West USA di miele!

Lunedì 5/9/2005 Luca e la Mary ci salutano dalla scala mobile dell’aeroporto, mentre noi scendiamo incontro al nostro destino a stelle e strisce! In extremis recuperiamo il convertitore per la corrente… la nostra tecnologia digitale è in salvo! E via di corsa perché siamo in ritardo…. Ma in realtà è il nostro volo ad essere in...
west usa di miele!
Partenza il: 05/09/2005
Ritorno il: 23/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Lunedì 5/9/2005 Luca e la Mary ci salutano dalla scala mobile dell’aeroporto, mentre noi scendiamo incontro al nostro destino a stelle e strisce! In extremis recuperiamo il convertitore per la corrente… la nostra tecnologia digitale è in salvo! E via di corsa perché siamo in ritardo… Ma in realtà è il nostro volo ad essere in ritardo, e partiamo 40 minuti dopo l’orario previsto. Sull’aereo i film sono in inglese e quindi non ci resta che girarci i pollici (Guardo Sisterhood of travelling pants, molto carino, con l’attrice che fa Rory, intuendone il significato). Atterriamo ad Atlanta con solo un’ora e mezza di tempo per svolgere le complesse pratiche doganali statunitensi: togli le scarpe, tira fuori il pc, ripeti 100 volte che sei solo un turista e non un terrorista iracheno… E alla fine il volo è partito senza di noi e i nostri bagagli sono rimasti in qualche punto non meglio precisato dell’aeroporto. La nostra sorte è affidata alla lista di attesa della Delta. Per allentare la tensione D. (mio marito) recupera una rivista di football americano e ritorna a sedere giusto in tempo per vedere i nostri nomi comparire sulla lista degli imbarcati! E fatta! Ma dubitiamo fortemente di ritrovare i nostri bagagli ad attenderci a L.A.

Invece, appena atterrati, dopo pochi minuti eccoli li, ignari del pericolo corso! Il tempo di una telefonata all’hotel per avvertire che forse arriveremo in nottata… e via, verso la Hertz per vedere che macchina ci hanno assegnato. Incuriositi percorriamo la lunga linea delle auto fino al posto contrassegnato dal nostro numero: arriviamo davanti al mastodonte a 4 ruote motrici e felici, carichiamo armi e bagagli e ci gettiamo disinvolti nel traffico di L.A.! Dopo 4 o 5 Freeway arriviamo a Beverly Hills, dove finalmente ci aspetta il nostro kingsize bed (largo 2 metri!!!!). Martedì 6/9/2005 Ore 4.00 circa… SONO SVEGLIA… Il fuso orario si fa sentire! Colazione alle 7.00 in un posticino vicino all’hotel… Sperimentiamo le abbondanti porzioni americane: 4 pancakes con burro e sciroppo d’acero e due brioches da 1 kg l’una…! Imbocchiamo Olimpic Boulevard con il nostro fuoristrada ed iniziamo ad orientaci per le vie di L.A: fino ad arrivare a El Pueblo, l’antico cuore messicano della città. Cominciamo il nostro giro da UNION STATION, per poi inoltrarci nelle pittoresche viuzze ricolme di botteghe, bancarelle e ristorantini niente male… ma è ancora presto per pranzare! Dopo aver visitato AVILA ADOBE, la più antica abitazione messicana della città, riprendiamo la macchina per fare un salto a CHINATOWN. Su Broadway Street si apre il portone, con due stupendi dragoni dorati che si intrecciano… Proprio sopra il semaforo! Percorriamo la via principale, dispiaciuti di non avere tempo di curiosare negli infiniti negozietti cinesi a cui passiamo davanti lanciando solo occhiate furtive, per arrivare a CENTRAL PLAZA: edifici colorati, tetti a pagoda, lampade appese da un lato all’altro della strada e donnine cinesi che passeggiano sotto il sole di Los Angeles con i loro ombrellini aperti… davvero carino! Per pranzo ci fermiamo a LITTLE TOKIO per un bel piattone di noddless e riso fritto.

Dedichiamo il primo pomeriggio al BUSINESSS DISTRICT: DOWNTOWN il cuore pulsante degli affari di Los Angeles.

Visitiamo il Grand Central Market, mercato coperto ricolmo di bancarelle di frutta e verdura e di cibi multi etnici.

Costeggiando Angels Flight, la funicolare ora chiusa, saliamo la scalinata che attraverso verdissimi giardini e fontane arriva alla base di imponenti grattacieli che, con le loro vetrate di cristallo, si specchiano gli uni negli altri… non deve essere male fare la pausa pranzo qui!… Lo Staples Center non è lontano e decidiamo di andarlo a vedere per la gioia di D.

Lungo il tragitto imbocchiamo inavvertitamente una via in controsenso… Con tanto di vigile urbano californiano che, disperato, ci si para davanti in mezzo alla strada, agitando freneticamente le braccia e urlandoci di tornare indietro!!! Detto fatto!!! Pericolo scampato e senza multa!!! Arriviamo incolumi allo stadio, che purtroppo è chiuso al pubblico… che delusione… Dopo aver tentato invano di impietosire un addetto, D. Si deve accontentare del negozio di gadget della squadra (quello è sempre aperto!) e di fare un giro intorno al perimetro dello Staples Center, in cerca magari di giocatori che escano dall’allenamento o simili…

Ritorniamo verso Beverly Hills per fare in macchina il famoso tour delle ville dei divi… percorriamo le strade costellate di palme e di case principesche, da togliere il fiato! … non sarebbe niente male vivere in questo quartierino… magari con una Ferrari rossa parcheggiata nel vialetto d’ingresso! A questo punto della giornata ci vediamo costretti a passare dall’albergo per scaricare tutte le foto che abbiamo scattato…Sono troppe!!! Concludiamo il nostro primo giorno a Los Angeles con un bel giro in Rodeo Drive e Golden Triangle, tra un mega frullato di frutta vitaminizzato (da Jamba Juice) e le vetrine di bellissimi e costosissimi negozi.

Riprendiamo la jeep fino ad arrivare a Hollywood, passando lungo Melrose Avenue.

Percorriamo a piedi il Walk of Fame, curiosando i nomi delle celebrità sulle stelle in marmo del marciapiede più famoso del mondo (c’è anche Kermit, la rana!).

Arriviamo fino al Mann’s Chinese Theatre, con tutte le impronte dei divi impresse sulle lastre di cemento di cui è lastricato lo spiazzo davanti al teatro.

Ne visitiamo anche l’interno per la modica cifra di 12 dollari… Sicuramente molto rosso e cinese!…E vediamo pure l’uscita segreta da cui i divi si defilano per evitare le folle… E le impronte sul cemento delle scarpe di John Wayne e John Travolta… Per finire condotti, dalla guida stessa, nell’immancabile negozio di souvenir! Concludiamo la nostra intensa prima giornata con un hamburger e patatine da Johnny Rockets, localino stile Happy Days, decisamente molto americano!

