Colorado Plateau & Central California

Un viaggione attraverso Nevada, Utah, Arizona e California, visitando i parchi del Grand Circle (Zion, Bryce, Capitol Reef, Arches, Canyonland), le Reservation dei Navajo (Monument Valley e Canyon de Chelly)...
Scritto da: sivalir48
colorado plateau & central california
Partenza il: 08/06/2010
Ritorno il: 01/07/2010
Viaggiatori: 8
Spesa: 3000 €
Colorado Plateau & Central California

Guida e diario di viaggio

7 giugno – 01 luglio 2010; Viaggio nel Colorado Plateau, nel North-East Mojave Desert e nella Central California, attraversando Nevada, Utah, Arizona e California, visitando i parchi del Grand Circle (Zion, Bryce, Capitol Reef, Arches, Canyonland), le Reservation dei Navajo (Monument Valley e Canyon de Chelly) e degli Hopi, il Grand Canyon, Las Vegas, la Death Valley, lo Yosemite, la costa del Big Sur e San Francisco.

DEDICATO a KOKOPELLI è l’unico essere antropomorfo, raffigurato sulle rocce del Southwest, ad avere un nome e un’identità. Gli Zuñi derivano il nome da KOKO (Dio) e PELLI (insetto simile alla cavalletta) e gli Hopi da KOKO (legno) e PILAU (gobba). Il Kokopelli è ritratto come un suonatore con il suo flauto sempre in mano, con una gobba o un sacco dorsale e una cresta che potrebbe rappresentare i raggi del sole o le antenne di un insetto. Kokopelli è uno spiritello buono e un po’ burlone, con diversi e sovrapposti attributi e poteri, simbolo ora di prosperità ora di incontro con il divino, ora di gioia e felicità. Gli Ancestral Puebloans furono i primi a raffigurare il Kokopelli, la cui visita, annunciata dalla musica del suo flauto magico, coincideva con il periodo del raccolto. La gobba rappresentava un sacco pieno di semi, che il generoso folletto distribuiva nei villaggi, insegnando al popolo ad usarli. I Navajo conoscevano il Kokopelli come un dio della pioggia e della prosperità. Nel suo sacco dietro la schiena c’erano, infatti, nuvole e semi. La stessa cosa per il popolo Zuñi. Gli Hopi attendevano con ansia di udire le note del flauto che preannunciavano il suo arrivo perché, oltre ai semi, estraeva dal sacco dei bambini da donare alle donne, sterili e non, che si erano intrattenute in sua compagnia.

Il COLORADO PLATEAU

È una regione geologicamente e topograficamente distinta e l’altopiano più elevato al mondo dopo il Tibet. Le Rocky Mountains a east e il bacino e la regione estesa a west sono stati spinti, tesi, e fratturati durante la loro esistenza, mentre il Colorado Plateau è rimasto strutturalmente intatto, come una massa distinta di crosta continentale, antica almeno 500 milioni di anni. Per un periodo di 300 o 400 milioni di anni, mentre la massa di terra che sarebbe diventata il continente Nord-americano procedeva lentamente verso north dal South Pole, a poco a poco liberandosi da Africa, Asia e America del Sud, la regione del Colorado Plateau andava alla deriva lungo il suo margine occidentale. Ora litorale, ora fondale sommerso dal mare in aumento, l’intera regione accumulava enormi quantità di sedimenti, gradualmente affondando sotto il proprio peso fino a quando il calore e la pressione hanno indurito i depositi in un manto di roccia sedimentaria di parecchi chilometri di spessore. Anche quando la regione occidentale degli Stati Uniti hanno cominciato a elevarsi circa 65 milioni di anni fa, per salire fino a tre miglia al di sopra del livello del mare, la regione del Colorado Plateau è rimasta stabile – forse fluttuante – su un cuscino di roccia fusa. Anche se le eruzioni vulcaniche accerchiarono il suo perimetro, poche sono penetrate all’interno del bacino. In cima al massiccio più importante dell’altopiano la cosiddetta GRAND STAIRCASE, Grande scalinata, è un’enorme sequenza di strati sedimentari disposti a gradoni che risalgono come una scalinata dal Grand Canyon al Bryce Canyon attraversando il parco nazionale di Zion, nel Southwest degli Stati Uniti. Ognuna delle cinque scarpate è denominata sulla base del colore delle rocce che la costituiscono.

In ordine ascendente esse sono:

· le Chocolate Cliffs

. le Vermilion Cliffs

· le White Cliffs (un muro di 610 metri di arenaria navajo)

· le Grey Cliffs

· le Pink Cliffs

Il Colorado Plateau si è curvato, deformato, mentre sollevamenti localizzati lo hanno diviso in molti altri altipiani: Markagunt, Paunsaugunt, Kaiparowits, Aquarius, Defiance, Coconino. Le grandi quantità di arenaria che si andavano sgretolando sono state progressivamente incise in canyons dal Colorado River e dai suoi affluenti: Green, San Juan, Little Colorado. Il Grand Canyon è solo il più famoso. Il Colorado Plateau è unico perché gli strati di roccia sedimentaria sono in grado di raccontare la storia del nostro pianeta negli ultimi 600 milioni di anni più di qualunque altra regione. Accanto a questa sua particolarità, il Southwest, che coincide in parte col Colorado Plateau, è l’unica parte degli Stati Uniti in cui siano rimasti ad abitarvi i nativi.

La scelta di viaggiare attraverso un Paese o un altro, di scegliere un itinerario o un altro è dettata dai ricordi di altri viaggi reali e irreali, dal compromesso fra esigenze economiche, di tempo e di età. Questi compromessi non rendono meno “vero” un viaggio e non è neppure vero che pianificare il proprio viaggio lo rende meno emozionante. In ogni tempo i viaggiatori hanno dovuto piegare i propri desideri ad esigenze concrete. Oggi i mezzi a nostra disposizione (guide, internet, mappe dettagliate cartacee o virtuali) consentono di percorrere un paese nella piena consapevolezza dei luoghi, delle bellezze naturali, delle persone e della loro cultura. Se il viaggio si riduce al numero di chilometri percorsi e di immagini archiviate nelle memorie digitali, ci rimarranno solo frammenti incapaci di suscitare una qualunque eco dentro di noi. Perché soltanto quando un luogo diventa emozione ci appartiene davvero. Viaggio cioè movimento, equivale a emozione cioè “muovere fuori”. Occorre far in modo che ogni viaggio sia your journey of a lifetime. Ogni luogo ha una storia da narrare a chi è disponibile ad ascoltarla. Facciamo parlare ogni luogo, quando sogniamo il viaggio, quando lo viviamo e quando lo raccontiamo e potremo così sfogliare il nostro personalissimo atlante delle emozioni. Per questo è importante conoscere il nome delle catene montuose, dei deserti, dei plateau che costituiscono lo sfondo del viaggio; delle foreste e dei fiumi che si attraversano o che ne hanno plasmato il paesaggio, le strade da percorrere. In questa guida tutti i nomi sono riportati nella lingua originale, così ad esempio il fiume Colorado è il Colorado River, la Foresta Pietrificata la Petrified Forest. È importante conoscere l’origine autoctona, spagnola o inglese dei nomi, con annotazioni che ricreino, in qualche modo, la spiritualità, la magia, la riverenza che hanno ispirato alle popolazioni che qui abitarono o vi abitano o agli esploratori. Conoscerne il nome significa riviverne senso e significato, associare a esse il corrispettivo posto nel mondo ed è, in fondo, il solo modo per farle proprie legando a esse le nostre emozioni. Con questa premessa sono state realizzate le schede di questo viaggio. La fase di studio del territorio, dei parchi, dei musei e delle curiosità è stata solo l’inizio dell’avventura. Ne è scaturito un elenco di luoghi suddivisi in base alla loro importanza. Protagonista diviene poi… la carta geografica. Sulla base delle mete considerate “intoccabili” si studia un percorso, inserendo di volta in volta altre località che si trovano nelle vicinanze. In questo modo si ottiene un primo itinerario destinato, tuttavia, a cambiare sotto i nostri occhi.

Una volta abbozzato questo itinerario, infatti, se ne studia la fattibilità sulla base di altri due fattori importantissimi: distanze e tempo. Occorre valutare le distanze in miglia (driving distance) per avere una prima idea del tempo da dedicare alla guida (driving time) tenendo presente che le velocità consentite negli U.S.A. sono basse. Allo stesso modo devono essere valutate, in termini di tempo, le soste. Sommando il driving time e il tempo dedicato ai trails o alle soste si stabiliscono i luoghi dove dormire. Tutte le guide offrono informazioni. La più utile è stata la Rough Guide “USA del Sud-Ovest” Ed. Vallardi, mentre estremamente utili sono stati i programmi Google Maps, Wikimapia e la versione 2010 di Streets &Trips della Microsoft. Con questo metodo è stato costruito un itinerario realistico, dove luoghi e percorsi sono concretamente fattibili nel tempo a disposizione, indicando miglia e modi per raggiungerli, tempi di percorrenza, difficoltà. Le condizioni atmosferiche, la fatica, alcune soste più o meno prolungate condizionati dalla delusione o dall’emozione possono essere le cause di possibili variazioni d’itinerario. Per questo sono state previste alternative, altri luoghi, altre bellezze a portata di mano. Sono state infine inserite semplici schede sulla geologia e sulla storia del popolamento della regione. Sono state osservate alcune semplici regole per facilitare l’utilizzo della guida durante il viaggio: le distanze sono state espresse in miglia (miles) come sull’automobile e sulle strade, le altezze in metri e non in piedi (feet), i trail riportano le distanze in metri o km per valutare i dislivelli e le distanze da percorrere a piedi secondo la nostra esperienza. È stato adottato il criterio generale di esprimere in inglese gli elementi caratteristici dei percorsi (sentieri, dislivelli, difficoltà, ecc.) (trip, trail, elevation gain, easy, loop) per familiarizzare con la lettura dei cartelli segnaletici. I costi sono stati espressi in USD.

A consuntivo s’impongono alcune brevi considerazioni. Le tappe sono state ben strutturate ad eccezione di quella che ci ha condotto a Flagstaff dal Grand Canyon. Meglio fermarsi a Tusayan all’uscita del parco per poter rimanere sul Rim fino all’ora del tramonto, oppure a Williams più a sud se si vuole avvicinare Las Vegas che è la meta del giorno successivo. Non lesinare sugli Hotel. Positivo il giudizio del Bryce Lodge, dell’Hampton Inn di Kayenta, della Posada a Winslow e dei tanti Best Western. Meno positivo il giudizio sui Super 8. La scelta di hotel di buon livello, spesso con colazione inclusa, gratifica lo spirito e consente a conti fatti di risparmiare. I tempi di percorrenza e per conseguenza il numero di parchi e viewpoint visitati devono prevedere gli imprevisti. Le strade sono spesso in manutenzione, un acquazzone rallenta la marcia, ai tempi indicati dalle guide per percorrere i sentieri vanno sommati i tempi per godere del panorama, per la ricerca di uno scorcio fotografico interessante, per l’incontro fortunato con un orso, un condor, uno scoiattolo. Non lesinare sull’auto noleggiata perché deve essere anzitutto comoda, ma avere anche un bagagliaio spazioso se non si vuole mettere contenitori di polistirolo o sacchetti vari fra le gambe.

DIARIO BREVE

Il nostro viaggio è iniziato a New York dove la folla variopinta percorre incessantemente le strade perpendicolari di Manhattan (eccetto Broadway che è un antico sentiero indiano) piene di fast food, di negozi di t-shirt o grandi magazzini un po’ tristi come Macys. Accanto a questa città maggioritaria, vi sono certamente luoghi più esclusivi come la The Morgan Library con la sua Hall disegnata da Renzo Piano ed il suo ristorante con maggiordomo in livrea che i turisti sono cortesemente dissuasi dal frequentare dal sorriso un po’ sostenuto della maitresse e dall’informazione sui lunghi tempi di attesa per avere un tavolo, oltre che dai prezzi. Ci sono certamente molte altre New York ancora più esclusive o più degradate, tutte legate da alcuni elementi comuni: l’uso collettivo del taxi e del metro; il caffè, servito in disarmanti bicchieri di polistirolo e che ustiona senza contropartite; Central Park e altri elementi ancora che forse non abbiamo colto. Un viaggio attraverso gli Stati Uniti ha come protagonista assoluto la strada. I paesi che giorno dopo giorno si raggiungono sono semplici soste, niente di più di stazioni di rifornimento, poche case sparse, dove non ci sono piazze o chiese monumentali come nelle nostre città, ma un supermarket all’incrocio che porta fuori dal paese. Paesi che forse domani non ci saranno più e alcuni, infatti, pur segnati sulla carta, non s’incontrano neppure. I paesi sono provvisori, mentre le strade incidono gli spazi immensi delle montagne, dei plateau o delle pianure che attraversano, siano essi antichi sentieri e percorsi indiani, spagnoli, mormoni o moderne freeway. Da lontano si scorgono grandi cartelloni pubblicitari e tu pensi che segnalino la periferia di una cittadina. Ma quando li raggiungi si ergono imponenti accanto ad una o due piccole case dall’aria provvisoria. Forse il paese è altrove sulla piana lontana o forse è quello il paese, con una bandiera a stelle a strisce piantata a terra che ricorda chissà quale ricorrenza od un ragazzo morto in Afghanistan.

L’Historic Route 66 è per gli americani come l’Appia antica ed ha solo 70 anni, ma in un paese che va in fretta 50 anni sono storia, anni che lasciano fantasmi lungo le strade che nessuno percorre più. Spesso sono paesi che hanno avuto un passato breve mentre il futuro non li ha neppure sfiorati. I negozi mostrano le vetrate impolverate, simili a quelli della città fantasma di Bodie e gli abiti nelle vetrine hanno i colori e la foggia di altri tempi. I pali della corrente elettrica sono vecchi tronchi di legno curvi che reggono fili anch’essi curvi sostenuti da isolanti di ceramica. Solo le gas station rilucono di colori e insegne, efficienti stazioni per le grosse jeep che hanno sostituito il cavallo. Qui tutti si mettono in fila, bianchi o neri, senza alcuna fretta, alla guida di un pick-up scassato o di una corvette e il servizio automatico è pratico e veloce. La pompa ti chiede semplicemente di inserire la Credit Card (velocemente!) o lo Zip Code (che è il nostro CAP e ti viene spontaneo pensare a quello di casa tua, mentre invece è quello della città dove abiti… se tu abitassi in America). Controllare la pressione dei pneumatici rappresenta un evento disarmante. Prima si usa una sonda e poi s’inserisce il tubo della pompa… che provoca la fuoriuscita d’aria dalla valvola. Quando “pensi” di avere gonfiato a sufficienza il pneumatico devi misurare nuovamente la pressione con la sonda. Se la pressione non è quella desiderata si ricomincia. Gli automobilisti americani sono pazienti e gentili. I supermarkets sono costruiti allo stesso modo dell’Hubbell Trading Post dichiarato monumento nazionale: anonimi, un piccolo ingresso e all’interno un vero e proprio bazar. Le Rest area con i restrooms che s’incontrano frequentemente sono i luoghi di sosta per cavalieri assetati. In fondo la Storia del paese è tessuta su questo canovaccio a cui è ancorata la sua cultura. Qui le tradizioni (spesso semplici anniversari) sono importanti, anche se hanno solo qualche anno di vita perché costituiscono comunque la trama di un passato. Eppure esiste una tradizione secolare, quella dei nativi, ma è quasi estranea, vissuta come occasione turistica e non come patrimonio culturale condiviso. Una tradizione che anche per i nativi vive di falso artigianato “Made in China” e bellissimi oggetti e tappeti dai costi assurdi i cui colori furono scelti, peraltro, due secoli fa non attingendo alla tradizione, ma secondo “l’idea che essi avevano di ciò che l’uomo bianco pensava fosse l’artigianato indiano”. Forse i nativi non sono interessati ad alienare pezzi della loro cultura artigianale al turista di passaggio al quale vengono offerti manufatti e gioielli in falso turchese. Non bisogna avere fretta nel percorrere le strade degli Stati Uniti perché sono loro la vera meta. Si stendono lunghe e dritte, nere o rosse e sempre divise da strisce gialle. Salgono e scendono (Dip), si aprono su vasti plateau, montagne innevate o gialle colline punteggiate da querce secolari. Incontrano laghi adagiati delicatamente su spazi aperti e solitari, o incastonati fra abeti e rocce levigate. Attraversano lande desolate da cui emergono rosse rocce contorte, torri e onde di lava nera, criniere o pettini (combs) di arenaria grigia e blu. Entrano in bellissime foreste che poi improvvisamente abbandonano per ritrovarle dopo molte miglia, poiché sono ciò che resta di ben più antiche foreste trasformate un secolo fa nelle case dei pionieri o nelle traversine della ferrovia che attraversa l’America. Foreste dove crescono altissimi Ponderosa Pine e bassi ginepri, pioppi dalle foglie verde pallido, abeti di un verde cupo, alberi scheletrici sbracciati come spaventapasseri bruciati dal fuoco o dal tempo. Le strade costeggiano River (fiumi) dalle acque tumultuose e Creek (torrenti), di cui resta a volte solo il semplice letto biancheggiante su piane aride ed assolate. E ancora le strade si dipanano dritte o sinuose puntellate da rocce bianche o nere, resti di antichi sedimenti o di vulcani che assomigliano ai “rock cairn”, i cumuli di pietre posti ad indicare i sentieri (trail) dei parchi. L’importante è il viaggio non la destinazione. Sulle strade s’incontrano i grandi truck dalla cabina mastodontica, i piccoli e numerosissimi furgoni da trasloco U-Haul o i motorhome a cui molti agganciano la propria automobile come una scialuppa di salvataggio. Anche a New York sono protagoniste le strade, veri e propri misuratori dell’intensità della vita dei newyorkesi, che si esprime attraverso un rumore continuo spezzato continuamente dal suono impertinente delle sirene dei mezzi dei pompieri e della polizia che sembra voler far sapere chi sono i padroni di New York, mentre sono i 5000 taxi che le percorrono incessantemente ad essere i veri protagonisti della città. A San Francisco sono gli Street performer ad animare i boulevard che salgono fino al cielo e scendono verso il mare e scompaiono e ricompaiono come la Gary o la Lombard Street. Un Paese di anziani dove gli unici bambini che abbiamo incontrato sono stati una classe di Navajo al Canyon de Chelly, una scolaresca di ragazzi in divisa che giocavano nel campus della scuola a Chinatown (New York) e alcuni ragazzi nella piscina del parco di Bishop (California). Questo paese ha conquistato la luna! Coi suoi piccoli bagni nei motel dove la doccia fissa è posta a 1 metro e mezzo d’altezza e per lavarsi i capelli occorre chinarsi e se l’acqua è bollente ci si ustiona il braccio nel tentativo di selezionare quella fredda perché non usano miscelatori. Dove i lavandini sono piccoli e molto alti… a differenza dei telefoni pubblici che sono posti all’altezza di poco più di un metro. La moquette (macchiata) imperversa, ma se l’auto noleggiata ha un problema … te la cambiano in pochi minuti fedeli alla cultura “On the road”. Un Paese dove si viaggia a 45 miglia l’ora (72 kilometri) e spesso a sole 25 su auto di 4800 cc di cilindrata su strade deserte, ma i riders sull’immancabile Harley Davidson non portano il casco, ma solo una bandana o un’improbabile cuffia di cuoio o un elmo di stile nazista. Dove i poliziotti sono obesi… come i ladri! Dove il bicchiere di Coca Cola è enorme, ma dopo il primo sorso rimane solo l’Ice. America patria del fast food! Eppure a cena ogni piatto è preparato al momento e lo servono dopo mezz’ora.. anche se è un hamburger e la birra (analcolica nello Utah e nelle Reservation) è ottima e viene servita a 10 gradi di temperatura, mentre nell’acqua galleggiano i cubetti di ghiaccio. Un Paese dove il Post Office lo devi proprio cercare e spesso non trovi neppure i francobolli (stamps) e solo l’incontro casuale a Bishop (Central California) con una giunonica postina sul suo mezzo di trasporto ci ha consentito di spedire le nostre cartoline. Un paese convinto che sulle spiagge della California il sole ci sia sempre, anche quando una coltre umida di nebbia avvolge tutto e il termometro segna 14 gradi centigradi, e dunque ragazzini e grasse matrone si godono il mare in costume da bagno. Tutti hanno l’I-Phone o il Blueberry (non i Nokia!) ma non conoscono la raccolta differenziata se non nella versione degli homeless che rovistano nei cassonetti alla ricerca di lattine. I supermarket hanno di tutto, compreso la carne secca da masticare come facevano i vecchi cowboys (nella Navajo Reservation una commessa aiuta i clienti a riempire la borsa della spesa), ma non usano i guanti per prelevare la frutta .. che viene coscienziosamente scelta tastandola un pezzo alla volta. Ovunque, anche negli onnipresenti Visitor Center dei Parchi e nei ristoranti, al prezzo esposto vanno sommate le tasse statali, quelle di contea e a volte anche quelle tribali. Il tip o gratuity è un’istituzione. I camerieri o i commessi hanno come principale fonte di guadagno questa mancia obbligatoria, ma esigere una cosa che per definizione è facoltativa è una commedia indisponente. E non basta che i camerieri (studenti?), spesso poco professionali e svogliati (perché dovrebbero essere efficienti se la mancia è dovuta) o con le cuffie in testa, ti salutino a volte con un “Honey” (miele) perché assomiglia più ad un invito a “muoverti” (quando hai ordinato una pizza da asporto od un caffè e ti sei messo in fila in attesa che la tua ordinazione sia pronta) che ad una gentilezza. I motel sono tutti ossessivamente uguali. Solo il Bryce Lodge e l’Hampton Inn di Kayenta e La Posada a Winslow (Arizona) si sono distinti. Due letti misura queen, troppo grandi per una persona ed un po’ stretti per due adulti (soprattutto americani). Il telefono è sempre posto su di un comodino tra i letti ed il televisore (spesso un antiquato modello a tubo catodico) è chiuso in un mobiletto di legno con le ante. La connessione è presente e gratuita quasi ovunque, ma l’intensità del segnale varia da stanza a stanza. Le coperte a fiori sono in nylon, le finestre rigorosamente bloccate. L’aria condizionata non serve solo a raffreddare la stanza (piacevole diversivo al Bryce Lodge accendere nella Cabin un ceppo.. a gas), ma è una condizione necessaria, ma non sufficiente (perché ce ne sono altre), dell’essere americani. Mentre nei parchi l’aria odora di Pini Ponderosa e ginepro, nelle stanze dei motel l’aria viene filtrata e raffreddata. E all’esterno trovi l’onnipresente macchina del ghiaccio. Eppure l’efficienza delle prenotazioni è impeccabile. Una prenotazione, non importa se effettuata mesi prima senza aver pagato nulla, è una prenotazione e il ceck-in si può effettuare a qualsiasi ora del giorno e della notte con le uniche formalità della presentazione della Credit Card e del numero di targa dell’auto. Un paese dalle molte contraddizioni rappresentate emblematicamente nella sequoia. Il “Generale Sherman” misura 32 m di circonferenza basale e quasi 85 m di altezza ed è considerato l’essere vivente più voluminoso della Terra con un peso di 5.445 tonnellate eppure le sue pigne misurano non più di 5 centimetri. Non siamo riusciti ad essere all’alba ed al tramonto a tutti i viewpoint o overlook come suggeriscono le guide: cosa avremmo fatto nel resto del tempo? I parchi non sono a misura di turista! Sono troppo grandi, ricchi di infiniti percorsi e tanti luoghi incantevoli e, tuttavia, siamo riusciti a riempire i nostri occhi dei colori rosso, nero, blu, giallo – per noi inconsueti – delle loro rocce e ad ascoltare i suoni di questa terra. Quelli dei pompieri onnipresenti e invadenti a New York, o quello dei tram e dei Cable Car a San Francisco, quello inconfondibile delle Harley Davidson e il forte e cupo dei Truck. Quelli degli uccelli, dei vivaci squirrels, dei leoni marini al Pier 39, dell’acqua dei torrenti o il rumore “sonnolento” dei paesi della provincia americana. Abbiamo viaggiato dentro la magia dei tramonti. A San Francisco dove la luce radente di giugno stende un velo di quiete sulle strade della città e la confusione di Fisherman Wharf sembra attenuarsi. Sulla pianura tra Tusayan e Williams (Arizona) dove il tramonto dorato sembrava non finire mai, quasi che il sole volesse aiutarci a raggiungere una meta (Flagstaff) ancora lontana. Al Bryce Canyon dove il sole morente ha acceso di rosso gli Hoodoos ripagandoci della tempesta di neve al Cedar Breack. Abbiamo viaggiato avendo sempre come sfondo di ogni strada, di ogni roccia nuvole non diverse da quelle del nostro paese ma che qui, complici gli spazi e gli orizzonti che sembrano non avere confini, assumono le sembianze di elfi irriverenti o greggi che pascolano in un prato di un blu intenso.

Durata del viaggio: 25 giorni

20 giorni con l’auto (San Francisco compresa). 3 giorni a New York (compreso quello di arrivo) 2 giorni per il ritorno da San Francisco per effetto del rientro in senso contrario al moto del sole. Giugno è il periodo scelto per ragioni legate al calendario scolastico, ma è comunque il periodo migliore, con scarse piogge, temperature e costi accettabili. È opportuno decidere la data con largo anticipo per prenotare il volo con l’operatore e al prezzo migliore e avere la sicurezza della disponibilità degli alberghi. A New York è prevista una sosta di soli 2 giorni e mezzo (arrivo nelle prime ore del pomeriggio). Una sosta più prolungata a New York fa lievitare i costi in modo notevole. Gli Hotel a prezzi più bassi hanno rates da USD 150-170. Per effetto del fuso orario è possibile visitare la città già nel pomeriggio (anche se affaticati è opportuno conformarsi subito al fuso orario) e la sera salire ad esempio sull’Empire State Building o al Top on the Rock del Rockfeller Center per ammirare la skyline di NYC. Sono state prenotate per prima cosa, via Internet, le notti a Bryce Canyon, Yosemite, Death Valley (apertura prenotazioni con 13 mesi d’anticipo) con pagamento in anticipo e disdetta 2 giorni prima. Sono state successivamente prenotate le altre notti (con i Best Western è possibile prenotare senza pagare anticipi e disdetta fino a 24 ore prima senza alcuna penale). Qualora si decidesse di cambiare l’itinerario, sarà sufficiente una postazione Internet o un telefono. La prenotazione anticipata consente di risparmiare ogni giorno il tempo necessario per trovare la sistemazione potendo arrivare a destinazione anche la sera senza l’incubo di trovare dappertutto la scritta No Vacancy. La scelta non è obbligatoria, ma viaggiando con bambini è opportuno. La prenotazione dell’auto dall’Italia, con pagamento anticipato, consente di risparmiare notevolmente sul prezzo.

ORGANIZZAZIONE

L’itinerario si fonda su alcuni presupposti:

· Un Punto di partenza in grado di ottimizzare i percorsi: Las Vegas è la scelta più giusta.

· Individuazione dei Parchi raggiungibili nei giorni a disposizione.

· Un limite medio di 250 miles (402 km) giornaliere poiché la velocità massima negli USA è normalmente di 55/65 ml/h o 90/105 km/h. (5 tappe superano di poco questa soglia).

· Evitare, se possibile, di percorrere la stessa strada due volte.

· Non superare le 2 ore di guida ininterrotta suddividendo i percorsi tra mattino e pomeriggio.

I trails indicati sono alcuni tra quelli possibili per impegno e tempo a disposizione. Le difficoltà sono sommariamente indicate, i tempi anche. Alcuni hikes , ben distribuiti lungo il trip, vanno identificati come punti fissi, al pari di alcuni parchi, per garantire la loro effettuazione. Altri restano degli optionals legati alle energie, ai problemi che nascono dalle esigenze dei ragazzi e alle concrete condizioni del viaggio (tempi diversi dal previsto, meteo, ecc). Il tour prevede soste in hotel confortevoli (piscina, ecc.). A Las Vegas sono previsti 2 pomeriggi e 2 serate. La visita dello Yosemite Park è organizzata su due giornate. Arrivo il mattino tardi da Lee Vinig attraverso il Tioga Pass e pomeriggio e notte alle porte del parco. Mattina successiva e pomeriggio dentro il parco fino al tramonto. Un’incognita è il Tioga Pass che potrebbe essere ancora chiuso per neve. In questo caso il viaggio si allungherebbe notevolmente dovendo raggiungere prima il Tahoe Lake e poi lo Yosemite Park. La scelta di Las Vegas come punto di partenza è quasi obbligata. L’osservazione della carta geografica mostra come molti dei parchi più belli del Southwest degli Stati Uniti sono collocati in un cerchio dal diametro di 220 miles o 355 km a East di Las Vegas. A North-East ci sono gran parte dei parchi dello UTAH. A South si raggiungono parchi e riserve indiane dell’ARIZONA. A West i parchi della CALIFORNIA centrale. I grandi parchi che non trovano posto in questo itinerario sono molto distanti da questa fascia. Lo Yellowstone e il Grand Teton nello WYOMING a north distano 788 miles (quasi 1300 km) da Las Vegas, il Joshua Tree o Los Angeles a oltre 270 miles (430 km) a south. L’itinerario proposto forma un 9 con Las Vegas al centro.

Non sono nell’elenco anche alcuni altri parchi:

· Mesa Verde National Park a east del Canyonland Park perché per godere pienamente del parco occorre almeno un intero giorno. · Hualapai Reservation con le splendide cascate Havasu Falls, che presuppone prenotazione, permessi, lunghi trekking e almeno due intere giornate.

· Redwood National Park, Lassen Volcanic National Park nel north della California e Sequoia e Kings Canyon a south-east altrettanto interessanti. Il Wupatki National Monument è indicato come possibile variante.

· La scelta di San Francisco come meta finale è dovuta alla: · Esigenza di riposarsi in una città godibilissima dopo tanti giorni di viaggio.

– Possibilità di non pagare la tassa molto onerosa chiamata drop-off che viene applicata sul prezzo del noleggio in caso di rilascio dell’auto in una città diversa da quella della presa in carico.

L’arrivo da New York in una città diversa da Las Vegas, come ad esempio la stessa San Francisco, obbliga a ripercorrere in parte la stessa strada da north (improponibile). La scelta di Los Angeles (ritenuta da molti non particolarmente interessante) come punto di partenza o di arrivo obbliga ad allungare il viaggio o a tagliare lo Yosemite e forse la parte a north di San Francisco o a tagliare i parchi più lontani, quelli a Northeast (Arches, Canyonland, ecc.). L’itinerario prevede che il percorso da Las Vegas punti inizialmente a north. Sarebbe possibile fare anche il contrario, ma la scelta ha una ragione. Si inizia da parchi immersi nel verde (Zion, Cedar Break, Bryce) per giungere poi a parchi in cui predominano il giallo, il rosso e l’ocra e per larga parte desertici, fino alla Monument Valley e al Grand Canyon. Dopo la breve sosta a Las Vegas si attraversa la Death Valley per poi tornare finalmente alle cime innevate e alle valli della Sierra Nevada e ai parchi verdi dello Yosemite e al verde e al blu della costa californiana. Fare il contrario significa percorrere i primi due terzi del trip tra deserti fino allo Zion. Iniziare puntando a north di Las Vegas sembra un percorso più equilibrato

LEGENDA

Interstate Highways (I): sono le grandi autostrade, a due o più cor­sie per ogni direzione di marcia, che collegano più stati. Sono segnalate da cartelli a forma di scudo con fondo blu, diversamente numerate in funzione della direzione del collegamento: da E a W con numeri pari (10, 20, 30, ecc.), da S a N con numeri dispari (5, 15, 25, ecc.). In prossi­mità delle città le Interstate Highways sono invece caratterizzate da tre nu­meri: una cifra pari o dispari seguita dal numero dell’Interstate. Se il pri­mo numero è pari si tratta di una circonvallazione completa della città (Loop), se il primo numero è dispari si tratta invece di una deviazione (Spur) diretta nel centro della città. Le Interstate Highways sono di norma gratuite (Freeways). Sulle Interstate Highways il limite varia dalle 65 miles orarie (circa 105 km) alle 75 miles orarie (circa 120 km) se­condo gli stati.

U.S. Highway (U.S.): sono le strade federali che, con una o due corsie per ogni direzione di marcia, mantengono la stessa numerazione anche passando da uno stato all’altro. Sono segnalate con cifre evidenziate su cartelli bianchi a forma di scudo. Sulle U.S. Highways il limite è di 65 miles orarie.

State Highways (Routes) (SR): sono le carrozzabili che, normalmente con una sola corsia per direzione di marcia, costituiscono la fitta ragnatela dei collegamenti all’interno di ogni stato. I relativi cartelli ri­producono spesso la silhouette dello stato e sono contraddistinti da u­na esclusiva numerazione statale. Passando da uno stato all’altro, in­fatti, la cifra cambia sistematicamente. Le strade sono contraddistinte anche da uno dei quattro punti cardinali (North, South, East, West). Sulle State Routes è mantenuto il limite delle 55 miles.

County Roads (CR): sono le vie di comunicazione, asfaltate (paved) e non asfaltate (unpaved), che raggiungono località emarginate dalle di­rettrici principali. La numerazione è assegnata da ogni contea dello sta­to (County Roads) oppure dal BIA Bureau of Indian Affairs (Indian Routes). La classificazione delle sterrate dipende dalle condizioni del fondo stradale: le migliori sono quelle qualificate come Gravel Road e Graded Dirt Road. Per viaggiare sulle Dirt Roads e sulle Poor Roads è invece necessario il fuoristrada.

In Città la velocità è 25/35 ml (40/55 km/h). E’ importante sapere il numero che contrassegna le uscite dalle Freeway e il nome o numero delle strade che dobbiamo prendere; difficilmente troverete cartelli indicatori con il nome delle località, come avviene da noi, più facilmente la sigla (I; US; SR) e il numero della strada (quelle pari vanno da est a ovest e quelle dispari da nord a sud), seguiti dal punto cardinale (East; West; North; South)

DAY OF JOURNEY 1 From: Verona to New York

MORNING TRIP PLANNER Imbarco alle ore 7.30 per Parigi CDG con arrivo alle ore 9.10. Partenza per New York alle ore 13.30 con arrivo al JFK alle ore 15.45. Voli Delta Airlines

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or city: Manhattan

Recupero bagagli e controlli doganali. I taxi sono presenti all’esterno degli Arrivals di tutti gli 8 terminal. È sufficiente seguire le indicazioni che portano allo stand dei taxi; un addetto in uniforme farà salire sul primo taxi disponibile e darà un bigliettino indicante la data, il terminal, e il numero del medaglione del taxi. I taxi legali sono gialli e hanno un medaglione nel cofano col numero: utilizzare solo questi taxi e rifiutare le eventuali proposte dai taxisti abusivi. Il percorso dall’aeroporto JFK a Manhattan ha una tariffa fissa (Flat fare) di USD 45 + la mancia (Tip) di circa il 15-20% e i pedaggi (Tolls) per i vari ponti o tunnel (USD 4) che si attraverseranno durante il tragitto (Totale USD 60). Tempo: circa 40 minuti per l’Hotel dal JFK. Al ritorno non è la stessa cosa e si paga solo il chilometraggio (?). Ora prevista per l’arrivo all’Hotel: 17.30. Uscita per la prima esplorazione della città.

Mezzi di trasporto/ Ingressi: (Anno 2010) La corsa semplice costa USD 2.25 – Giornaliero USD 7 metro o autobus 7-Day Unlimited Ride MetroCard – Cost: USD 27 – Good for unlimited subway and local bus rides until midnight, 7 days from day of first use. Admission to 6 Famous New York Attractions: USD 79, USD 59 for kids. Valido per 9 giorni. (Buy Planet Hollywood – 140 West 57th St) Empire State Building The Metropolitan Museum of Art and The Cloisters, American Museum of Natural History & Rose Center for Hearth and Space, The Museum of Modern Art – MOMA Circle Line Sightseeing Cruises Top of the Rock

Decidere cosa si vuole sicuramente vedere e verificare cosa conviene. La regione di New York nel 1524, quando alcuni nativi in canoa incontrarono il fiorentino Giovanni da Verrazzano, era abitata dai Lenape (più tardi chiamati Delaware). Il nome Manhattan deriva dalla parola Manna-Hata. In una mappa del 1610 il nome Manahata indicava i lati west ed east del Mauritius River (più tardi chiamato Hudson River). La parola è stata tradotta con “isola delle molte colline”. I Lenape, tuttavia, davano una motivazione un po’ diversa e dal significato incerto. Essi la chiamavano Manahachtanienk, che nella lingua Delaware significa “l’isola in cui noi tutti siamo diventati intossicati”. La presenza permanente europea nel Nieuw-Nederland iniziò nel 1624 con la fondazione di un insediamento olandese di commercio di pellicce a Governors Island. Nel 1625 fu avviata la costruzione di una cittadella per la protezione dei nuovi coloni e l’Amsterdam Fort nell’isola di Manhattan, in seguito chiamata Nieuw Amsterdam. L’anno 1625 è riconosciuto come data di nascita di della città. Peter Minuit acquistò Manhattan dai nativi nel 1626, in cambio di prodotti commerciali per un valore di sessanta fiorini, cui spesso erroneamente si attribuisce il valore di 24 dollari. Convertito in moneta moderna, mettendo a confronto i prezzi del pane, ecc. si può dire che il denaro (1000 dollari) sarebbe stato sufficiente per acquistare 2.400 boccali di birra. L’ultimo Governatore della colonia olandese fu, nel 1647, Peter Stuyvesant. New Amsterdam fu formalmente costituita come città il 2 febbraio 1653. Nel 1664 le truppe britanniche conquistarono Nieuw-Nederland e la ribattezzarono New York dal titolo del duca di “York e Albany” il futuro re James II. Midtown è il centro cittadino, occupato prevalentemente da uffici, appartamenti e grandi alberghi, soprattutto costruiti come grattacieli. Times Square è uno dei maggiori incroci di Manhattan, all’intersezione tra Broadway e la Seventh Avenue ed ha raggiunto lo status di simbolo di New York. Times Square è nota soprattutto per i grandi e numerosi cartelloni pubblicitari animati e digitali. Broadway è la mitica e più antica arteria che attraversa trasversalmente l’isola di Manhattan, da north a south. Era in origine il “Wickquasgeck”, il percorso dei nativi americani che serpeggiava originariamente tra paludi e rocce lungo tutta Manhattan Island. All’arrivo degli olandesi la strada “su cui gli indiani passano giornalmente” divenne ben presto la strada principale che attraversava l’isola partendo da Nieuw Amsterdam. Sulla Broadway si trovano grandi catene commerciali come Adidas, Banana Republic, Miss Sixty, H&M ed il mitico Levi’s Store, ma basta svoltare per la Prince St. per entrare nel mondo dello shopping selvaggio. Si può trovare di tutto: abiti vintage, brand glamour, boutique prestigiose, lingerie e bancarelle che offrono di tutto…. verso mezzogiorno. Empire State Building , posto all’intersezione tra Fith Avenue e West 34th Street, è l’edificio più famoso di New York e il più alto della città (448.7 metri) dopo il crollo delle Twin Towers. La sua costruzione venne ultimata nel 1931 ispirandosi ai canoni dell’Art Déco. L’Empire è aperto al pubblico tutti i giorni dalle 8:00 alle 24:00. Occorre 1 ora per giungere in cima all’Empire. In questo caso il City Pass non è di grandissimo aiuto. Nel tardo pomeriggio, si può vedere la città ancora con la luce del giorno, ma già tutta illuminata per la sera. All’86° piano (USD 20) si trova una terrazza panoramica. Un ulteriore punto panoramico si trova al 102° piano, per accedere al quale è necessario aggiungere altri USD 15 al normale prezzo del biglietto. La vista dalla cima dell’Empire è spettacolare, con la visione del sole infuocato che colora d’arancione il cielo dietro la Statue of Liberty. È molto bello vedere New York illuminarsi pian piano mentre il sole cala. Altre file in discesa. Grand Central Station è la stazione più grande del mondo con i suoi 47 binari, ma è anche un luogo in cui mangiare e fare shopping e da visitare per la sua bellissima architettura. È costruita su due livelli entrambi sotto il livello stradale. La zona principale della stazione è detta Main Concourse. Chrysler Building è senza dubbio il grattacielo più amato dai newyorchesi. Ha 77 piani, è alto 319 metri ed è stato costruito in stile Art Deco. Non ha una terrazza panoramica, ma meritano una visita la sua lobby e i suoi ascensori di legno, e va ammirato al tramonto. Trump Tower è un grattacielo di 58 piani situato all’angolo tra la Fifth Avenue e la 56th Street. Ha una Hall spettacolare e bei negozi. La Fifth Avenue è la via più famosa strada di New York dedicata allo shopping di lusso per eccellenza. La strada parte a south da Washington Square Park nel Village e termina a north a Harlem sulla 142nd Street, passando lungo tutto il lato east di Central Park. Il tratto più importante va dalla 34th alla 59th Street. Tra i negozi più famosi presenti sulla Fifth Avenue ci sono Cartier, Tiffany, FAO Schwartz e il bellissimo Apple Store con il cubo di vetro. St. Patrick Cathedral ha aperto sue porte ai visitatori nel 1879 e fa sfigurare gli edifici che gli stanno accanto con le sue guglie alte più di 100 metri. Può ospitare sino a 2200 fedeli. È la cattedrale in stile neogotico più grande di tutti gli Stati Uniti. Il Rockefeller Center è uno dei fulcri commerciali e turistici di New York. Cuore di questo complesso è la Rockefeller Plaza, meta immancabile durante il periodo natalizio quando ospita il famosissimo albero di Natale e la pista di pattinaggio. È costituito da vari palazzi, il più alto dei quali misura 260 metri. Con un ascensore con soffitto in vetro si raggiunge la piattaforma panoramica chiamata Top of the Rock situata al 67°, 69° e 70° piano con splendida vista su Central Park. Pannelli di sicurezza trasparenti, in cristallo non riflettente, consentono di godere di viste illimitate. USD 21 Adulti (da 13 a 61 anni) USD 14 Bambini (da 6 a 12 anni). L’ascensore parte alle 8.30 e l’ultimo alle 23.00. Per visitare il ponte di osservazione calcolare un tempo variabile da tre quarti a un’ora. Prenotare anticipatamente evita code. United Nations Headquarters – l’edificio affacciato sull’East River può essere visitato liberamente nei giardini esterni e nella “Lobby” con mostre temporanee, una libreria e negozi di souvenir.

