Cape Town e Parco Kruger

Il nostro viaggio in Sud Africa inizia il 29 giugno 2009 dall'aeroporto di Parigi (un volo da Bologna ci ha portato in gran fretta) dove una serie di controlli interminabili (era proprio il periodo delle chiusure delle frontiere europee per il G8) ci hanno fatto salire sull'aereo con il cuore in gola ma tanta tanta voglia di partire per la nostra...
Scritto da: ChicaRiky
cape town e parco kruger
Partenza il: 29/06/2009
Ritorno il: 13/07/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Il nostro viaggio in Sud Africa inizia il 29 giugno 2009 dall’aeroporto di Parigi (un volo da Bologna ci ha portato in gran fretta) dove una serie di controlli interminabili (era proprio il periodo delle chiusure delle frontiere europee per il G8) ci hanno fatto salire sull’aereo con il cuore in gola ma tanta tanta voglia di partire per la nostra avventura.

Con me e mio marito viaggiavano anche i mie genitori, riusciti a venire dopo tante indecisioni per alcune situazioni da sistemare, ma tutto si è risolto per il meglio e anche per loro era giunto il momento tanto atteso. Tutti e quattro ci siamo imbarcati senza sapere bene cosa aspettarci (era la prima volta in Africa) anche se da tanti anni era il mio piccolo sogno nel cassetto.

Un sogno che spesso ho dovuto accantonare perchè non ero ancora riuscita a “costruirlo” e immaginarlo come volevo. Il tutto è successo la domenica di Pasqua (che bel regalo) quando quasi per scherzo mio marito ha trovato, navigando su internet, un volo Air France a 430 € tasse incluse per Johannesbourg. Ecco, forse l’occasione è arrivata! Abbiamo iniziato subito a leggere quasi tutti i racconti sul Sud Africa che Turisti per Caso pubblica nel suo sito e l’attenzione è caduta su uno di questi dove una famiglia parlava della splendida esperienza vissuta nel Parco Kruger insieme a Daniela e Alberto presso i quali erano stati ospiti e con loro avevano scoperto le meraviglie naturali del parco. Purtroppo non venivano date altre informazioni ma, grazie alla mia testardaggine e al mio discreto fiuto per queste cose, ho iniziato la ricerca su internet ed ecco che scopro che Alberto e Daniela gestiscono una Guesthouse (Kaia Tani) magnifica a Phalaborwa (una cittadina situata proprio in uno dei punti d’ingresso del parco). Fantastico! Davvero tutto fa presupporre al meglio.

Decido di scrivere subito una mail di presentazione e di richiesta disponibilità per capire anche meglio come impostare il nostro viaggio che stava prendendo forma. Entro sera Alberto fa “il miracolo”: ci scrive dandoci disponibilità e addirittura ci contatta via Skype!!! E’ fatta!!!!! Parliamo tanto al telefono e già da questo primo colloquio capiamo quanta passione e quanto amore c’è in loro per l’Africa.

Ci prendiamo solo qualche giorno per un passaggio veloce in agenzia per l’emissione dei biglietti aerei poi decidiamo (su suggerimento di Alberto) di dedicare la seconda settimana del nostro viaggio solo a lunghi ed emozionanti safari nel Kruger.

Rimaneva solo da decidere l’itinerario della settimana d’arrivo e qui la nostra esperienza di turisti on the road non ci ha tradito. Non era stagione per visitare la Garden Route (l’inverno, cioè la nostra estate, non è il periodo migliore) e quindi decidiamo di fare tappa fissa a Cape Town e da qui con un’auto a noleggio visitare tutto quanto possibile. Bene, ora mancava solo l’acquisto di un paio di guide turistiche che ci permettessero di conoscere meglio quello che il Sud Africa ci avrebbe mostrato.

In uno dei tanti contatti con Alberto e Daniela ci indicano una coppia italiana che risiede e gestisce un tour operator (Giraffrica) e un lodge a Città del Capo e che potrebbero aiutarci nell’organizzare e nel scegliere cosa visitare nella zona: sono Antonella e suo marito Ettore. Perfetto, li contattiamo e con grande entusiasmo si rendono disponibili a considerare o meglio sostenere la nostra richiesta di una guida personale che ci accompagni in alcuni luoghi che vorremmo scoprire.

