Helsinki, ecocity dal ritmo slow

la capitale finnica riflette lo spirito di un paese dove persone e natura convivono in armonia. e dove il culto per l'ambiente si sposa con la tecnica. i suoi guru? Alvar Aalto (padre dell'architettura e della patria) e i grandi marchi del design: artek, marimekko, iittala
Weekend & Viaggi, 26 Feb 2010
helsinki, ecocity dal ritmo slow
Ascolta i podcast
 
Il bello delle capitali del nord è che sono luoghi in cui il tempo sembra essersi dilatato, dove tutto scorre lento. Raro, e suggestivo quindi, trovarle in movimento. A Helsinki succede una volta l’anno, a settembre, quando arriva l’International Film Festival. Dal 17 al 27 del mese, centinaia di attori e registi animano i caffè e le vie del centro, mentre decine di film passano nelle sale in prima visione. Il programma di questa edizione è ancora top secret (verrà pubblicato sul sito hiff.fi il 4 settembre), ma sono già confermati alcuni film di registi giapponesi emergenti come Hayao Miyazaki, Hirokazu Koreeda e Takashi Miike, oltre all’italiano Paolo Sorrentino con Il divo. Spenti i riflettori, Helsinki torna a regalare il suo mood rilassato. Capitale di una nazione relativamente giovane (proclamata repubblica nel 1917, dopo l’indipendenza dall’impero russo) è una città piccola e ordinata, che riflette appieno lo spirito di un paese dove l’amore e il rispetto della natura sono valori primari. Infatti qui il senso del rispetto e della sostenibilità raggiungono livelli altissimi. E’ il frutto delle tre grandi passioni dei finlandesi: la natura, l’architettura e il design. Si pensi che in Finlandia, paese più esteso dell’Italia, la popolazione non arriva ai sei milioni di abitanti, un decimo dei quali si concentra nell’area urbana di Helsinki. Tutto il resto non è altro che boschi di conifere e betulle, migliaia tra laghi, laghetti e fiumi. Campagne e praterie a perdita d’occhio che sconfinano a est in Russia e a ovest in Svezia. Dunque, un’ossessione mistica dell’ambiente, oggetto di un culto e fonte di ispirazione. Perché la storia ci dice che, nella sola capitale nel XX secolo, operarono grandi architetti e designer che fecero clamore, imponendosi, col rigore del loro lavoro, all’attenzione del mondo intero. Basta fare un giro nel centro della città, che viste le dimensioni contenute, si presta a una sana e piacevole camminata. L’edificio che cattura per primo l’attenzione, grazie ai colossi di pietra rossiccia che decorano la facciata, è la stazione ferroviaria, firmata dal primo architetto finlandese che balzò agli onori della notorietà internazionale: Eliel Saarinen, uno degli interpreti del locale Jugendstil.

Alvar aalto e i suoi figliocci

A poca distanza, con le sue linee rette ed essenziali, risponde Casa Finlandia, capolavoro funzionalista del più celebre Alvar Aalto, talmente grande da essere considerato addirittura uno dei “padri della Patria”. Il cuore della città, al tempo stesso il suo fiore all’occhiello grazie anche ai bellissimi negozi, è sicuramente l’Eteläesplanadi, un doppio viale che circonda giardini, aiuole, prati e panchine, dove nella bella stagione gli under 30 si radunano per godersi le lunghe giornate di sole. Il viale parte dal teatro Ruotsalainen e scende giù, verso il mare. Lungo questo piacevolissimo boulevard, si pratica il miglior shopping di Helsinki, con vari show-room di culto. Tra questi, Marimekko con i suoi famosi tessuti per la casa, abiti e accessori dalle inconfondibili texture, stampati con grandi fiori coloratissimi che sono diventati la firma stessa della casa. Poi Artek, storico marchio del design finlandese. Al termine di Eteläesplanadi si sviluppa la parte ottocentesca della città, che è caratterizzata da due edifici: nella piazza del Senato, la bianca cattedrale luterana detta Tuomikirkko, a cui si contrappone la sagoma in mattoni della cattedrale di Uspenski, la chiesa ortodossa che sorge a Katajanokka, l’antica zona dei docks del vecchio porto, oggi riqualificata. Da un molo nelle vicinanze, in piazza Kauppatori, la piazza del mercato, partono i battelli che fanno il giro degli isolotti che circondano la città, e tra i quali si trova la fortezza di Suomenlinna, il più importante monumento storico di Helsinki, costruito nel 1748 e dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1991. Mannerheimintie, è un’arteria perpendicolare a Eteläesplanadi dove, nel raggio di poche centinaia di metri, si trovano l’austero e monumentale palazzo in pietra del Parlamento, la moderna sede tutta acciaio e cristallo del Kiasma Museum, che ospita una prestigiosa collezione di arte contemporanea, e, a pochi chilometri, un altro interessante monumento del funzionalismo: lo stadio Olimpico dove si disputarono i giochi del 1952. Oltre al Kiasma, molto interessante il museo del Design, in un bel palazzo ottocentesco, dove si trova una singolare collezione di oggetti di uso comune.

A caccia di oggetti griffati

Proprio qui ad Helsinki, negli anni ’50, si sviluppò una forte scuola di design, che produsse alcuni oggetti di uso quotidiano che entrarono, oltre che nelle case di tutti, anche nella storia. Sedie, poltrone, tavoli e sgabelli, ma anche piatti, bicchieri, posate, vassoi, tutto ciò che si possa usare, quotidianamente. Il maestro di questo movimento fu, ancora una volta, il grande Alvar Aalto, fondatore del marchio Artek, il cui nome nasce dalla sintesi della parole arte e tecnica, i due principi della filosofia del maestro. Mobili in legno, in chiare essenze nordiche. Forme semplici e armoniose, legate a un preciso studio funzionale. Non furono da meno i designer Tapio Wirkkala, che creò oggetti ispirati alle forme della natura, e Timo Serpaneva, ideatore di collezioni celeberrime per il marchio Iittala, storica fabbrica di oggetti in vetro, che produce vari utensili per la casa (showroom in Eteläesplanadi). Vale la pena fare un salto all’Arabia Centre, outlet con interessanti proposte all’interno di uno spazio moderno, luminoso e davvero bello. In via Yrjonkatu, al civico 8, ha sede un altro importante negozio: Aero. Si trovano mobili contemporanei, ma anche pezzi vintage prodotti dagli anni ’30 fino ai ’70. Il design è talmente radicato nel carattere nazionale, che addirittura si insegna nelle scuole: se ne fa una filosofia di vita insomma, ma anche un trend commerciale. E così finisce sempre che non riesci a tornare a casa senza aver infilato nella valigia un bell’oggetto griffato. Rigorosamente eco compatibile.