Night in: New York Accomodation: Hotel Edison

DAY OF JOURNEY 2 From: New York to New York

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: Manhattan

CENTRAL PARK è il polmone verde di New York e si estende su una superficie di oltre 3 km2. Il parco è accessibile dalle 6 della mattina fino all’una di notte. All’altezza della 65th si trova il Carousel una giostra con vecchi cavalli di porcellana, mentre alla 63th si trova lo Zoo ed il Conservatory Pond dove si svolgono gare di barche a vela. The Reservoir è il bacino idrico che un tempo distribuiva acqua potabile agli abitanti di NYC e che oggi è diventato uno splendido lago (43 ettari di estensione) intorno al quale è stato realizzato un tracciato di 1.55 miglia per gli amanti del footing. (Attenzione! Occorre rispettare il senso di marcia) Sheep Meadow (“Prato delle Pecore” perché alla fine del XIX secolo vi pascolavano le pecore) è un’ampia distesa verde, circondata dallo splendido panorama dei grattacieli di NYC, che nei giorni di sole attira gli amanti della tintarella e del relax, i giocatori di frisbee, le famiglie per il pic nic. Il Mall è un’elegante passeggiata fiancheggiata da panchine e da olmi americani che conduce alla Bethesda Fountain dove si riuniscono artisti di strada. Il Bow Bridge, attraversa il Lake dalla Bethesda Terrace ed è uno dei sette ponti originali di ghisa costruiti in Central Park tra il 1859 e il 1875. Il Central Park Zoo – L’ingresso costa USD 10 Adult – USD 5 child – Vi sono ospitati Leoni marini, Pinguini, Orsi polari e il Panda rosso.

Il MUSEUM OF NATURAL HISTORY ha al suo interno l’Hayden Planetarium, nel quale si può assistere a uno spettacolo sulla storia dell’universo – musicato con brani rock – su di un mega schermo a quasi 360 gradi. Il film parla di meteore e pianeti ed è molto ben fatto. La sezione dei Dinosauri (IV° piano) è famosa per le dimensioni e la quantità dei suoi reperti. Sono proprio i grandi classici come il T-Rex ed il Brontosauro a catturare l’immaginazione, ma gli scheletri sono talmente tanti e vari che ci vuole più di 1 ora per visitare la sala. Interessanti le sezioni dedicate agli animali di Asia e Africa. Da non perder il modello di Balena Blu lunga 30 metri realizzata in fibra di vetro nella Hall of Ocean Life and Biology of Fisches vicino all’ingresso. A sinistra si trova la Hall of Meteorites, Minerals and Gems con una delle pietre preziose più grandi del mondo, la “Principessa brasiliana”, un topazio di 21.327 carati per un peso di oltre 4 kg e la “Star of India”, lo zaffiro più grande al mondo con i suoi 563 carati. Si possono inoltre trovare delle collezioni di minerali e di rocce lunari provenienti dalle missioni Apollo. Interessante la sezione dedicata ai popoli nel mondo. All’interno del museo si trova il Naturemax, una sala dotata dello schermo più grande di New York sul quale vengono proiettati interessantissimi documentari, e la Discovery Room, molto amata dai bambini soprattutto poiché è possibile effettuarvi degli esperimenti.

Il METROPOLITAN MUSEUM OF ART si trova sul lato east del parco di fronte al Museum of Natural History. Al MET c’è già di fila verso le 10. Grazie al City Pass non si dovrebbe aspettare molto. La collezione d’arte romana e greca è assolutamente favolosa con vasi, statue, architetture, tra cui il Vaso di Eufronio e reperti del Palazzo di Cnosso. Interessanti la sezione del Medioevo (armature e armi da non perdere!) e la sezione della pittura europea . Interessanti le sale sulla Cina imperiale e l’America Coloniale. Spettacolare la sezione dedicata all’Egitto . Qui si trova il famoso Temple of Dendur un autentico tempio egizio smontato e ricostruito (I secolo a.C.). AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: Manhattan

MIDTOWN è il centro di Manhattan. All’angolo fra la Fifth Avenue e BrodWay sorge il Flatiron Building (“Ferro da stiro”). La Pierpoint Morgan Library si trova al 225 di Madison Avenue, incrocio con la 36th; tra il martedì e il giovedì apre tra le 10:30 e le 17:00. Lunedì e feste è chiuso. L’ingresso è libero solo per accedere al negozio e alla zona di ristorazione, mentre per avere accedere alla biblioteca e al museo il biglietto d’ingresso è di USD 12 per gli adulti e USD 8 per i minori di 16 anni.

GREENWICH VILLAGE a west di Broadway, tra la 14th a north e la Houston street a south. Si pronuncia “grènic” e non “grìnuic’” come si crede. Centro del quartiere è Washington Square col famoso arco da dove inizia la Fifth Avenue. Da vedere: Christopher Street (angolo 7th Avenue) e West Side Highway sull’Hudson River. In passato costituiva un villaggio a parte rispetto al resto della città e le strade non sono formate da un reticolato e hanno dei veri e propri nomi e non numeri. Boxer’s, il rinomato bar e bistrot, si trova nella 4th Street, tra la 6th e la Seventh Avenue, nel cuore del Village ed è aperto ogni giorno dalle 11.30 del mattino alle 4.00 del mattino. L’atmosfera che si respira all’interno del locale è quella tipica del pub irlandese, con tanto di contenitore per le uova sode da accompagnare con una pinta di Guinness appena spillata. A east di Broadway, tra la 14° strada a north e la Houston Street a south, c’è l’East Village. La Bleecker Street non si può perdere. È una via di New York piena di localini e negozi super. Magnolia Bakery è un negozietto dove è possibile acquistare dolcetti in vero stile americano confezionati dentro scatoline deliziose!

SOHO è l’abbreviazione di South of Houston Street ed è soprannominato “Cast Iron District” (quartiere della ghisa) e gli deriva dai suoi numerosi edifici industriali poi trasformati in loft e studi di artisti. È uno dei quartieri più trendy di Manhattan, ricco di gallerie d’arte e grandi magazzini e residenza preferita dalle stelle della musica e del cinema. Oltre che camminare perdendosi tra le sue strade, è interessante visitare Drawing Center (35 Wooster Street) che ospita i disegni di artisti del calibro di Michelangelo o James Ensor, il New York Fire Museum (278 Spring Street) e la St. Patrick’s Old Cathedral (260-264 Prince Street), una chiesa neogotica del 1809. Little Italy era il quartiere degli Italo-americani e solo un piccolo settore resta oggi riconoscibile.

TRIBECA è l’abbreviazione di Triangle Below Canal Street (“Triangolo sotto Canal Street”). Anche in questo caso si tratta di un antico distretto industriale, a south di SoHo, in cui gli edifici industriali sono stati riadattati come sedi di uffici o residenze, con strade fiancheggiate da negozi alla moda, gallerie d’arte e locali.

CHINATOWN è il quartiere con abitanti prevalentemente originari della Cina. Il centro di Chinatown è Confucius Plaza in cui si trova la statua del filosofo cinese. Il quartiere brulica di templi buddisti, di tetti a pagoda, ristoranti. Tra i tanti templi, i più belli sono certamente l’Eastern States Buddhist Temple (64 Mott Street) e il Mahayana Buddhist Temple (angolo tra 133 Canal Street e Manhattan Plaza). Canal Street è anche la via principale dello shopping. Da vedere Columbus Park (angolo tra Mulberry Street e Park Street) che un tempo faceva parte del quartiere Five Points che ha ispirato a Scorsese “Gangs of New York”. Lower East Side ha conservato un carattere di quartiere popolare e in origine era abitato prevalentemente da Ebrei provenienti dall’Europa orientale.

FINANCIAL DISTRICT sulla punta più meridionale di Manhattan. C’è la sede della Borsa di New York (New York Stock Exchange), Wall Street e le maggiori istituzioni finanziarie.

Il distretto corrisponde al sito del primo villaggio coloniale olandese di Nieuw Amsterdam di cui sopravvivono alcuni edifici. Il nome Wall Street deriva dalla semplice recinzione a paletti che delimitava la colonia attorno al 1640, poi sostituita da una robusta palizzata. In seguito alla guerra contro gli inglesi nel 1653 venne creato un vero muro (“Wall”) di terra e legname fortificato con palizzate. Il muro fu rinforzato nel tempo e utilizzato come difesa dagli attacchi di varie tribù indiane, coloni e inglesi. Nel 1699 gli inglesi smantellarono il muro. Nel tardo XVIII secolo, in fondo a Wall Street era collocato un platano americano (Buttonwood) sotto il quale i mercanti si riunivano per commerciare. Nel 1792 i commercianti crearono un’associazione retta da un patto: il Buttonwood Agreement (“Patto del platano”). Era l’origine del New York Stock Exchange. Il Federal Hall National Memorial sorge nel sito del primo parlamento federale dove fu eletto presidente George Washington. A north si trova la sede del Municipio della città (City Hall). Qui sorgevano, fino all’attentato dell’11 settembre 2001, le torri gemelle del World Trade Center.

Battery Park per la presenza di una batteria di 28 cannoni costruiti per difendere la zona. Al centro del parco vi è Castle Clinton, un forte a pianta semicircolare. Venne costruito su di una piccola isola, chiamata West Battery, unita alla terraferma nel 1855. Il forte venne a lungo utilizzato come centro di raccolta degli immigrati prima che nel 1890 il centro passasse a Ellis Island. Brooklyn Bridge è il ponte sospeso sull’East River dalla inconfondibile struttura architettonica che collega Brooklyn a Manhattan ed uno dei simboli di New York e delle mete turistiche più visitate. Fu iniziato nel 1870 e quindi è uno dei più vecchi ponti sospesi di tutti gli Stati Uniti. È possibile attraversarlo a piedi grazie ad una passerella apposita per i pedoni. Poiché il ponte è lungo circa 1 miglio è consigliabile percorrere l’andata in metropolitana scendendo alla stazione di High Street a Brooklyn e visitare il suggestivo quartiere, di notevole interesse architettonico, di Brooklyn Heights. è molto bello percorrere la Promenade in direzione del ponte da dove è possibile scattare foto con lo sfondo di Manhattan, quindi tornare a piedi verso le ore del tramonto.

Night in: New York Accomodation: Hotel Edison

DAY OF JOURNEY 3 From: New York to New York

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: Manhattan

L’Aircraft Carrier USS Intrepid (Portaerei) ancorata sull’Hudson (Pier 86 di Manhattan) è un’attrazione interessante. Oltre alla portaerei è possibile visitare un sommergibile (USS Growler) e un Concorde della British Airways, nonché utilizzare simpatici simulatori e usufruire di una comoda audio guida. La visita completa, senza correre, richiede circa 2 ore e il prezzo totale per un adulto comprese tutte le attrazioni è di USD 35. Il Meatpacking District nel West Sides è il quartiere in assoluto più trendy del momento dedicato allo shopping, alla ristorazione e al divertimento. Il nome ufficiale di questo quartiere è Gansevoort Market. era il mattatoio di Manhattan (da cui il soprannome) nonché il centro di imballaggio delle carni. Alla fine degli anni ‘90 il quartiere ha conosciuto una trasformazione grazie all’avvento di prestigiose boutique di moda e di raffinati ristoranti come Pastis o il Buddha Bar. L’High Line fu costruita negli Anni Trenta per trasportare le merci su una linea sopraelevata, liberando in tal modo il traffico su strada nelle vie Manhattan. La vecchia linea sopraelevata, in abbandono da anni, è diventata un lungo percorso verde, un parco sospeso con parchi e negozi di circa 1.3 miglia da Gansevoort Street nel Meatpacking District alla 34th Street, tra le Avenues 10th e 11th. Per avere una prospettiva diversa di Manhattan occorre salire sullo Staten Island Ferry . Il traghetto è praticamente gratuito e permette di godere della vista di Manhattan dal mare. Passa molto vicino alla Statue of Liberty e rappresenta una valida alternativa alle lunghe code da fare per il traghetto che conduce alla statua. C’è una corsa ogni 0.5 ore che in circa 25 minuti porta dall’altra parte, dove si prende la corsa per il ritorno. Il lato destro permette di godere della fantastica vista su Manhattan e sulla Statua della Libertà. Sul lato sinistro invece c’è la visuale sul Brooklyn Bridge e più in fondo sul Verrazzano-Narrows Bridge. I 3 principali store della città, Bloomingdale’s, Macy’s, Lord & Taylor offrono ai visitatori internazionali uno sconto del 10%-15%. Occorre recarsi al relativo Visitor center e richiedere la tessera sconto. Grazie alle offerte speciali sugli articoli in vendita, allo sconto del 15% e al cambio favorevole euro/dollaro si possono fare acquisti a prezzi vantaggiosi rispetto alla media europea, soprattutto sui marchi americani come Levi’s, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger ecc. Il Park Slope Historic District, storico e tollerante quartiere residenziale, è uno dei luoghi più affascinanti di Brooklyn con le sue boutique, i suoi caffè e i suoi rinomati ristoranti. Vi si trova inoltre il Prospect Park, bellissima oasi di verde dove si tengono concerti durante i mesi estivi. Tra i benestanti residenti si annoverano molti politici e personaggi dello spettacolo.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: Manhattan

Circle Line Cruises – Al Pier 83 il City Pass permette di usufruire di uno sportello in pochi minuti. La Semi-Circle in 2 ore porta prima verso Wall Street, per poi circumnavigare Manhattan a south e risalire lungo la parte west dell’isola arrivando fino all’altezza di Midtown e ripercorrere infine lo stesso tragitto all’inverso. Di cose se ne vedono molte: la Statue of Liberty, Ellis Island, la bellissima skyline di Manhattan, il Brooklyn Bridge e l’Empire. Il consiglio è di partire con la corsa delle ore 19. Si gode di uno spettacolo senza pari di Manhattan vista dal fiume con le luci del giorno, del tramonto e del crepuscolo. Statue of Liberty – Traghetto da Battery Park USD 12- Ingresso piedistallo gratuito, ma con prenotazione (2 settimane). USD 3 per accesso alla corona (apertura solo fino al 2011) Fanelli Café – Un locale storico nel cuore di SoHo. Questo bar carico di atmosfera è un vero e proprio crocevia per turisti e newyorkers. Arte Pasta Restaurant – Ristorante molto carino, tra Midtown e Greenwich Village, ideale per un pasto non troppo ricercato. Ottimi i prezzi per il pranzo, con diversi menù. Per un break serio si consiglia Pastis – adorabile bistrot francese super frequentato con dei fluffy Pancake imperdibili! Pane Peppe a Chinatown. Apple Store – 103 Prince Street. È davvero un posto da vedere! Birra – Heartland Brevery – Time square 127W 43 St. Greenmarket – Union Square mercoledì con prodotti bio e spuntini – 14th Broadway Katz’s Deli – Sandwich ebraico con cetrioli – 205 Houston St. Lower East Side Red Lobster – fast food di pesce e patatine – 5 Time Square USD 9 230 Fifth Avenue – Aperitivo su splendida terrazza panoramica – Costoso Shake Smack – Hamburger – Madison Square (nel parco) USD 5 Il modo più semplice per calcolare la mancia è di raddoppiare le tasse sul conto. Solitamente la mancia è del 15-16% e raddoppiare le tasse (8.25%) è la cosa migliore che si possa fare.

Night in: New York Accomodation: Hotel Edison Manhattan

DAY OF JOURNEY 4 From:New York to Las Vegas

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: Las Vegas Partenza alle ore 9.30 dal JFK con arrivo a Las Vegas alle 12.34 (compresi cambio di fuso). Volo Delta Airlines. Recupero bagagli e noleggio auto

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: Las Vegas

Las Vegas (spagnolo: “I prati”) (610 m s.l.m.) si trova nella regione north-east del Mojave Desert. Di conseguenza, il paesaggio naturale è secco, roccioso, con vegetazione scarsa. Il Cesar Palace (come gli Americani immaginano la città eterna) ospita l’eccitante viaggio IMAX 3D Race for Atlantis, una gara virtuale per salvare la città di Atlantide dai cattivi con occhiali tridimensionali e una corsa ad alta velocità su di un simulatore (Forum Shop con 160 negozi). Il Bellagio offre lo spettacolo delle fontane danzanti. Il Paris-Las Vegas evoca la vita parigina con ricostruzioni di monumenti e della Torre Eiffel (buono il buffet) – Al New York New York le montagne russe schizzano vicino alla Statua della Libertà. L’MGM Grand offre il Lion Habitat, uno zoo vicino all’entrata principale che si può attraversare a piedi, dove veri leoni gironzolano intorno ad un tempio in rovina (Ingresso gratuito) – L’Excalibur propone il Fantasy Fair: il mondo medioevale di Re Artù. Il secondo piano ospita il Medieval Village dai vicoli pittoreschi. Giochi di prestigio, musical e spettacoli di magia gratuiti sono offerti sul Jester’s Stage ogni 45 minuti. Il Luxor è a forma di piramide nera di 30 piani con atrio egizio impressionante. Una corsa gratuita in ascensore porta sui pendii della piramide alti 110 metri con angolazione di 39 gradi (per chi non teme l’altezza). Al Luxor Imax Theatre proiettano film 3D su di uno schermo alto come 7 piani. Il King Tut’s Tomb and Museum è una riproduzione della tomba di Tutankhamon. Il Mandalay Bay è a tema tropicale con il Shark Reef, un acquario al cui interno è possibile esplorare templi semisommersi fra i quali s’incontrano coccodrilli, meduse, squali (Costoso: USD 16 adult – USD 10 minori di 12). Alla sera il Mirage (foresta pluviale nella Hall) sputa fiamme dal suo vulcano. Al TI (ex Treasure Island) un galeone pirata e una fregata inglese combattono (tutte le sere ogni 90 minuti ingresso libero). Il The Venetian, di fronte a TI, è una ricostruzione di Venezia. Grand Canal Shoppes con 85 negozi esclusivi. Il Las Vegas Hilton ospita la Star Trek Experience (USD 35 adult – USD 32 minori di 13 anni). Un souk arabo presso l’Aladdin è in realtà un grande Outlet. Al Circus Circus si possono ammirare numeri di trapezisti, mangiatori di fuoco, maghi, nello splendido Adventuredome sulle montagne russe al coperto più grandi del mondo, oltre a salire sui “tronchi” come a Gardaland. Al secondo piano si esibiscono i trapezisti e con pochi dollari i ragazzi si possono divertire con le attrazioni più strane. All Day Ride Pass (Circus Circus). Regular Pass USD 24.95 (48 inches tall or taller). Lo Stratosphere, alto 350 metri è a north del Circus Circus. Il ponte esterno e la sala d’osservazione sulla sommità offrono una vista a 360 gradi su Las Vegas. Ingresso a pagamento. Sulla sommità ci sono (a pagamento) un ottovolante, l’X-Scream che fa penzolare nel vuoto su di una gondola ed il Big Shot che consente di precipitare per alcuni metri in caduta libera. Alla Fremont Street ogni sera sono proiettati, sulla volta d’acciaio che la ricopre, cinque diversi spettacoli di suoni e luci. Il Lied Discovery Children’s Museum (ore 10-17) espone oggetti interattivi adatti ai bambini. Al The Las Vegas Natural History Museum i diorami ricreano la savana africana. Tra i dinosauri animatronic c’è un Tyrannosaurus Rex di 10.5 metri, mentre la sezione marina ospita squali. Nella sala interattiva è possibile cercare fossili ed esplorare i cinque sensi. Una soluzione per mangiare è la formula all-you-can-eat, una vera istituzione di Las Vegas. Quasi tutti gli alberghi offrono questo enorme buffet dove si paga l’ingresso e si può mangiare e solitamente bere quanto si vuole. I prezzi non sono altissimi (USD 25 – 40) ma la qualità non è assicurata. La Las Vegas Monorail si sposta tra i casinò. È molto sicura e anche panoramica. Il costo all’incirca di USD 13 x 1 giorno con corse illimitate o USD 5 per singola corsa. Restaurant: Las Vegas Buffet Hotel Paris: all you can eat, buona qualità. Las Vegas Buffet Hotel MGM: all you can eat, cucina internazionale, molto curato. Las Vegas Premium Outlets – 875 South Grand Central Parkway, Las Vegas.

Night in: Las Vegas Accomodation: Circus Circus West tower

DAY OF JOURNEY 5 From: Las Vegas to Zion National Park

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: VALLEY OF FIRE STATE PARK Visitor Center daily, 8:30 a.m. to 4:30 p.m. Day-use Fee – USD 6 (sistema a busta) SNOW CANYON STATE PARK Hours: Year-Round 6 a.m. to 10 p.m. Day-use Fee – USD 5 Driving distance:184 miles Driving time:3 hours 50 minutes

Al mattino partenza da Las Vegas sulla I-15 North per il Grand Circle dei National Parks dello Utah: Zion, Bryce Canyon, Capitol Reef, Arches, Canyonlands. All’Exit 75 prendere sulla destra la SR-169 o Valley of Fire State Park Roadways che conduce al VALLEY OF FIRE STATE PARK dove i venti del Mojave Desert hanno creato strane e insolite formazioni rocciose di arenaria rossa tra cui una i Beehives (alveari). (Driving distance 36 miles – driving time 35 minutes). Se si prosegue senza deviazione alla Valley of Fire – Driving distance Exit 75 – Entrance 93: 18.2 miles – driving time 15 minutes. Si raggiunge la West Entrance del parco (Driving distance 12 miles – driving time 20 minutes) e dopo 3.3 miles, la Scenic Loop Road. Svoltare a sinistra (per 2.5 miles con deviazioni) fino ad un arco naturale l’Arch Rock e al successivo Atlatl Rock con petroglifi spettacolari. Di fronte alla Scenic Loop Road inizia la Petrified Logs Trail Road (320 metri one way), una zona di alberi fossili. Dopo 1.9 miles dall’uscita della Scenic Loop Road girare a sinistra per la Mouses Tank Road e raggiungere subito dopo il Visitor Center (molto ben organizzato). Day-use Fee – USD 6 (sistema a busta – Occorre fermarsi alla ‘fee station’, compilare, con le informazioni richieste, 2 parti di una busta, una delle quali va apposta sul cruscotto dell’auto, mentre l’altra, con l’aggiunta di USD 6, va imbucata). Raggiungere dopo circa 1 miles un parcheggio. Sulla destra c’è il Petroglyph Canyon. Dal parcheggio si raggiunge il Mouse Tank (800 metri round trip) di per sé deludente poiché il bacino d’acqua (Tank) che si trova alla fine del percorso è di piccole dimensioni, ma tra le pareti del canyon, che fanno da cornice a questa breve escursione, ci sono molti esempi di incisioni rupestri delle culture Fremont e Ancestral Puebloans la maggior parte ben conservati, raffiguranti motivi religiosi e scene di guerra o agresti. “Little Mouse” era il nome di un Paiute che qui si rifugiò nel 1897. Nella zona vivono oggi i Moapa (paiute: Muapaa “acque torbide”). I Paiute si dividono in due gruppi di lingua Uto-Azteca: i Northern Paiute (pronuncia: Pa-jut) abitano nei territori della California, del Nevada e dell’Oregon, mentre i Southern Paiute vivono nel Colorado Plateau dove il Great Basin incontra l’angolo Southwest dello Utah (paiute: Yanawant) e vi sono giunti attorno al 1100 d.C. come cacciatori-raccoglitori. L’origine del nome Paiute è incerta. Ute (pronuncia: Jut) significa “gente di collina” e Paiute, secondo alcuni antropologi, significherebbe “Ute dell’acqua” oppure “Ute vero”. I Northern Paiute chiamavano se stessi Nuciu, mentre il nome che i Southern Paiute davano a se stessi era Nuwuvi. Entrambi i termini significavano “il popolo”. I primi esploratori spagnoli che entrarono in contatto con tribù dei Southern Paiute li chiamarono Payuchi mentre i coloni di origine europea li definivano Diggers “Scavatori” probabilmente per la loro abitudine di scavare alla ricerca di radici, anche se questo termine è considerato dispregiativo. Lo stato dello Utah trae il proprio nome dal popolo degli Ute.

La Mouse Tank Road si divide a east, dopo 2.0 miles, nella Rainbow Vista Road. Poco prima del bivio un trail (1.3 km one way) conduce alla Rainbow Area da dove si gode una bella vista su rocce multicolori. Deviazione per Fire Canyon e Silica Dome. Verso north la Mouse Tank Road diventa la White Domes Road, una tortuosa strada panoramica di 3.8 miles dal bivio che raggiunge la White Domes Area. Offre la vista di cupole in arenaria dai colori brillanti, contrastanti con le macchie di yucca. È una zona pic-nic adatta ad una sosta rilassante. Andando verso l’East Entrance del parco ci sono alcune formazioni interessanti: a destra le Seven Sisters e a sinistra, in una zona pic-nic. Le Cabins che non sono di origine naturale, ma costruite con pietra arenaria nativa nel 1930. Un’altra formazione interessante è l‘Elephant Rock, accessibile tramite un breve sentiero sulla sinistra poco prima dell’East Entrance. Percorrere la SR-169 per 1 miles e girare a north sulla SR-169 Northshore Road verso Overton (insediamento Ancestral Puebloans e poi Paiute) che conduce sulla I-15 North (Entrance 93) e sede del Lost City Museum of Archaelogy. Dopo circa 43 miglia la strada s’incunea tra le Virgin Mountains e le Beaver Dam Mountains costeggiando il Virgin River fino al Virgin River Gorge (difficile fermarsi) in direzione di St. George che si estende sotto una lunga scarpata di arenaria. È il Southwestern Utah, una regione chiamata anche Color Country. (Driving distance 67 miles – driving time 1 hours) (Deviazione Valley of Fire from Exit 75 to Entrance 93 della I-15: 59 miles – driving time 1 hours 45 minutes senza soste). Da Entrance 93 [se non si effettua la deviazione per la Valley of Fire occorre percorrere 85 miles 1 hour 20 minutes dalla suddetta deviazione] uscire all’Exit 6 della I-15 North (arrivando dal Nevada nello Utah mettere l’orologio avanti di 1 ora) e imboccare la I-15 Bus o SR-18 North, attraversando la città di St. George (878 m s.l.m.) (Driving distance 66 miles – driving time 1 hours) Fermarsi allo Snow Canyon Overlook dopo circa 11 miles per ammirare lo SNOW CANYON STATE PARK , uno dei parchi statali più belli dello Utah che prende il nome dai coloni mormoni Lorenzo ed Erastus Snow. Si rimane abbagliati dal colore rosso fuoco delle pareti del canyon composta di Navajo sandstone, che contrastano con il blu del cielo e col nero delle rocce laviche. In quest’area si osserva la lava di vulcani estintisi 10.000 anni fa. L’ingresso della panoramica SR-300 o Snow Canyon Drive si raggiunge dopo 12 miles circa dall’Exit 6 della I-15. La strada a tornanti inizia all’Entrance Station dove si pagano USD 5 a veicolo. Poco dopo c’è il trailhead del Lava Flow Overlook & Trail (6.5 km), poi il parcheggio e trailhead del Petrified Dunes Trail (1.6 km), l’Upper Galoot (trailhead del Whiptail Trail – 9.7 km) con restroom e il Lower Galoot, e infine il Park Headquarter. Poco dopo i trailheads del Three Ponds Trail (5.6 km) e dell’Hidden Pinyon Trail (2.4 km) e sulla sinistra del Pioneer Names Trail (800 metri). Dopo 2 miles circa dal Park Headquarter, sulla destra, si raggiunge un parcheggio dove inizia un sentiero di 250 metri circa che conduce alle Sand Dunes, una grande distesa di dune di sabbia rossa e un’eccellente zona giochi per bambini. Il Jenny’s Canyon Trail è un bel sentiero per bambini di 800 metri (easy) che inizia quasi di fronte alle dune e conduce a uno stretto canyon scolpito con un overlook. Si raggiunge l’Entrance Station South e poco dopo un incrocio. Girare a sinistra e percorrere Snow Canyon Pkway verso south fino alla SR-18 e rientrare sulla I-15 nello stesso punto da cui si è usciti, Entrance 6. (Deviazione Snow Canyon round trip: Driving distance 34 miles – driving time 40 minutes senza soste)

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: ZION CANYON NATIONAL PARK Visitor Center Open: Daily Summer: 8:00 am to 8:00 pm. Driving distance: 41miles Driving time: 45 minutes

Si raggiunge dopo 11 miles all’Exit 16 la SR-9 o Zion Park Scenic Byway da percorrere verso east, incontrando dopo 9.7 miles (a 1 miles a North s’incontrano delle sorgenti d’acqua calda) Hurricane (paiute: Arengkani o Ari-Can dove Aree significa “caldo”, e Kanive “grotta” o”nido”). La SR-9 ha lo stesso colore rosso scuro delle rocce. La strada comincia a offrire vedute stupende già prima di entrare nello Zion Canyon e va percorsa lentamente per godere di ogni curva. Il panorama è grandioso, con i pioppi che contornano il Virgin River a south e gigantesche pareti d’arenaria a north. Si raggiunge Hurricane poi La Verkin. VARIANTE: A Virgin inizia la Scenic Byway Kolob Terrace Road, un eccezionale percorso di 43 miles. Le normali auto però devono tornare indietro raggiunta Lava Point Road dopo 20 miles.

Dopo 12.4 miles da Virgin si raggiunge Springdale (1195 m s.l.m.) posta all’ingresso dello Zion National Park. È una piacevole cittadina con campi verdi e motel che si estende per oltre 3 miles lungo il Virgin River. Un insieme minuscolo in confronto alle gigantesche pareti del canyon che incombono sui lati del fiume. La prima delle imponenti cime a west è West Temple, mentre di guardia a east c’è il Watchman. La SR-9 segue la sponda west del Virgin per 0.5 miles. A sinistra c’è l’Altar of Sacrifice, la cima più alta delle Towers of the Virgin. La strada compie una doppia curva attraversando il fiume. Difeso dal Sentinel a west e da East Temple a east questo punto segna l’inizio del fiabesco ZION NATIONAL PARK (1188 m s.l.m.).

Il parco si estende negli altopiani Markagunt e Kolob, alla confluenza tra il Colorado Plateau, il Mojave Desert ed il Great Basin. Le rocce più basse dello Zyon Canyon, vicino all’ingresso meridionale del parco, sono le rosse Vermillion Cliffs (paiute: Angkar Mukwanikant “colline rosse”) e le pareti del canyon (alte 600 metri) sono composte da Navajo Sandstone (arenaria), di colore ruggine, un tempo un ammasso di dune sabbiose sul bordo west del Colorado Plateau. Un tempo era il territorio di caccia dei Virgin Anasazi, poi dei Parrusit e di altre tribù Paiute che credevano fosse l’abitazione di Wai-no-Pits, “The Evil One” “il malvagio”, appostato nelle ombre scure dello stretto canyon, che li malediceva mediante malattie, e di Kainesava, il dio del fuoco, le cui “grandi fiamme” (i fulmini) illuminavano il West Throne. Ci sono voluti 13 milioni di anni perché il ramo settentrionale – North Fork – del Virgin River scolpisse lo Zion Canyon. I Paiute chiamarono il fiume Pa’rus “acqua colorata di bianco” col significato di “acqua spumeggiante”. È stato scritto che: «il fiume non è mai stata una vergine di alcuna età nota. Ogni primavera, quando il Kolob coraggioso toglie il suo berretto di neve al sole che ritorna, la Vergine gelosa diviene una sporca diavolessa che gozzoviglia». Il fiume fu chiamato El Rio de Sulfúreo dalla spedizione di Escalante nel 1776 (Sulphur Creek) e successivamente Rio Virgin, forse dagli spagnoli e messicani. Il Parco fu istituito nel 1909 col nome di Mukuntuweap National Monument (paiute: “canyon dritto”) poi trasformato in Zion nel 1919. I primi coloni mormoni lo chiamarono così perché ritenevano di aver trovato in quel luogo la terra di Sion descritta dal profeta Isaia nella Bibbia.

Il Best Western Zion Park Inn si trova di fronte alla fermata dello shuttle gratuito Springdale Loop che collega Springdale al Visitor Center distante 1.6 miles. Per raggiungere effettivamente il Visitor Center occorre percorrere un breve tragitto a piedi. In auto si può andare oltre il Visitor Center fino al bivio di Canyon Junction: la Scenic Drive prosegue a north (chiusa al traffico veicolare) mentre la SR-9 prosegue a east verso Mount Carmel Junction. Al Visitor Center si acquista l’America the Beautiful – National Parks and Federal Recreational Lands Pass – Annual Pass – USD 80 con validità di un anno per tutti i parchi nazionali per il possessore + 3 adulti. Dal Visitor Center parte lo shuttle gratuito Zion Canyon Loop (frequenza 7-10 minuti circa durante la parte centrale della giornata e di 10-15 minuti il mattino e la sera) che percorre tutta la Zion Canyon Scenic Drive (7.6 miles). Si rimane colpiti dalla bellezza delle gigantesche pareti che raggiungono la sorprendente altezza di 350 metri. A questi scenari decisamente brulli si contrappongono le oasi di verde lungo le rive del Virgin River. Lo Shuttle ferma a tutti i 9 punti d’interesse. Attenzione! Il tempo per compiere tutto il tragitto con relative brevi soste è di 1.5 ore. 1 – Visitor Center 2 – Museum. Presenta la storia del parco. Le falesie alle spalle del Museo sono “The Temples and Towers of the Virgin”. Ammirare la vista dalla terrazza dietro l’edificio. 3 – Canyon Junction dove ha inizio la SR-9 Zion-Mount Carmel Scenic Byway. 4 – Court of the Pathriarchs Viewpoint. Un breve e facile sentiero conduce al Court of the Patriarchs Viewpoint per osservare Abraham, Isaac e Jacob. 5 – Zion Lodge. Un’area di prati con panchine e Caféteria con tavolini per bevande, sandwich e gelati. Restroom. Inizio del trail per le Emerald Pools. 6 – Grotto. La valle si è ristretta e poco prima dello Stop si ammira un bosco di Fremont Cottonwood (pioppi). Presenza di restroom. Da un lato si trova Red Arch Mountain, mentre sull’altro si trova il fianco occidentale del Great White Throne, la cui cima è più chiara per la minore presenza di ossidi di ferro. 7 – Weeping Rock. Inizio dell’omonimo trail e di altri. 8 – Big Bend. La vista dalla White Throne View Area abbraccia la parte settentrionale del Great White Throne, incorniciato dal sottile collo di Angel’s Landing sulla destra e dai picchi del più piccolo Organ a sinistra. Il Throne che diventa incandescente al tramonto è davvero maestoso. Big Bend è il luogo ideale per ammirarli e fotografarli. 9 – Temple of Sinawava. Inizio del trail Riverside Walk verso i Narrows. La Riverside Walk è una passeggiata piacevole e rilassante (3.2 km – easy – 1.30 hours circa round trip). Il sentiero pavimentato parte dallo Shuttle Stop di Temple of Sinawava (Sin-na’wava era il Dio Lupo dei Paiute) e termina dove il Virgin River emerge dai Narrows, sovrastato dall’imponente Mountain of Mistery. Il trail segue il ramo settentrionale North Fork del Virgin River lungo la sponda orientale del fiume passando per numerosi giardini pensili ricchi di fiori in primavera ed estate. Questi giardini si formano al contatto tra la porosa pietra arenaria e la formazione più densa dello scisto Kayenta, tra pareti che si alzano di 600 m ai due lati del fiume costeggiati da pioppi. Vi si trovano piccole paludi, tra giunchi e salici, dove le rane fanno capolino dal fango e si giunge a un piccolo piazzale dove il fiume è basso e sassoso. Molti provano a camminarci dentro per assaporare quello che potrebbe essere il trail dei Narrows. A Springdale lo Zion Canyon Giant Screen Theatre proietta in 3D Zion Treasure of the Gods un film sul parco di 40 minuti (11am, 7pm) Ticket Prices: USD 10 Adult, USD 8 Child. Oscar’s Café and restaurant: Chimichanga al peperoncino verde, enchilada di pollo, burger all’aglio in un panino fatto in casa. Bit and Spur Saloon: eccellente ristorante messicano anche nell’arredo. Bisteck asado, costoletta di chili. Spotted Dog Café: specialità locali di carne e pesce di ottima qualità come la trota o il coniglio. Patio. Night in: Springdale Accomodation: Best Western Zion Park Inn – Pool Nella letteratura americana di viaggio ci sono termini comuni che è necessario conoscere. Tra questi i principali tipi di percorsi (con relativa nomenclatura e spiegazione): Nel valutare il livello di difficoltà sono prese in considerazioni molte caratteristiche quali distance (lunghezza), elevation gain (dislivello) cioè la somma di ogni incremento in elevazione nel corso di una camminata e non la differenza tra il punto più alto e quello più basso, condizioni climatiche, hazards (presenza o meno di acqua o punti di ristoro lungo il percorso, ecc.). Alle volte si usa una combinazione di questi livelli parlando, ad esempio, di un hike moderate to strenuous. In questo caso l’hike ha dei tratti che vanno da moderate allo strenuous. Un hike potrebbe essere non lungo ma con un elevatissimo elevation gain e quindi risultare strenuous. Considerare tutte le caratteristiche di un hike e non solo il suo livello di difficoltà globale. Ad esempio, se si hanno problemi alle ginocchia, è meglio evitare hikes con forte elevation gain. Se si soffre di pressione, evitare hikes a grandi altezze.

