Dolomiti: Estate fra i monti
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Le Dolomiti belLunesi
Tre Cime di Lavaredo, Marmolada, Tofane, Antelao, Pelmo, Civetta, Cinque Torri. Il 70% delle Dolomiti è in provincia di Belluno. Speciale il fascino che emanano questi giganti dalle incantevoli sfumature, sia che si osi un’arrampicata da brivido sia una meno impegnativa camminata. E, incredibile a dirsi, neppure gli amanti del windsurf da queste parti rimangono delusi: il lago di Santa Croce è nota meta di appassionati da tutta Europa. Considerato una delle più estese aree wilderness del Nord Italia, il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi appare notevole per la fauna che vi abita ma soprattutto per la sua flora, studiata sin dal XVIII secolo. Oltre 1500 specie di piante, una straordinaria ricchezza frutto della posizione di questi monti, che nel corso delle glaciazioni sono rimasti liberi rappresentando terreno ideale per molte specie. Altre mete da non perdere: le otto Alte Vie delle Dolomiti, suggestivi itinerari in quota, e le escursioni attraverso i passi dolomitici, da sempre teatro di entusiasmanti tappe del giro d’Italia.
Dolomiti sotto le steLle
Quale luogo è più adatto delle cime silenziose per rimirar le stelle? Nell’Anno Internazionale dell’Astronomia, la provincia di Belluno punta gli occhi al cielo, e lo fa partendo dai due osservatori astronomici presenti sul suo territorio, a San Tomaso Agordino e a Cortina. Il primo, fornito di tetto scorrevole, ha un telescopio da 45 cm di diametro, e un planetario dove si riproducono 2400 stelle o il meccanismo di formazione delle eclissi. Un’esperienza da vivere ogni venerdì su prenotazione (www.cielidolomitici. It). Spostandosi a 1.780 metri di quota, ai piedi delle Tofane, si giunge all’osservatorio astronomico di Cortina, fornito di un telescopio di 50 cm di diametro utilizzato per la ricerca di stelle Supernovae. Ricco il cartellone di eventi fra cui si segnala Dalla Terra al Cielo (www.dallaterraalcielo. It), manifestazione di iniziative didattiche organizzata dall’Associazione Astronomica Cortina. Dal 10 luglio al 5 gennaio 2010 sarà un fiorire di serate di osservazione al Col Drusciè, cene a tema “stellare” presso rifugi dolomitici, conferenze e corsi di astronomia. Per l’occasione, due le mostre da non perdere: il Museo dell’Occhiale a Pieve di Cadore espone, dall’11 luglio al 31 ottobre, strumenti ottici e cannocchiali antichi, mentre Cortina d’Ampezzo, dal 1° agosto al 31 ottobre, ospita Stars & Mountains, eccezionale raccolta di immagini del cielo stellato con lo sfondo incantato delle Dolomiti. E, fra le uscite al chiar di luna, degna di nota è la suggestiva risalita in notturna con la funivia Freccia del Cielo, giusto in tempo per ammirare il sorgere del sole da Cima Tofana, a quota 3.243 metri.
Il cammino delle Dolomiti
“Vogliamo dare rilievo ai vari aspetti che caratterizzano il nostro territorio, non solo quello naturalistico ma anche culturale, storico e religioso”. Questa la dichiarazione del Presidente della Provincia di Belluno Sergio Reolon, e questa l’intenzione de Il Cammino delle Dolomiti (www. Camminodelledolomiti.it), un itinerario che abbraccia i luoghi più suggestivi della provincia di Belluno, alla scoperta della dimensione più autentica delle Dolomiti e delle tracce lasciate dall’uomo nei secoli. Ideato dalla Diocesi di Belluno e Feltre, il percorso è stato premiato quest’anno come “prodotto turistico innovativo” alla Conferenza delle Alpi svoltasi nel mese di marzo a Evian, in Francia. Trenta le tappe, che non richiedono particolari attitudini alpinistiche e privilegiano le antiche mulattiere e le strade di montagna.
L’Altopiano di Asiago e dei 7 Comuni
Atmosfere da antiche fiabe e leggende, storie d’altri tempi che raccontano di magie e folletti, ma anche del duro lavoro intrapreso dall’uomo per rendere abitabile questo estremo lembo di terra veneta. Aquile e caprioli sono protagonisti di un habitat incontaminato che regala numerose possibilità di svago, dalle passeggiate “full immersion” nella natura, alle cavalcate tra i boschi, dall’equitazione ai giri in bicicletta. Con un’altitudine di 1.000 metri, una catena di montagne oltre i 2.300 che fa da barriera contro i venti freddi provenienti dal nord, un’ampiezza di orizzonti e boschi attorno ai centri abitati che assicurano aria pura e ossigenata, l’altopiano è meta perfetta per chi cerca silenzio e riposo. Tranquille passeggiate consentono di ammirare la flora che arricchisce il paesaggio, di fermarsi in qualche malga per gustare il locale formaggio Asiago, nobilitato dal foraggio dei monti, di soggiornare nei caratteristici rifugi alpini. Mentre le mulattiere lasciate in eredità dalla Grande guerra offrono la possibilità agli amanti della mountain bike di curiosare fra le contrade e i paesi e di inerpicarsi verso i duemila metri dove le testimonianze del conflitto mondiale sono ancora evidenti.
