Roma al tempo dell’aperi-cena

Gli happy hour in salsa capitolina fondono aperitivo, cena e dopo cena
Turisti Per Caso.it, 20 Dic 2010
roma al tempo dell'aperi-cena
Ascolta i podcast
 
Farsi notare per più di una settimana, a Roma, è praticamente impossibile. La capitale metabolizza le mode alla velocità del fulmine, affonda le novità con l’indifferenza di una città che le ha già viste tutte. All’inizio t’osanna, poi t’ignora e infine, inesorabilmente, ti sbeffeggia nel languore delle tiepide ottobrate capitoline, dietro ogni angolo tra via Veneto e il Pantheon. Anche nella capitale, però, c’è adesso una moda che resiste, una tendenza che diventa abitudine: quella dell’aperitivo. Stuzzichini, antipastini, sfizi golosi, sushi, sashimi, finger-food fanno breccia nel muro eretto su secoli di amatriciane e carbonare. Locali, osterie, ristoranti, wine-bar, alberghi a cinque stelle celebrano l’era dell’aperitivo, anzi, dell’“aperi-cena”, come è stato ribattezzato il rito che Roma, indisciplinata, prolunga fino alla mezzanotte. Le due ore canoniche dell’aperitivo milanese vanno strette ai romani.

Il tempo di entrare in centro, la ricerca di un impossibile parcheggio, uno shopping veloce, ed è subito sera. E fu così che, nella caput mundi, l’aperitivo si dilatò: tapas e tartine senza soluzione di continuità con primo, secondo, contorno, dolce, caffé e ammazzacaffé. “Dinner-aperitif”, lo chiamano gli snob che hanno eletto il Red, bar-ristorante dell’Auditorium di Renzo Piano, a tempio dell’aperitivo fighetto. Un happening mondano con selezione all’ingresso come per una serata in discoteca, un rito officiato la domenica sera con contorno di dj-set, di ritmi lounge e sonorità chill-out, di rampanti del Flaminio e dei Parioli in cui si intrufolano gli afecionados dei concerti del Parco della Musica o delle proiezioni del Festival del Cinema. Non il palato, bensì le pupille, cullate da luci aranciate tra tavolini di design e poltrone sospese di vimini, sono soddisfatte: al Red si va soprattutto per vedere e farsi vedere.

In pieno centro storico, in via del Babuino, dove il cielo di Roma si arrotonda attorno all’obelisco di piazza del Popolo, l’aperitivo in giacca e cravatta all’Hotel de Russie un tono aristocratico, da “marguttari” (i pittori impegnati di via Margutta). Dallo Stravinskij, il bar-caffé dell’albergo, arrivano snack di soave rusticità come ricotta al forno con semi di papavero o bigné gonfi di mousse di baccalà. Fino ad autunno inoltrato – miracoli delle lievi ottobrate romane! – l’aperitivo si recita nella scenografia del giardino interno, un eden segreto tra palme, roseti e alberi di tasso che sembra precipitato giù, intatto, dai pendii di Villa Borghese e del Pincio.

Piazza Navona: da Caravaggio ai drink

Allungata in una traversa tra via di Ripetta e il Corso, accanto all’Ara Pacis inserita nella candida scatola di Richard Meier, l’Osteria di Gusto sfoggia un décor geometrico-minimal, con banchi in marmo, soppalchi, scale, lampade stilizzate, tavoli stretti, finestroni. Giornalisti e studenti della vicina Accademia di Belle Arti degustano vini al bicchiere e addentano stuzzichini ispirati ai sapori della tradizione capitolina: tra i “cicchetti”, accanto al salame di polpo e ai pomodorini ripieni di riso, compaiono deliziosi involtini di trippa.

A ridosso di piazza Navona, del Senato (Palazzo Madama) e dei Caravaggio della chiesa di San Luigi dei Francesi, il Riccioli Café è l’ennesimo indirizzo à la page per l’aperi-cena. Aperto dal cappuccino al tè, dal lunch al lounge e dalla mattina alla notte, è una sorta di bistrot hi-tech all’italiana con veranda su piazza delle Coppelle, specializzato in crudité di pesce e crostacei e ricercati antipastini vegetariani da accompagnare con un Oyster Martini in cui, al posto dell’oliva di prammatica, annega una carnosa ostrica di Bretagna.