Mercoledi’ 7/9/2005 Primo impatto con le colazioni americane da Starbucks… Muffin gigantesco molto buono… Ma il cappuccino, anche se buono va mescolato con la cannuccia e non e’ previsto l’uso di cucchiaini per riuscire a bere la schiuma…Una signora ci ruba il tavolo e l’unico posto che rimane libero e’ quello per gli handicappati… Con di fianco un tizio che mi sventola il giornale sotto il naso… Che nervoso!!! Comunque… Partiamo per gli Universal Studios! Arriviamo presto e dobbiamo aspettare le 10 AM perche’ il parco apra. Facciamo subito il giro guidato degli studios con il trenino e poi ci dedichiamo al parco e alle sue attrazioni: ritorno al futuro, Terminator, Jurassic Park, Shrek in 3 D…

Forse ci aspettavamo qualcosa di piu’… Ma comunque il parco e’ bello nel suo complesso. La mummia ci da qualche brivido, con gli scarabei che sembrano salirti sulle gambe e il treno che, dopo una brusca frenata, riparte a tutto gas in retromarcia, e la casa dell’orrore di Van Helsing fa veramente paura… Ma subito fuori ci accolgono i Blues Brothers gia’ pronti sul palco per il loro show, mentre Shrek in persona posa con noi per una foto! Inoltre il nostro biglietto d’ingresso “VIP” ci da diritto ai posti migliori e ai back stage di molti spettacoli… Conosciamo anche un’attrice che ha recitato in una puntata di Ghilmore Gilrs! Cosa chiedere di meglio? Un hot dog con chili? Detto fatto! Agli Universal c’e’ anche quello, e molto buono per giunta! Una volta usciti dal parco ci mettiamo disperatamente alla ricerca della scritta HOLLYWOOD, scrutando con lo sguardo le colline intorno a L.A. … Ma senza successo! Ne approfittiamo pero’ per vedere gli studi della Disney e le loro famosa colonne impersonate niente meno che dai sette nani! Ormai e’ sera e ci dirigiamo verso Long Beach, la nostra ultima tappa della giornata. Imbocchiamo, quasi per errore, la Harbour Freeway… E come per magia ci ritroviamo di fronte allo spettacolo incantevole dei grattacieli illuminati di Downtown, che risplendono nella notte di L.A., con le luci accese delle loro mille finestre! Ed eccoci a Long Beach! Ne valeva davvero la pena! E’ uno splendore, adagiata sulla baia si specchia nell’acqua con la sua ruota panoramica, le montagne russe, il faro multicolore e le luci di tutti i locali e i ristoranti che la illuminano. Ci ritroviamo a mangiare nel mitico ristorante Bubba Gump Shrimps! Il locale e’ arredato in maniera deliziosamente ispirata al film: con i cartelli “stop Forrest” o “run Forrest” si attira l’attezione dei camerieri e il menu’ e’ scritto sopra una racchetta da ping pong. Sopra i tavoli in legno sono incise le frasi famose del film, tipo “stupid is who stupid does” oppure “la vita e’ come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti capita”. E soprattutto si mangiano dei gamberi deliziosi, stuffed whit crabmeat, e la “carta assorbente” su cui e’ servita l’aragosta fritta di D. Altro non e’ che il giornale della contea di Greenbow in Alabama! Insomma, passiamo a Long Beach una serata fantastica, che fa dimenticare anche la stanchezza… E siamo cosi’ romantici… Accoccolati su una panchina incorniciata da fiori di buganvillea… Lo sguardo posato sulla Queen Mary davanti a noi, maestosa e scintillante. Giovedì 8/9/2005 Colazione da Starbucks… Stamattina è andata meglio, mi sono adeguata all’andazzo americano… Ci dirigiamo verso Santa Monica percorrendo fino in fondo il Sunset Boulevard. Passiamo davanti al maestoso ingresso di Bel Air e decidiamo di sbirciare ancora qualche sontuosa villa prima di lasciare Los Angeles… Ed eccoci finalmente sul molo di Santa Monica… l’oceano davanti a noi, spiagge immense (con le torrette dei bagnini tipo Baywatch!), le palme tutte intorno e uno spettacolare negozio di articoli sportivi dove facciamo il pieno di Nike a metà prezzo, con mia somma soddisfazione!!! Partiamo per Venice Beach, paradiso di surfisti… e anche noi, mentre ammiriamo e filmiamo le loro evoluzioni, “pocciamo” i piedi nell’oceano! Non possiamo andarcene senza prima aver visto i caratteristici canali di questa “Venezia” americana, con tanto di ponticelli in legno, casette, ciascuna con la propria barchetta ormeggiata sulla riva, e una simpatica famigliola americana intenta a lanciare pop corn alle anatre, che si congratula con noi appena pronunciamo le parole “just married”!…

Prendiamo al volo un panino da Starbucks e il contenitore di polistirolo per l’acqua… che non fa in tempo ad arrivare in macchina che è gia rotto… Passiamo il primo pomeriggio, persi, a vagare per le desolate e deserte campagne californiane, senza per altro aver la minima idea di dove ci troviamo (Luca sarebbe rimasto estasiato… noi un pò meno… alla vista di balloni di fieno, campi coltivati e trattori!), quando… come per magia… non solo recuperiamo una tavoletta di cioccolato lassativo in un supermercatino disperso nel nulla, ma riusciamo anche ad imboccare la strada giusta in direzione Santa Barbara! Ci avviamo per le vie di questa cittadina, cercando tra le costruzioni spagnoleggianti la famosa missione… che pero proprio non riusciamo a trovare! Ci consoliamo con un caffè caldo e con il fortunato acquisto del libro che D. Stava cercando (“Sacred Hoops” di Phil Jackson). Si riparte in direzione San Simeon, un po’ stanchi… e non sappiamo nemmeno dove dormiremo… D. E’ al volante mentre io sonnecchio, non prima di averlo aiutato a mangiare, imboccandolo, il mega hamburger ricoperto di chili che ha voluto ad ogni costo prendere da portar via! Arrivati a destinazione distrutti, provvidenzialmente troviamo un bel hotel sull’oceano… e a poco prezzo!!!

Venerdì 9/9/2005 Colazione alla buona in hotel. D., ormai lanciatissimo, vince l’imbarazzo e prenota telefonicamente la visita guidata al castello di Hearst per le 10.20. Questa residenza del sig. Hearst, avvolta nella nebbia, domina il villaggio di San Simeon dall’alto di un colle. Salendo vediamo un cerbiatto brucare nei campi… probabilmente liberato a fini turistici in occasione del passaggio del nostro pulmino… Passiamo la mattinata vagando per le stanze principescamente arredate del castello, con costanti moniti ad ogni gradino… “watch your step!”. La biblioteca, dove, tra le altre cose, si trovano appesi gli stendardi delle contrade di Siena, offre a D. Lo spunto per una piacevole conversazione con la guida a proposito del Palio.

