Consiglio – Kenya 4
Tutto è cominciato l’anno prima con una breve vacanza ( 1 settimana) in Kenia, a Watamu piccolo villaggio di pescatori sulla meravigliosa costa africana, vacanza bellissima, breve ma intensa, con anche l’amicizia di un beach boy (Giacomino) e della sua splendida famiglia, con cui siamo rimasti in contatto per tutto l’anno… E visto che il mal d’africa esiste, siamo ritornati.
Questa volta per due settimane, cercando di assaporare meglio questo spicchio di un continente così vasto e diverso.Armati di buoni propositi siamo partiti con due zaini carichi di indumenti da regalare, idea che poi si e’ rivelata azzeccata, ma che comunque necessita di qualche precauzione, e cioè sarebbe meglio consegnare gli abiti a persone che si conoscono onde evitare che gli stessi indumenti finiscano il giorno dopo in qualche negozio.
Ma veniamo al nocciolo della questione: “il turista e il beach boy”… Quest’anno abbiamo notato un’inasprimento nei confronti dei beach boys , mentre l’anno scorso (alloggiavamo all’Aquarius) al nostro arrivo i beach boys venivano descritti dai tour operator in maniera diciamo colorita o folkloristica ma assolutamente non intimidatoria: erano e sono una parte della vita del kenia, offrendo al turista la gita in barca, il safari, i manufatti locali; chiaramente all’interno del villaggio vengono offerte le stesse cose ad un prezzo maggiore. Quest’anno alloggiavamo al Barracuda Inn e subito la musica è cambiata… Al nostro arrivo tra le informazioni generali sulla vita in Kenia ci siamo sentiti dire di diffidare dei beach boys, ci siamo immaginati il turista per la prima volta in Africa, che difronte a queste parole mai e poi mai si sarebbe avvicinato ai “ragazzi della spiaggia”… E per complicare il tutto in riva al mare c’erano due guardie armate di manganello (probabilmente richieste dagli stessi turisti) che nello spazio di fronte al villaggio proibivano qualsiasi contatto tra turisti e ragazzi locali, anche noi ahimè difronte al tramonto africano in compagnia del nostro amico Giacomino mentre ci stavamo godendo questo spettacolo della natura abbiamo dovuto subire l’intervento delle guardie che ci hanno invitati a spostarci più in là. Ma chi sono questi beach boys? Sono semplicemente dei ragazzi, spesso padri di famiglia che per guadagnarsi qualcosa agganciano, o forse è meglio dire “assaltano” i turisti, perchè effettivamente il primo contatto con loro è un pò traumatico rispetto ai nostri canoni occidentali del mondo degli affari, ma superato questo piccolo ostacolo ci si apre la possibilità di conoscerli meglio, di vedere dove vivono, di conoscere le loro numerose famiglie, di rimanere imbarazzati dalla loro cordialità e ospitalità (ormai da noi sempre più rara), di capire che come in tutto il mondo ci sono i buoni e i meno buoni, di scoprire che i safari o le gite in barca fatti con loro sono uguali se non meglio di quelle proposte nei villaggi (che come già detto costano di più) e per inciso che gli organizzatori delle escursioni nei villaggi fino all’anno scorso erano anche loro in spiaggia come beach boys… Basta poco,…Viaggiare è sì riposarsi, ma anche vedere, conoscere per capire, ma solo riducendo le distanze potremmo cambiare idea su ciò che vediamo…Basta poco…Basta scendere dal nostro lettino in spiaggia e…
luca e tamy