Sudafrica, Swaziland e Lesotho tutto fai da te

Dopo questo viaggio... soffro di mal d'Africa
Scritto da: Franz.wa
sudafrica, swaziland e lesotho tutto fai da te
Partenza il: 25/11/2012
Ritorno il: 08/12/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Abbiamo trovato una buona offerta Venezia-Johannesburg (via Francoforte) con la Lufthansa a 626 euro a persona comprando in Internet e volando con il nuovo Airbus 380-800. I paesi visitati sono stati il Sudafrica, lo Swaziland e il Lesotho. Abbiamo inoltre riservato un’auto a Johannesburg con la Budget rent a car a un prezzo economico includendo un’assicurazione con la quale la franchigia massima per furto o danni era de 2.100 Rand, e come racconterò in seguito ne è valsa la pena. È necessaria la patente internazionale.

Abbiamo fatto circa 3.500 chilometri, abbiamo trovato alcuni controlli radar e spesso e volentieri siamo stati fermati dalla polizia, specialmente nel Lesotho, ma solamente per normali controlli di documenti.

Quando si guida con traffico, in Sudafrica c’è il tacito accordo di farsi sorpassare spostandosi possibilmente più a sinistra possibile ed in cambio l’autista che effettua il sorpasso ringrazia facendo funzionare per alcuni secondi le luci di emergenza.

Le strade sono tutte in ottimo stato e praticamente senza traffico, fatta eccezione quando si attraversano i grandi agglomerati cittadini.

Al cambio 1 Euro = 11 Rand.

Nello Swaziland e Lesotho si possono usare i Rand sudafricani senza dover andare in banca o al bancomat a cambiare in moneta locale. Il cambio è di 1 a 1 con la valuta locale.

In un paio di opportunità i proprietari dei B&B hanno preferite gli euro ai Rand e altre due volte mi hanno cambiato degli Euro allo stesso tasso delle banche.

Le carte di credito vengono accettate quasi ovunque. La disponibilità del wi-fi gratuito è molto diffusa.

In questo periodo dell’anno alle quattro del mattino è già chiaro e alle sette il sole è già alto, mentre il buio arriva verso le sette di sera.

A parte i primi duecento chilometri di autostrada sulla N12, tutto il Sudafrica da noi visitato è un continuo susseguirsi di montagne, vallate, dirupi e canyon con la vegetazione che passa dal verde delle foreste al secco e arido delle savane. E’ tutto un continuo panorama difficile da descrivere e per rendersene realmente conto bisogna andarci di persona.

Domenica 25.11.20012

Oggi si parte e avendo la figlia che parte per Francoforte con un volo di due ore prima del nostro, ci accordiamo su un punto d’incontro in aeroporto e ci ritroviamo senza problemi. Abbiamo sette ore da trascorrere a Francoforte e decidiamo così di fare un salto in città. Abbiamo però il problema dei bagagli a mano. In aeroporto mi chiedono 7 euro a collo e avendone tre sarebbero ben 21 euro. So però che alla stazione dei treni, dove dovremmo andare, hanno degli scompartimenti dove si possono lasciare i bagagli. In undici minuti e con 4 Euro a testa siamo alla stazione centrale. Effettivamente ci sono degli scomparti dove lasciare i bagagli ad un costo complessivo di 5 Euro per un massimo di ventiquattro ore. Una bella differenza!

Dalla stazione centrale in pochi minuti a piedi siamo nel centro storico di Francoforte, già pieno di mercatini di Natale. La temperatura non è bassa, ma tira un forte vento e di conseguenza il freddo si fa sentire. Passiamo anche davanti alla Banca Centrale Europea. Si dice che Francoforte sia la città più ricca della Germania dove l’economia “tira” e indubbiamente lo sarà, ma ho notato però tantissimi senzatetto che si erano già preparato il giaciglio nelle strade e piazze della città e a pochi metri dall’ufficio di Mario Draghi.

Tornati in aeroporto troviamo ad attenderci il nostro Airbus 380-800 che è enorme. Questo tipo di aereo porta più di cinquecento persone ed aveva un solo posto libero, quello vicino a me. Il volo è stato perfetto, silenzioso, cibo buono e personale di bordo gentile.

Lunedì 26.11.2012 Johannesburg – Pilgrims Rest Km. 385

Si arriva puntuali a Johannesburg dove splende il sole e ci mettiamo subito in maglietta. Passiamo dalla Budget a ritirare l’auto dove al posto di una piccola utilitaria come riservato ce ne danno una di una categoria superiore, nuova, e allo stesso prezzo. Qui facciamo la prima esperienza con l’inglese del Sudafrica, che ha una pronuncia ben diversa dall’inglese come pure dall’americano.