Finalmente ripartiamo costeggiando l’oceano. Pranziamo in uno stupendo ristorantino con una balconata proprio a picco sul mare… Un mega sandwich con tacchino e la vista su di un panorama meraviglioso… Cosa si può chiedere di più? La Pacific Coast ci sta dando il meglio di se! Ripartiamo per Monterey. Lungo il tragitto ci sarebbe anche da visitare la missione di Carmel… Ma la manchiamo clamorosamente..! Le missioni decisamente ci respingono…! A Monterey, passeggiando sull’Old Fishcerman’s Wharf, rimango assolutamente incantata dai chioschi che, lungo la strada, propongono ai passanti non i soliti gelati o panini… Ma cocktails di gamberetti, granchio e una zuppa di pesce servita dentro ad una pagnotta di pane! Ne chiediamo un assaggio… Niente male! D. Intanto sosta con interesse davanti ai tanti baracchini che propongono il Wale Watching e, dal punto più alto del molo, cerca in lontananza di avvistare qualche balena, oltre agli innumerevoli gabbiani e leoni marini che popolano la baia. Arriviamo finalmente, sgranocchiando semi di girasole, a S. Francisco e raggiungiamo il nostro hotel, proprio sul Fischerman’s Wharf! Cogliamo l’occasione di infilarci in uno dei tanti ristorantini di pesce dove finalmente mangiamo una bella insalata di gamberi e granchio! Che bontà! Sabato 10/9/2005 Ci svegliamo a S. Francisco! Colazione sul molo da Boudin’s Bakery… Dove, in vetrina, i panettieri al lavoro sfornano bellissime pagnotte a forma di granchio!!! Ci dirigiamo a ritirare i biglietti par la crociera nella baia e la visita di Alcatraz… Purtroppo a causa di un piccolo inconveniente nella prenotazione su internet perdiamo un pò di tempo e dobbiamo rinunciare alla Bay Cruise per oggi… Mentre aspettiamo che salpi il nostro battello per Alcatraz facciamo un giretto lungo il Fiscehrman’s Wharf fino ad arrivare a Ghirardelli Square. Alla fermata del cable car assisitiamo per la prima volta alla famosa rotazione delle vetture sulla apposita piattaforma! Tornati al porto, abbiamo il tempo di ammirare anche noi, come migliaia di turisti, i leoni marini che affollano rumorosamente il Pier 39. Ed ecco, salpiamo per Alcatraz! D. Mi fa da cicerone lungo l’isola spazzata dal vento, dall’alto della quale si gode uno spettacolare panorama su S. Francisco e la baia! Prendiamo l’audioguida per la visita del carcere all’interno. Passeggiamo tra le celle, con le cuffie sulle orecchie, ascoltando storie di detenuti e di tentativi di evasione. Pranzo al Pier 41, finalmente anche noi assaggiamo la famosa Clam Cowder in a bread bowl! Poi ripartiamo a piedi, tra salite, discese e un’infinità di scalini che ci mettono a dura prova! Passiamo attraverso il quartiere italiano… Nella cattedrale (Grace Cathedral) stanno celebrando un matrimonio… E noi entriamo proprio per assistere alla scena …”ed ora lo sposo può baciare la sposa!” Saliamo fino alla Coit Tower da dove di godiamo il panorama sulla baia, e quindi iniziamo a scendere le infinite scalinate che attraverso bellissimi giardini di case vittoriane e scendono fino ad arrivare a Levi’s Plaza. Passeggiamo infine attraverso i grattacieli del Financial District… Purtroppo la Transamerican Pyramid è già chiusa e non possiamo salire fino al 25° piano come avremmo voluto… Ma in compenso, mentre ci dirigiamo verso Union Square, ci imbattiamo in un set cinematografico che blocca diverse vie del centro… Pare che si tratti del prossimo film di Will Smith! Visitiamo piuttosto approfonditamente il negozio della Levi’s: io non trovo niente, ma D. Si compra un bel paio di 501. Nel mega negozio della Nike invece ci limitiamo a compiacerci per esserci fermati a Santa Monica a fare compere! Infine, ultima tappa del giorno: Chinatown.

Davvero molto carina e pittoresca, ancor più che a L.A.: le viuzze strette, le insegne dei negozietti, i tetti a pagoda dei palazzi colorati, e i lampioni… Anche loro con il tetto a pagoda! Il tutto oggi è impreziosito dagli addobbi (palloncini colorati, lanterne cinesi e bandiere americane) che adornano le vie per celebrare il Moon Festival! Ceniamo in un tipico ristorantino, e poi, tornando a piedi verso l’hotel, ci godiamo le luci di S. Francisco by night! Domenica 11/9/2005 Finalmente partiamo per la nostra crociera nella baia! Intanto che aspettiamo che arrivino le 10 per imbarcarci, facciamo la nostra ormai tipica colazione da Boudin e vaghiamo per la città in cerca di un possibile autobus che ci porti allo stadio. Dopo esserci dati tanta pena decidiamo che tutto sommato è meglio andarci in macchina. Seguendo un’altra auto che sventola bandiera dei 49ers, parcheggiamo un pò lontani dallo stadio alla modica cifra di 1 $. Man mano che ci avviciniamo, ecco “gli americani” con maglie, giubbotti, adesivi e bandiere dei 49ers: un fiume di persone color rosso-oro che, una volta parcheggiata la macchina, pianta la bandiera a stelle e strisce nell’aiuola del parcheggio, tira fuori dal baule barbecue, sedie pieghevoli e tutto l’occorrente per organizzare un pic nic in piena regola per l’intera famiglia, mentre i bambini giocano lanciandosi il pallone da football.

Credevo che fosse solo una leggenda, invece tutto questo succede davvero! Ed eccoci al Monster Park! D. È su di giri ed estasiato… Finalmente una partita di football dal vivo… In mezzo a tutti i fratelli americani…

Lo stadio è gremito e l’atmosfera indescrivibile. Lo spettacolo è fantastico anche per me che non ne capisco tanto… L’inno con srotolamento di una bandiera americana grande quasi quanto il campo… Gli stacchi musicali e i balletti delle cheerleader… Lo spettacolo di paracadutisti nell’intervallo… L’entusiasmo del pubblico ad ogni azione,,, l’immancabile hot dog con bicchierone di coca cola da 1 litro… E naturalmente il capellino dei 49ers… Che contro ogni aspettativa hanno anche vinto!!! Ci attardiamo per le ultime foto… Quasi ci dispiace andare via…

Tornando verso la macchina ci sorprendiamo nel vedere i parcheggi, ormai vuoti, così puliti… Dopo tutti quei barbecue! Andiamo ad Alamo Square con la macchina. Non potevamo mancare le case vittoriane più famose della città, così famose da essere state soprannominate le 6 sorelle! Naturalmente le fotografiamo in lungo e in largo, sullo sfondo dei grattacieli di S. Francisco.