Il giorno della partenza mi sembra eterno e la frenesia del viaggio pian piano si trasforma in adrenalina pura! Arriviamo a Johannesbourg dove passiamo la notte (prenotata dall’Italia) e il giorno seguente ripartiamo per Città del Capo dove all’aeroporto ci aspetta Steven, la guida (inviataci da Antonella ed Ettore) che per due giorni ci accompagnerà alla scoperta della città e della penisola del Capo. Era la prima volta che affrontavamo la visita di un luogo con il supporto di una guida locale (parlava italiano) e la cosa un po’ ci lasciava perplessi: perplessità che dopo la prima mezz’ora di conoscenza si è subito trasformata in entusiasmo e successivamente anche in tanti racconti e risate che Steven ha saputo trasmetterci.

Che meraviglia scoprire una città molto vivace, pulita e tranquilla in una posizione fantastica, considerata una delle baie più belle al mondo con l’oceano a destra e a sinistra e la Table Montain che vigila dall’alto. Sul Waterfront, che è la zona più turistica, si trovano tanti ristoranti e altrettanti negozi; è una zona ricostruita sul vecchio porto, tutta pedonale: un angolo di città che sembra quasi “finto” ma che non toglie nulla al fascino di una città dove convivono popoli e culture differenti, dove ancora si sente ed è forte la differenza culturale e di tradizioni…Dove l’aphartied non è ancora sconfitto.

Il giorno seguente visitiamo, insieme a Steven, la penisola del Capo: Camps Bay, Clifton Bay da dove osserviamo la montagna dei 12 Apostoli, Hout Bay, un tratto della Chapman Peak Drive, che inizia ad Hout Bay, la Penisola di Cape of Good Hope dove abbiamo preso la funicolare per arrivare a Cape Point e visitare Cape of Good Hope (distano pochi minuti di auto l’uno dall’altro) dove l’oceano offre qui il massimo della sua potenza e qui davvero ci rendiamo conto che puntando il nostro sguardo ancora più a sud non c’è nulla se non l’Antartide! Davvero meraviglioso!…Attenti solo ai babbuini, cercano di prendere tutto ciò che avete in auto.

La sera con Steven ci salutiamo e prima di incontrare Ettore abbiamo una giornata tutta per noi dove visitare la zona dei vigneti a circa 40 km da Città del Capo: in una mattina di sole splendido ci concediamo ore di completo relax nella visita di cittadine coloniali come Stellenbosch e Franschhoek dove sembra quasi che il tempo sia rallentato dai ritmi della natura. Un ordine perfetto ci accoglie, case bianche in stile olandese si stagliano su un cielo di un azzurro intenso e distese di vigneti ci fanno immaginare questo angolo di paradiso nella stagione autunnale quando il rosso delle viti diventa intenso e dolce nello stesso tempo.

La mattina seguente Ettore ci aspetta di buon ora nella hall dell’hotel per accompagnarci alla spiaggia di Boulders Beach a vedere una numerosissima colonia di pinguini “jackass”: arriviamo molto presto ed è bellissimo vederli mentre ancora un po’ assonnati escono dalle loro tane per raggiungere la spiaggia e i più temerari (fa fresco) l’acqua! Ripartiamo lungo la costa alla volta di Hermanus una bella e ordinata (ma d’altra parte cosa c’è di “fuori posto” nei luoghi fino ad ora visitati ??!!) cittadina dove con un po’ di attesa e tanta fortuna riusciamo ad avvistare le prime balene. Che spettacolo: spruzzi, code che volteggiano nell’aria tersa e i racconti di Ettore che con pazienza ci fa osservare ogni loro mossa! Sulla strada del ritorno ci racconta della storia di questo splendido paese e decidiamo insieme di contattare Jerry (un ragazzo che vive in una township) per farci da guida. Che esperienza forte! La cosa che maggiormente ci ha colpito è stata la grande dignità della gente che le abita e il loro spirito di vita impostato sulla famiglia, sulla comunità e sul desiderio di affermazione tramite il lavoro e la possibilità di sentirsi parte attiva, attraverso il riappropriarsi dei loro diritti negati per decenni, di una nazione. Non abbiamo percepito questi luoghi così pericolosi come la guida LP li descrive. Abbiamo comunque adottato un comportamento prudente non molto diverso da quello che utilizziamo solitamente nelle città europee, italiane comprese, nonostante abbiamo visto zone anche di grande povertà dove, dopo il tramonto, era meglio non soffermarsi.