Mi metto al volante con la guida a sinistra. Non è la mia prima esperienza di guida a sinistra. Percorriamo i primi trecento monotoni chilometri sulla N12 ed usciamo all’altezza di Dullstroom dove ci fermiamo nel primo supermercato per fare le abituali riserve di viaggio. Siamo nella regione del Mpumalanga. In tutto il Sudafrica (perlomeno quello da noi visitato) si trova la catena degli sparmarket che dispone sempre di una gastronomia con una buona scelta di piatti caldi tradizionali. Noi viaggiamo spesso in auto e la nostra esperienza ci porta ad avere sempre del cibo “senza rischi”, per questo comperiamo parecchi avocados che matureranno giorno per giorno, tonno in scatola, manghi e papaia, pane e formaggio; in più abbondante acqua minerale. Vorremmo fermarci per la notte a Lydenburg, ma tutti i B&b sono pieni e ci tocca quindi salire verso nord in direzione Pilgrim Rest. In questo periodo diventa buio verso le sette e noi arriviamo a Pilgrims Rest verso le otto dovendo guidare al buio. D’altronde, sfortunatamente non ci sono città lungo il tragitto. Qui troviamo alloggio presso l’hotel Royal in una casetta vittoriana con letti in ottone e mobili antichi. Tutta per noi.

Oggi ho notato che tutti i B&B sono chiusi da alte mura con sopra le mura del filo spinato e spesso con la corrente elettrica. In alcuni esiste un citofono per chiamare il proprietario e chiedere se hanno posto, ma la maggior parte hanno solo il numero del telefono scritto sul cancello d’entrata e bisogna chiamare. Questo vale per tutti i posti visitati.

Martedì 27.11.2012 Pilgrim’s Rest – Guernesey Km. 230

Questa mattina la colazione faceva pena: fredda e dozzinale. La cittadina di Pilgrim’s Rest fu nel secolo scorso base dei cercatori d’oro, mentre oggi ci sono solo alcuni chioschi di souvenir e l’ufficio postale. La giornata di oggi la dedicheremo alla visita del Blyde River Canyon, ma sfortunatamente c’è un bel nebbione che ci impedisce di vederne i primi chilometri. Vediamo comunque le Lisbon Falls ed i Three Rondavels. Arrivati alla fine della strada del Canyon, imbocchiamo la 40 fino al paesino di Klaserie. Questo pezzo di strada è pieno di negozietti di souvenir dove, a mio parere, si ottengono i migliori prezzi di tutto il Sudafrica. Si guida al lato di piantagioni di mango che in questo periodo sono pronti per il consumo. Alcune tartarughe ed un paio di macachi ci attraversano la strada a noi sembrano grandi incontri, ma niente in confronto a quello che vivremo nei prossimi giorni.

Pensavamo di trovare alloggio nel paese di Klaserie, che risulta invece essere un piccolo borgo con all’incirca un centinaio di persone. Quando ormai dispero di trovare un alloggio e mi metto in strada per tornare indietro di una trentina di chilometri vedo l’entrata di un luogo che si chiama Guernesey e che non è citato dalla nostra guida. Al portone d’entrata ci sono delle guardie alle quali chiedo dove si possa alloggiare e loro mi dicono che entrando oltre il cancello ci sono varie strutture che vanno dalla più semplice al lusso. Non ne sono molto convinto ma andiamo comunque a fare un giro. Dopo un paio di chilometri vedo la scritta Dam Lodge e dopo ancora un paio di chilometri di sterrato arriviamo in mezzo alla selva dove effettivamente c’è un complesso di bei chalets con piccola piscina individuale a forma di cuore. Hanno posto al prezzo di 750 Rand. Lo clalet ha due camere, due bagni, grande soggiorno e una cucina fornita di elettrodomestici e stoviglie. Lo prendiamo ed andiamo supermercato Spar in un paese vicino (anche questo non menzionato nella guida e neppure nella carta stradale che abbiamo comperato all’inizio del viaggio), dove siamo gli unici clienti bianchi. Comperiamo carne e verdure per la cena e l’occorrente per la colazione del giorno dopo.

Mercoledì 28.11.2012 Guernesey – White River Km.310

Verso le cinque del mattino sento dei rumori sotto la mia finestra: guardo e vedo una ventina di scimmie che saltano sugli alberi e a terra, si abbeverano nella mia piccola piscina a forma di cuore. Esco dalla porta, ma gli animali non si spaventano ed è come se aspettassero di ricevere qualcosa. Allora prendo della papaya e gliela getto, loro la prendono e incominciano a fare colazione. In seguito, vedo anche delle manguste che girano attorno alla casa, aspettano anche loro la colazione. Chiamo mia figlia affinché fotografi le scimmie. Quando mi siedo fuori a mangiare un pezzo di pane una scimmia mi si avvicina, gliene do un pezzo e si siede a mangiarlo con me. Incredibile!