Ultima tappa Haight-Ashbury … Il quartiere della beat generation.. E lo è veramente! Negozi di tutti i tipi con vetrine coloratissime: vestiti usati, new age, gioielli di bigiotteria, creperie e pub dove i ragazzi chiacchierano tra di loro o si danno alla lettura, comodamente seduti su poltroncine e divanetti. Anche i frequentatori del quartiere sono molto… “figli dei fiori”: ragazzi dal look alternativo che suonano violini e ballano per strada, o che, seduti sul marciapiede, chiedono offerte per i cani randagi mentre cuciono una toppa sul vestito…

Torniamo a casa passando per Russian Hill… Salite e soprattutto discese impressionanti! Si ha quasi l’impressione di cadere, sembra impossibile che la macchina riesca a frenare senza ruzzolare giù… E per chiudere in bellezza… Perchè no? Lombard Street! Passiamo dall’hotel per una doccia e poi… Una bella cenetta alla Crab House sul Pier 39… Già il nome dice tutto! Davvero troppo carino… E buonissimo! Lunedì 12/9/2005 Stamattina ci svegliamo con più calma; dopo colazione, sempre da Boudin, acquistiamo l’occorrente per preparare a casa la famosa clam cowderdi S. Francisco, nonchè pancakes per gli amici e scones all’uvetta. Passeggiamo fino a Ghirardelli Square dove… Prendiamo il nostro primo cable car! Io mi siedo mentre D. Decide che attaccarsi all’esterno è più avventuroso… Ed inizia la corsa fino ad Union Square! Sembra proprio di essere su una giostra… Sulle montagne russe per la precisione, date le salite e soprattutto le discese…! Il panorama è bellissimo… Anche se la speranza è sempre quella che i freni funzionino! Rieccoci a Union Square, saliamo fino all’ultimo piano di Macy’s per vedere la piazza dall’alto e poi passeggiamo fino a Market Street, dove facciamo rifornimento di semi di girasole e riprendiamo il cable car fino al Fisherman’s Wharf. Mi mangio per l’ultima volta un ottimo mix di granchio e gamberi… Take away perchè D. Comincia a farsi prendere dall’ansia della partenza… Sono già le 14.00…

Prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso il Golden Gate… 5 $ per attraversare il ponte, ma una volta dall’altra parte il panorama merita davvero… Nonostante l’implacabile vento… Attraversiamo il Golden Gate Park, dove D. Ha qualche difficoltà a sradicarmi dal giardino delle rose… E infine Lombard Street! Stavolta.. Di giorno.. Questa strada, tutta curve e aiuole di ortensie, si presta anche a qualche foto ricordo.

Partiamo percorrendo il ponte di Okland in direzione El Portal, Yosemite! Miracolosamente riusciamo a non sbagliare strada… Anche se di tanto in tanto il cartello “adopt a higway” continua ad incombere su di noi..

Ed eccoci al Cedar Lodge. Togliamo dall’auto semi di girasole e muffin per via degli orsi e ci ristoriamo con un bel bagno caldo. Martedì 13/9/2005 Al Cedar Lodge facciamo una fantastica e costosa colazione a buffet: uova strapazzate, salsicce, bacon, fragole e yogurt, mentre D. Fa il bis di pancake con lo sciroppo d’acero… Fantastico! Ne usciamo, con la pancia fin troppo piena, per la nostra traversata del parco…Così verde…Alberi, radure e fiumi che scorrono tranquilli e limpidi a valle, dopo essersi gettati dall’alto di imponenti rupi, trasformandosi per pochi gloriosi istanti… Lunghi centinaia di metri… In cascate mozzafiato a strapiombo! D. Cerca disperatamente di avvistare qualche orso… Ma non siamo così fortunati! Però incontriamo, proprio sulla strada, ben due coyote… Uno dopo l’altro. Sembrano piccoli lupacchiotti… Non hanno paura, anche se quando le nostre attenzioni si fanno insistenti, preferiscono trotterellare via nel folto della foresta. A sentire la ranger del visitor center pare che vedere un coyote porti fortuna! Ci fermiamo ai più importanti punti panoramici, percorrendo anche qualche sentiero a piedi: il massiccio di El Capitain, le cascate di Bridaveil e le cascate dello Yosemite, famosissime ma, purtroppo per noi, asciutte in questo periodo dell’anno.

Ultimi avvistamenti: qualche scoiattolo qua e là e le anatre del fiume, a cui D. Lancia semi di girasole, concentrato e felice come un bambino! Facciamo l’ultima sosta al Glacier Point, da cui si gode una vista spettacolare sull’Half Dome e su tutta la vallata. Dopo aver distolto D. Dall’arrampicarsi sulle più alte rocce sospese nel vuoto e dal calarsi lungo le pendici del precipizio, partiamo in direzione Death Valley.

Il parco dello Yosemite è ancora grande, e passiamo le ore successive a percorrerne il “Tioga Road”, immerso in tranquille e verdeggianti foreste di abeti, fino ad arrivare a 3000 metri di altitudine! Approfitto per schiacciare un pisolino, mentre D. Guida e con la coda dell’occhio continua a cercare orsi nella boscaglia. Cominciamo a scendere, e il paesaggio inizia a cambiare… Dalle verdi foreste, cime di montagne ancora spruzzate di neve e laghetti, passiamo ad un paesaggio roccioso, quasi brullo, fino ad arrivare al deserto! Lunghe strade che corrono dritte in mezzo al nulla, solo pochi e tristi arbusti qua e là e le cime di massicci rocciosi in lontananza. Sembra che la strada per arrivare a Furnace Creek non finisca mai! Ormai è tardi; una bella luna rischiara il paesaggio intorno a noi e l’aria del deserto è tiepida. Arriviamo al Ranch giusto in tempo per la nostra prima ottima bistecca servita con patatine fritte e delle buonissime “garlic masched potatoes” (praticamente un purè, ma le patate sono state cotte con la buccia, schiacciate e condite con tanto aglio! Buone!) Avevamo proprio fame (nonostante la colazione… Anche perchè per pranzo abbiamo mangiato al volo due panini comprati in un supermaket).

