West usa on the road da vivere

Prima di iniziare il diario di viaggio vorrei ringraziare tutti gli amici che hanno scritto su questo sito e che con la loro esperienza di viaggio e con i loro consigli ci hanno aiutato tantissimo a organizzare questa fantastica avventura. I nostri giorni a disposizione per gli USA sono stati in tutto 18 ma 2 (il primo e l’ultimo) vanno persi...
west usa on the road da vivere
Partenza il: 09/09/2005
Ritorno il: 26/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Prima di iniziare il diario di viaggio vorrei ringraziare tutti gli amici che hanno scritto su questo sito e che con la loro esperienza di viaggio e con i loro consigli ci hanno aiutato tantissimo a organizzare questa fantastica avventura.

I nostri giorni a disposizione per gli USA sono stati in tutto 18 ma 2 (il primo e l’ultimo) vanno persi nel viaggio quindi questo è ciò che abbiamo fatto con 16 giorni effettivi a disposizione e direi che non è poco ! 1° giorno venerdì 09.09.05 VR- MONACO- CHICAGO- SAN FRANCISCO Volo prenotato su internet circa un mese prima, con lastminute.Com € 650,00 cad. A/r, compagnia Lufthansa – United Airlines Nonostante le mie iniziali diffidenze, prenotiamo la sera con internet, il giorno dopo a mezzogiorno, i biglietti ci vengono recapitati a casa! Finalmente si parte, dopo settimane di pianificazioni, di studio delle distanze tra le tappe (mapquest.Com), di prenotazioni dei pernottamenti (tramite Expedia o direttamente sui siti dei motel).

Viaggio in aereo a elica fino a Monaco con Lufthansa (aiuto !), solo un’ora per la coincidenza, un bus ci porta all’imbarco dei voli intercontinentali, seguono svariati controlli, poi il volo di 9.5 ore fino a Chicago. Qui 4 ore di attesa, con controlli puntigliosi da parte della polizia con i cani (beagle) per rintracciare tracce di alimenti presenti nei bagagli a mano, impronte digitali di entrambi gli indici e foto. Mangiamo uno spuntino ($ 20 tax incl) in un locale carino all’interno dell’aeroporto.

Poi, finalmente, stanchissimi le ultime 4 ore e mezzo di volo…Da Chicago a San Francisco, 4,5 ore e siamo ancora negli Stati Uniti (ma quanto sono grandi?) Arriviamo a S. Francisco che è buio, dall’alto la città è bellissima con tutte quelle luci sulla baia e l’aereo pare planare sull’acqua.

Viaggiamo leggeri, solo con il bagaglio a mano, lo sbarco è veloce e ci avviamo direttamente verso l’uscita.

Finalmente usciamo, la nostra prima boccata di aria americana ! sa di libertà ! C’è lo shuttle dell’hotel che ci porta al nostro hotel Sheraton (4 stelle) a Burlingame a pochi km dall’aeroporto, siamo al 15° piano con vista sulla baia (prenotato con Expedia € 52,00 /stanza a notte tax incl) Una doccia veloce poi crolliamo stanchissimi, da domani comincia la ns. Avventura ! 2° giorno sabato 10.09.05 SAN FRANCISCO Ci svegliamo molto presto verso le 6, pieni di energie e ben riposati, non risentiamo per nulla del fuso orario e del resto non ne abbiamo mai risentito in tutti i nostri viaggi, scostiamo le tende il cielo è terso e il chiarore dell’alba accarezza la baia di San Francisco. La giornata promette bene, speriamo visto che ho letto che molto spesso in questa città tutto è avvolto da una persistente nebbiolina.

Scendiamo dalla ns. Stanza a prendere lo shuttle con cui torniamo in aeroporto, da li prendiamo un trenino (linea BART) che in un quarto d’ora ci porta nel cuore di Frisco $ 20 in 2 per biglietti trenino a/r (l’auto la noleggeremo domani, abbiamo pensato credo giustamente che non ci serva per oggi).

Scendiamo a una fermata centrale e fatti pochi passi subito ci imbattiamo in quello che è uno dei mitici simboli di questa città ovvero un cable car, una sorta di piccolo tram che scorre su rotaie con una cremagliera, è manovrato a mano e al capolinea viene girato dagli autisti nella direzione opposta…È bellissimo, si può stare seduti fuori ad ammirare la città che ci passa accanto tutte le ripide salite e le discese…Questa città è incredibile già dopo pochi minuti ne siamo innamorati, ad ogni “vetta” corrisponde un nuovo scorcio… attraversiamo quartieri eleganti e chinatown, e finalmente ecco la baia…Con Alcatraz sullo sfondo, non credevo fosse così vicina, sarà che la giornata è veramente limpida ma si vedono benissimo le mura della famosa prigione, e sulla sinistra la sagoma arancione del Golden Gate.

Scendiamo dal cable (col biglietto che abbiamo fatto per $ 5 cad. Lo potremo prendere a piacimento durante tutta la giornata) ci avviamo a piedi, ci fermiamo ad uno Starbucks prendiamo due mega muffins (buonissimi uno al cioccolato e uno alla banana) e il caffè nel classico bicchierone di carta col coperchio in plastica trasparente ($ 8 in tutto) ci gustiamo la ns. Prima colazione americana seduti sulla spiaggia di San Francisco ammirando il mare e Alcatraz di fronte a noi, il volo dei gabbiani e le nuotate di alcune persone che (sono pazzi!) in quest’acqua direi alquanto fredda si fanno tranquilli bracciate avanti e indietro (alcuni con la muta altri senza!). E’ sabato mattina, ancora presto c’è poca gente in giro, l’aria è frizzante ma i raggi del sole ci riscaldano camminiamo verso il molo e su dalla collina verso un parco (per intenderci in direzione golden gate) da qui si hanno belle viste e punti panoramici sul ponte è davvero stupendo… capitiamo in mezzo ad una corsa podistica e sulla spiaggia vicino a dove abbiamo mangiato i muffin c’è una specie di manifestazione credo di femministe comunque con tutti fiocchi rosa e coccarde.

Ci dirigiamo a piedi verso il Fisherman’s warf, tra l’altro passando vicino a un cespuglio prendo uno spavento esagerato quando all’improvviso il cespuglio si anima e mi balza quasi addosso… è lo scherzo di un signore che nascosto dietro dei rami di cespuglio intrecciati assieme fa prender paura agli ignari che passano, tra le risate delle gente che poi gli da la mancia ! Giriamo per il mercatino di Cannery, un edificio di mattoni rossi dove Del Monte produceva le sue conserve, acquistiamo frutta fresca, poi ci inoltriamo nel Fisherman’s warf con il molo Pier 39 dalle enormi fioriere, pieno di negozietti con un’infinità di souvenir e dì capi di abbigliamento magliette canotte e felpe con scritta San Francisco molto molto carine, e ristorantini di ogni tipo (anche il Bubba Gump) attirati dal rumore andiamo poi verso l’estremità del molo…Ecco decine e decine di leoni marini stanno spaparanzati su chiatte di legno alcuni si azzuffano tra loro altri dormono altri si tuffano in acqua e nuotano…Sono molto rumorosi è divertente osservarli così da vicino…Alcuni sono veramente enormi ! al Pier 45 osserviamo il sommergibile Pampanito e altri velieri.

Lasciamo in tarda mattinata in Fisherman’s warf passando davanti alle bancarelle dove sono esposti enormi granchi molti dei quali ancora vivi, riprendiamo il mitico cable car, facciamo tappa in Lombard Street la via più tortuosa del mondo la percorriamo tutta tra le aiuole di ortensie, poi ci inoltriamo in China Town la più grossa comunità cinese fuori dall’asia, qui è in corso una festa (per la prima luna d’autunno) per le vie tutte piene di ogni sorta di negozi cinesi e di tetti a pagoda con insegne a ideogrammi cinesi, dalle macellerie alle erboristerie ai ristoranti, ci sono cortei con musica, danze cinesi, l’elezione di miss china town, una dimostrazione di esercizi con la spada e una marea di gente…Appesi in alto che attraversano le vie palloncini e decorazioni di carta cinesi tipo lanterne…Insomma una caleidoscopio di colori di odori e di suoni…È divertente passeggiare qui tra le bancarelle di bonsai e di prodotti alimentari tipici anche se tutta questa gente ci trascina avanti come una marea a cui è difficile sottrarsi…Alla fine oltrepassiamo la porta di china town, e ci pare di uscire da un mondo a parte, da una città dentro la città, una sensazione stranissima. Ci ritroviamo ora in mezzo ai grattacieli e ai negozi più eleganti di Frisco siamo nella quartiere di lusso, Russian Hill, Nob Hill, facciamo un salto a Nike Town ma senza acquistare nulla e a Union Square dove c’è un’esposizione di quadri. Abbiamo camminato molto e decidiamo di andare a riposarci nel parco del Golden Gate (che non è vicino al ponte come si potrebbe pensare).

Arriviamo al parco col bus, un parco molto grande, e ci sdraiamo sull’erba a riposare si sta bene al sole, il cielo è azzurrissimo, e sonnecchiando guadiamo la partita di baseball nel campo davanti a noi. Dopo più di mezz’ora andiamo al giardino giapponese (si paga l’ingresso anche se poco) con le pagode le cascatelle e gli stagni (lo pensavo più grande) poi a vedere il roseto, camminiamo ancora un pò in quest’oasi verde a un passo dai grattacieli, attraversiamo il giardino botanico con piante di ogni tipo e numerosi scoiattoli che corrono di qua e di la, poi rientriamo in città. Qui il mio dolce maritino ha l’idea di andare ad un outlet di cui aveva letto e che dovrebbe trovarsi un po’ in periferia così scendiamo dall’autobus un po’ a caso e infatti ci ritroviamo in quello che credo sia uno dei quartieri più malfamati, con immondizia per le strade, abitazioni diroccate vetri rotti, sguardi inquietanti dei passanti (una casa con appesi fuori sulla facciata un divano delle sedie etc.. Arte moderna ‘) insomma il posto non è dei migliori quindi abbandoniamo la folle idea e torniamo di gran passo verso il “centro”. Qui ci sentiamo tranquilli, con gioia riprendiamo un cable car per recarci nuovamente al Fisherman’s a mangiare qualcosa visto che è ormai tardo pomeriggio…Ma ahimè il cable si ferma a metà di una discesa … inconvenienti che succedono ci spiegano…Ecco arrivare un bus che terminerà il tragitto… arriviamo in zona Fisherman’s giusto i tempo per il tramonto e per una foto ad Alcatraz con gli ultimi bagliori di luce, ci fermiamo a prender un paio di t-shirt da regalare ($ 17 di due tax incl) poi per cenare ci fermiamo alle bancarelle gestite per lo più da asiatici…Qui ci sono ovunque enormi granchi che si possono scegliere, sono ancora vivi e giganti, i poveretti vengono impietosamente gettati nell’acqua bollente poi rotti con delle mazzuole un pò di limone e …Uhm sono squisiti… il tutto con l’aggiunta di una fritturina deliziosa e con $ 18 ecco la ns. Prima cena americana! Ancora deliziati dal granchio andiamo al capolinea del cable per l’ultimo giro, l’importante è non perdere l’ultimo trenino BART alle 23.

C’è una lunga fila di persone in attesa, ma ecco finalmente saliamo, io e mio marito in piedi appesi fuori, proprio come nei film, in questa serata di fine estate fresca e limpida, la città ci passa accanto con tutte le sue luci e i suoi mondi diversi posti l’uno accanto all’altro, è bellissima e questo giro in cable di sera è uno dei ricordi più belli che porteremo di tutta la vacanza, con le luci dei grattacieli e gli scorci sulla baia illuminata e sul ponte di Oakland Bay bridge la meravigliosa San Francisco ci saluta nel migliore dei modi.

Col treno torniamo in aeroporto, e da qui con lo shuttle allo Sheraton hotel (si in effetti un giro piuttosto lungo, forse consiglierei un hotel in centro!) Ci spiace non aver avuto il tempo di andare sul Golden Gate, lo abbiamo solo ammirato da lontano, speriamo di riuscire a passarci al ritorno, l’ultimo giorno. Una doccia e a nanna da domani saremo on the road! 3° giorno domenica 11.09.05 SAN FRANCISCO – MONTEREY – 17 MILES DRIVE –CARMEL – MARIPOSA (circa km 450) Anche oggi ci svegliamo presto, chiudiamo le valige e via, con lo shuttle in aeroporto dove noleggeremo l’auto dalla Thrifty (avevamo fatto la riservazione da casa con internet e ci viene confermato il prezzo di $ 609 per 15 gg con assicurazioni LDW e SLI nota: allo stesso prezzo e con le medesime assicurazioni compagnie maggiori tipo Hertz o Alamo ci offrivano un’auto di categoria inferiore).

Ci viene assegnata una Chrisler SEBRING bianca (mid size) con aria condizionata,radio, cd etc…In pochi minuti eccoci al volante e vie per le strade californiane !!! È davvero un’emozione e questa Interstate 101 quante corsie ha ? prendiamo la direzione sud, verso Monterey, prendiamo sempre in direzione sud la 85 poi la 17 infine la 1.Il paesaggio scorre veloce dai finestrini passando dalle colline verdeggianti ai campi coltivati alle dune sabbiose quando arriviamo in prossimità del mare, ecco la cittadina di Monterey affacciata sull’oceano pacifico (circa km 186 da San Francisco).

Parcheggiamo e facciamo un giro per il porto, sentiamo musica provenire dalla piazza, è in corso una festa …Italiana ! c’è la nostra bandiera tricolore appesa ovunque, bancarelle con nomi italiani con i più svariati prodotti del bel paese, e alla musica di “romagna mia” un sacco di gente seduta a mangiare a chiacchierare.

