La bellezza delle mille città d’arte italiane
L’ultimo esempio (inaspettato) risale a pochi giorni fa: io-Patrizio dovevo partecipare ad una manifestazione che si è svolta in un Circolo Arci a San Cesario sul Panaro, una piccola cittadina (6.000 abitanti) posta a fianco della Via Emilia, tra Modena e Bologna. Una zona che conosco bene e che francamente faccio fatica a definire “turistica” in senso stretto. Bene: ho scoperto che San Cesario ha una storia iniziata nel Neolitico, ha un Villaggio di Terramare, è stato abitato da Etruschi, Galli, Romani, è stato ricostruito e gestito dai Benedettini, c’è stata Matilde di Canossa, è stato un avamposto Ghibellino modenese contro i Guelfi Bolognesi. E, a tutt’oggi, se ci andate ci trovate un magnifico Borgo con Castello e Rocca, oltre ad una pregevole Chiesa Romanica e a molti presidi enogastronomici importantissimi (dall’aceto balsamico tradizionale al nocino, dal cotechino al tortellino passando per il Parmigiano o al prosciutto di Modena e per non parlare della tradizione dei motori d’epoca). Come dire che per un turista tedesco varrebbe la pena prendere un aereo da Francoforte, atterrare a Bologna, prendere un autobus (o una macchina, o una bicicletta), arrivare a San Cesario sul Panaro, visitarla, mangiare e poi riprendere l’aereo: da solo San Cesario vale un viaggio. Sembra un paradosso, ma è vero. Ma – in una ipotetica Classifica delle città d’arte italiane, San Cesario (non me ne vogliano gli amici Sancesarini) a che posto potrebbe stare?!? Al duecentosessantesimo? Al trecentoventunesimo? Questo dimostra quante città d’Arte ci sono in Italia!
Ecco allora che assume una importanza reale e concreta la proposta di Legge sulla Bellezza presentata da Legambiente (e da noi subito sottoscritta): non una pippa estetica, ma un’idea concreta per valorizzare il nostro vero capitale sociale Italiano, cioè l’Arte, la Storia, i Monumenti, le Tradizioni, i Centri Storici, il Paesaggio e i Prodotti agricoli. Solo su queste basi possiamo davvero uscire dalla crisi.