DAY OF JOURNEY 6 From: Zion National Park to Bryce Canyon

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: ZION NATIONAL PARK Visitor Center Open: Summer 8am – 8pm (May – September) Trails: Riverside Walk, Weeping Rock Trail, Emerald Pool Trail

Weeping Rock Trail inizia al Weeping Rock Shuttle Stop e conduce alla “roccia piangente” (800 metri, 30 minutes, easy, round trip, 30 metri elevation gain). È un trail ombreggiato con un interessante scorcio finale, ma non offre panorami sulla valle. Si tratta di una parete rocciosa dall’interno della quale sgorga e poi cade acqua formando un effetto pioggia. Emerald Pool Trail conduce ad alcune cascatelle e parte di fronte allo Zion Lodge (3.9 km – about 1.5/2 hours moderate, semi-loop, 122 metri elevation gain). Attraversare il ponte sul Virgin River quasi di fronte allo Zion Lodge. Al trailhead, scegliere la panoramica, lastricata di rosa, Lower Emerald Pool Trail (a destra) e non la ripida Middle Emerald Pool Trail (a sinistra) che si può raggiungere una volta raggiunta la Lower Pool. Un facile sentiero asfaltato sale abbastanza dolcemente nella foresta (elevation gain 61 metri) e consente di ammirare il canyon principale, poi il percorso taglia a sinistra per Heaps Canyon e raggiunge un’ampia sporgenza di roccia striata di nero da cui l’acqua gocciola copiosamente, come avviene nei pressi della Weeping Rock. Il centinaio di metri che si percorre tra roccia e acqua è veramente spettacolare e fotogenico. Complessivamente in poco più di 800 metri si giunge alla Lower Emerald Pool, uno scorcio inatteso con giardini pensili di felci e muschio. Proseguendo oltre di altri 800 metri (elevation gain 61 metri) si giunge all’Upper Emerald Pool. Questo tratto segnalato come faticoso è in realtà adatto anche ai bambini. Piccoli arbusti diventano più numerosi, le pareti di roccia avvolgono e proteggono con la loro ombra e ci si ritrova in uno dei posti più suggestivi di Zion. La Pool non è spettacolare, ma il punto in cui si trova è fantastico e sembra di essere sul fondo di un precipizio. Si è circondati da immense pareti di roccia, piattissime, di un rosso cupo quasi innaturale. Collocata sul fondo di questo anfiteatro c’è l’Upper Pool, una piccola spiaggia e alcuni enormi massi. Il ritorno a valle passando per la Middle Pool offre bei panorami sulle montagne che delimitano lo Zion Canyon a sud-est. Per raggiungere Middle Emerald Pool direttamente dalla Lower, continuare lungo il sentiero sterrato dietro le cadute e la cresta. Il sentiero sale di circa 100 metri, attraverso un paio di tornanti, e poi passa attraverso un taglio nella parete del canyon, dove sono stati incisi degli scalini, e in poco tempo si raggiunge la Middle Emerald Pool. La pista che conduce direttamente alla Middle Emerald Pool inizia invece dalla Grotto Picnic Area. Dalla Middle si può raggiungere, con qualche fatica, l’Upper. Informarsi se le Pools sono in secca. Se si fa la parte relativa alla Lower Emerald Pool (1.9 km 1 hour out and back) si può saltare tranquillamente il Weeping Rock Trail. Sand Bench Trail (5.6 km, 2 hours, easy, semi-loop, 276 metri elevation gain) è ritenuto da molti un gioiello nascosto. 5.6 km semi-loop, con lieve elevation gain. L’inizio non è troppo spettacolare ma, man mano che ci si addentra, le vedute diventano sempre più spettacolari. Durante l’estate il percorso è aperto ai cavalli ed è quindi problematico.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: CORAL PINK SAND DUNES STATE PARK Day-Use Fee USD 5 – Daylight hours, seven days a week CEDAR BREAKS NATIONAL MONUMENT From late-May to mid-October, the Visitor Center is open daily from 8:00 a.m. to 6:00 p.m. RED CANYON BRYCE NATIONAL PARK Summer 8am – 8pm (May – September) Driving distance: 200 miles – 170 miles senza la Loop scenic drive – 186 miles (variante) Driving time: 4 hours 20 minutes – 3 hours 20 minutes senza la Loop scenic drive – 4 hours (variante) Trails: Canyon Overlook Trail, Rampart Trail

A Canyon Junction imboccare verso east la SR-9 o Zion-Mount Carmel Scenic Byway 14 miles di bellissimi paesaggi che si snodano tra continui saliscendi. La strada collega la parte bassa del canyon agli elevati plateaus a east. All’estremità di ogni curva è possibile vedere il Great Arch. All’uscita del I° tunnel (lungo circa 1.1 miles) dopo circa 3.6 miles da Canyon Junction, c’è un parcheggio molto piccolo (spesso i veicoli devono essere lasciati fino a mezzo miglio di distanza, lungo l’autostrada).

Di fronte al parcheggio la Rangers Station dietro la quale, sulla sinistra della strada, inizia il Canyon Overlook Trail. (Driving distance 4.8 miles – Driving time 10-15 minutes senza interruzioni). (1.6 km round trip, easy, 17 metri elevation gain – 1 hours anche se a passo veloce è possibile percorrerlo in metà tempo). È un breve sentiero sotto il quale corre una fenditura nella roccia. È il Pine Creek Canyon, sopra Great Arch (non visibile). Ci sono molti hoodoos e fiori selvatici lungo il sentiero che lo rendono divertente per i bambini. Le viste sul Pine Creek sono spettacolari, fino al Canyon Overlook (1615 m s.l.m.) un viewpoint meraviglioso su di uno strapiombo vertiginoso (304 m s.l.m.) sullo Zion Canyon compresi i tornanti e i Beehives (rocce dalla forma somigliante a un alveare). A sinistra ci sono Hoodoos (pinnacoli), a destra l’East Temple. La scogliera più alta nella sezione principale dello Zion National Park è il West Temple che incornicia la vista sulla sinistra. Alla destra del West Temple ci sono le Towers of the Virgin e lo Streaked Wall. Dopo aver percorso 10 miles della Zion-Mount Carmel Scenic Byway si incontra l’enorme Checkerboard Mesa ”mesa a scacchiera”, (2033 m s.l.m.) una duna di Navajo sandstone (arenaria) scolpita dalla natura in linee orizzontali e verticali. È a solo 0.25 miles dall’East Entrance del parco (sulla sinistra della strada c’è un ampio parcheggio). Raggiungere la US-89 a Mount Carmel Junction (1586 m s.l.m.) – (From Canyon Overlook: Driving distance 19 miles – Driving time 25 minutes). Anziché percorrerla verso north girare a south. Dopo 3 miles circa imboccare la CR-1850 o Sand Dunes Road che conduce al CORAL PINK SAND DUNES STATE PARK (USD 5 sistema a busta) (1829 m s.l.m.), così chiamato per le tonalità morbide rosa salmone della sabbia, che si estende ai piedi di una sporgenza di roccia lunga 7 miglia che fa parte delle Vermillion Cliffs. Il complesso di dune è in realtà una valle, area naturale di raccolta della sabbia, in una gola tra le Moquith Mountains a east e le Moccasin Mountains a north costituite da ripide scogliere rosse (paiute: Atar’uipi “Canyon di sabbia”). Raggiunto il Visitor Center, dove sono in mostra alcuni esemplari di animali come salamandre e scorpioni conservate in modo sicuro, percorrere il breve Nature Trail. Una vasta area, vietata ai veicoli a motore, protegge il Coral Pink Beetle (che non si trova in nessun’altra parte del mondo) e il suo habitat. Ritornare sulla US-89 e dirigersi a north. (Deviazione Coral Pink Sand Dunes: Driving distance 33 miles round trip – Driving time 20 minutes) Raggiunta nuovamente Mount Carmel Junction, proseguire fino a Long Valley Junction (2271 m s.l.m.) all’incrocio con la SR-14 o Markagunt High Plateau Scenic Byway. La strada si arrampica su alcune delle alture più elevate di tutto lo Utah del South, il bellissimo Markagunt Plateau (paiute: “altopiano degli alberi”). È una strada fantastica che taglia le immense e profumate conifere di Pine (pini), Spruce (abete rosso) e White Fir (abete bianco) della Dixie National Forest, la più grande foresta dello Utah, e lambisce ranch sparsi lungo il tragitto. Si percorrono 31 miles tra boschi e splendide vedute, fino alla quota di oltre 3000 metri che si avvertono soprattutto in termini di temperatura. Raggiungere dopo 16.5 miles (20 minutes) il Navajo Lake (2756 m s.l.m.), uno scenico specchio blu che riflette le nuvole in cielo, tutto incorniciato dal verde profondo della pineta, formatosi quando la lava bloccò il naturale drenaggio delle acque. Circa 10 minuti dopo il Navajo Lake (8.2 miles) si raggiunge l’ingresso del bellissimo CEDAR BREAKS NATIONAL MONUMENT . (From Mount Carmel Junction: Driving distance 48 miles – Driving time 55 minutes). Beginning in Mid-May 2010 to October a major road rehabilitation project will take place on State Route 9 o Zion-Mount Carmel Scenic Byway between Canyon Junction and the Zion-Mount Carmel Tunnel. This road work will cause many delays and some temporary closures. More details will be posted on this website as they become available. La deviazione obbligata preclude la visita del Canyon Overlook sulla Zion-Mount Carmel Scenic Byway e del Coral Pink Sand Dunes State Park. Il tempo previsto per raggiungere il Cedar Breaks è di 1 ora e 30 minuti per 76 miglia, cioè il medesimo tempo e lo stesso numero di miglia (senza deviazione al Coral Pink) del percorso fatto utilizzando la SR-9.

Variante: anziché percorrere la SR-9, ritornare sulla I-15 costeggiando sulla destra le Hurricane Cliffs per raggiungere i KOLOB CANYONS (map) (1546 m s.l.m.), parte esterna dello Zion Canyon National Park, il segreto meglio custodito dello Utah. All’Exit 40 svoltare a destra nella rossa Kolob Fingers Road Scenic Byway lunga 5.3 miles per visitare i Kolob Canyons. Poco dopo si giunge al Visitor Center. (From Springdale to Kolob Canyons: Driving distance 41 miles – driving time 45 minutes). La strada sale di 335 metri con dislivelli moderati e molte curve (guidare con prudenza). Molti stop si trovano sul lato opposto della strada e quindi occorre fare attenzione quando si attraversa. Al parcheggio al termine della strada imboccare un breve sentiero che porta al Kolob Canyon Viewpoint . Molto bello il contrasto fra i fiammeggianti Finger Canyons e il verde intenso delle foreste che ricoprono la Timber Top Mountain. Le vedute sono spettacolari, ma dal Timber Creek Overlook (1.6 km – 30 minutes round trip) si ha una vista a 360° di un ambiente solitario con vista sul Timber Creek, la Kolob Terrace e le Pine Valley Mountains. Ritornare sulla I-15 e percorrerla verso south fino ad imboccare, sulla sinistra, la SR-17 (14 miles) che conduce a La Verkin (5 miles) e alla SR-9. (Deviazione Kolob Canyons: Driving distance 11 miles – driving time 20 minutes). Ritornare sulla I-15 ed uscire all’Exit 57 raggiungendo Cedar City. Svoltare sulla SR-14 East raggiungendo da west il Cedar Breaks National Monument. Il resto del trip prosegue come previsto. (From Kolob Canyons: Driving distance 40 miles – driving time 45 minutes).

È un imponente anfiteatro naturale, largo circa 5 chilometri e profondo più di 600 metri che si apre nelle Pink Cliffs. Il South Entrance del parco è molto sobrio e totalmente immerso nella natura. Non ci sono cibo e bevande all’interno del parco. La Cedar Breaks Scenic Byway o SR-148 è lunga 5 miles e consente di ammirare un ambiente naturale dove vivono animali in assoluta tranquillità. Improvvisamente ci si trova di fronte ad un insieme di piccoli canyon, tutti disposti a lisca di pesce e costituiti da tanti hoodoos rossi e archi bianchi, in contrasto con le sfumature di rosso e di giallo, arancio, viola, marrone (a causa della presenza di ferro e manganese) delle rocce e con la foresta color verde intenso costituita da ginepri, Englemann Spruce (abeti rossi) e Aspen (pioppi) che orlano i bordi dell’anfiteatro. La somiglianza con Bryce Canyon è notevole, ma la concentrazione di hoodoos e la facilità di cambiare punto di vista per osservarli è assai maggiore. Raggiunto il Visitor Center si inizia con il Point Supreme (3155 m s.l.m.). I pochi trails del parco sono poco frequentati. Consigliato un breve percorso a piedi, Rampart Trail, 1.6 km (one way). Il trailhead si trova a destra al parcheggio del Visitor Center, a circa 1 miles dal South Entrance. Dal parcheggio il trail è a pochi passi dal Rim e corre a tratti sul bordo e a momenti all’interno della pineta. Il percorso è relativamente pianeggiante per quasi il primo miglio, poi un breve sentiero porta a Spectra Point Overlook, probabilmente il punto più fotogenico ed emozionante del parco che offre un’impressionante vista degli hoodoos. La camminata è tranquillissima, se non fosse che a 3000 metri tutto ciò che si fa comporta un certo dispendio di energia. A guardia di Spectra Point si incontra un grande albero secco dai rami contorti somigliante a un fantasma con le braccia aperte. Da Spectra Point, il sentiero inizia a scendere, di quasi 150 metri nelle successive 0.5 miglia. Lungo questo tratto del sentiero è possibile vedere alcuni Britlecone Pine molto pittoreschi, alcuni vecchi di 1000 anni. Sul fondo del canyon è facile scorgere bellissime formazioni rocciose che danno vita a estemporanei archi. Il sentiero si avvicina ad un’altitudine di 3200 metri sopra il livello del mare. A questa altezza il percorso, moderatamente faticoso, non è raccomandato per le persone con problemi di salute cardiache o polmonari. Si possono verificare scottature. Indossare un cappello e applicare la protezione solare. Proseguire in auto verso north e dopo 0.5 miles una strada sulla destra porta all’Amphitheater . Si prosegue sulla SR-148 fino al Sunset View (3156 m s.l.m.) e al Chessmen Ridge Overlook ( 3190 m s.l.m.). A east della strada sorge l’altopiano che dalla fine di giugno a metà agosto è interamente ricoperto da un tappeto di fiori. Uscire dal parco dall’East Entrance e imboccare la SR-143 verso east. Si scende attraverso boschi di Aspen (pioppo) intervallati da distese di lava antica. Si vede a distanza fino alle Escalante Mountains e al Sevier Plateau, mentre le scogliere rosa di Paunsaugunt Plateau (paiute: “luogo dei castori” – pronuncia: “Pawn-suh-gant”) sono visibili a south e a east. In questo tratto del percorso, si passa lungo i lati south ed east del Panguitch Lake (paiute: “Grande Pesce”) (2560 m s.l.m.), usato come bacino di pesca dai nativi Paiute, nel cuore della Panguitch Forest. È la Brian Head Panguitch Lake Scenic Byway o Utah’s Patchwork Parkway che continua la sua discesa, verso north-east a fianco del Panguitch Creek, entra nella Garfield County ed esce dalla Dixie National Forest. Il percorso finisce a Panguitch (2019 m s.l.m.) linda e accogliente città mormone raggiungendo la US-89. Percorrere 7 miles della US-89 e poi imboccare la SR-12 che s’inerpica attraverso territori selvaggi e danno il benvenuto con lo scenografico RED CANYON. Molti visitatori pensano di essere già nel Bryce Canyon National Park, ma il Red Canyon è in realtà inserita nel cuore della Dixie National Forest, che si estende dal confine del Nevada al Capitol Reef National Park. La SR-12, chiamata anche Highway 12 – A Journey Through Time Byway o All-American Road, è la strada che raggiunge Torrey dopo 124 miles, attraversando piccoli paesini, parchi naturali, passi di montagna, cascate nascoste e tante piazzole di sosta che rendono più agevole fotografare. La strada sale attraverso territori selvaggi con piccoli tornanti che fungono da guida all’interno di questo paesaggio quasi irreale. Le rocce che fiancheggiano la carreggiata, spesso a poche decine di metri, sono di colore arancione scuro, quasi rosso e le forme che si delineano ricordano spesso gli hoodoos del Bryce. I raggi di sole esaltano ancora di più i rossi pinnacoli del canyon. Le corte gallerie o meglio archi, scavati sopra la strada, rendono il tragitto emozionante. S’incontra il Photo Trail, poi il Bird’s Eye Trail (1.3 km moderate 1 hours) che porta a un Viewpoint da cui si può ammirare tutto il canyon, e il Pink Ledges Trail (meno di 1.6 km loop 30 minutes) propone viste spettacolari del Red Canyon e della valle del Sevier River (paiute: Pianukwinte “grande acqua che scorre”). Si giunge al Red Canyon Visitor Center a circa 3.3 miles dalla giunzione con la US-89. Segue a 2 miles il Tunnel Trail (1.2 km one-way 1.5 hours moderate) che inizia a destra, vicino a una delle due brevi gallerie artificiali prima di uscire sulla cima del Paunsaugunt Plateau. Il trail si arrampica per 60 metri attraversando un ruscello, per poi salire un costone fino a un bel Viewpoint sulla vallata e le colline boscose. Arches Trail un’escursione 1.2 km (easy to moderate) che inizia alla fine del Losee Canyon e rivela 15 archi diversi. È un grande hike per famiglie. Proseguire per 8.8 miles fino a incontrare a destra la SR-63 che conduce a Ruby’s Inn e dopo altre 3.1 miles al BRYCE CANYON NATIONAL PARK (2406 m s.l.m.). (From Cedar Break: Driving distance 57 miles – driving time 1 hour 15 minutes).

Raggiungere il Visitor Center e successivamente il Bryce Canyon Lodge. Si consiglia una puntata al Fairyland Point 1 miles a south del Visitor Center, che offre un’incantevole vista degli hoodoos che si stagliano in primo piano davanti all’Aquarius Plateau e alla Navajo Mountain. È uno dei punti più tranquilli e spettacolari del Bryce Canyon. In estate si può entrare nel parco in auto o si usano le navette. Quando ci si trova nella pineta non si può immaginare il panorama meraviglioso nascosto al di là dei pini. Sunset Point (ricordarsi che l’ombra arriva presto ed è più fotogenico all’alba). (Loop Scenic Drive: Driving distance 33 miles – driving time 55 minutes senza soste). Il Bryce non è un Canyon, ma una serie di anfiteatri, estesi per 20 miglia, prodotti dall’erosione delle Pink Cliffs, lungo il margine orientale del Paunsaugunt Plateau, con spettacolari guglie o pinnacoli – Hoodoos – la cui altezza varia da un minimo di 1.70 a un massimo di 30 metri. Sono composti da depositi sedimentari chiamati Claron Formation, che forma il gradino superiore della Grand Staircase “Grande scalinata” che scende verso il Grand Canyon in Arizona. Le calde tonalità degli Hodoos variano dal rosso all’arancione fino al rosa che le rocce assumono in base alla luce. Il parco deve il suo nome a Ebenezer Bryce che si insediò in questa area nel 1875 e che del canyon disse «a hell of a place to loose a cow – un posto infernale per perdere una mucca». Le popolazioni Fremont e Ancestral Puebloans occuparono probabilmente quest’area tra il 200 e il 1200 d.C.. In seguito gli indiani Paiute iniziarono a utilizzare la regione come riserva di caccia stagionale e come luogo di raccolta senza creare insediamenti permanenti. Una leggenda Paiute racconta un tempo vivevano nel Bryce Canyon i Legend People (“To-when-an-ung-wa”). Non erano umani ma uccelli, lucertole e altri animali, con uno sguardo come le persone. I Legend People erano così malvagi che il dio Coyote (Ma’ii) li trasformò: sono gli Hodoos (alcuni in file ritte, altri seduti, altri ancora appoggiati gli uni agli altri) in cui si possono riconoscere le facce tramutate in roccia rossa. Il luogo prese il nome di Angka-ku-wass-a-wets (“canyon, a forma di ciotola, pieno di rocce rosse in piedi come gli uomini”).

Il Bryce Canyon Lodge, a 100 metri dal Rim, ha un buon ristorante. A cena costolette prime rib o ossobuco di maiale. Prenotazione. Negozio di alimentari. La volta stellata al Bryce è straordinaria. Un rodeo viene proposto ogni sera a pochi minuti a piedi dal Ruby’s Inn dove si può mangiare (suspended June 9th through June 12th 2010).

Night in:Bryce Canyon National Park Accomodation : Bryce Canyon Lodge Western Cabin – Guest Laundry

DAY OF JOURNEY 7 From: Bryce Canyon to Torrey

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: BRYCE CANYON NATIONAL PARK Summer 8am – 8pm (May – September) Driving distance: 36 miles (facoltativa se percorsa la Loop scenic drive il pomeriggio precedente) Driving time: 1 hours Trails: Navajo Loop Trail, Queen’s Garden Trail

Il Rim è contraddistinto da molti viewpoint. Sunrise Point . L’alba è il momento migliore per raggiungerlo, quando le rocce si colorano di un rosso intenso. Sunset Point . Spettacolare all’alba. Da qui iniziano due trails: Queen’s Garden Trail 3.7 km in 2 hours con un dislivello di 97 metri da Sunset Point a Sunrise Point. I chilometri diventano 4.5 con ritorno a piedi a Sunset Point. Navajo Loop Trail 2.1 km per 1.5 hours – moderate. Merita di essere visto interamente. È un percorso che scende a precipizio da Sunset Point e si incunea in uno strettissimo canyon con squarci di cielo e tracce di vegetazione. Dal creek (cioè il fiume di fondovalle chiaramente secco) inizia una lenta risalita con tornanti continui ma molto dolci! La diramazione più famosa e ripida (a destra all’inizio del percorso) è quella che conduce, lungo una serie di stretti tornanti, al fresco crepaccio di Wall Street, dove si passa attraverso alte pareti contornate da hoodoo avendo veramente l’impressione di camminare per l’omonima strada di New York. (Questo tratto è stato chiuso in aprile per pericolo di crolli – VERIFICARE) Tra gli elementi della flora che più colpiscono ci sono certamente i particolarissimi Douglas-fir (alcuni hanno 800 anni d’età) che si innalzano dal basso dei canyon verso la sommità degli hoodoo alla ricerca di luce. Molto bella anche la parte che si trova sull’altro braccio del loop, dove si trovano anche i Two Bridges (due piccoli archi che assomigliano a ponti tra hoodoo). Sul braccio north del loop si passa vicino al famoso Thors Hammer , forse l’hoodoo simbolo di Bryce. La prima parte dell’hike è in discesa mentre la seconda è in salita, l’esatto opposto di ciò che accade nei parchi di montagna. Specialmente per chi non è al top della forma, questo è un elemento da non dimenticare. Potrebbe capitare di andare troppo veloce in fase di discesa, sopravvalutando le proprie energie, e trovarsi poi in difficoltà nella faticosa salita finale. È possibile percorrere il Navajo Loop-Queens Garden Combination con una percorrenza di circa 4.8 km loop, elevation gain di 158 metri: 2-3 hours. Per forza di cose si rinuncia a parti di ambedue, ma è considerato il World’s best 3-mile hike! La Combination inizia a Sunset Point, segue un loop in senso antiorario percorrendo il Navajo Loop Trail fino al collegamento con il Queen’s Garden Trail che si percorre fino a Sunrise Point, per poi tornare a Sunset Point lungo il percorso del Rim Trail. Durante la salita il sentiero passa sotto alcuni speroni di roccia e sporgenze che formano una serie di splendidi tunnel. Lo staff consiglia il senso inverso perché più sicuro e paesaggistico. Per vedere il Thors Hammer , che percorrendo la combination si perderebbe, è sufficiente percorrere in senso orario il primo tratto del Navajo Loop Trail e tornare a Sunset Point per la stessa via. Inspiration Point è il viewpoint successivo da cui, a 2483 metri d’altezza, si sovrastano le sculture denominate Fairy Castle e The Cathedral. Bryce Point abbraccia completamente l’anfiteatro principale con vista a east delle Henry Mountains. Da qui si godono le migliori viste all’alba e al tramonto. Dopo una breve deviazione a Paria View (Paiute: Paareiapaa “acqua delle alci” ed è il nome del fiume che scorre a east del parco), in cima a un’arena secondaria, il percorso automobilistico si immette sul Whiteman Bench che comprende la sezione più elevata del parco. Si giunge alla sequenza delle soste spettacolari di Piracy Point, Farview Point (panorama di vegetazione e non di guglie), Natural Bridge (ampio e massiccio arco naturale che torreggia sulla distesa della Dixie National Forest), Agua Canyon (con guglie molto sottili), Ponderosa Canyon, così chiamato per gli enormi Ponderosa Pines sul fondo del canyon. Alcuni di questi misurano più di 1.5 metri di diametro e superano l’altezza di 45 metri. Molti non si aspettano di trovarsi circondati da un bosco di abeti Blue Spruce e Douglas-fir. L’itinerario stradale si conclude al Yovimpa Point (2776 m s.l.m.) (Paiute: “Luogo dei Pini”) e al Rainbow Point (2773 m s.l.m.). Il secondo propone uno straordinario colpo d’occhio sulle Pink Cliffs meridionali, mentre il primo offre l’opportunità di spingere lo sguardo fino ai monoliti dello Zion Park e da qui parte il Bristlecone Loop (lunghezza 1.6 km 1 ora) un sentiero che si snoda attraverso foreste di abeti, pini e radure e costituisce un moderate hike che scende di 98 metri.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: KODACHROME BASIN STATE PARK Day-use Fee – USD 6 hours: 6:00 a.m. – 10 p.m. ESCALANTE PETRIFIED FOREST STATE PARK ANASAZI INDIAN VILLAGE STATE HISTORICAL MONUMENT Day-Use Fee USD 4 Driving distance: 138 miles (+ eventuale Burr Trail 36 miles) Driving time: 3 hours 45 minutes (+ eventuale Burr Trail 2 hours) Trails: Shakespeare Arch Trail – 800 metri. Time to complete: 10 minutes

Lasciare il Bryce Canyon National Park e riprendere la SR-12 che scorre tra la Dixie National Forest a north e il GRAND STAIRCASE-ESCALANTE NATIONAL MONUMENT, il più grande parco degli Stati Uniti.

La GRAND STAIRCASE “Grande scalinata” è un’enorme sequenza di strati sedimentari disposti a gradoni che risalgono come una scalinata dal Grand Canyon al Bryce Canyon attraversando il parco nazionale di Zion. Raggiungere il villaggio di Cannonville dove la SR-12 volge a east superando il Paria River. (Driving distance 17.2 miles – driving time 25 minutes). Al centro del villaggio voltare a destra sulla South Kodachrome Drive. Dopo 2.5 miles si percorre la Road 400 (successivamente cambia nome in Cottonwood Canyon Road) una strada sterrata di buona qualità (per lo più un sottile strato di sabbia e polvere), che permette il passaggio dei veicoli in normali condizioni atmosferiche. Dopo altri 5 miles s’imbocca a sinistra la SR-308 che in 1 miles conduce al KODACHROME BASIN STATE PARK (1768 m s.l.m.). Le rocce sono rosso fuoco, mentre le scogliere che lo circondano vanno dal bianco al rosa al marrone e la vegetazione è semidesertica. L’attrattiva principale del parco sono le sue 67 Sand Pipes (enormi colonne di arenaria resti di antichi geyser e sorgenti di acqua calda) che ricordano delle spirali di colore giallo-arancione, alcune delle quali raggiungono l’altezza di un edificio di 17 piani come la famosa Big Stoney, un fenomeno unico al mondo. Il piccolo parco deve il suo nome alla National Geographic Society che, nel 1948, colpita dai suoi colori, lo chiamò così in onore della nota pellicola fotografica. Il percorso in auto si esaurisce in 10 minuti. Dopo aver pagato USD 4 col sistema a busta al Park Offices & Rangers House, percorrere sulla destra, per 2 miles, la strada sterrata per raggiungere il trailhead del Shakespeare Arch Trail (400 metri) per il Shakespeare Arch. Per avere un’idea generale del parco e si ha poco tempo, fare almeno il breve Angels Palace Trail di 800 metri (30 minutes), Inizia a north del Park Offices & Rangers House, poi si inerpica sulle prime alture fino ad un piccolo canyon, poi sulla parte superiore dello strato Entrada Sandstone e rende l’idea delle caratteristiche geologiche e paesaggistiche del luogo, offrendo, a tratti, anche scorci davvero interessanti e una bella vista sul parco. Un paio di ottimi hikes sono il facile Nature Trail (800 metri) o il più impegnativo Eaglès View Trail che si arrampica per 1.6 km fino ad un viewpoint dal quale si gode di una vista assolutamente spettacolare. (From Cannonville to Kodachrome Basin: Driving distance 20 miles round trip – driving time 1 hour 10 minutes). Tornati sulla SR-12 a Cannonville lo scenario cambia in modo radicale. All’uscita del villaggio la strada passa per un’area praticamente desertica dove suggestive e aspre formazioni rocciose dai colori chiari si alternano a pianure aride e intatte. La Hyway raggiunge l’anonima Henrieville, per poi salire sui dirupi argillosi conosciuti come The Blues fino all’alta e fertile Upper Valley. Il Blues è una zona relativamente piccola del Grand Staircase-Escalante National Monument. Il grigio-marrone delle rocce di questa zona sono in sorprendente contrasto con i rossi brillanti e oro del resto della zona. I calanchi erosi di mudstone grigio-verde e arenaria deii margini nord del Kaiparowits Plateau (paiute: “piccolo fratello della grande montagna”), conosciuto come “The Blues” hanno prodotto alcuni degli esemplari più belli mai scoperti di fossili del Cretaceo. Al Lower Blues Overlook i viaggiatori trovano informazioni sulla geologia, l’esplorazione, paleontologia. Suggestivi panorami del Blues e del Powell Point – uno dei punti più alti nel sud dello Utah a quasi 3.100 metri di altitudine – così come le belle pareti rocciose fanno di Upper Blues Pullout un “must-stop”. Dopo 7 miles circa da Henrieville s’incontra, sulla sinistra, la strada sterrata che conduce all’ Upper Blues Overlook. Dopo altre 8 miles si vede l’Upper Valley Granaries Pullout, un granaio degli Ancestral Puebloans. Incastonata nella scogliera sopra il ritiro, vi è una piccola struttura costruita e utilizzata dai nativi americani della Cultura Fremont come un luogo di deposito per il grano ed altri alimenti raccolti dal terreno fertile qui di seguito. Utilizzare il cannocchiale per individuare il granaio e considerare il grande sforzo fatto per proteggere efficacemente e conservare il cibo in epoca preistorica.

La SR-12 prima di Escalante (1774 m s.l.m.) e dopo Boulder (2043 m s.l.m.), è veramente spettacolare e si snoda attraverso un ambiente incredibile, tra maestose formazioni rocciose sulla sinistra dagli straordinari colori e canyon mozzafiato. È chiamata The Million-Dollar Road dal costo per la sua costruzione nel 1935. Escalante e Boulder sono paesi persi nel tempo. Dopo Escalante si passa attraverso l’area degli Escalante Canyons. Ci si inerpica per tratti che salgono ripidi ma diritti fino a quando non si raggiunge la cima di questi tratti, si riesce a scorgere solo il cielo blu del cielo incorniciato tra il grigio della strada e il marrone delle rocce. All’improvviso appare una vallata immensa, invisibile fino a quel momento, e si comincia a scendere velocemente passando tra mini canyon e sterminate vedute di vallate di roccia bianca fino a giungere al tratto finale della SR-12 caratterizzato, ancora una volta, da verdi praterie con cavalli al pascolo e lussureggianti foreste dai colori brillanti (Dixie National Forest). Si intravvede la possente cima del Navajo Peak (3167 metri), che i nativi considerano sacra, distante 72 miles. Molto bello, a 12 miles circa da Escalante, il Boynton Overlook che offre una prospettiva sull’Escalante River Gorge con vista sulle gobbe, avvallamenti e rocce di arenaria. Qui ci si può prendere una pausa lungo la strada che sale curva dopo curva per visualizzare i canyon contorti al di sotto, dove, al tempo del vecchio West, i fuorilegge si nascondevano. Pochi metri oltre si offre la vista dell’Escalante River immerso nel verde. A 15 miles a east di Escalante la strada attraversa l’Escalante River e si snoda fra splendide pareti di roccia rossa. A 1,2 miles circa dal ponte si trova la Calf Creek Recreation Area con tavoli per picnic e barbecue e prosegue salendo fra altre pareti di arenaria rossa. Appena raggiunta la cima, si ha una fantastica vista su un paesaggio di rocce arenarie dai tenui colori del bianco e dell’ocra. Dopo circa altre 4 miles, poco prima di Boulder, la strada attraversa l’Hogsback, una cresta rocciosa larga circa 20 metri con dirupi scoscesi da ogni lato, le ” slick rock ” di arenaria. Una doppia piazzola consente di fermarsi per ammirare il panorama che vede a destra il tracciato verde del Boulder Creek e a sinistra quello del Calf Creek. Poco prima di Boulder, sulla sinistra, una deviazione sulla destra porta al Boulder Overlook da cui osservare l’area intorno alla città. La cittadina di Boulder (2043 m s.l.m.), un gioiellino racchiuso fra le cime circostanti, è situata a north-east di Escalante e deve il suo nome alla scura roccia vulcanica che ricopre i pendii delle Boulder Mountains, tratto orientale dell’Acquarius Plateau (paiute: Kwiyumporochagante “luogo dove l’orso scava radici”). (From Escalante: Driving distance 28 miles– driving time 40 minutes) La principale attrazione di Boulder è l’ANASAZI INDIAN VILLAGE STATE HISTORICAL MONUMENT di cui fanno parte un Visitor Center con un Museum (piccolo ma curato con mostre e audiovisivi che raccontano la storia del Southovest precolombiano) e un villaggio preistorico interamente ricostruito. (Fee USD 2 a testa) (Driving distance 62 miles – driving time 1 hour 25 minutes).

VARIANTE: La deviazione per il Burr Trail si trova praticamente a fianco del Burr Trail Grill. La strada CR-1668 è per almeno 18 miles asfaltata e segue il Deer Creek nel dedalo di rocce rosse del Long Canyon, fino a culminare nel panorama incontaminato dei Circle Cliffs e del Capitol Reef National Park. La parte asfaltata è in condizioni perfette e assolutamente spettacolare. La strada scende man mano all’interno di un canyon e, tornante dopo tornante, rivela vedute assolutamente indimenticabili. A 6.2 miles ci sono dune di sabbia, a 6.7 miles il Deer Creek Campground, a 10.6 miles The Gulch, a 12.4 miles Long Canyon. (Driving distance 36 miles – driving time 2 hour)

A north di Boulder la strada sale sull’Acquarius Plateau ed è il tratto più nuovo dell’autostrada che attraversa ancora la Dixie National Forest. A east ci sono panorami favolosi, in un mare di affioramenti in arenaria, color oro e rosso, fino al Waterpocket Fold e oltre. Dopo 11.5 miles s’incontra una deviazione a destra che porta all’ Homestead Overlook che offre panorami mozzafiato da Capitol Reef a Navajo Mountain. Dopo 1 miles circa, sempre sulla destra, si raggiunge lo Steep Creek Overlook da dove si gode, in un giorno sereno, di un’altra bella vista di oltre 100 miles. Dopo altre 2 miles si raggiunge il Larb Hollow Overlook da cui si gode una bella vista delle Henry Mountains, il Navajo Mountain e il Waterpocket Fold (paiute: Tempi’avich “roccia sdraiata“) nel Capitol Reef National Park. Si raggiunge Torrey (2082 m s.l.m.) ingresso del Capitol Reef National Park – che dista 11.5 miles – con una vista sul parco unica, all’incrocio della SR-12 e la SR-24. Splendida l’alba dal Best Western Capitol Reef Resort.(From Boulder: Driving distance 38 miles – driving time 55 minutes). Café Diablo: Cibi ispirati alla cucina del Southwest compresi alcuni vegetariani. Uno dei migliori locali dello Utah.

Capitol Reef Inn & Café: trote affumicate ed alla griglia, fritture miste, piatti vegetariani e piatti originali. Deliziose le zuppe della casa e le insalate.

Night in: Torrey Accomodation: Best Western Capitol Reef Resort – Pool & Guest Laundry

DAY OF JOURNEY 8 From: Torrey to Moab

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: CAPITOL REEF NATIONAL PARK The park is open year round. The Visitor Center will open daily at 8 a.m. and close at 6 p.m GOBLIN VALLEY STATE PARK Day-Use Fee – USD 7 Holiday Closures: NONE Driving distance: 112 miles Driving time: 2 hours 30 minutes

Una volta lasciata Torrey inizia il viaggio tra le foreste di pioppi dello Utah. Si abbandona anche la SR-12 e si giunge al CAPITOL REEF NATIONAL PARK (1676 m s.l.m.) (Driving distance 11.5 miles – driving time 15 minutes) È uno stretto parco che si estende in lunghezza (160 chilometri) con paesaggi selvaggi che colpiscono per imponenza e bellezza. Assomiglia al muro di cinta di un enorme castello, intervallato da qualche torre o bastione. I primi abitanti della regione furono nativi del cosiddetto Fremont People, contemporanei degli Ancestral Puebloans. Il parco rappresenta una pagina importante dell’epopea dei Mormoni, che qui si stabilirono nel 1880. Furono loro a dare il nome all’area le cui formazioni di arenaria bianca (dome o cupole) evocavano le immagini della rotonda Capitol di Washington D.C., e le scogliere – per i pionieri quasi invalicabili – le vaste “barriere” coralline (Reef), mentre gli Ute la chiamavano “la terra dell’arcobaleno che dorme”.

La SR-24 o Capitol Reef Country Scenic Byway attraversa scenari unici sotto il profilo geologico, come lo stranissimo Waterpocket Fold – una ruga (Fold) di 65 milioni di anni nella crosta terrestre – dove l’acqua a volte si raccoglie in depressioni scavate nella roccia (waterpocket “cisterna d’acqua”). La strada lunga attraversa il Capitol Reef National Park in un susseguirsi, senza interruzioni, di rocce di dimensioni e colori completamente diversi. La prima parte è caratterizzata dal tipico colore rossastro di Capitol Reef e le formazioni rocciose appaiono come distorte nella forma. (Driving distance 18 miles – driving time 30 minutes) Poco prima del Visitor Center del Capitol Reff National Park – sulla sinistra – c’è Chimney Rock una bella formazione di roccia rossa a forma di camino: la passeggiata è breve ma suggestiva. Sempre prima dell’ingresso del parco il Panorama Point Overlook fornisce un’eccellente vista a 360 gradi su una vasta area. Il parcheggio è sulla destra della Utah State Highway 24 e da lì una breve passeggiata con un lieve pendio porta al belvedere. Da questo punto una strada sterrata conduce in 0.9 miles ad un parcheggio. Prendendo a sinistra una breve passeggiata con un lieve pendio di 100 metri circa, porta al Goosenecks Overlook con una bellissima vista sul canyon scavato dal Sulphur Creek, un affluente del Fremont River, che si contorce in curve strettissime più sotto. Dal parcheggio un’altra camminata di 20 minuti (800 metri round trip) sulla destra conduce a uno stupendo punto panoramico, il Sunset Point che si trova ad un’altitudine di 1950 metri e si affaccia sul Sulphur Creek col Navajo Dome a destra, in lontananza e le Henry Mountains più lontane. Sul lato sinistro della SR-24 è visibile una serie di impressionanti falesie rosse nota come Castle che incombe con la sua mole a scanalature verticali sul Visitor Center che si raggiunge dopo 2 miles, con Chimney Rock a sinistra. Da metà maggio a fine giugno c’è il rischio di punture d’insetti. Dal Visitor Center inizia la Scenic Drive Capitol Reef Road (15 miles round trip) che raggiunge Fruita (1676 m s.l.m.), alla confluenza del Sulphur Creek e del tumultuoso Fremont River, un piccolo borgo Western nel Fruita Historic District dove alloggiano gli inservienti del parco. Qui abitavano i primi coloni mormoni, che usavano l’acqua per irrigare, creare frutteti e coltivazioni, e allevare mandrie di bestiame. Da visitare l’Historical Gifford Homestead costruita nel 1908 e oggi ha due scopi: ospitare un piccolo museo d’epoca con la sua mobilia originale e la cucina, nonché servire quale bottega che vende ottime torte di frutta, ma anche marmellate, gelatine, prodotti di forno, ottimi gelati, frutta in scatola, verdura, caffè e manufatti artigianali di artigiani locali. Colpisce il contrasto creato dalle casette stile “Casa nella prateria” che sono adagiate sotto le pareti del Capitol Reef e dove è possibile vedere cerbiatti brucare nei prati, e al tempo stesso immerse nei frutteti di Fruita. Si può entrare, raccogliere liberamente frutta (dalla seconda metà di giugno ciliegie e albicocche) e poi pagare all’uscita. La Scenic Drive Capitol Reef Road costeggia il parco a south mostrando il versante west del Waterpocket Fold. Sono 7.6 miles da coprire lentamente per il tipo di fondo stradale. La strada asfaltata termina poco più avanti davanti alla spettacolare formazione dell’Egyptian Temple, dove inizia la strada a fondo naturale che penetra nel settore meridionale. (Driving distance 7.6 miles – driving time 15 minutes). Qui si trova una biforcazione da cui partono due piste sterrate. Percorrere quella di sinistra che si addentra nel suggestivo Capitol Gorge, dominato dall’imponente sagoma del Golden Throne (Driving distance 1.8 miles – driving time 10 minutes one way), una cupola di arenaria bianchissima adagiata sopra il crinale del parco, e da pinnacoli come il Fer’n Nipple. Al ritorno, invece, poco prima dell’oasi, deviare sulla destra sullo sterrato che porta alla strettoia di Grand Wash (Driving distance 1.9 miles – driving time 10 minutes one way), dove, sembra, trovò rifugio il fuorilegge Butch Cassidy. Ritornare sui propri passi fino a raggiungere nuovamente la SR-24. La strada si snoda verso east lungo i meandri del Fremont River. Qui rocce di colori diversissimi si alternano passando dal bianco al nero, dal rosso al grigio con punte di giallo e verde. Ogni colore è poi associato a forme completamente diverse. Capitol Reef è sicuramente uno dei tesori più grandi degli States sotto il profilo geologico. Spettacolari i petroglifi del Petroglyph Pullout facilmente accessibile da una pensilina sulla sinistra 1.5 miles dopo aver lasciato il Visitor Center. Dal parcheggio, il breve Petroglyph Pullout Walk conduce alla base della rupe di Wingate Sandstone. Visibile da questo punto di vista sono alcuni dei gruppi più interessanti di petroglifi. Poco più avanti, sempre sulla sinistra si vedono prima l’Hickman Bridge e poi il Capitol Dome. Dopo Caineville (1403 m s.l.m.) i paesaggi diventano lunari e desolati, costituiti da imponenti zone desertiche dove si innalzano le gobbe ondulate d’argilla grigio-azzurra . Circa 9.2 miles dopo Caineville a sinistra (From Capitol Reef: Driving distance 49 miles – driving time 1 hour) si eleva un bellissimo sperone di roccia di forma piramidale: Factory Butte , alto 450 metri sul pianoro. Svoltare a sinistra sull’asfaltata Coal Mine Road che porta al Butte in 6 miles. Fermarsi per una foto in una piazzola lungo la stradina sterrata che conduce alla base del monolite. Ritornare sulla SR-24. Pochi minuti per superare la cittadina di Hanksville (1307 m s.l.m.) piccola comunità agricola e crocevia che smista il traffico tra Moab a north e il Lake Powell a south. Qui la SR-24 volge a north dopo 38 miles (61 km) dal Visitor Center di Capitol Reef. La strada corre dritta nel piatto San Rafael Desert e conduce in altre 38 miles alla I-70. Non c’è nulla a destra e a sinistra della carreggiata, solo cieli e nuvole favolose. L’unico modo per rendersi conto che le miglia passano è quello di fissare le singolari rocce rosse che spuntano ai lati e qualche piccola salita all’orizzonte. Dopo 20 miles da Hanksville si giunge al milepost 137 (From Coal Mine Road: Driving distance 31 miles – driving time 30 minutes). Girare a sinistra sulla splendida Temple Mountain Road (un cartello è visibile 100 metri prima) da percorrere per 5.2 miles e poi girare a sinistra (senza cartelli indicatori) sulla sterrata Goblin Valley Road per 8 miles a south fino a raggiungere il GOBLIN VALLEY STATE PARK (1585 m s.l.m.) il parco più singolare dello Utah un tempo chiamato Mushroom Valley (“Valle dei funghi”). Occorrono pochi minuti per giungere al Visitor Center e poco dopo a un’intersezione a T. Girare a sinistra fino a un parcheggio con una splendida area pic-nic coperta che offre una vista splendida sulla valle e un Rest Room. Poco prima della Goblin Valley, sulla sinistra, c’è una delle formazioni più incredibili del parco. Nel mezzo di una pianura, si ergono le Three Sisters, una meravigliosa roccia alta una decina di metri così chiamata per le tre sagome che si stagliano nel blu del cielo. (From bivio: Driving distance 13 miles – driving time 25 minutes) La Goblin Valley è una vallata cosparsa di piccole formazioni rocciose simili a una popolazione di goblin (gnomi). Sembra di essere in mezzo a tanti folletti pietrificati e gli indiani che percorsero la valle nelle loro migrazioni non l’abitarono mai perché era presidiata dagli gnomi cattivi. Il parco piano non è immenso ed è formato idealmente da tre vallate, tutte da vedere perché ognuna ha le sue peculiarità. Si visita in 1 ora, temperature permettendo zigzagando tra piccoli archi e pinnacoli. Sembra più un parco giochi che una riserva naturale. Observation Point è bellissimo e affollato. Sullo sfondo, guardando a south-west, si può ancora ammirare Factory Butte che si erge tra altre maestose formazioni rocciose. Curtis Bench Trail inizia all’altezza dell’intersezione a T e va verso south, segnalato da rock cairns per i 2.4 km (one way) del percorso, fino a un viewpoint sulle Henry Mountains. Carmel Canyon Trail (2.4 km loop) inizia sul lato north-east del parcheggio e porta in un paesaggio strano di folletti, guglie, rocce. Il percorso è un po’ difficile da seguire (cercare cumuli di pietra o “rock cairn” dipinti di blu e alcuni segni con le frecce). Circa a metà, seguire il letto asciutto del torrente. È inoltre possibile andare a destra e seguire il torrente in direzione di Molly’s Castle se si desidera una visualizzazione più ravvicinata, ma questa non è una pista mantenuta.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: DEAD HORSE POINT STATE PARK ARCHES NATIONAL PARK Open year-round, 24 hours a day. The V.C. is open daily April through October: 7:30 a.m. to 6:30 p.m. CANYONLAND NATIONAL PARK Island in the Sky Is open year-round, 24 hours a day. Visitor Center is open daily from 9 a.m. to 4:30 p.m., with extended hours March through October. Driving distance:194 miles Driving time: 4 hours 15 minutes Trails: Delicate Arch Trail

Ritornare sulla SR-24 e proseguire in direzione north fino a raggiungere la I-70 nel punto in cui la strada statale compie una spettacolare discesa dai territori montani dei San Rafael Swell per declinare dolcemente verso east in un paesaggio ondulato di colline isolate. Prendere a destra la I-70 verso Green River. La striscia di vegetazione che taglia il deserto sul fondo dell’ampia valle è la linea del Green River. Superata, senza vederla, la cittadina di Green River (capitale mondiale delle angurie), fondata nel luogo dove la Old Spanish Trail attraversa il fiume (1250 m s.l.m.), il tratto che porta a Moab è un tratto della Dinosaur Diamond Prehistoric National Scenic Byway, una strada che crea lo schema di un “Diamante” sulla mappa attraversando quello che era il mondo di “Jurassic Park”. A Crescent Junction deviare a south lungo la US-191 e dopo a 21 miles (18 minutes) prendere a sinistra la SR-313 o Dead Horse Point Mesa Scenic Byway. (From Goblin Valley: Driving distance 92 miles – driving time 1 hour 40 minutes) Con quasi 1.400 chilome­tri quadrati di territorio, cinque volte più grande di Arches, l’aspro CANYONLANDS NATIONAL PARK è la più arida, ostile, solitaria, desolata e sel­vaggia area di tutto lo Utah. Il parco ha dei paletti naturali che ne delimitano i confini. Si tratta del Green River e del Colorado River che si uniscono nel cuore dell’area protetta e danno origine a tre zone separate. La zona compresa tra i due fiumi è detta Island in the Sky, a west si trova il Maze “Labirinto”, a east i Needles “Aghi”. Non esistono punti di contatto e di attraversamento tra un’area e l’altra per cui, una volta esaurita la visita, è necessario uscire dal parco e rientrare da un nuovo accesso. La zona del Maze è di difficile praticabilità, non esistono strade a­sfaltate e vi si può penetrare, con cautela, solo a piedi, a cavallo, in barca o in jeep.

