che viene chiuso bene con del feltro di lana, l’armatura è costituita da una struttura a rete in legno e da decine di pali, la porta va sempre esposta a sud. Grazie a tale struttura, il montaggio, lo smontaggio e lo spostamento della tenda risulta molto facile. Come ci ricorda Surong una delle operazioni fondamentali che vanno fatte è la benedizione della yurta, abitudine praticata da tutti i contadini prima di entrarci dentro. Questo aspetto sembra incuriosire molto Syusy che, ogniqualvolta sente parlare di yurta, allunga le orecchie e coglie ogni informazione! A proposito ci ricorda, anzi ci informa, che a Bologna dal 12 al 22 maggio si terrà la Festa della Musica e della Genetica, organizzata dalla Fondazione Europea per la Genetica in collaborazione con la Fondazione Mariani ed il Comune di Bologna. In particolare, all’interno di questo evento, uno spazio di spicco verrà dedicato alla Mongolia. Ciò fornirà non solo il pretesto per iniziare interessanti riflessioni sulla musica e la cultura di questo paese, ma anche per instaurare rapporti commerciali di reciproco interesse. Una serie di esibizioni faranno da cornice alla Festa. In particolare a Palazzo Re Enzo, nella Sala del Capitano, verrà proiettato un filmato dal titolo “Viaggio in Mongolia: i simbolismi della cultura mongola”, curato da Syusy e, ancora, Pat e Martino presenteranno il “Viaggio attraverso il cibo: cultura nomade mongola ed enogastronomia locale”, un pranzo etnico per metà mongolo (nomade) e per metà italiano (stanziale) curato personalmente da Martino. Tornando a noi, Syusy ci ricorda uno dei simboli più diffusi in Mongolia: la tartaruga che, spesso, indica l’ingresso ai vari palazzi con la funzione di proteggere la città, poiché considerata come il simbolo dell’eternità. In Mongolia, infatti, una credenza locale narra che la fine del mondo avverrà quando il Sole, avvicinandosi troppo alla Terra, indurrà la tartaruga che la sorregge, appunto, a rigirarsi per il troppo calore. Mentre Syusy e Pat continuano a raccontare episodi e curiosità sulla Mongolia e, più in generale, su esperienze di viaggio, di culture, di persone, io mi aggiro tra la folla con l’intento di trarre le prime impressioni a caldo. Incontro Katia, da Padova e Giorgio, da Ancona, insieme, qui, per condividere insieme a tutti i radunisti questa esperienza. C’è, poi, anche chi è più noto a tutti noi del sito, come Matros e frufru da Verona, che sono venuti qui, oggi, a Bologna, per incontrare nuova gente, per conoscere di persona i tanto amati Pat e Syusy, dei quali condividono soprattutto l’ironia che li accompagna in ogni loro viaggio. Il loro viaggio più bello? Vienna, sicuramente. Mi imbatto, poi, in un’altra storica colonna portante del sito Turisti per Caso, ovvero Fabio Glorioso, da Monfalcone, accompagnato da Paola e da un’altra coppia di amici, Claudia e Gianluca di Verona, tutti insieme per seguire l’ormai nota passione di Fabio per questo sito. Anche loro sembrano abbastanza entusiasti del Raduno e per ora si godono il fresco del tardo mattino sotto uno dei tanti ombrelloni sparsi sul lastricato. Chi, forse, non è del tutto entusiasta finora è Taddy, professoressa in pensione di Biochimica presso l’Università di Sassari, utente di Velisti per Caso per passione e per divulgazione scientifica del mondo della vela, con l’intento di cooptare persone che vogliano interessarsi a questo mondo, che per questo non si sente molto inserita nell’atmosfera. Per lei e tutti coloro che, come lei, sono in modo particolare legati alle vicende di Adriatica ci sarà, in seguito, una sorpresa. Ecco, poi, un gruppetto di quattro ragazzi, Matteo, Silvia, Edoardo e Giuliano, da Bologna