Viaggione tra gli States e la Polinesia Francese

Un tour tra i grandi parchi Usa e le paradisiache isole polinesiane con bambina al seguito
Scritto da: Alixter
viaggione tra gli states e la polinesia francese
Partenza il: 27/07/2018
Ritorno il: 19/08/2018
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €

*** Quick Facts ***

Tipologia: viaggio di famiglia con bimba di 7 anni.

Destinazioni: USA West Coast e South West, Polinesia Francese.

Data inizio: 27 Luglio 2018.

Durata: 23gg.

Voli: Alitalia, Delta, KLM (USA). Air Tahiti Nui, Air Tahiti (Polinesia Francese).

Itinerario (mete principali)

USA: Los Angeles, Palm Springs, Joshua Tree, Grand Canyon, Monument Valley, Antelope Canyon, Horseshoe Bend, Zion, Las Vegas.

Polinesia Francese: Rangiroa, Huahine.

Diario di Viaggio

27/07/2018: LIN-FCO-LAX

Partenza in orario con Alitalia. Scalo a Roma Fiumicino e ripartenza per LAX sempre in orario (voliamo ancora con AZ). Arriviamo a LAX verso le 13. Ormai le procedure di immigrazione USA si sono di molto velocizzate grazie alle macchine automatiche ed ESTA preventivo. Inoltre il fatto di essere una famiglia con bimba piccola pare aiutare ulteriormente. Recuperiamo i pochi bagagli per poi dirigerci al rent car Sixt (operatore che consigliamo) tramite shuttle dedicato da prendere dall’apposito marciapiede agli arrivi. Pratiche rapide e ci spostiamo nel nostro primo hotel (Crimson) situato a poche miglia da LAX, nel bel quartiere sull’Oceano di Manhattan Beach. L’albergo include la colazione e il parcheggio coperto ed è più che adeguato per la sosta “tecnica” di una sola notte prima di metterci in viaggio la mattina dopo. Usciamo subito per combattere il fuso di -9hh. Ci dirigiamo in auto verso la spiaggia percorrendo il Manhattan Blvd. La spiaggia è la tipica della California del Sud: sabbia fine, larghissima e la solita fauna di personaggi originali. C’è anche il classico pier, la particolarità di questo è che alla fine c’è un famoso acquario che è alloggiato all’interno di un edificio d’epoca, ma che purtroppo troviamo chiuso causa lavori di manutenzione. Ci sdraiamo sulla sabbia mentre la bimba gioca con le onde. Verso le 18, anche per non rischiare di addormentarci in spiaggia, andiamo a cena in una specie di pub (“Manhattan Pizzeria”) dove si ordina al bancone e poi si aspetta il proprio turno. Molto originale e frequentato dai tipi originali di cui sopra dispetto al nome turistico. Ordiniamo il primo dei tanti hamburger con chips che si rivelerà molto buono. Rientriamo in hotel verso le 19, melatonina e andiamo a dormire distrutti.

28/07/2018: Palm Springs, Pioneertown, California

È sabato e ci aspettiamo che il traffico della mattina sia più che accettabile ad LA. Per questo dopo la colazione (basic) partiamo intorno alle 9 e difatti non troviamo traffico in uscita in direzione Est. Destinazione intermedia prescelta: Palm Springs.

Arriviamo dopo circa 2hh. Già con Palm Springs cominciamo ad intuire quello che sarà il paesaggio e il clima dei prossimi giorni passati tra California, Utah, Nevada ed Arizona: arido/desertico pur non risparmiandoci qualche veloce pioggia in un paio di occasioni. A Palm Springs ci sono circa 40°C e la vegetazione è tipicamente desertica. Ci rechiamo al Visitor Center dove ci informano che causa incendi la teleferica, chiamata Aerial Tramway che permette di salire a circa 2600m da dove godere pare di una vista spettacolare, risulta chiusa. Optiamo per una passeggiata in centro, percorrendo il corso principale: tanti negozi (alcuni di lusso: PS è nota città di villeggiatura, residenza per pensionati e, forse più in passato, buen ritiro di star di Hollywood), fast food e ristoranti, gallerie d’arte… Decidiamo di visitare il Palm Springs Art Museum. E’ a pagamento ma per chi ama l’arte moderna e fotografia molto consigliato. Pranzo veloce presso il Lulu California Bistro situato sul corso principale: elegante e un po’ caro ma con molte opzioni “healthy” e alla fine consigliato. Recuperiamo la macchina parcheggiata presso il Parking pubblico sotterraneo che si trova sempre sulla via principale. Decisamente ottimo, primo perché sotterraneo (una manna visto il caldo), secondo perché gratuito. Destinazione dove passeremo la seconda notte: Pioneertown, piccolo villaggio in mezzo al deserto, in passato utilizzato come set per film western. Oggi gli edifici western sono stati riconvertiti a botteghe che vendono prodotti locali (che troveremo chiuse, aprono quando gli pare e preferibilmente nei weekend) o di libri usati (consigliata la visita, questa aperta). Quando non fa troppo caldo organizzano ancora spettacoli di shooting simulato fra cowboy, ma non sarà il nostro caso (40°C). Alloggiamo per una notte nell’unico resort: Pioneer motel. Molto caratteristico, presenta camere ampie, con AC, arredate con manufatti in pelle fatti dalle botteghe locali ed ogni camera ha il nome di un attore dei vecchi western. Non offrono colazione ma caffè e acqua gelata sempre disponibili. Ceniamo in un posto mitico da queste parti, e non solo: Pappy & Harriet’s. Qui pare si siano esibiti grossi nomi del rock e la cosa pare assurda se si pensa dove si trova e il fatto che è un locale simile ad un saloon western con un piccolo palco per le esibizioni. Quella sera ci sono infatti due esibizioni di gruppi meno noti ma c’è comunque molta gente arrivata da chissà dove. Ceniamo presto per evitare il concerto in quanto i tavoli risultano poi prenotati. Classico menu made in US e tanta birra. Si può mangiare anche all’esterno. Ritorniamo a piedi al nostro motel, posizionato a non più di 100m. Nello spiazzo di fronte alle camere ci sono delle amache che sfruttiamo per ammirare la prima di una serie di notti stellate. Il concerto inizia alle 21. Sentiamo sdraiati sulle amache i primi accordi e le urla del pubblico, ma siamo troppo stanchi. Desistiamo dall’andare a curiosare. Ci godiamo le stelle, qui ancora più luminose. Notti così ci accompagneranno per buona parte del nostro viaggio, davvero uniche perché quasi del tutto esenti da inquinamento luminoso (solo la Polinesia saprà regalarcene di altrettanto belle). Questa sera poi è luna piena. Notte.