Tonezza del Cimone
Itinerari nel verde si snodano fra valli attraversate da torrenti e specchi d’acqua, dove una rigogliosa natura d’estate si colora con fiori che hanno nomi d’altri tempi, mentre la fauna promette la sorpresa di un incontro con l’urogallo. Intorno l’inconfondibile sequenza dello Spitz, del Toraro e del Campomolon, e poi l’erto Cimone e l’imponenza di forre e pianori modellati dai ghiacci, che fanno da preludio ai terrazzi d’altopiano. Sono almeno dodici gli itinerari percorribili in mountain bike che partono da Tonezza, e che conducono alla scoperta di un mondo affascinante, fatto di genuinità agreste, pascoli prealpini, boschi, malghe e rifugi. Ricca la gastronomia locale, che ha il sapore di formaggi freschi e pressati, ricotte, burro di monte, salumi dal profumo intenso, insaccati secondo l’arte degli antichi norcini; e poi funghi prelibati e squisiti frutti di bosco. Anche qui la Grande guerra ha tragicamente lasciato il segno. Mentre di Cornolò, incassato tra la val di Posina e la val di Rio Freddo, non rimangono che pochi resti di murature, la visita alle rovine di Forte Campomolon, situato a 1.853 metri di quota, consente di cogliere l’imponenza architettonica delle sue strutture, fra cui si intravede la serie delle quattro cupole corazzate. Scendendo nella media Val d’Astico, a 350 metri di altitudine, immersi da una vegetazione rigogliosa e selvaggia, ecco invece i resti di Forte Casa Ratti, un tempo dotato di tre cupole girevoli e armato con tre cannoni in ghisa, sormontato dal ciglio roccioso dell’Altopiano di Tonezza.
Lessinia
Un esteso altopiano plasmato da profonde incisioni di torrenti e da secoli di storia geologica, rocce calcaree e panorami agricoli, l’identità ancora intatta della comunità dei Cimbri e un patrimonio artigianale che non conosce crisi. Aggirarsi fra i monti della Lessinia equivale a fare un tuffo nella storia, anzi, nella preistoria, come avviene a Fumane dove, nella Grotta dello Sciamano, sono state accertate evidenze archeologiche di alcuni insediamenti Neanderthaliani. La presenza in zona del Museo Etnografico di Bosco Chiesanova e quella del Museo Paleontologico di S. Anna d’Alfaedo non sono certo un caso. E, sempre a S. Anna, appare difficile rimanere indifferenti di fronte allo spettacolo del pittoresco Ponte di Veja, residuo del crollo della volta di una grande grotta carsica. Non vi riuscì neppure Andrea Mantegna, che più volte lo ritrasse. Lessinia è anche sinonimo di tradizione, come quella dell’alpeggio, e di artigianato: le note “pietre della Lessinia” sono ancora oggi estratte da alcune cave a cielo aperto. Rocce formatesi nel corso di 200 milioni di anni, tasselli di un raro mosaico ambientale all’interno del quale i pesci fossili di Bolca rappresentano una delle particolarità più conosciute. Tappe obbligate il Parco Naturale Regionale della Lessinia, istituito nel 1990 a tutela di un inestimabile patrimonio naturalistico, e il Parco delle Cascate di Molina, oasi naturalistica di rare specie botaniche, puntellata di laghi e scorci panoramici, ideale per rinfrescarsi dal caldo estivo. E non mancano i prodotti di qualità. Oliveti e vigneti dal sapore mediterraneo sfumano dal fondo valle e lasciano il posto a ciliegi e castagni della media Lessinia, tanto pregiati che i marroni della zona di San Mauro di Saline hanno ottenuto il riconoscimento Dop. Ma è soprattutto per il formaggio che il territorio si segnala, già dall’epoca degli insediamenti cimbri. Il Monte Veronese Dop si lavora a mano e con caglio naturale e proviene dal latte delle aziende agricole dei territori delle comunità montane veronesi del Baldo e della Lessinia. Si parlava dei Cimbri, popolo dall’identità gelosamente custodita fra questi monti e vallate. Provenienti da una zona di confine tra Tirolo, Svezia e Baviera, dal XII secolo si stabilirono qui per sfruttarne il patrimonio boschivo. Passeggiare nel comune di Giazza, le cui vie sono segnalate in doppia lingua, ancora oggi equivale ad ascoltarne la parlata dialettale, derivante dall’antico tedesco, e a fare una totale immersione in una comunità che conserva gelosamente segreti gastronomici e radicate tradizioni. Ne sono segno tangibile e suggestivo le numerose croci e le pitture murali, i capitelli e le colonnette votive nei pressi dei crocevia, lasciati in eredità dalla religiosità popolare.