Cartoline dalle Cicladi settentrionali

alla scoperta di Kéa, Syros e Kythnos
Scritto da: giubren
cartoline dalle cicladi settentrionali
Partenza il: 10/07/2021
Ritorno il: 25/07/2021
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Raggiungiamo in serata Lavrio, nel sud dell’Attica. Il porto è piuttosto vivace con i suoi ristoranti e locali affollati nei pressi delle banchine. Il mattino seguente ci attende il traghetto per Kéa ed in circa un’ora si arriva a destinazione al porto di Korissia.

Kéa (o Tzia, come talvolta la chiamano i locali) è la meta preferita dagli ateniesi, soprattutto nei fine settimana, data la sua vicinanza alla capitale. Il turismo estero, complice la pandemia, è poco numeroso anche se alcune famiglie, soprattutto francesi, vi hanno acquistato case facendovi ritorno ogni anno.

Ioulida (o Ioulis) è il capoluogo dell’isola e senz’altro il centro più caratteristico. Gran parte dei suoi bianchi edifici con tetti rossi di tegole sono disposti sul fianco roccioso della collina, come un antico teatro. Più recentemente diverse case sono state dipinte con colori pastello, come il vecchio municipio in stile neoclassico, dando al borgo un carattere peculiare rispetto ad altri nelle Cicladi.

Il centro è chiuso alle macchine e si attraversa a piedi su strade e pittoreschi vicoli in salita. È stato piuttosto faticoso raggiungere il nostro appartamento nei pressi di una piccola chiesa dipinta di blu, soprattutto per i nostri pensanti bagagli trascinati a fatica su ripidi gradini.

La vista dalle nostre stanze spazia fino al mare, regalando romantici tramonti. L’appartamento è molto tradizionale, non solo per l’arredamento ma anche per lo stile “semi-grotta”; la normativa a tutela dell’architettura dei centri di interesse storico vieta l’installazione di aria condizionata, tuttavia certe amenità risultano superflue grazie alla naturale ventilazione degli ambienti. I muli al mattino salgono carichi di materiali da costruzione per ristrutturazioni in edifici vicini, forse destinati in futuro ad ospitare altri viaggiatori alla ricerca di alloggi genuini o senza esigenze sofisticate.

Il nucleo più antico di Ioulida è il Kastro, così chiamato per il castello che i veneziani costruirono sull’antica acropoli di epoca classica riutilizzando i materiali dei templi pagani; oggi restano visibili solo pochi muri, in gran parte incorporati negli edifici realizzati in epoche successive. Nel museo archeologico, aperto quasi tutti i giorni fino alle 15:00, i manufatti di maggior pregio sono delle statuine in terracotta alte circa 1 metro e raffiguranti formose danzatrici. Gli studiosi ipotizzano che fossero degli ex voto, avendole rinvenute nel tempio arcaico del sito di Agia Irini risalente al Paleolitico.

Percorrendo un breve sentiero lastricato a circa un chilometro e mezzo da Ioulida si raggiunge la statua del famoso leone risalente al V sec. a.C.

Scolpito nell’ardesia, la statua è lunga quasi 10 metri e si caratterizza per l’enigmatica espressione – quasi sorridente – tipica degli antichi kouroi o delle statue etrusche. Il percorso è di per sé molto suggestivo, regalando splendide viste di Ioulida e della campagna circostante ed incrociando numerosi fonti di acqua potabile come la sorgente Veniamin su un vasto piazzale con al centro un platano secolare.

Ioulida ha ottimi ristoranti con prezzi bassi ed una sobria vita notturna ed ha rappresentato la base ideale per l’esplorazione dell’isola e delle sue spiagge.

Koundouros ha un bel mare ma è affollata di stabilimenti e beach bar. Molti turisti greci sembrano prediligere questo genere di posti per cui le spiagge meno attrezzate sono spesso più tranquille.

Tra i litorali più famosi dell’isola c’è Pisses ma soprattutto la vicina Vroskopos del tutto priva di strutture e raggiungibile tramite un sentiero di 20 minuti a piedi. Molto attraente e semideserta la spiaggia di Spathi, nonostante la sua taverna alla moda e le acque invitanti, forse per il lungo sterrato necessario a raggiungerla.

Due baie deserte dall’acqua cristallina divise da un’acropoli, con bianche rovine e colonne affacciate sul mare… mille sfumature di azzurro e di verde, una spiaggia di sabbia grossa e ciottoli costeggiata dagli spalti di un antico teatro di pietra e da una tipica chiesetta cicladica.

