I consigli di Patrizio, un turista davvero per caso
Eppure – per la legge inesorabile dei contrari – il viaggio esercita su di me una attrazione fortissima. Ogni volta che l’aereo si stacca da terra io mi sento trasformato. In viaggio ritrovo il senso del presente che tante volte mi sfugge nella mia vita quotidiana, sempre appesa fra nostalgia del passato e ansia del futuro. In viaggio ritrovo il senso del mio corpo, in quanto veicolo e strumento del mio essere: lo “sento”, lo curo, sono consapevole dell’uso che ne sto facendo. In poche parole, mi faccio manutenzione: sto attento a quel che mangio, sincronizzo l’intestino, cerco di controllare il sonno, i muscoli lavorano, il peso si autoregola. In viaggio ritrovo anche il senso concreto delle relazioni con gli altri: a casa mia o mi disperdo in tante inutili chiacchiere con persone di cui non m’importa, oppure mi chiudo in casa. In viaggio viceversa mi rapporto al mio prossimo sempre con una buona e sincera attenzione. In viaggio anche chiedere un’informazione o conversare con un taxista significa instaurare una relazione vera.
Ho fatto questa – onesta – premessa proprio perché immagino che leggendomi su questo sito, vi aspettiate da me dei consigli per viaggiare. Proverò a darveli, ma è bene che sappiate che non sono i consigli di un super-viaggiatore, sono gli appunti di un vero turista-per-caso, cioè uno di voi, uno qualunque. Della serie: dove sono stato io, possono andare tutti! Lasciate però che vi dia un consiglio preliminare: considerate un viaggio come un paio di scarpe. La prima e ineludibile caratteristica di una scarpa è quella di essere della misura giusta, si deve adattare perfettamente al vostro piede. Un viaggio è uguale. Non andate in un posto perché semplicemente è di moda, o perché vi ci portano, o perché l’agente di viaggio è stato molto convincente. Viaggiare costa (denaro e fatica), per cui deve valerne la pena per voi! Prima di affrontare un viaggio dovete prendere una rincorsa, cioè sognare la meta, leggere dei libri, vedere dei film, insomma investire emotivamente su quel determinato posto. Io, per esempio, avevo sempre sognato di arrivare in barca alle Marchesi, dall’altro lato del Pacifico. È stata dura (15 giorni di traversata) ma ce l’ho fatta! Avevo sempre sognato di vedere la casa di Stevenson a Samoa. Avevo sempre sognato di assaggiare un sushi originale, mangiato fresco al porto di Tokio. Oppure di abbuffarmi di asado cucinato dai gauchos argentini. E tutto è andato bene. Viceversa, all’inizio di un viaggio in India, dove ero andato spinto da Syusy, al primo sorso di lassi e al primo boccone di chapati, mi è venuta la diarrea del turista… una sorta di rigetto gastro-psicologico…
Ma questa, e altre storie, ve le racconto la prossima volta!