Partiamo presto perché oggi è il giorno destinato al visita del Kruger Park. Guernesey si trova appena ad una quarantina di chilometri dal Orpen gate del Kruger. Lungo questa strada vediamo sull’asfalto piccoli animali che non sono altro che millepiedi ed è bello vederli mentre camminano muovendo simmetricamente le centinaia di gambe. La giornata si presenta piovosa e nuvolosa, forse è un vantaggio dato che gli animali durante la giornata non hanno bisogno di ripararsi dal sole, lontano dalle strade del parco.

L’entrata al parco costa 204 Rand a persona e noi siamo armati di macchina fotografica, cinepresa e due binocoli, praticamente non manca niente, solamente gli animali. Appena entrati incontriamo subito tanti tipi di animali, ma l’incontro più ravvicinato lo abbiamo con un enorme elefante. Sta proprio in mezzo alla strada e muove le orecchie come se fossero dei ventagli; dico a mia moglie e alla figlia di fotografare e filmare ma quando alla sera guardiamo le foto vedo che la prima foto del pachiderma lo ritrae solo da dietro!

Altro momento clou della giornata è stato quando alcune enormi giraffe hanno attraversato la strada. Dall’Orpen Gate ci dirigiamo verso il campo centrale di Satara dove ci fermiamo per una piccola pausa per poi dirigerci verso sud attraverso il campo di Skukuza ed uscendo, infine, al Numbi Gate.

A parte il giaguaro, che caccia solo di notte, posso affermare che abbiamo visto gran parte degli animali più conosciuti del parco. Quando ormai disperavamo per non aver ancora visto i leoni e i rinoceronti ad una ventina di chilometri prima dell’uscita ecco due enormi rinoceronti al lato della strada e subito dopo un leone steso sull’asfalto con un paio di leonesse e alcuni cuccioli.

Guido ancora fino a White River dove ci fermiamo all’hotel Karula, che risulta essere una buona scelta. Ha un buon ristorante ed un grande giardino pieno di fiori.

Giovedì 29.11.2012 White River – Malkerns Walley (Swaziland) Km. 256

Sono un po’ a corto di contanti e a White River c’è una banca presso la quale posso cambiare Euro in Rand. La giornata di oggi prevede il passaggio di frontiera con lo Swaziland. Passiamo per prima la città di Nelspruit dove ci fermiamo per la prima volta a pranzare in un ristorante di pesce, dentro un centro commerciale. Dopo i primi giorni passati in piccole cittadine ci sembra di tornare alla civiltà. Si riparte quindi in direzione frontiera attraverso delle montagne con un bel panorama, tutte curve e ottimo asfalto. Alcune scimmie ci hanno attraversato la strada durante il tragitto. Passiamo la frontiera a Bulembu, una cittadina dove nel secolo scorso vi era una miniera di amianto che dava lavoro fino a diecimila persone. In frontiera siamo gli unici ed il tutto si conclude in pochi minuti. Ci chiedono solo 5 Rand per i due giorni che l’auto starà nello Swaziland. Poco dopo la frontiera capisco perché eravamo gli unici in frontiera: dal confine alla prima cittadina, che si chiama Piggs Peak, ci sono circa 20 chilometri di sterrato, mentre la nostra cartina stradale li dava per asfaltati. La strada è in pessimo stato e con continui saliscendi dove spesso mi devo fermare e retrocedere per vedere come affrontare le buche ed i sassi. La strada scorre in mezzo a piantagioni. Poco dopo l’inizio vedo che all’orizzonte si sta preparando un temporale con tuoni e fulmini che crescono in quantità e rumorosità. Fortunatamente il manto stradale migliora leggermente ed è possibile procedere più velocemente. Appena arriviamo a Piggs Peak si scatena il finimondo: pioggia torrenziale e tempesta. Per fortuna trovo un benzinaio con tettoia e ne approfitto per mettere a riparo l’auto e fare benzina. Il tempaccio non dura molto ma la cosa più interessante da vedere era come gli abitanti del luogo fossero disinteressati al maltempo: tutti continuavano a camminare per la strada come se splendesse il sole. I ragazzi che uscivano dalle scuole in uniforme e chi addirittura in giacca e cravatta (scuole superiori) non avevano ombrelli o se li avevano non li aprivano, si inzuppavano e basta.

Riprendiamo quindi il cammino verso la capitale Mbabane. Dopo Piggs Peak la strada è molto bella, asfaltata di recente e, come sempre, con pochissimo traffico. Passiamo Mbabane solo di sfuggita e ci dirigiamo verso Malkerns dove ci fermiamo per la notte nel Malandela B&B. Il Malandela ha un bellissimo e grande giardino pieno di fiori e con piscina. La macchina si lascia fuori nel parcheggio ma mi fanno notare che c’è una guardia tutta la notte. Non mi preoccupo perché il parcheggio è pieno di macchine e certamente ci sarà la guardia. Vicino c’è pure il ristorante, una vendita di souvenir ed un centro congressi. La sera andiamo a fare un giro in un centro commerciale ad una decina di chilometri dove c’è un ottimo ristorante di pesce pieno di gente e come per il pranzo, pesce di nuovo.