La nostra stanza lascia un pò a desiderare… Ma fa niente! Mercoledì 14/9/2005 A Fournace Creek fa davvero caldo! E’ calda perfino l’acqua fredda che esce dal rubinetto freddo! Ci svegliamo presto; D. Dice di avere lo stomaco chiuso… Ma anche oggi colazione a buffet! E come al solito si mangia doppia porzione di pancake e infine uova, pancetta, salsicce e patate arrosto… Squisito! Del resto ci servono le energie per affrontare il trekking che ci aspetta nella valle della morte! Provvidenzialmente D. Ripara col nastro adesivo il contenitore di polistirolo che si era rotto a Venice Beach.. E questo ci permette di conservare l’acqua fredda e di non morire disidratati. Ora l’unico pericolo è rappresentato dai rattlesnake… Che eviteremo accuratamente! Fortuna che la nostra 4×4 ci consente di percorrere strade sterrate, divertentissime da guidare e bellissime dal punto di vista panoramico! Guidiamo attraverso il Mustard Canyon e lungo il sentiero dei 20 Mules Team, che passa proprio in mezzo alle rocce di Zabrinskie Point! I paesaggi in questa valle sono davvero al di sopra di ogni aspettativa, e vale la pena camminare sotto il sole cocente per sprofondare i piedi nelle dune di sabbia finissima che si stendono a perdita d’occhio, o per ammirare le variopinte colline sfumate su tutte le tonalità del giallo, del rosso e dell’arancio di Zabrinskie Point, o ancora l’immensa distesa di sale, che da lontano sembra quasi un lago sotto il riflesso del sole, e da vicino un’enorme prato innevato. Ma il sole cocente ci ha cotti a puntino, ed è ormai tempo di lasciare questa valle, a ragione chiamata “della morte”… Non prima di aver toccato il punto più basso sotto il livello del mare dell’emisfero occidentale: Badwater.

Il sole tramonta sull’autostrada che corre in mezzo al deserto, ed ecco, nella notte, appaiono davanti a noi, in lontananza, le luci di Las Vegas! Prima ancora di arrivare in città iniziamo ad incontrare sulla strada un’infinità di piccole Wedding Chapels e negozi annessi di vendita e noleggio abiti da sposa/o! Percorriamo lo Strip dallo Stratosphere fino al nostro hotel (che è dalla parte opposta). Ci orientiamo andando verso l’enorme fascio di luce proiettato verso l’alto dalla sommità della piramide del Luxor! Passiamo davanti a tutti i famosi alberghi, luminosi più che mai, e rimaniamo a bocca aperta davanti alle loro stranezze: le fontane danzanti del Bellagio, la perfetta ricostruzione di piazza S. Marco con tanto di canale e gondole, la fontana di Trevi davanti al Cesar Palace, la Tour Eiffel in dimensioni ridotte, la nave di bucanieri del Treasure Island… Il vulcano in eruzione del Mirage.. Il ponte di Brooklyn e la statua della libertà… Il castello di Mago Merlino e infine la piramide del Luxor e la sfinge gigantesca che ci aspetta all’ingresso. L’albergo è veramente immenso e disseminato di slot machines e tavoli da gioco. Naturalmente ci perdiamo, trascinando faticosamente le valige, in cerca della nostra camera. Ceniamo al Faraon’s Buffet, decorato come se fosse il sito di uno scavo archeologico egiziano. Il Routard ne parla bene, ma verifichiamo che i giudizi positivi non corrispondono esattamente alla realtà: sulla quantità e la varietà niente da dire, ma la qualità è veramente “mediocre”… Insomma, un pò una delusione. e… Sarà il buffet… Sarà la stanchezza.. Ma questa città, che dietro le sue luci sfavillanti nasconde persone, che stanno sedute sole per ore davanti ad una slot machines, ci sembra un pò triste. In realtà, però, c’è anche chi vince e si diverte un sacco, e in una saletta dell’hotel due sposi stanno ballando un lento, festeggiando il loro matrimonio a Las Vegas!

Giovedì 15/9/2005 Ci svegliamo con tutta calma e passiamo la mattinata al Premium Autlet, dove svaligiamo il negozio di Guess e della Nike. Pranzo con uno Smooties, mentre D. Non perde occasione per mangiarsi il suo classico hot dog con il chili! Torniamo in hotel in tempo per fare un tuffo nella piscina del Luxor, e poi via, lungo lo Strip! Assistiamo allo spettacolo delle fontane che davanti al Bellagio… Nel bel mezzo del lago di Como… Danzano sulle note dell’inno americano! Tanti altri show si offrono ai visitatori lungo questa strada strabiliante: le sirene del T.I., l’eruzione vulcanica davanti al Mirage, la tigre bianca (che in realtà non c’era…) …Ma lo spettacolo più bello è senza dubbio il Venetian… E soprattutto… La nostra cenetta al Venetian: seduti in un ristorantino (messicano… Perchè da Zeffirino bisognava prenotare) in riva al Canal Grande, con i gondolieri che passando cantano arie di opere liriche sotto il cielo limpido di Venezia… Tutto questo all’interno dell’hotel! Incredibile! Continuiamo a passeggiare lungo lo Strip, entrando nei vari alberghi e perdendo 5 $ alle slot machines del Paris. Infine rientriamo.. Stanchi, dopo aver percorso miglia e miglia a piedi, da un hotel all’altro, e ci ritroviamo di nuovo al Luxor. Seduti ad un tavolo da Black Jack, perdiamo gli ultimi 5 $, dopo le prime mani esaltanti… Venerdi’ 16/9/2005 Ci svegliamo un po’ piu’ tardi del previsto… Ma del resto ieri sera abbiamo fatto le ore piccole…

Fantastica colazione da Starbucks: sorseggiamo i nostri bicchieroni bollenti seduti su dei comodissimi divanetti con vista panoramica sul ponte di Brooklyn e i grattacieli di New York (- New York!)! Subito dopo, la nostra meta e’ il negozio della Coca-Cola, preannunciato in lontananza dalla famosa bottiglia di vetro formato gigante (alta quanto il palazzo… Altro non e’ se non l’ascensore!). Compriamo qualche souvenir per amici e parenti e poi lasciamo Las Vegas, percorrendo lo Strip per l’ultima volta. Lungo la strada in direzione Zion e Bryce Canion, ci fermiamo all’outlet di Washington, dove non compriamo niente, ma perdiamo il tempo necessario per dover poi attraversare Zion di volata, e nonostante questo, perderci il tramonto sul Bryce Canion… E soprattutto… Arrivare in ritardo per il tanto atteso Rodeo che si svolge alle 7.00 PM davanti al Ruby’s Inn… In realta’ alla fine il ritardo e’ minimo… Alle 7.20 siamo davanti alla location del rodeo… Ma tutto e’ deserto e solo poche mucche pascolano tranquillamente all’interno dei recinti… Chiediamo spiegazioni e scopriamo che il rodeo e’ previsto solo durante il periodo estivo, perche’ da settembre in poi i ragazzi del “bull riding” sono a scuola! … E io che durante il viaggio pensavo gia’ con rammarico agli spettatori che iniziavano a prendere posto sugli spalti!!! Cenetta davvero ottima a base di fantastiche bisteccche al sangue al ristorante del Ruby’s Inn (la T-Bone di D. E’ buonissima!).

Facciamo il tentativo di farci il bagno nella piscina riscaldata dell’albergo… Ma in realta’ l’acqua e’ freddina, e un folto gruppo di ragazzi francesi occupa interamente… Da ore… L’invitante vasca idromassaggio… d. Coraggiosamente si fa una nuotata mentre io lo assisto da bordo piscina, porgendogli l’asciugamano.