29/07/2018 Joshua Tree, Kingman, California e Arizona

Ci svegliamo presto, veloce giro del paese quasi fantasma, scatto molte foto e visitiamo il mercatino di libri usati all’interno di un vecchio fienile. Facciamo il checkout e ci facciamo consigliare un posto per la colazione: Frontier Café a Yucca Valley, molto bello e trovate dal classico breakfast americano a colazioni più healthy (yogurt, frutta, granola…). Riprendiamo il viaggio, siamo ancora in California, prossima tappa il Joshua Tree National Park. Sarà uno dei più belli mai visitati, ve lo consigliamo anche per fare semplici passeggiate con bimbi piccoli e picnic. Fermatevi al Visitor Center per farvi consigliare. Altro consiglio: se avete pianificato almeno tre visite ai parchi nazionali, vi consigliamo di acquistare la card annuale al primo che visitate, risparmierete abbastanza in modo incrementale. Fatevi dire quali parchi sono inclusi prima (ad esempio Monument Valley non è inclusa essendo un parco in territorio Navajo). Riprendiamo il viaggio dopo pranzo (=picnic), in direzione Kingman, passando quasi non notandolo il confine con l’Arizona. Arriviamo verso le 21, ci registriamo e ci consegnano la nostra cabin all’interno del campeggio KOA. KOA sta per “Kampgrounds of America”, risulta quindi parte di un sistema affidabile di camping presente in tantissimi stati e offre oltre alle classiche piazzole alloggi indipendenti molto funzionali e puliti a costi contenuti. I bagni e docce sono però in comune. Ceniamo in posto molto caratteristico: il Cracker Barrel Old Country Store. Unisce al ristorante in stile western che appreziamo un annesso store con molti souvenir a prima vista poco originali. Non approfondiamo, e dopo cena ritorniamo al KOA. Dormiamo poco e male anche a causa di un gruppo molto numeroso di ragazzi che si sono posizionati in tenda vicino alla nostra cabin. Andranno avanti fino a tardi… imprevisti del campeggio.

30/07/2018 Grand Canyon

Alle 6, anche a causa jet lag ancora latente, infatti ci svegliamo. Decidiamo di ritornare al Cracker Barrel Old Country Store: servono anche il breakfast e aprono prestissimo… prima delle 6 se non ricordo male. Soddisfatti torniamo al KOA e facciamo il check out. Ci aspetta il Grand Canyon, ma prima ancora la Route 66! Tra Kingman e Seligman decidiamo di percorre invece della più veloce HWY 40 la mitica 66. Questo tratto risulta essere uno dei più lunghi e ancora intatti tratti di questa strada ormai in molti tratti abbandonata. Quello che si trova lungo la strada sono varie stazioni di servizio abbastanza turistiche ma comunque che meritano una sosta per scattare qualche foto e scambiare due parole con i gestori. A metà strada sulla 66 ci fermiamo alle Grand Canyon Caverns, tappa non prevista. Al contrario di quello che il nome sembrerebbe suggerire, non sono al Grand Canyon ma parecchio distanti (chi ha inventato il marketing d’altronde?). Da fuori non promettono bene (ristorante nelle grotte, camera nelle grotte…) ma devo ammettere che alla fine della visita mi sento di consigliarle. Preso l’ascensore si scende per circa 100m e con una guida molto preparata si esplorano le grotte. Cose particolare (molta americana) la presenza di una camera dove poter soggiornare (difatti c’è gente che inconsapevole dell’ora essendo dipendenti da luce artificiale sta dormendo mentre il nostro gruppo fa l’escursione…) e di alcuni tavoli dove poter pranzare. Inoltre c’è un teatro con tanto di sedie cinematografiche. Per finire ci spiegano che durante la guerra fredda queste grotte erano uno dei rifugi a prova di bomba nucleare, e di conseguenza si possono ancora vedere i viveri accumulati negli anni ’60 in caso di…

