New York cambia marcia
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Per la prima volta si può anche sperare di non essere presi di mira da uno di quei taxi che, davanti al semaforo giallo, accelerano invece di fermarsi. Simbolo di New York – e soprattutto di Mahattan dove ne circolano oltre 12mila – gli yellow cab sembrano non fornire più il biglietto per una delle loro gare di accelerazione (in realtà c’è sempre stato il più alto numero di controlli di velocità al mondo), anche se dallo specchietto retrovisore continuano a penzolare con orgoglio i simboli di appartenza alla religione o alla nazione d’origine: un rosario, un mini-Kalashnikov, una ghirlanda di petali profumati o l’immancabile Padre Pio. Sempre meglio del nostro Arbre magic. Anche se la metropolitana – un formicolaio sotterraneo che sposta da nord a sud milioni di persone – è molto utilizzata, prendere un taxi è una di quelle esperienza evergreen. Può capitare che il driver di origine ispanica, da poco installatosi nella city, capisca con maggior facilità l’italiano che il lessico di George Washington. Con un po’ di tempo a disposizione concedetevi un giro dell’anello periferico esterno, quello che costeggia i docks, una sorta di ring a 4 o 5 corsie che gira intorno Manhattan.
Un’alternativa per circumnavigare l’isola sono i water taxi (www.nywatertaxi.com, 9 euro per il tour della baia), mentre per Ellis Island, la porta d’ingresso degli immigranti che lo scorso secolo sbarcavano negli States, si salpa con Circle Line Downtown (www.circledowntown.com, da 3 euro). Di recente su Liberty Island ha riaperto al pubblico la corona della Statua della Libertà (l’accesso è limitato a piccoli gruppi e deve essere prenotato in anticipo su www.statuecruises.com/ferry-service/welcome.aspx). Per vedere la città dall’alto c’è anche un’altra possibilità: Liberty Helicopters (www.libertyhelicopters.com).
yes, we change
Ciò che favorisce i cambiamenti nella Grande Mela è, molto probabilmente, il suo essere una cosmopoli e a prova di casta. Chiunque qui si intrattiene e dialoga con chiunque. Senza problemi. Non è raro vedere una giornalista della Cnn che mangia un sandwich seduta affianco all’operaio con ancora le cuffie alle orecchie perché ha appena finito di trapanare il manto stradale. A New York normalità e stravaganza convivono con affettuosa ironia. Nessuno guarda come sei vestito o chi sei. È una città multietnica dove non ci sono differenze nè di pelle nè di ceto. E nemmeno di lingua. Si può girare la Grande Mela senza conoscere l’inglese. L’idioma è tutto un mix. Ogni accento è ben accetto e, a differenza di Londra, nessuno fa caso se la pronuncia non è corretta. Qui regna una profonda predisposizione mentale a capire il prossimo, qualunque sia la sua provenienza. La capitale culturale ed economica degli Usa mastica, digerisce, per poi inventare e costruire, come un romanzo infinito. Sta sul mare ed è la città più alta del mondo. Sovrapponendo i venti edifici più alti si sfiora la cima dell’Everest, sommando l’altezza delle costruzioni con più di dieci piani si raggiunge la distanza tra Roma e Milano: 500 chilometri. Manhattan è l’apoteosi dei grattacieli.
ONCE UPON A CITY…
Tutto cominciò tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, New York era già il primo porto d’America e il punto d’arrivo di una massiccia immigrazione, magnete irresistibile di attività economiche, finanziarie e industriali miliardarie. Qui si misuravano gli uomini più ricchi al mondo e i diseredati di ogni angolo del globo. Ognuno a modo suo sognava il successo. Lo spazio era poco, 60 chilometri quadrati compreso Central Park e 2 milioni e mezzo di abitanti. Così la città ha iniziato a tendere verso l’alto e grazie all’innovativo ascensore idraulico di Mister Otis tutti potevano salire e scendere decine di piani senza fare le scale. Nel 1893 fu inaugurato il Manhattan Life Building: 18 piani. Seguì il Park Row Building: 30 piani. La caccia al primato era iniziata. Ed è tuttora in corso. Un’anticipazione delle nuove architetture si vede nel Financial District, dove non pare la crisi sia arrivata. Qui si trovano hotel minimal-chic come l’Andaz Wall (75, Wall Street) e il Battery Park (2, West Street) e condomini di lusso, come il Cipriani Residence al 55 della mitica Wall Street. Sempre qui sorgerà il nuovo profilo di NY: le nuove torri gemelle del World Trade Center.
