Sardegna del sud, estate in anticipo

Già a maggio regala splendide giornate al mare, nell'entroterra o sul lago
Turisti Per Caso.it, 29 Apr 2011
sardegna del sud, estate in anticipo
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Si sa, dopo quest’interminabile inverno la voglia di sole e mare è ancora più incontenibile del solito. E allora dove andare a procacciarsi un’invidiabile tintarella già a maggio? Là, dove l’estate inizia per prima, ovvero nella Sardegna del sud. Sì, perché, da Cagliari a Carlo Forte, passando per Teulada, le spiagge qui si trovano nel cuore del Mare Nostrum, alla stessa latitudine delle coste calabresi. Quindi, tutti pronti a partire alla scoperta di calette nascoste come delle insenature da spot pubblicitario, facendo tappa tra i murales di un paesino d’artisti oppure, optando per una gita sul lago, tra imprevedibili scorci d’entroterra. Ecco dieci destinazioni della Sardegna meridionale da non perdere per godersi l’estate in anticipo.

san sPeraTe: il paeSe-muSeo di pinuccio Sciola

Muri di fango e paglia imbiancati di calce, trasformati in tavolozze dove mescolare, fra accesi cromatismi, la fantasia, la spregiudicatezza creativa, l’entusiasmo di artisti che arrivano da ogni angolo del mondo. L’idea di pinuccio sciola nel 1968 era realizzare una sinergia fra la tradizione contadina del suo paese, san sperate, e i fermenti che in quegli anni scuotevano il panorama artistico internazionale. Ci è riuscito e il risultato è lì da vedere: basta farsi un giro per il borgo all’inizio della grande pianura del campidano e a pochi chilometri dalle spiagge del golfo di cagliari. Centinaia di opere di stili e generi decorano vicoli e strade: murales, sculture, installazioni, gigantografie e fiumi di asfalto colorato. Un’ebbrezza dinamica ha investito il borgo di case costruite con mattoni di fango, restituendo quello che gli abitanti con orgoglio definiscono l’unico vero paese-museo della sardegna, già candidato a diventare un centro internazionale di scambi e confronti artistici. E mentre lavora al progetto, Pinuccio Sciola continua a produrre le sue sculture nella casa-laboratorio: fa le “pietre sonore”, trasformando massicci blocchi di basalto o calcare che percossi o sfregati emettono suoni e scale, come veri strumenti musicali. È la musica delle pietre, nascosta nel cuore della terra.

anTas templi e rovine alla indiana joneS

Una divinità imperscrutabile, un fiume sacro, un tempio nascosto per secoli tra le fronde di un’intricata foresta. No, non siamo sul set di Indiana Jones, ma al cospetto di uno dei più avvincenti misteri della Sardegna. Esisteva davvero il Sardopátoros Ieròn, tempio del Sardus Pater, di cui parlava Tolomeo nella Geografia del II secolo o era pura leggenda? La risposta è fatto recente. Nel 1966 tra le rovine di un tempio punico-romano fu trovata una tabella bronzea che afferma che lì, nella valle, sorgeva il tempio del dio sardus Pater Babai. La valle di Antas è a pochi chilometri dalla costa tra Capo Pecora a Fontanamare, una delle più belle dell’isola, con alte scogliere, faraglioni, lunghe spiagge sabbiose (consiglio: fate una sosta a Portixeddu) e insenature nascoste (avete mai visto la splendida Cala domestica? Beh, è ora di farlo). Al tempio si arriva prendendo la SS 126 che collega iglesias a Fluminimaggiore fino alla deviazione per Antas. Parcheggiate e prendete il sentiero (pochi passi a piedi) che porta alle colonne rimesse in piedi come dovevano essere in origine. Intorno, solo colline boscose e silenzio. I restauri hanno restituito la struttura di epoca romana, ma il luogo era sacro ai punici e ai nuragici, che veneravano il dio guerriero e cacciatore Sardus Pater Babai, progenitore della stirpe sarda. Da qui si può raggiungere a piedi (due ore di sentiero suggestivo) o in auto (10 minuti) la grotta di su mannau, con laghi e cascate e dove nell’antichità si celebrava il Culto delle Acque (visite in primavera 9.30-17.30, € 6).