Finita la visita, proseguiamo in direzione Grand Canyon (accesso South Rim). Alloggiamo all’interno del parco: Yavapai Lodge, defilato rispetto al Grand Canyon Village ma comunque comodo per raggiungere tutti i principale view point del South Rim. Inoltre offre in ristorare self service e la fermata degli shuttle gratuiti nelle vicinanze. Unico neo: nelle camere dell’ala West non c’è l’aria condizionata. A seconda del clima può essere non del tutto piacevole. Il Grand Canyon offre tantissime possibilità di esplorazione anche solo rimanendo al South Rim. Occorrerebbero almeno 2 notti/3gg, noi eravamo stretti, abbiamo fatto una sola notte. Solo consiglio è di prenotare con anticipo se si visita d’estate e se si vuole alloggiare all’interno, altrimenti esistono comode soluzione all’esterno delle varie entrate a costi più abbordabili e prenotabili con una certa “calma”. Noi visiteremo Mather Point, Bright Angel trail, Hopi point (tramonto)… ad ognuno il suo Grand Canyon…

Dopo pranzo salutiamo questo capolavoro assoluto di Madre Natura e proseguiamo in direzione Monument Valley dove arriveremo quasi a tramonto. Alloggiamo al Goulding Lodge & Campground. Noi stiamo al Campground optando ancora per soluzioni che ci danno maggior possibilità di immergerci nella natura. La stessa struttura offre l’alternativa di camere all’interno di un albergo comunque ci pare sempre in linea con la filosofia “non intrusiva”. Qui siamo in una riserva Navajo, tra Utah e Arizona, anche il ristorante dove ceneremo è gestito dai Navajo. Apprezziamo il fatto che alcune portate sembrano tipiche e non servono alcolici, solo birre (e vini!) analcolici. Domani ci aspetta il tour della Monument Valley.

31/07/2018 Monument Valley

Decidiamo di affrontarlo in autonomia ma esistono varie opzioni di tour guidati dai Navajo con i quali ci dicono si ha accesso a zone non permesse ai veicoli privati. In generale sono tutte molto costose e onestamente quello che siamo riusciti a fare in autonomia è stato più che sufficiente. Ci ha impegnati per più di 2hh (sono tutte strade sterrate, ma quasi mai impegnative). Si paga l’ingresso (20$) e non vale la tessera annuale dei parchi. La Monument Valley regala istantanee favolose nonostante la si sia vista mille volte in altrettanti film. Non voglio e non so aggiungere altro.

01/08/2018: Monument Valley, Antelope, Horseshoe Bend, Kanab

Per il pomeriggio abbiamo prenotato per le 15:30 l’escursione all’Antelope Canyon Lower (c’è anche l’Upper Canyon ma era esaurita in quanto più famosa, comunque entrambe meritano secondo molte recensioni…). Attenzione all’ora e a non fidarsi dei cellulari visto che qui siamo all’incrocio di 3 stati più la regione Navajo che utilizza un proprio fuso orario (-8 invece che -9). La zona dell’Antilope utilizza il fuso “standard” dell’Arizona (-9) ma spesso i cellulari agganciano celle con fuso – 8 che se sincronizzati in automatico vi portano a sbagliare. Non sarebbe un grosso problema salvo se avete degli appuntamenti tipo la nostra escursione. È obbligatorio affidarsi ad una guida, infatti non c’è possibilità fare questa escursione in autonomia. Potete prenotare online fino ad esaurimento posti, si paga solo una volta arrivati sul posto ed un motivo c’è… Ci sono vari tour operator specializzati, uno vale l’altro credo, basta trovar posto. Noi avevamo scelto Ken’s Tours e tornando al motivo perché le prenotazioni sono solo nominali, credo perché c’è una certa possibilità che vengano cancellati, causa “flooding”. In caso di piogge brevi ma violente (evento che forse non è raro nonostante il clima desertico) il canyon si allaga diventando una trappola. Manco a dirlo abbiamo la “fortuna” di sperimentare questo raro (?) evento, per cui arriviamo al cancello di ingresso del Lower Canyon e vediamo una lunga fila (ferma) di macchine… Capiamo subito che c’è qualcosa che non va… infatti veniamo avvisati della situazione. La cosa non ci stupisce in quando già molte nuvole si addensavano all’orizzonte durante la giornate passata in auto. Desistiamo a malincuore essedo una delle mete definite “imperdibili”, ma non abbiamo altra possibilità che rimetterci in marcia non avendo calcolato spazi per imprevisti e di aggiungere nessuna notte al nostro itinerario. Però c’è una valida alternativa non lontano, fra l’altro poco battura dai tour classici: Horseshoe Bend. Si trova sulla Hwy 89 non distante da Page. Circa un miglio di facile camminata e ci si ritrova sulla sommità di questa incredibile curva del Colorado river. Andateci! Per uno strano fenomeno elettrico, forse dovuto al recente temporale, i capelli di chiunque si avvicinava alla bordo del crepaccio si rizzavano in piedi come se avessimo messo le dita in una prese di corrente. Non credo sia sempre così ma nel caso fatemi sapere… Dopo la visita ad Horseshoe Bend, ci fermiamo a Page per pranzo/merenda (sono le 15). Ancora piove, ma smette poco dopo che finiamo il pranzo. Prossima trappa Kanab dove in tarda serata arriveremo al nostro prossimo alloggio: Parry Lodge. Meta di passate glorie dei film western quando Kanab era la città più vicina ad offrire un qualche confort. Anche qui come a Pioneertown le camere migliori hanno nomi di attori del passato (John Wayne, Clark Gable…). La nostra: 308. Ceniamo su consiglio dell’albergo (convenzione che ci assicura 10% di sconto) all’ottimo Iron Horse. Domani ci aspetta lo Zion.