Per gli europei la percezione dell’antico in città non esiste, ma in realtà a Manhattan il passato è dettato dall’architettura dei grattacieli. Osservando con attenzione si nota l’evoluzione dei materiali di costruzione: legno, pietra, mattone, cemento armato, acciaio, cristallo. Esiste però anche un’altra architettura, quella a misura d’uomo. Tra gli esempi più facili da vedere: Gracie Mansions, residenza del sindaco costruita sull’East River nel 1799 e Old Merchant House, eretta nel 1832 a pochi passi da Washington Square, appartenuta alla stessa famiglia per oltre un secolo, oggi trasformata in museo (www.merchantshouse.com). I migliori esempi di case signorili in stile georgiano e vittoriano, si vedono proprio in Washington Square, mentre sulla West 10th Avenue e Avenue of Americas, rimane il Jefferson Market Courthouse, costruito nel 1870 a somiglianza di un castello delle fiabe, che a lungo venne considerato come la costruzione più bella del Paese. Il massimo esempio di edificio in mattoni e terracotta è ancora oggi la Carnegie Hall, sulla 7th Avenue, uno dei punti di riferimento della musica classica e leggera a livello mondiale, inaugurato nel 1891 alla presenza del compositore russo Ciaikovsky. Tra gli edifici più piccoli, ma vere opere d’arte architettoniche ideali per sublimare le qualità estetiche di quadri e sculture del XX secolo: il Museum of Modern Art (Moma) di Frank Lloyd Wright, il Solomon R. Guggenheim Museum e il Whitney Museum, testimonianza del razionalismo anni Trenta, che sta per aprire una seconda sede. Altri testimonial divertenti, che scandiscono lo scorrere dei decenni a Mahanttan, sono gli “antichi” murales pubblicitari che si trovano a macchia di leopardo in varie zone, aggrapati su pareti rosse di mattoni pieni, specialmente in down town. Le reclame ormai dal sapore vintage, disegnate rigorosamente a mano e scoloritesi nel tempo, sopravvivono all’ombra dei pannelli a led iper moderni e delle immagini proiettate su maxi-schermi al plasma.
Cercando con lo sguardo qua e là si ritrova un senso di passato, certo tutto è relativo. Qui un vecchio atelier di parrucchiere o la linea di abiti di 50 anni fa diventa passato. Quartieri e musei in movimento A New York anche i quartieri cambiano continuamente. Meatpacking District, per esempio, rettangolo di vie stretto tra Gansevoort Street e 14ma strada, tra Hudson Street e il fiume Hudson, da qualche anno è diventato il rifugio della Manhattan bohéme style. Non più solo brividi nella schiena passando in queste strade la sera, l’area è stata sedata da localini e club che fanno tendenza. Le vecchie pensiline fatiscenti di ferro dove appendevano quarti di bue convivono con glamour insieme all’ultima boutique di Stella Mc Cartney. Così la vecchia via ferroviaria in disuso è stata trasformata nell’High Line, secondo parco sopraelevato al mondo costruito su vecchie rotaie del treno merci, a nove metri di altezza, e collega Meatpacking District alla 20th, nel Chelsea, e in futuro arriverà fino alla 34th. E nel 2015 sarà inaugurato il nuovo edificio della seconda sede del Whitney Museum, affidato a Renzo Piano: una struttura di acciaio di quasi 20mila metri quadrati suddivisi su sei piani. Vecchio e nuovo, passato e presente. A fronte del Pastis (9, 9th av), tipico bistrot francese, sono appena stati ristrutturati Revel (10, Little west 12th street), uno dei pochi ristoranti con un bel dehors coperto sul retro, molto gettonato per i dopocena, e I Tre Merli bistro (183, West 10th street), soprattutto per quick lunch gourmet.