Vista l‘ora (quasi mezzogiorno) e stimolati dagli odorini ci prendiamo un bel piatto di costine con fagioli e pane all’olio…Deliziosi! e li mangiamo seduti tra questa gente festosa. Poi facciamo un giro per il piccolo ma carinissimo Fisherman’s da cui partono gite per gli avvistamenti delle balene, e per finire un bel gelato gigante al cioccolato Ghirardelli ! Ci fermiamo alla mostra di auto d’epoca (quasi tutte di proprietari italiani) nello spiazzo vicino alla piazzetta, poi andiamo un po’ in spiaggia a riposare. Ci togliamo le scarpe, nonostante il sole e il cielo limpido, l’acqua dell’oceano è fredda e anche la sabbia di questa lunga e semideserta spiaggia è fresca…Ci sentiamo molto rilassati e allo stesso tempo increduli di esser proprio qui in riva all’Oceano Pacifico ! Dopo il riposino riprendiamo l’auto, vogliamo fare la 17 Miles Drive che costeggia il mare fino a Carmel by the sea. Pagato l’ingresso ci viene consegnata una mappa per il passaggio da questa che è un strada privata che praticamente costeggia un promontorio, attraversiamo campi da golf, pinete da cui emergono le mura di splendide ville, vediamo dei daini, scogliere su cui l’oceano si infrange rumorosamente, ci fermiamo ad ammirare il cipresso solitario che è un po’ il simbolo di questa costa, poi scendiamo a Carmel by the sea. Essendo domenica c’è parecchia gente in spiaggia, anche questa spiaggia libera è molto bella e profonda, alcuni fanno il bagno, molte famiglie giocano o prendono il sole. Poi ci perdiamo un po’ nelle viuzze interne passando davanti alla vecchia missione di Carmel molto bella, e finalmente arriviamo al piccolo centro con molti negozi in cui ci prendiamo un caffè…Davvero imbevibile.

E’ ormai metà pomeriggio e ci aspetta ancora parecchia strada, dobbiamo abbandonare la costa e dirigerci verso le montagne, a Mariposa in prossimità dello Yosemite Nat. Park che visiteremo domani (circa km 256).

Dopo qualche incertezza e dopo aver chiesto un paio di volte conferma della strada ai distributori di benziona, riusciamo finalmente a beccare la 156 est poi prendiamo l’uscita sulla US 101 north e finalmente la 152 est verso Chowchilla. Ci alterniamo alla guida, sbagliamo l’uscita, torniamo indietro, prendiamo la 99, superiamo il tristissimo paese di Merced (meno male che non abbiamo scelto di passare la notte qui è veramente squallido) finalmente tramite la 140 est verso l’ora del tramonto ecco le montagne, il paesaggio monotono si ravviva, e le piane desertiche lasciano il passo a verdi colline che si fanno sempre più alte fino a vere e proprie montagne. Dopo parecchi chilometri ecco Mariposa un paesino in stile western carinissimo, con la via centrale e parte parte case, motel e ristoranti. E’ già buio e non c’è anima viva in giro, troviamo il nostro motel (qui passeremo 2 notti) prenotato dall’Italia con Expedia (€ 71,23 a camera x notte tax. Incl) il Best Value Mariposa Lodge, tipico motel fatto di una palazzina a due piani disposta a ferro di cavallo, con piccola piscina riscaldata (presente pressoché in tutti i motel). La stanza è carina con due letti queen size (li troveremo ovunque) la onnipresente macchina per il caffè e bagno spazioso. Dopo una doccia veloce affamati ci rechiamo alla ricerca di un buon posto “da bistecche” segnalato dalla ns. Guida Routard (ahimè un po’ datata …Del 2000)… infatti il posto risulta chiuso da un paio d’anni ! quindi optiamo per l’unico locale che presenta delle auto parcheggiate davanti, è il Red Fox, prendiamo una zuppa e un piatto unico con carne e verdura, discreto ma nulla di eccezionale ( € 27,33 tot NB si erano già inclusi nel prezzo la mancia pari al 15 %!). Siamo stanchissimi e vogliamo riposarci bene per le camminate che ci aspettano domani, quindi stasera alle 22.30 spegniamo la luce, buonanotte! 4° giorno lunedì 12.09.05 YOSEMITE NAT. PARK Ci alziamo prestissimo, anche oggi, prima delle 6 siamo vestiti e pronti ad uscire. Siamo in montagna, l’aria è fresca ma ci sono tutte le premesse per una splendida giornata.

Riprendiamo la 140 est, la strada che ci separa dal parco è piuttosto lunga (circa 60 km), ma piacevole, in mezzo al bosco, accanto ad un torrente.

Prima di arrivare all’ingresso ovest di Yosemite in prossimità di El Portal, ci fermiamo per una super colazione a buffet ($ 10,70 cad tax incl.) al View Rest lodge, così mangiamo anche un po’ di frutta che ci fa bene.

All’ingresso dello Yosemite facciamo il National Park Pass per $ 50 ci consentirà di entrare in tutti i parchi, la ranger ci da mappa e giornale del parco e ci informa sull’orario del tramonto.

Entriamo è il nostro primo parco americano ed io sono emozionata ! Seguiamo la strada, è impossibile sbagliare, che si snoda sempre accanto al torrente ci fermiamo ad ammirare El Capitan la parete granitica famosa nel mondo degli scalatori, parcheggiamo e decidiamo i trails da fare.

Ci sono vari shuttle che portano da un punto all’altro del parco e con essi ci si sposta veramente in modo comodo e agevole; noi lo prendiamo fino all’upper pines camping da qui facciamo a piedi il trail per le Vernal falls, un trail molto bello lungo il torrente che ci porta sopra le cascate dove si riflette l’arcobaleno, tra scoiattoli per nulla timidi. Ci rechiamo alle pool poco più in la e ci riposiamo un po’ al sole, da qui si vedono benissimo le Nevada falls più in alto. La giornata è splendida, fa caldo, siamo in canottiera, il cielo è limpidissimo ci gustiamo questa natura in silenzio, che pace ! pian piano ritorniamo dal John Muir trail, non ancora stanchi nonostante la scarpinata decidiamo di andare al Mirror lake, la passeggiata è breve in mezzo al bosco, il lago è solo stagionale e ora è praticamente ridotto ad uno stagno, ma la cornice intorno è bella e rilassante, ci togliamo le scarpe e mettiamo i piedi nell’acqua fresca, che ristoro! Torniamo indietro, siamo un po’ affamati quindi andiamo nei pressi del visitor center per un panino (ottimo). Poi ci rechiamo a piedi alle cascate Yosemite falls che sono però secche (belle passeggiata breve) come pure quelle del velo da sposa. Vogliamo vedere il tramonto dal Glacier Ponit, quindi nel tardo pomeriggio riprendiamo l’auto, e vediamo un bel gruppo di cerbiatti pascolare tranquilli a pochi metri da noi, che meraviglia! In auto seguiamo la strada per il Glacier Point ci sono scorci molto belli su tutta la vallata, passiamo in un punto dove gli alberi sono completamente bruciati da un incendio, uno scenario inquietante e a suo modo suggestivo, il sole scende e la temperatura cala, eccome, siamo a più di 2700 mt ! arriviamo a Glacier Point da dove si domina la valle, le cascate sia Nevada che Vernal si distinguono chiaramente , di fronte a noi, ma molto più in basso ! Sfidando il venticello freddo ci fermiamo ad ammirare la mezza cupola dell’Half Dome arrossarsi alla luce del tramonto, allietati da un ranger che racconta un sacco di aneddoti nella mezz’ora che precede il calar del sole. Non capiamo proprio tutto ma è molto buffo, sembra un attore, molti qui lo sembrano ! Quando la luce è ormai fioca riprendiamo l’auto la strada è ancora lunga e… siamo in riserva di benzina ! non voglio pensare cosa debba essere rimanere a piedi qui, al buio e al freddo, siamo molto preoccupati, la strada pare non finire mai, ma era così lunga anche prima ? finalmente arriviamo al bivio per l’uscita, sulla parete di El Capitan pare siano appiccicate delle stelle, in realtà sono le luci degli scalatori (pazzi ?) che passano la notte in apposite tende sospesi alla parete verticale ! Finalmente l’uscita, chiediamo alla ranger quanto dista il distributore più vicino, la lancetta è ormai sotto il limite delle fatidica E di empty, lei ci rassicura solo 3 miglia. Meno male! Paghiamo questo carburante un occhio della testa ma ringraziamo il cielo che ci sia, ci ripromettiamo di non viaggiare più in riserva, ci sono parecchi chilometri ancora per tornare a Mariposa e nulla nel mezzo ! Finalmente arriviamo è tardi e siamo molto stanchi, quindi optiamo per il Burger king, piuttosto squallido con una band di ragazzi locali trasandati e gente del luogo dall’aria indifferente, un posto un po’ triste ma anche un’istantanea di vita nella piccola provincia americana.

Io non ho nemmeno fame, e appena Fede finisce ce ne andiamo, ci serve una bella dormita per accumulare energie per domani ! 5° giorno martedì 13.09.05 MARIPOSA- TIOGA PASS- MONO LAKE – MAMMOTH LAKES – LONE PINE (circa km 400) Sveglia molto presto, ormai siamo abituati, fuori è ancora buio brr che fresco…Carichiamo le valigie e salutiamo il nostro motel, ripercorriamo il tratto iniziale della strada di ieri, la 140 est. Ci fermiamo per colazione ad un lodge molto più carino rispetto a ieri il Cedar lodge El Portal per un‘ottima colazione, indispensabile per iniziare bene la giornata (degne di particolare nota le deliziose ciambelle con sciroppo d’acero).

Entriamo nello Yosemite, e dopo poche miglia svoltiamola sinistra, sulla 120 est in direzione Tioga Pass a oltre 3.000 mt di quota (questa strada è chiusa in inverno), percorriamo un bellissima strada panoramica che attraversa la parte superiore del parco, ovunque ci sono cassette “a prova di orso” per mettere al riparo il cibo che non deve essere lasciato in auto, ogni tanto una radura erbosa si alterna a tratti dove gli alberi risultano bruciati da incendi (più o meno) controllati.

Arriviamo al Tenaya lake, uno splendido laghetto alpino. Scendiamo e facciamo una piacevole passeggiata sulla rive respiriamo l’aria frizzante e ci stiracchiamo per bene. Proseguiamo lungo la strada fino a Tioga pass il punto di uscita dello Yosemite, subito dopo il Tioga lake anche qui ci fermiamo per una breve sosta.

Diciamo addio allo Yosemite che resterà nel nostro cuore in quanto è stato il nostro primo parco americano… è vero i bei paesaggi montani non sono diversi da quelli che possiamo ammirare sulle alpi a poco più di un’ora di macchina da casa nostra, ma sarà stata la suggestione di sapere di trovarsi in America o forse i cerbiatti visti o gli orsi immaginati a scorazzare nelle radure, insomma a noi il parco è piaciuto e siamo contenti di averlo visitato.

La strada che dal Tioga pass si dirige al Mono Lake è veramente bella, dai boschi alle montagne senza vegetazione e all’improvviso il blu incredibile di un lago artificiale un colpo d’occhio spettacolare… Scendiamo dai pendii della Sierra Nevada sbuchiamo sulls 395 sud e ci dirigiamo verso il Mono Lake con una deviazione a sinistra di sole poche miglia dal nostro precorso. Questo lago è assolutamente da non perdere, da lontano è forse ancor più bello di un azzurro incredibile, immerso nelle colline gialle dai cespugli fioriti e sullo sfondo le cime innevate della Sierra Nevada. La concentrazione salina di questo lago è elevatissima perché buona parte dell’acqua che lo costituiva è stata nel corso degli anni e decenni passati asportata per fornire l’apporto idrico alla città di Los Angeles. Quindi ora il lago è salatissimo e sulle sue rive si sono formate stranissime concrezioni calcaree simili a stalattiti, la vita sviluppatasi nel lago è fatta di specie particolari che hanno saputo adattarsi a questo ambiente estremo. Paghiamo 3 $ cad. Per accedere alle rive del lago, camminiamo attorno a questi strani monumenti fatti di sale e calcare questo posto è veramente strano e merita sicuramente una sosta! Riprendiamo la strada 395 sud, la ci fermiamo ad un distributore dove acquistiamo il “frighetto” di polistirolo che ci permetterà di mantenere al fresco acqua e frutta.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Mammoth lakes, un bel paesotto di montagna e facciamo tappa all’outlet della Ralph Lauren… i prezzi sono davvero convenienti e ne approfittiamo per fare man bassa di maglioni jeans e t-shirt.

Riprendiamo la strada 395 sud per latri 160 km, con borse e borsine nel baule e alleggeriti di 166 $ in un paesaggio che si fa sempre più desertico e “western” e a metà pomeriggio arriviamo alla nostra destinazione: Lone Pine ultimo avamposto civile prima della Death Valley.

Lone Pine ci piace subito moltissimo, è piccolo, in autentico stile western, la strada centrale e da entrambi i lati negozi ristoranti e motel. Facciamo spesa ad un mart e mentre usciamo una fila lunghissima di bikers ci supera. Qui non abbiamo prenotato nulla dall’Italia perciò cerchiamo un motel. Ci va bene al primo colpo, ecco sulla strada principale il piccolo e semplice Trails Motel (gestito da indiani) per $ 64,31 tax incl abbiamo la ns. Camera, piccolina ma pulita e funzionale con tanto di frigo e microonde.