02/08/2018: Zion National Park, Mesquite

Dopo la classica colazione made in USA inclusa nella notte passata al Parry Lodge, ripartiamo per lo Zion, poco distante. La tessera annuale dei National Parks ci assicura veloce accesso (incluso, e siamo a 3…). Lo Zion va affrontato diversamente dai precedenti parchi. Non è possibile visitarlo in autonomia con la propria auto, a meno di passarci in mezzo senza soste interessanti. Difatti tutti i principali punti di partenza sono raggiungibili solo tramite shuttle inclusi nel biglietto di ingresso. Quindi il consiglio è di arrivare presto per trovare posto al parcheggio presso il Visitors Center e da lì mettersi in coda per prender l’unica linee di shuttle, rimane poi a voi decidere dove scendere. Altrimenti se il parcheggio è full bisogna uscire e parcheggiare alle porte del parco presso la vicina Springdale e rientrare sempre tramite free shuttle con fermata Visitors Center per poi partire con la vera esplorazione come spiegato prima. Lo Zion in general è più verde e dalle caratteristiche rocce e rinomato per passeggiate, scalate, rafting. L’area non è molto estesa rispetto per esempio al Grand Canyon e in estate diviene facilmente sovraffollata. Comunque anch’esso molto consigliato! Va pianificato in anticipo ed arrivare preparati. Lasciamo lo Zion in direzione Mesquite dove alloggeremo in un classico Holiday Inn. Mesquite non offre molto, è solo una tappa comoda in questa fase di rientro verso Los Angeles. Cena in un messicano trovato su TripAdvisor: Los Lupes (accettabile).

03/08/2018 Mesquite, Barstow

Giorno di totale trasferimento in direzione LA, d’altronde questo tratto non presenta particolari posti di interesse. Passiamo Las Vegas percorrendo metà della Strip senza nemmeno fermarci. Come dicevo, non ci sono particolari posti di interesse lungo questo tratto del nostro itinerario… Arriviamo dopo una tappa di 400Km a Barstow dove ci aspetta un anonimo Hampton Inn. Cena, per rimanere in tema di fine tour USA, presso un classico Denny’s.

04/08/2018 Barstow, LAX, Papete

La mattina del 4 agosto lasciamo Barstow non prima di veloci acquisti al limitrofo Barstow’s outlet. Per i prossimi 11gg in Polinesia ci mancano alcuni beni di prima necessità che probabilmente faticheremo a trovare e in ogni caso i prezzi saranno molto più alti. Ci fermiamo anche da Walmart a Victorville per comprare creme e medicinali. Arriviamo a LAX, Sixt rent, dove lasciamo l’auto alle 18. Il nostro volo con Air Tahiti Nui parte alle 23:59. Passeremo la serata in aeroporto cenando prima dell’imbarco. Addio civiltà!

05/08/2018 Papete, Rangiroa

Arriviamo a Tahiti alle 5AM dopo 8 ore di volo, aeroporto di Papete. Piccolo, non offre granché e considerando che tutti i voli intercontinentali partono di sera, all’alba è tutto chiuso. Il volo che ci porterà a Rangiroa è previsto per le 13:30. Aspettiamo che apra l’unico bar e facciamo colazione. Nel piccolo negozio affianco acquistiamo dello shampoo e doccia schiuma al monoi visto che nelle pensioni dove soggiorneremo non sono previsti. Verso le 9 aprono il check-in così ci liberiamo dei trolley. Decidiamo di prendere un taxi per visitare Papete avendo ancora parecchio tempo prima dell’imbarco (previsto 10min prima del decollo!). Ci facciamo lasciare di fronte alla marina dove c’è la fermata dei taxi pagando 20$. Purtroppo il famoso market di Papete che si trovo a poca distanza alla domenica chiude alle 9. Riusciamo però a vedere qualche bancarella di fiori e ghirlande che sta comunque sbaraccando. Per il resto essendo domenica è quasi tutto chiuso tranne un paio di ristoranti turistici di fronte alla marina e poco altro. Notiamo lungo un tratto del porto privato moltissimi pesci tropicali racchiusi da una rete per vari metri lungo la banchina.

Ci addentriamo nelle vie del centro, che immaginiamo caotiche nei gironi di mercato ma insolitamente deserte oggi. Visitiamo una chiesa cattolica nel centro dove si sta svolgendo una cerimonia. Sembra un battesimo, celebrato da un prete dai lunghi capelli ricci. Decidiamo di pranzare. Scegliamo a caso un posto chiamato “Le Retro” di fronte alla marina. Niente di che, io prendo un hamburger al tonno con chip. Ci scontriamo per la prima volta con i prezzi della Polinesia Francese… Consiglio importante: assicuratevi di prenotare con il taxista che vi ha portato anche il ritorno se ci capitate come noi di domenica, rischiate di aspettare invano un taxi nella vicina fermata. Credo che saremmo ancora lì se presi dalla disperazione di perdere il volo per Rangiroa non avessimo “elemosinato” uno strappo ad una gentile ragazza che con la famiglia stava pranzando in strada vicino al ristorante. Fra l’altro il ristorante non ci è stato d’aiuto, non riuscendo a chiamarci un taxi. In 10m ritorniamo all’aeroporto. Le lascio 40$ per averci salvato la vacanza.

