Pronti per il Venerdì Gnocolar?
L’evento è chiamato anche “Baccanale del Gnocco” o “Festa dell’Abbondanza” e consiste in una sfilata di maschere lungo le strade del centro storico preceduta da un complesso rituale di investitura e culminante nella “Funzione dei Gnocchi“. Officiante è il “Papà del Gnoco“ un pancione con una gran barba bianca, vestito di broccato e con un mantello rosso, insomma una specie di antenato di Babbo Natale. Ma soprattutto brandisce a mo’ di scettro un’enorme forchetta dorata sulla quale è infilzato un gigantesco gnocco di patata. E’ lui che a conclusione della sfilata in Piazza San Zeno distribuisce piatti di gnocchi fumanti a tutti i presenti aiutato dai “gobeti” altri pancioni di minor profilo, muniti di gobba e probabilmente derivati dalle cariatidi della basilica dominante la piazza. Per una volta, l’origine della tradizione non si smarrisce nella leggenda, ma è confortata da una documentazione storica. Nell’ “Istoria di Verona” del 1594, del “sig. Girolamo dalla Corte gentil’huomo veronese” si descrive la carestia occorsa nel decennio tra il 1520 e il 1531 a causa delle devastazioni dei Lanzichenecchi e delle inondazioni dell’Adige. In seguito a questi disastri si verificò un aumento sconsiderato del pane oltre a una serrata dei forni che il 18 giugno 1531 portò a una rivolta popolare nella piazza di San Zeno. Il peggio fu scongiurato dall’intervento di alcuni ricchi cittadini che a loro spese provvidero alle esigenze più elementari degli abitanti più poveri del quartiere di san Zeno. A questo punto si interrompe la storia e subentra la tradizione che attribuisce al cittadino Tommaso Da Vico il lascito testamentario di pane, farina, burro, formaggio e vino a favore dei poveri di San Zeno da distribuirsi nell’ultimo venerdì di Carnevale. Non essendo ancora presenti le patate, l’evento della donazione veniva festeggiato con una mangiata di gnocchi di farina. Sarebbe proprio il “Papà del Gnoco”. E forse lo è visto che negli archivi di stato di Verona è stato individuato un testamento (n. 128, dettato il 13 maggio 1531 presso il notaio Bonifaccio di Sebastiano Dalla Mano) dove si legge che “il dottor Tommaso Da Vico fu Bartolomeo, degente a letto ma sano di mente, dispone di essere sepolto vicino alla chiesa di S. Zeno, adiacente al grande tavolo di pietra dove banchettavano i poveri nel giorno di Venerdì Gnocolar”.