Ci rilassiamo un’oretta nella piccola piscina ristorandoci con l’acqua fredda, il sole inizia a scendere dietro i monti (il monte Whitney che da qui si ammira è la vetta più alta degli USA) e ammiriamo le sfumature rossastre nel cielo limpido.

Dopo la doccia scegliamo un luogo appartato per goderci il tramonto, questo paesino e i suoi dintorni hanno fatto da scenografia per una miriade di films western, e presso l’Informazioni turistiche danno un opuscolo su tutti i “set” utilizzati qui.

E’ ora di cena, grazie al suggerimento di un tpc andiamo al Totem caffè, davvero carino, mangiamo al bancone una fantastica bistecca (fede) e uno squisito mega hamburger (io), completa come sempre di soup iniziale e di verdure di contorno, pannocchia, patata al cartoccio e fagioli, il tutto davvero ottimo per circa $ 39,35 in due mancia compresa (NB ovunque c’è il refill gratuito per le bibite coca cola, sprite etc..) La cena e l’ambiente ci hanno messo di buon umore, facciamo due passi per digerire, sulla via principale semideserta passando davanti ad un saloon proprio come si vede nei film. Poi rientriamo prepariamo le valigie per domani, ci aspetta un’altra levataccia. Buona notte ! 6° giorno mercoledì 14.09.05 LONE PINE – DEATH VALLEY – LAS VEGAS (circa km 380) Stamattina ci svegliamo che è ancora buio, alle 5.15 in fretta chiudiamo le valigie, facciamo il pieno di ghiaccio (NB in tutti i motel è presente la macchinetta del ghiaccio che noi utilizziamo per il nostro “frighetto” di polistirolo) e partiamo, Lone Pine a quest’ora pare un paese fantasma, voltiamo a sinistra sulla 136 est in direzione Death Valley ! Dopo una trentina di km ci immettiamo nella 190 est: sull’altopiano desolato che è per noi la via d’accesso alla Death valley (da nord ovest) la luce dell’alba accende le rocce, le pendenze dei monti e la distesa cespugliosa intorno a noi…L’alba qui alla Death valley ha qualcosa di misterioso e quasi mistico, la temperatura a quest’ora del mattino è piacevole, quasi fresca, il silenzio assoluto, lo spazio immenso.

La valle è molto più grande di quanto pensassi, il paesaggio lunare ci affascina, ci sentiamo come sospesi in una strana dimensione di spazio e tempo che sembrano dilatarsi a mano a mano che l’orizzonte si apre davanti a noi. Superiamo varie riserve d’acqua per le auto passiamo davanti alle “dune sabbiose “ e prendiamo la 178 in direzione sud. Arriviamo al Visitor center per ritirare la mappa con i punti più interessanti da vedere. Qui ci viene comunicato che l’Artist drive è chiuso per allagamenti, peccato ! comunque c’è molto altro da vedere: iniziamo con lo Zabriskie point. Per arrivarci si volta a sinistra sulla 190 est, si passa davanti all’unico lodge presente qui alla valle il Furnace Creek ranch resort, da fuori sembra molto bello, certo dev’essere un’emozione assistere all’alba proprio da qui! Dopo 8 km arriviamo allo Zabriskie Point, reso famoso dall’omonimo film di Antonioni (che per la verità né io né mio marito abbiamo mai visto). Beh che dire, veramente stupendo… la fortuna vuole che siamo da soli a goderci questo paesaggio, le sfumature delle rocce di tutte le tonalità del giallo e dell’ocra e le forme assunte per l’azione dei venti, davvero fantastici, e accentuati dal contrasto col cielo ancora di un blu intenso (col procedere della giornata per la calura si farà via via azzurrino più chiaro).

Lasciato lo Zabriskie Point proseguiamo verso il canyon delle 20 Mule, una strada sterrata a senso unico che ci consente di passare vicinissimi alle formazioni rocciose, in uno scenario straordinario, io mi siedo fuori dal finestrino dell’auto che procede lentamente sullo sterrato, per godermi al massimo la luce e il paesaggio meraviglioso, in assoluta solitudine, da qui posso fare riprese con la videocamera a 360 gradi, certo questo loop è uno dei ricordi più belli che abbiamo, è assolutamente da fare per chi si reca alla Death valley e lo sterrato è piatto e fattibilissimo con qualsiasi auto. Chiuso il cerchio dobbiamo tornare indietro (proseguendo si andrebbe verso l’Artist drive che però è chiuso).

Torniamo sulla 178 sud, ci fermiamo al Devil’s Golf corse su una distesa di concrezioni salate, ora la temperatura è salita eccome, ma è ancora sopportabile, non avvertiamo affatto la sensazione di phon caldo puntato addosso di cui tanti amici tpc avevano scritto.

Prossima tappa il golden canyon a sinistra sempre percorrendo la 178 sud, facciamo una breve camminata senza arrivare fino in fondo, poi molto bello il natural bridge, anche qui ci arriva con una camminata in mezzo ad un canyon in cui scorreva un antico fiume (incredibile pensare che in un luogo oggi così desertico un tempo ci fossero fiumi e vegetazione!) dove ancora si vedono chiaramente i segni di antiche cascate. Si arriva a questo ponte di roccia in fondo ad una gola, molto suggestivo merita la breve camminata sotto il sole cocente. Ripresa l’auto ci rechiamo verso Badwater costeggiando una piana immensa tutta coperta da una crosta di sale bianchissimo che le da un riverbero accecante.

Arriviamo infine a Badwater il punto più “basso degli States” a –86 mt sotto il livello del mare.

Qui si cammina sulla crosta di sale raggiungendo un punto in mezzo al bianco più assoluto, c’è dell’acqua sotto il crostone ad una concentrazione salina da paura ! Riprendiamo l’auto sempre 178 sud in direzione Shoshone, dopo qualche miglio un “bip bip” (roadrunner) ci attraversa la strada ! Vediamo un’auto ferma sul ciglio e un ragazzo che si sbraccia per fermarci, accostiamo un po’ diffidenti (insomma siamo in mezzo al nulla non si sa mai…) lui ci spiega che gli si è scaricata la batteria quindi è a piedi, ok cavetti alla mano e lo aiutiamo a ricaricarla con la nostra auto. Fatta la buona azione quotidiana riprendiamo la strada sempre in mezzo a questa piana infuocata (siamo ora prossimi a mezzogiorno) e desertica quando… un’altra auto ferma con 2 uomini e una donna in mezzo alla strada che ci fanno cenno di accostare…Ma insomma cos’è li troviamo tutti noi ? Questi sono 3 tedeschi a cui è capitata la poco invidiabile avventura di forare una ruota in mezzo a questa desolazione e di avere pure il cric rotto !! ok pazienza, tiriamo fuori dal baule le valigie e tutte le borse con lo shopping e da sotto il tappetino prendiamo il ns. Cric. Con questo i tedeschi riescono molto abilmente a cambiare la ruota ci ringraziano e ci regalano un bottiglia di vino rosso californiano che mettiamo subito nel frigo di polistirolo (che conserva ottimamente il fresco) questa bozza ci accompagnerà per tutto il viaggio e arriverà integra in Italia dove è in attesa di essere degustata in un’occasione particolare.

Fatta anche questa seconda buona azione della giornata, riprendiamo la strada dopo parecchie miglia lasciamo la Death Valley, alternandoci alla guida oltrepassiamo il confine tra California e Nevada, siamo diretti attraverso la 160 sud e poi la 15 nord a Las Vegas! Arriviamo verso le 15 alle porte della città, c’è parecchio traffico ma riusciamo comunque a raggiungere “the strip” ed il ns. Hotel Casinò Riviera (prenotato dall’Italia con Expedia € 44,37 / camera tax incl ). Siamo piuttosto stanchi a causa della levataccia perciò dopo una doccia ci concediamo un’oretta di riposo.

Eccoci verso le17 pronti ad uscire, le meraviglie di Las Vegas ci aspettano! Già l’ingresso del ns. Hotel (che è tra i più semplici e “datati” dello strip) è una distesa di slot machine tavoli da pocher e roulette, usciamo c’è ancora piuttosto caldo, il primo mega hotel casinò in cui ci imbattiamo è il nuovissimo Wynn, stupendo moderno ma di gran classe, una shopping gallery da paura, un laghetto e una mini Portofino all’interno…Che lusso, che finiture, davvero bello poi proseguiamo ed ecco quello che più ci ha colpito il The Venetian…Ok mi avevano detto guarda a Las Vegas hanno ricostruito Venezia con San Marco etc., ma bisogna solo vedere con i propri occhi cosa sono riusciti a costruire qui, nel cuore del deserto…Una piccola Venezia in miniatura, con piazza san marco, il rialto, il palazzo ducale, il canal grande con tanto di gondole e gondolieri, il campanile, e all’interno le vie con i palazzi e il cielo che cambia colore a seconda dell’ora del giorno…Insomma una cosa incredibile, in più abbiamo avuto la fortuna di essere lì proprio al momento di un infuocato tramonto, quando tutti i lampioncini attorno a “piazza San Marco” si sono accesi… Da vedere assolutamente una volta nella vita! Il buio della sera scende sulla Sin City (città del peccato) accendendola di milioni di luci, è come l’abbiamo vista tante volte in Tv, ma ora siamo qui noi, a passeggiare sullo strip e non posso smettere di girarmi ovunque stupita e incredula. Passiamo al Mirage dove assistiamo all’eruzione di un vulcano, e all’interno un palmeto immenso e addirittura una tigre bianca in carne e ossa, e dietro alla reception un mega acquario con tanto di murene giganti e piccoli squali ! Attratti da una folla di gente andiamo quindi al Tresaure Island dove assistiamo ad un combattimento tra navi con colpi di cannone e fuochi d’artificio e affondamento finale di un galeone ! passiamo poi al Monte Carlo, poi al Bellagio dagli interni elegantissimi e una galleria di tele di inestimabile valore, qui assistiamo per 2 volte consecutive allo spettacolo delle fontane nel laghetto esterno, dove i getti d’acqua sembrano danzare al ritmo di musica. Non ci rendiamo conto dell’ora sono già le 22 passate…Abbiamo fame, così visto che il buffet di questi hotel si aggira sui 20 $ a persona, ci fermiamo da uno dei tanti Denny’s per un gustoso hamburger a testa con patatine e coca cola ($ 22 in 2 tax incl.) Eccoci pronti per ricominciare il tour, è la volta del Caesar’s Palace , immenso che rievoca l’antica Roma, in alcuni tratti un pò kich e pure con incongruenze storiche (per es.Un cavallo di troia gigante cosa c’entra ?) ma pur sempre magnifico, all’esterno è ricreata la fontana di trevi, il colesseo, i fori etc, all’interno il Forum Shopping Center che è praticamente un centro commerciale ambientato in un antico foro romano, con fontane, templi, statue di Bacco parlanti etc, la piscina del Caesar è praticamente un lago, insomma uno sfarzo e una grandiosità senza uguali.

Il tempo vola e anche i Kilometri percorsi dai nostri piedi, siamo stanchissimi è l’una di notte passata e dobbiamo ripercorrere quasi tutto lo strip per tornare al Riviera. Ci avviamo e ripassiamo davanti al Bellagio dove non possiamo fare a meno di assistere nuovamente allo spettacolo delle fontane, insomma tra una fermata e l’altra rientriamo in stanza che sono le 2.30 (NB è dall’alba di ieri che siamo in giro!) nel crollare addormentati pensiamo a tutte le migliaia di persone che a quest’ora stanno ancora giocando, alle cifre da capogiro che circolano in questi casinò … e al fatto che noi tutti presi dal guardarci in giro non abbiamo nemmeno provato a giocare con una slot ! 7° giorno giovedì 15.09.05 LAS VEGAS – ROUTE 66- GRAND CANYON (km circa 440) Stamattina ci svegliamo più tardi del solito per recuperare un pò di sonno, verso le 8.30 scendiamo per la colazione a buffet del Riviera ($ 21,48 in due) dove ci rifocilliamo per bene anche con uova e muffin, quindi dopo circa un’ora siamo pronti a lasciare Las Vegas, che di giorno perde gran parte del suo fascino (NB non essendo patiti del gioco non riusciamo a capire quelli che si fermano qui per 3-4 giorni). Uscire da Vegas è semplice e dopo essere passati davanti alla Little White Chappel che ha visto all’altare tra gli altri Joan Collins, Michael Jordan, Bruce Willis e Demi Moore, in men che non si dica eccoci sulla 93 sud di nuovo on the road per le strade del Nevada! Passiamo accanto a una diga enorme, la diga di Hoover che fornisce energia elettrica agli stati del Nevada, Arizona e California, dove facciamo una breve tappa e poi via, noi, la strada, la musica… arriviamo all’imbocco con la Route 66, sotto il cartello Kingman – God Bless America. Ci fermiamo a una stazione di servizio per un po’ di spesa poi ripartiamo optiamo per la old route 66 un tragitto un po’ più lungo verso il Grand Canyon ma che ci ispira di più ! il paesaggio a tratti piatto a tratti ondulato è desolato e affascinante al tempo stesso, un treno corre parallelamente a noi sull’altopiano, su un fotogramma di America e di spazi immensi da conquistare.