Ny, istruzio ni per l’uso
Dormire non è davvero un problema in una città che dispone di 90mila camere per ospiti, di cui 20mila rinnovate di recente. Per restare nel cuore glamour di Manhattan, Meatpacking District, l’albergo più in voga è lo Standard Hotel (848, Washington street), una torre supermoderna in cemento armato e pareti in vetro (che permettono, anche dai bagni, la vista dell’Hudson e del New Jarsey). I proprietari dell’hotel erano tra coloro che volevano distruggere la vecchia linea ferroviaria, poi hanno optato per un edificio “a ponte” sopra l’ex ferrovia. Gli interni sono molto più caldi dell’esterno: colori panna ed ecru, divani formato maxi e bagni stravaganti. Altrettanto moderno l’Hotel Gransevoort (18th av) con spa, fitness center e rooftop con piscina panoramica sul fiume Hudson e a nord sull’Empire State Building. Se cercate il binomio cheap & chic: Marcel at Gramercy (201, East 24th Street) è il connubio più alla moda. Tra le ultime novità spicca The District che dedica a ogni quartiere della Grande Mela un piano. La spa del momento è quella del Mandarin Hotel, al 35mo piano del Time Warner Center. È l’area wellness preferita da businessmen e personaggi dello spettacolo, che è facile incontrare qui mentre si concedono qualche vasca (aperta anche a chi non risiede in hotel, 80 Columbus e 60th). Sempre ai piani alti anche la lounge più gettonata da celebrities, trendsetter e imprenditori: al 12mo piano dell’Empire Hotel, nell’Upper West Side (44, West 63rd st). Giovedi è in programma la serata soft con jazz live dalle 19, ma il giorno migliore, il più movimentato è il venerdi, con dj set che variano dall’house agli anni Ottanta.
Con piccole astuzie a Manhattan si può mangiare da re a prezzi low cost, basta magari sedersi al bar, invece che a una tavola imbandita. I cibi sono gli stessi e i prezzi molto più contenuti. Succede da Anthos (36, West e 52 nd Street ), dove si assaggia il meglio della cucina greca. Il bar menu spazia dalla sardine grigliate con la cicoria ai gaberetti delle hawaii, dal formaggio cipriota all’hamburger di agnello. Perfino il Daniel (quello dello chef Daniel Boulud, tre stelle Michelin) è stato declinato in versioni più alla portata di tutti: al Cafè Boulud (20E 76th Street), si degustano cibi franco-italiani per circa 50 euro, ma il Dbgb Kitchen and bar, al 299 della Bowery, a metà tra una brasserie parigina e una tavola calda made in Usa, si gustano salumi e formaggi, hamburger e champagne, sempre firmati dallo chef pluristellato e il prezzo scende sotto ai 30 euro. C’è poi la moda dello snack, dolce o salato, nei mercati. In primis il Chelsea Market (75 Nineth Av e 16 th street), nell’ex fabbrica di biscotti della Nabisco, un intero isolato dedicato al cibo, si trova qualsiasi alimento dal cioccolato al panini al peperoncino, ma gli amanti dei cibi biologici frequentano il Bio Market di Union Square (lun., merc., ven. E sabato) dove piccoli produttori vendono formaggi, spezie e dolci. Per rarità e vere delicatessen l’indirizzo giusto è il super tradizionale Balducci’s (81 Eight Av), ma qui i prezzi sono stellari. La tradizione londinese dei gastropub è sbarcata anche a New York, ma per trovare i migliori bisogna cambiare quartiere, quello giusto è Brooklyn, il più amato da poeti e registi, che s’incontrano nel parco Fort Green, il fratellino minore di Central Park, progettato dagli stessi architetti: Olmsted e Vaux. Se volete conoscere il meglio della cucina argentina scegliete El Almacèn (557, Driggs Av), sembra di essere a Buenos Aires e si mangiano ottimi piatti di carne, da Brooklyn Star a Williamsburg (33, Havemeyer St), si assaggiano i sapori del Missisipi rivisitati dalle mani dello chef Joaquin Baca in un ambiente davvero informale, se volete sperimentare i piatti messicani niente di meglio del Get Fresh Table and Market (370, Fifth Av, Park Slope), hanno anche piatti vegetariani.
