Usa e Canada on the road tra parchi e città

Un viaggio di cinque settimane che ci ha portato al Grand Canyon, a Las Vegas e poi da Los Angeles a Vancouver lungo la costa e l'entroterra di California, Oregon e Washington. Puntata finale a Chicago
Scritto da: puremorning1999
usa e canada on the road tra parchi e città
Partenza il: 09/08/2011
Ritorno il: 14/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Prima di passare al racconto delle singole giornate ecco alcune indicazioni generali:

1. Il nostro viaggio parte dal Grand Canyon, prosegue con una sosta a Las Vegas per ripartire poi da Los Angeles fino a Vancouver BC attraverso la California, l’Oregon e lo stato di Washington. Si conclude con qualche giorno a Chicago prima del rientro in Italia. Le cinque settimane che abbiamo impiegato sono davvero il minimo indispensabile per avere un’idea dei luoghi che abbiamo visitato, a meno che non si operino dei tagli tematici, ad esempio visitando solo la costa. Considerate anche che le autostrade non collegano l’intero territorio, per cui, specie se si vuole vistare l’interno mentre ci si trova sulla costa o viceversa, a volte è necessario utilizzare delle strade a scorrimento sensibilmente più lento.

2. Il periodo da noi scelto ci è sembrato generalmente indicato, con la sola eccezione della costa centrale e settentrionale della California, che in estate è invasa dalla nebbia. Nessun problema climatico al Grand Canyon ed a Las Vegas, come invece temevamo, né a Vancouver e Chicago, che abbiamo visitato con uno splendido sole.

3. Grazie all’ottimo cambio Euro/Dollaro, i prezzi, che pur non essendo di norma esageratamente alti, non possono definirsi neppure accessibili, sono stati in genere accettabili, a costo chiaramente di fare un po’ di attenzione ad hotel e ristoranti. A questo proposito, noi ci siamo spesso dovuti accontentare, per ragioni logistiche, di dormire e cenare nei motel e catene di fast-food presenti sulle autostrade. Questa scelta obbligata, se da un lato non è mai stata cercata, dall’altro ha portato ad un certo risparmio. A Los Angeles, San Francisco e Chicago gli hotel sono generalmente molto cari ed i migliori sono prenotati spesso con largo anticipo, per cui una pianificazione accorta può aiutare a contenere i costi. Non partite senza assicurazione (noi abbiamo utilizzato la EuropAssistance).

4. Un consiglio sui motel. Le cifre che abbiamo riportato qui sono in realtà estremamente variabili, a seconda di quando si prenota e della giornata prescelta. Per questo motivo, una stanza che costa $ 50 una notte, può costare anche il doppio la notte successiva. È consigliabile dare sempre un’occhiata a tutti i motel presenti in una determinata zona, senza fossilizzarsi su una specifica catena, a meno che, chiaramente, non si abbia una predilezione personale per un particolare brand.

5. Per i trasporti noi abbiamo utilizzato la United Airlines, che è stata quasi sempre in ritardo e con un servizio a bordo ordinario. Abbiamo noleggiato l’auto dall’Italia con la Alamo. In totale abbiamo percorso in macchina 7600 km. Quanto alla presunta necessità della patente internazionale per Usa e Canada, non c’è una risposta univoca. Anche le autorità locali, una volta contattate, non ne hanno mai richiesto l’uso – tutt’al più lo hanno consigliato. Al contrario, alcune compagnie di noleggio la richiedono, com’è stato nel nostro caso, per cui alla fine abbiamo deciso di ottenere la patente valida solo per gli Usa, ma non anche per il Canada (ci sono, difatti, due modelli differenti, uno dei quali è riconosciuto negli Stati Uniti ed un altro in Canada).

6. Quanto alle guide, per il Grand Canyon abbiamo utlizzato la Rough Guide, per Las Vegas la Frommer’s, per California, Oregon, Washington le due guide Lonely Planet, mentre per Vancouver e Chicago ci siamo serviti della Rough Guide. Abbiamo trovato molto utili anche gli itinerari guidati della Frommer’s per Seattle, Chicago, San Francisco, Vancouver, Portland e Los Angeles. Infine, consigliata anche la guida della Frommer’s “Memorable Walks in San Francisco”.