Potrebbe sembrare una descrizione idilliaca da cartolina per raffigurare una Grecia ideale, ma invece questo luogo esiste davvero e si chiama Karthaia.

Karthaia era una delle tre polis che in epoca classica si suddividevano il controllo dell’isola.

La ragione per la quale questo luogo è rimasto incontaminato è la relativa difficoltà per raggiungerlo: dalla località di Stavroudaki un sentiero di oltre 3 chilometri in discesa termina sul greto di un fiume in secca ombreggiato che sfocia sulla spiaggia. Occorre portare con sé acqua a sufficienza e ripercorrere poi lo stesso sentiero in salita evitando le ore più calde. In ogni caso il ritorno è piuttosto faticoso, a meno che non si decida di tornare a dorso di mulo.

Raggiungiamo l’isola di Syros, seconda tappa del nostro viaggio, e lo scenario cambia completamente.

Syros è la più popolata tra le Cicladi ed Ermoupoli, il suo capoluogo, è anche il centro amministrativo dell’intero arcipelago. Ermoupoli è una vera e propria cittadina affacciata sull’Egeo con i suoi oltre 12.000 abitanti, dotata di uffici pubblici e giudiziari e che perciò resta dinamica e vivace durante tutto l’anno.

A seguito del dominio veneziano l’isola è stata per lungo tempo una roccaforte cattolica, ottenendo così la protezione della Francia grazie ad un accordo tra il sultano ottomano ed il re Francesco I.

A seguito della guerra d’indipendenza del 1821, Syros entra a far parte del regno di Grecia venendo raggiunta da flussi di popolazione ortodossa sfollata dalle isole di Chios, Samos e Kasos devastate dai turchi. In quel periodo venne fondata Ermoupoli, che in breve divenne il secondo porto commerciale dello stato ellenico.

La città ancor oggi si caratterizza per lo stile neoclassico dei suoi edifici signorili, con eleganti balconate e pensiline in ferro battuto. Sulla grande piazza Maiouli, lastricata con marmo della vicina Tinos, sorge il monumentale Municipio edificato dall’architetto Ziller. A fianco del Municipio c’è il locale museo archeologico, uno dei più antichi della Grecia.

Non distante dalla piazza, il Teatro lirico Apollon, costruito sul modello de “La Scala” di Milano, evidenzia la vivacità culturale raggiunta da Ermoupoli sul finire dell’800. È possibile visitarlo, accedendo ai quattro strati di palchi e al piccolo museo dove si conservano i camerini ed i vestiti di scena degli artisti che hanno calcato negli anni il palcoscenico. Notevole il soffitto affrescato dove in medaglioni sono raffigurati i grandi compositori italiani (tranne uno con Mozart) oltre a Dante Alighieri. Nei pressi del quartiere di Vaporia sorge la grande chiesa ortodossa di Agios Nickolas con la sua cupola azzurra.

Nella scogliera sottostante c’è la cosiddetta spiaggia cittadina di Asteria, in realtà una lunga banchina di cemento da cui è possibile tuffarsi nelle acque limpide circondati da alte scogliere. È senz’altro un luogo popolare e caratteristico da non mancare, occorre fare solo un po’ di attenzione alle onde anomale provocate dai grandi traghetti in transito da e per il porto.

Immediatamente alle spalle di Ermoupoli, domina Ano Syros, un villaggio tradizionale dallo stile cicladico dove si concentra la residua popolazione cattolica. La collina è coronata dalla cattedrale di San Giorgio che, dall’esterno, assomiglia ad una massiccia fortezza. Mentre ci rechiamo a visitarla, incontriamo il vescovo che, salutandoci in italiano, racconta di aver vissuto per otto anni in un seminario a Roma.

Dall’alto, spazia uno splendido panorama di Ermoupoli e delle isole vicine. Tra i vicoli in discesa, si incontrano piccoli ristoranti e locali con terrazze, che invitano alla contemplazione.

Il mare è bello un po’ ovunque ma le spiagge di sabbia, non particolarmente ampie, sono molto affollate e con lettini poco distanziati. Syros è meta di turismo soprattutto interno, pochi sono gli stranieri incuriositi da quest’isola al punto che in locali e ristoranti ci si rivolgono inizialmente quasi sempre in greco.

I litorali attrezzati più noti sono Kimi, con ottime taverne e Galissas. In quest’ultimo sorge su un promontorio la chiesetta di Agios Pakou da cui si ammira una splendida vista anche della baia naturista di Armeos.