e Ferrara, giunti qui al Raduno un po’ per Caso (e come sennò?), attratti soprattutto dalla filosofia che sta alla base di Turisti per caso e per questo seguaci del programma televisivo, anche con l’intento di viaggiare tramite gli occhi degli altri, sebbene le occasioni di viaggio non gli manchino. Silvia, poi, sembra apprezzare particolarmente l’aspetto gastronomico che questo sito offre e, quindi, anche per lei, una sorpresa le spetterà a breve. Martino, a questo punto, coglie l’occasione per rivelare, prima del pranzo, la novità che ha in serbo per tutti i lettori di Turisti e Velisti per Caso: l’apertura di un nuovo sito, “Il Giornale del Cibo“, dedicato, appunto, a tutti gli amanti della cucina e del buon cibo, sostenuto da CIR food e curato da Martino stesso e dalla Banda per Caso. Con l’inaugurazione del sito, che è attivo da lunedì 16 aprile, si dà il via al tanto atteso e sospirato pranzo, offerto dagli amici di CIR food che, seppur poco formale e abbastanza disimpegnato, rimane sempre un momento oserei dire sacro della giornata. Largo allora a lasagne, crescente, salumi e formaggi, nonché all’immancabile Lambrusco e, per finire, alla caratteristica brazadèla bolognese. Finite le prime corse all’approvvigionamento, i radunisti si rilassano all’ombra degli ombrelloni mentre gustano il buffet e all’improvviso arriva la seconda sorpresa della giornata, quella che farà felici gli amici di Velisti per Caso, ovvero il collegamento telefonico con lo Skipper di Adriatica, Filippo e del secondo di bordo, Damiano, che si trovano in acque argentine. Nel frattempo la yurta è stata montata ed è pronta per essere ammirata e visitata anche al suo interno. Ecco, allora, che i primi gruppetti di persone si avvicinano, si tolgono le scarpe ed entrano. Non essendo troppo grande ed essendo noi veramente numerosi, dovremo formare dei gruppi di 25 persone che, volta per volta, verranno accompagnati al suo interno. Passa così un’oretta prima che tutti possano avere la possibilità di vederla da vicino e di poter respirare al suo interno l’atmosfera che la anima.
E così colgo l’occasione per fare nuove conoscenze. Incontro Irene, una ragazza pugliese che studia a Bologna e momentaneamente vive a Nantes per un Erasmus, la quale è venuta a conoscenza del Raduno verso la fine di febbraio, quando si è iscritta al sito di Velisti per caso e ha voluto sperimentare in prima persona di cosa si trattasse cogliendo l’occasione delle feste pasquali che le hanno permesso di prolungare il suo ritorno in Italia. Incontro, poi, Patrizia, anche lei pugliese, di Bari, la quale partecipa al raduno dopo avere già conosciuto Pat nel varo di Adriatica a Ravenna e ancora meglio quando Pat è andato a Bari. Lei e il suo compagno erano già nei paraggi di Bologna, per questo sono venuti qui, oggi, anche se l’intenzione di venire era comunque forte. Si esauriscono, nel frattempo, gli ultimi gruppetti di curiosi della yurta e si cominciano, così, a tirare le somme della giornata anche se, per Pat, risulta assai difficile catturare l’attenzione di Syusy che, quando c’è una yurta di mezzo sembra non calcolare più la presenza di alcuno. Dopo diversi tentativi e minacce, Pat ce l’ha fatta! Syusy esce dalla yurta e lo raggiunge sotto un sole cocente, aiutati solo da un misero ombrellino, cominciano, così, a fare un resoconto della giornata, a coinvolgere gli utenti più affezionati: da Pepa a Costanzo, da Cavietta Peruviana a Eloisa e Frency, a raccontarci i loro prossimi appuntamenti e soprattutto i loro progetti futuri, tra i quali un giro dell’Italia senza benzina. Ce la faranno? Ai posteri l’ardua sentenza! Letizia Melchiorre Redazione Turistipercaso.It