Superiamo i paesi sperduti di Truxton e Peach Springs, ci alterniamo alla guida e dopo molte miglia la Route 66 si immette sulla nuova 40 est che percorriamo fino alla cittadina di Williams a 80 km dal Grand Canyon dove prendiamo la deviazione sulla 64 nord e poi 180 nord. L’emozione comincia crescere, sono mesi che sogno questo momento, non vedo l’ora di arrivare! Gli ultimi chilometri sembrano non finire mai, siamo su un altipiano per cui la quota (superiore a 1500 mt) non si avverte, con boschi e prati verdi, fino a qui un paesaggio tranquillo, nulla che lasci presagire qualcosa di grandioso. Ecco Tusayan, praticamente un raggruppamento di 6 –7 tra motel e hotel un paio di ristoranti ed un distributore, a 2 km dall’ingresso al parco; non avendo prenotato nulla dall’Italia proveremo poi a cercare un alloggio qui per stanotte. Ma ora smaniamo dalla voglia di vedere il Grand Canyon, arrivati alle porte del parco dalla parte del South Rim riceviamo dai ranger la solita mappa con giornale e orario del tramonto (alle 6.20 pm). Sono quasi le 4 quindi abbiamo tutto il tempo, la giornata è meravigliosa, un cielo terso ed una temperatura fantastica ! Percorriamo la strada all’interno del parco,e al primo parcheggio in prossimità di Mather Point lasciamo l’auto. Non portiamo né videocamera nè macchina fotografica, avremo tutto il tempo più tardi, ora vogliamo solo restare ad ammirare il panorama. Arriviamo in prossimità del ciglio, è incredibile ma fino a pochi metri prima non si vede nulla, poi all’improvviso… il canyon nella sua grandiosità si apre davanti ai nostri occhi, tutti e due tratteniamo il fiato, i pendii multicolori accarezzati dalla luce calda del pomeriggio, la voragine che sembra risucchiarci…Difficile trovare le parole adatte per una simile maestosità, è vero che le foto e le immagini viste non possono preparare a questo spettacolo. Per lunghi minuti restiamo ad ammirarlo in silenzio, poi sussurrando, quasi intimoriti, ci avviamo a piedi costeggiando il rim al successivo vista point che meraviglia ! ci sembra impossibile di essere qui. Quando ci siamo saziati gli occhi ci avviamo verso il nuovo visitor center dove chiediamo ai ranger informazioni su un posto dove dormire. Il ranger gentilissimo fa tre quattro telefonate e poi ci indirizza verso il Red Feather Lodge di Tusayan che è il più economico e presenta camere libere. Lo ringraziamo e seguiamo il suo consiglio, così eccoci nel motel ($ 118,23 a camera tax incl con colazione) sarà la ns. Sistemazione più dispendiosa, ma il fatto di trovarsi a un passo dal parco giustifica alla grande il prezzo che rimane comunque estremamente accessibile. Posate le valigie torniamo subito all’interno del parco; visto che è pomeriggio decidiamo di visitare la parte west del rim; lasciamo l’auto in un parcheggio vicino al Village e vicino ai binari ferroviari dove si trova un treno d’epoca. Prendiamo uno dei numerosi shuttle che fanno la spola da un vista point all’altro, passiamo dal Maricopa Point dal Yavapai da Pima point. Scendiamo a Hopi point e andiamo sul ciglio del rim, incantevole, ogni scorcio sembra più bello e impressionante del precedente. Con il sole sempre più basso all’orizzonte, e con una luce magica che ci avvolge e che colora le rocce intorno a noi percorriamo a piedi il tratto fino a Mohave Point da dove si vede anche il Colorado river, molto molto più in basso. Decidiamo di aspettare qui il tramonto ingannando l’attesa con foto e filmati meravigliosi. Tra l’altro presi dalla foga perdiamo la custodia della digitale, per fortuna dei signori ce la ritrovano. Ancora estasiati e felici ammiriamo la palla infuocata del sole scomparire dietro i bordi del canyon, riprendiamo lo shuttle, e riscendiamo a Hopi point. Qui ancora foto alla luce del crepuscolo…Bellissimo, ora che tutti se ne sono andati e siamo da soli a goderci il panorama e il silenzio. La temperatura cala rapidamente ma su mia insistenza percorriamo a piedi il breve tratto verso il vista point appena più a est il powell point. Mio marito chiede “guarda che qui è buio e siamo soli, sei sicura che passino ancora shuttle dopo il tramonto?” io convinta rispondo di si che ho letto che passano fino alle 11 di sera di non preoccuparsi…Le ultime parole famose… Ci sediamo e aspettiamo, i rumori della sera attorno a noi e non un’anima viva in giro …Anche io comincio a preoccuparmi, ma non tanto per lo shuttle (male male che vada c’è da ritornare indietro a piedi dalla strada asfaltata saranno 7-8 km non la fine del mondo) ma per mio marito perché quando si innervosisce così sono guai… Insomma non passa nessuno, poi in lontananza vediamo dei fanali…A questo punto ci rendiamo conto di non essere sulla strada principale ma in un specie di piazzola secondaria, corriamo verso la strada, un jeep con un ranger ci supera senza fermarsi… mio marito mi scatta una foto da sola al buio al centro della strada deserta,così ti ricorderai di questo momento mi dice…Dopo parecchi minuti che sembrano durare ore ecco finalmente sopraggiungere uno shuttle, ci sbracciamo per fermarlo e finalmente saliamo, siamo salvi ! appena entrati tutti i passeggeri scoppiano a ridere, la ranger ci dice di essere stata avvisata via radio da una jeep di ranger che c’erano due dispersi da raccogliere…Altre risate…Che figuraccia !! In ogni modo per fortuna ritorniamo al Village e da qui in auto sotto un cielo stellato usciamo dal parco… siamo affamati, decidiamo di cenare direttamente rimandando a dopo la doccia allo Yipee – ei – o steakhouse, uno dei pochissimi ristoranti, molto carino stile old west, ottime le costine e il contorno $ 39,55 in due.

Inutile dire che anche stasera crolliamo a letto…Domani vogliamo vedere l’alba sul grand canyon! 8° giorno venerdì 16.09.05 GRAND CANYON- PAGE (km circa 230) Per fortuna l’alba non è prestissimo, alle 6.20 circa, quindi dormiamo fino alle 5.45. Usciamo è ancora buio e c’è fresco, con l’auto entriamo nel parco e andiamo a Mather Point.

Nonostante l’ora e la temperatura come prevedibile c’è dell’altra gente, giapponesi soprattutto, tutti imbaccuccati e muniti di macchine fotografiche e videocamere. L’alba accarezza il rim con la sua luce dorata, accorcia le ombra e ravviva i colori. Ce la gustiamo a lungo, facciamo una camminata verso il vista point successivo, il Yavapai point e da qui sempre lungo il rim al Grandeur point lasciandoci alle spalle la massa di gente. Dopo un’oretta rientriamo al lodge per la colazione compresa nel prezzo e per una doccia. Usciamo dopo aver caricato le valigie, il programma è di restare al G.C. Fino al primo pomeriggio, oggi ci dedicheremo soprattutto al est rim. Iniziamo prendendo lo shuttle fino a Yaki point, vogliamo percorrere a piedi il South Kaibab trail fino a Cedar Ridge. Anche oggi la sorte ci ha regalato una giornata spettacolare, un cielo blu che pare dipinto e che renderà le foto delle vere e proprie cartoline. Iniziamo a scendere, la temperatura è piacevole, la discesa ci porta ad ammirare da vicino le stratificazioni del canyon, il gioco di colori, le stratificazioni le fomr sempre nuove e sorprendenti e ci stupisce ad ogni passo la maestosità di questo luogo veramente unico la mondo. Ad ogni curva si apre uno scenario diverso e suggestivo, e senza neanche accorgecene arriviamo a Cedar Ridge, dove ci fermiamo a riposare proprio su uno spuntone di roccia che pare sospeso nel nulla.

Ripreso fiato ci avviamo per ritornare, nel frattempo ecco comparire una compagnia di ragazzi a dorso di mulo, stanno risalendo dal fondo del canyon, dev’essere meraviglioso passare la notte laggiù al Phantom ranch, ma la stradina in alcuni punti è alquanto ripida e a strapiombo, credo che avrei una certa paura. Ad ogni modo iniziamo la salita, e con meno fatica del previsto riguadagniamo la sommità del rim. Riprendiamo lo shuttle e ci dedichiamo alla visita degli altri vista point del est rim.Il Grandview Point e il Moran Point Poi torniamo verso il Village, visitiamo la hall del El Tovar, ci prendiamo un gelato e lo mangiamo seduti sul bordo del rim, imprimendoci nella mente questo paesaggio meraviglioso e selvaggio e ammirando il volo di 4 condor sopra le nostre teste, si vedono molto bene tanto da distinguere il numero di riconoscimento che i ranger gli hanno “legato” addosso.

Poi torniamo all’auto ci dirigiamo verso l’uscita est del parco, con altre soste presso Lipan point, quello successivo Navajo point ed infine Desert view point tutti molto belli.

Sono le 16 passate, il tempo è volato ma abbiamo visto con calma tutto quello che ci interessava, ora nostra direzione è Page vicino al lago Powell.

Dopo varie miglia sulla 64 e sulla 89 nord qualche km prima di Page decidiamo di fermarci a Horseshoe Bend, che si raggiunge parcheggiando l’auto a sinistra (in direzione Page) in una stradina sterrata in corrispondenza (dall’altra parte della strada) di una enorme P dipinta su un’altura, e poi con una piacevole camminata di un paio di miglia.

Arriviamo ad ammirare questo punto dove il fiume Colarado scava nella roccia rossa una U gigante, è un luogo che ci è piaciuto moltissimo, solitario e molto molto romantico. Qui la roccia forma una miriade di piegoline, affacciarsi sullo strapiombo da veramente le vertigini. Che meraviglia, siamo praticamente soli, (c’è un ‘altra coppia ma lontana) ci sediamo ad aspettare in silenzio il tramonto rapiti da questo senso di pace che al Grand Canyon per i numerosi turisti non avevamo mai provato. Una piccola imbarcazione increspa la superficie del fiume proprio mentre gli ultimi raggi di sole scompaiono all’orizzonte dietro le pareti rosse, un’immagine bellissima, che teniamo negli occhi quando ripercorriamo la stradina di sabbia rossa che ci riporta alla nostra auto. “Ecco questo è il mio regalo per i tuoi 30 anni” dico a mio marito che oggi compie gli anni! Arriviamo poi alla cittadina di Page dove notiamo subito una varietà enorme di chiese di molte confessioni (che non avevo mai nemmeno sentito nominare) il nostro motel prenotato dall’Italia è il Quality Inn ($ 67,58 a stanza tax incl), carino, come tutti con camera spaziosa doppio letto, colazione inclusa, piscina, e macchinetta per il ghiaccio, unico neo ci danno una camera fumatori, mentre la ns. Riservazione era per una non fumatori, ma non c’è comunque puzza quindi no problem.

Dopo la doccia seguendo il consiglio della ns. Routard andiamo a cena al Ken’s old west, locale veramente carino e frequentato anche da gente del luogo. Dobbiamo aspettare un po’ per avere un tavolo libero, quindi mio marito ordina una birra per ingannare l’attesa…Gli chiedono un documento per verificare che sia maggiorenne (NB : oggi compie 30 anni !) lui gli mostra la carta d’identità, niente, vogliono il passaporto che però è in motel, ok inutile discutere, prendiamo 2 coke.

Finalmente ecco un tavolo, ceniamo con zuppa e costine ($ 30,39 tax incl), nel frattempo un duo dall’aspetto cow boy suona e canta melodie country. Conosciamo nel tavolo vicino al nostro due simpatici ragazzi di Torino, con loro passiamo una bella serata chiacchierando e anche ballando. La gente del luogo un po’ alticcia balla ride e… improvvisa spogliarelli, insomma le ore passano senza che ce ne rendiamo conto, Fede finisce sul palco con un cappello da sceriffo con tanto di stella in testa e tutto il locale che gli intona “happy birthday to you” quindi tra una canzone country e l’altra andiamo a nanna che è l’una passata, sicuramente mio marito ricorderà a lungo il suo trentesimo compleanno! 9° giorno sabato 17.09.05 PAGE- LAKE POWELL- NAVAJO NATIONAL MONUMENT- MONUMENT VALLEY (circa km 230) Stamattina riposiamo un po’ più del solito, e dopo la colazione inclusa nel ns. Motel, carichiamo le valigie e ci dirigiamo verso il lago Powell. Abbiamo pensato di passare qui la mattinata e dirigerci con calma nel pomeriggio verso la Monument, in modo da esser la per il tramonto.

Il lago Powell è immenso, si tratta di un canyon allagato dalla formazione nel 1957 della diga di Glen canyon, le rive frastagliatissime formano una superficie impressionante, e tranne questa parte vicina a Page, il lago si espande in una regione selvaggia e disabitata.

Il blu del lago crea un contrasto molto suggestivo con l’ocra del deserto ed il rosso delle pareti rocciose, percorriamo una stradina panoramica che costeggia dall’alto il lago, offendo scorci sulla marina di Wahweap, arriviamo ad un punto in cui si trova una roccia in mezzo all’acqua, scendiamo e immergiamo i piedi nel lago. Con calma torniamo indietro, verso Page dove ad un Wall Mart decidiamo di scaricare su cd le foto digitali fatte fino ad ora in modo da liberarci la memory card. Facciamo qualche acquisto constatando che i prezzi sono veramente buoni (purtroppo non compriamo una schedina nuova da 128 M che costava solo 24$, grave errore!). Un commesso navajo molto molto tranquillo (fin troppo calmo direi) dopo più di mezz’ora di attesa ci scarica le foto su cd, finalmente usciamo e ripartiamo, direzione Monument Valley! Percorriamo la 98 est, anche oggi la fortuna ci assiste con un sole splendente ed un cielo limpidissimo percorriamo gli altopiani desolati dell’Arizona, chiacchierando e mangiando frutta fresca.