7. Con riferimento ai parchi, se avete intenzione di visitarne un certo numero, considerate di acquistare il pass. Attenzione però, perché non tutti i parchi sono inclusi nel circuito e quindi sono da pagare comunque a parte. 8. Capitolo sicurezza. Noi non abbiamo avuto il minimo problema, ma abbiamo chiaramente evitato zone periferiche o definite dalle guide non sicure, soprattutto la sera. Unica eccezione il Tenderloin a San Francisco, in cui siamo entrati più volte. Le guide sono state particolarmente scoraggianti su Chicago, ma i proprietari del B&B ci hanno rassicurato dicendo che le zone veramente a rischio sono fuori dai circuiti di interesse, per cui sarebbe stato impossibile finirci per caso.

1°/2° giorno

Il nostro volo è un Milano Malpensa – Phoenix via New York. Nonostante le buone intenzioni, non riusciamo a sfruttare lo stop over, a causa di una pioggia torrenziale ed arriviamo in ritardo a Phoenix. Dopo aver ritirato l’auto ed aver trascorso la notte presso il Red Roof Inn Phoenix (2135 West 15th St Tempe, Tel.: 480-449-3205; http://redroof.com; 35 € la doppia con bagno), prenotato in anticipo dall’Italia, il mattino dopo partiamo all’alba per il Grand Canyon, che raggiungiamo in poco più di tre ore e mezzo. Prima però ci fermiamo brevemente nella nostra stanza d’albergo a Valle, che abbiamo prenotato dall’Italia (Grand Canyon Inn, S State Route 64, P.O. Box 755, Williams (Valle), Tel.: 800-635-9203; ; 280 $ la doppia con bagno per 2 notti. Motel discreto, anche se un po’ caro). Tutti gli hotel all’interno del Grand Canyon National Park erano già stati prenotati e, se volete dormire proprio all’interno del parco, dovete attivarvi con largo anticipo per l’alta stagione. Sul Grand Canyon all’inizio avevamo qualche preconcetto: pur pensando che valesse la pena visitarlo, credevamo che probabilmente fosse sopravvalutato. La realtà invece si rivela molto meglio del previsto: la fama che il Grand Canyon ha non è casuale, anzi è del tutto meritata. Anche gli stormi di turisti vocianti non riescono a sminuire la grandiosità del paesaggio. Iniziamo con il giro classico con la navetta gratuita verso ovest fino ad Hermit’s Point, per poi recuperare l’auto ed ammirare il tramonto sullo Shoshone Point, una delle zone meno frequentate del parco. Difatti, siamo da soli ed il silenzio totale non fa che accrescere il fascino del luogo. Cena rapida a Tusayan da Wendy’s e poi a dormire.

3° giorno

Ci svegliamo all’alba perché abbiamo prenotato un tour (Canyon River Adventure con Xanterra Tours, http://www.xanterra.com) che occupa buona parte della giornata. Il tour non è esattamente a buon mercato, ma vale senz’altro i dollari spesi, perché dà una visione d’insieme del canyon, consentendone l’esperienza diretta che va al di là del godimento di un bel paesaggio. Iniziamo con un volo panoramico di circa un’ora sul Canyon fino al Lake Powell. Lo scenario è sensazionale e per questo difficile da descrivere. Atterriamo al piccolo aeroporto della diga e proseguiamo in autobus e camion fino all’Antelope Canyon, altro posto incredibile. Successivamente torniamo sulla Powell Dam ed iniziamo una navigazione del Colorado di circa tre ore, che ci dà la possibilità di vedere il Canyon da una prospettiva differente. All’inizio del pomeriggio ci rimettiamo in autobus e torniamo al punto di partenza dopo una breve sosta in un mercatino incredibilmente kitsch che vende manufatti pseudoindiani. Terminiamo la visita del Grand Canyon prendendo la navetta che ci porta allo Yaki Point a vedere il tramonto, decisamente più affollato rispetto a quello del giorno prima. Cena ancora a Tusayan in uno squallido Pizza Hut.