Oggi strada facendo abbiamo comperato parecchi souvenir in legno intagliato, qui costano molto meno che in Sudafrica e sono lavorati molto bene.

Nello Swaziland la gente è molto gentile ed il loro inglese, per comprensibilità, supera quello sudafricano.

Venerdì 30.11.2012 Malkerns Walley – Hluhluwa Km. 286

Lungo la strada per uscire dalla Malkerns Malley c’è un enorme mercato artigianale dove ci fermiamo a curiosare per i banchi. Qui ci chiedono praticamente il doppio per degli oggetti simili a quelli comprati ieri. Non stiamo nemmeno a discutere sul prezzo o altro; infatti facciamo un giro veloce e ce ne andiamo in cerca della posta e di cartoline. Alla posta ci vendono solamente i francobolli e ci dicono che le cartoline le troveremo “forse” presso il Casinò a circa 5 chilometri. Effettivamente al Casinò avevano delle cartoline ed ora per spedirle dobbiamo tornare alla posta. Meno male che la posta si trova in direzione della strada, la M3, che prenderemo per arrivare a Manzini, la seconda città dello Swaziland. La M3 attraversa tutta Manzini, una città indescrivibilmente caotica per cose e persone; noi continuiamo perché non c’è proprio niente che ci inviti a fermarci. Da qui ci dirigiamo verso sud e verso il confine con il Sudafrica distante un centinaio di chilometri. Il paesaggio si alterna da savana a foresta. In un rettilineo vengo fermato da dei poliziotti (un uomo ed una donna) che mi avevano filmato con il telelaser. Sinceramente mi sentivo tranquillo perché seguivo pari, pari le auto che mi erano davanti, tuttavia i vigili mi dicono di aver superato il limite di velocità di 80 orari. Spiego loro che era impossibile per due motivi: primo perché avrebbero dovuto fermare anche le auto che mi erano davanti; secondo perché proprio nel punto in cui loro mi avevano filmato mi ero fermato per permettere a mia figlia di regalare ad una bambina degli indumenti da vestire e, pertanto, sarebbe stato impossibile in quel breve tratto con la mia auto raggiungere gli 80 orari da loro insinuati. Mi chiedono allora perché ci siamo fermati ed io a spiegargli un’altra volta la storia delle magliette regalate. Alla fine mi chiedono da dove vengo e che cosa faccio nello Swaziland, glielo spiego e mi dicono di proseguire perché fortunatamente per me il video non era stato registrato e non potevano multarmi. Avevamo portato con noi dall’Italia parecchie stecche di cioccolato e gliene do una ciascuno, loro mi dicono che non possono accettarle ed io ribatto che non erano per loro ma per i loro bambini. Uno di loro mi dice di non avere bambini ed io gli dico che allora era ora di farne. A questo punto si mettono a ridere e tutto finisce lì.

Questa parte di Swaziland è molto povera, ai lati della strada ci sono solo rondavel ed una gran quantità di bambini che chiedono soldi. Tutti fanno un gesto internazionalmente conosciuto: sfregare l’indice con il pollice o tenere le mani davanti a se a mo di preghiera.

Arrivati in frontiera a Lavumisa tutto scorre velocemente ed in pochi minuti risiamo in Sudafrica. Ci immettiamo nella N2, ora ci troviamo nella regione dello Kwazulu-Natal. Questa zona che confina con il Mozambico, assieme al Kruger è ritenuta ancora zona malarica. Ci siamo informati presso i proprietari del B&B, dove abbiamo dormito e ci hanno detto che hanno una sicurezza del 98% e che loro una volta a ogni anno fanno un controllo. Non so se questo corrisponda a verità, però è quello che mi hanno detto. Noi non abbiamo fatto nessuna profilassi, ci siamo portati i normali prodotti antizanzare che si trovano in Italia e ce li siamo spalmati prima di entrare in zone ritenute a rischio malaria. Sinceramente non abbiamo visto nessuna zanzara, ma nei due B&B dove ci siamo fermati questi due giorni, in camera avevamo una lampada che ogni tanto emetteva degli sbuffi ed un liquido che apparentemente serviva a tenere lontano le zanzare.

Questa sera cambiamo catena di supermercati, dobbiamo ripristinare le riserve ed andiamo in un Pick and Go, anche qui siamo gli unici clienti bianchi. C’è un ristorante della catena Wimpy dove oltre ai soliti hamburger si possono avere delle buone bistecche.