I LOVE SH OPPING
Il fattore shopping, una delle maggiori attrazioni di Manhattan, si evolve e diventa eco. I neyorkesi amano sempre di più il green. Così dilagano le ecoboutique, i tessuti bio e le produzioni eticamente corrette. Ecco un piccolo vademecum delle ultime aperture. Ananas (248, Elizabeth Street) pianta un albero nelle Filippine per ogni borsa venduta. Da Kaight (83, Orchard Street) propongono solo abiti in fibre naturali e senza l’uso di prodotti chimici, i jeans e le calza ture di Gomi NYC (443 East e 6th Street) sono tinti con colori rigorosamente vegetali. Da Samples for (eco)mpassion (Great Jones Street, East Village) si acquistano solo prodotti ecologici e il 5% dei profitti viene dato in beneficenza. Quindici fashion designer ecoconsapevoli hanno aperto Ekovaruhuset House of Horganic (123 Ludlow Street), da Organic Av. (101 Stanton street) si trovano abiti bio e cibi vegani, sandali fatti con abiti riciclati di Osborn Design (37, Greenpoint Av), ma se cercate vini biodinamici l’indirizzo giusto è Appellation Wine & Spirit (156 Tenth Ave e 19th street).
I veri shopping addicted non possono però mancare una puntatina ai grandi magazzini e agli outlet: Abercrombie & Fitch, scicchissimo quello al 720 di Fifth Avenue, nei pressi ha appena aperto Armani Exchange, dove si acquistano i capi griffati dello stilista italiano al 50%, non lontana la boutique Brooks Brothers, le loro camice sono tuttora indossate dai grandi delle finanza internazionale, per i gioielli resta cult Tiffany & Co. Al 727 della Quinta Strada angolo 56th Street. Sempre valido, quindi, nonostante la crisi e il mercato globale, il detto che se una cosa esiste al mondo di sicuro a New York la potrete acquistare.
cahier de voyage
– Come arrivare: Con tre areoporti, New York è servita dalle principali compagnie aeree. Meridiana Fly (www.meridiana.it) collega New York JFK da Palermo e Napoli con voli diretti ogni giovedì, venerdì e sabato a partire da € 590. Per info sui voli e sulle tariffe tel. 892 928.
– Documenti: Passaporto elettronico rilasciato a partire dal 26 ottobre 2006 o passaporto a lettura ottica rilasciato (o rinnovato) prima della stessa data del 2005 o passaporto con foto digitale. Info: www.usembassy.it, www.travel.state.gov. A partire dal 12 gennaio 2009 è obbligatorio ottenere anche l’autorizzazione Esta (Electronic System for Travel Authorization) accedendo al sito: https://esta.cbp.dhs.gov/.
– Valuta: Un dollaro Usa vale circa 80 centesimi di euro.
– Fuso orario: Sei ore indietro. Variano con l’ora legale in Italia.
– Come telefonare: Per chiamare gli Usa dall’Italia comporre il prefisso 001 e 212 per NY. Per chiamare l’Italia dagli Usa digitare 011 (per l’Europa), seguito da 39 (Italia) poi il prefisso della città e il numero. I cellulari triband italiani funzionano.
Room service Hotel Gansevoort & spa 18 9th Avenue tel. 001 212 2066700 Spazi rarefatti e design. Panorama eccezionale sull’Hudson River. Molto trendy. Doppia da € 475. Www.hotelgansevoort.com
Standard Hotel 848 Washington street tel. 001 212 6454646 Al momento è uno degli indirizzi più alla moda, a cavallo della High Line, il parco sospeso tra Meatpacking District e Chelsea. Doppia da € 145. Www.standardhotel.com
Mayfair 242 west e 49th street tel. 001 212 7538841 Posizione strategica e retaggio del fascino dei vecchi hotel newyorkesi che ricordano il gusto londinese. Doppia da € 120 euro. Www.mayfairnewyork.com
Food
Barolo 398 West Broadway Una delle migliori carte di vini italiane accompagnate da sapori internazionali. Attori e celebrities. Www.nybarolo.com
Anthos 36 West 52nd street Il meglio della cucina greca dello chef Psilakis www.anthosnyc.com
El Almacèn 557 Driggs Av Sembra di essere a Buenos Aires e si mangiano ottimi piatti di carne.
– Info: Per tutti gli eventi in città: http://www.nyc-site.com e http://nycgo.com/