L’altro volto di Sharm el Sheikh. Quello vero
Sharm el Sheikh è una delle destinazioni turistiche più note al mondo. Sorta nel giro di pochissimi anni, i primi accampamenti risalgono all’inizio degli anni ’80, ha presto preso i connotati di una mini Las Vegas affacciata su uno dei mari più belli, il Mar Rosso.
Inizialmente attratti dal Mare e dall’ineguagliabile barriera corallina, presto i turisti hanno incominciato a scoprire anche le bellezze della costa e del Deserto, nonché l’accattivante vita notturna che fa di Sharm el Sheikh una delle destinazioni più importanti dell’industria del divertimento internazionale.
Tutto questo si è sviluppato in poco tempo, pochissimo tempo. Un tempo comunque sufficiente per trasformare chilometri di costa desertica in una piccola, fervente, città. L’aeroporto di Sharm el Sheikh è l’aeroporto turistico più trafficato del mondo al secondo posto dopo quello di Miami che non è solo turistico. Si segnalano una media di 30.000 arrivi mensili di persone di tutto il mondo con una prevalenza di Inglesi, Russi e Italiani.
Il turista italiano, che si era un po’ fatto desiderare dopo gli attentati del 2005, ora torna prorompente con 761.980 visite registrate da Gennaio ad Agosto che rappresentano quasi il 13% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si pensi che solo nel mese di Agosto le presenze italiane sono aumentate del 18.9% rispetto all’agosto 2007 per un totale di 148.754 presenze.
Questo per farvi compredere la portata e la velocità dello sviluppo di questa area.
E il trend è in continua crescita. Meta di congressi internazionali di grande importanza e premiata come migliore destinazione subacquea del mondo, Sharm ospita moltissimi investitori stranieri, banche, assicurazioni, catene di supermercati, multinazionali. Pensate che c’è persino un rivenditore Harley Davidson. Contiamo oltre 300 alberghi la quasi totalità appartenenti a grossi gruppi internazionali. Inoltre il mercato immobiliare è estremamente interessante e remunerativo offrendo un tasso di rivalutazione medio del 10% annuo, il che, comprensibilmente, attrae investitori da ogni dove.
Nell’arco di pochi anni sono sorte, finalmente, anche le infrastrutture per chi, come me, qui ci vive e ci lavora. Ci sono scuole, clubs, negozi non solo turistici e si trovano anche dei vestiti senza i cammelli stampati sopra, e, persino, di taglia 40! Lo dico con entusiasmo perchè, prima, credetemi, era impossibile trovare qualcosa di europeo. Pensate che mi ci sono voluti ben 6 mesi di ricerche, oltre a molte preghiere a San Giuda Taddeo, per riuscire a scovare un paio di blue jeans, per di più della mia taglia, necessari per affrontare il mio primo inverno qui. Non vi parlo dell’antico testamento, ma solo del 2004. Ora il luogo pullula di centri commerciali con vestiti di ogni misura, forma e colore. Uno sviluppo velocissimo! In parte gestito, anche bene, dalle autorità che si occupano con molto impegno di moltissime cose come ad esempio della sicurezza e dello sviluppo delle strade, prima improbabili piste sterrate in mezzo al Deserto.
Ma prima di tutto questo che cosa c’era? C’era l’altro volto di Sharm. O meglio, c’era il vero volto di Sharm. C’erano le tribù Beduine. C’era la Natura e c’erano le Stelle, ora sensibilmente offuscate dalle mille luci della “civiltà”.
La penisola del Sinai, luogo sacro per le tre principali religioni monoteiste, è da sempre abitata dalle tribù Beduine. Tribù numerose, con un passato antico che ancora si fonde indissolubilmente col presente. Quattordici le famiglie principali che vivono in comune accordo e in stretta simbiosi con la Natura. Popoli antichi, dalle tradizioni nomadi e guerriere. Popoli che si sono conservati per secoli in uno degli ambienti più difficili del mondo: il Deserto.