Sabato 01.12.2012 Hluhluwa – Eshowe Km. 285

A pochi chilometri da Hluhluwa c’è il Gate per entrare al parco nazionale del Hluhluwe Game Reserve che è a sua volta collegato con l’iMfolozi Game Riserve. Non me ne abbiano gli operatori del Kruger ma, a mio avviso, questi due parchi per un visitatore sono più interessanti del Kruger anche se non alla stessa altezza come organizzazione. L’entrata costa 120 Rand a persona e li merita tutti, più 35 Rand per una dettagliata guida del parco. Lo stesso è asfaltato per un buon 50% ed oggi, come per il Kruger, troviamo nuvole e pioggia. Per la prima ora non vediamo un solo animale, solamente uccelli e farfalle. Al B&B ci avevano detto che questo parco era strapieno di animali, ma dove sono? Eravamo ormai più che delusi quando ci imbattiamo in un enorme branco di bufali e subito dopo cinque enormi rinoceronti. Questo ci ha tirato su il morale. Come vedremo in seguito qui gli animali si vedono da molto più vicino e di quelli grossi ne abbiamo visti molti di più. Anche qui ci è mancato il quinto “big five”, il leopardo. Abbiamo però avvistato (ci ha attraversato la strada) un enorme lucertolone lungo all’incirca un paio di metri, che non era segnalato negli animali esistenti nel parco. Abbiamo visto tantissime enormi giraffe e poi zebre e una coppia di leoni che senza far caso a noi lentamente ci ha attraversato la strada. Ma come si dice, dulcis in fundo, mentre stavamo ormai per uscire dal parco e sotto una battente pioggia, ci imbattiamo prima in un branco di enormi rinoceronti a non più di una decina di metri, poi ecco una famiglia di facoceri e per terminare vediamo cinque elefanti uno dei quali, a un certo punto, si è messo a correre al lato della strada facendo sussultare la nostra piccola auto dove stavo seduto con la prima ingranata per tentare una eventuale fuga! Questo è stato il più bel giorno del nostro viaggio.

Ormai stanchi usciamo dal Cengeni Gate e ci dirigiamo verso la cittadina di Ulundi per poi continuare fino a Eshowe dove arriviamo con il buio e dove troviamo un super B&B quando ormai disperavamo di trovare qualcosa di decente.

L’unico posto decente (e questo la dice tutta) che troviamo per mangiare è un Kentuky F.C. non ce la sentiamo di sederci, prendiamo del take away, ossia pollo e patatine untuosi che mangeremo nella cucina del Lodge. Qui captiamo dei canali satellitari italiani e possiamo vedere un canale Rai dove passano le solite notizie di politica interna ed a questo punto spengo.

Domenica 02.12.2012 Eshowe – Umtentweni Km. 299

Quella di oggi sarà una giornata di trasferimento poiché tutto il giorno lo passiamo sulla N2 fatta eccezione per una trentina di chilometri da Ballito a Umhlanga Kocks che li facciamo lungo la costa del Oceano Indiano. A Ballito troviamo finalmente un enorme centro commerciale dove pranzare e passare un paio d’ore.

Oggi sono stanco e in previsione del tragitto di domani mi voglio fermare prima. Troviamo subito un alberghetto su una collina vicino al mare, un po’ spartano ma sono talmente stanco che mi va bene tutto, anche il geco che trovo in camera e che mi farà compagnia durante la notte.

Dopo una breve passeggiata sul lungomare e dopo aver evitato degli enormi cani in libertà che ci abbaiano quando passiamo per la strada, andiamo a dormire perché domani si parte presto.

Lunedì 03.12.2012 Umtentweni – Quthing (Lesotho) Km. 435

Erano anni che mi ero ripromesso di visitare il Lesotho e oggi finalmente ci arriverò. Da giorni sto studiando la guida e la carta stradale, ma non coincidono. Il problema è più che altro sulla situazione delle strade, decido così di avvicinarmi al confine più vicino e chiedere informazioni sicure. Guido per la N2 fino a Kokstad e poi per la 56 fino a Malatiele, dove mi dicono che da lì parte una sterrata di circa 20 chilometri fino al confine di Oacha’s Nek e poi da lì girando a sinistra in direzione Quthing e Maserù, suppostamene tutto asfalto. Effettivamente è così. Gli scarsi venti chilometri fino al confine sono in uno stato passabile. Fanno abbastanza ridere dei ragazzini che in concomitanza di buche sulla strada fanno finta di tapparle chiedendo soldi in cambio, poi quando l’auto è passata si siedono ai bordi aspettando la prossima auto. Piano, piano si sale su in montagna fino ad arrivare ai confini con il Lesotho, quello che giustamente chiamano “il Regno del cielo” perché il suo territorio si trova tutto al di sopra dei 1000 metri sul livello del mare.