Dopo 14.6 miles di spettacolari canyon di arenaria si giunge ad un bivio. Lungo la strada sono degni di nota alcuni overlooks tra cui il Monitor and Merrimac Buttes Overlook. Girando a sinistra dopo 7.9 miles (From bivio SR-313: Driving time 30 minutes) si giunge al DEAD HORSE POINT STATE PARK (1798 m s.l.m.). Essendo un parco statale si pagano USD 10 a veicolo. Il parco è piccolo ma ugualmente splendido. Sorge sulla punta di una stretta ed alta mesa situata a 600 metri sopra una delle anse a collo d’oca (gooseneck) del Colorado River. Il Visitor Center è piuttosto grande e ben fornito. Dopo circa 2 miles si raggiunge in auto l’ Overlook (1829 m s.l.m.). Qui sono state girate le scene di Thelma e Louise. Ci si incammina quindi lungo il breve sentiero che fiancheggia l’orlo della balconata che dà sul gooseneck formato dal Colorado River. È uno dei luoghi simbolo di questo viaggio. La passeggiata è breve e si conclude in quello che è il punto da cui vengono scattate tutte le foto. Senza dubbio il colore verdastro del Colorado River e il marrone rossastro della terra compongono un paesaggio unico. Bella la vista sul Seven Mile Canyon e sul massiccio Monitor and Merrimac Buttes e viste panoramiche delle La Sal Mountains e Henry Mountains. (Deviazione del solo Dead Horse Point State Park: Driving distance 23 miles – driving time 30 minutes senza soste) Uscire dal Dead Horse Point State Park e raggiungere il bivio precedente dopo 7.9 miles. Girando a sinistra si raggiunge CANYONLAND NATIONAL PARK – Island in the Sky (1804 m s.l.m.) che dispone di un attrezzato Visitor Center. Il parco è privo di vegetazione e quindi di ombra. Dopo il Visitor Center una lingua di terra di 100 metri collega il plateau a Island in the Sky delimitata da un lato dal Colorado River e dall’altro dal Green River che scorrono 600 metri più in basso. Poco oltre a sinistra c’è lo Shafer Canyon Overlook. La strada prosegue per 6 miles fino al Mesa Arch (Early Morning). È un magnifico arco naturale che incornicia una serie di canyon che rincorrono l’orizzonte, un paesaggio di un’imponente bellezza e maestosità che si raggiunge con il breve e facile Mesa Arch Trail di 800 metri e 30 minutes e che fa da finestra sulla vallata sottostante e sulle cime delle La Sal Mountains, con un precipizio di varie centinaia di metri. Mesa Arch non è particolarmente possente, ma il contesto ove è inserito è notevole. L’arco, infatti, si apre sul bordo di un precipizio ed è possibile affacciarsi come se si trattasse di un balcone. Il panorama è stupefacente ed è difficile da esprimere a parole.

Percorrere 0.25 miles per imboccare la strada sterrata alla volta del Green River Overlook un primo, impressionante, colpo d’occhio con un balzo a precipizio di quasi 500 metri sul Green River che ha scavato canyons e formato goosenecks (anse, letteralmente colli d’oca). Le viste sono mozzafiato. Riprendere l’auto fino all’ Holeman Spring Canyon Overlook dopo circa 3 miles. Dopo altre 2 miles si giunge ai 1.756 metri dell’Upheaval Dome . Si tratta di una conca profonda che si raggiunge camminando 30 minuti in un susseguirsi di saliscendi circa 400 metri forse generata da un vulcano o dall’impatto di un meteorite. All’interno del cratere si trovano, gettati alla rinfusa, strati di roccia contorti e deformati. Il Crater View Trail lungo 800 metri, tra andata e ritorno, conduce al primo punto panoramico dove si ha un’idea esatta di que­sto misterioso pozzo di anime dannate e pietrificate. Ritornati al bivio di Mesa Arch si prosegue verso south per 6 miles per il Candlestick Tower Overlook, il Buck Canyon Overlook, il White Rim Overlook (raggiungibile con un breve trail), l’Orange Cliffs Overlook ed infine ai 1.853 metri del Grand View Point Overlook dove un sentiero consente di dominare l’impareggiabile scenario della confluenza dei due fiumi, proprio all’apice meridionale dell’altopiano tabulare e lo sconfinato panorama che a perdita d’occhio propone gli innumerevoli capolavori della natura. Chi non si accontenta può continuare sul sentiero del Grand View Trail e spingersi sino all’estremo limite meridionale di Island in the Sky. 2.4 km per il circuito completo. Ritornare sulla US-191. (From Dead Horse: Driving distance 37 miles – driving time 55 minutes). Dopo 6.2 miles (7 minutes) si raggiunge il Visitor Center dell’ ARCHES NATIONAL PARK (1245 m s.l.m.). È proibito parcheggiare senza permesso. Arches Park è situato su un letto sotterraneo di sale depositato attraverso il Colorado Plateau 300 milioni di anni fa quando un mare sommerse la regione e probabilmente evaporò. Per milioni di anni, i residui delle alluvioni, i venti e gli oceani che si formarono e scomparvero ricoprirono il letto salino. I detriti furono compressi e diventarono roccia fino a raggiungere lo spessore di un miglio. Il sale sotto pressione non è stabile e il letto salino non era adeguato al peso dei sedimenti accumulati sopra di esso. Lo strato salino si spostò, cedette spingendo gli strati di roccia verso l’alto come cupole mentre intere sezioni caddero nelle cavità.

VARIANTE: Delicate Arch Trail (Late evening) 4.9 km, 3 hours, moderate, round trip, 171 metri elevation gain. Poco dopo Panorama Point si dirama la strada che conduce al trailhead di Wolfe Ranch. Il round trip per Delicate Arch è impegnativo ma gradevole. Dopo il Wolfe Ranch un ponte pedonale attraversa il torrente perenne di Salt Wash e il sentiero inizia a salire. Il terreno è vario, dalla sponda del fiume soffocata dalle tamarisk (tamerici) a un boschetto di Pine e Juniper, fino alle nude rocce 0.8 miglia più avanti. Il sentiero, senza ombra, è segnato da rock cairn, un modo per segnalare il tragitto fatto da 5 o 6 pietre abbastanza piccole poste una sopra l’altra. Occorre seguire una stretta sporgenza nella roccia che porta dietro ad un pinnacolo. Ma la fatica viene ricompensata: improvvisamente, sulla destra, si apre una specie di teatro naturale con un palcoscenico formato dall’arco simbolo dello Utah, presente sulle targhe delle auto. È molto grande, più di come lo si immagina vedendo le foto e sullo sfondo appaiono le cime innevate delle La Sal Mountains. È un luogo bellissimo. Avvicinarsi all’arco dipende da quanto ci si sente sicuri di camminare sulla liscia roccia in discesa. È vivamente consigliato portare acqua. La vista migliore dell’arco si ha al tramonto. Il ritorno è tutto in discesa, ma se ci si attarda troppo si rischia di fare il percorso al buio.

MOAB si trova a south del Colorado River e il suo nome ricorda il deserto Biblico abitato dai Moabiti (1227 m s.l.m.). Curiosa la Main Street con negozi in stile western rivestite di legno. Red Rock Bakery & Net Café per colazione – Famosi i Bagel. Eddie McStiff’s: ristorante immenso al centro di Moab – Pizze, bistecche, pasta, insalate, birra premiata di produzione propria. Spiedini di manzo e pollo marinato. Moab Brewery: offre birra di produzione propria – Hamburger, frutti di mare, bistecche e pollo. Miguel’s Baja Grill: tacos con pesce nel patio arieggiato Center Café: miglior ristorante dello Utah meridionale. Lombo d’agnello in padella con aglio, ostriche e carne di bisonte. Buck’ Grill House: dietro una facciata che sembra una prigione c’è un ristorante raffinato con piatti del Southwest a prezzi ragionevoli. Slickrock Café: pasta e piatti vegetariani. Night in: Moab Accomodation : Holiday Inn Express Hotel & Suites – Pool – Guest Laundry washer/dryer

DAY OF JOURNEY 9 From: Moab to Blanding

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: ARCHES NATIONAL PARK Open year-round, 24 hours a day. April through October: 7:30 a.m. to 6:30 p.m. Driving distance: 30 miles Driving time: 50 minutes Trails: Desert Nature Trail, Park Avenue Trail, Windows Trail, Double Arch Trail

Il Visitor Center del parco si trova a 5.7 miles e 10 minuti di macchina dalla città di MOAB e quindi si possono evitare alzatacce per essere al parco di buon’ora ed è possibile lasciare il parco per pranzo. Il parco in estate è aperto dalle 7.30 alle 18.30, tutti i giorni. Gran parte delle attrazioni si trova a poche centinaia di metri dai vari parcheggi e richiedono uno sforzo veramente minimo per essere raggiunte. Ricordarsi di fare il pieno, poiché nei due parchi non ci sono stazioni di servizio, ma neppure negozi dove acquistare cibo. Prima di partire per l’esplorazione di Arches si può percorrere il Desert Nature Trail che inizia accanto al Visitor Center. Il sentiero si snoda attraverso le specie vegetali comuni nel parco. Round trip: 320 metri loop – Elevation Gain: less than 30 metri – Difficulty: Easy – Average Time: 15-30 minutes. Con tutte le deviazioni principali, il percorso in auto è lungo 27 miles, mentre 18 miles sono sufficienti per un ritorno diretto al Visitor Center da Devil’s Garden. II round trip del parco è dunque di 45 miles, circa 72 chilometri, escursioni a parte. Attenzione a non sbagliare i conti delle ore che s’intende dedicare al parco. 1 miles dopo il Visitor Center (rifornimento d’acqua) la strada s’innalza velocemente fino alla prima sosta, la Moab Fault che cominciò il movi­mento circa 6i milioni di anni fa. Di fronte, in basso, la strada corre parallela a una frattura nella crosta visibile a occhio nudo perché gli strati di roccia su questo lato del canyon sono scivolati di oltre 800 metri rispetto all’altro lato. La strada comincia a salire e la prima sosta è in una zona dominata da imponenti e spettacolari formazioni di arenaria rossiccia. Al parcheggio del Park Avenue Viewpoint (Late evening) comincia un facile sentiero che permette una prima visione d’in­sieme delle meraviglie del parco. Park Avenue Trail (Afternoon) (3.2 km, 1 hours, easy, round trip, 98 metri elevation gain) segue il letto roccioso di un torrente asciutto e termina in mezzo ad un gruppo di massicci monoliti chiamati Courthouse Towers Viewpoint (Late evening). Il sentiero, dopo una breve discesa, diventa piatto e procede tra le enormi e piatte rocce che lo contornano. II protagonista di que­sta passeggiata è comunque una grande scheggia petrosa che troneggia nella parte destra del canyon, ultimo tenace residuo dopo l’assalto combinato dell’erosione e di milioni di anni. Questo spezzone di roccia, detto fin in inglese, letteralmente “pinna”, richiamò alla mente dei primi visitatori gli arditi profili dei grattacieli di New York da cui il soprannome di Park Avenue. Se invece si prosegue in auto, si raggiunge il La Sal Mountains Viewpoint e dopo 1.5 miles di strada s’incontrano le Courthouse Towers Viewpoint. Poco lontano si scorge il Courthouse Wash, un alveo tor­rentizio caratterizzato da ampie escursioni stagionali nella porta­ta d’acqua. Ripreso il tragitto in auto si susseguono, a destra, impareggiabili viste sulle lontane La Sal Mountains, a sinistra sulle ciclopiche sculture rocciose di Three Gossips “Le tre comari” (Early Morning), Sheep Rock (Early Morning) mentre a destra, The Organ, Tower of Babel che fungono da ingresso al Great Wall. Raggiungere il Petrified Dunes Viewpoint (Late evening) dopo 1.5 miles di asfalto, un altopiano, compreso fra una distesa di dune pietrificate e un complesso di guglie svettanti sull’arido terreno sabbioso, che 200 milioni di anni fa aveva assunto lineamenti simili a quelli del Sahara. Sepolte da altri strati di se­dimenti, quelle dune, finirono poi per solidificarsi in rocce.

A 3 miles di distanza si trova una delle “firme” di Arches, il Balanced Rock (Late evening). è una formazione alta complessivamente quasi 40 metri costituita da un masso, alto 17 metri e con un peso di 3.000 tonnellate, che appare in equilibrio precario su di un sottile pinnacolo. Facile passeggiata di 480 metri (loop) in 15 minuti attorno alla base di questa roccia. Una deviazione di 2.5 miles, poco oltre sulla destra, porta alla Window Section con archi di tutte le fogge e dimensioni che si aprono in un ambiente ricco di gibbosità: a sinistra Garden of Eden (Late evening) e Parade of Elephants. Parcheggiare e imboccare il facile Windows Trail in senso orario che permette di osservare da vicino alcuni degli archi più famosi del parco (1.6 km about (round trip di 1 hour): in primo piano North Window (alto 15 me­tri, largo 28), South Window (Afternoon) (alto 20 metri, largo 32 metri) (Late evening) a sinistra oltre la quale, come su di un grande schermo, si vede il magnifico Turret Arch (alto 19 largo 12) (Early Morning). La zona è nota come The Spectacle con gli archi North e South incorniciati dal Turret Arch. La North è l’unica delle “finestre” visibile dalla strada. South è a solo qualche centinaio di metri dopo. Se si vuole visitare solo il Turret Arch e la South Window, il facile sentiero è lungo solo 1 km, mentre il giro completo che comprende anche la North Window è più impegnativo. Ritornati al parking lot si prosegue sulla strada del parco e poco più avanti inizia un al­tro sentiero che conduce al Double Arch (Early Morning), un’inusuale accoppiata di archi dove il più grande, davvero gigantesco, misura 44 metri per 34 e il più piccolo 19 per 26. Il round trip Double Arch Trail (1.3 km round trip – time 15-20 minutes) attraversa zone di morbida sabbia fino a questo stupefacente, incredibile, sbalorditivo arco (con la giusta luce). Ritornati sulla strada principale si raggiunge in auto Panorama Point 1.3 miles dal bivio per la Windows Section, e dopo ancora 1.3 miles s’incontrano i cartelli che segnalano la strada che, in 1.2 miles, conduce al Wolfe Ranch (Early Morning) e con 1 altro miles fino alla fine della strada. Seguire il sentiero, meno di 800 metri che porta al Delicate Arch Viewpoint. Da qui partono i trails per due possibili overlooks: il Delicate Arch Lower Overlook (lunghezza 100 metri, time 10 minutes) con vista distante dell’arco e raggiungibile su percorso pavimentato. Il Delicate Arch Upper Overlook (800 metri, time 15-30 minutes) si raggiunge con un sentiero a tratti roccioso e ripido che si inerpica su montagne vicine all’arco ma senza diretto accesso all’arco. Gran parte degli altri trails sono sostanzialmente piani ad esclusione del Delicate Arch. I sentieri più brevi sono molto piacevoli e percorrendone qualcuno è possibile vedere molti archi, anche se la loro ricerca diventa però presto noiosa. Si può anche percorrere l’intero parco in un paio d’ore, quasi senza scendere dall’auto. Occorre portare con sé molta acqua e bere a piccoli sorsi. Il percorso in auto dal bivio per Wolf Ranch in poi è una veloce cavalcata. Dopo 2 miles circa, sulla destra, ci sono le indicazioni per raggiun­gere una labirintica formazione rocciosa le cui bizzarre policromie possono essere apprezzate sia dal Salt Valley Overlook che dal Fiery Furnace Viewpoint (Late evening). Meno di 0.5 miles dopo inizia il sentiero che conduce al Sand Dune Arch e al Broken Arch (2 km, round trip ) che non è per nulla “rotto” anche se può apparire così da lontano. Questi due archi non si segnalano per qualcosa di particolare, almeno a livello geologico e strutturale. Il fatto è che entrambi sono in una posizio­ne schermata dai raggi del sole per quasi tutto il giorno e dopo un’intensa giornata passata a camminare offrono un fresco, piacevolissimo ristoro. Il Sand Dune Arch è un sentiero molto facile e adatto per i bambini (500 metri, 20 minutes, easy, round trip, no elevation gain). Non è il più spettacolare ma è inserito all’interno di alte pareti di roccia che nascondono perfettamente l’oasi nella quale è inserito. Forse è per questo che l’arco è così poco conosciuto. Il sentiero che conduce dal piccolo parcheggio all’ingresso dell’oasi è piuttosto banale e non preannuncia nulla di quello che è nascosto a poche centinaia di metri. Poi si passa per un punto piuttosto stretto tra le rocce e ci si ritrova in una meravigliosa oasi di sabbia finissima, verde vegetazione, pareti di roccia levigatissime e un silenzio irreale. Verrebbe voglia di togliersi le scarpe per far sprofondare i piedi nella sabbia (da evitare). Dopo un primo slargo si prosegue per un altro stretto passaggio che conduce a un secondo slargo dove si trova il Sand Dune Arch.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: ARCHES NATIONAL PARK UPPER COLORADO RIVER SCENIC BYWAY & CASTLE VALLEY NEEDLES OVERLOOOK NEWSPAPER ROCK STATE PARK CANYONLAND NATIONAL PARK Needles Visitor Center open daily from 9:00 a.m. to 4:30 p.m., with extended hours March – October Driving time: 185 miles Driving distance: 4 hours 30 minutes Trails: Sand Dune Arch, Skyline Arch

Ancora 1 miles di strada e la strada si divide. A sinistra si giunge al Devils Garden Trailhead, mentre a destra inizia il trail per il campground e per altri archi. A south della piazzola di sosta una pista costeggia il Broken Arch (round trip lunghezza 2 km time 30-60 minutes). È un facile sentiero che attraversa praterie aperte. Skyline Arch (Late evening) è una passeggiata su rocce che consente una veduta ravvicinata dell’arco (round trip lunghezza 800 metri, time 10-20 minutes moderate). Devils Garden/Primitive Trail (11.3 km, 3-4 hours, Moderate, semi-loop, 106 metri elevation gain ) (Late evening). In realtà questo percorso è ampiamente frequentato nella prima parte, che porta fino al Landscape Arch (Early Morning) 2.4 km(1 hours round trip). È il più grande del parco con i suoi 30 metri di altezza e 93 di larghezza, un’apertura gi­gantesca causata da un altro improvviso crollo nel 1991 quando un imponente scheggia di roccia – lunga 18 metri e larga 3 metri – cadde dalla sommità del Landscape Arch. Sarà facile trovare ancora diverse persone fino al Double O Arch, a un miglio e poco più dal trailhead. Il trail presenta piccoli dislivelli, la superficie è ghiaiosa, ma è abbastanza facile, con iniziali deviazioni a destra verso il Tunnel Arch e il Pine Tree Arch. Verso la fine del percorso ammirare il superbo paesaggio che si presenta in una vasta pianura con colonne rocciose che si innalzano verso il cielo blu dello Utah, contornate dalle La Sal Mountain sullo sfondo, quasi sempre coperte da un cappuccio di neve. Uscire dal parco e percorrere un tratto della US-191 verso Moab e imboccare dopo 2.9 miles sulla destra la SR-128 o Upper Colorado River Scenic Byway “la strada del fiume” (descritta come spettacolare dal National Geographic) perché segue la riva east del Colorado River ed è parte della Dinosaur Diamond Prehistoric National Scenic Byway. Tra Moab e Castle Valley il Colorado River, e indirettamente la SR-128, costituisce il confine meridionale dell’Arches National Park. Dopo 2.7 miles c’è, sulla destra, lo Slick Rock on the Colorado River Scenic Byway , un viewpoint mozzafiato su Hells Gate, Hells Revenge e sul Red Rock Canyon e trailhead dello Slickrock Trail. A 3.2 miles il Negro Bill Canyon’s. Si prosegue lungo leggeri saliscendi molto rilassanti e a 5.0 miles inizia il Porcupin Rim Trail (lungo 25 km). A 7.0 miles un Viewpoint e un altro ancora a 7.6 miles. Si raggiunge il Big Bend Recreation Area (un grande tornante sul Colorado River). Al milepost 14 si raggiunge il il Red Cliffs Lodge (l’ex White’s Ranch dove nel 1950 fu girato il film Rio Grande – in italiano Rio Bravo) di John Ford. Dopo 15.5 miles si svolta a destra nella splendida CR-1704 La Sal Mountain Loop Road o Castle Valley Road , una strada che corre lineare in mezzo ad una piccola Monument Valley fino a Castle Valley (1428 m s.l.m.). Castelli di roccia si arroccano su ogni guglia. Il paesaggio è forse uno degli scenari più belli degli States. Non passano molte macchine. Sul lato destro della valle verdeggiante c’è il gigante Porcupine Rim. Sull’altro versante, dopo 4 miles, si ammirano Priest and the Nuns, Castle Rock e Castleton Tower due delle più affascinanti e leggendarie formazioni rocciose rappresentate in molti film western (compresi Wagon Master e Rio Grande) e spot televisivi. Ripercorrere verso nord la CR-1704 ritornando sulla SR-128. Al milepost 16 prendere a sinistra la Loop Road – una strada sterrata di 0.3 miles – che porta direttamente sulla riva del Colorado River da cui si gode una splendida vista di Castle Tower, Castle Rock. È l’Ida Gulch Gravel Side, il guado del fiume dove furono girate alcune scene del film Rio Grande. Ritornare sulla SR-128 e dopo 0.5 miles, raggiunto un ponte bianco, svoltare a sinistra raggiungendo dopo 0,4 miles l’Ida Gulch Rapid dove si vedono piccole rapide. Al miglio 17.2 – a sinistra – inizia la strada che conduce allo splendido Sorrel River Ranch Resort Hotel. A 18.3 miles si dirama sulla destra la Professor Valley Road, una strada sterrata con lo splendido scenario delle La Sal Mountains sullo sfondo. Al 19.4 miles si giunge a River Drive che conduce di nuovo sulle rive del Colorado River. Proseguire fino al 20.1 miles la deviazione a destra sulla sterrata Onion Creek Road, una delle più affascinanti piste del mondo, che riceve il suo nome da minerali naturali che producono un forte odore nel ruscello. Da qui si gode di una vista stupenda su Priest & Nuns, Sister Superior, Convent Mesa e Castle Valley, Onion Creek Rocks, Totem Pole, Rose Garden Hills Trail, La Sal Mountains. Al 20.9 miles si svolta di nuovo a destra nella sterrata Fisher Towers Road per 2.2 miles per raggiungere le Fisher Towers con guglie di colore rosso scuro (il nome originale era “Fissure”). L’area per picnic Fisher Towers Recreation Site è posta vicino alla base delle torri che si stagliano contro le cime innevate delle La Sal Mountains, ammirate sulle guide e nelle foto. Al 22.6 miles inizia a sinistra la Fisher Tower Loop lungo il Colorado River (da fare al ritorno). Al 23.3 miles il campground Hittle Bottom dove sono state girate alcune scene del film La Carovana Dei Mormoni (Wagon Master) di John Ford. Al 24.9 miles le Fisher Towers and Colorado River offrono una vista grandiosa sul Colorado River. A 25.9 miles La Sal Mountain. Al 26.7 miles Red Cliffs along the Colorado River. Al 29.8 Shura Road e Meskin Canyon. Qui c’è il Dewey Suspension Bridge, un ponte sospeso su di un unico cavo costruito nel 1916, dove si conclude la parte spettacolare della Scenic Byway. Si ripercorre a ritroso la strada apprezzando angolazioni differenti delle anse del Colorado River fino a Moab. Le prime 50 miles della US-191 a south di Moab sono desolate, anche se a 40 miles da Moab, all’altezza della SR-211 spicca a east il monolite di Church Roch. VARIANTE 1: Lasciare Moab in direzione south sulla US-191 e raggiungere dopo 32 miles la CR-133 o Needles Overlook Road. Dopo 22 miles si raggiunge il grandioso belvedere di NEEDLES OVERLOOOK (1919 m s.l.m.) che of­fre un ampio e spettacolare punto di osservazione sul Colorado River e la parte orientale del Canyonlands National Park. Si avvista per primo il North Sixshooter, un pinnacolo che sembra un castello medioevale ribattezzato così per la sua forma a pistola. Risalendo verso north si ammira il lunare Indian Creek. Qui c’era un tempo una vecchia duna di sabbia, ma i blocchi sotterranei di sale si sono rotti e l’erosione ha scolpito gli attuali pinnacoli. Davvero grandioso, uno dei panorami più spettacolari di tutto il viaggio: la veduta si allunga per miglia e miglia su monti e canyon e si vede anche parte del Colorado River. L’Overlook è su una parete rocciosa che cade a strapiombo sul canyon per diverse centinaia di metri e consente di vedere il fondo. (From US-191: Driving distance 46 miles – driving time 1 hour 20 minutes round trip)

VARIANTE 2: Lasciare Moab in direzione south sulla US-191 e dopo 39.5 miles imboccare la bellissima SR-211 o Squaw Flats Scenic Byway o Indian Creek Corridor Scenic Byway che corre a west nel District of Canyonlands National Park. Il percorso costituisce un bellissimo scenario di roccia rossa ed è un buon punto di vista per osservare le Abajo Montains da south. Lungo la SR-211 al 12.5 miles, c’è il NEWSPAPER ROCK STATE PARK (navajo: Tse Hane “Roccia che racconta una storia”) una parete di roccia, alta 15 metri, completamente ricoperta da una serie di petroglifi incisi in periodi diversi, da quelli Ancestral Puebloans di 800 anni fa sino agli Ute più recenti. Si tratta di uno dei “quadri” di arte rupestre più belli e completi degli Stati Uniti. (From US-191: Driving distance 25 miles – driving time 40 minutes round trip)

La strada è dritta e desolata ed è quasi uno choc trovarsi di fronte i campi verdi mentre si sale sulle colline nei pressi di Monticello (2155 m s.l.m.) – (pronuncia: Montisello con la s piana spagnola) sulle pendici delle Abajo Mountains – che appaiono blu quando osservate da lontano e da cui il soprannome locale “The Blues” – all’interno della Manti-La Sal National Forest. (From Moab: Driving distance 54 miles – driving time 50 minutes). Si prosegue fino a giungerea Blanding (1861 m s.l.m.)- 24 miles a south di Monticello – situata su un’enorme mesa di arenaria bianca, che mischia la cultura cowboy con quella nativa. Il Dinosaur Museum (Monday through Saturday 9:00 am to 5:00 pm – Admission: USD 2 for adults, USD 1 for children and seniors) è un accreditato deposito di fossili con diorama e ricostruzione di habitat. Nel 1914 il ricco Thomas W. Bicknell offrì una libreria di 1000 volumi alla città che avesse adottato il suo nome. Poichè la città era in concorrenza con un’altra fu rinominata Blanding dal cognome da nubile della moglie di Bicknell. Ciascuna delle città ricevette 500 libri.

Si può mangiare alla Steak House Old Tymer Restaurant.

Night in: Blanding Accomodation : Super 8 Blanding – Guest Laundry

DAY OF JOURNEY 10 From: Blanding to Kayenta

MORNING TRIP TRAVEL Parks or City: EDGE OF THE CEDARS STATE PARK & MUSEUM Day-use Fee USD 5 – Summer 9 a.m. to 6 p.m. NATURAL BRIDGES NATIONAL MONUMENT Is open year-round. The Visitor Center is open daily from 9:00 a.m. to 5:30 p.m. VALLEY OF THE GODS GOOSENECKS OF THE SAN JUAN STATE PARK Open all year Driving distance: 116 miles (con Valley of the Good 21 miles) Driving time: 3 hours 15 minutes (con Valley of the Good 1 hours)

Blanding è la sede dell’ EDGE OF THE CEDARS STATE PARK & MUSEUM (USD 5) (0.5 miles a nord del motel sulla Main Street). L’Edge of the Cedars Ruin è situato dietro il museo – dove ci sono alcuni manufatti veramente notevoli – e conserva i resti di un insediamento occupato dall’VIII secolo. L’area è costituita da sei complex di rovine in cui si alternano camere e kiwa. Il gruppo più interessante è il Complex 4 dove è possibile scendere con una scala all’interno di un umido kiwa. Il Nations of the Four Corners Cultural Center – molti isolati più a south (ingresso libero apertura 24 ore) – offre la più ampia esposizione di manufatti artistici degli Ancestral Puebloans (Anasazi) esistente nella regione dei Four Corners. Il The Dinosaur Museum si trova in prossimità del Motel. Il Museo ospita la storia completa del mondo dei dinosauri. Scheletri, pelle fossilizzata, uova, impronte, sculture realistiche e dinosauri provenienti da tutto il mondo. Il museo è aperto dal Lunedì al Sabato dal 15 aprile al 15 ottobre, festivi compresi. Giugno, luglio e agosto dalle 8 am to 8 pm. Da Blanding percorrere verso south la US-191. Dopo 3.1 miles dal Motel imboccare verso west la Bicentennial Hyway parte del Trail of the Ancient National Scenic Byway ovvero la SR-95, un magnifico percorso, corridoio fra Utah e Colorado ricco di memorie degli Ancestral Puebloans, che dopo 10 miles incontra il massiccio monoclinale del Comb Ridge una parete rossa, alta 305 metri, che si distende per più di 129 Km e larga 2.41 km. Comb Ridge (Comb “pettine” e Ridge “crinale”) svolge un ruolo significativo nella mitologia navajo. Costituisce il braccio di una figura sacra femminile. La testa è Navajo Mountain, il corpo Black Mesa, i piedi Balakai Mesa, e i seni sono Tuba Butte e Agathla Peak. Comb Ridge rappresenta anche simbolicamente il bordo di una delle quattro punte di freccia utilizzate per costruire la terra, la spina dorsale della terra che comprende il sottosuolo dall’Arizona allo Utah.

La strada risale faticosamente sull’altopiano. Dopo circa 10,5 miles si raggiunge a destra un parcheggio (mile maker 110.9) che costituisce trailhead del Butler Wash Interpretative Trail (20 minutes round trip per i principianti, anziani e bambini su roccia nuda e ripida, ma segnato e ben mantenuto) che porta ad un viewpoint su di un canyon laterale vicino alla cresta del Comb Ridge. L’attrazione sono le Butler Wash Anasazi Ruins con diverse abitazioni a scogliera degli Ancestral Puebloans e un ponte naturale. Si suggerisce di portare un binocolo per una vista ravvicinata delle rovine. Le rovine sono meglio fotografabili la mattina, quando sono ben illuminate dal sole. Dopo 28.5 miles dal bivio, sulla sinistra, s’incontra la SR-261 da percorrere successivamente. Proseguire sulla SR-95 per 6.6 miles. Si raggiunge il NATURAL BRIDGES NATIONAL MONUMENT (1984 m s.l.m.) dove si trovano tre dei ponti naturali più ampi del mondo. Si tratta di un tragitto che non fa parte dei tour classici. Il piccolo parco, nato nel 1909 grazie al presidente Roosevelt e al precedente interessamento del National Geographic, si estende in una zona solcata da alcuni corsi d’acqua, che scavando la loro strada fra le rocce hanno formato, col tempo, alcuni suggestivi ponti naturali. I Paiutes non avevano un nome per i singoli ponti, ma li chiamavano nel loro insieme Ma-Vah-Talk-Tump “sotto la pancia del cavallo.” I nomi sono stati scelti probabilmente dagli Hopi: Owachomo “cumuli di roccie”, per la grande massa di rocce trovate nei pressi. Sipapu dal nome del “foro” attraverso il quale gli Hopi dicevano di essere emersi in questo mondo. Pittogrammi preistorici qui rinvenuti assomigliano alle Kachina e così il ponte più giovane porta questo nome.

Ogni ponte può essere visto dai punti panoramici lungo la Bridge View Drive, una strada one-way lunga 9 miles (14.5 km) che, percorrendo l’orlo dei canyons, consente di osservarli dall’alto.