Originariamente nomadi, i Beduini si sono in parte stanziati lungo le coste del Mar Rosso vivendo, oltre che di caccia, di pesca. Le loro case sono costituite da semplici e fresche tende in lana di cammello sostenute da tronchi di legno e durante l’inverno amano stare al riparo dai venti in case di argilla o di fitta paglia di palma. Seguono il ritmo del Sole e i cicli della Luna. Sanno quando entrare in mare a pescare e quando ritirare le loro reti con dentro il dono di Allah per quel giorno. Si sposano presto, giovanissimi, e subito dopo il matrimonio è consuetudine mettere al mondo dei bellissimi bebè. Il numero maggiore, il più presto possibile, e così nei loro villaggi si viene accolti da orde di coloratissimi bambini che ti avvolgono in un grande, vivacissimo, abbraccio. Dopo la pubertà le ragazze si velano il volto in presenza di estranei, o parenti non stretti, e lasciano scoperti, incorniciati dal kajal, solo due morbidi occhi bellissimi che parlano più di mille parole. Questo sguardo è spesso difficile da sostenere tanta è la sua intensità. Gli uomini diventano uomini presto, ma conservano il sorriso e l’allegria della loro età. Si occupano principalmente delle “relazioni esterne” stando seduti tra di loro a discutere per ore il da farsi e le politiche della tribù. Ci sono regole rigide alle quali tutti si devono attenere. Ci sono grandi feste per i matrimoni e i fidanzamenti e ci sono, sempre, danze e canti per celebrare e divertirsi. Ballano in fila, gli uomini separati dalle donne. Ogni oggetto diventa uno strumento musicale. L’allegria e la gioia di vivere sono sempre accesi nei loro sguardi così come l’orgoglio e il fascino di chi appartiene indissolubilmente al Deserto…
Oggi è possibile visitare alcuni piccoli insediamenti Beduini. Se ne trovano diversi lungo i percorsi delle escursioni. Pertanto non è difficile assaporare il loro dolcissimo the e acquistare alcuni oggetti di artigianato realizzato e venduto dalle donne. Tuttavia questo non è veramente rappresentativo di un popolo e di una cultura. Non lo è il solo the zuccherato, non lo sono le collanine di perle. Non lo sono nemmeno i 10 minuti di sosta della motorata o la super organizzata cena nel deserto. Quello è turismo! È un prodotto commerciale, abile compromesso tra un “Tu te ne vai nell’entroterra e io qui ci piazzo l’albergo. In cambio (forse) ti riconosco qualcosa e faccio fermare un tot di persone al giorno alla tua tenda/bar cosi’ puoi lavorare visto che non vivrai più di pesca”.
C’è chi ha accettato, c’è anche chi si è ritirato nel deserto senza compromessi, trasformando la sua dieta in una dieta a base di carne di capra. Il prezzo del “progresso”, molte sfumature nel mezzo, molti modi di gestire il cambiamento. Ora c’è chi vive di turismo, parla diverse lingue ed è proprietario di numerose case. Chi, invece, ha scelto (o forse non ha potuto scegliere) diversamente, vive in una casa di mattoni ai margini della sfavillante Sharm el Sheikh denominata dal Governo “The City of Beauty and Peace”… Resta il fatto straordinario che, comunque, ognuno d loro ha mantenuto la propria dignità e le proprie tradizioni. Anche quelli arricchiti col turismo, nonostante le molte case, preferiscono vivere nel deserto sotto una coperta di stelle accanto ad un bellissimo fuoco che non si spegne mai.
Questo è ciò che amo di loro. La dignità. L’essere se stessi sempre, comunque e ovunque. Il non dimenticare la propria storia, gli anziani e la loro saggezza, e il non dimenticare che il mondo va avanti. Quante volte mi capita di incontrare amici Beduini con la loro bellissima Galabeya lunga lunga (abito tradizionale) alla guida di potentissimi pick up e con cellulari di ultima generazione? Tante. Eppure loro non sono vittime del turismo, ma brave persone dai principi saldi che hanno saputo sfruttare un’occasione anziché restarne schiacciati. I loro sorrisi, la loro straordinaria ospitalità, il loro saper discernere il meglio della nostra cultura per farne tesoro, così come il loro attaccamento alle origini, secondo me è da ammirare.
Io mi sono proposta come Guida Per Caso di Sharm el Sheikh e Sud Sinai proprio per dare luce a questa realtà oltre che ad un interessantissimo angolo di mondo. Sogno che tutti i Viaggiatori che ora evitano Sharm el Sheikh (come facevo io prima dello scherzo che mi ha teso il destino), desiderino venire qui per vedere, conoscere e vivere una cultura che li attende a braccia aperte e che ha molto da offrire. Sogno che i Turisti che oggi vengono a Sharm, si incuriosiscano e diano segni di vita volendo visitare da dentro delle realtà che altrimenti non conoscerebbero mai e che sono la vera realtà del posto, la vera anima, la vera storia. Sogno anche che tutto questo faccia avvicinare due popoli, quello occidentale e quello orientale, per far comprendere ad entrambi che nessuno è nemico. Nessuno, quando centrato sul cuore, è poi così differente dall’altro, nonostante il velo sui capelli o il perizoma birichino.
Mi piace pensare che nessuno dimentichi mai che cosa è Sharm el Sheikh, un laboratorio multietnico dove coesistono pacificamente molte culture, prime tra tutti quella dei nostri dignitosissimi padroni di casa: I Beduini del Sinai.
Per ulteriori informazioni e aprofondimenti non esitate a visitare il Forum Sharm el Sheikh e Sud Sinai per Viaggiatori.
Se poi siete o sarete di passaggio a Sharm el Sheikh consideratevi benvenuti in un angolo di paradiso visto da dentro. I miei amici Beduini ed io saremo lieti di condividere luoghi, cultura e sorrisi su di un morbido tappeto… In riva al Mare!!! 😉 Paola Sole Guida per Caso Si ringrazia l’amico Beduino Ezz Matroud per le foto e la gentile supervisione del testo e l’amico Flavio Crivellaro per la foto della danza.