Baccalà alla vicentina
Affettare finemente le cipolle; rosolare in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungere le acciughe dissalate; diliscate e tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.
Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irrorarli con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o di alluminio, oppure in una pirofila, (sul cui fondo si sarà versata, prima, qualche cucchiata di soffritto); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il grana grattugiato, il sale , il pepe. Unire l’olio, fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli.
Cuocere a fuoco molto dolce per circa 4 ore e mezzo, muovendo il recipiente in senso rotatorio, senza MAI mescolare.
In termine vicentino questa fase di cotture si chiama “pipare”.
Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare a esemplare, può differire di consistenza.
Servire ben caldo con polenta in fette: il baccalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12- 24 ore.
Alla prossima con “i bigoli con l’anatra” ciao Samantha Martino Ragusa aggiunge: Per “baccalà” si intende il ben noto merluzzo conservato sotto sale. Per i veneti – ma anche per i liguri- il “bacalà” lo stoccafisso, cioè il merluzzo essiccato al vento del paesi del Nord Europa.