Dopo il Visitor Center si percorre sulla destra la Bridge View Drive e si raggiunge il Bridge View e l’Horsecollar Ruin Overlook. L’Horsecollar Ruin Trail è invece una facile passeggiata lunga circa 400 m (one way). Si raggiunge successivamente la piazzola del Sipapu Bridge View. È il secondo ponte naturale al mondo (alto 67 m e ampio 82 m) dopo il Rainbow Bridge. Il ponte scavalca l’alveo del fiume sul fondo della forra. Il Sipapu Bridge Trail è lungo 1 km con scale, anche a pioli, e un elevation gain di 152 metri. Proseguendo l’itinerario interno si giunge al Kachina Bridge View, sovrastante il ponte Kachina (64 m di altezza e 62 di ampiezza e il meno scenografico). Il Kachina Bridge Trail è lungo 1.2 km (one way) e presenta alcuni tratti in discesa molto ripidi con elevation gain di 122 metri. L’ Owachomo Bridge View consente di vedere l’ultimo e più antico ponte (5000 anni – altezza 32 m e larghezza 55 m spessore 2.7 metri). L’Owachomo Bridge Trail è una passeggiata abbastanza facile con elevation gain di 121 metri lungo un breve sentiero (lungo solo 400 metri) che giunge fino alla base dove si può camminare nell’alveo del torrente di Armstrong Canyon – se il fiume è in secca – guardandolo da tutte le angolazioni. Uscire dal parco ripercorrendo la SR-95 e a 6.6 miles dopo il Visitor Center imboccare sulla destra la SR-261, una strada panoramica di eccezionale bellezza che piega a south. (From Blanding: Driving distance 55 miles– driving time 1 hour 15 minutes) Sulla destra, dopo 4 miles la Kane Gulch Ranger Station, il trailhead per Kane Gulch e Grand Gulch. Dopo 23 miles la CR-241, sulla destra, conduce al magnifico MULEY POINT (1899 m s.l.m.) La strada non è pavimentata ed è piena di dossi, ma il fondo è sostanzialmente buono e una berlina non ha problemi su fondo asciutto. Dopo circa 3 miles si arriva a un piazzale dove è possibile fermarsi e lasciare l’automobile. A questo punto mancano pochi metri da Muley Point dove si gode di un panorama che lascia stupefatti. Ci si sente in cima al mondo. Sotto un baratro di 300 metri, davanti un panorama senza limiti in cui i goosenecks del San Juan River, la Monument Valley in lontananza. Ritornare sui propri passi sulla SR-261 fino al Mokee Dugway Overlook da cui si gode una favolosa vista degli spazi sottostanti con la Valley of the Gods sulla destra. Proseguendo verso sud si affronta la fantastica discesa della Mokee Dugway Scenic Backway (le backway sono strade secondarie panoramiche). “Mokee” è un termine locale per indicare gli Ancestral Puebloans e “Dugway” è un termine usato per descrivere una strada scavata sui fianchi di una parete rocciosa. La strada collega la SR-261 alla US-163 attraversando la Cedar Mesa dalla bianca arenaria, con un dislivello di 335 metri in 3 miles di percorso e un gradiente dell’11%, svelando ampie vedute della Valley of the Gods, strisce di rocce colorate del San Juan River Canyon, note come Navajo Tapestry (Tappeto Navajo) e la lontana Monument Valley. (From bivio: Driving distance 37 miles SR-261 – driving time 1 hour) DEVIAZIONE: È possibile fare una deviazione nella VALLEY OF THE GODS (1425 m s.l.m.) o Monument Valley Lite, percorrendo la FR-242 o Valley of the Gods Road, uno sterrato di circa 17 miles molto impegnativo. Avventurarsi senza un 4×4 è sconsigliabile e farlo in condizioni meteo non ottimali è pura follia. Il loop della Valley of the Gods finisce sulla US-163. La valle è grande solo un quarto della superficie della vicina Monument Valley a cui assomiglia, con decine di altrettanto spettacolari sculture in arenaria e guglie, ma su scala più piccola. Quello che manca in termini di dimensioni, c’è in colori brillanti e varietà. Spolverata di terra rossa e punteggiata di verde e argento, la valle si trova alla base della Cedar Mesa, che si è formata 250 milioni anni fa. Ogni curva rivela una sorpresa, una tonalità leggermente diversa di rosso o nuove contorsioni della roccia, molte delle quali sono descritte, nelle leggende navajo, come antichi guerrieri congelati nel tempo. La strada è tenuta benissimo secondo un viaggiatore del 2008. La SR-242 si dirige in direzione East per alcune miglia. Sulla sinistra la Balanced Rock/Lady in a Tub, poi sulla destra i Seven Sailors. La strada punta a north mostrando sulla sinistra sempre la Balanced Rock fino a raggiungere Castle Butte dove la strada volge decisamente a south osservando sulla sinistra Battleship Rock, Rooster Butte e Setting Hen Butte e raggiungere finalmente la US-163. (From SR-261 to US-163: Driving distance 21 miles – driving time 1 hour)

Dopo 6.4 miles dalla fine della discesa e poco prima dell’incrocio con la US-163, imboccare la poco appariscente SR-316 che conduce in 3.5 miles (10 minutes) al GOOSENECKS STATE PARK. Per entrare nel parco non si paga ticket, ma manca anche qualsiasi tipo di infrastruttura, compresa una postazione di ranger. Vi si trovano un primitivo restroom e tavoli per picnic. Il fiume, dopo aver percorso 6 miles, è avanzato di poco più di 1 miles verso west. Il parco offre sostanzialmente una spettacolare vista sui goosenecks visti poco prima dall’alto di Muley Point, ma ora sono molto più vicini, praticamente sotto (300 metri). Anche questo è un panorama che non si dimentica. Le nere rocce solcate nei millenni dal San Juan River sono tanto massicce e possenti che a stento si crede che un fiume possa averle erose in questa maniera. Sopra la distante linea verde dell’argine del fiume, strati di calcare grigio e di arenaria rossa si alternano formando strisce sulle rupi. (From US-163: Driving distance 9 miles – driving time 20 minutes round trip) Ritornare sulla SR-261 e imboccare sulla destra la bellissima US-163 fino a Mexican Hat (1476 m s.l.m.) sulla sponda settentrionale del San Juan River, dopo 4.7 miles e meno di 10 minuti. Gli spazi pressoché infiniti ai lati della strada prenderanno man mano il posto degli stretti canyon del tratto precedente.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: MONUMENT VALLEY NAVAJO TRIBAL PARK Summer (May-Sept) 6:00am – 8:00pm Driving distance: 92 miles (compresa Valley Drive) Driving time: 3 hours 40 minutes (compresa Valley Drive) Percorrere la US-163 South o Bluff to Monument Valley Scenic Byway, una tra le strade più belle degli States, per giungere nella Navajo Reservation (navajo: Diné Bikéyah) delimitata da quattro montagne sacre: Hesperus Peak, Blanca Peak, Mount Taylor e San Francisco Peaks. Il nome Navajo (pronuncia: Nàh-va-ho) deriva dal termine Navahuu composta da due parole Tewa (del gruppo linguistico Pueblo) Nava “campi coltivati” e Hu “Valle” cioè “ Valle in cui ci sono campi coltivati”. Nella stessa lingua Tewa Apache significa “stranieri” o “nemici”. Gli spagnoli menzionarono, nel 1626, gli Apaches de nabaju ovvero “gli stranieri della valle dei campi coltivati” e subito troncarono la parola in “Navajo”. I nativi usano invece il termine Diné (o Dineh) “Gente della superficie della terra” nel senso di “mortali” diversi dagli Yei “Esseri sacri”. La loro lingua appartiene al ramo Na-Dené, la stessa degli Athabascan e degli Apache e sono originari dell’Alaska e del nord del Canada e quindi all’insieme delle nazioni Apache che provenienti dal nord dopo il 1000 d.C. si stanziarono in un vasto territorio che si estende dall’Arizona al Texas occidentale e dal Colorado al nord del Messico, entrando in conflitto con le popolazioni Pueblo che vivevano in quei territori. A differenza delle altre popolazioni, non avevano una sola identità di nazione o tribù, ma erano distinti in clan o gruppi familiari estesi, fondati su base matrilineare (gli uomini andavano a vivere presso la famiglia della sposa). Ciascun gruppo si considera una nazione. Da popolo di invasori si trasformarono in una nazione seminomade vivendo principalmente di agricoltura e secondariamente di allevamento e gli spagnoli identificavano i Navajo come una tribù di abili coltivatori. Oggi la Navajo Nation conta circa 250.000 persone e costituisce uno dei gruppi di nativi americani più numerosi.

Nella terra dei Dinè ci sono solo due fiumi: il San Juan River (paiute: Toai’uipi “Canyon roccioso”) che disegna gran parte del confine settentrionale e il Colorado River. Tuttavia solo il Painted Desert a south e la Monument Valley a north sono da considerarsi deserti. Il resto del territorio è prevalentemente steppa. Lasciata Mexican Hat, attraversando il San Juan River, osservare sulla destra il filone eruttivo dell’Alhambra Rock. Dopo 7 miles si raggiunge il Redlands Viewpoint. Mancano 7 miles alla Monument Valley osservando sulla destra Eagle Mesa, e a sinistra Saddleback, Brigham’s Tomb, Stagecoach, Bear & Rabbit, Castle Rock, Big Indian ed Sentinel Mesa. Arrivando da north, la vista raggiunge il suo massimo. Si vedono i Mittens (guanti) e le altre formazioni rocciose che spuntano in lontananza sulla sinistra. Il cielo passa dall’azzurro al blu scuro, crea contrasti con tutta la terra rossa sotto, un qualcosa di unico che invita a fermare l’automobile sul lato della strada, decine di volte, per poter ammirare e fotografare i panorami. Dopo circa 21 miles da Mexican Hat (20 minutes salvo soste) imboccare sulla sinistra la BIA 42, una strada asfaltata con tantissime bancarelle navajo ai lati, che in 3.4 miles porta al Visitor Center della MONUMENT VALLEY NAVAJO TRIBAL PARK (1583 m s.l.m.) (navajo: Tsé Bii’ Ndzisgaii “Valle delle rocce”). La Monument Valley non è una valle vera e propria. Non ci sono corsi d’acqua permanente, né terreni più elevati ai lati. Anticamente l’intera regione era una pianura che copriva la cima di quelli che ora sono i Butte o le Mesas. La Mesa (spagnolo: “Tavola”) è la formazione geologica più larga che alta, i Butte (dalla parola francese per “collinetta”) quelle più alte che larghe. Questi edifici naturali formati da roccia e sabbia hanno la forma di torri dal colore rossastro (causato dall’ossido di ferro) con la sommità piatta più o meno orizzontale; alla base si accumulano detriti composti da pietrisco e sabbia. Il sollevamento del Colorado Plateau ha spinto la pianura verso l’alto, facendola gonfiare fino a creare delle fessure che con l’erosione, hanno portato alla sua scomparsa e le sole testimonianze attuali di quella pianura sono proprio i pinnacoli di roccia più dura.

La Monument Valley si trova in Arizona. L’origine del nome è controversa. Secondo la versione più accreditata deriva da un termine O’odham: Alĭ ṣon “luogo della piccola sorgente”, in realtà nome di una piccola cittadina che viene chiamata Arizonac in inglese. In lingua O’odham la “L” suona per uno spagnolo o un inglese come una “R”. Verso la metà del XVIII secolo, i missionari spagnoli modificarono le mappe dell’area, opera di Padre Eusebio Francesco Chino di origine trentina; essi rinominarono la città di Arizonac come Arizona. Quando le mappe vennero ripubblicate in Europa, il nome Arizona rimase attaccato a tutta la parte settentrionale della Nuova Spagna. Altre ipotesi sull’origine sono: dalla parola spagnola árida zona “zona arida” oppure dalla parola azteca arizuma “filone d’argento”.

L’ingresso costa USD 7 a persona (ultimo ingresso alle 20.30) e viene consegnata una mappa del trip ed alcune informazioni sulla Monument Valley. Da marzo a novembre, la Navajo Nation osserva il Mountain Daylight Savings Time. Il resto dell’Arizona osserva il Mountain Standard Time tutto l’anno. Questo significa che in questo periodo in territorio navajo (Kayenta compresa) ci si trova un’ora avanti alle altre città dell’Arizona come il Grand Canyon. Il Visitor Center ospita un museo di storia e cultura navajo. Nelle sere estive (dalle ore 20) possibile assistere ad esibizioni di danza navajo (performances by ceremonial dancers). Il piazzale, leggermente in pendenza, confluisce su una terrazza il cui panorama rimane parzialmente nascosto fino all’ultimo momento: una volta affacciati, si rimane senza fiato. I tre butte più grandi, infatti, si presentano subito in tutto il loro splendore. Sulla destra della terrazza si trovano un grande shop con annessi market e l’HASKENEINI un ristorante con vista – aperto solo a pranzo USD 8-10- che rappresentano un ottimo punto di partenza. Dunque un buon pasto e abbondante rifornimento di acqua. Appena oltre il Visitor Center ci sono diverse baracche dove si possono prenotare dei trips in fuoristrada scoperti con guide indiane. Di base il tour consiste nel giro di 11 viewpoints corrispondenti ad altrettante formazioni rocciose (map trip). Il limite di velocità costringe ad andare a passo d’uomo, ma nonostante questo le auto sollevano un polverone incredibile, per cui è necessario calcolare qualche ora per visitare l’intera valle, avendo cura di proteggere l’attrezzatura fotografica dalla polvere finissima. Il trips percorre la Valley Drive, uno sterrato che inizia al limite occidentale del parcheggio. È percorribile con la propria auto per un totale di 17 miles (27.5 km) e richiede circa 2.5 ore alla velocità di 15 miles orarie comprese le soste. Si è autorizzati a fermarsi per fotografare, ma non ad allontanarsi a piedi.

L’iniziale discesa dal Visitor Center comprende la sezione più irregolare di tutta la strada, dove si attraversa una ripida, rocciosa collina attraverso una serie di tracciati a rampe, ma questa parte è piuttosto breve e la strada in breve torna normale, quindi passa da tre delle più famose formazioni, tutte sul lato east: The Mittens (I Guanti) (1): West Mitten Butte (che può essere visto da vicino precorrendo le 5.2 km del Wildcat Trail), East Mitten Butte e Merrick Butte. Sul lato destro della Valley Drive il terreno piatto è delimitato dalla facciata east del Mitchell Mesa, che si alza per 213 metri. C’è una biforcazione a north vicino al Merrick Butte, ma come tutte le strade secondarie nel parco questa può essere percorsa solo come parte di un tour accompagnato da guide navajo. Ai bordi della piazzola c’è un tronco secco d’albero che sembra messo lì a bella posta per fotografare i monoliti.

La Valley Drive, dopo un tornante a destra, si avvicina ad un’area di profondi calanchi colorati di rosso: Elephant Butte (2). La strada diventa molto accidentata nel corso di una breve salita intorno al bordo west del crinale, ma migliora in seguito. La somiglianza con un elefante migliora nel corso del pomeriggio, quando si allungano le ombre.

Le Three Sisters (3) (183/99/175 metri) sono un gruppo di pinnacoli sottili, resti erosi di uno stretto crinale che si estende verso south da un angolo di Mitchell Mesa ed è sul lato west della strada, di fronte al bordo di Elephant Butte. A south del viewpoint, la Valley Drive arriva ad un bivio; a destra una stimolante strada conduce al John Ford’s Point, mentre il percorso principale conduce dritto in direzione south, e diventa un senso unico.

Il John Ford’s Point (4) (Morning) – forse la tappa più importante del percorso – è un promontorio al bordo di un altopiano che domina una grande zona di irregolare ed ondulato deserto, con numerosi picchi isolati attorno. Le principali vette in vista sono Sentinel Mesa, West Mitten Butte, il Big Indian, Merrick Butte e il gruppo Castle Rock-Stagecoach, più le Three Sisters/Mitchell Mesa ad west e Elephant Mesa ad east. Insieme all’Artist’s Point (9) dove la vista sull’immensa, coloratissima distesa sabbiosa e i maestosi monoliti riesce quasi a togliere il fiato, questo è il migliore overlook del parco e ha un ampio parcheggio per ospitare i numerosi autobus turistici che si fermano qui. Una gioielleria permanente navajo si trova nelle vicinanze, e i visitatori possono ricreare l’immagine iconica di un cavaliere solitario su un cavallo in piedi sul bordo del viewpoint per soli USD 2 per persona – pagato al proprietario di uno dei cavalli che stazionano qui la maggior parte del giorno solo a questo scopo.

La quinta tappa è in prossimità del bivio e propone una veduta del Camel Butte (5), un altro sottile, stretto picco di arenaria non particolarmente interessante. La strada è ora al suo punto più alto, e dopo inizia una graduale discesa come la strada più lontana a south, che corre lungo il bordo di un’ampia e vuota valle conosciuta come Tse Biyi “Canyon di roccia”. Diversi sentieri minori attraversano questa distesa di sabbia, ma di nuovo questi non sono aperti al pubblico.

Una delle viste più belle è quella che si gode dal viewpoint The Hub (6) guardando, però, in direzione del Thunderbird Mesa. È un’unica, solitaria guglia, 46 metri di altezza, con un nucleo di abitazioni navajo alla sua base. Non ci sono rocce al di là di questo viewpoint per circa 4 miles, fino a Hunts Mesa che costituisce il confine meridionale della Monument Valley. Da qui si vede la Monument aprirsi e si ha forse la migliore idea possibile di come dovessero essere questi luoghi quando erano ancora incontaminati. Il circuito a senso unico continua nei pressi di Rain God Mesa attraverso un terreno sabbioso; grandi dune si innalzano fino al south, di fronte al più grande Thunderbird Mesa, mentre il poco profondo torrente Sand Spring corre a fianco (costituisce la principale fonte di acqua nella zona).

Al bordo della sabbia c’è un altro isolato gruppo di guglie, lo Yei Bi Chei – dal nome del nono giorno della cerimonia purificatrice navajo – accanto al quale sorge uno delle più conosciute cime della valle: il Totem Pole (7). È un’alta, rossa colonna di arenaria, alta138 metri che punta verso il cielo in un contesto di più ampie, ma molto lontane scogliere delle formazioni di Tse Biyi Yazzie e Hunts Mesa. I pinnacoli sono molto lontani dal viewpoint (1 miles), per cui non è facile fotografare in dettaglio. Una vista più ravvicinata è possibile, da altri sentieri più a south, che fanno parte della più estesa visita guidata nella metà meridionale del parco.

Il successivo viewpoint è Sand Spring (8) e le vicine dune rosso-arancio. Da qui si ha una migliore prospettiva di Totem Pole e Bi Chei Yei, in quanto questo overlook è un po’ più vicino a queste formazioni. Il parcheggio è lungo un sentiero che si dirama alla fine south di Spearhead Mesa, un percorso che continua in un letto di torrente (Gypsum Wash) nella sezione meridionale del parco, off-limits ai veicoli privati.

Spearhead Mesa costeggia la strada principale per 1 miles a north, fino a Artist Point (9) forse il secondo miglior overlook (dopo John Ford’s Point), ma uno dei meno visitati e anche più tranquilli. È un’enorme terrazza naturale che si apre su una pianura sterminata che è parte della valle stessa. È soprattutto in questa pianura che vennero riprese le celebri scene di infinite corse con i cavalli, come ad esempio i classici indiani all’inseguimento delle diligenze. La superficie di questa sezione è spesso parzialmente coperta di sabbia trasportata dal vento che può a volte essere profondo abbastanza da causare problemi ad alcuni veicoli.

Se l’Artist Point è impressionante, ancora più bello è osservare la suddetta spianata dalla North Window (10), un’apertura tra il Cly Butte ed il vicino Elephant, caratterizzata da un sentiero che corre per qualche decina di metri proprio sulle pendici del Cly. Il parcheggio è appena fuori dalla strada principale, da dove i visitatori possono passeggiare (non in auto) lungo una pista di 0.3 miles che porta più vicino ai due Buttes anche per una migliore vista. Il Mitten ha un aspetto diverso da questo punto di vista. North Window è uno delle più visitate soste e il viewpoint può risultare piuttosto affollato.

L’ultimo overlook è accanto a The Thumb (11), un apice arrotondato alla punta orientale del Camel Butte, vicino al parcheggio per il North Window. Non lontano la Valley Drive giunge di nuovo al bivio presso il John Ford’s Point, da dove Visitor Center dista 3.5 miles a north. Le visite con guida seguono la anch’esse la Valley Drive, ma portano dietro le quinte. Durante le gite più lunghe si sosta tra l’altro a Sun’s Eye, un arco naturale con incisioni rupestri ed al simile ma più imponente Ear of the Wind. Le escursioni utilizzano una jeep (3 o 4 persone) o un pick-up scoperto (12-20 persone) con sedili scomodi e polvere assicurata. Solo le escursioni oltre le 2.5 ore percorrono in realtà sentieri privati. Le passeggiate alla Mystery Valley e alla Black Country Mystery Valley durano 5 ore (da USD 60 a 70 circa per persona) e consentono di ammirare rovine Ancestral Puebloans, archi e ponti naturali, e di avvicinare i navajos e visitare un hogan tradizionale. Il Trailhander Tours è tra i meno cari.

Dal Goulding’s Lodge la Oljeto Road conduce, dopo 3 miles, all’Oljato Trading Post in attività dal 1921 e dove il tempo sembra essersi fermato (navajo: Ooljéé’tó cioè “acqua dalla luce di luna”). È un National and State Registers of Historic Place interessante per la sua rustica autenticità. C’è un’esposizione di artigianato navajo come cestini e perline, vecchi fucili e altre reliquie. Tear Drop Arch è una fenditura nella roccia a forma di goccia o di lacrima. È uno straordinario soggetto fotografico, perché questa fenditura incornicia mirabilmente alcuni Mittens della Monument Valley che sorgono in lontananza. Si raggiunge percorrendo, insieme alla guida noleggiata al Visitor Center della Monument Valley o al Gouldings, una breve ma molto sabbiosa sterrata (quindi divertente!). Il consiglio è di arrivare a Tear Drop Arch nelle 2 ore che precedono il tramonto. La parete di roccia si tinge di un rosso caldo ed intenso e la Monument Valley sullo sfondo, se si è fortunati, può regalare un cielo di un azzurro profondo, magari velato da qualche striscia di rosa pallido. Guida: Tom Phillips “Keyah Hózhóni” Tours Monument Valley. Proseguire sul tratto della US-163 o Kayenta-Monument Valley Scenic Road incontrando sulla sinistra lo sperone di El Capitan o Agathla Peak (304 metri) (navajo: Ag-ha-la “molta lana”, forse per il pelo di antilope e cervi accumulato sulla roccia). È un antico collo vulcanico o un tubo di raccordo verso un’antica struttura molto più grande. I Navajo credono che questo sia uno dei quattro luoghi su cui il cielo si sostiene. Owl Rock (76 metri) ovvero la Roccia della Civetta sulla destra (è la moglie di Big Snake, seduta in attesa del giorno in cui egli sarà pronto a continuare …). Più avanti sempre sulla sinistra Chaistla Butte (122 metri) (Chaistla “Piede bruciato”) di origine vulcanica, che i Navajo credono cadrà quando arriverà la fine del mondo. I Trading Post erano piccole stazioni commerciali dove gli indiani e i primi colonizzatori potevano acquistare i beni di prima necessità dei quali avevano bisogno. La tipica forma di commercio era il baratto. Gli indiani, grazie ad esso, potevano vendere le loro cose: lana, tappeti, bestiame e in cambio ricevere farina, caffè, abiti e tutto ciò che non erano in grado prodursi da soli. Tra i Trading Post del sud ovest c’era sempre una certa concorrenza, tanto che i proprietari cercavano di farsi pubblicità ad ogni occasione sponsorizzando, ad esempio, rodei o manifestazioni di ogni tipo.

Si raggiunge Kayenta (1719 m s.l.m.) (navajo: Toh’ di’neesh zhee “acqua che va in differenti direzioni”) sorta negli anni Cinquanta come città dormitorio per i lavoratori della vicina miniera di uranio. Pernottamento all’Hampton Inn, albergo che incarna l’eleganza e al tempo stesso le tradizioni del Southwest; eccellenti camere, senza il classico odore di motel americano e soprattutto un grandioso ristorante interno sapientemente raccolto attorno al camino. Chiedere al Visitor Center per performances by ceremonial dancers. Amigo Café: Rinomata cucina messicana (USD 5-13) fixes Mexican and American food. Cibo semplice ma delizioso. Reuben Heflin Restaurant: presso l’Hampton Inn (USD 8-26) American, Southwestern, and Navajo food.

Night in: Kayenta Accomodation: Hampton Inn – Pool

DAY OF JOURNEY 11 From: Kayenta to Chinle

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: CANYON DE CHELLY NATIONAL MONUMENT (map) Visitor Center open: daily all year from 8 a.m. to 5 p.m. – White House Trail open all year Driving distance: 120 miles Driving time: 2 hours 15 minutes

VARIANTE: Lasciare Kayenta verso south raggiungendo dopo 1.3 miles la US-160 da percorrere verso east per circa 6 miles. In lontananza sulla destra si vede l’impotente e anche inquietante sperone di Agathla Peak. S’incontra la Baby Rock, i villaggi di Dennehotso (navajo: “fine superiore del prato”) e Tes Nez Lah. Dopo circa 7 miles prendere a destra la US-191 che si dirige a south sul versante occidentale dei Carrizo Mountains, Lukachukai Mountains e Chuska Mountains, piedi, testa e busto del dio Yootzill. Poco prima di Round Rock si notano lungo la strada sulla sinistra due particolarissime formazioni rocciose chiamate Dancing Rocks, circondate da un labirinto di terreni privati e fattorie. Whale Rock è la formazione a forma di vela che si innalza altera nella prateria, mentre l’altra sembra una rampa di lancio per le stelle. A Round Rock prendere la BIA-12 che sfiora Lukachukai fino a Tsaile. Imboccare la BIA-64, che nel tratto finale è il North Rim del Canyon de Chelly, passando accanto al Dinè Navajo Community College di Tsaile (2177 m s.l.m.) fino a Chinle (1678 m s.l.m.).

Lasciare Kayenta verso south raggiungendo dopo 1.3 miles la US-160 da percorrere verso east per circa 6 miles. In lontananza sulla destra si vede l’impotente e anche inquietante sperone di Agathla Peak e in primo piano Church Rock. Imboccare sulla destra la BIA-59 o Indian Route-59 o Harrowhead Hyway la strada più diretta ed anche la più panoramica che collega la Monument Valley al Canyon de Chelly e che attraversa trasversalmente quasi tutto il territorio dei Navajo. È una bella strada che costeggia per circa 50 miles (80.5 km) i fianchi settentrionali della Black Mesa chiamata anche Big Mountain, un complesso di enormi mesas ricche di carbone, che coprono centinaia di chilometri quadrati nelle Navajo e Hopi Reservation. In spagnolo era chiamata Mesa de las Vacas, mentre il suo nome navajo è Dzil Yíjiin “montagna che appare nera”. Si sfiorano sulla destra i villaggi di Chilchinbito “sorgente di sommacco” e Rough Rock. La strada percorre l’area della Ventana Mesa (spagnolo: “Finestra”) e incrocia la US-191 all’altezza della comunità di Many Farms (1618 m s.l.m.), 14 miles a north di Chinle. Anziché puntare a south-east verso Chinle andare a north. Si percorre il tratto finale della US-191 o Tsé Nikání – Flat Mesa Rock Scenic Road. Si notano lungo la strada sulla sinistra due formazioni rocciose: Round Rock e Windows Rock. Si raggiunge Round Rock (navajo: Tsé Nikání “Flat mesa rock”) (1638 m s.l.m.) poco più di un centinaio di case ammassate ai piedi delle Los Gigantes Buttes, che si possono esplorare percorrendo un paio di sterrate che partono proprio dalle vicinanze di Round Rock. Prendere la BIA-12 verso south attraversando una grande varietà di multicolori rocce di arenaria, pareti, canyon, pilastri, coni, hoodoos e rare persone, sul versante west dei Carrizo Mountains, Lukachukai Mountains e Chuska Mountains, piedi, testa e busto del dio Yootzill. Chuska Mountains è una catena montuosa si estende da Lukachukai fino a Window Rock e in navajo Ch’ooshgaii o “abete bianco”). Nella tradizione indigena, l’abete è un albero sacro che attira la pioggia. La strada sfiora Lukachukai (1996 m s.l.m.) sulla sinistra, sullo sfondo le spettacolari Lukachukai Mountains (navajo: “Molte canne bianche”), una piccola Monument Valley con alcune formazioni molto suggestive, e conduce a Tsaile (pronuncia: Sey-Li) (2177 m s.l.m.) (navajo: Tséehyíl “scorre nella roccia” e si riferisce al Tsaile Creek, che sfocia nel Canyon del Muerto). Imboccare la BIA-64, che nel tratto finale coincide col North Rim del Canyon de Chelly ed è chiamata Dinè Biítah (“In mezzo al popolo” ) Scenic Road. Superato il Dinè Navajo Community College di Tsaile si prosegue attraversando il Defiance Plateau fino a Chinle (1678 m s.l.m.) (navajo: Ch’ini’li “Defluente” [dalla bocca del canyon]). Il North Rim dello struggente CANYON DE CHELLY NATIONAL MONUMENT (1678 m s.l.m.) offre il meglio di sé al mattino. Il nome del Canyon, che si pronuncia “d’Shay”, deriva dalla trascrizione spagnola del termine navajo Tséyi “Dentro la roccia”. Il parco include, oltre al canyon da cui prende il nome, anche il cosiddetto Canyon del Muerto e insieme le due ramificazioni formano, sulla cartina geografica, una “V” stesa su di un fianco che incide profondamente un vasto altopiano sedimentario. In realtà l’area comprende quattro gole principali da north a south: Canyon del Muerto, Black Rock Canyon, Canyon de Chelly e Monument Canyon che si diramano da Chinle nel Defiance Plateau, un sollevamento localizzato del Colorado Plateau.

Percorrere il North Rim (17 miles) raggiungendo alcuni overlook tra cui il Massacre Cave Overlook (Mile 20.6) (è visibile la nicchia dove i Navajo cercarono inutilmente riparo durante l’incursione degli spagnoli nel 1805), Mummy Cave Overlookche offre una veduta chiara della rovina più toccante del parco: Mummy Cave Ruin (Mile 18.7) che i Navajo chiamano “Casa dotto la roccia”, due complessi di pueblo che si addentrano negli anfratti di due nicchie adiacenti con torre centrale che sporge sul contrafforte; Antelope House Overlook (Mile 10.0) (vista sull’omonima Ruin abitata fino al 1260 alla base di un’ampia sporgenza in un ramo separato del Canyon del Muerto). Attraversando il torrente (con tour guidato) si raggiunge la Tomb of the wewer,” Tomba del tessitore” il cui corpo imbalsamato era avvolto nelle piume dorate di un’aquila. Questa postazione si affaccia anche sulla Navajo Fortress, un poderoso bastione roccioso. L’ultimo viewpoint è il Ledge Ruin Overlook (Non è uno dei siti più memorabili del parco) da cui si osserva l’insediamento precolombiano, edificato fra il 1050 e il 1275, ricavato in una concavità (Ledge) aperta 30 metri sotto il bordo della parete opposta.

Intorno al 700 d.C. gran parte del Southwest era popolata da un popolo originario del Nord America. Erano gli Ancient Pueblo Peoples o Ancestral Puebloans termine più accettato dell’altro Anasazi che deriva, infatti, da una parola navajo: anaasází, composta da anaa’ “colui che vive accanto a noi, ma non tra di noi” e sází “grande antenato di cinque generazioni precedenti, quelli i cui corpi sono tornati sulla terra e sono ora sparsi attorno”. Gli Hopi si sono sempre battuti per Hisat-Sinom “coloro che sono venuti prima”. Dal 700 al 1300 la loro civiltà si diffuse oltre la regione di Four Corner fino a raggiungere l’Arizona settentrionale, il New Mexico, lo Utah meridionale e il Colorado e spingendosi fino al South del Nevada. Dopo una fase di decadenza generale, il XIII secolo vide una grande fioritura della cultura degli Ancestral Puebloans durante la quale furono costruite abitazioni in pietra e adobe (fango e paglia) lungo le pareti rocciose dei canyon: le “cliff dwellings”. Fra il 1275 e il 1300 gli Ancestral Puebloans scomparvero da tutta la regione. Non è del tutto chiaro il motivo per cui abbandonarono le loro case. Le ipotesi includono il cambiamento climatico regionale o globale, prolungati periodi di siccità, periodi ciclici di erosione del terreno vegetale, il degrado ambientale, la de-forestazione, l’ostilità dei nuovi arrivati, il cambiamento religioso o culturale e anche l’influenza di culture mesoamericane. La maggior parte dei moderni popoli Pueblo afferma che gli Ancestral Puebloans non sparirono, ma emigrarono in zone del Southwest con precipitazioni più favorevoli e corsi d’acqua affidabili. Si fusero nelle varie popolazioni Pueblo i cui discendenti vivono ancora in Arizona e New Mexico. Gli Spagnoli chiamarono Pueblo le tribù che si differenziavano dai nativi delle praterie e della costa per le loro abitudini stanziali e per la costruzione di veri e propri villaggi (“pueblos” in spagnolo). Tra questi gli Hopi, Zuñi e Acoma, per eredità tecnica e tradizioni spirituali, sembrano discendere direttamente dagli aristocratici ed evoluti Ancestral Puebloans; ma anche le genti Navajos, che formano la più grande e potente comunità del Southwest, non possono dirsi estranee alla loro cultura. La mitologia, tra mille diversificate sfumature, testimonia di un’origine comune e autoctona, che accomuna gli Hopi con loro contestati vicini Navajos (da loro chiamati Tasavuh “schiaccia teste” perché si diceva che rompessero il cranio dei prigionieri con massi) e a tutte le altre tribù del Southwest. La storia della creazione presso gli Hopi descrive il passaggio attraverso tre mondi sotterranei. Il Primo Mondo: chiamato “Spazio infinito” conteneva le prime persone ed era un universo puro e felice. Fu distrutto da un incendio. Il Secondo Mondo: chiamato “La mezzanotte scura” fu distrutto dal freddo e ghiaccio. Il popolo Eletto sopravvisse in un formicaio e poi si arrampicò su una scala nel terzo mondo. Il Terzo Mondo fu distrutto dalle inondazioni. Spider Woman salvò questi antenati, nascondendoli in canne e trascinandoli sulla terraferma nel Quarto Mondo. Il quarto mondo: chiamato “Il mondo completo” o “mondo scintillante” il cui custode è Masaw, il Dio del Fuoco. Questo mondo non è come i tre precedenti, che sono stati bloccati da acqua e ghiaccio. Nei mondi precedenti gli uomini erano stati ben preparati, ma il quarto mondo ha mostrato di essere duro, con deserti, paludi, montagne, e violente tempeste. Gli Hopi dicono che questo mondo sta per finire e il Quinto Mondo è cominciato. L’emersione avvenne attraverso il sípahpuni “luogo di nascita” la cui forma simbolica è il foro sul pavimento del kiva. Kiva è la parola Hopi per “stanza cerimoniale” e le caratteristiche di questa costruzione ricordano la più antica delle abitazioni: la pithouse o “casa a fossa”. Questo ombelico del mondo coincide per i Navajos e i Pueblos del Rio Grande con la tana di un tasso tra le montagne a South-east del Colorado; per gli Zuñi è situato in un luogo le cui acque si spalancarono per consentire il passaggio degli uomini. Per gli Hopi, il buco altissimo sulla volta del mondo sotterraneo, che fu raggiunto arrampicandosi con l’aiuto di uno scoiattolo su di un albero la cui cima emergeva, attraverso il Sipapu, in un punto lungo il Little Colorado. Sarà lì che ciascuno ritornerà dopo la propria morte, per incontrare Kwanitaqa (il dio che può guardare nel cuore degli uomini) e da lì, in seguito, raggiungerà il Popolo delle nubi, da cui dipendono l’abbondanza del raccolto e il benessere della tribù.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: CANYON DE CHELLY NATIONAL MONUMENT Driving distance: 40 miles Driving time: 2 hours Trails: White House Ruin

Il Visitor Center espone un elenco delle attività consigliate a seconda del tempo a disposizione. In alcune piazzole panoramiche sono installati cannocchiali che consentono di individuare le numerose dimore che gli Ancestral Puebloans ricavarono nelle cavità naturali delle pareti a strapiombo. Gli overlook del South Rim (Driving distance 20 miles – driving time 2 hours round trip) si trovano sulla BIA-7 che parte da Chinle. Tunnel Canyon Overlook (Mile 2.0) è poco interessante. Tseyi Overlook (Mile 2.3) si erge sopra una curva a gomito del canyon. Junction Overlook (Mile 3.7) domina l’incontro fra il Canyon di Chelly ed il Canyon del Muerto. Inerpicandosi sulle rocce si può vedere il Canyon de Chelly che si restringe in lontananza ed un hogan immediatamente sotto. Si raggiunge il White House Overlook (Mile 5.9) da dove si ammira la White House Ruin sullo sfondo di una parete pallida e maestosa che sembra tagliata con il coltello. Dopo altre 11 miles lo Sliding House Overlook (Mile 12.0) da cui si avvistano rovine Ancestral Puebloans che sembrano scivolare (sliding) lungo le pareti del canyon verso i campi sottostanti. Si raggiungono, infine, Wild Cherry Overlook, Face Rock Overlook (Mile 19.6) e lo splendido Spider Rock (altezza 240 metri) (Mile 20.6). Lo spettacolo è mozzafiato: due immense torri naturali a sentinella dell’imbocco east del canyon che lasciano a bocca aperta. Il salto è immenso. Spider Rock è la casa della Spider Woman (Donna Ragno) (navajo: Na’ashjéii asdzáá). Quando i Dinè sono giunti in questo quarto mondo (“mondo scintillante”) dal precedente terzo mondo, i mostri vagavano per la terra e uccidevano molte persone. Spider Woman utilizzò i suoi poteri soprannaturali per inviare l’Uccisore di Mostri e Nato dall’acqua nella ricerca del loro padre, il Dio Sole. Quando lo trovarono egli insegnò loro come fare a distruggere i mostri. Spider Woman è onorata come una divinità tra i Dinè, e lei ha scelto la parte superiore di Spider Rock come la sua casa e assume due ruoli importanti nella mitologia navajo. Il primo ruolo è come maestra della tessitura aiutata da suo marito, Spider Man, che costruì il primo telaio utilizzando le corde del cielo e della terra, i raggi del sole, il cristallo di rocca, i fulmini e un alone di sole. Il pettine fu fatto con un guscio bianco. L’altro ruolo è quello di insegnare ai bambini l’obbedienza. Chi non si comporta bene è mangiato da Spider Woman dopo che Talking God (“Dio Parlante”), che vive ai piedi di Spider Rock, ha parlato, attraverso gli spiriti del vento, per istruirla su come trovare i bambini cattivi. La cima di Spider Rock, si dice, è bianca a causa delle ossa di questi bambini.

White House Ruins Trail – Distance round trip 4 km – Trailhead Elevation 1828 metri – Elevation Gain 152 metri – Time round trip 1.5 hours (Afternoon). Dal Tseyi Overlook si scende lungo un sentiero che conduce in fondo al canyon, circa 300 metri più in basso, e poi verso le rovine della White House. Occorrono mediamente 40 minuti per scendere, secondo le proprie energie. La passeggiata è indimenticabile ed è fattibile anche per non esperti. Il panorama circostante si svela ad ogni curva sempre più bello e lungo il percorso si contano anche un paio di brevi gallerie scavate nella roccia, cactus e lucertole. La pista raggiunge una fattoria e un frutteto prima di attraversare il fiume e giungere alle rovine. Vicino al torrente, poco prima della seconda galleria, c’è un’interessante scorciatoia in una stretta gola, percorribile utilizzando vecchie buche per i piedi scolpite nelle pareti di arenaria. Il paesaggio è allo stesso tempo aspro e morbido, come sempre dominato dal rosso/bruno della roccia ma arricchito dal verde acceso della vegetazione dei campi coltivati. Le rovine della White House, antico insediamento Ancestral Puebloans che risale a più di 1200 anni fa, sono molto ben conservate e incastonate in una parete talmente alta e spiovente che a fatica se ne vede la fine e costituiscono una delle principali attrazioni del canyon. Sono più piccole di quelle di Mesa Verde, ma in un contesto molto più spettacolare. Lì accanto, artigiani navajo esibiscono i loro manufatti. L’atmosfera che si respira è quella di una vita tranquilla e laboriosa, forse la stessa atmosfera che vi si respirava un paio di secoli fa, prima che Chelly divenisse terra di conquista. La sacralità del luogo, dove tanto sangue è stato versato, la si percepisce nel silenzio quasi irreale. La risalita, per la stessa strada è piuttosto faticosa. Ma la lentezza nel procedere ha anche i suoi lati positivi: la vista può attardarsi con più attenzione dietro ogni roccia, lungo le pareti scoscese, giù per il ripido sentiero ormai alle spalle.

Dall’Holiday Inn Garcia Trading Post partono i tour del Canyon de Chelly Unimog Tours, un’impresa di Leon Skyhorse Thomas. Il trip con guida è l’unico modo per visitare il canyon “dal basso” e si può fare in comitiva sugli unimog scherzosamente definiti “scuoti e cuoci”. Visite di mezza giornata con partenza alle 9 e 13 o 14, a seconda della stagione, portano i visitatori nella metà inferiore di entrambi i Canyon de Chelly e Canyon del Muerto in ore 3 ½. Il tour di un’intera giornata iniziano in primavera fino al tardo autunno. Essi partono alle 9 e rientrano alle 17. L’escursione di una giornata intera consiste in un round trip di 97 km attraverso il Canyon del Muerto fino a Mummy Cave e Canyon de Chelly fino a Spider Rock. Il giro base di tre ore in partenza dal Thunderbird Lodge include Antelope House Ruin nel Canyon Del Muerto e le White House Ruin nel Canyon de Chelly. La distanza totale percorsa è 39 km.

Il tour inizia con l’ingresso al canyon attraverso il Chinle wash, fiume stagionale con piena in primavera, delimitato da alte pareti di arenaria. In un paio di minuti raggiunge il punto da cui si diramano il Canyon del Muerto a north-east e il Canyon de Chelly a south-east. La sezione North è più breve, ma emotivamente più intensa. La particolarità del “de Chelly” è che è ancora abitato. È tutto un susseguirsi di petroglifi sia recenti che antichi, oltre alle “cliff dwellings” sulle pareti del canyon. L’atmosfera è suggestiva mentre si prosegue ballonzolando sul letto asciutto del fiume. Notevole lo stop, nel canyon del Muerto, a Ledge Ruin (“Rovine sulla sporgenza”) e soprattutto ad Antelope House dove si ammirano piccoli agglomerati in cui vivevano le antiche popolazioni native. Alla fine del tour della parte North (non tutto il Canyon del Muerto) è emozionante la sosta sotto la Navajo Fortress, una piccola sporgenza sospesa nel canyon dove si asserragliarono i navajos prima di essere sopraffatti. Si visitano i siti di Kokopelli Cave (petroglifi), Petroglyph Rock, First Ruin, Junction Ruin e Ceremonial Cave. Il tour prosegue lungo il ramo south del National Monument. L’attrazione principale è la White House Ruin. É una delle immagini più caratteristiche del parco e se non si fa il tour guidato è anche l’unico trail che sia possibile fare da soli. Non scegliere il tour guidato e limitarsi a qualche scorcio dall’alto è una grossa perdita. Per di più dalla strada sopra il canyon non si vede molto e per scattare qualche foto occorre un buon teleobiettivo; meglio lesinare su altro, ma non su questo. Hope Arch . Questo splendido arco è a ovest di Chinle. È considerato da molti il più bell’arco degli USA. L’arco ha una larghezza di 20 metri ed un’apertura verticale di 21.5 metri. Occorre una guida navajo per visitarlo.

Caféteria: Thundrbird Lodge Cena: Garcia’s Restaurant (ristorante dell’Holiday Inn) a misura d’uomo con serate di concerto. Piatti messicani abbondanti e preparati con cura. Buone le Fajita e la lombata marinata dei cowboy.