Torniamo alla nostra camera che ha una bellissima vista sul bosco, illuminato dalla chiara luce della luna…

Sabato 17/9/2005 Sveglia alle 6.00 AM: ieri abbiamo perso il tramonto ma oggi non vogliamo mancare l’alba! Partiamo nel freddo del mattino verso Inspiration Point (imbottiti con diversi strati di maglie, maglioni, felpe e giubbotti). Arriviamo che e’ ancora buio, e nel silenzio, vediamo la luce dell’alba farsi strada lentamente, finche’ il sole sorge ad illuminare di bellissimi colori l’immensa distesa di pinnacoli sotto di noi. L’atmosfera e’ indescrivibile… Siamo soli, davanti alla natura che ci offre questo spettacolo affascinante… Mentre sentiamo i primi raggi di sole che iniziano a diffondere il loro calore, avvolgendoci di una luce color miele… Lungo la strada di ritorno verso una buona colazione in hotel, incontriamo nella boscaglia due piccoli cerbiatti che brucano. Accostiamo e scendiamo dall’auto; il mattino e’ ancora freddo e silenzioso, e non sembra che le bestiole ci considerano una minaccia. Si lasciano guardare e fotografare… Ma sempre ad una certa distanza… Felici dell’avvistamento decidiamo di lasciarli tranquilli, e di proseguire verso la nostra colazione: mitici pancakes per D. E un fantastico beagle (il primo del viaggio) imbottito di prosciutto, uova e formaggio! Immagazziniamo le energie sufficienti per affrontare il trekking nel Bryce! Dal Sunset Point imbocchiamo il sentiero del Navajo Loop e Queen’s Garden. Una discesa vertiginosa ci porta proprio in mezzo ai pinnacoli che caratterizzano il parco e che poco prima ammiravamo dall’alto. Il sentiero poi prosegue tra alberi e radure, dietro i quali si intravedono imponenti pareti rocciose, che il vento e l’acqua hanno scolpito fino a ricavarne forme inimmaginabili. Incontriamo anche quello che a noi sembra un piccolo cane della praeria: davvero carino, appena uscito dalla sua tana si ferma a sgranocchiare una ghianda davanti a noi. D., previdente, si e’ messo in tasca un po’ di semi di girasole, e prova a lanciarli maldestramente ad uno scoiattolino che incontriamo poco piu’ avanti… Ma lo spaventa e lo fa scappare via… Ed ecco che il verde del fondovalle inizia a diradarsi per lasciare spazio ad una salita che risale, tra i pinnacoli, fino al Sunrise Point. Una volta arrivati faticosamente in cima costeggiamo l’alto del rim, fino ad arrivare… Finalmente… Alla macchina! Un altro cerbiatto ci attraversa la strada all’improvviso, saltellando aggraziato e corre via nel folto del bosco! Allora i cartelli stradali di attravesamento cervi sono veritieri!!! Ultima tappa: Fairyland Point… Ancora una distesa di pinnacoli… Che dall’alto offrono uno spettacolo impressionante… Sembrano davvero le guglie di una maestosa catedrale gotica! Dopo aver mangiato e fatto scorta di coca-cola alla vaniglia per il viaggio, partiamo dal Bryce con l’obbiettivo di vedere il tramonto all’Arches National Park.

Attraversiamo graziosi paesini con casette di legno, ranch, recinti con staccionate bianche e mucche al pascolo.

Lungo la strada, le praterie, da pascoli verdeggianti cominciano a trasformarsi in distese brulle, frequentemente intervallate da grandi ammassi rocciosi e canyons. Ed eccoci all’Arches! Il sole e’ ancora sufficientemente alto per consentirci l’ultima passeggiata della giornata. Saliamo lungo il sentiero roccioso, segnalato da mucchietti di pietre lungo il cammino, ma soprattutto da diversi turisti che ci precedono e ci seguono… Sembra quasi… Dato lo scenario… La migrazione verso la valle incantata…! Il punto migliore per gustarci il tramonto e’ il famoso Delicate Arche.

La natura ha creato come una specie di anfiteatro roccioso tutto intorno a questo arco… E tutti i visitatori prendono posto a sedere, telecamere e macchine fotografiche alla mano, per assistere al meraviglioso spettacolo del sole che cinge con i suoi ultimi raggi dorati l’arco, solitario protagonista di questo tramonto infuocato. Per cena D. Scova (dopo aver tentato invano di seguire le indicazioni del Routard, vagando per almeno 30 min. Per le vie di Moab) un fantastico ristorantino sull’alto di una collina che domina la citta’. Posticino chic che ci serve le migliori bistecche mangiate fin’ora (la migliore e’ sempre quella di D.).

Tornati in hotel utilizziamo le ultime energie per fare il bucato nella lavanderia a gettoni! Domenica 18/9/2005 La prima passeggiata che decidiamo di fare ci porta al Landscape Arche. Qui il sentiero e’ piuttosto pianeggiante, il paesaggio aspro e roccioso lascia comunque spazio, con nostra sorpresa, a cespugli di fiori gialli e viola, e a piccoli pini pieni di bacche azzurre. Le rocce e la sabbia sono di un bel colore rosato… E ce ne portiamo a casa un pochino… Per ricordo… Mentre continuiamo a passeggiare nel parco… Innumerevoli altri archi ci attendono! Dopo aver fotografato la Balanced Rock e aver passeggiato lungo la Window Section, ci fermiamo a Moab per pranzo… Finalmente da Dennis!… Hamburger, bistecca e onion rings per recuperare le forze prima di partire per la Monument Valley.

Lungo la strada, inaspettatamente, ci imbattiamo in quella che ha tutta l’aria di essere l’arena di un rodeo! Ci fermiamo e timidamente ci accostiamo agli spalti… E’ in corso un torneo di cattura del vitello… Cowboys ma soprattutto indiani partecipano alla competizione… Ci sentiamo un po’ in imbarazzo in mezzo alle famiglie di “nativi” che assistono alla gara, ma questa e’ la nostra rivincita sul mancato rodeo del Ruby’s Inn! Riprendiamo la strada e arriviamo al tramonto… La Monument Valley non tradisce le nostre aspettative: la strada che stiamo percorrendo, lunga e dritta, attraverso una pianura desertica, ci porta dritti dritti verso i famosi monoliti che con la luce del tramonto sono infiammati di rosso! Ci fermiamo a fare foto in mezzo alla strada, deserta, percorsa solo da pochi turisti e da alcune vecchie auto guidate dai Navajo. Bello!!! Proprio le immagini che si vedono nelle cartoline e sulle guide turistiche sono ora davanti a noi, reali e suggestive! E infine… Il sole cala dietro l’orizzonte, e le luci si spengono… Come riflettori… Sugli imponenti e solitari monoliti. E’ ora di cercare il nostro hotel… E questa e’ la sorpresa piu’ bella! Il Goulding’s Lodge e’ proprio all’interno del parco, costruito ai piedi di un’imponente falesia rossa.