arBorea dal deSerto alla città del duce

Dalle grandi di Torre dei Corsari alle distese rigogliose di arborea bastano pochi minuti; però la sensazione è di passare dal deserto africano alla pianura Padana con tanto di piatti come polenta e osèi e la festa invernale brusa la vècia. Tradizioni che più che con la Sardegna c’entrano con il Veneto. Il fatto è che in questa parte della provincia di oristano, fino all’inizio degli anni ’20, c’era quella che sicuramente oggi sarebbe classificata come oasi naturalistica protetta; ventimila ettari di paludi, stagni, rivoli che a quel tempo, invece, erano considerati un minaccioso focolaio di malaria. Al termine di un’opera di bonifica, su quello che era stato un paradiso d’acque fu costruita mussolinia, poi ribattezzata Arborea. Al progetto lavorarono i migliori architetti del regime, mentre a popolarla furono chiamate famiglie di agricoltori in maggior parte veneti. Ecco spiegati quei nomi della cucina e del folclore locale. Arborea è un piccolo gioiello dell’architettura razionalista, da visitare a piedi partendo dalla piazza principale, quella con la chiesa neoromanica del Cristo Redentore. Da lì si prosegue verso le case del Fascio e del Balilla, dopodiché ci si ferma alla Villa del Presidente immersa in un bellissimo parco. In bicicletta si può invece raggiungere l’edificio dell’idrovora di sassu, nello splendido ambiente naturale dello stagno di s’ena arrubia, paradiso del birdwatching. E non finisce qui: si può girare l’intera zona prendendo un cavallo all’Horse Country Resort, il più attrezzato centro equestre dell’isola a due passi dal mare.

sanT’anTioCo “barolo” Sardo Sotto il maeStrale

L’Eldorado del vino, in Sardegna, sta a sud, dove cresce, audace, il vitigno del Carignano, nonostante la salsedine e il maestrale. Rosso rubino, denso e robusto, fino a qualche anno fa, era utilizzato soprattutto come vino da taglio, mentre oggi fa man bassa di premi e riconoscimenti. Le migliori cantine e la bellezza del sud ovest si apprezzano seguendo in auto la Strada del Carignano del Sulcis, partendo da Sant’Antioco, e percorrendo l’entroterra fino alle dune di Porto Pino. Da Calasetta, dopo una visita alla cantina sociale(via Roma 134, tel. 0781 88413) e al Museo di Arte Contemporanea (via Savoia, tel. 0781 840717), si arriva a Sant’Antioco: qui vi attendono le Cantine Sardus Pater (via Rinascita 46, tel. 0781800274), le catacombe cristiane e la necropoli con il tophet (area sacra) fenicio-punico. Superato l’istmo si giunge a Tratalias un antico borgo da poco restaurato, costruito attorno alla cattedrale romanica di Santa Maria. Si prosegue per Santadi, dove la cantina sociale è una delle maggiori attrazioni locali, probabilmente grazie al Terre Brune, considerato il “barolo del sud”, la cui fama ha già fatto il giro del mondo. Fra le vigne di Sant’Anna arresi, si staglia l’avveniristica Cantina Mesa (loc.Su Baroni tel. 0781965058), creata dal pubblicitario che inventò il Mulino Bianco, Gavino Sanna: la produzione si distingue anche per il design di bottiglie ed etichette, ispirate alle geometrie dell’artigianato tradizionale.

BaUnei tra nuraghi e natura Selvaggia

«Un paesaggio nel quale l’occhio spontaneamente colloca Adamo ed Eva, o il pascolo dei brontosauri» scriveva nel 1960 il giornalista Franco Nasi, parlando del territorio di Baunei, in Ogliastra. Difficile dargli torto, anche oggi. Nel primo ripido tratto della strada che dal paese porta all’altopiano del Golgo si colgono scorci della pianura che arriva fino al mare, poi, all’improvviso, dopo l’ultimo tornante tutto cambia: la strada si infila in una valle di boschi protetta da contrafforti calcarei. Lecci, ginepri contorti e macchie di cisto, campanacci e belati in lontananza; in cielo, il volo del falco e quello dell’aquila. Vicino alla chiesa di San Pietro un bètile e resti nuragici testimoniano antichissime frequentazioni. Poco distante, la voragine s’isterru’ e golgo, la più profonda d’Europa, si apre nella terra precipitando in un abisso. Dietro il rifugio goloritzè, dopo un breve percorso a piedi si arriva davanti a un grande masso di roccia sbozzato con le fattezze di un volto, ma nulla si sa di chi possa averle scolpite e quando. A piedi, a cavallo o in mountain bike si parte dal rifugio verso la montagna, sul supramonte, o verso il mare, a Cala goloritzè, Cala sisine e Cala luna, altrimenti raggiungibili in barca dal porticciolo di Santa Maria Navarrese. (Escursioni Cooperativa Goloritzé, loc. Golgo – Baunei, cell. 368 7028980, turismobaunei.com).