Ma per i giovani leoni capitolini il massimo del cool all’ombra del cupolone resta Salotto 42: un loft newyorkese catapultato tra piazza Capranica, Montecitorio e il Pantheon, di fronte al colonnato del tempio di Adriano, un book-bar con poltrone e divani anni ’50, arredi vintage, broccati, lampadari di Murano e pareti stipate di cd o di libri d’arte, di fotografia e di design. Un posto eclettico, che la mattina è un caffè e all’ora dell’aperitivo la versione trendy della vecchia hostaria, dove ti siedi e ti ritrovi a dissertare – con un mojito allo zenzero in una mano e un bicchierino di gazpacho nell’altra – dell’ultimo film di Woody Allen o delle modifiche alla legge elettorale.

A Roma, il successo dell’aperitivo stimola la partecipazione statale, solletica il coinvolgimento istituzionale, risveglia le sopite amministrazioni locali. Palatium, enoteca regionale a gestione pubblica, ha la sua postazione strategica in via Frattina, nel cuore dello shopping d’alto bordo. Tra pranzo e cena ecco l’aperitivo della tradizione, basato su oltre mille prodotti regionali (olive, sottoli, formaggi, dalle marzoline al pecorino di Picinisco, salumi, dalle mortadelline di Amatrice al piccante scherzerino di Itri), accompagnati dai migliori vini laziali.

Alle spalle di Palazzo Valentini, affacciata sulla Colonna di Traiano e su uno spicchio sghembo di piazza Venezia, si nasconde l’Enoteca Provinciale, creata dalla Provincia e dall’Arsial, l’ente preposto allo sviluppo dell’agricoltura, con l’intento di promuovere le tipicità enogastronomiche del territorio: un altro indirizzo ufficiale per un aperitivo basato sui sapori romani e ispirato all’eco-filosofia del “chilometro zero”. A Trastevere, quartiere giovane, modaiolo e tiratardi per eccellenza, l’apericena è ormai abitudine. Con il suo strabordante buffet che diventa un vero e proprio dinner, Freni e Frizioni, installatosi in un’ex autofficina, si affianca alla Mescita, spazio dell’enoteca Ferrara nato per accaparrarsi una fetta del popolo dell’aperitivo nella Roma popolare, tra le lenzuola stese ad asciugare, i portoni scrostati delle ultime botteghe artigiane e i graffiti dei writers che sfregiano una delle zone più belle di Roma. Il must è starsene fuori su piazza Trilussa, chiacchierando e spizzicando tabulé e cuscus di pesce, ostriche e pepata di cozze, fritti all’italiana e quiche di verdure.

Verso l’Eur, nel villaggio del gusto

Per l’aperitivo professionale, riservato agli esegeti della gola, bisogna puntare un po’ più in periferia, in direzione di viale Marconi scoccato come una freccia verso l’Eur e in vista dell’ultimo piano della Città del Gusto, parallelepipedo di ferro e vetro che rivaleggia in riva al Tevere con lo scheletro vuoto del gazometro. Entriamo nel villaggio fortificato dei gourmet, nel quartier generale Slow Food, nel fortino del Gambero Rosso. Tra vetrate, parquet, sofà e banconi da saloon, al Teatro del Vino si degustano etichette da “tre bicchieri” e si assaporano raffinate selezioni à la carte di formaggi artigianali. Si beve e si spizzica sulla terrazza squadernata davanti ai palazzoni dell’Ostiense oppure seduti in poltrona conversando dei massimi sistemi gastronomici. Ma le schegge impazzite dell’aperitivo romano sconfinano ancor più lontano, alle spalle della stazione Termini, nel quartiere universitario di San Lorenzo, riserva degli ultimi romani “de Roma”, rive gauche per gli atelier dei creativi acquartierati nell’ex-pastificio Cerere. Da B-Said, in un’antica fabbrica di cioccolato sopravvissuta ai bombardamenti alleati, tra attrezzi e macchinari riconvertiti a mo’ di arredi e suppellettili, al tramonto scatta l’ora del drink: cognac finissimo e delizie al cacao aromatizzato alla menta, allo zenzero e al cardamomo. Una sorpresa, quindi, per chi ancora s’immagina la capitale come la città delle trattorie sul genere del “maccheronaro” dei romanzi di Carlo Emilio Gadda. Invece, Roma si rinnova e si appropria del tipico happy hour alla milanese, trasformandolo in un’esperienza unica, rigorosamente in salsa capitolina.

Birra mania: la nuova sete dei romani

Niente più osterie, né fraschette né vino dei Castelli: ai romani di oggi piacciono le “spine” e le doppio malto. Tra i locali della capitale più in voga ci sono tre birrerie, a cominciare dall’Open Baladin (via degli Specchi 6, tel. 06 6838989, openbaladin.com), avamposto romano dell’azienda piemontese che tra un birrificio, vari pub-ristoranti e persino un riad a Marrakech è ormai una piccola multinazionale del gusto. Con la sua scaffalatura di bottiglie illuminate e la sua carta di bionde, lager, pilsener e weiss rigorosamente e artigianalmente italiane, il Baladin è uno dei templi della pinta romana. Al Baladin, dove tra l’altro si gustano degli eccezionali hamburger di carne bovina piemontese, ha risposto Bir&Fud (via di Benedetta 23, tel. 06 5894016, birefud.blogspot.com), inaugurato a Trastevere da Gabriele Bonci, già incontrastato mago romano degli impasti lievitati nella sua celeberrima pizzeria al taglio Pizzarium (via della Meloria 43). Bir&Fud è per molti la migliore pizzeria-birreria della capitale: antipasti sfiziosissimi come le bruschette con ciauscolo (salame che si spalma), e caciocavallo silano, pomodori e melanzane stufati, supplì all’amatriciana, alla carbonara e alla “gricia”, crostini con trippa, coda o coratella ispirati all’antica cucina del “quinto quarto”); in più, pizze cotte a legna e un ampio assortimento di birre artigianali, da quella di malto e castagne allalager aromatizzata al pompelmo, tutte ovviamente non pastorizzate né filtrate. Completa il tris del buon bere il dirimpettaio Che Siete Venuti A Fa’ (via di Benedetta 25, tel. 06 97275218, football-pub.com), minuscolo e affollatissimo beer bar per cultori di birre selezionate da ogni parte del mondo. Se già sapete cosa sono una Ponil, una Troll o una Nubienne, questo è il posto che fa per voi.

Cahier de voyage

Come arivare Per chi vuole raggiungere la capitale, i voli non mancano: dalle compagnie tradizionali con Alitalia (alitalia.com) e Meridiana (meridiana.it) in testa, alle low cost come Bue Express (blu-express.com) e WindJet (volawindjet.it)

Room service Hotel Capo d’Africa Via Capo d’Africa 54 tel. 06 772801. Arredi di design e décor contemporaneo in un bel palazzo primi ‘900, accanto al Colosseo; doppie in b&b da € 240. Hotelcapodafrica.com Villa Laetitia Lungotevere delle Armi 22-23 tel. 06.3226776. Tra Prati e il Flaminio, un hotel di gran charme con 14 suite arredate con raffinata eccentricità; doppie in b&b da €190. Villalaetitia.com

Hotel Quirinale Via Nazionale 7 tel. 06 4707. Storico indirizzo dell’hotellerie capitolina: arredi in stile imperiale, pavimenti a parquet, antichità, stucchi d’epoca; doppie in b&b da € 139. Hotelquirinale.it

Food Settimio via del Pellegrino 117 tel. 06 68801978. Nonostante l’impazzare dei ristoranti etnici, Mario Zazza e la moglie Teresa continuano a proporre un’autentica cucina romana; prezzo alla carta da € 35. Il Pagliaccio Via dei Banchi Vecchi 129 A tel. 06 68809595. Due stelle Michelin per lo chef Anthony Genovese e per la maestra pasticciera Marion Lichtle, che gestiscono uno dei migliori ristoranti del Lazio; menu degustazione da € 135. Ristoranteilpagliaccio.com

Glass Vicolo del Cinque 58 tel. 06 58335903 Nel cuore di Trastevere, assediato da pub e insegne di pizza al taglio, un ristorante tra tradizione e innovazione, in un décor di design; prezzo alla carta da € 50. Glass-hostaria.com Felice Via Mastro Giorgio 29 tel. 06 5746800 La cucina romana è di casa in questa vecchia trattoria di Testaccio, ai piedi dell’Aventino. Sapori veraci (cacio e pepe, abbacchio, baccalà), atmosfera chiassosa e informale; prezzo alla carta da € 35. Feliceatestaccio.com

Info Per trovare mappe, indirizzi del gusto, hotel e tutte le mostre in corso nella capitale, navigate sul sito ufficiale del turismo: turismoroma.it