Dopo questa disavventura riprendiamo positività grazie al bel tempo che si prospetta lungo la rotta, al veloce ed informale controllo di sicurezza per prendere il volo con la compagnia interna Air Tahiti, che partirà in orario e ci dà come famiglia la priorità di ingresso all’aeromobile, regalandoci in dote i posti migliori per poter godere lungo la rotta delle più immense bellezze cristalline mai sognate. In serie: Tahiti al decollo, la sorella “minore” Moorea, la “brandesca” Tetiaroa, la più piccola Tikehau, Mataiva, ed infine l’infinito cerchio quasi perfetto messo in scena da Rangiroa, nostra intima casa per i prossimi 6gg.

06-11/08/2018: Rangiroa

I volo prevede scalo a Mataiva. La durata è di circa 2hh ma passa rapidissimo preso come sono a riprendere e fotografare dal finestrino. Atterriamo nel piccolo aeroporto di “Rangi” intorno alle 15:30. Siamo a -12 ore di fuso dall’Italia, è la prima volta che siamo diametralmente opposti, nemmeno in Australia e alle Fiji eravamo arrivati a tanto! Ironicamente mi accorgo che non avendo mai spostato l’ora del mio orologio da polso risulta facile la lettura non necessitando di calcoli… I bagagli ci vengo consegnati quasi in mano non essendoci il classico nastro. Ci guardiamo intorno in cerca di un cartello amico ma non vediamo nessuno. Poco dopo ci avvicina una ragazza con una bambina piccola dicendo che ci prenderà lei oltre ad un ragazzo che andrà in un’altra pensione.

Qui in Polinesia abbiamo optato per le pensioni familiari, per noi l’unica soluzione possibile considerando il nostro stile di approcciare le vacanze. Si rivelerà la scelta perfetta anche qui per godere appieno del posto, vivendo con le persone locali.

Carichiamo i bagli sul pulmino-taxi della gentile ragazza e partiamo, prima tappa la pensione del ragazzo che si trova nel villaggio principale di Rangiroa (Avatoru) dove siamo atterrati. Rangiroa fa parte dell’arcipelago delle Tuamotu, sistema di atolli che comprende Fakarava, Tikehau e molti altri. È il secondo/terzo più grande atollo al mondo, un ovale di circa 20x80Km. Ci soni due villaggi principali: Avatoru e Tiputa. Le principali attività sia locali sia turistiche si svolgono ad Avatoru (il capoluogo), mentre Tiputa è prettamente non turistico e abitato quasi esclusivamente dai locali. Noi abbiamo scelto Tiputa proprio per questa sua caratteristica.

Per arrivare a Tiputa occorre prendere una barca in quanto separato da Avatoru dal mitico Tiputa pass. Il taxi ci lascia sul molo di Tiputa dove pochi minuti dopo arriva la barca che ci porterà alla nostra pensione. Mare cristallino e calmo, e vista l’ora anche il pass è ancora abbastanza piatto (si agita verso le 17 quando l’Oceano entra nel pass e quando comincia lo spettacolo dei delfini che vedremo nei giorni successivi). Dopo circa 15min di barca arriviamo in prossimità della nostra pensione, dal mare ci indicano il nostro bungalow che risulta direttamente sul mare, spettacolo! Gli alloggi sono solo tre, ma il nostro è l’unico che è direttamente sulla spiaggia. Per metà dei giorni trascorsi a Tiputa saremo solo noi a goderci questa parte del motu quasi del tutto deserta. Arrivati ci accoglie il marito della padrona che ci aiuta a trasportare i bagagli dalla barca alla spiaggia. Inevitabilmente ci bagniamo ma è bellissimo! La nostra camera ha una magnifica veranda con sdraio e tavolino. Apriamo la porta ad ante di fronte al letto e si spalanca direttamente sulla laguna, tanto che stando coricati a letto si ha la sensazione di essere sdraiati in mare. Siamo estasiati, anche la bambina è visibilmente emozionata capendo di essere arrivata in un posto unico. Ci vorrebbero pagine e pagine e abilità che non mi appartengono per descrivere le emozioni che ci travolgeranno nei successivi 6gg, fatte di lagune cerulee e trasparenti, palme d’ogni forma e grandezza, manghi, papaie, frutti della passione e cocchi bevuti e mangiati potendone scegliere il grado di maturazione sull’albero, monoi e tamanu per alleviare le scottature. E, ancora, meloni, ostriche e aragoste pescate poco lontano, occhi di bimbi e gente cortese, tramonti solo per noi, nubi e piogge calde veloci, delfini e i mille pesci solo per noi, e squali pinna nera voraci anche di bucce di banana, chiese cattoliche e protestanti ornate di mille fiori di tiare, e ricci arrostiti mangiati col limone in riva al mare… e le stelle, tante stelle… ma mi fermo e lascio a ognuno la propria Polinesia.