monTeVeCCHio cimeli d’archeologia induStriale

Meraviglie di archeologia industriale, sparse per chilometri dall’entroterra fino al mare: villaggi spopolati come nel far west, palazzine liberty in rovina, laverie ed edifici minerari devastati, macchinari e strutture corrosi dalla ruggine, vecchie rotaie che svaniscono sotto la sabbia. Eppure negli anni ’50, a Montevecchio c’era una delle più floride industrie italiane, con gli impianti minerari più grandi e più belli d’Europa che davano lavoro a migliaia di persone. Dopo la chiusura delle miniere nel 1991, l’area è diventata parte del Parco geominerario della Sardegna dichiarato dall’Unesco patrimonio culturale dell’umanità. Oggi, le strutture minerarie più importanti sono state recuperate e sono visitabili: il palazzo della direzione di Montevecchio, del 1877, completamente restaurato, con affreschi e arredi d’epoca; il cantiere di Piccalinna dove sono conservati i macchinari usati per un secolo; il cantiere gal con un’area espositiva dedicata al lavoro in miniera. A Ingurtosu si visita la palazzina liberty della direzione e, lì vicino, le rovine della laveria Brassey, costruita nel 1900. La natura qui ha solo un aggettivo appropriato: grandiosa! La costa che da Capo Frasca arriva a Capo Pecora è un vero deserto che ondeggia e collega spiagge solitarie: scivu, is arenas, Piscinas che appaiono al di là di dune altissime, su cui prosperano grovigli di ginepri, macchie di lentisco ed elicriso e dove, a volte, alle prime ore del mattino, capita di intravedere da lontano un cervo solo o con tutta la sua famiglia (visite in miniera e percorsi naturalistici con avvistamento dei cervi Coop.Fulgheri, tel. 070 9346000 coopfulgheri.it).

lago di FlUmendosa in battello fuori dalle rotte

Rilassarsi sulla spiaggia di Villasimius e poi cercare un itinerario più wild nell’entroterra è un must. E il lago del Flumendosa è parte di quella famosa Sardegna fuori dalle rotte, dove andare a caccia di natura e tracce preistoriche. Siamo in un quadrilatero di terra e acque dolci sui confini del Campidano, nelle regioni di Trexenta e sarcidano. Qui sorge l’altopiano basaltico di Pranemuru, letteralmente costellato da decine di monumenti della civiltà Nuragica che danno un’impronta caratteristica all’intero paesaggio. Ci si arrampica su monti consacrati alla Luna, ci si addentra nelle foreste di menhir e giganteschi nuraghi rosso fuoco, si incontrano artigiani che parlano una lingua segreta, uomini che vivono fino a cent’anni. Circa un anno fa, da queste parti, hanno inaugurato un servizio di eco-battelli per navigare su laghi e fiumi. Un po’ come quelli a pale (a emissioni zero) del Mississippi. Un altro modo emozionante per vedere questo scorcio di natura selvaggia. Ci si imbarca nei porti di Siurgus Donigala e nurri per navigare sul mulargia circondato da basse colline, coste frastagliate e punteggiato di isolotti, o per scivolare sulle acque del Flumendosa, un crepaccio nella roccia, lungo 17 chilometri e largo poco meno di uno. Si viaggia in elogio alla natura e si arriva fin alle pendici dei monti di Barbagia, fitti di boschi secolari, dove è possibile organizzare escursioni a piedi oppure a bordo del trenino verde (info navigazione tel. 070 9879278, laghienuraghi.it).