Per evitare la folla, basta fermarsi lungo le strade litoranee dove è sempre possibile scoprire strette calette di sabbia o ciottoli dove rilassarsi in tranquillità.

Raggiungiamo infine Kythnos, la nostra ultima tappa. Tra le Cicladi, è forse l’isola più trascurata e meno conosciuta, anche se il turismo interno ed estero stanno lentamente imparando ad apprezzare le sue bellezze nascoste. Si approda all’anonimo porto di Merichas e da lì si continua in macchina per Messaria, la chora di Kythnos.

La chora ha una tipica architettura cicladica, numerosissime le chiesette bianche che si incrociano lungo i suoi vicoli. L’isola ne conta complessivamente più di 350 sparse sul suo territorio, evidenziando la profonda fede degli abitanti.

Nei vicoli ci sono numerosi locali eleganti e ristoranti, visto che a Messaria si concentra la sobria movida dell’isola. Ai margini del villaggio sono ancora numerosi gli anziani che siedono fuori la porta delle proprie case, evidenziando uno stile di vita estremamente modesto e tradizionale ed uno sviluppo turistico recente.

Il secondo villaggio dell’isola per importanza è Dryopida, il cui nome deriva dagli originari abitanti detti “Dryopes”. Il borgo, nascosto dal mare, è stato costruito tra due colline tra le quali un tempo scorreva un fiume oggi in secca. Oltre alla chiesa principale, c’è l’interessante museo Bizantino da visitare, che ha raccolto e restaurato le numerose icone sparse tra le varie chiese dell’isola, evitando che potessero essere facile preda di ladri di antichità.

È stata di recente riaperta al pubblico anche la grotta di Katafyki che si visita in circa 20 minuti: questo luogo, in parte naturale ed in parte artificiale, è stata a lungo una miniera per l’estrazione del ferro. Successivamente è stata utilizzata come luogo di aggregazione e di culto oltre che come rifugio durante la guerra.

Kythnos conta circa una novantina di spiagge ed un mare cristallino. Le spiagge attrezzate ed affollate sono quelle di Episkopi e Apokrousi. Dal punto di vista naturalistico, quella di Kolona è tra le più spettacolari: una lingua di sabbia collega l’isola ad un promontorio, creando due baie incantevoli.

Di recente è stato realizzato un costoso beach bar che fortunatamente non ha intaccato la bellezza del luogo. Un tempo raggiungibile solo in barca da Merichas, oggi è stata realizzato uno sterrato che consente di arrivare a Kolona anche in macchina privata.

Il luogo che abbiamo più apprezzato è stato il litorale di Skylou sulla costa est. Anche qui un lungo sterrato ed un percorso a piedi su una ripida quanto fattibile discesa. L’ampia spiaggia di ciottoli e sabbia grossa è una vera meraviglia, semideserta e senza alcuna struttura, ed ha al centro in posizione elevata la bianca chiesetta di Agios Nickolas Skylou. Le spiagge rimaste inspiegabilmente selvagge ed incontaminate sono il vero tesoro dell’isola: se ne trovano anche a nord dopo il porticciolo di Loutra, tra cui Agios Sostis e Potamia.

Loutra è un altro luogo iconico di Kithnos per le sorgenti di acqua termale che sfociano direttamente in mare. Proprio per tali sorgenti l’isola era nota col nome di Thermia; nell’800 venne realizzato un centro termale (oggi abbandonato) del quale gli ospiti più illustri furono il re Ottone e la regina Amalia.

La spiaggia a Loutra non è particolarmente attraente, ma si tratta di un posto rilassato dove conviene recarsi non solo per un rapido tuffo nelle acque sulfuree ma anche per i suoi bei ristoranti sulla baia.

Più a sud, nei pressi della Panagia Kanala (patrona dell’isola) ci sono altre splendide spiagge libere che iniziano a popolarsi soltanto dopo le 13:00: Antonides e Gaidouromantra.

Torniamo al Pireo terminando il nostro giro nelle ultime tre Cicladi che ancora non avevamo visitato, piccoli mondi semplici ed ospitali, forse per appassionati, che nulla hanno da invidiare alle isole greche universalmente più conosciute.



  • starsunlu starsunlu
    concordo.... viste tutte e tre, Kea mi è rimasta nel cuore, syros è molto poco apprezzata e kythnos è un diamante grezzo.....fortunatamente sono entrambe ancora abbastanza sconosciute, sicuramente sono isole per appassionati di grecia, ome me"
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