Durante la prima cena a Rangi e per tutti i pasti successivi siamo soli con la padrona che ci prepara colazioni-pranzi-cene solo con prodotti locali spesso raccolti nel suo orto (ha anche un allevamento di polli). Ci intrattiene con i suoi racconti sul padre campione di pesca d’altura, la Polinesia di un tempo, Marlon Brando che ha conosciuto e di come tutto si è occidentalizzato. Pianifichiamo con lei le attività per i prossimi giorni. Finiremo a pescare con le reti insieme a lei e suo marito, visiteremo il villaggio di Tiputa che raggiungiamo con la barca in quando la strada sterrata risulta allagata in alcuni punti dall’alta marea proveniente dall’Oceano. Qui visitiamo la piccola chiesa cattolica e faremo semplici acquisti allo store del paese, faremo qualche acquisto di collane e braccialetti di conchiglie presso il centro d’artigianato locale ed infine mangeremo in un bar con le persone del posto visto che i turisti sono pochissimi a Tiputa. Arriverà una famiglia di Tahiti due giorni dopo, ma loro opteranno per il self catering (gli appartamenti hanno una cucina attrezzata separata dal bungalow), per cui poco cambierà nel nostro stile di vita immerso nel quotidiano vivere polinesiano, pur rendendoci conto che anch’esso è ormai avvezzo in taluni aspetti al nostro stile. Faremo infine due escursioni organizzate: Laguna Blu e Ile Aux Recifs (Reef Island). Entrambe bellissime, un po’ costose ma ci ripagano di tutto. Le escursioni provvedono al pranzo su un motu e vi possono prelevare alla pensione se ce ne sono le condizioni. Chiedete alla pensione che vi ospita che ve le prenoterà ben volentieri. Consiglio se avete pochi giorni di farle il prima possibile perché in caso di maltempo o mare agitato vengono facilmente annullate e sono spesso “affollate”. Inoltre c’è più d’un operatore disponibile, consiglio è di chiedere quante persone massimo possono portate per barca. Noi abbiamo optato per quelle meno numerose, comunque ho visto che i vari operatori tendono poi a separarsi su motu diversi una volta a destinazione. Non c’è mai un vero “affollamento”. Quelli che temevamo sarebbero stati sei giorni interminabili dato l’isolamento del motu (no WiFi, no 3G, solo chiamate dal mobile) si sono in realtà rivelati come fra i migliori giorni mai spesi lontano da casa. Ci ricorderemo di tutti per le emozioni che ci hanno trasmesso, anche se poche sono state le persone incontrate ma proprio per questo maggiore è stata l’intensità. Questa è stata la nostra Rangiroa.

12/08/2018: Rangiroa, Papete, Huahine

Il volo che via Papete ci porterà alla nostra prossima isola è previsto per le 10:10. Il nostro amico suonatore di ukulele Gigi ci porterà all’aeroporto in barca prelevandoci verso le 9. Salutiamo la nostra cara ospite, con la reale sensazione che ci rivedremo. Mare calmo, ultimo passaggio dal pass sperando di vedere i delfini, ma non è quella l’ora giusta… Salutiamo Gigi e facciamo il check-in. Fra l’altro segnalo che in questi piccoli aeroporti non ci sono controlli di sicurezza, nemmeno del bagaglio a mano. Tutto molto veloce. Il volo parte alle 10:20, dopo in 1hr siamo a Papete, aeroporto che conosciamo bene. Veloce pranzo al solito self-service, check-in ai voli domestici ed entriamo nella zona dei gate (solo due). Il volo per Huaine è previsto per le 13:20 ma verrà ritardato più di tre ore. Fortunatamente ci mettono su un altro volo che fa scalo alla vicina Moorea per poi proseguire per Huaine e in ultimo Bora Bora. Veniamo a sapere che danno la priorità ai turisti e famiglie in questi casi. Alla fine arriviamo a Huahine all’incirca all’ora prevista originariamente ma non c’è la persona della pensione ad accoglierci nella piccola hall dell’aeroporto. Immaginiamo il tutto sia dovuto al cambio di volo e che al fatto che l’aereo che avevamo prenotato è stato ritardato, per cui decido di chiamarlo (a Huaine telefoni e WiFi funzionano decentemente). Poco dopo il nostro ospite ci raggiunge e partiamo diretti alla nostra nuova casa. Durante il breve viaggio in van Tinau (il nostro ospite) ci descrive in modo dettagliatissimo i posti di interesse del villaggio di Fare dove risediamo (il più grande dell’isola ma davvero minuscolo, chissà gli altri…). Utilità come la farmacia e Pronto Soccorso, supermercato Super Fare Nui, noleggio barche, escursioni, ristoranti, chiese…etc. Abbiamo la testa piena… dopo 10min io ho quasi dimenticato tutto… Notiamo subito la presenza di cani (costante della Polinesia) e soprattutto tanti galli, tantissimi più delle galline… litigheranno parecchio ci diciamo. La nostra camera è molto ampia, due camere da letto, dotata di tutti i confort cucina attrezzata inclusa. Non abbiamo i pasti ma tutte le mattine ci fanno trovare dalle 6:30 baguette fresche e nel frigorifero marmellate e miele. Il caffè lo prepariamo noi con il bollitore. Non ci serve altro! La prima cena la consumiamo allo Yacht Club (il locale che si avvicina di più ad un ristorante). Torneremo altre volte anche a pranzo. Per il resto ceneremo ai vari baracchini-roulotte che la sera si radunano al porto. C’è anche “Pizza Mobile” gestito da un francese che prepara comunque una pizza decente. Ogni volta che prenderemo lo street food lo consumiamo nella nostra veranda anche se le roulotte hanno qualche tavolo a disposizione.