Grazie ad Ettore iniziamo a comprendere quello che si nasconde dietro alla cultura e alle tradizioni di un paese e di un popolo che sta cercando una sorta di “riscatto”, ci fa apprezzare ritmi quotidiani lontani dai nostri frenetici, condivide con noi le responsabilità di una scelta (quella di trasferirsi in Sud Africa) che lo ha fatto ricominciare con una nuova vita. La sua cordialità, la sua passione, la sua disponibilità è contagiosa: quando ci salutiamo gli promettiamo che ci terremo in contatto e torneremo a trovarlo per conoscere e scoprire altri luoghi. Grazie Ettore e grazie Antonella! La mattina di buon ora raggiungiamo l’aeroporto: un volo per Johannesbourg ci aspetta per portarci verso una nuova avventura, il Parco Kruger.

Il giorno 6 luglio arriviamo all’ora di pranzo all’aeroporto di Johannesbourg, dove noleggiata l’auto (una poco promettente, in termini di confort, Toyota Avanza) ci dirigiamo verso Phalaborwa. Il trasferimento è abbastanza lungo, passiamo prima nelle vicinanze di Pretoria, poi di Polokwane (dopo circa 300km), Tzaneen ed infine dopo circa 5 ore e mezzo arriviamo a Phalaborwa quando ormai è buio. Non è difficile trovare la guesthouse e ad accoglierci ci sono Alberto e Daniela. Ci sembra di essere arrivati a casa, tanta è la disponibilità e l’accoglienza che ci riservano fin da subito. La guesthouse è un gioiello, con “solo” sei stanze, un’ ampia veranda, la piscina e la zona bar e salotto, dove poterci rilassare e confrontare insieme dopo le lunghe giornate nel parco…Uno vero spettacolo. Ceniamo con loro e durante la cena organizziamo cosa fare il giorno successivo. Partiamo di buon ora per essere “i primi” ad entrare al gate del parco alle 6.00 a.M., e cominciamo a dirigerci verso Satara. Durante il tragitto Alberto ci descrive gli innumerevoli animali che incontriamo e le loro abitudini per farci entrare subito in sintonia con la natura del luogo in cui ci troviamo. Incontriamo giraffe, impala, elefanti (anche di dimensioni impressionanti), zebre, ippopotami, bufali, e tanti altri fra cui due splendidi rinoceronti bianchi (mamma e figlio) che stiamo per minuti e minuti ad osservare. Ci fermiamo sul ponte del fiume Olifants dove facciamo colazione con muffins e caffè mentre ci guardiamo intorno affascinati da quanto ci circonda. La giornata prosegue con il pranzo veloce a Satara e poi si riparte verso casa incontrando animali sempre diversi, peccato solo che prima di uscire dal gate, rigorosamente entro le 17.30, non siamo riusciti a vedere due dei big-five mancanti ovvero il leone ed il leopardo. Proprio per questo motivo Alberto a cena ci consiglia di percorrre l’indomani il “Mananga” trail 4×4 intorno a Satara, un percorso riservato ai veicoli fuoristrada, e per cominciare prima possibile ci propone di partire prima dell’alba (ore 4:30) ed entrare da Orpen, il gate posto circa a 120km a sud di Phalaborwa. Accettiamo la proposta e l’indomani partiamo un po’ assonnati ma sicuri che verremo ripagati nel migliore dei modi dagli incontri della giornata: infatti si rivelano fantastici, a cominciare dallo splendido leone maschio che cammina lungo la strada insieme a noi per alcune decine di metri. Che animale meraviglioso, fiero e con uno sguardo imponente…Quasi da paura!. E poi cosa dire dallo splendido leopardo, sceso dall’albero durante l’avvistamento, del rinoceronte nero, del branco di elefanti con molti piccoli che incontriamo lungo il trail. Che meraviglia, mai ci saremmo aspettati emozioni simili!! Il giorno dopo decidiamo di non entrare al Kruger, anche per dormire qualche ora in più, visto che si tratta pur sempre di una vacanza, e andiamo a visitare vicino ad Hoedspruit una femmina di ippopotamo, chiamata Jessica, che vive vicino alla casa di alcuni contadini proprio come fosse un animale domestico anche se è pur sempre in liberà e libera di andarsene come e quando vuole. Ci aspettavamo un qualcosa simile ad uno zoo, probabilmente perché in Europa o in America un fatto del genere avrebbe costituito una scusa per edificare una sorta di parco divertimenti, invece ci siamo trovati di fronte una povera ma dignitosa abitazione di contadini, posta nelle vicinanze di un piccolo corso d’acqua, dove Jessica si godeva i piaceri dell’acqua. Alcuni ragazzini ci hanno fatto entrare nel cortile e ci hanno raccontato la storia di questa femmina di ippopotamo che in seguito ad un’inondazione ha perso la madre e si è ritrovata sola vicino alla casa in cui ci trovavamo. E’ stata alimentata dai proprietari e lei è cresciuta tollerando la presenza umana e vivendo durante il giorno libera per poi tornare al tramonto sempre verso quel luogo e quel corso d’acqua. É stato emozionante avvicinarsi, strofinare il dorso della mano sul muso pieno di “baffoni” e massaggiarle la schiena con i piedi.. Sulla strada del ritorno ci siamo fermati a vedere il Giant “Glencoe” Baobab di Hoedspruit, il secondo Baobab del Sudafrica in termini di dimensioni.