Arrivati al confine ci sembra di essere in un altro mondo. Dei bambini sui dieci anni sono li per aiutarci (anche se non ce n’era bisogno) a compilare il foglio per la richiesta del visto. Hanno solo una biro e tiriamo fuori la nostra per andare un po’ più spediti. Ci mandano poi in un spoglio (solo un tavolino ed una sedia) ufficio doganale dove dovrebbero darci il visto. Neanche qui hanno una penna e ne tiriamo fuori un’altra delle nostre. Quando vedono che arriviamo dall’Italia non hanno la più pallida idea di dove sia. Appesa ad una parete hanno un foglio ciclostilato dove sono riportate le nazioni per continente, e sta a noi dire che l’Italia si trova in Europa. Alla fine mettono velocemente un timbro sul passaporto. L’auto passa senza essere riportata da nessuna parte e senza nessun controllo doganale. Ci fanno solo pagare 30 Rand per diritti autostradali. Da Oacha’s Nek a Quthing dove ci fermeremo per la sera ci sono circa 180 chilometri e per farli abbiamo impiegato tre ore e mezza. Questi 180 chilometri sono tra i più belli che io abbia mai visto. Panorami stupendi e mozzafiato. La strada è un continuo e ripido su e giù dove a volte devo mettere la prima per poter salire. Ai lati, sporadicamente ci sono dei rondavel con qualche animale e poca gente. Le poche persone che incontriamo ci sorridono sempre. Ci eravamo portati dall’Italia della cancelleria e delle barre di cioccolato e le abbiamo distribuite ai bambini. Prima guardavano curiosi, poi ringraziavano e quando eravamo passati incominciavano a saltare e gridare in mezzo alla strada dalla contentezza.

Si vedono molti pastori coperti con le loro tipiche coperte, stivali in plastica bianchi e l’immancabile bastone che serve per gli animali e per appoggiarsi quando stanno in piedi. Per completare il tutto il classico rotondo cappello basotho. Dopo un centinaio di chilometri la strada incomincia ad essere piena di buche il che frena parecchio la nostra media oraria già molto bassa. Appena arriviamo a Quthing cerchiamo dove dormire perché andare avanti sarebbe “missione impossibile”. Guardiamo dal di fuori un paio di B&B ma è roba da mettersi le mani sui capelli. Quando finalmente troviamo uno scadente albergo, il Mountain Inn, il migliore del paesetto speriamo ardentemente che abbiano posto. Scopriremo poi che eravamo gli unici clienti. Inizialmente, nonostante avessero camere con tre letti, volevano per forza darmene due al prezzo di 1350 Rand, una pazzia. Alla fine con una stecca di cioccolata alla recepcionista ne otteniamo una da tre letti a 800 Rand. Almeno la camera era pulita. Andiamo a fare un giro, siamo gli unici bianchi e tutti ci guardano di sottocchio. La cittadina è molto sporca e piena di fango. Tutti hanno la loro attività lungo la strada, perfino il costruttore di bare lavora sul marciapiede e ha le ‘casse’ in mostra appoggiate al muro di una casa. Si vede in giro praticamente solo gente giovane, non a caso l’aspettativa di vita del Lesotho è sotto i quarant’anni. Ho letto che si stima che almeno il 30% della popolazione sia ammalata di Aids. Entriamo in un supermercato gestito da cinesi dove compero una bottiglia di Coca Cola. All’interno ci sono cinesi in ogni corsia che controllano gli acquirenti e vicino alle casse c’è una guardia armata di fucile a pompa, immagino di quelli che sparano pallettoni di plastica. Mentre esco con la mia bottiglia in mano mi sento strattonare rudemente, è la guardia che mi chiede lo scontrino della bibita. Lì vicino un cinese che immagino essere stato il padrone mi guardava imperterrito. Fortunatamente avevo ancora in mano lo scontrino e lo mostro alla guardia il quale fa segno al cinese che è tutto apposto. Lo stesso cinese mi sorride e mi dice: is ok. Io di rimando gli dico in cinese xie-xie (grazie) e sorrido anch’io, poi gli dico una delle tre parole cinesi che conosco e che è vaff… A questo punto il cinesino smette di sorridere, si fa serio e incassa. Per la cronaca: la terza parola che conosco è buon giorno.

Dopo questa avventura torniamo in albergo dove la recepcionista ci dice che alle dieci lei se ne sarebbe andata ed avrebbe chiuso ermeticamente l’albergo e che noi saremmo stati “absolutly save”.

Andiamo in camera e ceniamo con quello che abbiamo in auto. A un certo punto la maniglia della porta si muove e il pendolo attaccato alla chiave si muove pure, qualcuno voleva entrare. Apro subito la porta ma non vedo niente, vado dalla ragazza e le spiego l’accaduto ma lei non ne sa niente. Mi ripete che là siamo “save” e chiama il guardiano notturno, un pastore basotho avvolto in una coperta con l’immancabile bastone. Parlano la loro lingua ma capisco che gli racconta l’accaduto e gli dice che chiusa nel parcheggio dell’albergo abbiamo anche un’auto. Alle dieci la ragazza se ne va perché sento lo stridere di cancelli che scorrono. Noi in qualche maniera, per sicurezza, ci barrichiamo in camera e non mettiamo più fuori la testa fino a che il cielo non si schiarisce. Poi abbiamo dovuto lavarci con l’acqua fredda che durante la notte e anche andata via. Inutile dire che ho veramente dormito con un occhio aperto e uno chiuso. Appena si e fatto chiaro, verso le quattro, ho preso sonno ed ho dormito profondamente fino alle otto. Alla fine non è successo niente, però…