Night in: Chinle Accomodation: Holiday Inn Garcia Trading Post – Pool

DAY OF JOURNEY 12 From: Chinle to Winslow

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: HUBBELL TRADING POST NATURAL HISTORIC SITE Summer park hours are 8 a.m. – 6 p.m. daily from April 30th to September 8th. PETRIFIED FOREST NATIONAL PARK Park and Visitor Center hours: May 10–September 7 7am to 7pm Driving distance: 135 miles Driving time: 2 hours 30 minutes Trails: Long Logs Walk

Da Chinle percorrere verso south la US-191 lungo la Beautiful Valley fino alla congiunzione con la SR-264. Percorrere per 5.9 miles la strada verso east in direzione di Ganado. Svoltare a destra percorrendo un viale alberato fino all’HUBBELL TRADING POST NATURAL HISTORIC SITE uno spaccio fondato nel 1870, ora anche museo, dove è possibile vedere i tessitori navajo all’opera. Lo spaccio è famoso per la coperta Ganado Red con un motivo scarlatto ed un rombo o una croce al centro. Raggiungere Ganado. Percorrere la US-91 verso south, incontrando i villaggi di Klagetoh (navajo: Leeyi ‘to “acqua sotto terra”) e Wide Ruins, fino a Chambers fuori dalla Navajo Reservation. VARIANTE: Proseguire verso east lungo la SR-264 fino a raggiungere Window Rock capitale della Navajo Nation al confine tra Arizona e New Mexico. La “città” e la Window Roch – un imponente buco circolare su di un dirupo di arenaria – sono a 1.5 miles a north della BIA-12. La. Chiedere per i permessi eventuali per il Coal Mine Canyon. Proseguire verso south sulla BIA-12 o Trader’s Routes attraversando i villaggi di Oak Springs e Lupton. Raggiungere Chambers percorrendo la I-40. (Driving distance 41 miles – driving time 50 minutes)

Il tratto da Chambers fino alle porte di Flagstaff fa parte dell’Historical Route 66. Percorrere in direzione west la I-40, costeggiando il Puerco River, fino all’Exit 311 North (22 miles). Dopo 1 miles si giunge al PETRIFIED FOREST NATIONAL PARK ad un’altitudine media di 1650 metri sul bordo del Painted Desert (dallo spagnolo “El Desierto Pintura”) un’area di argille e arenarie un tempo paludosa, una torta dagli strati multicolore, che copre gran parte dell’Arizona settentrionale e che si estende dal Grand Canyon in direzione sud-est, lungo il lato nord del Little Colorado River. Al Painted Desert Visitor Center (USD 10 a veicolo) (1759 m s.l.m.) si può seguire un filmato di 17 minuti sul processo di fossilizzazione del legno . I tronchi di grandi alberi caduti e trasportati a valle dai fiumi, 225 milioni di anni fa, vennero progressivamente coperti da fango e ceneri vulcaniche. Iniziò quindi un processo che rallentò la decomposizione del legno e le acque, ricche di sali minerali, penetrarono nei tronchi fino a sostituire le fibre del legno. Questo lungo processo di calcificazione trasformò i tronchi di legno in veri e propri tronchi di pietra. I Paiute ritenevano che i resti pietrificati fossero le frecce del loro dio del tuono Shinuav. I Navajo erano convinti si trattasse delle ossa del mostro Yietso, il “Grande Gigante” ucciso dai loro antenati quando giunsero nel Southwest. Il parco si visita percorrendo la Petrified Forest Road. Il primo viewpoint è Tiponi Point, poi segue un Overlook e Tawa Point. Il Painted Desert Rim Trail è un facile sentiero sterrato (1.9 km round trip) lungo il bordo del Painted Desert tra Tawa Point e Kachina Point e abbraccia il bordo di questa mesa spazzata dal vento, fornendo vedute “dramatic” a lunga distanza tra cui Pilot Rock a north-east e Chinde Mesa a north, con buona probabilità di incontri con numerose specie di animali e di molti tipi di piante lungo il sentiero. Il paesaggio s’ammira anche dalle finestre panoramiche del Painted Desert Inn National Historic Landmark (hotel) 1.3 miles più avanti. Dallo sperone di roccia dietro l’albergo che segna il Kachina Point iniziano vari sentieri (800 metri). Seguirli è l’unico modo per apprezzare la grandiosità del luogo, ma anche il sentiero più breve implica una calda e faticosa risalita.

Lungo il percorso della Petrified Forest Road s’incontrano altri 5 viewpoint: Chinde Point (1) (area pic-nic con acqua e restroom nei mesi più caldi) dove un sentiero lastricato conduce più a nord e si affaccia senza ostacoli sul Painted Desert, una sorta di passerella naturale protesa sulle variopinte conformazioni e forse il migliore punto d’osservazione sul Painted Desert;

Pintado Point (2) (spagnolo “Dipinto”);

Nizhoni Point (3) (navajo: Nizhoni “Bello”);

Whipple Point (4);

Lacey Point (5). Dopo 6 miles la strada incrocia l’interstatale e l’ampio Puerco River, solitamente secco.

Sulla railway è possibile osservare il passaggio del treno della Santa Fe Railway, centinaia e centinaia di vagoni in mezzo al niente. Poco oltre (10.7 miles) un breve sentiero porta al Puerco Indian Ruin (un piccolo pueblo interessante). restroom nei mesi più caldi. Poco più avanti il Newpaper Rock (11.6 miles) è un gruppo di massi coperti di antichi graffiti. Avvicinarli è proibito, ma è possibile vederli col binocolo. Dopo le bizzarre collinette di Teepees, calanchi colorati simili alle tipiche tende dei nativi delle pianure, si arriva al Petrified Forest National Park. I trails sono brevi, non particolarmente lunghi o faticosi. Dopo 15.2 miles c’è la deviazione per lo spettacolare Blue Mesa – così chiamata per le sue alture colorate di viola e blue – in una piccola valle circondata da badlands multicolori. Il trail è abbastanza breve (solo 1.6 km loop), però per scendere nella “valle” occorre affrontare una forte pendenza che rallenta e la salita al ritorno. Più avanti si raggiunge l’Agate Bridge, un ponte formato da un tronco appoggiato sulle due rive di un torrente in secca, e la Jasper Forest a 18.2 miles, uno dei migliori punti panoramici del parco (seguire un breve tratto di strada per vedere l’Agate Bridge, un tronco completo attraverso il letto asciutto del torrente). La Crystal Forest è a 20 miles. Qui i tronchi sono vicinissimi al sentiero pedonale e sono sezionati come fette di salame. La mineralizzazione ha conferito ai tronchi delle colorazioni incredibili. Uno spettacolo (1.3 km loop). Poco oltre, sulla destra, la sagoma della Battleship (nave da battaglia). Il sentiero più affollato del parco è il Long Logs, (1.6 km loop) vicino all’entrata meridionale del parco (al 25 miles) lungo la Rainbow Forest. È un percorso utile, insieme alla guida in vendita al Rainbow Forest Museum, per capire il meccanismo della fossilizzazione. È in piano e si addentra nel parco dove si riscontra la maggiore concentrazione di tronchi pietrificati della zona tra cui alcuni grossi esemplari. Un sentiero laterale porta, dopo altri 1.5 km (round trip), ad un poggio con i resti di un pueblo di 700 anni fa, l’Agate House (una rovina restaurata piuttosto banale interamente costruita con legno fossile). Di fronte al Long Logs inizia il Giant Logs – (640 metri loop) – percorso lastricato con alcuni dei più grandi tronchi pietrificati del parco. Il tronco più grande, “Old Faithful” misura oltre 2.74 metri alla base. Al Rainbow Forest Museum (1669 m s.l.m.) c’è una mostra sul legno pietrificato e lo scheletro ricostruito di un celurosauro bipede “Gertie” ed un fitosauro simile ad un coccodrillo. La Petrified Forest Road è lunga 28 miles, ma se si percorrono tutte le deviazioni si può salire a 38 miles. Preventivare almeno 3 ore per la visita, comprensiva dei trails indicati.

Usciti dal parco percorrere verso west la I-40 fino a raggiungere Holbrook (curioso per il Wigwam Village, un motel restaurato a forma di tenda indiana) e successivamente Winslow. Notte a WINSLOW (1478 m s.l.m.) (navajo: Béésh Sinil or Béésinil) – cittadina nata come fermata ferroviaria nel 1882 – presso l’HOTEL LA POSADA (Exit 255 provenendo da east e 252 da west), antico albergo ferroviario con le porte della reception che si aprono sui binari. Stanze dedicate a personaggi che vi hanno soggiornato (Gary Cooper, ecc).

Night in: Winslow Accomodation: La Posada con ottimo ristorante con cucina del Southovest. Piatti da USD 20, ma livello superiore ad altri locale lungo l’autostrada per 65 miglia.

DAY OF JOURNEY 13 From: Winslow to Cameron

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: WUPATKI NATIONAL MONUMENT Scenic Drive, trails open all year, from sunrise to sunset – The Visitor Center 9:00 AM – 5:00 PM MST SUNSET CRATER NATIONAL MONUMENT Scenic Drive, trails open all year, from sunrise to sunset The Visitor Center 8:00 AM – 5:00 PM MST HOMOL’OVI RUINS STATE PARK LITTLE PAINTED DESERT COUNTY PARK HOPI RESERVATION COAL MINE CANYON Driving distance: 120 miles Driving time: 2 hours 30 minutes

Percorrere 18 miles a west di Winslow e svoltare all’Exit 233 prendendo a sinistra una strada di 6 miles che porta al METEOR CRATER (1740 m s.l.m.). Quattro aree di osservazione dietro il Meteor Crater Interactive Learning Center consentono di visualizzare il cratere dal Rim. Telescopi d’osservazione consentono uno sguardo da vicino ai punti di interesse nel cratere. Visite guidate giornaliere di circa 480 metri attorno al Rim. Le visite guidate partono ogni ora dalle 9:15 fino alle 2:15 pm, e durano circa 1 ora, tempo permettendo. Costo USD 15. Una galleria moderna di fianco al parcheggio rappresenta l’Astronauts Hall of Fame dove si spiega come i primi uomini andati sulla luna si allenassero sulla superficie del cratere. 22 miles a south di Cameron imboccare la NF 545 sulla sinistra per il WUPATKI NATIONAL MONUMENT (map). Wupatki in hopi significa “Casa alta”. S’incontra il Nalakihu Pueblo, il Citadel Pueblo, il Lomaki Pueblo. Vero punto di partenza è l’ottimo Visitor Center (9.00 am – 7.00 pm). Nelle vicinanze il Wupatki Pueblo, con rovine ben conservate poste tra il deserto e i vulcani. Il blocco principale del pueblo è su tre piani e comprende 100 camere, composte da una serie di grotte naturali. La caratteristica più intrigante è più avanti. Prima s’incontra un anfiteatro poi una piazza circondata da mura e infine un cortile ovale per il gioco della palla di tradizione azteca. Lungo il campo alcune crepe hanno creato uno sfiatatoio naturale attraverso cui l’aria è aspirata e soffiata. Il “respiro” della terra ha fatto di questo luogo un santuario sacro. Altri siti affascinanti del parco sono il Wukoki (hopi: “Casa grande”) che si trova alla fine di una strada sterrata di 2.5 miles oltre il Visitor Center e vicino ad una fila di coni di cenere. Ritornare sulla NF 545 e percorrerla verso south dove s’incontra il Painted Desert Vista e il SUNSET CRATER NATIONAL MONUMENT (map). Il suo cono si dilata da una base nera attraverso tutti colori del tramonto fino alla cresta tinta di giallo. Non è possibile arrampicarsi fino al bordo. Fermarsi al Cinder Hills Overlook e più avanti si può prendere il Lava Flow Trail (1 miles 30 minutes – round trip) alla base del cratere. Più avanti il Lenox Crater. Si esce dal parco sulla US-89 da percorrere velocemente fino a Cameron. (99 miles in più – driving time 2 hours round trip). VARIANTE: Percorrere verso east un breve tratto della SR-66 che dopo 3.4 miles volge a north diventando la SR-87. Dopo circa 3 miles deviare a sinistra verso lo HOMOL’OVI RUINS STATE PARK parola Hopi che significa “Il luogo dei piccoli colli”. Il sito archeologico, situato lungo il corso del Little Colorado River, è davvero selvaggio. Da qui si può vedere il fiume e spaziare con la vista fino ai Buttes e ai San Francisco Peaks. I 5 insediamenti archeologici del parco (visitabili solo il I° e il II°) posti a valle ed a monte del Visitor Center, sono situati in una vasta pianura: cumuli di terra hanno nascosto il passato e i segreti degli antichi abitanti di questa zona, gli Hisat-Sinom antenati degli Hopi. È possibile assistere, in estate, a campagne di scavo. Riprendere la SR-87, che attraversa un territorio superbo e desolato costellato di colline sulle frange occidentali del Painted Desert. Dopo 13.3 miles sulla sinistra il Borderland Trading Post , e dopo altre 0.9 miles una nuova deviazione sulla sinistra conduce al LITTLE PAINTED DESERT COUNTY PARK che si percorre in auto per circa 3 miles (semi loop) (consigliata la vista a nord). La strada corre parallela al Palatkwapi Trail che collegava in tempi antichi Walpi, antico pueblo Hopi, a Verde Valley (nei pressi di Sedona) attraversando Winslow e percorso anche dagli uomini di Coronado nel 1530. Dopo altre 4.2 miles si rientra nella Navajo Reservation. Dopo altre 4 miles circa (8.2 dal Little Painted Desert), girare a destra per Castle Butte (1769 m s.l.m.) sulla BIA-60 o Low Mountain Road incontrando a destra French Butte e di fronte a sinistra Cockscomb Butte e Harrowhead Butte, poi a sinistra Chezhin Chotah Butte e di fronte a destra le Echo Spring Mountain e più avanti, prima di incontrare la BIA-15, Wide Butte. Proseguire fino a Dilkon con Dilkon Hill a destra, poco prima dell’incrocio con la BIA-15 e le sue West Sand Dune. Percorrere la BIA-15 a east incontrando prima sulla sinistra Flat Butte osservando lontano sulla destra Sheep Butte e Malpais Mesa. È la regione delle Hopi Buttes, (Navajo: Tsezhin Bii “dentro rocce nere”) resti di vulcani resistenti all’erosione. 2.4 miles prima di Bidahochi s’incontra sulla sinistra il Coliseum Maar, un cratere di esplosione vulcanica (800 m di diametro) creato quando la lava ha interagito con le acque sotterranee. Il tuffo verso l’interno e la forma circolare della Maar sono simili al Colosseo. È possibile avvicinarsi. La strada si congiunge alla BIA-6 (è la SR-77 che cambia nome entrando nella Navajo Reservation) a Bidahochi dominata dal Bidahochi Butte. Risalire a north sempre sulla BIA- 6 sorpassando a sinistra Tesihim Butte e di fronte Deshgish Butte fino a White Cone . (Bidahochi = “una zona rossa che scende giù, che si estende verso il basso”). Si entra nella HOPI RESERVATION, costituita da 12 autonomi villaggi di pietra in cima alla First, Second e Third Mesa e da Moenkopi, diversi chilometri a west, vicino a Tuba City. Le tre Mesa sono tre dita di roccia sterile e senza attrattive che spuntano dai fianchi meridionali delle Black Mesa. VARIANTE: Percorere la SR-87, che attraversa un territorio superbo e desolato, fino ad incrociare la BIA-15 con Elephant Butte e Pyramid Butte alla sinistra.

Poco oltre il confine della Reservation la BIA- 6 incontra la SR-264 dopo 24 miles da Bidahochi. Girare a sinistra in direzione di Keams Canyon (poco prima di raggiungerlo si entra in un’enclave Navajo). A Keams Canyon (Hopi: Pongsikvi (pron: Pongsikya; navajo: Lók’a’deeshjin), insediamento che si trova alla foce di un canyon boscoso, si trova il McGeès Indian Art Gallery, il posto migliore per fare shopping di artigianato contemporaneo di alta qualità e bambole Kachina. Questo negozio è adiacente ad un negozio di generi alimentari ed è stato un Trading Post per più di 100 anni. (Driving distance 87 miles – driving time 2 hours).

Il nome Hopi deriva dalla parola con cui i nativi definiscono se stessi: Hopituh Shi-nu-mu, “Gente pacifica”. Sono i discendenti degli Ancestral Puebloans che essi chiamano Hisat-Sinom (“gente di un tempo”). Tuttavia fino agli anni 20 del secolo scorso erano conosciuti col nome: Moki o Moqui. Poiché suonava simile alla parola che significa “morti” cambiarono il loro nome in Hopi. Sono gente fiera e isolata, raccolti all’interno di una Reservation circondata da quella più estesa dei Navajo ed hanno uno stile di vita molto diverso. I Navajo li chiamano Oozéí, o Ayahkinii “persona che vive in una casa sotterranea”. I loro villaggi, sempre rivolti verso East, sono cambiati poco ri­spetto all’epoca Pueblo. Gli uomini coltivano a secco in aree con solo 25 centimetri di pioggia l’anno. Le donne creano vasi e cestini; i bambini giocano nelle strade polverose. Gli Hopi sostengono che, dopo l’espulsione dai tre mondi sotterranei perché in disaccordo con lo Spirito Creatore, gli uomini entrarono nel quarto mondo dal Sipapu e incontrarono Masaw, il guardiano della terra (simbolo del clan del fuoco) che li inviò a viaggiare verso i quattro punti cardinali. Masaw offrì loro una pannocchia. Gli altri popoli presero pannocchie di mais più grandi e agli Hopi lasciarono la corta pannocchia blu (Blue Corn). Così capirono che la vita sarebbe stata difficile e per coltivare il necessario avrebbero dovuto imparare l’umiltà, la cooperazione ed il rispetto dell’ambiente. Quando nasce un bambino questo riceve una perfetta pannocchia di mais e una coperta speciale. Per la tradizione orale Hopi quella attuale è un’epoca di vagabondaggio, destinata a concludersi con un ritorno al centro dell’Universo, il Black Mesa. Gli Hopi usavano un termine per riferirsi alla loro terra: Masawtutsqua (“Terra di Masaw”). Oggi distinguono fra Tutsqua (“Terra” come costruzione politica) e Hopitututsqua (“Terra degli Hopi” che esprime un concetto religioso). La Hopi Reservation presenta una varietà incredibile di paesaggi, persone e villaggi che si possono raggiungere (ad eccezione dei luoghi sacri). Non ci sono rivelazioni particolari da raccogliere e questo può deludere alcuni e si può restare sgomenti di fronte ad un’estrema povertà, ma la Reservation è un’area dove i villaggi, la cultura e la spiritualità Hopi, sono unici. NON si può fotografare, ne fare registrazioni di alcun tipo.

Percorrere per 11.6 miles la SR-264 fino a raggiungere la First Mesa. Il villaggio più interessante è WALPI o Waalpi, in cima alla First Mesa (1771 m s.l.m.) ai cui piedi c’è il villaggio di Polacca , uno dei più recenti. Il nome deriva forse da Huálpé o Wálpé “casa di roccia” oppure Wálpi “roccia spezzata” o anche “luogo dello squarcio”e fu fondata dal Clan del Serpente. Da qui guidare per 1 miles su di una serpeggiante strada asfaltata che termina a Sitsomovi pron: Sichomovi (hopi: “il posto sulla collina dove crescono i fiori”). Posteggiare nelle vie polverose del villaggio e dalla Ponsi Hall Community Center inizia un’escursione di 40 minuti. C’è il tempo anche per osservare l’artigianato locale e mangiare un piiki (focaccina di mais blu) appena sfornato. Gli Hopi coltivano zucchine e fagioli, ma il mais è l’alimento di base. Vi è il mais giallo, rosso e blu. Walpi è bellissima e solitaria, abbarbicata sull’ultima parte della mesa. Oltre le case c’è il baratro, il deserto e in lontananza la Second Mesa. Connessa a Sichomovi da uno stretto ponte di pietra su di un precipizio alto più di 90 metri, le sue case sembrano appoggiarsi le une alle altre, come delle vecchie donne stanche, con le scale dei kiva che escono dai tetti e raggiungono il cielo. Si può visitarla solo accompagnati da una guida hopi. Curiosamente, Hanoki o Hano, il primo villaggio che si raggiunge successivamente, non è Hopi ma Tewa: fu costruito da­gli abitanti della regione del Rio Grande nel New Mexico, che qui cercarono rifugio nel 1696, durante una sfortunata rivolta contro gli spagnoli. Si prosegue sulla SR-264 dove, alla confluenza con la SR-87, si trova un distributore di gasoline . I villaggi tradizionali situati sulla Second Mesa sono Supawlawi pron: Shipaulovi “luogo delle zanzare” (nei pressi c’è il Secakuku Trading Post ), Musungnuvi pron: Mishongnovi e Songoopavi pron: Shongopavi . Il Cultural Center, il Restaurant ed il Motel Hopi sono situati su questa Mesa. La Caféteria offre pasti buoni e sostanziosi tra cui la prelibatezza locale chiamata Noqkwivi, uno stufato di agnello con polenta, la Tsili’ ongava (grande scodella di fagioli e carne bovina con chili e fried bread), Hopi tosado (insalata servita su di un letto di fried bread). Molti piatti a base di fagioli sono serviti con fried bread (una specie di frittella). Piatti a circa USD 7. (From Keams Canyon: Driving distance 19 miles – driving time 20 minutes senza soste). Uno dei posti migliori per ottenere una rapida formazione sull’arte e artigianato Hopi è Tsakurshovi un piccolo negozio 1.5 miles prima dell’Hopi Cultural Center. Questo negozio ha una vasta selezione di bambole tradizionali kachina e gioielli. Qui si può acquistare una T-Shirt “Don’t Worry Be Hopi”. Avvicinandosi alla Third Mesa (1919 m s.l.m.) s’incontra Kiqotsmovi pron: Kykotsmovi, “cumulo di rovine” la sede del governo tribale degli Hopi . Si raggiunge Orayvi pron: Oraibi. Il villaggio di Old Oraibi eretto nel 1125 d.C. è il più antico centro degli Stati Uniti abitato ininterrottamente. A north del villaggio sono visibili le rovine di una missione spagnola del 1629.

Nel 1900 Old Oraibi contava una delle popola­zioni più numerose della riserva (800 anime), ma per i contrasti tra i capi molti se ne andarono. Nel 1906, nella prima grande disputa, due capi proclamarono la “guer­ra a spintoni” in cui i due gruppi rivali si spinsero finché una delle due parti non superò una linea tracciata per terra. Lo sconfitto, You-kew-ma, si autoesiliò e fondò Hoatvela pron: Hote­villa (1919 m s.l.m.) a 4 miglia di distanza. In segui­to, alcuni cercarono di tornare a Old Oraibi ma furo­no di nuovo scacciati nel 1909. Diedero vita a una nuova comunità, Paaqavi di fronte a Hotevilla pron: Bacavi “canna”. Altri si trasferirono a New Oraibi, ai piedi della mesa, chia­mato anche Kykotsmovi, sede del moderno governo tribale hopi, che però, fin dalla sua creazione negli anni ‘30 da parte del governo federale, è motivo di continui conflitti tra i villaggi, abituati alla tradizio­nale autonomia. Alla domanda su che cosa significhi essere un Hopi, un membro della tribù ha risposto che «Hopi non si nasce, si diventa». Nell’Hopi Cultural Center ha sede l’Hopi Museum, punto di partenza per scoprire la grande tradizione dell’artigianato Hopi: le bambole Kachina, i canestri di yucca intrecciata o vimini, terrecotte, monili e sculture, con mostre modeste ma d’effetto sull’arte e sulla cultura hopi. Ogni mesa è specializzata in una determinata forma artistica. La First Mesa è famosa per le terrecotte che le donne modella­no a mano, lucidano con una pietra pomice e cuociono all’aperto di solito uti­lizzando letame essiccato. Gli elaborati disegni dei vasi sono dipinti a mano con fini pennelli di fibra di yucca e tinture naturali. La Second e Third Mesa sono note per i cestini, alcuni realizzati con vimini intrecciati, altri con yucca at­torcigliata. Le bambole kachina, forse i più celebri manufatti hopi, sono create in tutte le mesas da artigiani che le ricavano dalle radici dei pioppi neri. Gli orafi hopi sono specializzati in un peculiare stile di argentatura e lavorano turchesi, ambra nera, corallo, conchiglie e altre pietre semipreziose; alcuni usano montature d’oro. Molti artigiani lavorano sulla soglia di casa e vendono direttamente al pubblico. Il Cultural Center propone visite ai laboratori, ai negozi di artigianato, ai vil­laggi e ad altri siti d’interesse. Nei villaggi di Shungopavi, Sipaulovi e Mishongnovi, durante il periodo estivo, si tengono numerose cerimonie e danze spirituali e sociali storiche come le danze della pioggia, del flauto, del serpente. Le informazioni su queste manifestazioni sono di­sponibili presso l’Hopi Cultural Center. La più importante cerimonia è la Niman, o Danza della Casa, che si svolge a luglio quando le Kachinas (hopi: “portatore di vita”) – intermediari soprannaturali tra lo Spirito Creatore e il popolo della Terra – fanno ritorno alla loro casa invernale sui San Francisco Peaks dopo aver benedetto i raccolti e portato la benefica pioggia. I canti e le danze ipnotiche delle kachinas simboleggiano l’armonia di giusti pensieri e azioni necessarie per una vita equilibrata e per meritare il dono della pioggia. La mancanza di rispetto degli estranei snatura le danze hopi: pertanto, se si ha la fortuna di assi­stervi, ricordare che gli uomini e le donne devono vestire con decoro, non chiacchierare, fare domande o seguire le kachina e mai fotografare, ritrarre, ripren­dere o registrare le danze. Plaza Dance (aprile, maggio, e giugno). I ballerini di kachina compiono cerimonie di una giornata intera che durano dall’alba al tramonto, con interruzioni tra i balli. Wuko’uyis (in Giugno) è il tempo della semina del mais sacro, e dell’arrivo della pioggia per sostenere la sua crescita. Di notte, gli abitanti del villaggio ascoltano le canzoni kachina provenienti dalla Kivas, e Kachinas appariranno in tutti i villaggi Hopi. Uomini iniziati visitano il Kivas immersi nel fumo cerimoniale, per meditare e pregare per un raccolto abbondante. Nella prima giornata della danza tiikive le Kachinas appaiono fisicamente in piazza. Il loro arrivo è il segnale di buona fortuna, di umidità per tutta la vita vegetale. Durante la danza vengono serviti cibi sacri e elargiti doni in cibo – campioni del prossimo raccolto – per gli abitanti del villaggio. I Kachinas Clown appaiono e sottolineano il buon comportamento mostrando atti negativi. Al tramonto la danza si conclude, anche se può continuare il giorno successivo, e le Kachinas vengono mandate nel loro mondo spirituale.

Superata Third Mesa raggiungere Hoatvela pron: Hotevilla e Paaqawi pron: Bacavi (“Canne congiunte”) e poco oltre il COAL MINE CANYON (Coal in inglese “carbone”). Mesa e canyon sono così chiamati a causa del sottile deposito di carbone che si trova sparso in tutta l’area. Lasciare la strada statale tra i milepost 337 e 336. Deviare sulla destra, verso north. Percorrere un tratto della deviazione/sterrata fino a quando si vede un “windmill”, una specie di mulino a vento a struttura metallica e un serbatoio di acqua. Lasciare il mulino alla sinistra per circa 0,25 miglia fino al parcheggio con area per picnic all’interno di un recinto costituito da pochi tavoli e sedie di cemento circondato da nuda terra rossa.

Strada e parcheggio sono transitabili, ma può essere fangoso e scivoloso quando piove. Il luogo è pieno di rifiuti. Il vento soffia tutto il tempo e non ci sono servizi igienici, acqua o qualcosa di simile. Il Coal Mine Canyon (navajo: Honoo JI “Dente di sega”) è proprio lì dietro, uno splendido anfiteatro multicolore, di un’ampiezza ed una profondità tali che nessuna foto riesce a renderne l’idea. È uno dei tesori meno conosciuti dell’Arizona che non si dimentica. Uno spettacolo grandioso. (From Second Mesa: Driving distance 41 miles – driving time 40 minutes). Le formazioni rocciose hanno tutte le sfumature del blu, del viola, del grigio e dell’argilla (dipende dall’orario del giorno). È un unico viewpoint che si sviluppa lungo il Rim del canyon, ma la vista è veramente spettacolare, ad ogni metro si aprono scorci inaspettati sugli hoodoos e sulla vallata circostante. Gli hoodoos e le pareti del canyon sono stratificati in diversi colori. Lo strato nero appena sotto il bordo è un giacimento di carbone che gli Hopi hanno utilizzato per anni. Il rosso scisto è probabilmente il risultato di una intensa combustione. Occorre essere cauti quando si cammina nella zona, perché gli strati rocciosi sono fragili e potrebbero crollare sotto i piedi. Lungo il bordo del canyon c’è abbondanza di conchiglie fossili. Occorre un permesso del Navajo Nation Parks & Recreation Dept. La tassa è di USD 5 al giorno per escursioni. Dopo Coal Mine si esce dalla Hopi Reservation. Il primo villaggio è l’avamposto Hopi Munqapi pron: Moenkopi (“Il luogo dell’acqua che scorre”) appollaiato sulle scogliere che si affacciano sui campi di grano. Si attraversano alcuni aspri canyon e poco dopo ecco Tuba City (1512 m s.l.m.) dove il mercato delle pulci si tiene ogni venerdì e c’è una grande varietà di prodotti artigianali navajo e hopi, cibi locali come panini al montone e posole (una tipica zuppa) e frybread. Tuba City è a cavallo di due zone orarie, a east l’ora legale adottata dalla Navajo Nation, dall’altra l’ora dell’Arizona. In pratica nella comunità c’è molta varietà: gli uffici e le scuole tribali osservano l’ora legale, mentre molti commercianti non lo fanno. Il nome della città deriva molto probabilmente da Toova, un capo Hopi di Oraibi mentre il nome in lingua navajo, Tó Naneesdizí “acque zampillanti” con probabile riferimento al grande numero di sorgenti che si trovano sotto la superficie. Il Tuba Trading Post ha la forma ottagonale di un hogan navajo. Si può comprare il tappeto “Storm Pattern” (costoso) col motivo della riserva navajo occidentale. A Tuba City si trova anche il Van’s Trading Post . La strada è meravigliosa, fatta di badlands grigie e rosse con piccoli twister di sabbia che si formano qua e là e fattorie dei nativi. Ci sono poche piazzole dove sostare.

Svoltare nella US-160 o Navajo Trail da percorrere verso south per 11 miles (10 minutes). Imboccare verso south la US-89 fino a CAMERON (1281 m s.l.m.) (navajo: Na’ní’á Hasani) punto cruciale per gli scambi della Navajo Nation. Da qui si gode una bella veduta sul Little Colorado. Il Cameron Trading Post , fondato nel 1911, espone una grande quantità di pezzi d’arte e d’artigianato del Southwest comprese coperte navajo di altissima qualità. Nella galleria di pietra si trovano pezzi degni di un museo. (From Coal Mine Canyon: Driving distance 46 miles – driving time 45 minutes). Cena: Cameron Trading Post piacevole ristorante col soffitto in stagno ed un grande camino. Cibo non eccezionale.

Night in: Cameron Accomodation: Cameron Trading Post Hotel Lodge

DAY OF JOURNEY 14 From: Cameron to Flagstaff

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: GRAND CANYON NATIONAL PARK (map) Visitor Center is open daily 8:00 a.m. to 8:00 p.m. Driving distance: 58 miles Driving time: 1 hours 5 minutes

Poco a south di Cameron imboccare la SR-64 o Navahopi Road entrando sull’altopiano di Coconino (havasupai: ”piccola acqua “)e costeggiando sulla sinistra il Coconino Rim dell’omonimo altopiano. Dopo circa 16 miles il primo viewpoint verso le Shadow Mountains e con vista sul Little Colorado River Gorge. Al 30° miglio si esce dalla Navajo Reservation ed entrando in Arizona occorre mettere l’orologio indietro di 1 ora. Dopo altre 3 miles si giunge all’East Entrance del maestoso GRAND CANYON NATIONAL PARK (2267 m s.l.m. e nell’area del parco la strada diventa l’East Rim Drive. La grande profondità del Grand Canyon e in particolare l’altezza dei suoi strati (la maggior parte formatasi sotto il livello del mare) può essere attribuita all’innalzamento di 1500-3000 metri del Colorado Plateau cominciato circa 65 milioni di anni fa. Questo innalzamento ha accentuato il dislivello del corso del Colorado River e dei suoi affluenti, con un aumento della velocità delle acque e quindi della loro capacità di erosione delle rocce. Il bacino del Colorado River si è sviluppato 40 milioni di anni fa (il Grand Canyon stesso ha probabilmente meno di 5 o 6 milioni di anni) quando il Golfo della California si allargò e portò più in basso la foce del fiume (per l’erosione verso il basso occorsero gli ultimi due milioni di anni). Il risultato di questo fenomeno erosivo è una delle più complete colonne geologiche del pianeta. Per gli Hopi il Canyon era Ongtupka, la “Casa ancestrale”; per i Western Apache si trattava semplicemente di Ge d’cho, “Orlo della grande scogliera”. Gli Havasupai lo chiamavano Wikatata (“Bordo irregolare”). Il nome Paiute è Paxa’uwi’pi “canyon della grande acqua “. Il termine ‘uipi è la parola paiute per canyon. Sulle mappe spagnole era riportato come Rio Muy Grande e per i cercatori d’oro era il Big Cañon. Per i Paiute il Colorado River era la più importante fonte d’acqua. Lo chiamarono Pa-ha-weap interpretato come “acqua in giù nel profondo della terra”, o “lungo la via giù verso l’acqua'”. Dalle genti Paiute Kaiparowits è stato chiamato Paxa o ” grande acqua “. Il termine Paxa si riferisce specificamente al Colorado River, come il “fiume più potente” tra Southern Paiutes. I Paiute del North Rim si servono di una sola parola per riferirsi al Grand Canyon: “Kaibab” che significa “la montagna straiata” o ”la montagna aperta”. I primi spagnoli che videro il Grand Canyon chiamarono il fiume Tizón (“Tizzone”) per poi chiamarlo Rio Colorado (“Rosso”). Poco prima della confluenza del Little Colorado River (paiute: Oaxaxa) nel Colorado River c’è il leggendario Sipapu, il buco attraverso cui gli Hopi credono che gli esseri umani siano entrati in questo mondo, il quarto. È una cupola naturale, sulla cui cima sgorga una sorgente.

Si giunge al Desert View Point (Afternoon) con vista sulla Marble Platform, mentre il profilo del South Rim è delineato dai picchi desolati delle Palisades of the Desert. Il Desert View Watchtower è una singolare struttura cilindrica costruita nel 1932. (Driving distance 33 miles – driving time 32 minutes senza sosta al Little Colorado River Gorge) Percorrere la Desert View Drive (Driving time con soste circa 1 ora escluso lo stop a Shoshone Point) e raggiungere in ordine i viewpoint: Navajo Point, Lipan Point (Afternoon/Morning) con vista dell’Unkar Rapid e di una delle più ampie vedute del canyon e del Colorado River. Poco oltre a sinistra il Tusayan Ruin and Museum. I viewpoints si susseguono: Pinal Point, Papago Point, Zuñi Point, Moran Point (Morning) con vista del Red Canyon, Grandview Point con vista dell’Horseshoe Mesa mentre il Colorado River è visibile a east in tutta la sua ampiezza e forse è il punto dal quale gli spagnoli videro il Canyon nel 1540 con una vista superiore a quella del Grand Canyon Village. Nel giornale del parco sono indicati gli orari di alba e tramonto e i punti migliori per scattare foto. Lo Shoshone Point (Afternoon/Morning) è uno splendido e solitario viewpoint. La strada sterrata di 1 miles, percorribile solo a piedi, è normalmente chiusa al traffico auto da un cancello chiuso, anche se la visita a piedi è consentita senza autorizzazione. Il punto non è segnalato lungo la East Rim Drive, ma accanto al cancello c’è un parcheggio sulla destra, sul lato north, tra il milepost 244 e 245. Si accede al Rim attraverso un piacevole percorso di 20 minuti attraverso boschi di Ponderosa Pine. Lo Yaki Point (Sunrise/Afternoon – tramonto con vista su Cedar Ridge) ha una vista sul Wotan Throne e Vishnu Temple, Cedar Ridge e il South Kaibab Trail e lo Zoroaster Temple. Il popolo Yaqui di lingua Uto-azteca abitante in New Mexico. Allo Yaki Point si accede solo tramite un servizio di navetta interno e sempre lungo questo tratto si trova anche il trailhead per il South Kaibab Trail. Il Mather Point (Sunrise, Sunset) è il più vasto viewpoint tra quelli del Grand Canyon Village, a cui segue lo Yavapai Point (Afternoon). Qui si trova la Yavapai Observation Station dove un’esposizione illustra l’evoluzione del canyon. Infine giunti al Grand Canyon Village (2135 m s.l.m.) ai margini del canyon, incastrata fra la pineta e l’orlo.

Si possono utilizzare diversi Shuttle: Il Village Route, monotono, percorre un anello fra Grand Canyon Village ed il punto informazioni Canyon View Information Plaza (The Guide il giornale consegnato all’ingresso del parco rende inutile la visita al View Information Plaza). Il Kaibab Trail Route collega Canyon View Information Plaza e lo Yaki Point Il Desert View Route percorre la DesertView East entrance fino al Canyon View Information Plaza Il Tusayan Route percorre South Entrance Road fino al Canyon View Information Plaza Un altro shuttle è lo Hermit Rest Route che passa indicativamente ogni 15 minuti. A west del Grand Canyon Village si snoda, infatti, per 8 miles (13 Km) la Hermits Rest Route o West Rim Drive. Permette di ammirare una serie di panorami diversi, ma ugualmente suggestivi del Canyon. Per coprire l’intera lunghezza della Hermit Road senza scendere dalla navetta occorrono 90 minuti, mentre scendendo per brevi passeggiate occorrono circa 2 ore. I vari viewpoint sono: Trailview Overlook I; Trailview Overlook II; Maricopa Point (Morning) (da non perdere la visione a 360° e la vista dei “templi” di arenaria rossa Brahma e Zoroastro); Powell Point (Afternoon/Morning), Hopi Point (Sunset) una delle vedute più ampie del Grand Canyon, da cui si può vedere in lontananza il Colorado River che si abbatte con violenza sulle Granite Rapids; Mohave Point (Afternoon) (dal nome di una tribù che abitava le terre lungo il corso inferiore del Colorado River e che consente di vedere e a volte anche di udire, lo scroscio delle Hermit Rapids); The Abyss una scogliera alta circa 1000 metri che offre una delle più impressionanti vedute del Parco; Pima Point (Afternoon); Yuma Point; Hermits Rest (Afternoon). All’andata lo Shuttle effettua numerose fermate, ma al ritorno queste si riducono a due, ovvero Mohave Point e Hopi Point.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: GRAND CANYON NATIONAL PARK Driving distance: 80 miles Driving time: 1 hours 30 minutes

Lasciare il Grand Canyon verso south lungo la SR-64 (o US-180) verso Valle attraversando Tusayan . Qui c’è il cinema IMAX nel quale si proietta a ciclo continuo un film in HD sul canyon di 34 minuti su schermo di 25 metri. Groups: USD 8 net per person. Raggiungere Williams. Piccola ma molto bella, la struttura è quella classica dei villaggi del West, tutto su una strada con numerosi motel e ristoranti nostalgici (Twisters Café gremito di oggetti anni cinquanta). Non una strada qualunque, ma la mitica Mother Road di John Steinbeck ovvero la Historical Route 66. Al distributore all’entrata del paese vendono targhe di auto, tutte originali e con bollino distintivo, pagandole circa USD 4 l’una. Gli abitanti indossano il cappello da Cowboy. VARIANTE: Seguire la US-180 verso Flagstaff attraverso la Kaibab National Forest (Kaibab per i Paiute era Kaivavitsi la “Montagna sdraiata”), la più grande foresta di Ponderosa Pine (“pini gialli”) del North America. Sulla sulla destra si vedono le cime dentellate del San Francisco Volcanic Field (circa 600 differenti coni vulcanici) nominato dagli spagnoli nel 1529 “Il regno di San Francesco”. I San Francisco Peacks (ciò che resta di un singolo strato vulcano con la sua vetta più alta l’Humphrey Peak (3852 m s.l.m.) – sono ammantati di nuvole e sono monti venerati dai nativi. Per gli Hopi è Nuvatukya’ovi il “luogo alto della neve” e per i Navajo Dook’o’oosliid “luccica sempre in cima”. Un altro nome dato a questi picchi era Sierra sin Agua (“Catena montuosa senza acqua”). Questo tratto della US-180 è la San Francisco Peaks Scenic Road. Non è consigliata in caso di cattive condizioni atmosferiche. Poco prima di FLAGSTAFF (2135 m s.l.m.) s’incontra il Museum of Northern Arizona, posto tra Ponderosa Pine in riva al Rio de Flag. Il Museum ospita una delle collezioni di artigianato dei nativi americani più complete del Southwest. La Galleria archeologica conserva ceramiche dei Sinagua, e la Galleria etnologica documenta 12.000 anni di culture tribali Hopi, Zuñi, Navajo, e Pai. La Galleria geologica espone la riproduzione di un Dilophosaurus (9am – 5pm). La strada prende il nome di N Fort Valley Road e poi come N Humphreys St. fino al Motel. Flagstaff gode di una posizione fantastica immersa nella più grande pineta di Ponderosa Pine del mondo. È la più vivace e piacevole città dell’Arizona. Il Centro ha il fascino del Wildwest tra locande e saloon frequentati da nativi e cowboy. La Santa Fe Avenue di Flagstaff era un tratto della Historical Route 66 e prima ancora la pista percorsa dai pionieri verso west. La primavera e l’inizio dell’estate sono molto ventose, le notti sono abbastanza fredde e capita che nevichi a luglio. Il Motel dista 0.8 miles dal centro storico della cittadina (San Francisco Street). A Flagstaff c’è il Lowell Observatory aperto ogni sera per osservare le stelle (giugno lunedì-sabato alle ore 20). (Driving distance 77 miles – driving time 1 hour 20 minutes)

Night in: Williams Accomodation

DAY OF JOURNEY 15 From: Flagstaff to Las Vegas

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: LAS VEGAS Driving distance: 165 miles Driving time: 2 hours 55 minutes

All’Exit 139, 6 miles oltre Ash Fork – una piccola comunità di ranchero che si estende lungo una curva della I-40 – si esce dai boschi e si può prendere a north la Crookton Road, tra le Upland Mountain, attraversando paesaggi che evocano i pionieri del West, e che porta a Seligman (19 miles e 17 minutes dall’Exit 139) una cittadina divertente con tavole calde stile Route 66. Da qui si può continuare per un lungo tratto dell’HISTORICAL ROUTE 66. La strada attraversa villaggi decadenti e parte della Hualapai Indian Reserve verso Peach Springs (1457 m s.l.m.) capoluogo della riserva (37.3 miles e 35 minutes da Seligman). Dispone di un piccolo negozio di alimentari, ma non sono presenti stazioni di servizio. Da vedere l’Hackberry General Store/museum al mile maker 80, 22 miles dopo Peach Springs. Gli Hualapai (en: Wall-ah-pie), il “Popolo degli alti pini,” hanno vissuto nel Southwest per innumerevoli generazioni. Erano principalmente cacciatori nomadi e raccoglitori.