4° giorno

Torniamo al Grand Canyon per imboccare la Desert View Road verso est, fermandoci nei vari viewpoints e nel microscopico museo Tusayan fino ad arrivare alla simpatica Desert Tower. Con questo concludiamo la nostra visita del Canyon e procediamo a sud verso i resti dei pueblos Wupatki e Wukoko, che visitiamo con interesse e che ci portano via qualche ora. Lì vicino facciamo anche una breve passeggiata lungo il Lava Walk all’ombra del Sunset Crater, che, se siete di strada e non siete di fretta, merita una visita. A questo punto facciamo rotta verso ovest, destinazione Las Vegas, che raggiungiamo dopo qualche ora al volante in prima serata. Su Las Vegas sono state scritte moltissime cose, per cui qui evidenziamo solo che entrambi abbiamo avuto per motivi diversi (uno di noi c’era già stato 13 anni prima, l’altro era alla sua prima visita) la sorpresa di trovarla molto meno squallida del previsto. Alloggiamo all’Hotel Riviera, prenotato dall’Italia tramite il sito www.vegas.com, che si rivela nel complesso un po’ in decadenza, anche se la stanza vale decisamente il prezzo pagato (2901 Las Vegas Blvd S Las Vegas, Tel.: 800 634-3420; http://www.rivierahotel.com, 60 $ la doppia con bagno, cui si devono aggiungere quasi 8 $ di tassa resort). La sera ceniamo al buffet del tanto decantato Main Street Station Garden, dove, per 41 $ in due, mancia e tasse incluse, mangiamo in modo discutibile, ma d’altra parte per quel prezzo non è facile trovare di meglio. Dopo un giro nella zona di Freemont Street, davvero singolare, e un altro sullo Strip, andiamo a dormire a notte fonda.

5° giorno

Al mattino iniziamo la via crucis dei casino: dal Venetian all’Excalibur, passando per il Caesar’s Palace, ci perdiamo nella follia insensata che questa città rappresenta. Pranziamo al dignitoso buffet dell’Excalibur (quasi 35 $ in due, comprese tasse e mancia) e poi riprendiamo l’auto, perché ci aspetta il volo per Los Angeles, dove atterriamo in tardissima serata, per cui andiamo direttamente a dormire nell’ostello prenotato dall’Italia (Orbit Hotel & Hostel, 607 N. Fairfax Avenue West Hollywood, CA 90036, Tel.: 323 655 1510; Toll Free: 877 672 4887, http://www.orbithotel.com; 255 $ la doppia piccola con bagno e colazione per 3 ). L’ostello in questione è in una posizione ottima, il prezzo è davvero conveniente ed il personale disponibile ed amichevole. È necessario, però, precisare che il livello di igiene e di manutenzione della struttura lascia molto a desiderare, per cui è indispensabile un notevole grado di adattabilità. Inoltre, non è accettata la carta di credito (anche se dal sito web non si evince) e nella nostra stanza al primo piano la porta-finestra sul balconcino non si può chiudere con sicurezza.

6° giorno

Iniziamo il nostro soggiorno a L.A. con il più classico dei giri: Hollywood Blvd. e Kodak Theatre. Andiamo poi in Downtown per visitare la Walt Disney Concert Hall, la cattedrale cattolica ed il Moca. Proseguiamo poi sul Sunset Strip e Rodeo Drive, concludendo con una cena su Santa Monica Blvd., innaffiata da litri di birra!

7° giorno

La giornata inizia con la visita della Villa Getty a Malibu. A dire il vero, credevamo che la parte più interessante fosse la struttura stessa, ma in realtà ci ricrediamo quando ammiriamo le fantastiche collezioni greco-romane, che si rivelano davvero magnifiche. Dal sacro al profano, ci trasferiamo a Venice e poi alla celeberrima Venice Beach per una passeggiata. Decidiamo poi di visitare il Lacma – una bella scoperta che richiede del tempo – e ceniamo nuovamente su Santa Monica Blvd.

8° giorno

Passiamo un po’ di tempo nella sala comune dell’ostello per pianificare i prossimi passi: le destinazioni successive saranno il Sequoia National Park e lo Yosemite. Uscire da L.A. si rivela, nonostante il navigatore, un’impresa non da poco, ma alla fine ce la facciamo ed arriviamo al primo dei due parchi all’inizio del pomeriggio, in tempo per un giro breve, ma soddisfacente, dello stesso. Dormiamo a Fresno in un discreto Quality Inn sull’autostrada (6051 North Thesta Ave, Fresno; Tel.: 559 435 6593; ; $ 80 per doppia con bagno e colazione più che discreta).

