Polinesia, un amore infinito
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La storia di India
La storia comincia col mio primo viaggio in Polinesia, 15 anni fa. Quando ci andai, realizzando un sogno coltivato coi documentari di Folco Quilici, dopo aver visto i posti più turistici m’impegnai a cercare fuori dai normali tour un luogo che mi ricordasse la Polinesia selvaggia, quella di Gauguin e dei documentari anni 50. Scelsi di andare fino alle Tuamotu, gli atolli più sperduti dell’arcipelago della Polinesia Francese. Raggiunsi Rangiroa, ma mi accorsi subito che sui 12 km della parte più lunga dell’isola c’era troppa gente, allora presi un traghettino che portava gli abitanti autoctoni all’autentico villaggio: Tiputà, là non andavano i turisti! Quando finalmente sbarcai al villaggio mi venne incontro una donna gridando che “se ero italiana lì c’era Albertò”.
Albertò arrivò subito, si chiamava ovviamente Alberto ed era di Bologna come me… alle mie domande di che cosa ci facesse lì rispose semplicemente che “pescava”. Insomma, era l’incarnazione del sogno polinesiano! Mi disse che era in Polinesia da 7 anni e che aveva fatto anche una figlia che aveva la stessa età di Zoe, l’aveva chiamata India ed era nata da Mira, una signora polinesiana che era stata miss Taihti nel ’74, tanto bella da arrivare persino ottava a Miss Mondo. Chiacchierammo un po’ su come era bella e semplice la vita lì e poi ci salutammo sicuri di non rivederci mai più… Invece…
Due anni dopo lo incontrai a Bologna! Infagottato in un cappotto con la bambina per mano, l’aveva portata in Italia per educarla in Occidente. India e Zoe così si conobbero e diventarono amiche per la pelle, hanno fatto l’asilo e le elementari assieme, compleanni, vacanze. Così India è cresciuta in Italia e non è mai tornata dove è nata, ma ha sempre coltivato il sogno del suo ritorno per stare con sua madre e conoscere la sua famiglia polinesiana.
Adesso che compie 18 anni può tornare e lo fa per un’intera estate! E noi? Le andiamo dietro! Perché si sa la Polinesia è il sogno di tutti! E’ il viaggio della vita, ci si va in viaggio di nozze, è la meta più ambita, il posto dove tutti sognano di ritirarsi a una esistenza essenziale. A livello di viaggio si può dire che dopo quello… Il diluvio!
La partenza
India è già là, noi la raggiungiamo. Arriviamo lo stesso giorno della nostra partenza perché andiamo verso ovest anticipando il sole. In realtà viaggiamo in aereo per 24 ore, così se li abbiamo guadagnati all’andata al ritorno perderemo due giorni interi. Da Parigi a Los Angeles con scalo e passaggio per il controllo passaporti degli americani, che sembrano sempre giocare a qualche telefilm poliziesco, prendono le impronte, fotografano l’iride e si arrabbiano se non capisci il loro inglese che è uno slang, diciamolo pure, incomprensibile. Ma tutto bene, le hostess di Air Taihti Nui ti proteggono e ti tracciano la strada.
Poi altre 10 ore di volo per il salto del Pacifico fino a Tahiti. Ed ecco, arriviamo… All’aeroporto c’è chi arriva come noi, accolto da musica e balli, ma c’è anche chi parte e sono sempre scene madri perché non era cosi facile arrivare fin qui prima che ci fossero gli aerei, si arrivava in nave dopo aver traversato tutto il Pacifico e quindi partire voleva dire partire per sempre… è per questo che l’aeroporto risuona di musiche e balli che ti fanno capire che sei arrivato, come Cook, come Marlon Brando sul Bounty, in Polinesia, nelle isole Fortunate, nel Paradiso. Ma anche per noi c’è un’emozione: inaspettatamente arriva India! Ci è venuta a prendere. E’ già cambiata e sul piede destro ha un tatuaggio, simbolo della sua famiglia polinesiana. E anche per noi inizia qui il nostro ritorno in Polinesia, il nostro slow tour.
Papeete
Dormiamo in hotel all’Intercontinentale, dove c’è una piscina che è una laguna ricostruita. Alla mattina con Maui di Tahiti Tourism andiamo a prendere India per portarla al Museo. Lei ci aspetta davanti al supermercato, anche qui come in tante parti del mondo globalizzato i ragazzi si danno appuntamento al centro commerciale… Ah, la globalizzazione! Papeete non ha nulla da invidiare ad una qualsiasi grande città occidentale, sullo stradone che percorre il perimetro dell’isola corrono i pick up di stile americano, ma l’influenza della Francia con il suo indubbio stile si fa sentire e addolcisce l’americanizzazione, comunque molto tangibile.