12-15/08/2018: Huahine

Domenica pranziamo su suggerimento del gestore della pensione da Chez Tara (obbligatorio farsi prenotare) che si trova nella parte sud di Huaine (Huahine-Iti), quella meno sviluppata. Questa “trattoria sul mare” è un’istituzione dell’isola e si distingue per la preparazione ogni domenica a pranzo del tipico BBQ polinesiano, cotto scavando una buca nella terra e ricoprendola di sassi incandescenti. Arrivando presto, verso le 11, è possibile assistere alla preparazione con tanto si spiegazione. Una volta pronte le pietanze (pesce, carne, riso, dolci a base di banana e cocco, e tanto altro non ben identificabile…) ci si mette in coda essendo a buffet. Poi ci si sposta nel cortile sotto ad un pergolato fronte-mare. Tutto molto buono e particolare nei sapori in una location spettacolare.

Verso le 2 riprendiamo l’auto (noleggiata direttamente con la pensione) e facciamo il giro di Huahine-Iti per poi riprendere il piccolo ponte che la separa dalla più grande Huahine-Nui. Per fare il giro di entrambe lungo la costa occorrono massimo 40min. Le strade principali sono tutte asfaltate ed in ottime condizioni, tranne dentro il villaggio principale di Fare dove erano in corso dei lavori. Huahine è un’isola piccola costituita da due isole unite da un ponte, molto verde e montagnosa, tratto tipico delle Isole della Società, e quindi diversissima da Rangiroa e dalle Tuamotu. Huahine-Iti a sud è ancora più selvaggia, dove vive poca gente in 4 diversi distretti. Molte persone vivono ancora in quasi totale isolamento in palafitte sulla costa raggiungibili solo via barca, alcune senza luce e gas. Qualcuno ha i pannelli solari ma sono una minoranza. Vivono di pesce e agricoltura. Huahine si distingue per la produzione di meloni, angurie, vaniglia, cocco, perle.

Il secondo giorno prenotiamo l’escursione che prevede il giro quasi completo dell’isola e della sua magnifica laguna. Potete andare al ristorante Yacht Club, si occupano loro di prenotarvela con Huahine Nautique che credo sia gestita dal ristorante stesso. Include picnic sul motu, varie esibizioni (come si indossa il pareo, preparazione pesce crudo…), due sessioni di snorkeling (shark feeding e aquarium) e visita alla Pearl Farm alloggiata in una palafitta in mezzo alla laguna dove se volete potete acquistare perle nere di varia qualità e prezzi così come porcellane (piatti, vasi, tazze…). Escursione consigliata. Da aggiungere che è possibile noleggiare una barca anche senza patente per fare il giro della laguna in autonomia. Ci sono due agenzie principali a Fare dove poter andare. Il terzo giorno visitiamo una delle spiagge più belle, quella dove una volta sorgeva il Sofitel ormai abbandonato. Qui è possibile fare snorkeling molto bello: troverete coral garden e moltissimi pesci. È situato sul lato destro della spiaggia.

16/08/2018: Huahine, Papete, LAX

Purtroppo questi 11gg sono passati velocissimi e dobbiamo ripartire col volo per Papete Air Tahiti delle 17:35 (verrà ritardato di 35min). Dopo 45min di volo arriviamo all’aeroporto di Tahiti che ormai conosciamo a memoria ma con molta tristezza rispetto agli scali precedenti. Il volo Air Tahiti Nui per LAX è previsto per le 23:59, quindi lo scalo internazionale e lo shopping center sono ancora chiusi. Cena veloce al solito ed unico bar e dopo circa 1hr aprono il check-in.

Partiamo in orario, e dopo 8 ore atterriamo di nuovo a Los Angeles, alle 13 ora locale. Il piano è di passare le prossime tre notti a LA per visitare la città prima di rientrare in Italia. Due i principali motivi: primo perché LA l’abbiamo sempre un po’ evitata pensandola una brutta città con poco da offrire, secondo perché ci serve per alleggerire il fuso orario e lo stress del lungo viaggio di ritorno. All’andata ha funzionato molto bene. Questa volta soggiorniamo all’hotel Foghorn situato nel quartiere sull’oceano chiamato Marina del Rei, confinante con Venice Beach. L’hotel è direttamente sulla spiaggia. La nostra camera molto ampia con due letti king size ha sul retro un’ampia veranda con vista mare.

La spiaggia è frequentata principalmente da famiglie, molto tranquilla, ben attrezzata e con parecchi giochi, in pratica l’opposto di Venice. Pranziamo al limitrofo Cheesecake Factory, una certezza. Unica pecca è che ci sarà sempre coda nelle volte successive che ci abbiamo provato e non si può prenotare online. Comunque sono circa le 14 per cui non aspettiamo che 5 minuti e siamo seduti. Dopo pranzo decidiamo di andare a piedi a Venice (20m). L’idea è di visitare i canali che ne fanno una Venezia in miniatura. Davvero molto belli anche dal vivo (li avevo visti in vari film e serie) e stonano parecchio con Venice Beach che è dietro l’angolo (tipico delle grandi città degli Stati Uniti questo tipo di contrasto…) Proseguendo sui canali si arriva appunto a Venice Beach. La percorriamo per circa 1,5Km. C’ero già stato circa 10 anni prima e devo dire che non è cambiata molto, forse le attrazioni “classiche” tipo la muscle beach mi sono sembrate un po’ più dimesse, forse perché era un giorno feriale, ma la fauna era caratterizzata dai soliti personaggi eccentrici, tanti homeless e turisti, artisti di strada. Ci fermiamo ad ammirare gli skaters al famoso track lungo la spiaggia. Dopodiché, stanchi e più che ripagati, rientriamo in hotel. Per cena torniamo da Cheesecake: attesa di 45min!