Finalmente la mattina seguente è il gran giorno del Morning walk, ovvero l’escursione a piedi accompagnati dai rangers effettuata all’alba, alle prime luci del giorno. Nonostante il freddo e, come negarlo, la paura, ci siano incamminati a piedi nel bush. Che emozioni!! I nostri passi incerti e i nostri sguardi persi a 360° un po’ dalla paura ed un po’ nella speranza di fare un incontro importante, sono stati ripagati dalle emozioni provate e dallo splendido incontro con un maschio di rinoceronte bianco che, proprio durante la nostra sosta per fare colazione vicino ad uno specchio d’acqua, ha deciso di venire ad abbeverarsi a circa 10 metri da noi. Siamo rimasti alcuni minuti immobili ad osservare quella meraviglia della natura ascoltando i suoi respiri, gli sbuffi, i suoi passi silenziosi ed il suo giocare con un tronco di legno per pulirsi il lunghissimo corno. Quando si è allontanato abbiamo recuperato le nostre cose e siamo ritornati verso il fuoristrada con ancora negli occhi quelle immagini. La giornata è poi trascorsa tranquilla dedicando un poco di tempo anche al relax, prima di andare a cenare lungo l’Olifants dopo aver fatto una piccola navigazione sul fiume che ci ha permesso di vedere altri elefanti, ippopotami, coccodrilli, kudu, bufali, giraffe e tanti altri animali ed un tramonto incredibile! Con Alberto, sempre con noi, la mattina seguente entriamo dal gate di Phalaborwa e ci dirigiamo verso nord in direzione Mopani lungo la H14. Lungo il percorso Alberto si ferma in prossimità di un piccolo condotto di scolo delle acque che passa sotto la strada indicandoci una tana di iene (questa scoperta in seguito, durante il tragitto per il bush brie serale ci permetterà di incontrarle nelle stesso punto) e successivamente in corrispondenza del cippo sulla strada indicante il Tropico del Capricorno. La giornata trascorre in un ambiente diverso da quello visto nei giorni prima, molto più ‘aperto’ con vegetazione più rada e più arido. Vicino ad una pozza d’acqua artificiale vediamo anche uno sciacallo intento ad osservare un branco di zebre e gnù fra i quali riusciamo ad individuare alcuni esemplari di tsessebe, un’antilope abbastanza rara. Rientriamo verso il il lodge nel primo pomeriggio in modo da avere il tempo per sistemarci un po’ prima di andare al Bush-braai insieme ai rangers per assaporare emozioni, profumi, sensazioni sotto il cielo stellato dell’emisfero australe.

Il giorno successivo (l’ultimo al Kruger) decidiamo di entrare soli nel parco, e facendo tesoro di tutte le informazioni e i suggerimenti di Alberto, abbiamo avuto il piacere di trascorrere un’altra giornata indimenticabile con tantissimi avvistamenti. La vacanza purtroppo è ormai agli sgoccioli e il 13 luglio abbiamo ripreso l’auto in direzione Johannesbourg per imbarcarci e tornare in Italia . Per molti giorni successivi e ancora oggi abbiamo più volte rivissuto i tanti momenti emozionanti di questa vacanza, i tramonti e l’alba che Alberto ci ha fatto assaporare proprio con i ritmi dello scorrere del tempo, l’incredibile rapporto di sintonia, di empatia e di amicizia che con Alberto e Daniela si è creato. La loro infinita disponibilità, il loro saperci mettere a nostro agio, il desiderio di trasmetterci quella passione per l’Africa che inevitabilmente ci ha cambiati nell’osservare tante cose, la voglia di condividere la loro scelta di vita, la curiosità di sapere di noi, delle nostre percezioni di un paese che tanto ha da offrire non solo come natura.

Un grazie di cuore alle persone che hanno saputo rendere la nostra vacanza unica. La promessa è quella di rivederci: a tutti noi il compito di rispettarla e renderla concreta! Federica, Federico, Tundra, Emilio



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