CaPo FerraTo miraggio di un tropico inatteSo

Ritagliarsi una fuga “al rallentatore”. Magari partendo da Cagliari e dall’iniziativa Slow Museum della Galleria Comunale d’Arte: l’ospite sarà accolto nei suggestivi spazi del Museo per “assaporare”, comodamente seduto, una rilassante visita concentrata su una o, al massimo, due opere e degustare una tazza di tè. Il pubblico potrà contare sull’intervento di ospiti sensibili, registi, musicisti, scrittori, giornalisti, antropologi, scienziati, storici dell’arte o chi, offrendo un punto di vista “diverso”, può garantire un contributo assolutamente innovativo alla lettura dell’opera d’arte. Da qui procedete con lo stesso ritmo rilassato in direzione sud est, verso un tropico immaginario. Dalle calette di Capo Ferrato alle spiagge di Torre Salinas, da quelle di monte nai a quelle di Cala Sinzias, senza rimpiangere le più celebri della Gallura. Approdi sconosciuti con storie di naufragi e di pirati, ci accompagnano, in magnifica alternanza, fino a Villasimius, con le isole di Serpentara e Cavoli, le spiagge di Punta Molentis e Cala giunco all’interno dell’area marina protetta di Capo Carbonara, nelle cui acque vivono delfini insieme a cernie giganti e tartarughe marine. Qui si possono seguire con pinne e boccaglio alcune vie attrezzate con boe di segnalazione numerate e pannelli informativi sulla flora e la fauna che si incontrano durante l’immersione.

Cala CiPolla come dive Sul Set di uno Spot

È considerata una delle dieci strade più scenografiche d’Italia. Costeggia calette solitarie, dune di sabbia rosa, isole e scogliere. È la statale 195, quaranta chilometri di paradiso lungo la costa a sud ovest, da Cagliari a Teulada. Comincia quasi all’improvviso con la lunga barriera verde delle pinete sul litorale di Pula e prosegue verso Chia. E bastano brevi deviazioni per raggiungere il mare. Ogni traversa porta a una baia diversa: sa Colonia, Porto Campana, su giudeu, Cala Cipolla. Una fila di lunghe spiagge e appartate calette, note ai surfisti e mai sfuggite ai pubblicitari in cerca di location esotiche. Tim ha voluto Naomi Campbell per interpretare una venere nera che emerge dalle acque di Cala Cipolla. Si sente profumo d’Africa affondando i piedi sulle dune o passeggiando tra i ginepri: il continente infatti è lì; dista solo 180 chilometri e, con correnti favorevoli, basterebbero poche ore di vela per raggiungerlo. Un paio di curve oltre la spiaggia di Tuerredda si apre la profonda insenatura di Capo malfatano. Mettete maschera e boccaglio a portata di mano per tuffarvi a vedere i blocchi sagomati della più grande struttura portuale dell’antico Mediterraneo con una capacità d’ormeggio per 400 navi. Forse è il porto di melqart, l’Ercole dei Cartaginesi, indicato anche sulle mappe di Tolomeo. Ma chissà?

san PieTro l’iSola ligure delle tonnare

Anche in Sardegna si parla ligure e si tifa Sampdoria. Sì perché la piccola isola di San Pietro è, udite udite, in provincia di Genova. Almeno virtualmente, da quando il 13 novembre 2004 con cerimonia solenne il Consiglio provinciale di Genova gli ha conferito il titolo di 68° comune onorario della provincia ligure riconoscendo la “genovesità” mantenuta dalla comunità nonostante i cinque secoli trascorsi lontano da casa. E qui l’appuntamento immancabile è per la rituale mattanza del tonno: seguendo l’indicazione verso Tacca rossa, si arriva alle scogliere di la Punta, in vista dell’isola Piana e degli stabilimenti della tonnara, la prima nel Mediterraneo per quantità di pescato, con un attività che da 1738 non si è mai interrotta. Se invece a questo affascinante rito (seppur macabro) non vi va di partecipare, per apprezzare i sapori di questo pesce l’ideale è arrivare per il girotonno, manifestazione gastronomica con chef da tutto il mondo, quest’anno in programma dal 3 al 6 giugno. Alla ricerca delle insenature più belle, scegliete la costa sud occidentale, l’insenatura dello spalmatore ha sabbia chiara e scogli rossastri; la Conca vicino alle falesie di cala della mezzaluna, è uno splendido crepaccio dove fare tuffi indimenticabili, la spiaggia di Bobba ha un chiosco sulla sabbia. Riservata, invece, è Punta nera fra palme sulla sabbia e mare splendente. Dietro la costa c’è l’interno dell’isola da scoprire con saline, pinete, stagni e pianure fiorite dai nomi che sono tutti un programma: Tortoriso, Bacciu, Gaieta, Gioia e Paradiso.