Da qui si raggiunge poi Kingman (1016 m s.l.m.) situata nella pittoresca Hualapai Valley tra le catene montuose Cerbat e Hualapai, oltre la quale si ritorna sulla I-40 (From Peach Spring: Driving distance 52 miles – driving time 1 hours 5 minutes). Qui inizia l’area north-east del Mojave Desert. La deviazione si contrappone al triste percorso della I-40. Si allunga di 15 miles e di circa 35 minutes rispetto alla I-40 fino a Kingman. AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: LAS VEGAS Driving distance: 105 miles Driving time:1 hours 45 minutes

S’imbocca la US-93 verso north. Circa 15 miles a northwest di Kingman la US-93 attraversa la Detrital Valley. VARIANTE: Qui una strada asfaltata sale sulle montagne a destra. La meta è l’ex centro minerario di CHLORIDE, 4 miles più avanti con un aspetto trasandato da selvaggio West.

Se si ha fretta conviene procedere sulla I-40 senza soste, con unico stop alla diga sul Lake Mead, fino a che nel pomeriggio non presenta particolare fascino. Se non vi sono altre ragioni per giungervi a quell’ora conviene spezzare la giornata ed i km con un percorso quantomeno più vario della statale. (Nel Nevada c’è la stessa ora di Flagstaff in Arizona nonostante il passaggio dal Mountain Standard Time al Pacific Standard Time poiché l’Arizona non osserva l’ora legale). Raggiungere l’Excalibur Hotel, check-in, doccia e appena il sole comincia a scendere fare una nuova sortita sullo Strip.

Night in: Las Vegas Accomodation: Excalibur Hotel

Il Mojave Desert (Hayikwiir Mat’aar in Mojave), localmente denominato High Desert, occupa una porzione significativa del sud della California e piccole parti della California centrale, Nevada meridionale, Southwest dello Utah e Northwest dell’Arizona. I confini del Mojave Desert sono generalmente definiti dalla presenza della Yucca brevifolia (Joshua Tree) considerato un indicatore di specie di questo deserto. Prende il nome dalla tribù Mohave o Mojave, un popolo che vive lungo il Colorado River, che chiama se stesso Aha macave. Il loro nome deriva da due parole: aha, “acqua”, e macave, “lungo o accanto”, e per loro significa “[le persone] che vivono lungo il fiume”.

DAY OF JOURNEY 16 From: Las Vegas to Death Valley National Park

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: DEATH VALLEY NATIONAL PARK (map) Visitor Center & Museum Open Daily Summer 9:00 a.m. to 5:00 p.m. Pacific Time Driving distance: 180 miles Driving time: 3 hours 20 minutes Trails: Golden Canyon

Partire da Las Vegas molto presto e col serbatoio pieno prendendo la SR-160. Dopo 63 miles si raggiunge Pahrump (paiute: Pah “acqua” e rimpi “roccia”). Prendere la SR-372 che poco dopo entra in California e cambia il nome in SR-178 e conduce a Shoshone (483 m s.l.m.) dove si trova il Museo della Valle della Morte. All’interno del museo si possono ammirare diverse fotografie risalenti ai tempi in cui la valle era ancora una zona d’estrazione mineraria (borace).

VARIANTE: Dopo circa 44 miles prendere a sinistra la Tecopa Road. Il confine con la California è a 10 miles e la strada riprende il nome antico di Old Spanish Trail Hwy. Dopo 30 miles raggiungere Tecopa (408 m s.l.m.) (paiute: “Gatto selvaggio”) e il suo Hot Springs County Park. Da qui imboccare la SR-127 che conduce a Shoshone (483 m s.l.m.) dove si trova il Shoshone Museum & Death Valley Chamber Visitors Center.

Risalire a north un tratto della strada che coincide con la SR-127 e ritrovare la SR-178. Si prosegue fino a Salsberry Pass (1010 m s.l.m.) da dove si scende nella Death Valley e si raggiunge Jubilee Pass (390 m s.l.m.). Si prosegue per Ashford Junction dove s’imbocca verso north la Badwater Road, la strada che attraversa tutta la valle fino ad incontrare la SR-190 a Furnace Creek. È la regione Northen del Mojave Desert che si estende fino al Mono Lake e a Bodie. La tribù dei Timbisha Shoshone (pronuncia: Tümpisa Sho·sho·ni ) chiamati anche Panamint (lingua del gruppo Uto-Azteco), abitò la zona della Death Valley per secoli vivendo di caccia, pesca e raccolta di frutti. A loro è stata assegnata una riserva che si trova all’interno del parco, intorno a Furnace Creeck. La Death Valley per loro era Tomesha “Terra fiammeggiante”.

Il DEATH VALLEY NATIONAL PARK è un catino chiuso da montagne su tutti i lati e con una vasta pianura al centro. La temperatura media in giugno è di 43°C (max 53°C), mentre la piovosità è limitata a 1 mm. Soffia sempre un vento molto caldo e secco. C’è una forte disidratazione perché il vento asciuga la pelle: portare un cappellino e della protezione solare, ma soprattutto acqua. Lungo la strada vi sono serbatoi d’acqua e cartelli stradali di colore giallo con la scritta in nero “Steep grade, turn off A/C”. Suggeriscono di spegnere l’aria condizionata per evitare di fondere il motore. Percorrendo in direzione north la Badwater Road s’incontrano sulla sinistra le rovine di Ashford Mill, poi Badwater (30 miles) un bacino di formazioni saline. Questo luogo è famoso per essere quello alla più bassa altitudine nel North America: 85.5 metri sotto il livello del mare (anche se non è precisamente al parcheggio). Nel bacino si possono vedere le forme quasi esagonali che modellano il bacino di Badwater come piastrelle di un pavimento. Passeggiare tra le bizzarre formazioni di sale facendo attenzione alle eventuali pozze di “bad water”. Dopo 3.4 miles sulla destra inizia un percorso di 1.5 miles che finisce ad un parcheggio. Ci vogliono circa 15 minuti (800 metri) a piedi, su una pendenza dolce ma costante lungo la superficie di ghiaia, per raggiungere il Natural Bridge che si estende attraverso l’intero canyon ed è abbastanza impressionante anche se non come gli archi in arenaria dello Utah. Ritornare sulla Badwater Road e poco oltre a sinistra (2.1 miles) la sterrata Salt Poor Road di 1.1 miles porta al Devil’s Golf Course, il “Campo da Golf del Diavolo”, un terreno incantato di pinnacoli e dune di sale croccante come i corn flakes. Si consiglia di addentrarsi a piedi per alcune decine di metri. Raggiungere sulla destra (2.4 miles) la tortuosa strada a senso unico chiamata Artist’s Drive (9 miles) che conduce attraverso una zona in cui le badlands assumono ogni sfumatura di colore (soprattutto di pomeriggio) e al meraviglioso scenario di Artists Palette “la tavolozza del pittore” (foto tardo pomeriggio), un tour tra le montagne di svariati colori dovuti alla ricchezza di minerali di ferro (rosso, giallo, arancio), manganese (viola e porpora) e mica (verde). Uno spettacolo per gli occhi. Percorrere altre 2.4 miles fino a raggiungere sulla destra il parking lot del Golden Canyon, ovvero una gola di 1.3 km da percorrere a piedi che conduce ad un anfiteatro naturale, uno dei pochi veri canyon presenti nel parco – una delle escursioni a piedi più abbordabili all’interno della Death Valley – in cui le pareti di roccia hanno un caratteristico colore giallo oro che rendono una passeggiata al loro interno molto piacevole, nonostante la temperatura che in generale è sempre superiore ai 40° C all’ombra (che non c’è!). Può anche esser affrontato in una piccola parte, raggiungendo ad esempio Red Cathedral, dopo solo 400 metri di cammino. Percorso ottimale di primissimo mattino. Raggiungere Furnace Creek, una fonte ed un’oasi, dove c’è un bar-ristorante ed il Visitor Center .

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: DEATH VALLEY NATIONAL PARK Driving distance: 76 miles Driving time: 1 hours 45 minutes

Da Furnace Creek si percorre verso south la SR-190 o Death Valley National Scenic Byway per 4.5 miles fino a Zabriskie Point un viewpoint sulle badlands da non perdere. Poco oltre, sempre sulla destra, c’è la lunga e ventosa Twenty Mule Team Road lunga 2.8 miles – a senso unico verso south – che gira attorno al fondo di un vecchio lago asciutto e riporta di nuovo sulla SR-190. Dopo altre 4.5 miles circa inizia la Dantès View Road, molto ripida e surriscaldata (13.1 miles), che conduce al Dantes View (1667 m s.l.m.) da dove si può ammirare tutta la vallata, inclusa l’area di Badwater e con vista del Panamint Range con il monte Telescope Peak (3368 m s.l.m.). Si ritorna a Furnace Creek. Calcolare 1.5 hours per il round trip. Percorrere la SR-190 North. Poco dopo l’incrocio (2 miles) con la Scotty’s Castle Road, sulla destra, si trova l’interessante Devil’s Cornfield , un interessante viewpoint su di una pianura con una vegetazione piuttosto bassa (Arrowweed) che ricorda degli ananas che sembrano sbucare dal terreno. Il Devil’s Cornfield è facilmente visibile dall’automobile, ma vale la pena fermarsi qualche minuto. VARIANTE: Proseguendo lungo la SR-190 s’incontra il bivio per la Scotty’s Castle Road che porta a visitare Scotty’s Castle ed il cratere Ubehebe molto a North. 3 miles prima di Stovepipe Wells si raggiunge un parcheggio (contrassegnato da un cartello con macchina fotografica) che costituisce il trailhead non ufficiale per le Mesquite Flat Sand Dunes. Mizquitl è una parola uto-azteca che indica la pianta leguminosa dominante della valle. Il divertimento è assicurato, specialmente per i bambini. Lo sforzo è notevole, si affonda nella sabbia bianca e finissima sulla quale non si tiene una mano tanto scotta. La duna più alta è alcune decine di metri (occorre un’ora per arrivarci e molta acqua). La discesa è altrettanto faticosa. È un’esperienza eccezionale ma è bene non avventurarsi in questa escursione se non si è allenati e senza acqua. Le dune coprono una vasta area e sono di tre tipi: mezzaluna, lineare e a forma di stella. Questo habitat unico è la patria della volpe, dei gufi, lucertole, roditori e serpenti a sonagli. Occorrere percorrere circa 1.2 km di facile marcia per raggiungere la base delle dune più alte. Si possono raggiungere le dune anche dalla sterrata Stovepipe Wells Road circa 7 miles a east di Stovepipe Wells. Ci sono aree pic-nic lungo la strada percorribile per la maggior parte dei veicoli regolari. Le dune in questa sezione sono basse e spesso sono solo vegetazione che offre un ostacolo alla sabbia, ma hanno un sacco di curve, ombre e colori al momento giusto della giornata. Per raggiungere le dune più alte da qui occorre camminare molto più a lungo. Le dune sono circondate su tutti i lati da catene montuose surreali che – tipico di molti luoghi nella Death Valley – falsano la distanza e la percezione della profondità. A south la Tucki Mountain. Dietro ad ovest i Panamint Mountains, la catena più alta della Death Valley. A est si trovano le Grapevine Mountains e Funeral, che probabilmente forniscono lo sfondo più fotogenico alle dune. Consultare i funzionari del parco per le finestre di luce ottimali. Il mattino è il momento migliore per vedere le tracce degli animali e godere di sfondi incontaminati. Dal tardo pomeriggio c’è molto traffico ma è il momento migliore per le lunghe escursioni. L’esplorazione di notte è possibile anche, in particolare durante i periodi di luna piena e occorre essere consapevoli dei serpenti a sonagli sidewinder. La SR-190 Death Valley Scenic Byway prosegue per Stovepipe Wells (3 m s.l.m.). Il Mosaic Canyon viene è un museo di geologia all’aperto. Una sterrata lunga circa 2.4 miles – che s’imbocca sulla sinistra a 0.5 miles a west di Stovepipe Wells – porta al trailhead di questo canyon. La sterrata è molto tranquilla e non ci sono buche o punti molli. Può essere percorsa con una normale auto, alla velocità di 10-15 miles all’ora. L’ingresso a Mosaic Canyon sembra ingannevolmente ordinario, ma solo a 400 metri (20 minutes) a piedi il canyon si restringe drammaticamente in un profondo taglio in faccia alla Tucki Mountain. Le pareti liscissime danno quasi l’impressione che qualcuno abbia tagliato la roccia per mostrarne una sezione in cui ogni strato si sovrappone al precedente. La parte più interessante è quella iniziale dove, proprio sopra l’ingresso, vi è una sezione di marmo lucido di 800 m, ma volendo continuare si può arrivare ad una bella Dry fall a circa 3.2 km dal parcheggio. Quello che si vede è davvero una meraviglia geologica! Un canyon stretto, scavato ed eroso dall’acqua e quindi striato, ma, al tempo stesso, punteggiato di tante pietre e pietrine che fanno effetto mosaico. Raggiungere l’Hotel. Cena allo Stovepipe Wells Village. Ci sono una pompa di benzina , un general store, un saloon, un ristorante ed un gift shop. In albergo c’è la piscina. La notte nella Death Valley è magica. Cena: Daily, 5:30-9:00. L’abbigliamento è casual. Prenotazioni non sono necessarie. (possibile mangiare presto e essere alle dune per il tramonto).

Night in: Death Valley National Park Accomodation: Stovepipe Wells Village – Pool

DAY OF JOURNEY 17 From: Death Valley to Mammoth Lakes

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: DEATH VALLEY NATIONAL PARK Driving distance: 202 miles Driving time: 3 hours 20 minutes

Da Stovepipe Well percorrere la SR-190 salendo fino al Towne Pass (1511 m s.l.m.) e poi ridiscendere verso Panamint Spring (587 m s.l.m.) (31.5 miles) con una splendida vista su Panamint Valley e le Argus Mountain Range. Poco oltre Panamint Spring (7.9 miles) sulla destra si raggiunge il Father Crowley Point da dove si ammirano panorami meravigliosi. Raggiunta Darwin Mines (5.8 miles da Father Crowley Point), è possibile imboccare la Saline Valley Road che in 11.2 miles conduce a Lee Flat, dove crescono molti Joshua Tree. Dopo 34.5 miles da Darwin Mines imboccare la SR-136. Sullo sfondo il bianco abbacinante dell’Owens Lake, un lago prosciugatosi negli anni 20 del secolo scorso per la deviazione delle sue acque verso Los Angeles. Si raggiunge la US-395 che attraversa la OWENS VALLEY lungo il versante orientale della Sierra Nevada. I primi identificati abitanti della Sierra Nevada furono i Paiute, tribù del lato est e i Mono e i Miwok tribù della valle e delle montagne del lato ovest. La strada è una delle più suggestive del viaggio. Una stada nel nulla, dritta, piatta, ai limiti dell’irrealtà attraverso un paesaggio, aspro e selvaggio, con la Sierra Nevada a west e le Inyo Mountains a east. Si prosegue a north verso Lone Pine (1138 m s.l.m.) attorniata dalle Alabama Hills ed ai piedi del Mount Whitney la vetta più alta degli Stati Uniti (4418 m s.l.m.), un argenteo crinale di pinnacoli che forma un muro di granito. Sulla sinistra la Lone Pine Reservation delle tribù Mono o Owens Valley Paiute (del gruppo Northern Ute) e Timbisha. La successiva cittadina è Indipendence e poco dopo (2.7 miles) dove si trova Fort Independence Indian Reservation (nativi Paiute). Procedendo 10 miles circa a east-north-east di Indipendence si vede il Winnedumah Paiute Monument un monolite che assomiglia a quello del film 2001 Odissea nello spazio. Raggiungere Big Pine dominata dal Palisades Glacier, il ghiacciaio più meridionale dell’America settentrionale. Dopo 0.6 miles dalla cittadina si può prendere la State Road 168 o Ancient Bristlecone Scenic Byway. Seguire la 168 East per 15.2 miles immersi nella Inyo National Forest fino alla White Mountain Road. Girare a sinistra (north) e guidare per 8 miles in salita, curva dopo curva, fino allo Schulman Grove Visitor Center (3000 m s.l.m.) piccolo ma gradevole, con mostre, un piccolo negozio, i servizi igienici (molto importante!). Nella zona ci sono tavoli da picnic. È l’Ancient Bristlecone Pine Forest che vanta alcuni degli esemplari di Bristlecone Pine (Pini dai coni setolosi) più vecchi al mondo. I pini Bristlecone possono essere visti dal parcheggio del centro visitatori. Da qui partono due trail: il Discovery Trail (1.6 km) che passa accanto ad alcuni begli esemplari e il Methuselah Trail (6.1 km) che conduce ad uno degli alberi più vecchi del pianeta con oltre 4700 anni.

La storia geologica della Sierra Nevada (spagnolo: “catena [di montagne] innevata”) inizia nel periodo Giurassico 150 milioni di anni fa. A quel tempo, un arco di isole si scontrò con la costa Ovest del Nord America e diede luogo al sorgere di montagnedi rocce metamorfiche. Più o meno nello stesso periodo una placca oceanica cominciò a sprofondare sotto la placca del Nord America. Il magma creò profonde intrusioni di solido granito sotto la superficie. 65 milioni di anni fa la proto-Sierra Nevada era stata trasformata in una serie di montagne alte alcune centinaia di metri. Circa 25 milioni di anni fa, la Sierra Nevada iniziò a crescere. Verso ovest i fiumi cominciarono a tagliarla in profondi canyons su entrambi i lati delle Sierra. Il clima della terra si raffreddò, e l’era glaciale iniziò circa 2 milioni e mezzo di anni fa. I Ghiacciai formarono dei caratteristici canyons a U attraverso la Sierra. La combinazione di fiumi e ghiacci che erodevano contemporaneamente la roccia espose il granito che stava sotto la superficie e lo fece venire in superficie. La crescita in elevazione continua anche ai giorni nostri soprattutto lungo il lato ad est. Questa crescita causa grossi terremoti, come quello di Lone Pine nel 1872.

Ritornare a Lone Pine e proseguire a north fino a Bishop (1264 m s.l.m.) . Subito a west della città, lungo la US-395, c’è il Paiute-Shoshone Indian Cultural Center and Museum. Risalire la US-395 verso il Mono Lake attraversando la Inyo National Forest con boschi di pini chiamati “Single-leaf Pines”. Poco prima di June Lake Junction c’è la Obsidian Dome una collina di ossidiana che si può visitare svoltando a sinistra nella Obsidian Dome Road per 1.6 miles round trip. Dal parcheggio, si può risalire la collina e vedere la diversa composizione dell’ossidiana, che non è uniformemente nera. A north di Obsidian Dome, a sinistra lungo la US-395, si vede il Wilson Butte, una formazione rocciosa circolare, mentre Devil’s Punchbowl si trova a east della US-395 sotto June Lake Junction. Prima di Lee Vining (Tioga Gas and Gift Mart) imboccare sulla destra la SR-120 e raggiungere il MONO LAKE TUFA STATE NATURAL RESERVE (1945 m s.l.m.).

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: MONO LAKE TUFA STATE NATURAL RESERVE 8:00am to 5:00pm venerdì e sabato 7:00pm DEVIL’S POSTPILE NATIONAL MONUMENT Driving distance:46 miles Driving time: 1 hour Trails: South Tufa Natural Trail

Il lago prende il nome dai nativi Mono, della famiglia degli Shoshone, che fino al 1700 abitavano le sue sponde. S’incontra prima il Panum Crater, un vulcano di 700 anni fa. Dopo aver percorso il bel sentiero di 1.6 km (1 hours – elevation gain 159 metri) che corre sul bordo, si può scendere lungo una delle ripide pareti fino al centro del cratere. Più avanti c’è il parcheggio del South Tufa Natural Trail lungo poco meno di 1.6 km per un tempo di 50 minutes. South Tufa è il punto migliore da cui osservare il Mono Lake e i suoi “Tufa”. Si tratta di formazioni rocciose a forma di colonne, createsi per effetto di reazioni chimiche sotto la superficie dell’acqua, e poi emerse lungo le rive del lago a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua (il lago è stato risorsa idrica della città di Los Angeles). Il luogo ha un certo fascino, le colonne calcaree che si riflettono sullo specchio d’acqua hanno qualcosa di surreale. Navy Beach (raggiungibile tornando quasi all’innesto della SR-120 e imboccando una strada a sinistra) è una spiaggia da dove ci si può immergere e galleggiare in un’acqua estremamente salata. Sulla riva north si trova il Mono Lake Country Park da cui parte un percorso guidato per gli esemplari più belli di Tufa. Tornare sulla US-395 e imboccare sulla destra la SR-158 o June Lake Loop che in 18 miles consente di percorrere una zona straordinaria che offre le stesse attrattive di Mammoth in una dimensione più gestibile. È un canyon a ferro di cavallo con quattro laghi, circondati da uno “dramatic” scenario di montagna dominato dall’imponente mole del Carson Peak (3272 m s.l.m.). Grant Lake è di gran lunga il più grande dei quattro laghi e vi si trova un parco di giochi acquatici estivi. Sul lago c’è un limite di velocità di 10 mph imposto fino alle 10:00. Silver Lake si trova nel cuore della Sierra Nevada, alla base di Carson Peak, appena sotto la confluenza del Reversed Creek col Rush Creek. La SR-158 l’attraversa lungo la costa orientale. Gull Lake è il terzo e il più piccolo in dimensioni e tra l’altro ospita un centro comunitario con parco giochi. June Lake si trova a circa 1.2 miles dal bivio south della US-395. La vista dalla fine del lago è la più fotogenica e l’oggetto di migliaia di istantanee. Ritornare sulla US-395 e raggiungere Mammoth Lakes (2402 m s.l.m.) dominato dalla mole del Mammoth Mountain (3315 m s.l.m.). Il DEVIL’S POSTPILE NATIONAL MONUMENT è una surreale formazione vulcanica di colonne poligonali di basalto alte fino a 18 metri, formate dal raffreddamento e dalla spaccatura della lava. Si trova all’interno della Reds Meadows Valley, una Recreational Area cui si accede, per quasi tutto l’arco della giornata, solo tramite un ottimo servizio di shuttles. Si parcheggia l’automobile vicino al Main Lodge Gondola Building, nella Mammoth Mountain Ski Area (sulla SR-203). Pochi passi e allo Shuttle Bus Terminal si acquista il biglietto (USD 7 per person) e si attende lo shuttle che in circa 20 minuti porta a pochi metri dal trailhead per Devil’s Postpile. In una mini-postazione di ranger è possibile acquistare la mappa dell’area. Il trail che conduce al Devil’s Postpile è breve (640 metri one-way) e richiede una moderata fatica solo nella parte finale per arrivare in cima alle colonne. La struttura geometrica, a tratti perfetta, delle colonne è sorprendente. Viste dal basso, le colonne sono già interessanti. Ma la vista preferita è quella che si ottiene salendo in cima. Si può camminare sul pavimento di basalto formato dalla sommità delle colonne, il cui insieme somiglia per forma ad un alveare. La visita al Devil’s Postpile non dura più di 2 ore. In Minaret Road, circa 1 mile a west del Mammoth Scenic Loop una deviazione porta alla straordinaria Earthquake Fault , una spaccatura lunga circa 800 metri e profonda 6 metri.

Night in: Mammoth Lakes Accomodation: Rodeway Inn Sierra Nevada – Pool – Guest Laundry

DAY OF JOURNEY 18 From: Mammoth Lakes to Yosemite

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: BODIE STATE HISTORICAL PARK (map) 9:00am to 6:00pm YOSEMITE NATIONAL PARK (map) open 24 hours per day, 365 days per year, and no reservations are required to visit Driving distance: 113 miles Driving time: 2 hours

Lasciare Mammoth Lakes e percorrere la US-395 verso north attraversando Lee Vining e proseguendo fino alla SR-270 o Bodie Road. Si giunge dopo 10 miles (15 minutes) alla fine del tratto lastricato e si continua per 3 miles (10 minutes) su una sterrata circondati dal paesaggio brullo e desertico delle Bodie Hills fino al BODIE STATE HISTORICAL PARK (2560 m s.l.m.), una Ghost Town (città fantasma) piena di fascino. Era sorta nell’Ottocento attorno ad una ricca miniera. Poi era decaduta all’esaurimento dei filoni d’oro ed è stata distrutta definitivamente nel 1932 da un incendio. Il parco conserva ciò che è rimasto come era un tempo: le case in legno con i mobili impolverati, la chiesetta, l’emporio, la banca, l’albergo, il saloon, persino qualche rottame di auto dell’epoca ed il cimitero. Giunti al Park Entrance prendere a sinistra per la Bypass Road fino al parcheggio dove sono anche il restroom e l’area pic-nic. La città ha un diametro di 500 metri e si estende su due assi principali posti ad angolo retto. Al centro si trova il Museum ed il Visitor Center. Ritornare sulla US-395 in direzione south raggiungendo nuovamente Lee Vining. (Lee Vining – Bodie – Lee Vining: Driving distance 64 miles – driving time 1 hours 15 minutes) Imboccare la SR-120 Tioga Road/Big Oak Flat Road che si snoda su circa 64 miles di bellissimi scenari. La salita è costituita da una serie di tornanti senza guardrail e fa impressione guidare a pochi centimetri da scarpate impressionanti. Dopo 12.8 miles si raggiunge il Tioga Pass Tioga è un termine Iroquois e Mohawk (tribù indiane peraltro della costa orientale) che significa “dove si biforca” (3031 m s.l.m.). Fa freddo e spesso tira un vento forte, ma dalla metà di giugno fino ad agosto spuntano bellissimi fiori lungo la Tioga Road e nei prati di Crane Flat (anche a Glacier Point). È l’ingresso dello YOSEMITE NATIONAL PARK. La tribù che viveva nella valle la chiamava Ahwahnee ( “luogo della bocca spalancata”). Ciò in riferimento a come apparivano le pareti della Valle dal villaggio di Ahwahnee, che si trovava sul fondo della valle stessa ed era il più grande e potente (a 0.5 miles ad west di Yosemite Village e a sud della Northside Drive), ma la parola ha definito poi tutta la valle. La gente Yosemite definiva sé stessa Ah-wah-ne-Chee “abitanti di Ahwahnee”. Tenaya padre era un capo di questa tribù fino a quando una malattia ne distrusse la maggior parte. I pochi sopravvissuti lasciarono la valle e si unirono ai Mono Lake Paiutes nella parte orientale della Sierra Nevada. Tenaya padre sposò una donna Mono Paiute e Chief Tenaya nacque da questa unione. Crebbe tra il popolo di sua madre e sposò una donna Mono Paiute. Cinquant’anni dopo tornò con circa 200 persone nella ricca valle, perché la malattia era scomparsa. Chief Tenaya morì nel 1853. Per L.H. Bunnell, che diede il nome alla valle nel 1851, Yosemite significava “Orso Grizzly”. Tuttavia, questo fu un errore di interpretazione scambiando la parola con una simile che aveva questo significato. La valle fu chiamata Yosemite e non Ahwahnee perché fu utilizzato il nome della tribù che stavano scacciando dalla valle trascurando il nome del luogo. Yosemite si pronuncia: Yo-se-mi-tè. Ahwahnee si pronuncia: Ah-waa-ni.

Tuolumne Meadows (2617 m s.l.m.) è un luogo magnifico con tanti laghi dove gli alberi sono sostituiti da prati alpini impreziositi in primavera da fiori selvatici e dove è possibile fare una sosta per mangiare. La parola Tuolumne ha origine dal nome di una tribù indiana chiamata Tahualamne (che viveva anticamente lungo il fiume) e che i nativi pronunciano Tu-ah-lum’-ne. È certamente una delle aree più suggestive di Yosemite, così diversa e tranquilla rispetto alla confusione della Yosemite Valley, con i prati dal verde brillante che contrastano con le spoglie cime granitiche del paesaggio circostante. In luglio i prati di Tuolumne Meadows sono ricoperti di fiori selvatici. Due sentieri di 800 metri dal Visitor Center sono l’ideale per avere una visione dell’area e conducono al Parson Lodge e al Soda Springs, una fonte termale ricca di carbonati rossi. (From Lee Vining: Driving distance 21 miles– driving time 40 minutes)

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: YOSEMITE NATIONAL PARK (map) open 24 hours per day, 365 days per year, and no reservations are required to visit Driving distance: 70 miles Driving time: 1 hour 45 minutes Trails: Tuolumne Grove

Scendere verso il Tenaya Lake (2484 m s.l.m.), un laghetto di un blu intensissimo. Da paesaggi brulli e distese rocciose, su cui inspiegabilmente nasce qua e là qualche albero solitario, si passa a fitti boschi di conifere. Oltre i 2000 metri predominano il Red Fir (abete rosso), il Lodgepole pine (pino contorto), il White Fir (abete bianco) e successivamente nel parco si possono ammirare Ponderosa Pine, Jeffrey Pine, Incense-Cedar, California Black Oak (quercia), Broad-Leaf o Big-Leaf Maple (acero). Fermarsi a Olmstead Point con le sue rocce selvagge a picco su burroni mozzafiato da cui, dopo una breve passeggiata, si può vedere l’Half Dome (2700 m s.l.m.). In questo tratto vale sicuramente la pena fermarsi ai vari viewpoint da cui ammirare in pace i 3500 metri di Mt. Clark e i quasi 3300 metri di Mt. Hoffman e di Tuolumne Peak. S’incontra successivamente sulla sinistra, dopo 15.8 miles dal Tenaya Lake, il Siesta Lake un delizioso laghetto immortalato da Ansel Adams. Scendere lungo la SR-120 fino a Tuolumne Grove (1746 m s.l.m.), uno dei punti del parco dove si possono ammirare circa 20 Giant Sequoia, impressionanti alberi più vecchi di 2000 anni, alti fino a 80 metri e con un diametro che può raggiungere gli 8-9 metri. La passeggiata di 1.6 km dura circa 0.5 ore (one way). Per raggiungere il trailhead che porta al bosco bisogna fermarsi lungo la Tioga Road, subito ad west della junction con Crane Flat. Il trail è in forte discesa nella prima parte fino a raggiungere le sequoie, senza offrire molto sotto il profilo paesaggistico (si cammina in una foresta). Il boschetto di sequoie è invece assolutamente fantastico. Tornando indietro occorre inerpicarvi per circa 1.6 km con un elevation gain di 153/183 metri. Percorrere un breve tratto della SR-140 fino al Visitor Center (1248 m s.l.m.). della Yosemite Valley. (From Tuolumne Meadows: Driving distance 55 miles– driving time 1 hours 20 minutes) Sulla SR-140, a 5 minuti di macchina dall’entrata, c’è la località di El Portal dove si trova lo Yosemite View Lodge. Visita della Yosemite Valley Glacier Point Stargazing Tour propone a circa USD 41 Adult e USD 23 Child il tour notturno a vedere le stelle al Glacier Point.

Night in: Yosemite Accomodation: Yosemite View Lodge

VARIANTE: se il Tioga Pass dovesse essere chiuso per neve proseguire fino al South Lake Tahoe, imboccare la US-50 fino a Placerville e da qui imboccare la SR-49 e poi la SR-120 fino a Yosemite Village (320 miles – 6.10 hours driving time)

DAY OF JOURNEY 19 From: Yosemite to Mariposa

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: YOSEMITE NATIONAL PARK Driving distance: 30 miles Driving time: 1 hours Trails: Bridalveil Fall, Lower Yosemite Fall, Mirror Meadow

La YOSEMITE VALLEY, formata dall’erosione di un antico ghiacciaio qualche milione di anni fa, è una vallata stretta e profonda, lunga una decina di chilometri e profonda fino ad un massimo di 2. Tutt’attorno alla valle sorgono imponenti vette, come Half Dome (mezza cupola) un monolite di granito chiamato così per la sua inconsueta forma (è la parete verticale naturale più alta al mondo), visibile da ogni angolo del parco. Altre vette sono il Cathedral Rock, il Sentinel Dome, e El Capitan meta prediletta degli amanti di free climbing. Da queste vette e dal resto del versante north di Yosemite le acque di scioglimento delle nevi sfociano in cascate che costituiscono le Yosemite Falls (5a cascata naturale al mondo) – Upper e Lower (739 metri). Un breve sentiero dal Visitor Center conduce ai piedi della Lower Yosemite Falls, uno dei posti più visitati del parco. Il picco della portata si verifica in genere in maggio o giugno. Altre cascate confluiscono nel Merced River (spagnolo: mercedes “misericordia”) e sono la Nevada Fall (181 metri), la Vernall Fall (97 metri), mentre nei pressi di Tunnel View si trova la Bridalveil Fall (189 metri) “Cascata del velo della Sposa” così chiamata per il getto delle sue acque nebulizzate che non giungono mai a terra, con una buona portata in tutte le stagioni. Il più celebre dei viewpoint della valle è il Tunnel View , poco prima di una galleria lungo la Wavona Road: è l’ideale al tramonto o all’alba o nella classica immagine del parco avvolto dalla foschia. Un altro punto molto frequentato nel cuore della valle è Valley View lungo la strada che porta a El Portal dallo Yosemite Village. Nel cuore della Yosemite Valley, ai lati del Merced River, sorge lo Yosemite Village, da dove partono le principali escursioni (guidate e non) all’interno del parco. Generalmente si arriva allo Yosemite Village e si lascia l’automobile al Day Parking Use (parcheggio giornaliero), per poi sfruttare lo Shuttle Bus, che gratuitamente conduce ai punti principali del parco. Al Valley Visitor Center Theater è interessante la proiezione del filmato Spirit of Yosemite della durata di 23 minuti circa, mentre lo Yosemite Museum and Indian Village è il museo dedicato alla storia del parco con esposizioni legate alla cultura dei nativi Miwok e Paiute. La The Ansel Adam Gallery è un tributo alla figura di Ansel Adam che ha contribuito alla divulgazione e al successo di molti parchi nazionali. Per chi viaggia con i bambini, la sosta al Nature Center di Happy Isles è tappa d’obbligo per picnic e bagni nel fiume. Dallo Yosemite Lodge parte il programma (diverse sere a settimana – hours 9.00 pm) Starry Skies Over Yosemite. La guida conduce in un prato dove ci si sdraia su teloni sull’erba ad ammirare il cielo. Uno spettacolo. Ideale per tutte le età. Costo: USD 5 per persona – Durata: 1.5 hours. Registrazione: Per la Valley, registrarsi in un Tour & Activity Desk. A Wawona è offerto una volta alla settimana. Limite: 70 partecipanti. La circolazione nella Valley, spesso congestionata, è a senso unico nel tratto centrale della valle. La Southside Drive conduce da Tunnel View verso il Village, mentre la Northside Drive porta dal Village verso la zona di El Portal. Poco prima di Bridaveil Fall, un tratto a doppio senso consente di andare da south verso El Portal (e viceversa) senza dover transitare e congestionare la zona del Villagge. C’è un parcheggio nella zona del Visitor Center (Stop 1) e un altro nei pressi del Campground (Stop 19). Parcheggiare l’auto e usare un servizio di free shuttle, comodo ma non scenografico, che effettua ben 21 fermate, presso i principali alberghi e le mete più importanti da vedere. Yosemite Valley shuttle opera tutto l’anno dalle 7 am alle 10 pm. Lo shuttle bus effettua le seguenti fermate: El Capitan shuttle ferma a El Capitan, Four Mile trailhead, e Valley Visitor Center. Opera da metà June fino ai primi di September dalle 9 am alle 6 pm. Esistono 6 tour organizzati, i più importanti sono il Valley Floor Tour, ma soprattutto il Grand Tour. Il Valley Floor Tour è un tour effettuata su di un bus aperto, lungo 26 miles (circa 2 hours), durante il quale i ranger mostrano i luoghi più importanti del parco, raccontando la storia, le origini, la geologia, la flora e la fauna del parco. Questa escursione porta alle cascate di Yosemite Fall e Bridaveill Fall, una sosta a Tunnel View e offre la vista delle varie vette come El Capitan, Half Dome. Il costo di questa escursione si aggira su USD 20 a testa. Una variante di questo percorso è il Valley Moon Light Tour che si effettua di sera alla luce della luna, il percorso è lo stesso, come la durata, il prezzo è di USD 20.50 Molto più completo e strutturato è il Grand Tour, un’escursione di un’intera giornata, con partenza alle 8.45 dallo Yosemite Lodge. Questo tour combina parte del Valley Floor Tour, e poi prosegue verso south, verso Glacier Point, Wawona e Mariposa Grove of Big Trees. Pranzo a picnic o presso il Wawona Hotel ( pranzo non incluso), con costo attorno ai 55 USD a testa. TRAILS