Facciamo una breve deviazione sulla 564 per una tappa al Navajo National Monuent. L’ingresso di questo sito è libero, e si possono ammirare delle rovine di antiche abitazioni del popolo Anasazi (gli antenati degli hopi) ; con una piacevole camminata il sandal trail si raggiunge (dopo aver superato ricostruzione di abitazioni indiane e carri) un terrazzo da cui si ammira con un telescopio il fondo del Canyon di Betatakin e quel che resta di antiche abitazioni situate in grotte. Il sito inspiegabilmente poco visitato è molto affascinante per l’ambientazione suggestiva, felici di averlo visto a metà pomeriggio riprendiamo l’auto e ci immettiamo sulla 160 nord. Dopo miglia precorse in territorio indiano, superando “villaggi” di vecchi container che raccolgono tristemente i resti di una società un tempo fiera e libera, eccoci finalmente, sulla 163 nord, da lontano già si scorgono gli imponenti monoliti rocciosi della Monument Valley e noi ci esibiamo in sonori western che mai sono stati più appropriati! Passiamo da Kayenta (meno male che non abbiamo prenotato qui che posto triste !) e fatte ancora poche miglia eccoci, in quel che è senza dubbio uno dei simboli del west e degli stessi States: la Monument Valley. Pagato l’ingresso ($ 7 x auto) ci viene consegnata la mappa con indicati gli 11 punti panoramici. La stradina è sterrata ma in buono stato, con piacere notiamo che non ci sono moltissimi turisti, nonostante sia sabato, meno male. Iniziamo e subito il paesaggio davanti a noi si apre in un vero e proprio set cinematografico…Che meraviglia ! i monoliti sono impressionanti, le foto scattate qui non hanno uguali, merito anche della luce del tardo pomeriggio e del cielo così blu in contrasto col rosso delle pietra da sembrare dipinto. Pian piano percorriamo la strada ci fermiamo spessissimo ad ammirare e fotografare. Uno dei punti che più ci è piaciuto è “The window” da lì ho scattato la prima delle 4 foto che ho ingrandito e appeso in casa…Stupenda. Non resistiamo e ci fermiamo ai banchetti di artigianato navajo. Prendo una collana di argento e turchesi per me e una per mia mamma. Penso che ogni volta che la indosserò non potrò fare a meno di ritornare con la mente a questo posto così straordinario. Si la Monument ci ha lasciato qualcosa di speciale dentro, ne siamo consapevoli fin da subito, anche mentre ammiriamo il tramonto da un luogo un po’ appartato mentre i raggi del sole tingono i monoliti di violetto, bellissimo, da veder assolutamente, non si può descrivere. La sera inizia ad allungare le ombre dei giganti di pietra che hanno reso questo luogo sperduto celebre in tutto il mondo, noi usciamo dalla Monument consapevoli di avere lasciato li anche un pezzo del nostro cuore. Con gli ultimi riflessi di luce guardando dallo specchietto retrovisore vediamo la classica “postcard” della Monument quella di tutti i cataloghi, con la strada diritta in salita che poi svolta a destra, ora è troppo buio però, se riusciamo domattina torneremo per una bella foto. Lentamente ci avviamo superiamo il confine tra Arizona e Utah, spostiamo avanti le lancette di un’ora per il diverso fuso orario e sempre lungo la 163 nord giungiamo Mexican Hat dove avevamo prenotato a Mexcian hat Lodge.

Mexican Hat è un fantastico paesino western autentico di quattro case, due motel (di cui uno proprio sul fiume il San Juan River) e il solito distributore i benzina. Siamo in pieno far west c’è una bella energia intorno a noi. Inoltre abbiamo la piacevole sospesa una volta arrivati al motel, il mexican hat lodge, che ci fanno pagare un conto paria $ 67,58 di quasi 10 $ inferiore rispetto alla prenotazione …Bene ! la ns. Stanza è carinissima, con un super lettone king size, il tavolino,ed il bagno, questo motel è proprio particolare, praticamente una casa western e sul piano superiore un ballatoio con tutto attorno una decina di stanze una diversa dall’altra. Ci piace subito ha un’atmosfera familiare e un po’ “selvaggia”. Dopo la doccia scendiamo per la cena, nel cortile sotto agli alberi ci sono dei tavolini in legno ed un enorme griglia ricavata praticamente da un carro rovesciato che viene “dondolata” sopra le braci. Ci sono veri e propri cow boys seduti ai tavoli e al bancone a bere birra con tanto di cappello in testa (anche se è tarda sera ) e stivali. Qui mangiamo in assoluto la migliore bistecca del viaggio, semplicemente squisita ed enorme, chiacchieriamo con i ns. Vicini americani che non sono mai stati a San Francisco, ci godiamo la serata tiepida e stellata in questo angolo di mondo, davvero una bellissima serata forse la più bella.

(cena $ 38,72 tax incl) 10° giorno domenica 18.09.05 MEXICAN HAT- VALLEY OF THE GODS – BLUFF- MOAB (circa km 200) Sveglia presto e ricarica del ghiaccio, lasciamo la chiave nella cassettina e per colazione andiamo al San Juan River.

Anche qui è carinissimo e ci gustiamo un’ottima breakfast con tanto di uova e pancetta, la sala sospesa sul fiume san juan è piena di cimeli western e vecchi articoli di giornale sui principali eventi della zona accaduti nel corso dei decenni.

Visto che è presto decidiamo di tornare qualche miglio indietro, così riusciamo a scattare la famosa foto alla mitica strada che porta alla Monument, oggi con il sole e la luce giusta è un vero spettacolo.

Fatte le foto, ripassiamo da Mexican hat e appena superata la roccia a forma di sombrero che da il nome al paese lasciamo la 163 per imboccare la strada secondaria 261 di cui avevo letto in altri diari di viaggio e che ci porteranno a Muley Point e poi alla Valley of the Gods.

Questa giornata è forse quella più impressa nella mia mente, qui abbiamo assaporato la splendida sensazione di libertà di spazi immensi e orizzonti sconfinati di queste terre. In questa valle incantevole e per fortuna ancora poco conosciuta e visitata (avremo incontrato non più di tre auto in tutta la mattina) la terra rossa del west presenta strane “divinità” rocciose di forme varie che si stagliano contro un cielo blu meraviglioso, uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito!. Il primo punto in cui ci fermiamo con una deviaizone di poche miglia sulla 361 è “Goosenecks” uno state park privo di strutture, solo delle terrazze panoramiche con delle tabelle esplicative: è fantastico, qui il San Juan river forma non una ma ben tre U giganti con tutti gli strati geologici ben evidenziati, e in lontananza le note sagome della Monument.

Ritorniamo sulla 261 ci lasciamo alle spalle il bivio per la Valley of the Gods che percorreremo più tardi, e ci dirigiamo in salita attraverso vari tornanti su uno sterrato un po’ avventuroso ma assolutamente praticabile dapprima a Moki Dungway overlook e infine a Muley Point. Qui scendiamo e ci affacciamo con stupore dalle rocce sul ciglio di questo monte: la vista spazia fino alla fine dell’orizzonte a 360 °, si vede tutto il percorso sinuoso del San Juan river scavato nella roccia scura, ci siamo solo noi il vento, il cielo blu e questo paesaggio fantastico. Dopo una lunga “sosta contemplativa” e svariate foto (tra cui la seconda delle quattro che ho incorniciato) ridiscendiamo e prendiamo la deviazione per la Valley of the Gods, fermandoci spesso e scendendo per ammirare il paesaggio e fare foto. Questa valle è imperdibile, ancora “vergine” dalle masse di turisti e di pullman grazie proprio a scarsa agibilità dell’unica stradina che la attraversa. E’ come doveva essere tutto qui fino a una cinquantina di anni fa, è l’essenza della terra sconfinata che si staglia contro un cielo incredibile è l’America come l’abbiamo sempre sognata e immaginata, è un respiro di libertà e di bellezza spoglia e assoluta. (NB avevo letto da un amico di tpc che aveva avuto grosse difficoltà a percorrere questo sterrato con l’auto infatti all’inizio eravamo un po’ perplessi credo fosse perché quando era andato lui era un periodo di piogge, invece noi non abbiamo avuto assolutamente problemi anzi, giusto quel briciolo di avventura che rende tutto più divertente).

Il loop della Valley of the Gods ci porta a sbucare di nuovo sulla 163 poche miglia prima del paesino di Bluff.

Qui siamo attirati da un numero “notevole” (si fa per dire) di gente e di cavalli, decidiamo di fermarci. Si tratta di un vero e proprio rodeo, ma non organizzato per i turisti (in effetti siamo quasi gli unici non navajo) ma proprio una competizione della comunità locale. Nel recinto squadre composte ciascuna da due cavallerizzi si sfidano su chi ottiene il minor tempo nel catturare con il lazo i vitelli che vengono fatti uscire, il primo deve prendere il vitello al collo e il secondo gli deve bloccare le due zampe posteriori.

E’ uno spettacolo molto interessante e divertente e soprattutto “vero”, nonostante il caldo e il sole cocente ci sediamo anche noi sulle gradinate, e per integrarci del tutto, ammiriamo lo spettacolo gustandoci pannocchie e tortillas con fagioli acquistati dal carro di una signora navajo.

Finito o quasi il rodeo, nel primo pomeriggio riprendiamo la strada, la 191 nord in direzione Moab.

Arriviamo in questa graziosa e vitale cittadina western a metà pomeriggio e subito ci dirigiamo al motel prenotato dall’Italia, il Super 8 (con Expedia $ 73,96 a stanza tax incl qui resteremo 2 notti).

La stanza è come al solito carina con il doppio letto, c’è piscina e colazione inclusa (veramente tutte le stanze di queste catene di motel si assomigliano tra loro, e onestamente noi abbiamo di gran lunga preferito “l’originalità” dei motel locali non facenti parte di catene tipo quello di ieri sera).

In ogni modo dopo una doccia veloce, decidiamo di andare a prenotare il rafting sul Colorado river per domani, poi ci godremo la fine del pomeriggio e il tramonto all’ Arches Nat. Park.

Grazie anche ai coupon di sconto, prenotiamo al Moab Adventure Center il rafting di mezza giornata ($ 77,58 x tutti e 2 tax incluse). La ragazza ci avvisa che in questo periodo le acque sono molto tranquille, quindi di non aspettarci cose spericolate, “meglio così” penso io, “peccato” dice invece mio marito (d’altra parte in tutti i diari che avevo letto la cosa era stata molto tranquilla quindi me lo aspettavo).

Fatta la prenotazione ci dirigiamo verso l’ingresso dell’Arches Nat. Pak. Il ranger all’ingresso gentilissimo come sempre ci da la mappa il giornale del parco e ci informa sull’orario del tramonto e sul punto migliore da cui ammirarlo. Percorriamo in auto la strada in salita che attraversa il parco, le rocce sono di un rosso incredibile e come sempre restiamo affascinati dal contrasto con il blu intenso del cielo. Ci fermiamo a vari vista point: Park avenue con lati roccioni simili a grattacieli, le tre comari, the court etc. Decidiamo di lasciare a domani la sezione “the windows” e andiamo direttamente verso il Delicate Arch, prima facciamo un percorso per ammirarlo da lontano, poi, circa un’ora prima del tramonto partendo dal wolfe ranch ci avviamo verso l’arco vero e proprio. Il sentiero che ci porta al Delicate è incantevole, si cammina sulla roccia liscia seguendo piccole montagnole di sassolini onde evitare di perdersi, è una camminata di neanche un’ora non impegnativa, una volta arrivati al Delicate, in una sorta di anfiteatro ci sono molte altre persone tutte munite di treppiedi per le macchine fotografiche e di videocamere. Lo spettacolo è veramente notevole, l’arco, enorme e maestoso stagliato su uno scenario da film si tinge sempre più di rosso via via che i minuti passano fino a diventare violaceo, il cielo è meraviglioso con qualche nuvoletta bianca che illuminati da sotto dai raggi del sole rende le foto ancor più spettacolari. Ci gustiamo il tramonto e questa luce incredibile come un dono del cielo, che meraviglia !Quando è ora di incamminarsi per il ritorno ci rendiamo conto che abbiamo lasciato in auto gli occhiali da vista così praticamente “ciechi” tra risate e inciampi torniamo all’auto che è buio pesto. Lasciamo l’Arches e una volta raggiunto il nostro motel, ci rilassiamo un’oretta nella “tub” riscaldata…Un vero toccasana ! dopo la doccia affamati e stanchi usciamo per la cena che è ormai tardi, andiamo alla Brewery, (hamburger buono ma non specialissimo $ 25,25 tax incl) la giornata è stat molto intensa, forse anche per la stanchezza non vediamo l’ora di tornare in camera e chiudere gli occhi.

11 ° giorno Lunedì 19.09.05 MOAB – Arches e rafting sul Colorado river Anche oggi ci concediamo un po’ di riposo in più, ci svegliamo verso le 7.30 e approfittiamo della colazione del motel. Poi usciamo verso 8.30, e decidiamo, prima del rafting che è alle 11, di visitare la sezione “windows” dell’Arches. Passiamo prima dalla Balanced rock, in precario equilibrio, poi alle finestre nord sud e a all’arco doppio.

Il tempo vola ed è presto ora di andare, vogliamo vedere nel tardo pomeriggio il Landscape Arch (anche se la luce migliore sarebbe quella del mattino) ci rendiamo conto che non riusciremo a veder la parte più lontana del parco, peccato, ma non si può fare tutto! Arriviamo alla sede del Moab Adventure Center siamo 4 coppie più la guida, il classico ragazzone americano biondo muscoloso e abbronzato. Dopo un’attesa un po’ lunga dovuta al “bidone” di una quinta coppia che dovevamo prelevare a metà strada e che invece non si è fatta viva, arriviamo al Colorado river, in un canyon laterale. L’acqua effettivamente non incute alcun timore, scorre placida e fangosa solo sporadicamente un po’ di corrente increspa la superficie. Vista la situazione noi e altre 2 coppie accettiamo con piacere l’opzione di andare in canoa anziché con gommone del rafting (su cui sale solo una coppia con la guida) almeno ci divertiremo a remare ! in effetti ci siamo divertiti un sacco, una volta superate le difficoltà iniziali dove per mancata coordinazione la nostra canoa continuava a girare su se stessa e siamo rimasti ultimi ben distanziati ! poi ci siamo organizzati meglio, ed in breve abbiamo raggiunto superato gli altri. Il sole anche oggi è caldissimo siamo infatti in costume sulle canoe, e non c’è una nuvola nel cielo blu dello Utah ! Dopo un paio d’ore ci fermiamo sulla riva del Colorado e la nostra guida, abilissima in breve ci allestisce uno splendido pic nic, con tramezzini sandwich, verdure, dolcetti e patatine, una bontà! Abbiamo così modo di conoscere i nostri compagni di avventura, in particolare la coppia sul gommone (lei americana dell’est e lui equadoregno, rappresentante Onu) e una coppia di ragazzi tedeschi che ci hanno raccontato essere di ritorno dallo Yellostone da cui sono scappati perché nevicava !! A pancia piena riprendiamo le canoe e pagaiamo tranquilli in questo canyon circondati dalle montagne rosse e lisce fino alla fine del tour, certo non da adrenalina pura ma a mio avviso molto piacevole.

Tornati col pulmino alla sede del tour alle 15.30, ci fermiamo a chiacchierare con la coppia del gommone e loro ci raccontano di aver parlato a lungo con la guida (visto che non dovevano fare nulla) e che …Chi l’avrebbe mai detto il ragazzo era un mormone infervorato, proprio molto praticante e gli spiegato i dettagli della sua religione e i motivi della sua scelta. Restiamo molto colpiti dal loro racconto e ci ripromettiamo di approfondire le nostre conoscenze sui mormoni visto che lo Utah è proprio il loro stato, poi decisamente facciamo rotta al motel per la doccia, la polvere rossa e il fango del Colorado ci hanno praticamente ricoperti. Lavati e puliti, è ormai tardo pomeriggio quando ritorniamo all’ Arches (che per fortuna è a pochissime miglia dal centro di Moab) Ci dirigiamo al Landascape Arch, dopo qualche tappa. Anche qui dopo una breve camminata, che in parte facciamo a piedi nudi direttamente sulla sabbia rossa e finissima, arriviamo a quello che è l’arco naturale più lungo del mondo 89 metri. Una forte nevicata nel 91 ha causato il crollo di parte di roccia per cui ora in un punto c’è solo un sottilissimo fascio di pietra a reggere questo arco incredibile. Il tramonto arriva presto, e vicino a noi vediamo una famiglia di daini brucare tranquillamente l’erba.

La bella serata e l’aria pulita che respiriamo assieme a questi luoghi insoliti e affascinanti ci spingono a fare una sosta quando oramai è buio all’arco doppio della sezione windows, il cielo stellato è meraviglioso e c’è un silenzio assoluto rotto di tanto in tanto da qualche verso di animale notturno la breve passeggiata è da brividi ci si sente veramente in balia di una natura più forte di noi, ma che belle emozioni ! Rientriamo dopo questa giornata così ricca al motel e dopo la doccia ci concediamo una buona cenetta messicana in un locale molto carino il Poplar place in centro a Moab, vediamo negozi aperti e un po’ di gente per strada, una cittadina veramente carina e accogliente.

12° giorno Martedì 20.09.05 MOAB- DEAD HORSE POINT- CANYONLANDS – CAPITOL REEF- PANGUICH (circa km 460.) Stamattina sveglia di buon ora e alle sei siamo già nella hall per la colazione. Caricate le valigie e cambiato il ghiaccio nel “frighetto” lasciamo Moab e ci dirigiamo lungo la 191 nord e prendiamo la deviazione a sinistra sulla 313 per Dead Horse Point. Qui si paga l’ingresso $ 8 perché è un parco statale (chissà per quale motivo), è piuttosto piccolo e praticamente concentrato su un terrazzamento da cui lo sguardo spazia su un’ansa del fiume Colorado. Qui hanno anche girato la scena finale di “Thelma e Louise” la stradina che vediamo in basso veniva spesso utilizzata dai “banditos” per gli assalti alle diligenze, qui pascolavano mandrie di cavalli e misteriosamente furono trovati cavalli morti di sete a poche miglia dal fiume, da cui il nome del parco. Da qui è veramente una cartolina, un concentrato di paesaggio western, di spazio, di voglia di viaggiare, proprio da qui proviene la terza delle quattro foto simbolo che ho incorniciato. Lasciamo Dead Horse, torniamo sulla 313 proseguiamo verso Canyonlands e precisamente la sua sezione più piccola (delle 3 che lo compongono) ovvero Isle in the Sky. E sembra veramente di raggiungere un’isola nel cielo, attraverso un ponte di roccia si vedono gli altopiani fuori dell’isola più in basso, si la sensazione di essere come sospesi. Grazie alla mappa de ranger raggiungiamo Grand View point e Green river overlook con splendide vedute sul Colorado e sul Green river. Da qui facciamo una bella passeggiata proprio sul ciglio del rim, si vedono sotto di noi enormi pinnacoli simili a spilli giganti con il fusto rosso e la capocchia bianca. Dopo qualche altra tappa ai vista point, lasciamo Canyonlands consapevoli di aver fatto solo un rapido assaggio di questo parco che probabilmente merita di più, ma il tempo è tiranno e ci aspetta ancora molta strada.

Anche oggi optiamo non per la via più breve ma per quella che ci ispira di più dal punto di vista paesaggistico. Infatti una volta tornati indietro sulla 191 dopo una cinquantina di kmci immettiamo sulla grande arteria della 70 westper un’altra cinquantina e poi finalmente dopo il paese di green river voltiamo a sinistra sulla 24 in direzione Hanksville. Percorrendo la 24 attraversiamo quest’angolo incantevole di Utah, autentico e quasi spietato. Nelle molte miglia percorse ad alta voce leggo a Fede quello che racconta la Routard sui mormoni, veniamo a conoscenza di come è nato questo “movimento religioso” del suo fondatore Joseph Smith, del Libro dei Mormoni e del fatto che per loro la nuova Gerusalemme doveva trovarsi in America, di come la poligamia anche se formalmente abolita nel 1890 in realtà fino a pochissimi anni fa fosse più che praticata dai mormoni ed una sacco di altre “stranezze” su Salt Lake City, la loro capitale, sui loro precetti sul ribattesimo dei defunti, e sui casi (tutt’altro che rari) di spose bambine e orribili episodi di unioni tra consanguinei per mantenere la purezza del sangue mormone, su vari imbrogli che li hanno coinvolti in occasione delle olimpiadi invernali del 2002, ma anche aspetti positivi come la loro dedizione alla comunità, l’aiuto reciproco e la forte solidarietà. Non sapevamo nulla di loro e quindi leggiamo incuriositi e stupiti delle loro vicende, soprendendoci che un ragazzone tipo la guida del rafting sia uno di loro.

L’ampio spazio di approfondimento presente sulla Routard relativamente ai mormoni ci consente di riempire il tempo del lungo spostamento. Arriviamo sempre nel cuore della terra mormone lungo la 24 a Capitol Reef, un parco particolare in quando diversamente da tutti gli altri visti ad ora, qui sul fondovalle si estendono verdi frutteti è l’oasi di Fruita in incredibile contrasto con l’aridità del terreno circostante e i massicci di un rosso irreale che li circondano. Questi frutteti di mele, pere, ciliegie etc, furono piantate dai mormoni un secolo e mezzo fa, ora chiunque si rechi qui può cogliere liberamente e gratuitamente i frutti. Questo è il periodo delle pere, ne raccogliamo e le mangiamo davvero buone ! credo questo sia l’unico posto al mondo in cui ci sono dei cartelli che invitano la gente a raccogliere gratuitamente la frutta ! Ci fermiamo in un punto segnalato dove camminando su una passerella di legno a ridosso di una parte rocciosa da cui ammirare dei graffiti primitivi. Poi ci riposiamo un po’ su un prato all’ombra fresca degli alberi, ed infine con l’auto percorriamo alcune miglia sterrate che ci offrono ancora bei paesaggi di roccia rossa, verde e violetta. Anche Capitol Reef è un parco che si attraversa, quindi dopo esserci fermati ancora a dei vista point molto belli tra cui goosenecks, con cespugli in fiore, scorci sul fiume e montagne rosse, lasciamo il parco e proseguiamo ancora lungo la 24, in corrispondenza dello sperdutissimo paesino di Torrey lasciamo la 24 e prendiamo la 12 in direzione sud, attraversiamo paesaggi aridi e riarsi rocce ostili sotto un sole cocente, passiamo da piccolissimi centri tipo Boulder e giungiamo dopo un centinaio di km ad Escalanate. Dopo parecchie miglia il paesaggio cambia, lasciamo le pareti rocciose e i territori aridi, e vediamo boschi di sempreverdi e di alberi dalle foglie gialle, pascoli con mucche e cavalli liberi, dopo altri 100 km è ormai tardo pomeriggio quando arriviamo in prossimità del Bryce Canyon. Rispetto alla giornata assolata e splendente di oggi ora il cielo è nuvoloso e sembra che da un minuto all’altro inizi a piovere.

Comunque non volgiamo rinunciare a vedere il tramonto sul Bryce canyon, infatti finalmente ecco l’ingresso del parco, ci viene data come al solito mappa e giornale, entriamo e anziché svoltare a sinistra per sunset point per errore proseguiamo ma ecco, da una radura erbosa fanno capolino una decina di animali che non saprei definire, dei caprioli ma più grandi e con delle striature bianche e nere, stanno pascolando tranquilli, vicinissimi alla strada, poi si spostano, ci attraversano la strada e scompaino nel bosco dall’altra parte. Dopo questo emozionante incontro arriviamo appena in tempo a sunset point. Ci affacciamo per la prima volta sull’anfiteatro naturale del Bryce Canyon, e ancora una volta ci manca il fiato, bellissimo ! una serie infinita di pinnacoli rocciosi dalle mille striature dell’arancio, ocra giallo bianco e rosso, il tutto sotto un cielo plumbeo e minaccioso davvero spettacolare. Dopo la scomparsa del sole torniamo all’auto ci rechiamo a Panguitch qualche miglia oltre il parco sulla 89. Troviamo il nostro Horizon Motel (prenotato sul loro sito $ 61,50 x stanza tax incl). E’ semplice ma carino con un mega lettone kig size e una fantastica coperta in lana lavorata a mano.

Dopo la doccia, affamati andiamo a cena al Cowboy Smokehouse dove Fede assaggia una buona T- bone con zuppa e verdura. ($ 34 tax incl di entrambi).

13° giorno mercoledì 21.09.05 BRYCE CANYON Non possiamo perderci l’alba al Bryce canyon! Ci svegliamo alle 6, c’è fresco e addirittura brina sul vetro dell’auto siamo a 2000 mt di quota, da Panguitch guidiamo nel buio fino al parco. Entriamo e parcheggiamo a sunset point. Ci sono dei nuvoloni anche stamattina, non ne avevamo mai visti fino a ieri seri nei cieli americani, ci sediamo da soli ad una panchina sul ciglio dell’anfiteatro naturale a metà strada tra sunset e sunrise point, la luce fioca dell’alba filtra tra le nubi, i colori pian piano si accentuano, e l’alba fa risplendere i pinnacoli rocciosi che sembrano quasi animarsi, il passaggio delle nubi crea giochi di luce molto suggestivi. Mio marito è sempre più convinto di voler fare il giro del bryce a dorso di mulo, così verso le 7.30 ci rechiamo al lodge centrale dove i ranger del Cowboy trail rides organizzano le escursioni, scegliamo quella di mezza giornata, ovvero dalle 8 alle12, paghiamo ($ 110 in due tax incl) e dopo aver “scroccato” un caffè al volo ci avviamo, tra pochi minuti si parte. A dire il vero io non mi sento per nulla entusiasta di questa avventura, mi ricordo la stradina stretta e ripida del grand canyon, e di come non avevo invidiato quelle persone che lo percorrevano a dorso di mulo, qui sicuramente non ci sono quegli strapiombi ma le stradine sono comunque strette e poi non serve cadere da 1000 metri per farsi del male! In più il cielo è sempre più grigio e inizia cadere qualche goccia… Fede mi scatta una foto prima di salire sulla mia mula e la mia espressione la dice lunga sul mio stato d’animo, a molti sembrerà stupido, ma ho proprio paura ! I cow boys con tanto di cappelli, speroni e cinturoni ci suddividono in gruppi di 3 gruppi di 6-7 persone, io chiedo mi venga assegnata una mula tranquilla “ecco quella che fa per te” mi dicono “Crazy Alice “! Andiamo bene. Infatti appena salita in groppa mentre tutte le altre mule si fanno accarezzare la mia continua a scuotere le testa come una pazza e non sta ferma un secondo. Ci avviamo, aiuto… meno male che dopo uno scroscio di pioggia breve ma intenso, le nuvole si diradano ed esce un arcobaleno doppio meraviglioso.

Iniziamo il giro, la prima parte è la più difficoltosa e ripida, io sto insultando mio marito che invece se la spassa in groppa alla sua mula Barbara che docile gli obbedisce, lui sembra avere un passato da cow boy tanto è rilassato e sereno. Io contratta e rigida, stento perfino a godermi il paesaggio che da qui è fantastico, la mia Alice non perde occasione per camminare proprio sul ciglio della stradina , se vede un ciuffo d’erba si ferma per mangiare, insomma fa quello che le pare. Quindi io resto sempre indietro, la nostra guida cow boy (NB proprio un bel ragazzo!) continua a chiamarmi e a esortami a colpire la mula col tallone che tanto non le faccio male, ma niente, non c’è verso. Alla fine per non rallentare tutti, con mia grande vergogna iniziale che subito si trasforma in contentezza e rilassamento, il cow boy lega la mia mula alla sua, così lo seguirò da vicino. E ora finalmente inizio anche io a divertirmi, non sono più preoccupata di finire maciullata sul fondo del bryce canyon, raddrizzo la schiena mi guardo attorno e scopro la bellezza di questo parco. Anzi mi diverto nei passaggi più impegnativi e ripidi quando si passa sotto ponti di roccia o nelle discese ripide. Il tempo vola è bellissimo ora che il cielo è azzurro ornato da innocue nuvolette bianche, i colori sono meravigliosi, tutti i toni del marron, dell’arancione e del bianco, alcuni pinnacoli hanno forme incredibili. La nostra guida ci spiega che questo luogo non è mai stato abitato dagli indiani i quali credevano che fosse la dimora di spiriti malvagi che si manifestavano nelle strane forme dei pinnacoli rocciosi gli hoodoos. Il cow boy si frema di tanto in tanto a farci osservare i pinnacoli più particolari che hanno ognuno il loro nome evocativo “la dama che suona il piano” “il monaco” etc. Ci racconta aneddoti ci coinvolge nella storia di questa terra. Alla fine del giro penso che questo sarà uno dei ricordi più belli che porterò a casa, meno male che mio marito ha insistito è stato bellissimo e alla fine saluto la pazza Alice con affetto e Fede mi regala la foto che il capo cow boy ci aveva scattato all’inizio della discesa quando ancora avevo la faccia impaurita, che ridere ! Finito il giro sui muli sono oramai le 12.30 e scopriamo di essere affamati stamattina abbiamo anche saltato la colazione! Quindi andiamo al cowboy buffet del bryce lodge qui per $ 12,26 cad tax incl, facciamo una delle migliori mangiate della vacanza ! il buffet “all you can eat” è ricchissimo e di ottima qualità . Le ribs sono qualcosa di fenomenale con la salsa barbecue. Ci sono zuppe verdure di tutti i tipi, dolci gelati e sopratutto carne : costine da piccole a giganti, bistecche spiedini tutto ottimo ! Dopo la super mangiata un po’ appesantiti ma felici decidiamo di riposarci mezz’oretta in macchina, quindi andiamo in una piazzola di sosta verso la fine del parco in una zona molto tranquilla, tiriamo giù i sedili e ci addormentiamo tutti e due all’istante. Ci risvegliamo dopo più di un’ora, siamo vicini a rainbow point e fermandoci brevemente ai point successivi, ponderosa canyon, agua canyon, natural bridge, farview point, bryce point arriviamo infine a Insipartion point. Dopo esserci fermati in questo meraviglioso punto panoramico dove la vista spazia sul mare di pinnacoli multicolori dalle forme strane e affusolate, e dove scatto tra l’altro la quarta e ultima foto di quelle che ho incorniciato, facciamo altre tappe intermedie, poi ritorniamo a sunset point. Ora siamo pronti per camminare optiamo per la navajo trails che uniamo alla Queen garden trail. Il sentiero che percorriamo in circa un’ora e mezza ci porta a scendere sul fondo del canyon da una bellissima stradina tortuosa, ci porta a passare accanto ai pinnacoli rocciosi, sotto ponti naturali di roccia in modo da ammirarne da vicino le molteplici sfumature e infine risalire in corrispondenza di sunrise point.

E’ ormai tardo pomeriggio così decidiamo di aspettare l’ora che manca al tramonto, che ammiriamo seduti su un muretto proprio sul ciglio dell’anfiteatro, grazie alle nuvole stasera è uno spettacolo meraviglioso, come lo è la strada per tornare a Panguitch che passa dal Red Canyon e costeggia vari ranch con cavalli che pascolano nell’erba verde e sullo sfondo alte montagne, dai paesaggi da film che ispirano pace e relax.

Rientriamo al nostro motel piuttosto stanchi, è dall’alba che siamo in giro e dopo la doccia io quasi quasi resterei in camera, Panguitch è piuttosto morto come paese. Ma Fede insiste così lo accontento e andiamo al granma Tina. Lungo la strada vediamo un ragazzino di 12-13 anni in groppa un cavallo che mangia un gelato… il piccolo locale, anche questo tipico da film con le poltroncine in finta pelle vuole essere di lontana origine italiana. Io mi prendo una soup calda e mio marito una pizza piuttosto buona.$ 25, 06 in due tax incl (metà la porteremo via nel dog box), poi finalmente a nanna nel lettone king size con la fantastica coperta lavorata a ferro.

14° giorno giovedì 22.09.05 BRYCE CANYON- ZION- LAS VEGAS (circa km 380) Stamattina ci svegliamo verso le 7 belli riposati, usciamo che albeggia, lasciamo Panguitch diretti verso lo Zion national park. Percorriamo la 89 sud per 80 km fino a Mount Carmel Junction e ci immettiamo sulla 9 west per un’altra novantina di km. Le strade e i paesaggi sono come sempre bellissimi, ad un tratto vediamo nei campi alla nostra sinistra dei grossi animali, ci avviciniamo e ci fermiamo sono dei bisonti al pascolo ! che grossi e che sguardo cattivo! Facciamo qualche foto e ripartiamo. Arriviamo alle porte di Zion, l’asfalto diventa rosso così da non creare contrasto con la roccia.

Percorriamo la stretta strada piuttosto trafficata e parcheggiamo in prossimità del Visitor Center.

Dopo un rapido studio della cartina e sapendo di avere solo la mattinata a disposizione, scegliamo giusto due – tre cose da vedere, prendiamo lo shuttle gratuito, ci fermiamo al weeping rock dove dopo una breve passeggiata di arriva sotto una cascatella in punto panoramico sulle catene montuose di fronte a noi, poi riprendiamo lo shuttle e scendiamo all’ultima fermata, da qui parte la bella passeggiata sui Narrows, costeggiando il torrente Virgin, in compagnia di scoiattoli. In alcuni punti ci sono degli slarghi in cui ci fermiamo ad ammirare l’acqua trasparente del torrente che scivola tra i massi incorniciate da pareti ripide lisce e rosse come sempre in splendido contrasto con il cielo di un blu intendo e luminoso.

La passeggiata si conclude in un punto da cui per proseguire è necessario attraversare il torrente (senza ponte) per cui noi decidiamo di tornare indietro. Ripreso lo shuttle ci fermiamo ad un altro vista point e poi verso mezzogiorno riprendiamo l’auto e dopo aver mangiato la pizza di ieri (ancora buona) ripartiamo. Non si può dire che abbiamo visitato con la solita cura questo parco, per mancanza di tempo, ma l’assaggio che ne abbiamo fatto ci ha lasciato soddisfatti. L’unico neo è la strada di ingresso veramente trafficata, come non ci era mai capitato di trovare in un parco, per il resto abbiamo visto dei bei paesaggi montani sicuramente, nulla comunque da togliere il fiato a noi che siamo abituati alle Dolomiti.

La cosa bella di Zion è che non bisogna tornare indietro per uscire, ma si prosegue sulla 9 che dopo una ventina di km si immette sulla 15 sud, dopo parecchie miglia abbandoniamo il paesaggio montano e ritroviamo delle lande più aride e gialle, sono circa le 15 quando percorsi altri 200 km arriviamo alle porte di Las Vegas. La nostra seconda notte nella Sin city la passeremo allo Stratosphere (€ 40,71 a stanza con Expedia); e fin da subito capiamo che si tratta di un hotel molto più sontuoso del Riviera (che appartiene alla vecchia generazione degli hotel casinò). Alla reception ci danno la chiave e un buono per salire sull’altissima torre da cui si dice che di sera vi sia una vista impagabile sulle mille luci della città (peccato che il biglietto valga dalle 10 di mattina alle 14, ora sono già le 15 e domani mattina partiremo sicuramente prima delle 10 ! ).

Comunque saliamo in stanza che è come quella di tutti gli hotel, e dopo una doccia decidiamo di riposarci un’oretta.

Poi scendiamo e su insistenza di Fede visto che è ancora presto decidiamo di andare alla ricerca di un outlet alle porte della città; in breve lo troviamo è il Belz Factory outlet store 3 km a sud della città oltre il Luxor, ci sono molti negozi di tutte le marche; in un negozio di scarpe ci prendiamo Timberland per entrambi e scarpe da ginnastica a prezzi veramente convenienti rispetto all’Italia. Poi andiamo nel negozio di Tommy Hilfinger e anche qui prendiamo delle magliette e una bella borsa (tot $ 250). Fede vorrebbe fare un giro in tutti gli altri negozi ma io come il solito inizio a scalpitare e a sbuffare così usciamo mentre il cielo si tinge di un tramonto di fuoco.

Parcheggiamo l’auto nel parking del MGM e partiamo per il nostro secondo tour dei casinò. Prima l’MGM, poi il Luxor dall’ambientazione egizia (secondo noi veramente kitch), il New York New York con la ricostruzione interna dei quartieri metropolitani, poi passiamo all’Excalibur che pare anch’esso un po’ datato. Ceniamo alla “tavola rotonda” il buffet dell’Excalibur ($15,60 cad tax incl) dove si trova praticamente di tutto. Usciamo è ora la vola del Paris, e poi non possiamo fare a meno di assistere ancora una volta allo spettacolo delle fontane del Bellagio. Siamo stanchissimi, quindi decidiamo di tornare in hotel dove giochiamo alle slot da un centesimo e facciamo pure poker !! dopo la vincita più misera della storia crolliamo a letto, di Las Vegas abbiamo visto tutto ciò che secondo noi meritava, è sicuramente una città da vedere una volta nella vita, perché soprattutto al primo impatto lascia strabiliati, ma onestamente non invidio chi ci vive, e credo che già dopo un paio di giorni oltre la patina dello sfarzo e delle luci appaia l’atmosfera artefatta e “spennasoldi” di questa città. Non possiamo fare a meno di impressionarci nel vedere persone di tutte le età ai tavoli da gioco fin dalle prime ore del mattino. L’unico rimpianto è stato quello di non aver assistito agli spettacoli che si tengono quotidianamente nei casinò (tipo quelli del circolo du soleil etc.) che devono essere proprio belli.

15° giorno Venerdì 23.09.05 LAS VEGAS- DEATH VALLEY – LAKE ISABELLA- THREE RIVERS (km circa 600) Oggi ci aspetta una giornata durissima, praticamente tutta in auto, quindi ce la prendiamo comoda ci svegliamo verso le 8 e ci concediamo una sontuosa colazione al buffet dello Stratosphere ($ 8,59 cad tax incl). Poi acquistiamo per 1.25 $ cad mazzi di carte usate dai casinò con i vari loghi che vengono appunto rivendute come souvenir, saranno dei pensierini carini ed originali da portare ai nostri amici ! Recuperiamo l’auto e diciamo addio a Las Vegas sotto un cielo velato di nubi.

Il tragitto che percorriamo lungo la 95 nord ci porta dopo più di 200 km di territorio desertico a lasciare il Nevada e a rientrare in California attraversando la Death Valley questa volta nel senso della larghezza.

In corrispondenza del paese di Beatty (ancora in Nevada) lasciamo la grossa arteria 95 e imbocchiamo la 374 che ci conduce nella Death valley.

Ritroviamo con piacere i silenzi e gli spazi desolati di questa valle, la ammiriamo con uno sfondo leggermente nuvolso molto diverso rispetto all’andata e a suo modo molto suggestivo. Ripassiamo davanti alle dune sabbiose, e qui freniamo bruscamente, proprio in mezzo alla strada ecco avvicinarsi guardingo un coyote! Ci guarda fisso con i suoi occhi gialli, è molto magro, sembra un incrocio tra un cane e una volpe, pare non avere paura di noi. Io all’inizio sono elettrizzata col finestrino giù gli faccio foto e filmati ma lui continua inesorabile ad avvicinarsi, allora mi viene un po’ di timore cosa vorrà ? aspetta che tiro su il finestrino, non si sa mai! Gira attorno alla nostra auto ferma ci fissa come ipnotizzato poi si gira e si allontana lentamente. Proseguiamo qualche miglia sulla 190, poi per idea di Fede optiamo per una variante che in teoria dovrebbe essere una scorciatoia, praticamente prendiamo la stradina credo la178 ma non ricordo esattamente nemmeno se avesse un numero, alla nostra sinistra, un cartello scoraggia a imboccare questa via che noi ignoriamo. La strada è effettivamente in pessimo stato, ma il paesaggio è straordinario, una desolazione che ci affascina è illimitato spettacolare nella sua essenzialità. La stradina si inerpica su alture offrendoci nuovi scorci. Preghiamo di non avere problemi con l’auto, sarebbe veramente drammatico restare a piedi qui, per miglia e miglia intorno a noi non c’è anima viva. Ad un tratto l’asfalto lascia il posto allo sterrato, siamo veramente fuori dal mondo lontani dalla civiltà, ad un tratto voltando in un tornante in discesa per poco un investiamo due roadrunner che ci tagliano la strada, non crediamo ai nostri occhi, ci sono due roulette di campeggiatori con dei signori che stanno prendendo il sole (ci saranno 40 gradi !) in quello che crediamo essere un camping fantasma ! incredibile ! Ancora stupiti dalla scelta quanto meno originale dei campeggiatori, proseguiamo sempre sullo sterrato, che via via migliora e alla fine dopo molte miglia ci lasciamo alle spalle la Death Valley, ritroviamo l’asfalto e arriviamo a Ridgecrest. Qui vediamo un wall mart, speriamo di trovare qui la schedina per la macchina digitale visto che è la stessa catena di quello di Page, inoltre dobbiamo rifornirci d’acqua. Purtroppo la schedina non ce l’hanno comunque facciamo un po’ di provviste la commessa alla cassa ci chiede da dove veniamo e cosa abbiamo visto finora, che gentile ! Percorriamo ora un paesaggio piatto e monotono perciò faccio riposare Fede mettendomi alla guida con la radio che mi fa compagnia mentre lui schiaccia un pisolino. Dopo il paese di Inyokern prendiamo la 178 nord e dopo un’ottantina di km arriviamo al lake Isabella dove ci sgranchiamo le gambe. Riprendiamo a macinare miglia su miglia, oggi è veramente massacrante, sopratutto il pomeriggio. Ecco ora finalmente delle montagne ci inerpichiamo sulla 155, la 190 e la J 24 fino a Exeter. Percorriamo queste strade secondarie tortuose e infinite ma molto panoramiche in mezzo a boschi e a pascoli che sembrano usciti da un film, vediamo mandrie di mucche dalle corna lunghissime e ricurve, cavalli che corrono nei pascoli, casette di legno rosse, chiesette isolate.