9° giorno

Ci alziamo di buon’ora e raggiungiamo lo Yosemite abbastanza presto. Il parco è davvero splendido e lo attraversiamo tutto in giornata, facendo delle soste e delle brevi passeggiate: la foresta, il Glacier Point dal quale si può osservare una bellissima vista sull’Half Dome, numerose cascate fino ad un tramonto mozzafiato nella zona delle pozze termali. Usciamo dal parco verso est senza aver prenotato l’albergo. Per fortuna l’Ufficio del turismo del vicino paese di Lee Vining è ancora aperto e riusciamo a prenotare una doppia con bagno, ma senza colazione, presso il Boulder Lodge a June Lake (June Lake, CA. 93529; Tel.: 760 648-7533 o 800-4-JuneLk; http://www.boulderlodgejunelake.com; quasi $ 110; non male, ma caro).

10° giorno

Iniziamo la giornata con un breve trek sul Panum Crater, di chiara origine vulcanica, per raggiungere poi la zona dei South Tufa sul Mono Lake. Questo nome probabilmente non dirà niente a nessuno, ma in realtà molti lo conoscono senza saperlo, in quanto è raffigurato sulla copertina di “Wish You Were Here” dei Pink Floyd. Una sosta vale decisamente la pena: il lago è meraviglioso e noi facciamo anche il bagno, approfittando della quiete della mattina. Dopo una breve deviazione al Black Hole, ripassiamo per lo Yosemite, dove abbiamo la fortuna di fare un incontro ravvicinato con un giovane orso che ci taglia la strada. Purtroppo non riusciamo ad afferrare in tempo la macchina fotografica, ma la scena è memorabile. Siamo diretti di nuovo verso la costa, e spezziamo la tratta fermandoci a Kettleman, un posto sperduto nel nulla, dove trascorriamo la notte in un motel (Super 8, I-5 Hwy 41 E to Bernard Dr, 33415 Powers Drive, Kettleman City; Tel.: 1-559-386-9530; http://www.super8.com/hotels/california/kettleman-city/super-8-kettleman-city/hotel-overview; circa $ 84, doppia con bagno e prima colazione; nella media).

11° giorno

Arrivati sulla costa, la prima sosta degna di nota è l’Hearst Castle, un mix incredibile di kitsch e opulenza che stupisce e lascia perplessi al tempo stesso. Molto belle sono la splendida piscina e la zona termale. Proseguiamo lungo la A1 costiera verso nord: siamo nel giro di poco tempo nella decantata Big Sur. Nonostante la nebbia non sia distante, fortunatamente riusciamo a visitare questa zona ancora con il bel tempo e lo spettacolo del Julia Pfeiffer Park è molto bello. La costa, in questa zona, è spettacolare, ma fa un po’ fresco. Ci fermiamo anche alla bella e poco frequentata Pfeiffer Beach e continuiamo verso nord. Purtroppo commettiamo l’errore di non prenotare l’hotel per la sera e, quando siamo vicini a Monterey, scopriamo che c’è una manifestazione locale, per cui trovare un albergo si rivela un’impresa. Alla fine troviamo nell’adiacente Salinas, un Americas Best Value Inn che costa uno sproposito, ma non abbiamo scelta (1030 Fairview Ave., Salinas; Tel.: 831 422 6486; ; quasi $ 170 per una doppia con bagno e prima colazione).

12° giorno

Mattinata piacevole a Monterey: anche se non c’è granché da vedere, la cittadina è gradevole. Nel primo pomeriggio continuiamo verso nord sulla 17-Mile Drive, strada a pagamento che, per quanto interessante, comunque risulta inferiore alle aspettative e troppo cara. Un’altra sosta piacevole è a Carmel-by-the-Sea, la cittadina il cui sindaco è stato Clint Eastwood, della quale visitiamo anche la Mission, per arrivare a San Francisco in serata. Siamo riusciti a trovare posto in un B&B carino, economico ed in ottima posizione: unica pecca, l’assenza del proprietario, che comunica con noi per telefono o tramite bigliettini (Castillo Inn, 48 Henry Street; Tel.: 800 865 5112; $ 310 per tre notti per una stanza doppia con bagno in comune, prima colazione e parcheggio dell’auto).

