Ibiza… misteriosa!
le burrascose origini dell’isola della movida, terra di conquiste
Ibiza, terza per grandezza delle isole Baleari, è una delle mete turistiche indiscusse del Mediterraneo, non solo per i divertimenti e la vita notturna, ma anche per i suoi tesori storici, archeologici e naturalistici, patrimonio dell’umanità dal 1999. Avventurarsi all’interno dell’isola, attraverso i campi di terra rossa che in primavera contrastano con i bianchi mandorli in fiore, inoltrandosi nei boschi profumati dai pini o per le scogliere del nord, è un’esperienza unica anche per il viaggiatore più esigente. Perché Ibiza, nonostante sia un’isola del Mediterraneo ha in sé il profumo dell’oriente, degli antichi colonizzatori fenici, dei greci, ma anche di tutti coloro che sull’isola hanno trovato un luogo di pace dove vivere secondo le filosofie new age e hippy degli anni ’60. Sin dai tempi più antichi, la posizione al centro del Mediterraneo fece di Ibiza un luogo di multiculturalità, di incontro per i commerci. I greci la chiamarono Pithyusa per le fitte pinete, i romani Ebusus, ma i veri colonizzatori dell’isola furono i fenici, che chiamarono l’isola Ibossim, nome che derivava da Bes, divinità che per sincretismo fu sia egizia sia fenicia, legata alla fertilità, ai bambini, alle donne e al buon auspicio. Numerose sono le leggende sull’isola, come quella che vuole che abbia dato i natali al grande condottiero Annibale, più precisamente nell’isolotto di Conillera di fronte alla costa nord, o che gli egizi vi giunsero alla ricerca del materiale per costruire le straordinarie piramidi. I fenici ritenevano che Ibiza fosse un’isola vegliata e benedetta dagli dei e lasciarono numerose tracce della loro dominazione, che durò fino alla conquista romana del 79 d.C., quando l’isola fu rinominata appunto Ebusus.
Il primo insediamento fenicio stabile nell’isola fu il giacimento di Sa Caleta nell’VIII sec. A.C., occupato fino alla fine dello stesso secolo e poi abbandonato quando i colonizzatori fenici si spostarono per fondare, nel 654 a.C., quello che ancora oggi è il centro storico della città di Eivissa. Sa Caleta è facilmente raggiungibile dalla strada che da Ibiza porta a San Josep, tra Cala Jondal ed Es Codolar. Dell’epoca fenicio-punica rimangono sull’isola molte tracce archeologiche significative, come la necropoli del Puig d’en Molins, il più vasto complesso di antiche sepolture fenicio punico mai ritrovato, con le sue 3000 tombe a ipogeo: il cimitero dell’isola di Ibiza per tutta l’antichità. Si trova, assieme al museo monografico, nel centro della città di Ibiza, vicino a Avenida de España, proprio dove sorgeva allora l’insediamento cittadino: per i fenici, infatti, lo spazio dei vivi era sempre accanto al quello dei morti. Altro luogo di estrema rilevanza per l’epoca fenicia è la grotta di Sa Culleram, santuario ricavato da una cavità naturale in cui dal III sec. A.C veniva adorata la dea Tanit: furono ritrovate più di 600 figure intere, migliaia di frammenti in terracotta e un’iscrizione che attesta il luogo sacro alla dea. La grotta si trova nella parte nord- est dell’isola, non lontano da cala San Vicente, che si raggiunge percorrendo a piedi un sentiero in mezzo alla pineta: vale la pena andarci per scoprire come Ibiza sia uno scrigno al cui interno vivono tesori immortali.
La dea Tanit, adorata in questo luogo, rappresentava la dea della fertilità e dell’abbondanza e le statue votive che la rappresentavano sono conservate all’interno del museo archeologico: ci riportano a un antico culto primordiale che vedeva la divinità, una grande madre, come fondamento spirituale della comunità. La sincronicità ci fa ricordare Iside, Astarte, tutte icone e simbolo di un’unica energia femminile che nella grotta di Sa Culleram veniva venerata e adorata, e in cui ancora oggi si può sentirne il ricordo, visto che gli abitanti dell’isola e i turisti portano fiori e fanno piccole piramidi con le pietre, come si usa fare anche nelle Ande per chiedere protezione e buon auspicio. Se per l’epoca romana possiamo menzionare il sito di es Pou des Lleò, nei pressi di Santa Eulária (nella parte sud-est dell’isola), dove veniva prodotta la porpora a livello industriale (tanto da far denominare Ibiza dagli studiosi “industria romana della moda”), i vandali, i bizantini e i visigoti portarono un periodo oscuro all’isola che si risollevò solo nel VII d.C con la conquista araba, dove prese il nome di Yebisah o Iabissa. Infine nel 1235 la conquista catalana da parte di Guillem de Montfrì, che aveva ricevuto il benestare da Jaume I, riportò l’isola sotto il dominio spagnolo sconfiggendo i saraceni.
Dalt Vila, il centro cittadino, è riconosciuto dall’Unesco come la fortezza costiera meglio conservata del Mediterraneo, il cui aspetto attuale è del XVI secolo ad opera dell’architetto italiano Giovanni Battista Calvi. Si entra nella parte fortificata della città dalla porta di Ses Taules, salendo per le strette e tipiche vie che portano fino alla parte più alta, la panoramica Plaça d’Espanya, dove sorge la Seu, ovvero la cattedrale, e il museo archeologico. La cattedrale gotica dedicata a Santa Maria della neve, nella parte alta del centro urbano sorse sulle vestigia di un antico tempio, probabilmente dedicato alla dea Astarte. Per gli amanti del misticismo e dei fatti più inspiegabili, anche Ibiza ha il suo luogo misterioso: il picco roccioso di Es Vedrà, che sorge a 2 km dalla costa ibizenca nella parte sud- ovest stagliandosi dall’acqua con i suoi 382 metri di altezza, rappresenta un luogo magico dove a detta di molti furono avvistati ufo, fasce concentriche luminose e dove la bussola perde ogni controllo come avviene nel triangolo delle Bermuda. La leggenda rimanda questo luogo ai tempi di Atlantide, all’incontro fra Odisseo e le sirene o forse all’antica e perduta isola della dea cartaginese Tanit. Di certo sappiamo che un frate carmelitano, Don Francisco Palau, colui che in seguito fondò l’ordine delle suore carmelitane, visse in eremitaggio in una grotta dell’isola di Es Vedrà tanto da potere osservare e tramandare numerosi di questi fenomeni inspiegabili, oltre che molte esperienze mistiche in cui nei momenti di meditazione gli apparivano esseri luminosi. Rimane ancora oggi una grotta, raggiungibile con una passeggiata piuttosto difficile, nei pressi di Cala d’ Hort, percorrendo la strada Ibiza- San Josè, dopo la torre di Es Savinar. Lo stesso Nostradamus, nel XV secolo, parlò di Ibiza nelle sue profezie, dicendo che rappresenterà il luogo di salvezza della terra nel caso di una guerra nucleare, grazie alle strane correnti dei suoi venti.
Ricordiamo inoltre le bellezze paesaggistiche che si possono ammirare nell’isola, dalle stupende spiagge come cala Comta o cala Salada, alle Saline che producono l’oro bianco, il famoso sale di Ibiza, e il parco naturale dell’ isola che presenta una immensa varietà di flora e fauna. Questa è l’Ibiza più autentica, un’isola spettacolare a 360°, pace o divertimento, archeologia e natura. Un luogo dove passare due giorni oppure una vita intera.
Foto di Philippe Constandopoulo