Martedì 04.12.2012 Quthing – Fouriesburg Km. 344

La giornata di oggi prevede l’attraversamento del resto del Lesotho e della capitale Maserù. Il panorama continua ad essere bello, ma niente di comparabile a quello di ieri. Vengo spesso fermato dalla polizia del traffico per il controllo documenti (la patente) ma tutto fila sempre liscio. Guardano sempre un bollino che ho sul vetro e mi dicono di proseguire. Al primo controllo sono stato redarguito perché non mi sono fermato allo stop. Il poliziotto era ad una trentina di metri dallo stop ed io piano, piano mi sono avvicinato e mi sono fermato alla sua altezza. Si è presentato con nome e cognome, mi ha chiesto da dove venissi e la patente. Mi ha poi spiegato, con toni decisi, che nel Lesotho bisogna fermarsi all’altezza dello stop ed aspettare che il gendarme faccia segno con la mano di proseguire. Mi sono scusato e mi ha fatto proseguire. Da qui in avanti più nessun problema.

Per tutto il tragitto che va da Quthing alla frontiera la gran parte dei paesi si sono sviluppati lungo la strada. I primi cinquanta metri ai bordi della strada sono occupati da casupole con relativa latrina esterna con sfiato incorporato e poi niente dietro. Sinceramente è difficile capire dove cominci un paese e dove finisca l’altro.

Arrivati alla capitale Maserù più per curiosità che altro voglio visitarne il centro. Il traffico è caotico, praticamente quasi solamente taxi che suonano in continuazione cercando di accaparrarsi clienti, ma dopo un paio di minuti ci si fa l’abitudine. Giacché siamo qui vogliamo andare all’ufficio turistico ed in posta a spedire qualche cartolina. Il problema potrebbe essere il parcheggio ma ci sono tanti parcheggiatori abusivi che per un paio di Rand ci trovano posto e stanno attenti all’auto. La nostra visita di Maserù termina con l’invio delle cartoline e dopo aver preso alcuni depliants all’ufficio turistico. C’è veramente poco da vedere.

Fino al confine di Butha Buthe nel nord del paese il paesaggio non cambia. Passare la frontiera è velocissimo come all’andata.

Rientrati in Sudafrica cerco il Camelrock Lodge, che dovrebbe trovarsi a circa un chilometro dal posto di frontiera sudafricano di Caledonspoort. Avevo guardato tempo addietro su internet e mi sembrava un posto molto bello e così è anche. Per 660 Rand ci danno uno chalet stile rondavel con due camere de letto, doppio bagno, un bel soggiorno e la cucina fornita di tutto. Fuori abbiamo una terrazza con il tetto in paglia e a disposizione una griglia a legna ed una a gas. Tutto compreso nel prezzo. Il tutto a più di 1000 metri di altezza contornato da alte montagne di differenti colori. Il posto è unico. Appena usciamo in terrazza vediamo far capolino davanti al chalet, come per salutarci, alcuni curiosi emùs, parecchi springbocks e per finire due enormi e mansueti mastini. Il paese di Fouriensburg dista nove chilometri dal lodge e vi andiamo per fare provviste, questa sera grigliata di carne e verdure.

Mercoledì 05.12.2012 Fouriensburg (Camelrock Lodge) Km. 90

Appena alzati decidiamo di stare qua un altro giorno. In mattinata andiamo a visitare la cittadina di Clarens tanto decantata dalla nostra guida. Clarens dista a quaranta chilometri dal lodge e il paesaggio per raggiungere la Clarens è fantastico, difficile da descrivere a parole. Per quello che concerne Clarens, se non fosse stato per il panorama delle Maluti Mountains, l’unica cosa intelligente che potevo fare era risparmiarmi i soldi della benzina.

Tornati al lodge ci organizziamo per salire sulla montagna di fronte. Chiedo al proprietario informazioni sul cammino da seguire, mi spiega, poi invita i due cani a seguirci ed incredibilmente ci seguono mansueti fino sulla cima. La salita dura circa un’ora ma una volta arrivati sopra si viene ripagati con una vista stupenda sulle montagne del Lesotho che stanno in fronte. Però, oltre alle montagne vediamo anche dei lampi e sentiamo dei tuoni. Anche i cani sono nervosi e tendono ad andarsene ed io penso che sia una buona idea seguirli. Riusciamo appena ad arrivare al lodge che il cielo si apre e piove per un paio d’ore con tuoni e fulmini, proprio sopra di noi. Scendendo dalla montagna avevo notato che ogni chalet disponeva di una antenna parafulmini alta circa una decina di metri, quindi niente panico.

Giovedì 06.12. 2012 Fouriensburg – Vereeniging Km. 299

Oggi è il penultimo giorno di viaggio e cerchiamo una cittadina dove fermarci per la notte e che sia vicino all’autostrada per Johannesburg e l’aeroporto di Tambo. La nostra scelta alla fine cade su Vereeniging e mai una scelta è stata così infausta.