Ci lasciamo alle spalle anche le montagne e attraversiamo ora le coltivazioni di piante da frutto che si stendono a perita d’occhio, aranceti e oliveti soprattutto. Ci fermiamo solo un’altra volta per il pieno, poi imbocchiamo la 198 est e quando orami è buio vediamo la strada tornare nuovamente in salita, ed eccoci distrutti finalmente a Three Rivers nei pressi del Sequioa national park che visiteremo domani. No so dire se evitare la monotonia del deserto di mojave per questo assai più lungo e variegato tragitto sia stata o meno una buona idea, sicuramente hanno meritato i paesaggi visti, lontani dai circuiti turistici che ci hanno mostrato una California fatta di natura intatta e di campagna, ma ragazzi che tirata ! troviamo il nostro carinissimo motel il Sequoia Motel ($ 82,50 a stanza tax incluse qui staremo due notti) prenotato dall’Italia sul loro sito. Praticamente su un colle ci sono dei graziosi bungalow di legno che ospitano due stanze ciascuna col bagno. La stanza è piccolina, ma accogliente con un super letto king size ed un bagnetto, gentilissima la signora che ci accoglie.

Siamo affamati, perciò andiamo in “paese” al dove ceniamo all’aperto su una terrazza sul fiume , due hamburger fantastici con patatine e due belle birre fresche! Ne avevamo bisogno ($ 18,89 in tutto).

16° giorno Sabato 24.09.05 SEQUOIA NATIONAL PARK Dopo una bella dormita ci svegliamo verso le 7.30 fuori è una giornata meravigliosa e splendente, il sole, il cinguettio degli uccellini, gli alberi, che bello ! andiamo a fare colazione in un posto carino “The Cabin” ($ 8,75 tax incl) tutto in legno, ci sediamo in un tavolo a fianco al torrente con due ottimi muffins e caffè. La strada che ci porta al Sequoia è piuttosto lunga e piena di curve saliamo saliamo saliamo… Finalmente ecco l’ingresso del parco. Ritiriamo mappa e giornale e via il Sequoia ci aspetta. Siamo convinti che vedremo un orso, e per tutto il giorno ci sembra di vederlo ovunque, alla fine l’avremo visto solo con la fantasia ma in compenso vediamo dei bei cerbiatti oltre i soliti scoiattoli. Questo parco ci è piaciuto moltissimo le Sequoie sono imponenti e ti fanno sentire piccolo piccolo, pensare che sono lì da duemila anni mi fa venire la pelle d’oca. Tra tutti i trails fatti meravigliosa la passeggiata a tharps log che si raggiunge dopo essere passati con l’auto sotto un tronco di sequoia caduto trasversalmente alla strada. Qui è il regno delle gialle radure erbose accarezzate dalla brezza, del silenzio degli alberi giganti (in un tronco addirittura era vissuto per anni un signore che voleva isolarsi dal mondo) trascorriamo un paio d’ore bellissime in solitudine e relax. Poi ci rechiamo al Moro rocks dove ci arrampica fino ad un punto panoramico che domina la vallata. È ora la volta del Generale Sherman vecchio più di 2000 anni, il più grosso essere vivente al mondo in termini di massa “corporea” di legno, che impressione fantastico! Poi ci riposiamo in una pic nic area godendoci il sole che filtra tra i rami e il profumo di pino e di resina, ed infine sempre percorrendo la tortuosa 198 che attraversa la Sequoia forest arriviamo a Grant Grove nella parte nord ovest del parco. Qui c’è un bel circuito da fare a piedi che passa anche in mezzo ad alcune sequoie cadute e svuotate all’interno tipo tunnel, protetto da un recinto fa bella mostra di se il Generale Grant definito anche “l’albero di natale della nazione”. Sono in corso gli incendi controllati da parte dei vigili del fuoco per ripulire il sottobosco, ed evitare che degli incendi “naturali” danneggino le sequoie giganti, è impressionante come possano veramente controllarli, la cintura di fuoco è molto estesa. Il fumo sale denso e viene illuminato dai raggi del sole e si vedono fiamme vive, il tutto di una suggestione incredibile. L’ultima parte che visitiamo è il Kings canyon percorrendo la 180 da Grant Grove. Il kings canyon Nat park, è un parco confinante col sequoia che ha un fiume sul fondovalle, non arriviamo fino al kings river ma ci godiamo comunque dei bei panorami. Nel tornare indietro lungo la 180 prendiamo una deviazione a sinistra per una stradina secondaria (è già le deviazioni su stradine secondarie sono proprio la nostra passione !), passiamo accanto a laghetti alpini il più grande dei quali è l’Hume lake sede tra l’atro di una comunità religiosa. Il tempo vola ed è presto ora di tornare, rallentiamo in corrispondenza di una bellissima famiglia di cerbiatti proprio accanto alla strada. La stradina secondaria si ricongiunge alla principale in corrispondenza del redwood mountain overlook, dove riprendiamo la 198 in direzione sud. Tutte le curve mi danno un pò di nausea ma la giornata è stata meravigliosa ci ha lasciato delle immagini indimenticabili.

Per la cena vorremmo finire alla grande e vediamo un bel ristorantino proprio sul fiume, il Gateway restaurant l’ambiente è piuttosto elegante, purtroppo c’è una festa sul terrazzo fuori quindi i camerieri sono molto impegnati e ci portano il cibo con un’ora di riardo, peccato ci hanno rovinato l’unica cena americana che abbiamo consumato in un ristorante vero e proprio … si vede che non fa per noi ($ 64,59 tax incl)! Per consolarci andiamo a bere il bicchiere della staffa nel posto di ieri sera, qui ci sono gli invitati di un matrimonio che ballano e cantano, ci mescoliamo a loro poi stanchi e un po’ tristi al pensiero che domani si parte andiamo a dormire.

17° giorno domenica 25.09.05 SEQUOIA- SAN FRANCISCO (circa Km 420) Ci svegliamo verso le otto, salutiamo la simpatica signora del motel e ci concediamo un’altra ottima colazione al Cabin in riva al torrente con muffins e caffè. Inizia il nostro avvicinamento a San Francisco, vorremo riuscire a vedere la spiaggia al nord della città in corrispondenza di point Reyes, che ci hanno detto essere molto bella, se riusciamo a fermarci all’outlet di Petalmuna, e soprattutto vorremo passare attraverso il Golden Gate possibilmente con una puntatina a Sausalito.

Riprendiamo la 198 west per una cinquantina di km fino a Visalia poi ci immettiamo sulla grossa arteria 99 nord, superiamo Fresno e dopo 150 km anche Modesto. Una trentina di km dopo Modesto, in corrispondenza di Manteca deviamo sulla 5 sempre in direzione nord, superato Stockton prendiamo a sinistra la 12 in direzione west. Superiamo i bei paesini di Napa e Sonoma e seguiamo le indicazioni per Petaluma. Il paesaggio che attraversiamo è sempre diverso e ci affascina, distese e distese di alberi da frutto che lasciano poi il posto a viti e vigneti a perdita d’occhio, il tutto illuminato dall’onnipresente sole californiano. E’ la famosa regione di produzione del vino californiano, notiamo che molte aziende vinicole hanno nomi italiani, nostri connazionali trasferitisi qui un secolo fa hanno creato quelle che oggi sono delle splendide e prosperose attività. Decidiamo (con mia gioia) di non fermarci all’outlet di Petaluma, per raggiungere direttamente la I1 verso la spiaggia di reyes point. Qui a dire il vero ci perdiamo un pò, il tempo passa è già mezzogiorno e per le cinque dovremo essere in aeroporto.

A malincuore abbandoniamo la ricerca della spiaggia e ci avviamo verso San Francisco. A tratti c’è parecchio traffico, speriamo di non trovare difficoltà ! Per fortuna la coda in breve si snellisce , così arrivarti nei pressi di Sausalito decidiamo di fermarci in questa cittadina un tempo abitata da pesatori che si trova proprio dalla parte opposta del Golden Gate.

Parcheggiamo e subito siamo attirati da musica e rumori di festa. Infatti in un prato nei pressi del porto c’è una simpatica festa, con un complessino che suona in un gazebo, bancarelle su cui si stanno cuocendo costine e spiedini, e numerose famiglie sedute sull’erba con coperte e cesti del pic nic. Bambini che corrono, cani, giovani anziani che chiacchierano. Che bella atmosfera, di festa quasi campagnola. Dalla parte opposta della baia numerose casette di legno addossate sulla collina. Si, pensiamo che questo sia un posto piacevole in cui vivere ad un passo da una splendida città ma con un atmosfera di relax e benessere tipico del countryside. Poi ci rechiamo in centro, c’è parecchia gente in giro essendo domenica, la vista sullo skyline di Frisco con questa giornata assolata e serena è meravigliosa. Ci prendiamo un ottimo gelato, poi gli ultimi acquisti, tra cui la immancabile calamita da attaccare al frigorifero! Salutiamo Sausalito e ci dirigiamo finalemnte verso il Golden Gate. Sembra impossibile ma attraversare questo ponte ci da un’emozione, facciamo foto e riprese mentre oltrepassiamo il braccio di mare che separa Sausalito da San Francisco. Il ponte è lungo 11 km e con la sua inconfondibile vernice arancione è il simbolo di San Francisco. Ci fermiamo nel parco all’estremità opposta del ponte la giornata è meravigliosa e la vista anche. Quest’ultima immagine della città ci resterà nel cuore e non potremo chiedere di più per chiudere in bellezza il nostro viaggio. Scattata l’ultima foto, noi due abbracciati e il maestoso ponte arancione alle nostre spalle come sfondo, riprendiamo l’auto e dopo qualche difficoltà, immersi nel caotico traffico cittadino riusciamo fortunatamente ad avere conferma che siamo sulla 101 sud quindi raggiungiamo San Bruno e l’aeroporto, Facciamo l’ultimo pieno di benzina e in modo semplicissimo (ottime indicazioni per la resa delle auto a noleggio è impossibile sbagliare) siamo già alla Trifty per la resa della nostra auto che ci ha accompagnati in questa avventura e che lasciamo appesantita di 3740 miglia !! Dopo uno spuntino in aeroporto puntuali saliamo in aereo, la nostra ultima notte americana la passeremo in volo ! 18° giorno lunedì 26.09.05 SAN FRANCISCO MONACO VERONA Oggi passiamo tutta la giornata in aereo e dopo uno scalo a Monaco arriviamo sani e salvi a Verona.

Il lungo volo ci da modo di riflettere e di tirare un po’ le somme di questo viaggio che resterà a lungo nei nostri ricordi e nei nostri cuori. Ripensiamo alla splendida e cosmopolita San Francisco, all’incredibile Las Vegas e alla sua voglia di stupire ed esagerare, ma soprattutto ai paesaggi straordinari del west, agli orizzonti lontani e alle rocce rosse contro il cielo blu, alle albe e ai tramonti, alla maestosità del Grand Canyon, alla Monument Valley che ti fa sentire in un film, agli splendidi panorami dell’Arches del Sequoia del Bryce canyon, ai silenzi impetuosi della Valley of the Gods, alle strade diritte in mezzo al deserto della Death Valley, e a tutti gli altri luoghi visitati, e alla soddisfazione di avere organizzato da soli questo viaggio in cui tutto è andato benissimo e dove anche il tempo ci è stato più che amico regalandoci 16 giorni uno più bello e splendente dell’altro, in cui abbiamo incontrato solo persone disponibili e gentili, insomma in cui veramente tutto ha contribuito a coronare il nostro American Dream ! In cifre, complessivo per 2 persone (cambio euro dollaro nel periodo passato in USA: 1 euro = 1,22 dollari): miglia percorse: 3740 paria 5984 km Spese. Volo: € 650,00 x 2 = € 1.300 Noleggio auto: € 515 Carburante: € 340 Motel e pernottamenti: € 992 Cibo: € 950 Assicurazione sanitaria (con Expedia su internet, per fortuna non è servita): € 60,00 Considerando tutti gli extra (shopping, rafting, muli, national park pass, spese varie per frutta, acqua biscotti, souvenir, cd per foto etc etc) Totale :€ 4550 tutto compreso ovvero € 2275 a testa, secondo noi ottimamente spesi!



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