Visita obbligata al Museo dove si possono seguire gli sport tradizionali come il “tiro al cocco”, che consiste nel colpire con una lancia un cocco a grande distanza… più facile a dirsi che a farsi, eppure i polinesiani ci riescono! Oppure il taglio del cocco, per estrarre il mallo che serve per fare la copra e l’olio. E poi bisogna vedere la gara delle Piroghe! I polinesiani sono grandi navigatori, 8.000 anni fa le donne e gli uomini del sud est asiatico affrontarono il più lungo viaggio per mare della storia: di isola in isola nell’oceano Pacifico arrivarono fino alla costa americana e ritorno. E i miti e le leggende viaggiavano con loro, gli dei viaggiavano, gli eroi viaggiavano… fino ad Hawaii, che infatti vuol dire la dimora degli dei. Qui Ta’aroa crea il primo uomo, Ti’i, gli uomini si moltiplicano sotto lo sguardo degli dei che prendono in mogli le donne più belle creando prestigiose discendenze. Sempre gli dei creano l’ordine sociale degli umani vivendo però le loro avventure e facendosi anche la guerra. Questo fu il tempo del mito, il tempo degli Dei. Questa è la storia più antica che si racconta in queste isole e in tutte le storie è sempre presente la piroga.
La Domenica a Papeete
In questo viaggio slow in Polinesia abbiamo deciso di vivere come i polinesiani. Cosa fanno la domenica? Vanno al mare. L’unico problema sta nel scegliere la spiaggia, o laguna: spiaggia nera vulcanica bellissima o onde? Quale scegliamo oggi? Scegliamo le onde.
Per le strade non c’è nessuno, sono tutti al mercato a comprare cibo per il pic nic domenicale. Il mercato e un luogo da non perdere, è il centro della vita: ci sono spesso degli spettacoli, ci sono le corone di fiori, ci sono i pesci colorati come il pesce pappagallo (fa impressione doverlo mangiare tanto è bello!), c’è il latte di cocco appena… munto, c’è la frutta con dei pompelmi grandi come palloni da basket. Ma non è strano, qui è tutto grande, anche le onde del mare… E’ pur sempre Pacifico, cioè oceano! Quando abbiamo scelto la spiaggia questa mattina non avevamo pensato che qui il mare non è l’Adriatico, non c’è Milano Marittima con gli ombrelloni e i bagnini, qui andare al mare vuol dire andare su una spiaggia esposta alle onde oceaniche, vera benedizione per i surfisti di Papeete e non solo. Qui sono tutti surfisti, sui pick up ci sono le tavole da surf e in mare è tutto un volteggiare, dribblare, superare in velocità le onde. Anche India si butta con la mamma Mira. Zoe ed io, dopo un bagnetto pericolosissimo coi sassi che arrivano velocemente sulle caviglie facendo un gran male, decidiamo di stare a guardare, abbarbicate sulla spiaggia. Questo mare è troppo per noi! Indie e Mira invece si trovano a loro agio tra le onde e non smetterebbero mai: è proprio un altro popolo!
Le cascate
Dopo il pic nic al mare i polinesiani vanno a rinfrescarsi nelle cascate che si trovano all’interno dell’isola di Tahiti, allora anche noi! Ero già venuta a Tahiti ben due volte e non ero mai andata all’interno. E’ un tour da non perdere, c’è chi lo organizza con jeep ecc., credo addirittura siano italiani. Quello che succede è che ci si addentra lungo il fiume nella foresta e che incominci a vedere cascate su cascate, una quantità di cascate, acqua, vita! La natura è primordiale, alberi mai visti, piante d’appartamento alte come palazzi, Mira ci intreccia delle coroncine con le felci, ci sentiamo les demoiselles de Thaihti del quadro di Gauguin! Questa era la zona sacra dell’isola, lungo il fiume si trovano i marae’ dove venivano compiute le cerimonie antiche.
Mira racconta a India che significato ha nella tradizione sacra il Marae’: è un luogo di energia che scende dal cielo e passando attraverso di noi che ci stiamo sopra arriva alla terra. Marae’ significa pulito, libero da alberi, un luogo dove compiere riti spianato, attorniato da alberi sacri… Sacri perché? Perché sono alberi che donano all’uomo qualcosa di molto importante: l’albero del pane, l’albero che serve per la medicina, l’albero che serve per camminare sul fuoco… Intanto arriva qualcuno a fare un’offerta, allora non è solo un luogo archeologico a testimonianza di un culto passato! Le antiche ritualità e credenze si stanno riscoprendo… Anche noi lasciamo qualche cosa sull’altare di pietra, le nostre coroncine intrecciate.