Passando per Fourienburg ci fermiamo a guardare il Salpeterkrans, un monolito in arenaria che è il più imponente di tutto l’emisfero australe. Continuiamo il nostro cammino facendo una deviazione per Vredefort Drome una cittadina dove, secondo la nostra guida, 2000 (duemila) milioni di anni fa sarebbe caduto un meteorite ed il punto d’impatto sarebbero appunto i dintorni di Vredefort Drome. Questo sito è patrimonio dell’Unesco.

Una volta arrivati e prima ancora di cercare da dormire ci fermiamo in un supermercato Spar per mangiare nella caffetteria. Come siamo abituati a fare, due entrano (mia figlia ed io) e la moglie rimane in auto per sicurezza. Quando dopo un po’ usciamo la troviamo che discute con un paio di persone, un bianco ed un nero. Mentre eravamo dentro il nero che guidava un pick-up della quale il bianco ne era il proprietario, facendo manovra, aveva distrattamente mandato un carrello della spesa li parcheggiato contro la nostra auto, provocando due visibili ammaccature. I due stavano per tagliare la corda ed allora mia moglie aveva fotografato la targa dell’auto ed i due individui ed in quel momento siamo arrivati mia figlia ed io.

Abbiamo chiamato la Budget per sapere cosa fare e ci hanno consigliato di prendere subito i dati e possibilmente di portare i due dalla polizia per fare una denuncia. I due inizialmente non ne volevano sapere perché dicevano che la colpa era del fattorino che aveva spostato il carrello mentre loro facevano manovra. Io ho detto loro che non li potevo obbligare ma che le foto scattate parlavano da sole e che sarei comunque andato alla polizia. A questo punto si sono decisi a venire con noi, anzi noi a seguire loro con la nostra auto. Per arrivare dalla polizia mi hanno fatto fare il così detto “giro dell’oca” così dopo una buona mezz’ora arriviamo dalla polizia. Lì, senza difficoltà, ammettono di aver spinto con la loro camionetta un carrello contro la mia auto e questo mi basta. Il poliziotto fa un verbale e me lo consegna per consegnarlo a mia volta alla Budget rent a car.

Chiedo quindi al poliziotto come tornare allo Spar, me lo spiega ed in meno di dieci minuti ci arriviamo! Non è che per caso i due volevano fare i furbi per vedere se mi perdevo strada facendo?

Nelle vicinanze dello Spar troviamo un lodge molto bello e non ancora contenti torniamo a mangiare nella stessa caffetteria. Mettiamo l’auto in una posizione strategica ed entriamo tutti a cenare.

Venerdì 07.12.2012 Vereeniging – Tambo Km. 100

Il nostro aereo parte in serata quindi niente fretta. Dopo aver controllato lo spazio vuoto rimanente nei bagagli cerchiamo un centro commerciale dove fare le ultime spese e la scelta cade ancora nello Spar di ieri. Bisogna aggiungere che ci eravamo portati da casa parecchie cose che non mettevamo più e poco a poco le avevamo regalate strada facendo.

Arrivati alla Budget consegno l’auto e mi fanno riempire un modulo per spiegare la dinamica dell’incidente e i danni provocati. Mi dicono che inizialmente dovrò pagare i danni all’auto e che comunque la somma non sarebbe stata in nessun caso superiore alla franchigia prestabilita di 2100 Rand e che in seguito “eventualmente” se loro dovessero incassare i danni dall’assicurazione dell’altra auto coinvolta, mi avrebbero restituito la franchigia da me pagata. Proprio questa mattina ho ricevuto la fattura della carta di credito dove ho visto che si sono tenuti i 2100 Rand. Fra qualche giorno scriverò loro per informarli che sto aspettando la restituzione della franchigia anche se dubito seriamente che mai la rivedrò. La cosa che mi darebbe più fastidio è dover pagare quando davanti alla polizia chi ha fatto il danno ha fatto un’ammissione di colpa.

Arrivati in aeroporto e prima dipartire ci cambiamo ed apriamo le valigie vicino a dei poliziotti per essere più al sicuro. Mia moglie decide di lasciare là un paio di scarpe vecchie e le mette in una borsa di plastica vicino ad un contenitore delle immondizie. Mentre noi continuiamo ad aprire e chiudere le valigie uno dei poliziotti si avvicina alla borsa con le scarpe, la prende e se la porta via.

Il volo di ritorno mi riserva la stessa fortuna dell’andata, un solo posto libero in tutto l’aereo e proprio vicino a me.

Sabato 08.12.2012 Francoforte–Venezia

A Francoforte troviamo l’aeroporto pieno di neve ed a Venezia ancora di più. Quasi, quasi invece di prendere il pullman verso casa ci verrebbe voglia di prendere ancora l’aereo verso Francoforte e il Sudafrica.



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