13° giorno

Iniziamo il nostro periodo a San Francisco con una sosta all’Ufficio del Turismo in Union Square ed un giro nella zona limitrofa, seguito da un tour di Chinatown, più carina del previsto, e di Nob Hill. Raggiungiamo poi il City Tour gratuito di North Beach organizzato dal “San Francisco City Guides”, un gruppo no-profit che offre dei tour tematici per la città: consigliatissimi (Tel.: 415 557 4266; www.sfcityguides.org; un’offerta libera è gradita). E’ la stessa guida a consigliarci il ristorante per la sera, un cinese in zona.

14° giorno

Oggi decidiamo di noleggiare due biciclette (Blazing Saddles, numerosi punti in città; Tel.: 415 202 8888; http://www.blazingsaddles.com), con le quali giriamo per la città in direzione del Golden Gate Park e successivamente del Golden Gate, dopo una sosta nell’enorme negozio di libri “Green Apple Books” (506 Clement Street). L’immancabile nebbia, che sale nel primo pomeriggio, ci sorprende sul ponte, ma la seminiamo sull’Imbarcadero verso la via del ritorno. Non così il freddo, che oggi si fa proprio sentire. Per fortuna che le zone che visitiamo sono molto belle: le foche sul molo sono proprio simpatiche. Arriviamo infine a Market Street, dove assistiamo ad una manifestazione di protesta prima di restituire le biciclette. Cena anche oggi consigliataci dalla guida del giorno prima: si tratta del “Papalote” (3409 24th Street @ Valencia; Tel.: 415 970 8815), un ristorante messicano in zona Mission molto economico, buono ed esteticamente peculiare. Stanotte il nostro B&B non ha posto, per cui dormiamo nell’adiacente 24 Henry (24 Henry St.; Tel.: 800 900 5686, 415 864 5686; $ 125 per la doppia con bagno in camera e prima colazione; molto bello).

15° giorno

Dopo l’ottima prima colazione, facciamo uno dei nostri walking tours, che organizziamo confrontando gli itinerari presenti nelle guide in nostro possesso, nel quartiere di Haight Ashbury, da non perdere, per poi raggiungere il nostro secondo “San Francisco City Guides Tour” a Castro, che visitiamo approfonditamente (degno di nota, il Lgbt Museum). Ricominiciamo con i nostri walking tours: partiamo da Russian Hill ed attraverso Lombard Street saliamo su Telegraph Hill, dove ammiriamo il tramonto ed i dipinti della Coit Tower. Da lì scendiamo attraverso la bellissima “stradina” di legno (Filbert Steps) fino alla sede della Levi’s alla Battery, ottimo esempio di riqualificazione urbana e con la Muni torniamo a Castro per vedere uno spettacolo di cabaret da Harvey’s, una specie di Zelig locale.

16° giorno

Ultimo giorno a San Francisco. Al mattino visitiamo la zona latina di Mission Street, dove mangiamo un burrito davvero enorme. Nel primo pomeriggio riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso nord. La nebbia incombe sulla costa, per cui proseguiamo diritti fino a Bodega Bay, dove trascorriamo la notte in un hotel recuperato letteralmente al volo (Bodega Bay Inn, 1588 Eastshore Road Bodega Bay; Tel.: 707 875 3388; www.bodegabayinn.com; $ 97 per una doppia con bagno e colazione; molto carino) e passiamo la serata a pianificare le tappe successive.

17° giorno

Continuiamo verso nord sulla strada costiera, passando per Mendocino, ma la nebbia implacabile non ci consente di godere appieno del paesaggio. Decidiamo quindi di allontanarci dalla nebbia ed andiamo a visitare la Pygmy Forest, seguita da un trail geologico e pieghiamo infine verso l’entroterra dormendo in un mediocre motel nel mezzo del nulla a Williams (Stage Stop Inn, 330 7th St Williams; Tel.: 530 473 2281; $ 57 per una doppia con bagno e scarsa prima colazione).

