Perdersi nel deserto
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Le oasi di montagna
Immerse in un paesaggio ostile, ma affascinante, sulla frastagliata catena montuosa del Jebel en-Nebeg al confine con l’Algeria, le oasi di Chebika, Tamerza e Midès offrono spettacolari panorami sui Chott e il deserto. Il loro fascino si deve in parte a un disastro naturale. Nel 1969, dopo ben 22 giorni di piogge torrenziali, i villaggi furono abbandonati e gli abitanti si trasferirono in tutta fretta in insediamenti costruiti nelle vicinanze. I ruderi delle case rimaste sono ancora pittorescamente arroccati sulle rocce. Il primo che si incontra è Chebika, con edifici in pietra e argilla; la sua palmeraie è visibile da molto lontano, una macchia verde sullo sfondo brullo delle montagne. Attraversando il villaggio si arriva a una stretta gola dove pochi gradini portano a un canyon alimentato da una sorgente e una piccola cascata. Tamerza è l’oasi principale, di fondazione romana, ed è chiamata “la terrazza del deserto” per la posizione panoramica. Anche Tamerza, come Chebika, fu abbandonata dopo l’alluvione del 1969 e la parte vecchia del villaggio, oggi semidisabitato, è una meta particolarmente ricercata da chi intenda scattare fotografie di grande suggestione, in particolare durante il tramonto. Al limitare del palmeto c’è una delle più belle cascate delle oasi, dal salto di 15 metri. A un’altitudine maggiore si trova Midès, la più piccola delle oasi, racchiusa tra due spettacolari canyon che la delimitano su tre lati. Se avete un po’ di tempo vale sicuramente la pena di scendere a piedi nel canyon; in caso contrario, anche il panorama dall’alto è davvero straordinario.
L’ANTICA CAPSA
Gafsa può vantare una certa importanza storica perché vi sorgeva Capsa, conquistata e distrutta dal console romano Mario nel corso della campagna militare contro il re di Numidia Giugurta. La città moderna è distesa in una vallata sullo sfondo di una bassa dorsale montuosa che si tinge di arancio al tramonto. Il profilo della città è dominato dal maestoso minareto della Grande Moschea; dietro si estende l’oasi e più in là il lontano deserto. Le principali attrattive turistiche di Gafsa sono le due piscine romane, due vasche rettangolari aperte, in tipica muratura romana, con iscrizioni sul lato della piscina superiore, la più grande. Quando sono piene, le sorgenti di acqua calda le percorrono dal basso verso l’alto, emergendo come bolle. Il palazzo porticato che si affaccia sulla piscina è Dar el Bey; sul lato opposto alcuni gradini scendono a un hammam che sfrutta lo straripamento delle piscine. Accanto all’ingresso delle vasche c’è un piccolo museo che espone tra l’altro un paio di mosaici dell’antica Capsa.