“La voce della Luna”, ricordi dal set

Una foto in bianco e nero ricorda a Syusy l'incontro con Fellini
Syusy Blady, 29 Mar 2011
la voce della luna, ricordi dal set
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L’incontro con Mimmo Cattarinich, grande fotografo di scena di innumerevoli film, ci ha fatto ricordare, nell’occasione di Artefiera di Bologna, i bei momenti passati agli studi De Laurentis sul set del film di Fellini “La voce della Luna”.

Mi piace ricordarlo. Era stato ricostruito un paese della bassa, con la piazza e il corso principale, i portici e le botteghe del barbiere e del supermercato con elettrodomestici pubblicizzati da un uomo pinguino in vetrina. Sullo sfondo l’argine del fiume e in lontananza una fabbrica che sprigionava un fumo nero dalla sua ciminiera.

Fellini aveva anticipato ancora una volta il nostro presente: quel paese era un paese di matti, ma anche un luogo disperante dove non c’era quella simpatica bonomia che ci si aspettava da un film di Fellini con tanti comici come attori.

Il film non è poi stato, come si era creduto, una replica di Amarcord. Affatto, è un film, l’ultimo del Maestro, pieno di una tristezza senza pari… E quando alla fine qualcuno chiede alla Luna, fatta prigioniera, il motivo dell’esistenza umana, non c’è proprio nessuno che possa rispondere. Con una voce fuoricampo, che è il pensiero di Fellini, si può solo dire: “Se solo facessimo un po’ di silenzio… Se solo tutti noi facessimo un po’ silenzio, forse qualcosa si riuscirebbe a capire”.

Che grande Fellini! Mi aveva arruolata venendo di persona a vedere al Sistina il nostro spettacolo di varietà. Mentre provavamo io e Olga Durano abbiamo visto in sala lo sbrilluccichio di due occhiali e un cappello, insomma una figura che aveva tutta l’aria di assomigliare alla “cartolina” di Fellini. Ci mettemmo a ridere, sembrava assurdo, sembrava un film, di Fellini appunto, invece era lui e me lo sono ritrovato in camerino: “Syusyna sei così brava, vorrei darti una parte più importante, ma non c’è, allora mi sono inventato che la Luna ha una sorellina che sei tu!”. Io ero esterrefatta, avrei pulito anche le scale pur di stare un giorno sul set di un film di Fellini!

E ho avuto molto di più: non solo sono stata con lui e ci siamo anche conosciuti un po’, qualche battuta, ma è bastata per convincermi di esserci capiti, io e lui. A me sembrava una razdora romagnola, dirigeva il film improvvisando, cosa che faceva disperare tutti, ma anche creando al momento con gli attori e le cose che aveva a disposizione. E come una razdora, appunto, metteva tutti al loro posto fino a quando la scena prendeva un senso.

Mi ha invitata al suo compleanno festeggiato in un angolo appartato degli studi assieme a Benigni e alla Masina! Cosa chiedere di più? Di stare ad aspettare il proprio turno sulla roulotte assieme a Benigni! E ne ho avuta l’occasione.

Momenti che mi porto nel cuore, sono stata sul carro di Tespi con dei geni puri, con persone splendide, e questa è una cosa che consola.