17/08/2018: Los Angeles

Oggi affittiamo le biciclette con l’idea di percorrere la bellissima pista ciclabile che da Venice arriva fino a Santa Monica. L’avevamo vista il giorno prima e subito di comune accordo avevamo già impostato la giornata successiva in tal senso. Le bici costano sui 7$/h o 24$ tutto il giorno. Optiamo per la seconda. Il tragitto fino a Santa Monica è di circa 3Km ma volendo ci si può spingere oltre (Pacific Palisades etc..) Noi con la bimba non ce la facciamo, decidiamo per cui di visitare Santa Monica. Lasciamo le biciclette dalle parti del famoso Pier che però evitiamo… e ci arrampichiamo verso Downtown. La scelta per il pranzo cade sulla Food Court all’interno della Santa Monica Place mall. In seguito passeggiamo lungo la Third Street Promenade lì vicina per infine rientrare al Pier dove ritroviamo le nostre bici. Percorriamo a ritroso la ciclabile. È pomeriggio e c’è molta più gente che la percorre sui mezzi più disparati: pattini, tricicli, di corsa e l’ultima moda: i monopattini elettrici Bird. Ci sono da circa due mesi ad a LA (moda importata da San Francisco ci dicono) e sono pazzeschi: si riservano tramite App e il bello è che si possono lasciare dove capita (basta non in mezzo alla strada…) permettendo davvero una mobilità svincolata dal dover riportare il mezzo dove lo si è preso. Per brevi tratti sono davvero utili. Abbiamo visto chiunque andarci: ragazzini, casalinghe, freak, donne in carriera, da soli, in due… tutti senza casco, anche sotto il 18 anni e sui marciapiedi, nonostante le regole scritte sul monopattino dicano l’esatto contrario. Come vedete in talune situazioni… ogni mondo è paese, fatta la regola fatto l’inganno, l’occasione fa dell’uomo… e via dicendo. Però prevedo che in California essendo non l’Italia o li levano o li regolamentano seriamente senza eccezioni. Comunque secondo noi un esperimento davvero interessante di mobilità combinata (Uber, Lync, taxi, sharing car, Metro, bus… tutte cose lontane per noi… appunto, giusto quei 10000 Km…). Fra l’altro leggo sul newspaper locale che Bird è stata acquisita da Uber… Riconsegniate le più tradizionali bici, torniamo in hotel e per cena andiamo ad un messicano lì vicino: Baja Cantina, più che sufficiente.

18/08/2018: Los Angeles

Oggi, ultimo giorno, abbiamo pianificato a stretto giro: Getty Center, Griffith Observatory, Beverly Hills e Rodeo Drive. Grazie a Lync/Uber riusciamo a fare tutto, spendendo certo più che noleggiare un auto ma molto appagante dal punto di vista di: meno stress per me, possibilità di “guardarsi in giro”, esperienza di mobilità alternativa. Questa è stata una precisa scelta che s’è rivelata vincente. Il Getty è bellissimo, non so se più in sé come architettura e location o per le mostre ospitate. Non dico altro, a voi andarci e farvi la propria opinione. Il Griffith Observatory, immortalano in svariati film anche molto recenti è secondo noi bellissimo ed offre una vista eccezionale sulla città (soprattutto Downtown) inclusa la collina di Hollywood. Nel parco antistante ci sono svariati telescopi gestiti da un’associazione amatoriale credo che a turno ti permettono di osservare vari corpi celesti pure essendo pieno giorno. Per Berverly Hills e Rodeo Dr. è troppo tardi. Fra l’altro visto l’ora di punta e la difficoltà di raggiungere la zona Lyft ci impiega più di mezz’ora ad arrivare, ma siamo fortunati: il driver è un americano che ha vissuto vari anni in Italia. Con lui scambieremo una piacevolissima conversazione. Un altro dei valori aggiunti di Lyft o Uber è proprio la possibilità di fare due chiacchiere visto che comunque c’è il sistema di feedback che li incentiva. Arrivati in hotel dopo circa un’ora di viaggio, rimaniamo subito fuori a cena andando in zona Venice. Ristorante italiano (l’unico di tutto il viaggio!) dove mangeremo bene ma a prezzi davvero fuori dalla media di tutto il nostro lungo viaggio.

In conclusione LA merita almeno una visita di 3-4gg (ci siamo alla fine ravveduti sul suo conto…), non essendo noi riusciti ad esempio a visitare: le Watts Towers, Hollywood e il Chinese Theatre, Bel Air, il Sunset, Olvera Street, Malibu… l’estensione proibitiva della città unita al traffico allungano di tantissimo i tempi per visitarla. Occasione per un prossimo viaggio?

Speriamo davvero che per voi come per noi leggendo questo breve racconto (breve rispetto a quanto fatto e alle ancor maggiori sensazioni) ne ricaviate un rinnovato stimolo per intraprendere con spirito del bimbo curioso una simile esperienza!

19/08/2018 LAX-AMS-LIN La mattina del 19 agosto il volo KLM ci aspetta. Rientro senza intoppi su Linate con scalo ad Amsterdam Schipol.

Dove trovo un monopattino elettrico?

I/C/P

Guarda la gallery
las-vegas-themepark-xpr2k

Laguna Blu



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari