Quante storie contiene Sarajevo?

Ce le racconta Chiara, la nostra guida per caso
Kia81, 21 Mag 2015
quante storie contiene sarajevo?
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Uno speciale a cura della nostra guida per caso di Sarajevo Chiara (Kia81)

Sarajevo è stata per 500 anni l’esempio di come diverse religioni (cristiana, ebraica e musulmana) possano convivere pacificamente e di come diverse culture possano addirittura fondersi, così come la gastronomia. Nonostante il conflitto degli anni ’90 del secolo scorso abbia impietosamente cercato di distruggere tutto ciò, non ci è riuscito completamente e ci sono tangibili segni di questa multiculturalità di cui i veri cittadini di Sarajevo vanno fieri. In poche centinaia di metri si possono trovare una moschea, una sinagoga, una chiesa ortodossa e una cattolica: in quante città al mondo è possibile tutto ciò? Quartiere austroungarico e ottomano (il vero cuore di Sarajevo, la Baščaršija) sono uno attaccato all’altro: il primo vi accoglierà con i suoi palazzi liberty, i suoi ampi viali, i negozi alla moda, i locali trendy, il secondo invece vi darà il benvenuto con il suo profumo di cevapcici che fa venire l’acquolina in bocca già di prima mattina, le sue viuzze strette e acciottolate, i negozietti e le botteghe in mattoni con le ante in legno che di giorno si aprono trasformandosi in panchine e di notte avvolgono completamente la bottega e il suono dei battitori di rame… qui il tempo si è fermato!

Lasciatevi trasportare dai profumi della città, bevete il caffè bosniaco (uguale a quello turco per intenderci) servito nei classici servizi in rame, accompagnato da zollette di zucchero e lokum, dei dolcetti simili a gelatine alla rosa, mangiate il Burek accompagnandolo con una bevanda allo Jogurt, provate i cevapcici originali cotti su pietra riscaldata a legna e serviti dentro al pane bosniaco chiamato Sámun con un contorno di cipolle tritate. Prendete il tram che fa il giro della città, ammiratela dal fiume, entrate nei suoi musei, soprattutto alla mostra fotografica permanente che racconta gli anni dell’assedio. Ammirate la Vijećnica, la Biblioteca Nazionale, con l’inconfondibile ed eclettico stile moresco, salite alla Bijela Tabija, la Fortezza Bianca, e ammirate la città e la sua valle. Seguite le tracce dell’erede al trono, Francesco Ferdinando, e del suo assassino, l’anarchico Princip e scoprite la loro storia, l’incipit del Secolo Breve. Oppure seguite le tracce del recente conflitto, visitando il Tunnel vicino all’aeroporto, un tunnel di nemmeno un km che collegava la città (interamente isolata) alla zona dell’aeroporto (zona neutrale dove stavano le Nazioni Unite), il che permise alla città di avere clandestinamente cibo e armi per difendersi, visitando le mostre dedicate all’assedio della città e i luoghi simbolo (come il Markale o appunto la Biblioteca Nazionale, che venne bombardata dai cetnici per essere il simbolo della città, il rogo della cultura e della civiltà).

Da non perdere i mercati di Sarajevo, il Markale in primis, dove troverete frutta e verdura biologica, portata in città dai contadini che abitano appena fuori Sarajevo e il Tržnica, il mercato al coperto della carne e del formaggio fresco (entrate digiuni, perché tutti vi offriranno un pezzo di formaggio o di salsiccia o un frutto…). Infine concedetevi una buonissima birra allo storico birrificio, la Sarajevska Pivara, anche solo per vedere i suoi lussuosi interni e per l’atmosfera.

Sarajevo non vi deluderà: la città è davvero un mix irresistibile di oriente e occidente ed è satura di storia, quindi non potrà che incantarvi.

Sorprese che non ti aspetteresti:

La vivace vita notturna! La città è piena di ristoranti, cafè, locali alla moda dove bere qualcosa o ascoltare musica dal vivo, che sia rock o una struggente Sevdalinka. D’estate poi, soprattutto durante il Sarajevo Film Festival, vi stupirete di quanta gente c’è in giro e di quante feste e concerti animano la città.

Vai per la prima volta? Non devi perdere:

I miei personalissimi suggerimenti nel caso andaste per la prima volta a Sarajevo e aveste poco tempo, diciamo un giorno e una notte:

  • Bascarsija: Iniziate la vostra visita dal cuore della città, il quartiere ottomano chiamato Baščaršija, perdetevi tra i suoi vicoli, entrate nelle sue botteghe, gustatevi un caj (tè) o un caffè e ammirate il lavoro dei battitori di rame, infine arrivate nella “piazza dei piccioni” e ammirate il Sebilj, la fontana in stile ottomano, ispirata a una fontana di Istanbul (curiosità: un’altra fontana identica si trova a Belgrado e fu donata dalla città di Sarajevo alla capitale… bei tempi! La guerra era ancora lontana!).
  • Dalla Baščaršija seguite il cupolone che si vede alla vostra destra quando arrivate nella piazza del Sebilj: è la bellissima Biblioteca Nazionale appena restaurata.
  • Dalla Biblioteca Nazionale seguite il fiume e ammirate i diversi ponti sulla Miljacka, in particolare lo storico Ponte Latino, dove l’anarchico Princip sparò il colpo che uccise l’erede al trono Fancesco Ferdinando.
  • Continuate a camminare fino ad arrivare al Museo Storico di Sarajevo. L’edificio è poco curato e sui muri esterni ci sono ancora i fori lasciati dai proiettili (forse è stato lasciato così intenzionalmente, come testimonianza della guerra), ma l’interno è interessantissimo, soprattutto la mostra fotografica riguardante i 4 anni di assedio. Nell’area della mostra fotografica ci sono anche delle ricostruzioni su come venivano ri-arrangiati gli spazi interni delle case private durante la guerra (mobili attaccati alle finestre per ripararsi dai proiettili dei cecchini, si viveva in un unico ambiente per scaldarsi durante il freddo inverno bosniaco, si usavano tavoli e sedie come legna da ardere ecc…)
  • Ora prendete il tram e tornate in centro. Rientrate nel centro storico all’altezza della Piazza degli Scacchi e visitate la Chiesa Ortodossa. Ammirate i bei palazzi in stile liberty e mentre ritornate verso la Bascarsija visitate la Cattedrale Cattolica e la Sinagoga. Nella zona della cattedrale cattolica mentre camminate fate caso a delle chiazze rosse sul selciato: sono buchi delle granate che hanno fatto parecchi morti riempiti di vernice rossa in ricordo del sangue versato dalle vittime. Queste chiazze rosse sono chiamate “Le Rose di Sarajevo”.
  • Rieccovi ora nella Bascarsija: è giunta l’ora di visitare la più bella moschea di Sarajevo, ovvero la moschea Gazi Husrev-beg (dal nome di colui che la commissionò) risalente al 1531(data del completamento). Essa è considerata il più importante esempio di architettura islamica della Bosnia e uno dei migliori esempi al mondo di architettura ottomana. Venne costruita da Minar Sinan un importante architetto ottomano che anni dopo costrui la moschea di Solimano a Edirne in Turchia.
  • Ora sarete stanchi e magari assetati, allora perché non andare a bersi una birretta allo storico birrificio di Sarajevo? Uscite dalla Baščaršija e risalite la Miljacka fino al Ponte Latino, attraversatelo e dirigetevi verso la Chiesa cattolica di Sant’Antonio, poco dopo troverete la Sarajevska Pivara, sulla vostra sinistra, un bell’edificio rosso, una gioia per il palato, ma anche per gli occhi.

Il birrificio fu fondato nel 1864 e non smise di funzionare, in un certo senso, nemmeno durante il conflitto degli anni 90 perchè era l’unico posto in città in cui ci si poteva rifornire di acqua potabile grazie alla sorgente sotto l’edificio, la stessa usata per fare la birra. La gente attraversava la città con quante più taniche poteva, rischiando ogni volta la vita perchè per arrivare al birrificio bisognava passare in alcune delle vie più pericolose della città, esposte alla vista dei cecchini. Molti facevano il giro più lungo, ma al ritorno , con le taniche cariche d’acqua, era molto difficile. Il locale è molto suggestivo, la luce è soffusa, l’arredo è in legno, i lampadari antichi e maestosi. Si può anche cenare, oppure si può semplicemente bere una birra …e che birra! Hanno sia la birra chiara che scura (tipo le dunkel tedesche), hanno la birra radler (aromatizzata al limone) e anche la birra analcolica.

Fuori dai sentieri più battuti

Se vi fermate a Sarajevo qualche giorno magari troverete il tempo di visitare i suoi interessantissimi dintorni, infatti appena fuori dalla città è la natura a farla da padrona, regalandoci posti magnifici come Vrelo Bosna, ovvero la sorgente del fiume Bosna che da il nome alla nazione. Si trova a 15 km dalla Baščaršija vicino alla cittadina di Ilidža ed è raggiungibile via taxi o col Tram numero 3 Ilidža – Baščaršija direzione Ilidža fino al capolinea. La sorgente è circondata da uno stupendo parco abitato da scoiattoli, anatre e cigni. Seguendo il percorso dell’acqua a ritroso e troverete la sorgente che sgorga da sotto la montagna. Il posto è magico in qualsiasi stagione: ricoperto di neve in inverno, fiorito e rigoglioso in primavera e estate (posto ideale per un pic nic o se siete a Sarajevo con i vostri bimbi) e ridondante di colori in autunno.

Dariva: nel punto più orientale dove finisce la città, oltre la Biblioteca Nazionale, si trova la regione di Dariva. E’ un luogo apparentemente solitario che costeggia da una parte il fiume Miljacka, dall’altra le rupi calcaree ed è ideale per una passeggiata rilassante e totalmente fuori dalla cittá ma raggiungibile a piedi dalla Baščaršija in soli 10 minuti. La strada è la vecchia via per Istanbul e porta fino all’antico ponte ottomano Kozija Ćuprija, ovvero “il ponte delle capre”.

Skakavac: si tratta di una cascata di 98 metri di altezza immersa nel piú profondo dei boschi, appena fuori dalla cittá. Ovviamente è quasi impossibile raggiungere questo luogo senza un mezzo proprio, ma se arrivate a Sarajevo con la vostra auto, non perdetelo. Senza l’uso di mezzi propri, raggiungere Skakavac richiede una giornata abbondante di cammino. Lupi, Orsi, Volpi, Lepri, Cinghiali e Caprioli sono gli abitanti del parco.

Perchè andarci nel 2015?

Se passate da Sarajevo quest’anno, vi consiglio di non perdere la mostra su Srebrenica (Srebrenica Exhibition), nella piazza dove si trova la Cattedrale Cattolica (non potete sbagliarvi, è pubblicizzata bene all’esterno). La mostra è incentrata sul genocidio di Srebrenica: il 9 luglio 1995, la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dalle truppe della Vojska Republike Srpske, e dopo un’offensiva durata alcuni giorni, l’11 luglio l’esercito serbo-bosniaco riuscì ad entrare definitivamente nella città di Srebrenica. Gli uomini dai 12 ai 77 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento, in realtà vennero uccisi e sepolti in fosse comuni. Si stima che siano stati uccisi più di 8000 uomini, anche se fonti non ufficiali dicono siano stati 10.000. All’ingresso della mostra c’è una parete con l’elenco dei nomi delle vittime. All’interno c’è una mostra fotografica e degli schermi proiettano a rotazione le interviste delle vedove e delle madri di Srebrenica (questi video si alternano a un documentario sull’assedio) . Tutto molto toccante, anzi, direi straziante, ma conoscere questa storia penso sia un dovere, soprattutto per rispetto alle vittime.

Forse la “novità” più interessante del 2015 è la Biblioteca Nazionale, come dicevo sopra è stata appena restaurata (l’inagurazione è della scorsa primavera) dopo che un incendio provocato da una granata durante l’Agosto 1992 la distrusse quasi completamente, così come venne distrutto un altissimo numero di libri, tra i quali c’erano anche dei manoscritti dal valore inestimabile. La scorsa estate era visitabile solo l’ingresso, ora si possono visitare anche le sale al piano superiore.

Sarajevo Film Festival Se passate da Sarajevo in Agosto , sappiate che dal 4 AL 22 AGOSTO 2015 si terrà la 21esima edizione del Sarajevo Film Festival, il più importante film festival dell’Europa Orientale. La prima edizione si tenne tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre 1995 mentre la città era sotto assedio: come si fa a non amare questa città? Oltre a cortometraggi e lungometraggi attorno al Festival gravitano eventi, feste e incontri con le “celebrità”…la città in quei giorni è in fermento, una continua festa! Da non perdere!

Infine, se siete appassionati di arte contemporanea, non perdetevi il Centar Skenderija che fu eretto nel 1969 ad uso di eventi culturali, fieristici e sportivi. Durante le Olimpiadi del 1984, nel palazzetto centrale si tennero le gare di pattinaggio e di hockey su ghiaccio. Recentemente è stata riaperta l’esposizione di arte contemporanea “Ars Aevi” grazie a un importante contributo dell’Ambasciata Italiana

Zona strategica dove alloggiare

La maggior parte degli ostelli sono proprio vicino alla piazza del Sebilj, ma se volete una sistemazione meno spartana vi consiglio di prenotare una qualsiasi pensione appena fuori dalla Bascarsija e lasciare la macchina (nel caso arrivaste con un mezzo proprio) o in uno dei parcheggi custoditi a pagamento oppure nel parcheggio dell’hotel e poi spostatevi a piedi o con i mezzi e non prendete la macchina fino al giorno della partenza. Altrimenti anche un hotel o una pensione nella parte “austro-ungarica” del centro è una buona idea.

Come pensione vi consiglio la Pansion Kandilj che si trova vicino al ponte Latino sulla sponda opposta alla Bascarisja e dispone sia di camere che di appartamenti. Le camere sono arredata in stile tipico sarajevese con molti richiami orientali. La colazione è abbondante ed è il personale è molto disponibile e gentile. Veramente consigliata per il rapporto qualità prezzo e per la vicinanza alla Baščaršija

La cucina (e qualche consiglio su dove mangiare)

La variegata cucina bosniaca vale da sola un viaggio a Sarajevo… diciamo che l’indiscussa protagonista è la carne, cucinata in vario modo, ma potrete trovare anche zuppe, verdure ripiene, e gli immancabili Burek (detti anche pita) ovvero delle sfoglie arrotolate ripiene di formaggio o carne trita o spinaci. La cucina bosniaca ricorda molto la cucina greca e turca e in ogni caso ha tante influenze, tante quante sono le genti e i popoli che sono passati da questa magnifica città… e così potete trovare il gulasch accanto al burek, dolci tipici della Mitteleuropa accanto ai lokum, cevapcici accanto ai dolma (verdure ripiene di carne e spezie)… Ad ogni modo se penso alla cucina di Sarajevo sono questi i piatti a cui immediatamente la associo:

  • I cevapcici, forse il piatto più famoso della cucina bosniaca, ovvero delle salsiccette di carne bovina e ovina tritata a cui vengono aggiunte particolari spezie che gli conferiscono un sapore unico al mondo. Sul web troverete varie ricette per prepararli, ma in realtà la vera ricetta del Ćevápčići è segreta. Vengono preparati da macellerie specializzate di Sarajevo che poi li vendono alle Ćevabdžínica (locali specializzati in cevapcici, vengono serviti solo cevapcici) dove avviene la cottura e la preparazione del piatto. Il Ćevápčići viene cotto su pietra riscaldata a legna e servito dentro al pane bosniaco chiamato Sámun (molto simile alla pita greca) con un contorno di cipolle tritate. Dimenticate la ajvar e le patatine fritte con cui vengono spesso serviti in Croazia o in altri posti più turistici. I veri cevapcici si mangiano così: con Samun e cipolle. Si usa accompagnare ai cevapcici dello jogurt bianco, può sembrare un’abbinata stramba, ma è vincente…provare per credere!
  • Burek (o Pita… che non c’entra nulla con la pita greca, non fatevi trarre in inganno): i Burek vengono venduti o serviti in locali chiamati Buregdžinica (si legge Bureg-ginizza). Trattasi di una sottilissima pasta fillo arrotolata e ripiena di carne o verdure o formaggio. Viene preparata dentro a dei grandi tegami rotondi che vengono chiusi con un apposito coperchio e ricoperti da una montagnetta di brace ardente. Viene servita caldissima e come i cevapcici è accompagnata da jogurt bianco che si può bere a parte o spalmare sul burek stesso. Gli ingredienti della pasta fillo sono: farina, acqua e sale senza aggiunta di lievito. A Sarajevo non viene mai usato lo strutto ma solo olio, solitamente di girasole, quindi per i vegetariani una buona notizia: il burek alle verdure o al formaggio è adatto anche a voi (vita dura per i vegetariani a Sarajevo…ancora più dura per i vegani). Lo strutto potrebbe invece esser impiegato nelle Buregdžinica della Repubblica Serba.
  • Le zuppe: ci sono locali a Sarajevo specializzati in zuppe e verdure ripiene e si chiamano Ašćinica (si legge ascinizza). La zuppa più famosa della città è la Bègova Čorba (si legge begova ciorba), una minestra di pollo e spezie. Altra minestra tipica è il Bosanski Lonac, una zuppa di verdure e carne cucinata e servita in un tegame di terracotta.

Altri prodotti tipici reperibili anche nei mercati e supermercati di Sarajevo sono i formaggi e i dolci:

Formaggi:

  • Pávlaka: una panna acida molto densa, spalmabile, a volte la si trova accompagnata alla pita in mancanza dello Jogurt
  • Kájmak: un formaggio cremoso e molto grasso, viene fatto con la panna, ha un colore giallognolo ed è più denso della pavlaka
  • Formaggio di Travnik: è forse il formaggio più famoso della zona, è di pecora ed è originario di Travnik, appunto. Assomiglia come sapore e consistenza alla feta
  • Formaggio Livanjski: a differenza degli altri formaggi sopra citati è un formaggio stagionato dal sapore particolare.

Dolci: (qui l’influenza turca è spiccata!!)

  • Rúžica: pasta fillo arrotolata e tagliata a cilindretti ripiena di noci tritate e ricoperta di sciroppo di zucchero.
  • Bósanski Lókum: dolci biscotti ricoperti con zucchero a velo
  • Rahat Lókum (Ruža): sono cubetti di gelatina ai petali di rosa, ricoperti di zucchero a velo o di cocco grattugiato, si possono trovare anche ad altri gusti, come alle noci o alla vaniglia. Sono i dolcetti che accompagnano il caffè bosniaco e vendono venduti sia sciolti che in scatola e sono un ottimo souvenir.
  • Tahan Halva: dolcetto alla nocciola con zucchero caramellato, albume e miele.
  • Palacinke: sono delle crèpes ripiene al cioccolato o alla marmellata .

DOVE MANGIARE:

SAC: la migliore Buregdzinica della città

Club degli Scacchi: è un locale fuori dai sentieri più battuti, ovvero il vecchio Club degli Scacchi di Sarajevo, oggi ristorante tipico. La via non è lontana dalla zona della Fiamma Eterna, ma sembra di entrare in un altro mondo. Lontano dal caos del Sarajevo Film Festival. Lontano dai turisti della Bascarsija. Qui non c’è anima viva, una strada buia e poi una scalinata, ed ecco alla vostra destra l’ingresso del Club degli Scacchi. Qui i pochi avventori sono quasi tutti persone del posto. Il menù è vario, ma in realtà hanno solo pochi piatti di quelli elencati. Ottimi i dolma. Qui vengono serviti alcoolici.

Zeljo: se volte provare il più spettacolare dei cevapcici, dovete andare nella migliore Ćevabdžínica della città. Zeljo 1 e Zeljo 2 non vi deluderanno e tra l’altro si trovano proprio nel cuore della Bascarsija. Non si servono alcoolici.

Dveri: imperdibile. Il miglior ristorante di Sarajevo, a mio modesto parere. Mi raccomando, prenotate il vostro tavolo, il posto è piccolo e ormai famoso. Quando prenotate chiedete di prepararvi per la sera il loro pane fatto in casa È una specialità albanese ed è una vera delizia!!! Il ristorante è minuscolo e sembra piuttosto un’abitazione privata. Poco dopo la moschea di Gazi-Husrevbey, sul marciapiede opposto c’è un negozietto che vende paccottiglia per turisti e fa angolo con un vicolo, il ristorante si trova in questa strada, è una porta che vi troverete sulla sinistra una volta imboccato il vicolo. Ha pochi tavoli e l’atmosfera è veramente calda e accogliente, potrete seguire la preparazione dei piatti personalmente in quanto la cucina è nel mezzo della stanza. Alle pareti sono appesa collane di peperoncini e di aglio. Oltre al pane, che è davvero sublime, assaggiate la loro specialità, la polenta macedone, fatta con una specie di panna acida e formaggio e sfregata con l’aglio. Ottimo anche il gulasch, uno spezzatino speziato servito anche con prugne…una vera delizia!!!!

Inat Kuca: in serbo-croato significa “Casa della ripicca”. La storia di questo ristorante è infatti curiosa…un tempo la casa che ospita il ristorante si trovava sulla sponda del fiume dove ora si trova la Biblioteca Nazionale, ma verso la fine del XIX° secolo proprio per costruire la Biblioteca Nazionale, la casa fu fatta demolire. Il proprietario per ripicca si fece dare un risarcimento in monete d’oro e ricostruì la sua casa tale e quale sul lato opposto del fiume: da qui il nome singolare. L’interno del ristorante è molto accogliente sia per la calda atmosfera che per l’arredamento tipico. E’ davvero un gioiellino, tutto è curato nei minimi dettagli, le panche sono ricoperte da cuscini colorati fatti a mano, nel tipico stile ottomano. Qui non potete non assaggiare la Begova čorba e i dolci tipici . Per finire ordinate un bel caffè bosniaco che qui viene servito con tutti i crismi…servizio in rame, zollette di zucchero e rahat lokum.

Kino Bosna: non è un ristorante, ma un locale dove potrete andare dopo cena per concludere in bellezza la vostra giornata di Sarajevo. Si trova in via Alipasina 19. Si tratta di un ex cinema riadattato a locale frequentato dalla gente del posto, ma ormai diventato famoso anche ai turisti. Come quasi tutti i posti di Sarajevo, anche questo ha una storia speciale…fatevela raccontare dalla signora Sena, la storica bigliettaia di questo ex cinema aperto nel 1928 come luogo di intrattenimento per gli operai e poi distrutto durante l’assedio degli anni ’90 e ora riaperto e gestito da lei, che qui nel suo cinema, dove ha iniziato a lavorare a 18 anni e ha conosciuto suo marito, ormai ci vive. Non perdetevi le serate del lunedì quando si suonano le sevdainke. La sevdah nacque nel periodo ottomano. La Sevdalinka è una canzone molto lenta, melanconica ed è una combinazione di elementi orientali, europei e sefarditi. Lo strumento principale nella vecchia sevdalinka è il saz (un tipo di mandolino orientale), ma oggi si sentono molto il violino e la fisarmonica.

Ci sono diverse traduzioni e spiegazioni per la parola sevdah. Secondo alcuni viene dalla parola turca “sevda”, cioè amore. Altri dicono possa provenire dalla parola persiana “soda”, che vuol dire malinconia o dall’arabo “sawda”, bile nera. Ma siccome la sevdah ricorda un po’ il fado portoghese e il sentimento che porta il fado in portoghese si chiama saudade che è una specie di nostalgia, ma intraducibile … c’è chi dice che la sevdah è la saudade un po’ modificata nel corso di lunghi viaggi…

Quante storie contiene Sarajevo? Quante storie nelle sue vie? Nei suoi locali? Nei suoi piatti? Come si fa a non amarla?

Visitatela e portatevi a casa la vostra personale storia (d’amore) con questa città…

Chiara (Kia81)

guida per caso di Sarajevo