Vernal Fall (moderate – strenous) è il trail più bello della valle. Trailhead: Happy Isles Visitor Center (Stop 16) Alla passerella di osservazione della cascata di Vernal: 2.6 km andata e ritorno; altitudine 120 m; 1.5 hours; moderate Sommità della cascata di Vernal: 4.8 km andata e ritorno; altitudine 300 m; 3 ore; strenous Sommità della cascata di Nevada: 11.2 km andata e ritorno; altitudine 600 m; 5 – 6 ore; strenous Dalla passerella si ha una vista eccezionale della Vernal Fall e del Merced River. A 300 metri dalla passerella il sentiero si biforca nei sentieri Mist Trail e John Muir Trail; seguire il primo per raggiungere direttamente il ciglio della cascata di Vernal Fall. Il percorso è di 800 metri e comprende oltre 600 gradini di granito. L’acqua degli spruzzi della cascata rende alquanto sdrucciolevole questo tratto del sentiero Mist (“nebbia”) perché in primavera e in estate la grande massa d’acqua della cascata di Vernal crea spruzzi tutt’intorno all’area. Una giacca a vento tornerà utile per proteggersi dagli spruzzi e dal sole. Il sentiero da Vernal alla cascata di Nevada è lungo 3.2 km, tortuoso e ripido; poi si può ritornare per il sentiero John Muir, più agevole ma più lungo, che offre viste spettacolari di entrambe le cascate. Da questo sentiero si ritorna al sentiero Mist vicino alla passerella sul Merced River e quindi a Happy Isles (le parti a livello più alto del sentiero Mist sono chiuse in inverno). Cook’s Meadow Loop – Easy 1.6 km round trip (45 minutes) Trailhead: Visitor Center – Stop 5 Questo breve sentiero offre viste mozzafiato di Half Dome, Glacier Point, Sentinel Rock, Yosemite Falls e Royal Arches. Procedere a west lungo la pista ciclabile, verso Yosemite Falls. Arrivati allo Stop 6 dello Shuttle, attraversare la strada e andare a south, facendo attenzione al traffico. Continuare a seguire la pista ciclabile e quando si biforca, andare a sinistra, verso east. Procedere sino al parcheggio Sentinel Bridge e quindi sul ponte, dove potremo ammirare un panorama straordinario: l’Half Dome riflesso nel Merced River. Dal parcheggio, seguire il percorso su assi di legno verso north attraverso il prato. Attraversare la strada e ritornare, andando verso east, al Visitor Center e allo Stop 5. Bridalveil Fall Trailhead: Bridalveil Fall Parking Area 800 metri, 20 minutes round trip; Easy Questo sentiero asfaltato richiede solo una breve passeggiata dal parcheggio alla cascata, che scorre per la maggior parte dell’anno. Per ritornare si segue lo stesso percorso. In primavera e agli inizi dell’estate gli spruzzi della cascata possono essere così forti da bagnare alcune parti del sentiero. Viste di Bridalveil Fall, El Capitan e Cathedral Rock Happy Isles Trailhead: Happy Isles Nature Center Shuttle (Stop 16) 800 metri 20 minutes round trip; Easy Dalla fermata della navetta, un breve sentiero conduce a Happy Isles Nature Center. In questo “centro della natura delle isole felici” si possono osservare diorami, esposizioni interattive, un’esposizione di animali selvatici oltre a passare un po’ di tempo in un negozio di souvenir. Vari sentieri portano dal centro alle isole nel Merced River e permettono anche di osservare gli effetti della frana avvenuta nel 1996. Lower Yosemite Fall Trailhead: Lower Yosemite Fall Trailhead Shuttle Stop 6 1.7 km round trip (45 minuti) Easy Questo sentiero è agevole, corto e asfaltato, e offre viste spettacolari delle cascate superiori e inferiori che lo sovrastano. Il periodo di massima portata di queste cascate va da ottobre inoltrato ai primi di agosto, mentre ad agosto, settembre e ai primi di ottobre le cascate possono essere asciutte fino all’arrivo delle piogge e della neve. Con l’arrivo della primavera e lo scioglimento delle nevi, a maggio, il fragore delle masse d’acqua è spettacolare al massimo. Il sentiero prosegue passando per lo Swinging Bridge. Da qui la vista sulle Yosemite Falls ed il lato north della Valley è superba. Mirror Meadow Trailhead: Mirror Lake/Meadow Shuttle Stop 17 3.2 km round trip (1 ora) fino al lago, 8 km col trail intorno al lago (2 ore) Easy Punto di partenza: Mirror Lake Trailhead alla fermata n. 17 del servizio navette. Dalla fermata della navetta, un sentiero asfaltato conduce direttamente a Mirror Lake. Depositi sedimentari stanno lentamente riempiendo il lago. Il sentiero Mirror Lake prima segue Tenaya Creek, quindi attraversa un ponte presso l’inizio del sentiero Snow Creek e infine ritorna al lato orientale del lago. Nei periodi in cui il livello dell’acqua è più alto, in inverno e primavera, la superficie del lago riflette le rupi circostanti, da qui il nome “lago dello specchio”. Half Dome si erge direttamente sopra Mirror Lake. Pannelli informativi disposti lungo il sentiero illustrano come il lago si va trasformando in un altopiano.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: YOSEMITE NATIONAL PARK Driving distance: 118 miles Driving time: 3 hours Trails: Taft Point Trail o Sentinel Dome Trail 6.5 miles dallo Yosemite Village si prende la SR-41 che si percorre per 9.3 miles verso south fino alla Glacier Point Road che conduce al Glacier Point . L’intera strada di montagna attraversa una zona ricca di foreste e praterie. Calcolare 50 minuti di auto per raggiungerlo senza soste. Il Glacier Point Tour è un tour organizzato. Il percorso che segue è identico a ciò che si può fare in macchina, ma con un ranger che commenta (in inglese) le varie attrazioni. Parte dalla Yosemite Valley ed effettua una sosta a Tunnel View per poi proseguire lungo la strada che conduce alla terrazza panoramica da dove poter osservare l’intera vallata. Duration: 4 hours Departure Time: Departs at 8:30 am, 10:00 am and 1:30 pm Percorrendo la Glacier Point Road si giunge al Clark Range Overlook e poco prima del termine della strada al Washburn Point che offre un’impareggiabile vista sulle Nevada Falls e Vernall Falls. Il trail al Glacier Point (2199 m s.l.m.) (30 minutes) offre uno dei migliori punti di vista sia sulla valle sottostante che sull’imponente vetta di El Capitan posta proprio di fronte, ma anche sulla Yosemite Fall ed è comunque anche il viewpoint più alto (990 metri sopra Yosemite Valley) e consente una visione a 360°. Da qui si possono ammirare le Yosemite Falls – Upper e Lower (739 metri) – Nevada Falls (181 metri), Cloud Rest e tutte le altre montagne del parco semplicemente girando la testa. «When you stay at Glacier Point you are the Lord (or Lady) of Yosemite» – dice un detto popolare, «Quando sei a Glacier Point sei il Signore (o Signora) di Yosemite». Oltre al magnifico viewpoint, si consiglia il Glacier Point per un paio di hikes veramente facili e stupendi. Ripercorrere la Glacier Point Road portandosi circa 2 miles oltre il Washburn Point. Qui iniziano i trailhead del Taft Point e del Sentinel Dome (moderate) 3.5 km round trip; 2 hours sostanzialmente pianeggianti e piuttosto corti. In meno di 30 minuti di cammino si raggiunge la base del Sentinel Dome. Da qui ci si arrampica fino in cima camminando sul granito. Dalla sommità la vista è assolutamente magnifica. La luce del tardo pomeriggio dà una tinta di arancione all’Half Dome formando un bellissimo contrasto con la bianchissima neve delle montagne circostanti. Si può vedere dal vivo il famoso Jeffrey Pine, un albero ormai morto ma reso celebre dalle fotografie di Ansel Adams. Taft Point Trail (3.5 km, 2 hours, round trip – Easy to Moderate) passa attraverso una foresta ombreggiata e piena di fiori di vario genere. Il percorso è relativamente semplice, quasi piatto, a volte in discesa e richiede 2 ore di cammino. La parte più interessante è sicuramente quella finale. Prima si passa vicino alle Fissures, profondi squarci nel granito della larghezza di circa 1 metro che arrivano fino a valle, 305 metri nel cuore della roccia. Sono piuttosto impressionanti, ma è possibile aggirarli a distanza di sicurezza senza correre alcun rischio. Poi si arriva sull’orlo della montagna e da qui la vista di El Capitan è mozzafiato. Su tutto l’orlo della montagna non ci sono ringhiere se non in un punto, ritenuto probabilmente il miglior viewpoint dell’area. Vale la pena fermarsi un bel po’ al Taft Point , sedersi tranquillamente da qualche parte e godersi lo spettacolo della valle vista dall’alto di 2.362 metri. Sentinel Dome Trail (3.5 km, 2 hours, round trip, elevation gain: 113 metri – Moderate). È il trail reso celebre da Ansel Adams, il grande fotografo dei parchi che porta ad una postazione panoramica da cui ottenere una vista a 360° che ripagherà la fatica. Questo trail parte dallo stesso trailhead del Taft Point Trail ed è sostanzialmente equivalente in termini di distanza e difficoltà. L’unica differenza è un po’ di elevation gain in più, dovuta sostanzialmente al tratto finale in cui ci si inerpica sul Sentinel Dome. Dalla cima del Sentinel Dome il panorama è superlativo, con l’’Half Dome dritto di fronte affiancato da Cloud Rest e altre dozzine di montagne innevate come quelle del Cathedral Range o del Clark Range. La zona di WAWONA (1564 m s.l.m.), raggiungibile percorrendo la SR-41 in circa 0.5 ore, verso il confine meridionale del parco, è una delle zone storiche del parco, lo testimoniano il Pioneer Yosemite Historic Center e il Wavona Hotel, un albergo storico attualmente in uso e designato a National Historic Landmark. Dal Wavona Hotel un percorso brevissimo conduce alla Mariposa Grove of Giant Sequoias , la più grande foresta nell’intero territorio geografico del parco. Questo bosco non ha nulla da invidiare a ciò che si può vedere al Sequoia National Park. La zona di Wawona era nota ai nativi americani come Pallachun “un buon posto dove stare”. Wawō’na è la parola Southern Sierra Miwok per “grande albero” cioè la sequoia. Altre fonti ipotizzano come origine la parola indiana per il “grido della civetta” uccello che consideravano custode spirituale degli alberi È una riserva di oltre 500 sequoie giganti tra cui il Grizzly Giant l’albero più grande (64 metri di altezza e una circonferenza di 28.7 metri) e vecchio di oltre 2700 anni e raggiungibile con una passeggiata di 800 metri dal parcheggio. Nelle vicinanze il California Tunnel Tree al cui centro è stato ricavato un tunnel; la strana Faithful Couple. Nel bosco superiore si può vedere il Fallen Wawona Tunnel Tree attraverso cui ci si può passare in auto. La visita può essere fatta sia attraverso comodi trenini scoperti a pagamento (45 minutes) o passeggiando e impegna circa 2 ore. Le possibilità di parcheggio sono limitate. Il Big Trees Tram Tour è un tour audio guidato disponibile in inglese, francese, spagnolo, giapponese e tedesco di 1 hour 15 minutes attraverso le foreste di Mariposa Grove, molto interessante soprattutto perché i ranger ne spiegano i segreti. Le prenotazioni non sono necessarie. Costo: Adulti USD 25.50 Bambino USD 18. Uscire dal parco dalla West Entrance per raggiungere Mariposa (spagnolo: “Farfalla” ma il nome trae origine dal Mariposa Battalion un’unità di milizia dello Stato della California costituita nel 1851) via Oakhurst dopo circa 45 miles, cuore della Gold Country.

Night in: Mariposa Accomodation: Super 8 Mariposa – Pool

DAY OF JOURNEY 20 From: Mariposa to Salinas

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: San Luis Reservoir State Recreation Area Driving distance: 155 miles Driving time: 2 hours 40 minutes

Da Mariposa percorrere la SR-140 fino a Merced. Prendere poi la SR-59 e dopo 15 miles la SR-152. Raggiungere Los Banos e poi attraversare la San Luis Reservoir State Recreation Area. Dopo 120 miles dalla partenza imboccare la SR-156 o Monterey Peninsula. Raggiungere Marina sulla SR-1. Arrivo a MONTEREY, prima capitale della California. (Driving distance 155 miles – driving time 2 hours 40 minutes). Gironzolare per il Fisherman’s Wharf, osservando i leoni marini, i gabbiani e i pellicani. Pranzare e poi fare una breve deviazione lungo Cannery Row, un tempo zona di inscatolamento delle sardine e oggi famosa meta turistica piena di ristoranti e locali. Molto bello il MONTERY BAY AQUARIUM al n. 886 di Cannery Row, con un centinaio di gallerie che riproducono gli habitat di piovre, alici, cavallucci marini e squali. È uno dei più grandi acquari degli Stati Uniti, con dei pezzi e delle collezioni unici al mondo. Attraverso le pareti delle vasche di cristallo è possibile ammirare la flora e la fauna della Baia di Monterey. Vale la pena spenderci mezza giornata (o anche più, a seconda degli interessi) e magari, verso l’ora di pranzo, presentarsi per l’immersione subacquea nella vasca principale. AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: Seventeen Mile Drive Point Lobos State Reserve Garrapata State Park Point Sur State Historic Park Andrew Molera State Park Pfeiffer Big Sur State Park Julia Pfeiffer Burns State Park Driving distance: 90 miles Driving time: 2 hours Trails: McWay Fall Trail

Raggiungere Pacific Grove, ingresso della 17 Mile Drive (map), una strada panoramica a cui si accede pagando un pedaggio di USD 8.75. Ne vale la pena! La 17 Mile Drive co­steggia l’intera penisola di Monterey attraversando la Del Monte Forest e giungendo sino a Carmel (Carmel Gate). La strada si inoltra in un paesaggio di rara bellezza, in cui splendide insenature di sabbia bianca si alternano a tratti di costa rocciosa, popolati di ota­rie, foche, leoni marini e una grande varietà di uccelli. Caratteristici del luo­go sono i celebri cipressi di Monterey, le cui sagome contorte e modellate dal vento conferiscono al paesaggio un aspetto drammatico. Lungo il percorso si susseguono campi da golf e splendide ville, molte delle quali riflettono lo stile classico di Monterey. Imboccando la 17 Mile Drive da Pacific Grove, dopo circa 0.5 miglia, si raggiunge Spanish Bay, la baia dove approdò Gaspar de Portola nel 1769 e dove ora sorge un lussuoso complesso resi­denziale con campo da golf. Continuando verso south la strada con­duce a Point Joe e più oltre a Bird and Seal Rocks, dalla cui riva si osservano due isolotti frequentati da leoni mari­ni, pellicani e cormorani. Proseguendo si supera la bella spiaggia di Fanshell Beach e si arriva a Cypress Point che offre lo splendido panora­ma di Pebble Beach a north e sulla baia di Carmel e il contiguo tratto costiero di Big Sur a south. Confinante con il limite meridionale del Cypress Point Golf Course è Croc­ker Grove, un bosco di 5 ettari i cui ci­pressi sono tra i più antichi e imponen­ti della penisola.

Continuando per cir­ca 2 miles in direzione south-east si giunge a Lone Cypress uno degli an­goli più caratteristici della 17 Mile Dri­ve, dove si ammira un superbo cipres­so solitario cresciuto sulla cima di uno sperone roccioso che domina il mare sottostante. Scoiattoli, otarie, gabbiani sono a portata di mano. La strada conduce a Carmel by-the-Sea, una cittadina estremamente tranquilla caratterizzata dalla quasi totale assenza di cartelloni pubblicitari, insegne luminose e qualunque cosa possa turbare l’armonia del posto. Imboccare la SR-1 o Big Sur Coast Highway che si snoda lungo la scogliera a strapiombo offrendo, da appositi belvedere, magnifici scorci su quella che è considerata una delle più belle del continente. La Santa Lucia Range precipita nel mare alternandosi a spiagge, piccole baie rocciose, tra i canyon e le foreste di Sequoia sempervirens. I primi abitanti della regione oggi conosciuta come Big Sur furono tre tribù di nativi americani: gli Ohlone, gli Esselen ed i Salinian. I primi europei a vedere il Big Sur furono i marinai spagnoli condotti da Juan Cabrillo nel 1542 che risalirono la costa senza sbarcare. Trascorsero due secoli prima che gli spagnoli tentassero di colonizzare l’area. Nel 1769 una spedizione capitanata da Gaspar de Portolà fu la prima, tra quelle europee, a mettere piede nel Big Sur. Sbarcò nella baia di Monterey nel 1770 e, con padre Junìpero Serra, che aiutò ad istituire molte missioni in California, fondò la città di Monterey, che divenne la capitale della colonia spagnola chiamata “Alta California”. Gli spagnoli diedero al Big Sur questo nome proprio in quel periodo, chiamando la regione “El paìs grande del sur “poiché era un territorio vasto, inesplorato ed impenetrabile, situato a South della loro capitale Monterey. La colonizzazione spagnola devastò la popolazione dei nativi americani. Molti morirono a causa di malattie portate dagli europei, o a causa dei lavori forzati e della malnutrizione presente nelle missioni del XVIII secolo, mentre alcuni altri nel XIX secolo vennero assimilati come membri nei ranch di spagnoli e messicani.

Raggiungere il piccolo gioiello di Point Lobos State Reserve (*) (picnic area) – MON 70.2 – Mile 2 (entrata USD 9.25 per auto). (Lobos in spagnolo significa Lupi) È una riserva naturale, considerata tra le più selvagge della California, a circa 4.4 miles da Carmel e forse ancora più spettacolare del 17 Mile Drive. Nel parco ci sono diversi sentieri segnalati e facili da percorrere (viene fornita una cartina all’ingresso) che consentono di raggiungere stupendi promontori a picco sul mare e attraversare boschetti di cipressi di Monterey. Sugli scogli del Sea Lion Point si crogiolano al sole numerosi leoni marini facendosi sentire con il loro strano “ululato”. Non mancano, a fare da cornice ai bellissimi panorami (Devil’s Cauldron è un vortice che con l’alta marea produce potenti spruzzi d’acqua) cormorani e pellicani che si tuffano nelle acque gelide del Pacifico in cerca di cibo. In aggiunta alla fauna costiera ci sono le comunità vegetali rare e singolari formazioni geologiche. Portare un binocolo, perché gran parte della fauna selvatica può essere vista solo da lontano. Oltre alle bellezze naturali in questa zona è possibile visitare anche la Mission San Carlos Borromeo de Carmelo, conosciuta anche come Carmel Mission considerata tra le più belle della California. Fondata da Padre Junìpero Serra nel 1770, ospita un’antica biblioteca, ha un giardino molto curato e un piccolo museo dove sono state ricostruite le stanze originarie dei padri francescani. È meglio arrivare presto. Poiché questo parco è di piccole dimensioni, l’accesso dei veicoli è limitata: una volta entrato un determinato numero di veicoli, l’entrata di ogni veicolo supplementare è ammesso solo quando un veicolo lascia il parco. I visitatori possono aspettare in coda o possono parcheggiare al di fuori del confine del parco lungo la SR-1 (lo spazio è limitato) e passeggiare nel parco, non pagando alcuna quota di ingresso. Raggiungere il Garrapata State Park (*) MON 67.2 Northernmost turnout (#1) – Mile 5 / MON 63.0 Southernmost turnout (#19) – Mile 9 – (Garrapata “zecca” in spagnolo) I visitatori della zona non hanno bisogno di viaggiare più a south del Garrapata State Park per vedere la famosa costa rocciosa di Big Sur a costo zero. L’accesso al parco avviene attraverso 19 svincoli numerati lungo la SR-1 e queste sono facili da perdere, se si sta guidando rapidamente. Per chi viaggia verso south, la svincolo più settentrionale “1” si trova subito dopo il cartello Garrapata State Park posto su una collina a destra e un marcatore di miglia lungo la strada denominata “MON 67.20”. Questi mile marker diventano più piccoli in termini di valore, viaggiando verso south. La svincolo più a south è numerato “19” ed è appena a north di un mile marker con l’etichetta “MON 63.00”. Tutti gli svincoli sono sul lato mare (a west) della strada. I trailheads verso la backcountry si trovano sul lato east della strada di fronte agli svincoli 7 e 8. I sentieri verso Soberanes Point, a west della strada, sono agli svincoli 8, 9 e 10. C’è uno scenic overlook con una panchina all’Exit 17. Garrapata Beach può essere raggiunta dagli svincoli 18 e 19. Abalone Cove Point Vista MON 62.5 – Mile 10 – è una strada asfaltata che svincola sul lato west della SR-1 segnata da grandi segnali autostradali di “Vista Point”. Il Vista Point è direttamente sopra una piccola e molto panoramica insenatura. Rocky Point MON 62.0 – Mile 10 – è il luogo del Rocky Point Restaurant. Si dice che vi è una fantastica vista sull’oceano da ogni tavolo. Rocky Creek Bridge MON 60.1 Mile – 12 – appare molto simile al ben più conosciuto e più grande Bixby Creek Bridge, a south ed è a volte scambiato per esso. Si tratta di un interessante ponte a sé stante e si trova in una posizione panoramica sulla SR-1. Bixby Creek Bridge/Coast Road (lato north) MON 59.8 – Mile 13 – è probabilmente il più famoso ponte di Big Sur’s SR-1 e la maggior parte degli osservatori lo considerano il più bello. Hurricane Point MON 58.3 – Mile 14 – è un punto relativamente alto sulla SR-1 ed è anche molto esposto a north e south, così come a west. Quando si esce con l’auto in uno dei tre grandi svincoli di Hurricane Point sembra che il vento sia sempre lì. Vi è una buona vista del Bixby Creek Bridge, a north. Little Sur River Bridge MON 56.1 – Mile 16 – La SR-1 fa un ampio a forma di U su Little Sur River Bridge attraversando il canyon del Little Sur River, uno spartiacque importante a north della valle del Big Sur River. Point Sur State Historic Park col Point Sur Lighthouse. MON 54.1 – Mile 18 – La Light station (o “faro”) è stato occupato a partire dal 1889 fino al 1974, e continua ad operare come un impianto automatizzato. L’accesso avviene esclusivamente attraverso visita guidata. Di nuovo sulla SR-1 verso l’Andrew Molera State Park (*) MON 54.1 – Mile 21 – C’è un’area picnic nella laguna dove sfocia il Big Sur River attraversando distese di sicomori e aceri. Andrew Molera State Park è il parco più grande della regione Big Sur, anche se gran parte della sua area è accessibile solo agli escursionisti, ciclisti e cavalieri. Raggiungere la regione del Big Sur attraversando la Los Padres National Forest, ed infine il Pfeiffer Big Sur State Park (*) MON 46.9 – Mile 25 – foresta di sequoie (area picnic). È il parco a cui molte persone pensano immediatamente quando è menzionato “Big Sur”. Ha delle belle cascate alte 18 metri (Pfeiffer Falls superiore e inferiore) che sono accessibili da un breve sentiero di 1.6 km round trip attraverso una bella foresta di sequoie. I ponti che si trovano lungo il fiume sono di una grazia spesso trascurata. Big Sur Lodge Restaurant e Espresso House servono colazione, pranzo e cena. Il parco è riparato dalle pareti del canyon e dai suoi grandi alberi, quindi è un buon posto per rilassarsi, anche se si trova lungo la SR-1. Big Sur Station MON 46.3 – Mile 26, è probabilmente ciò che di più simile a un “Visitor Center” possiede Big Sur. 1 miglio a south di Big Sur Station e immediatamente a north del ponte della SR-1 sul Pfeiffer Canyon, lasciare la SR-1 lungo la Sycamore Canyon Road to Pfeiffer Beach – MON 45.64 – Mile 27 – per giungere alla Pfeiffer Beach la miglior spiaggia di sabbia bianca del Big Sur, spesso ventosa, riparata da una formazione rocciosa multicolore. La Sycamore è una strada asfaltata ad una sola corsia per 2.5 miglia. Fare attenzione: in California, il traffico in discesa su una strada a una corsia deve cedere il diritto di precedenza ai veicoli in salita. Partington Canyon Trail (Julia Pfeiffer Burns State Park) MON 37.8 – Mile 35 inizia sul versante west della SR-1 a north del ponte autostradale sul Partington Canyon, a circa 1.9 miglia a north dell’ingresso principale del parco statale. Scende di circa 63 metri verticali fino al livello del mare, poi passa attraverso un tunnel di roccia di 60 metri per raggiungere l’orientale Partington Cove (un molo) a Partington Landing. Burns North Point Vista (Julia Pfeiffer Burns State Park) MON 37.0 – Mile 35 – è una grande strada lastricata segnalata come “Vista Point” sul lato west della SR-1 a north dell’ingresso principale del Julia Pfeiffer Burns State Park. Al MON 35.9 – Mile 36 (circa 9 miles a south della Sycamore Canyon Road) raggiungere il Julia Pfeiffer Burns State Park (*) (area picnic) dove, con il breve McWay Fall Trail di 20 minutes (800 metri – round trip), si raggiunge la McWay Fall , cascata costiera che si getta direttamente sulla spiaggia di una baia inserita in un contesto naturale dai colori irreali. Il sentiero, che parte dall’ingresso del parco puntando in direzione west passando sotto la Hwy 1 è uno dei più belli della zona del Big Sur, costeggia da sopra la spiaggia, permettendo la vista da molte angolazioni, ma l’accesso alla spiaggia non è permesso. Per i quattro parchi contrassegnati dalla * si paga un unico fee. (From Monterey: Driving distance 36 miles – driving time 1 hours più le soste) Ritornare verso Monterey e raggiungere Salinas città agricola sede della contea di Monterey

Night in: Salinas Accomodation: Best Western Salinas Valley Inn & Suites – Pool – Guest Laundry

DAY OF JOURNEY 21 From: Salinas to San Francisco

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: AÑO NUEVO STATE RESERVE, SAN FRANCISCO (map1) (map2) Driving distance: 130 miles Driving time: 2 hours 30 minutes

Sveglia alle 6 e colazione. Partenza alle ore 8.00. Percorrere la SR-1 o Cabrillo Hyway Nort per 130 miles lungo la costa dell’Oceano Pacifico fino a San Francisco. S’incontra la AÑO NUEVO STATE RESERVE, che ospita un’importante colonia di elefanti marini. In realtà, il periodo ideale per l’osservazione di questi mammiferi è fra dicembre e marzo, ovvero la stagione degli amori, quando la Reserve è affollatissima di esemplari adulti. È possibile comunque ammirare elefanti marini che trascorrono qui il loro primo anno di vita. Altri animali vivono in questa zona (oltre agli elefanti marini ci sono tantissimi e rumorosissimi leoni marini, e le due “comunità” convivono in perfetta armonia). Elefanti marini del north scendono a terra durante i mesi primaverili ed estivi per spargere lo strato più esterno della pelle e pelliccia. Questa “muta” dura da quattro a sei settimane durante le quali gli animali si riposano lungo le spiagge: giovani e femmine da maggio a giugno, e maschi di età superiore a partire da luglio ad agosto. Per raggiungere la spiaggia dove si trovano gli elefanti marini si cammina anche su sabbia molto fine dove – a tratti – si sprofonda fin quasi alle caviglie. Consigliabili, di conseguenza, scarponcini alti. Il panorama è costituito da una spiaggia sabbiosa, il verde cupo della vegetazione che si spinge fino a pochi metri dalla riva, gli atteggiamenti giocosi dei giovani elefanti marini e suoni: le grida dei leoni marini, lo stridio dei gabbiani – e odori – quello fortissimo dell’oceano, quelli più tenui di alcune piante. La zona di protezione della fauna selvatica è aperta, per l’auto-escursione, solo con Visitor Permit che si ottiene, alla stazione di ingresso, dalle 8:30 am – 3:30 pm. Non sono disponibili prenotazioni e passeggiate guidate. I visitatori devono uscire dalla zona di protezione della fauna selvatica alle 5 pm che è anteriore a quella di chiusura del parco. Arrivare presto per ottenere un permesso ed effettuare l’escursione di tre a quattro miglia prima delle 5. Occorrono circa 2.5 – 3 hours per fare il round trip. VARIANTE: Da Salinas raggiungere Gilroy ed i suoi Outlets. Percorrere poi la US-101 attraversando la Silicon Valley fino a San Francisco. Miglia e tempi sono gli stessi salvo traffico.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: SAN FRANCISCO

SAN FRANCISCO va visitata a piedi. Il clima è caratterizzato da estati secche, fresche e nebbiose. Tra giugno e agosto la Bay Area gode di un clima particolarmente fresco, con temperature che anche di giorno sovente non superano i 20 gradi per cui occorre una giacca antivento per la gita in barca verso il Golden Gate Bridge. Difficile parcheggiare a San Francisco per meno di USD 20 al giorno (in zone scadenti). Almeno USD 30 dollari in prossimità delle attrazioni principali. I taxi non sono a buon mercato, ma nemmeno carissimi. A San Francisco il tempo è mutevole ed occorre, oltre alla maglietta ed un paio di calzoncini, alche una felpa. La nebbia arriva dal Golden Gate. L’isola ed il carcere di Alcatraz sono veramente interessanti e l’audio tour è fatto benissimo. Bellissime viste sulla skyline di San Francisco. Il MUNI Pass da accesso a tutti i mezzi pubblici. Anche se si pensa di girare la città a piedi, si può avere comunque l’occasione di prendere qualche autobus. Vale anche per il Cable Car la cui corsa semplice costa USD 5, mentre il MUNI costa USD 15 per 3 giorni. Lo si può acquistare in Market Street all’Info Point (si trova vicino alla partenza di due linee del cable car in una galleria commerciale sotto il livello della strada). La Muni accetta solo quarti di dollari (monete) per la metro, mentre il biglietto della Bart si può fare anche con la carta di credito. Interessanti il Golden Gate Park (in tutt’altra zona rispetto al Golden Gate Bridge). Oltre al parco stesso si può visitare la California Academy of Sciences, lo Steinhart Aquarium e il Japanese Tea Garden. Imperdibile il Fisherman Wharf dove, tra negozi di ogni genere ed artisti da strada, si può respirare un po’ dell’aria di mare e godere di belle viste sulla baia. Qui si trovano anche i famosissimi leoni marini che si riposano pigramente sotto il sole della baia. In zona c’è anche Lombard Street “The Crookedest Street” famosa per i suoi tornanti in discesa. É molto scenic, ma la visita si riduce a percorrere la decina di tornanti e fare qualche foto. Il quartiere di Chinatown merita sicuramente una visita, non fosse altro che qui si trova una delle più grandi comunità cinesi degli USA. Downtown è il classico centro americano, con enormi grattacieli, molti negozi e ottime opportunità di fare un po’ di shopping. Bello il tramonto ad Alamo Square, dove si trova la famosa Postcard Row, una fila di bianche casette vittoriane estremamente fotogenica con San Francisco sullo sfondo. Il nome CALIFORNIA ha origine da un romanzo del 1510 di Garci Rodríguez de Montalvo “Las sergas de Espladián” (Le avventure di Spladian), nel quale venivano descritte la regina Califia e la sua isola paradisiaca chiamata California popolata esclusivamente da donne di colore che vivevano nella maniera delle Amazzoni e dove tutto era d’oro. L’accesso all’isola da parte degli uomini era permesso solamente una volta l’anno solo per perpetuare la razza. Gli uomini di Cortez credevano di aver trovato quell’isola, nel 1535. Solo più tardi, Francisco de Ulloa scoprì che quell’isola in realtà era una penisola. Secondo altri autori “California” deriva dall’espressione latina “calida fornax” dovuta forse al caldo soffocante che investì i primi Europei durante le loro esplorazioni. I primi abitanti conosciuti nella zona della Baia di San Francisco sono gli Ohlone o Costanoan popolazione indigena conosciuta anche come “popolo dell’ovest”, che occupavano le zone intorno a San Francisco Bay (chiamato anche “Point Sur”), Monterey Bay, e la bassa Valle di Salinas, quando gli spagnoli arrivarono nel tardo 18° secolo. La città fu fondata nel 1776 dagli spagnoli col nome di La Misión de Nuestro Padre San Francisco de Asís. In seguito all’indipendenza dalla Spagna, l’area divenne parte del Messico. Nel 1835 la città, chiamata allora Yerba Buena, cominciò ad attrarre una rilevante immigrazione di colonizzatori statunitensi. La città, come il resto della California, fu strappata dagli Stati Uniti al Messico a seguito della guerra messicano-statunitense (1846-1848), e fu rinominata San Francisco.

Night in: San Francisco Accomodation: Buena Vista Motor Inn

DAY OF JOURNEY 22 From: San Francisco to San Francisco

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: NAPA VALLEY o SONOMA VALLEY Driving distance: 157 miles Driving time: 3 hours 20 minutes Trails: Main Trail Loop, Chimney Rock

Attraversare il Golden Gate Bridge e raggiungere la vicina Sausalito che si visita brevemente. (Sausalito dallo spagnolo: sauzalito da sauce “salice” col significato di “luogo di abbondanza”. Percorrere la US 101 poi la SR-37, la SR-12 fino a Napa dove inizia la SR-29. La Napa Valley è considerata, per il suo territorio collinare ed i suoi vigneti, la Toscana della California. Le principali città della Napa Valley sono Napa, Oakville, Rutheford e il grazioso paesino di St. Helena ed infine la piacevole Calistoga. Napa deriva, probabilmente, dal nome Nappan ( “Valle fatata”) dato ad un villaggio indiano meridionale. È il centro finanziario, se non culturale, della valle e vanta alcuni antichi edifici interessanti nel suo piccolo centro storico. La SR-29 si restringe dopo pochi km e diventa più consona al paesaggio attorno. Il primo paesino è Yountville, luogo molto rilassante solo a vederlo, con un paio di locali lungo la strada che invitano a sedersi all’aria aperta. È una splendida località con un adorabile centro, perfetto per andare a passeggio facendo shopping nei negozi che vendono bellissimi prodotti artigianali. A Oakville visitare la Robert Mondavi Winery mentre alla Oakville Grocery è possibile trovare prelibatezze di tutto il mondo. Sulla strada per Rutherford la St. Supery offre una visita istruttiva con una cantina moderna che consente di seguire tutto il processo di produzione. Dopo una breve sosta, proseguire verso St. Helena per visitare alcune altre winery. St Helena è per molti il cuore della Napa Valley, grazie ai suoi bellissimi panorami e all’interessante quartiere centrale con l’atmosfera da fine ‘800 della Main Street accuratamente conservata. Questa cittadina può diventare spiacevolmente affollata e afosa nei fine settimana estivi. La scelta è vastissima, ma forse è opportuno visitare le wineries più intime, senza la tipica organizzazione americana per il turista medio. Partire in direzione di Calistoga, il paesino più a north della Napa Valley e secondo molti anche la più bella con la sua atmosfera da villaggio rurale e le sue prelibatezze gastronomiche. Il nome del paese ha una storia singolare. Samuel Brannan, un milionario affascinato dalle sue sorgenti calde, volendo dire che un giorno avrebbe fatto del luogo la Saratoga della California, confuse le parole e pronunciò Calistoga di Sarafornia. 1 miles a north, lungo la stessa strada, c’è l’Old Faithful Geyser che, alimentato da un fiume sotterraneo, emette un getto d’acqua bollente alto fino a 18 m a intervalli di 30-50 m. Fermarsi alla Freemark Abbey Winery, un’azienda elegante con una bellissima tasting room impreziosita da un grande caminetto. Spostarsi poi alla Benessere Winery. Per raggiungerla uscire dalla strada principale addentrarsi un po’ in una stradina di campagna. Il luogo è incantevole. Girare un po’ per le stradine della zona, scoprendo angoli suggestivi, piccoli particolari da fotografare, respirando l’aria profumata della Napa Valley. Muoversi poi verso south lungo la Silverado Trail l’altra strada che percorre la Napa Valley più a east. È un versante molto più “country”, più panoramico, con moltissimi luoghi dove fermarsi a scattare foto. S’incontra lungo il percorso una quantità infinita di wineries, alcune spettacolari, altre dall’aspetto più discreto. Rientro passando per Vallejo, prendendo la I-580 fino a Oakland e la I-80 fino a San Francisco passando sul Bay Bridge.

AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City: SAN FRANCISCO MUIR WOOD NATIONAL MONUMENT POINT REYES NATIONAL SEASHORE

VARIANTE: Sulla strada da San Francisco a Point Reyes una tappa obbligatoria è MUIR WOOD NATIONAL MONUMENT. Arrivare a Muir Woods è di per sé un’esperienza. La SR-1 si inerpica lungo il crinale di immense colline per poi scendere velocemente verso valle quasi come su una montagna russa. L’intera zona è verdissima e la cosa più curiosa è che prima di arrivare a Muir Woods la vegetazione tende ad essere sì fitta, ma piuttosto bassa. Il parcheggio all’entrata del parco è relativamente piccolo. 50 di metri più avanti lungo la SR-1 c’è un secondo parcheggio con spazio per tutti. L’ingresso a Muir Woods è gratuito utilizzando il National Park Pass. L’attrazione sono i famosi Coast Redwoods (Sequoia semprevirens), cugini delle sequoie giganti del Sequoia NP. I Coast Redwoods sono più sottili e sono considerati gli alberi più alti del pianeta. Il più popolare dei trails è senza dubbio il Main Trail Loop che parte dal Visitor Center e conduce attraverso la foresta di Muir Woods. Questo trail è breve (1.6 km), pianeggiante ed offre un’esperienza fantastica a contatto la foresta. Camminare tra questi alberi giganti è un’esperienza unica. La visita del parco senza fretta necessita di circa 2 ore, godendosi il parco, cercando di soffermarsi su dettagli come il profumo dell’aria della costa, i rumori degli animali, la vegetazione di contorno e, naturalmente, gli stupendi Coast Redwoods. Proseguire lungo la SR-1 e raggiungere il POINT REYES NATIONAL SEASHORE . Il Visitor Center è il Bear Valley Visitor Center, praticamente lungo la SR-1. Nel Seashore si può camminare, sulla destra, sulla parte superiore del famigerato San Andreas Fault. Un posto semplice per individuarlo è sul breve Earthquake Trail, che conduce dal parcheggio vicino al Bear Valley Visitor Center al punto sopra indicato. Il Kule LokloTrail (parte dal Visitor Center) conduce alla ricostruzione di un villaggio dei nativi Miwok. In questa zona si trova la maggioranza dei trails del parco. Molti di essi portano fino alla costa e a viste stupende sull’Oceano Pacifico tra promontori di granito, spiagge, dune e paludi. Continuare in auto a North verso Inverness lungo la Sir Francis Drake Blvd. Questa strada porta dritti verso west, passando per paesaggi tanto belli quanto difficili da descrivere. Viste sull’oceano si alternano a pascoli e vecchie fattorie, a spiagge e scogli e curva dopo curva, ci si avvicina al vero e proprio Point Reyes, l’estremo west del parco. Al termine della Sir Francis Drake Blvd si trova anche Point Reyes Lighthouse , dalla quale si possono avvistare cetacei in migrazione se il periodo è quello giusto. Magnifica la vista di Point Reyes guardando indietro verso East. L’intera penisola è visibile e con un solo colpo d’occhio si vedono 20 miles di spiaggia ed le onde che si infrangono su di esse. Poco prima della Point Reyes Lighthouse, un bellissimo hike porta a Chimney Rock . Questo hike non è né troppo lungo né troppo faticoso, ma offre altre viste mozzafiato. Si possono vedere deers (cervi) che pascolano a ridosso di un burrone che si getta nell’oceano, sea lions che si riposano nei pressi di Chimney Rock, e molto altro ancora. Tornando indietro, lungo il Sir Francis Drake Blvd, non mancare una visita ad una delle tante spiagge come South Beach, North Beach o Kehoe Beach. Un’altra zona fantastica del parco è quella a north, lungo la non asfaltata Pierce Point Road che inizia poco prima di Inverness durante il ritorno dal Point Reyes Lighthouse. Qui si concentra la maggioranza di elk (alci) di Point Reyes. Gli amanti della wildlife non dovrebbero mancare la visita di questa zona e comunque dell’intero Point Reyes, uno dei luoghi più unici e spettacolari della costa del Pacifico.

Night in: San Francisco Accomodation: Buena Vista Motor Inn

DAY OF JOURNEY 23 From: San Francisco to San Francisco

MORNING TRIP PLANNER Parks or City: SAN FRANCISCO

Fisherman’s Wharf è una delle attrazioni turistiche più celebri al mondo. Gli spunti di maggior interesse comprendono il parco di divertimenti Pier 39 (1 ora), le escursioni subacquee, i venditori ambulanti di cibo, un acquario e centinaia di leoni marini che si crogiolano ed emettono latrati sulle piattaforme. Qui ha sede l’Aquarium of the Bay. I 13 USD del costo del biglietto, decisamente ben spesi, consentono un vero e proprio viaggio alla scoperta della vita sottomarina della baia. Come altri acquari è possibile camminare attraverso vasche contenenti i pesci più disparati. Oltre a ciò è però possibile camminare in mezzo al mare. Un cunicolo di vetro consente al visitatore di passeggiare fino al Golden Gate Bridge sommersi dal mare. Il panorama è stupendo e le emozioni sono assicurate. Oltre 20.000 sono gli esemplari che vivono nelle vasche, tra pesci, invertebrati e mammiferi. Il Golden Gate Bridge merita, fermarsi alla prima piazzola dopo il ponte. Union Square è la piazza principale, piena di centri commerciali. A poca distanza c’è Macy’s. Chinatown la si raggiunge prendendo la cable car. Il Golden Gate Park è una meraviglia e la si può raggiungere con la Muni. Vale la pena di passarci un paio d’ore di relax. I bambini non dimenticano la zona giochi. Situato circa 4 chilometri a south del Golden Gate Bridge, il Golden Gate Park di San Francisco è un grande parco rettangolare che si estende da east a west per circa 5 chilometri e da north a south per circa 800 metri. Sotto certi punti di vista è simile al più famoso Central Park di New York, ma probabilmente è più bello. Presidio è un quartiere molto bello, come Castro. Se si vuole ritrovare un pezzo di Italia e la storia della beat generation fare tappa sulla Columbus Street. L’Exploratorium espone oltre 600 oggetti interattivi che investigano la scienza della luce, del colore, del suono e non solo. Fondato nel 1969 dal fisico Frank Oppenheimer, questo museo nel Marina District è considerato il miglior museo scientifico al mondo. Zeum è un innovativo museo su multimedia, arte e tecnologia pensato per i bambini Situato all’interno degli Yerba Buena Gardens nel SoMa District. Gli spunti di maggior interesse sono uno studio di animazione, un laboratorio musicale ed uno digitale, insieme ad una giostra del 1906, una pista da bowling ed una per il pattinaggio sul ghiaccio. Museo per bambini “altamente tecnologici”. Washington Square si può passeggiare per l’accogliente parco, uno dei più antichi della città, la cui atmosfera ricorda la piazza di una città del Vecchio Continente con Saints Peter and Paul Church, monumento che funge da incantevole sfondo. Filbert Steps è un accattivante angolo della città e la strada si fa troppo ripida per le automobili. Mentre si dirige verso la sommità della collina, passerà tra rigogliosi giardini coperti di fiori che decorano le dimore in stile “gotico dei falegnami” (caratterizzate da tetti molto pendenti, archi a sesto acuti sulle finestre ed appariscenti decorazioni sulla facciata), risalenti al periodo precedente il 1870. AFTERNOON TRIP PLANNER Parks or City SAN FRANCISCO Tempo libero

Night in: San Francisco Accomodation: Buena Vista Motor Inn

DAY OF JOURNEY 24 From: San Francisco to Paris

TRIP PLANNER Imbarco alle ore 15.30 per Parigi CDG con arrivo alle 11.00. Partenza per Verona alle ore 15.35 con arrivo alle 17.10. Voli Delta Airlines

DAY OF JOURNEY 25 From: Paris to Verona

TRIP PLANNER Arrivo a VERONA

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