… E la nostra stanza!!! E’ una delle due uniche suite… Una casetta separata dal corpo centrale dell’hotel… In alto in alto… Con la sua verandina privata che si affaccia su un panorama mozzafiato! Ormai e’ notte, e la luna piena sorge, con i suoi bianchi raggi, ad illuminare la Monument Valley… Dalla nostra terrazzina ci affacciamo sognanti a guardare le stelle che avvolgono il paesaggio… Sembra quasi impossibile essere qui! E’ talmente bello ed emozionante che si stenta a credere che possa essere reale! Mangiamo anche stasera una bella bistecca (quella di D. E’ sempre la piu’ buona…!), e poi… Prendiamo a noleggio uno dei tanti film che sono stati girati nella Monument Valley e che la hanno resa famosa! “She wore a yellow ribbon” Magistrale interpretazione del mitico Jhon Wayne e mirabili vedute della valle e delle sue imponenti formazioni rocciose! Ma la stanchezza si fa sentire… E il film in inglese con i sottotitoli concilia il sonno… Ci assopiamo… Lunedi’ 20/9/2005 La sveglia suona alle 7.00… Il sole sta per sorgere! Ci avvolgiamo romanticamente (?) in una coperta e ci sediamo sulla veranda della nostra suite a goderci lo spettacolo: l’alba sulla Monument Valley! Non ci sono parole per descrivere questa meraviglia! Torniamo ancora un pochino a letto e finiamo di guardare il film di Jhon Wayne e di dormire… Ed eccoci pronti, dopo una buona colazione a base di immancabili pancake, pane burro e marmellata. Decidiamo di rinunciare al tour guidato che gli indiani Navajo propongono ai turisti, per girare la Monument Valley in liberta’… Sulla nostra fedele jeep… Come avrebbe potuto D. Rinunciare a guidare avventurosamente sulle strade di terra rossa che si snodano intorno agli imponenti monoliti di questa stupefacente valle?!! E’ tutto cosi’ bello che le foto, naturalmente, si sprecano! Ci divertiamo ad andare e venire dai vari vista point dove i Navajo non mancano di esporre collane e braccialetti in vendita per i turisti che volessero portare a casa questo ben misero ricordo di cio’ che resta del popolo indiano. I nativi che incontriamo hanno ben poco dello spiritualismo e della fierezza che ci saremmo aspettati… La terra con cui in passato vivevano in simbiosi, sembra avere oggi per loro un valore puramente economico. Asserviti alla logica del commercio e del turismo, vendono le loro collanine (forse made in China) insieme ai mocassini, alle foto di Jhon Wayne e alle bandiere americane, su cui sono dipinti guerrieri pellerossa di un tempo… Stipano quanti piu’ turisti possibile sui loro furgoncini, per portarli a fare il giro turistico della vallata dove un tempo i loro padri cacciavano i bisonti e leggevano segni nelle rocce e nelle ombre create dal sole e dalla luna. Le tende dei loro accampamenti si sono trasformate in tristi roulotte, e i loro destrieri non cavalcano piu’ nella prateria, ma vanno lentamente al passo, sotto il peso di grassi turisti, oppure si prestano a posare per una foto ricordo, sullo sfondo dei rossi monoliti, alla modica cifra di 1 $.

Comunque anche noi, come tanti, compriamo collanine e braccialetti da un indiano di nome Harry, e ci gustiamo fino in fondo la bellezza di questa terra Navajo cosi’ maestosa. Mangiamo un beagle spalmato di Philadelphia sulla terrazzina panoramica del visitor center per chiudere in bellezza, prima di partire in direzione Grand Canyon. La strada e’ lunga e scorre dritta e noiosa in mezzo al nulla. Ma eccoci all’improvviso su un’altopiano dove, su vaste distese di prati verdi, si aprono inaspettatamente profonde spaccature rocciose… Iniziamo ad intravedere il Grand Canyon! Entriamo nel parco e ci fermiamo a diversi vista point… Peccato che in cielo qualche nuvolone oscura il sole e il Canyon ci si presenta imponente ma un po’ cupo…

Fortunatamente al Grandview Point il sole riesce ad aprirsi un varco per tramontare splendidamente dietro al Canyon, illuminando con i suoi ultimi raggi le nuvole… Che assumono colori incredibili… Dal rosso… All’arancio… Al rosa… Un tramonto cosi’ bello non si era mai visto! E proprio in questo momento magico la tecnologia digitale decide di abbandonarci! Corro in macchina a recuperare la macchina fotografica di riserva… Priva di qualunque accessorio… Dotata solo di rullino e obbiettivo… Per tentare comunque di immortalare la poesia di questo momento.

Stasera dormiamo al Best Western di Tusayan e, per cena, le indicazioni, stavolta corrette, del Routard, ci portano finalmente in un tipico locale western: interamente in legno, con la paglia per terra, selle appese e balloni di fieno, tavole apparecchiate su pelli di mucca e camerieri vestiti da cowboys con tanto di Steatson. Prendiamo la nostra solita bistecca (come sempre e’ piu’ buona quella di D., anche se stasera ce l’ho messa tutta ordinando una t-bone…) con fagioli, pannocchia di mais e onion ring! E una bella birra “Rattlesnake” per bagnare la cena! Martedi’ 21/9/2005 Ci svegliamo con calma e scendiamo per una mega colazione a buffet, dove ritroviamo i ragazzi di Padova che abbiamo incontrato al Bryce Canyon. Ci fermiamo con loro a chiacchierare delle esperienze di viaggio e ci scambiamo le nostre opinioni su questa grande e pazza America. Con tutta calma ci informiamo per prenotare un’escursione in aereo e decolliamo alle 12.00. Un’esperienza indimenticabile! Sorvoliamo il Grand Canyon e solo ora ci rendiamo conto della grandezza e della vastita’ di questa immensa crepa che si apre in mezzo a boschi e a praterie per arrivare fino giu’ in fondo, dove le acque del Colorado scorrono, facendosi strada tra le rocce e formando tante rapide su cui sarebbe proprio bello fare rafting… La prossima volta…

Non appena il nostro aereo atterra, in cielo iniziano ad addensarsi nuvoloni neri e minacciosi. E poco dopo cominciano a cadere le prime gocce di pioggia… Continuera’ cosi’ tutto il giorno? Alla nostra domanda il ranger risponde evasivamente “who kows?”… Ma noi ci sentiamo un po’ sfortunati a non poterci godere il Grand Canyon sotto il sole… Infatti la pioggia smette e poi ricomincia a piu’ riprese, e i nuvoloni non ci abbandonano per tutto il giorno.