Heiva e ballo
Non potevo esimermi dall’accompagnare India e Zoe da Tumata Robinson, una ballerina coreografa molto famosa che viaggia in tutto il mondo con il suo spettacolo di danze polinesiane. La danza per i polinesiani è la vita, la musica è il loro ritmo vitale. Le ragazze devono impararne i rudimenti. Il posto dove abita Tumata è molto bello. è un grande giardino con un fare’ tradizionale. Lo costruì il padre il signor Robinson, velista americano che giunse qui con la sua barca a vela negli anni 50 e qui si fermò. Bene, però noi siamo qui per istruire le ragazze sul ballo! La maestra d’eccezione che abbiamo a disposizione è Moinà, che ha vinto il concorso Heiva l’anno passato come migliore ballerina, insomma la migliore che si possa trovare.
Ma non ho fatto i conti con la timidezza delle ragazze: viviamo in un mondo che sembra sfrontato ma c’è ancora gente come Zoe, romantica adolescente che ama spedire lettere e leggere romanzi, o come India, che preferisce astenersi da qualsiasi esibizione. Come facciamo a far loro superare questo timore? Le ballerine dicono che il ballo è fiducia in se stesse, bisogna provarci. Ci provano ed è bellissimo. Ballare in questo modo è un’espressione di vita e gratitudine al vivente che sembra impossibile sia stata così a lungo vietato qui in Polinesia. Sì perché con l’arrivo dei missionari le danze, la lingua, la nudità, la cultura in generale di questa gente venne vietata. Solo negli anni ’50 venne reintrodotta la danza e in genere recuperata la cultura Polinesiana delle origini, così oggi la Heiva e gli spettacoli di danza e di ballo fanno marciare l’economia, come mi dice Tumatà. Si acquistano piume, manufatti di conchiglie, intrecci di foglie di palma per i costumi dei ballerini che sono numerosissimi. Qui tutti ballano, tutti fanno parte di un corpo di ballo professionale o dilettantistico e tutto questo si può vedere ogni anno dal 14 luglio per un’intera settimana al grande concorso di ballo canti e musica che si chiama Heiva.
Danze per sedurre o per dichiarare la guerra, danze come racconti e preghiere, quando non c’era la scrittura ogni racconto, ogni mito, ogni storia era raccontata così. Danze, canti e musica accompagnano la vita di ogni giorno in Polinesia. La massima espressione di questa manifestazione dello spirito artistico e della gioia di vivere dei polinesiani è sicuramente l’Heiva. Per più di un mese Papeete e altre città e villaggi delle isole di Tahiti, di Bora-Bora e di Raiatea risuonano di musica e si colorano degli splendidi costumi indossati dai danzatori. Costumi che richiamano gli antichi abiti per la danza, quando le danzatrici erano avvolte nella tapa, che ancora si fabbrica a Tonga dove persiste come costume tradizionale, prodotta con la corteccia ammorbidita dell’albero del pane o dell’ibisco, riccamente decorata con piume colorate, conchiglie e madreperla. Nel corso del lungo periodo dei festeggiamenti, i gruppi di canto e danza si riuniscono nella piazza Toata in una grande arena all’aperto a Papetee e si esibiscono, in gara l’uno con l’altro, facendo rivivere le antiche leggende grazie ai loro canti polifonici unici al mondo e alle coreografie.
Si tratta di un’occasione molto importante per gli artisti locali che si preparano con gran determinazione fin da giovanissimi per arrivare preparati a questo appuntamento. Nel corso delle serate una giuria molto seria e attenta vota il miglior gruppo di dilettanti, la migliore ballerina, il migliore ballerino, il miglior gruppo musicale e il miglior coro.
Andarci e vederli è stato straordinario, centinaia di persone sul palco per gruppo, arrivate da tutte le isole. Uno spettacolo continuo, lungo, complesso, ben gestito, che non si ferma neanche quando viene a piovere. I ballerini si bagnano e continuano a ballare e a sorridere e a noi, spettatori, viene data una grande foglia di banano per ripararci. Straordinario! Nessuno può rimanere indifferente a questa musica e questo entusiasmo. Tra il pubblico moltissimi gruppi organizzati di turisti giapponesi entusiasti, anzi, entusiaste, dato che sono tutte giovani donne. Secondo me, attraverso il Giappone arriverà la moda della Heiva anche da noi. Mi piacerebbe anticiparla. Non dite che non ve l’ avevo detto!
Syusy Blady
Ringraziamo per l’ospitalità e la collaborazione:
Tahiti Tourisme Ente del Turismo Polinesia Francese tel. 02 66980317
Air Tahiti Nui Compagnia di bandiera della Polinesia francese
Intercontinental French Polynesia
- Intercontinental Tahiti Resort
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Sofitel Moorea ia Ora Beach Resort