Solo qualche raro raggio di sole riesce a trovare uno spiraglio tra le nubi… Creando bellissimi arcobaleni sopra i precipizi rocciosi! Ci sarebbe tanto piaciuto scendere fin giu’ in fondo, lungo il sentiero del Bright Angel (peraltro lastricato di cacche di mulo e un po’ puzzolente… A dispetto del nome)… Ma ormai e’ tardi. Stamattina siamo stati troppo pigri… Ci accontentiamo di scendere per i primi 300 metri e poi risaliamo… Con rammarico… Chiedendoci come mai questi ingegnosi americani non abbiano ancora trovato il modo di costruire un ascensore che arrivi fino giu’… Alle rive del fiume Colorado… Prendiamo lo shuttle bus per veder ancora alcuni punti panoramici e poi decidiamo a malincuore di partire, anche se non soddisfatti fino in fondo… Ma ci consola l’idea di ritornare qui un giorno… Magari per il nostro 25esimo anniversario di nozze!!! Guidiamo attraversando scenic route spettacolari: la Coconino National Forest, distese di fiori gialli e foreste di abeti e betulle, mucche al pascolo e piccolissimi paesini sperduti dai nomi buffi (tipo Snowball).

Arriviamo alle nove di sera a Phoenix… Il caldo dell’Arizona, anche a quest’ora e’ impressionante… Stasera nessuno ci toglie un bel tuffo in piscina e il meritato relax nella vasca idromassaggio! E poi a cena… Il ragazzo della reception ci consiglia una zona con negozi e ristoranti aperti fino a tardi… Il che, in America, vuol dire che alle 9.30 e’ gia’ tutto chiuso! Infatti fallisce il nostro primo tentativo al ristorante messicano, quindi dirottiamo sulla steakhouse da Morton’s. Da fuori normalissimo, questo posticino si rivela utrachic una volta entrati! I camerieri ci accolgono in papillon… Noi siamo a dir poco impresentabili… Ma poco importa, tanto il ristorante e’ vuoto! Ormai siamo incastrati, tanto vale goderci la cena! E infatti ordiniamo le bistecche piu’ buone di tutto il viaggio! Il mio filetto non ha niente da invidiare alla bistecca di D., stavolta! Perfettamente al sangue, servito su un letto di pane abbrustolito, guarnito con asparagi croccantini e “crabmeat” deliziosa, il tutto cosparso di delicatissima salsa bearnese, che profuma di burro… Mercoledi’ 22/9/2005 Ci svegliamo presto, anche se non quanto avremmo dovuto perche’ non sentiamo la sveglia! Riusciamo comunque a fare colazione e ad essere pronti in macchina alle 7.30: in perfetto orario sulla tabella di marcia, che ci vede tra 400 miglia a S. Diego! Peccato solo per il traffico in uscita da Scottsdale verso Phoenix… Ammiriamo lungo la strada i famosi cactus dell’Arizona e, macinando miglia su miglia… superando camion che trasportano case… Arriviamo finalmente a San Diego! Ci dirigiamo subito verso lo zoo. Sono le 2 PM e il parco chiude alle 6.00 PM… Non abbiamo tempo da perdere! Dopo un sandwich e un gelato saliamo sull’autobus che ci porta a fare il giro panoramico dello zoo. Appena terminato il tour guidato ci mettiamo a scorazzare come matti da una gabbia all’altra, e quando arriva l’orario di chiusura abbiamo visto lo zoo in lungo e in largo. Molto bello e curato, una grandissima varieta’ di animali… Alcuni dei quali ci sembrano pero’ un po’ tristi, costretti in gabbie che, pur tentando di ricreare il loro habitat naturale, sono comunque e sempre limitate da sbarre contro le quali le povere bestiole si imbattono continuamente, lungo i loro percorsi obbligati. Terminiamo la visita con il rettilario, senza aver visto il quale D. Non poteva dirsi soddisfatto! E ci dirigiamo verso Downtown e il Gaslamp Quarter. Molto grazioso, soprattutto adesso che e’ sera e i caratteristici lampioncini a grappolo si accendono, ad illuminare gli affollati locali alla moda e i negozi di Horton Plaza: un grande centro commerciale all’aperto, su piu’ piani, con gallerie, scalinate, bar, fast food e opportunita’ di shopping fino a tarda ora. Riusciamo finalmente a trovare la Samsonite che ci sara’ indispensabile per rimpatriare le 6 paia di Nike e gli altri gadget che abbiamo accumulato durante il percorso. Dopo una rapida cenetta messicana ci incamminiamo verso L.A., arriviamo in poco tempo e verso le 10.30 siamo gia’ in hotel… Proprio alle porte di Disneyland!

Giovedi’ 23/9/2005 Ultimo giorno… Dopo una colazione continentale (D. Rinuncia ai suoi ultimi pancake per farmi compagnia!), eccoci pronti per Disney! Dopo un’attesa un po’ snervante tra parcheggio, shuttle e coda alla cassa… Siamo in Main Street! Primo avvistamento: il Cappellaio Matto che ci saluta al nostro ingresso nel parco! Il castello della Bella Addormentata e’ meno bello che a Parigi… Ma per il resto il parco, pur essendo lo stesso e’ sempre diverso e le attrazioni, anche se alcune hanno addirittura lo stesso nome, riescono sempre a sorprenderci tanta e’ l’originalita’ e la ricercatezza fin nei minimi dettagli di Disney! Batto D. Al tiro al bersaglio sul trenino di Toy Story (33700 contro 16500!!!): ogni vagoncino e’ munito di due pistole laser e di uno schermo che segna il punteggio man mano che si colpiscono i bersagli, mentre ci si inoltra nelle ambientazioni del film! Le montagne russe che ci aspettavamo non sono cosi’ da brivido come D. Avrebbe voluto… Ma comunque bellissime e sempre originali. Dalla terra alla luna, dove si gira vorticosamente in mezzo ad un turbinio di stelline lucenti; Indiana Jones, che ricrea perfettamente l’impressione di essere su di una jeep all’interno del tempio maledetto… Con tanto di masso rotante che ci viene incontro! E anche il classico e banale Colorado Boat riesce a sorprenderci con intermezzi di galline, coniglietti e topini canterini che cercano di avvertirci del pericolo imminente… Ma invano… Ci imbattiamo nelle rapide e ne usciamo totalmente fradici! Infine davvero fantastica la ricreazione di Topolinia! La casa di Minnie e di Topolino: le macchine parcheggiate nel vialetto vialetto d’ingresso e i padroni di casa in persona che baciano e abbracciano chiunque abbia avuto pazienza sufficiente per attendere in coda il magico momento! Sfortunatamente manchiamo il tanto desiderato incontro con Winnie The Phoo… Ma facciamo foto con altri abitanti del bosco dei 100 Acri, e D. E Tigro saltellano insieme e si danno il 5 come grandi amici! Ormai e’ ora di chiusura… Giusto il tempo per vedere la sfilata e per fare un ultimo giro tra le stelle dalla Terra alla Luna…

E ci avviamo verso l’Hilton Airport… Stacchiamo l’ultimo voucher dal nostro blocchetto e riconsegniamo la nostra fedele jeep alla Hertz… Con 3500 miglia in piu’…

E’ stato bello America! Torneremo presto!



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