18° giorno

Dopo la triste prima colazione continuiamo lungo la 20 e facciamo rotta per il Lake Tahoe. Non ne avevamo mai sentito parlare prima, ma abbiamo fatto bene a fidarci ciecamente delle guide: il Lake Tahoe è senza dubbio uno dei posti più belli dell’intera vacanza. Le acque turchesi del lago sono irresistibili, per cui affittiamo un kayak e pagaiamo per un’oretta, facendo anche il bagno. In seguito, procediamo, prima a piedi e poi in macchina, alla scoperta di alcune delle splendide calette e ceniamo a South Lake Tahoe, un paesino non proprio memorabile. Il ristorante però ha dalla terrazza una veduta panoramica mozzafiato del tramonto sul lago ed è anche di ottimo livello e con un servizio impeccabile (Freshies Restaurant & Bar, 3330 Lake Tahoe Blvd, Tel.: 530 542 3630). Anche il motel è molto meglio della media e con una colazione niente male (Rodeway Inn Casino Center, 4127 Pine Blvd. & Stateline, South Lake Tahoe; Tel.: 530 541 7150; ; $ 64,50 per una doppia molto ampia con bagno e colazione).

19° giorno

Al mattino facciamo un breve trek sulle Eagle Falls e successivamente scendiamo nella Emerald Bay, dove facciamo un altro bagno. Ci dirigiamo poi verso il Lassen Park, che raggiungiamo all’imbrunire, giusto il tempo di un primo assaggio. Ceniamo e dormiamo nel Childs Meadow Resort, che è sì remoto, ma molto vicino al Lassen Park (41500 State Highway 36 East Mill Creek; Tel.: 530 595 3383; www.childsmeadowresort.com; $ 70 per una normalissima doppia con bagno senza colazione; $ 44 cena per due, molto buona).

20° giorno

Ci svegliamo presto e partiamo per il trekking dello splendido Lassen Park, tra ghiacciai, laghi alpini e solfatare. Anche questo parco, a noi prima sconosciuto, si rivela proprio bellissimo, così come la nostra meta successiva, il Cinder Cone vicino al Butte Lake. Per quanto siano due posti un po’ fuori mano, se avete tempo, non perdeteli: la vista delle Painted Dunes dalla cima del vulcano ripaga ampiamente della fatica. Di nuovo in auto, arriviamo in serata sulla costa, nel triste ed inquietante paesino di Eureka, dove tutto è ormai chiuso (ceniamo da Burger King). In aggiunta, il motel che recuperiamo è deprimente ed i vicini molto rumorosi (Econo Lodge, 1630 Fourth St. Eureka; Tel.: 707 443 8041; ; $ 71 per una doppia con bagno e prima colazione scarsissima).

21° giorno

La prima tappa sono le dune a sud della città: carine, ma niente di che. Continuiamo poi verso nord, fermandoci alla Redwood Forest, che è davvero suggestiva, una volta tanto grazie e non nonostante la nebbia. Ci fermiamo per un picnic a base di salmone affumicato locale e poi abbandoniamo la California per l’Oregon. Immediatamente superato il confine, il tempo migliora e la nebbia scompare: questo ci permette un’infinità di soste lungo la strada costiera che ci lasciano senza fiato, in particolare Whaleshead Point, la cui spiaggia raggiungiamo un po’ a fatica, ci rapisce. Arriviamo in serata a Gold Beach, dove, dopo una buona cena a base di pesce, andiamo a dormire in un motel un po’ sgangherato, ma simpatico, che sembra uscito da un racconto della febbre dell’oro (Oregon Trail Lodge Gold Beach, 29855 Ellensburg Avenue, Hwy 101 Gold Beach; Tel.: 541 247 6030; ; $ 49 per una doppia con bagno).

22° giorno

Iniziamo con una sosta nella spiaggia di Bandon, seguita dal bellissimo Oregon Dune Park, dove è possibile arrivare in una grandissima spiaggia deserta dopo un trek fra le dune. La costa dell’Oregon si conferma davvero splendida e nel nostro cammino verso nord ci fermiamo continuamente per ammirarne i panorami e le spiagge. Heceta Head, Cape Perpetua e Yachats sono solo alcune delle località che ci colpiscono. Dopo quest’indigestione di meravigliosi paesaggi costieri, ci dirigiamo verso l’interno e, dopo aver cenato in macchina con dei panini, ci fermiamo a dormire a Roseburg (Americas Best Value Inn, 790 NW Garden Valley Blvd; Tel.: 541 673 6000; http://www.americasbestvalueinn.com/bestv.cfm?idp=1090; $ 60 per una doppia con bagno e prima colazione; nella norma).

23° giorno

Ci alziamo presto perché abbiamo deciso di arrivare alle Umpqua Hot Springs, una località sperduta nella foresta centrale dell’Oregon dalla quale si può ammirare una splendida valle fluviale a bagno in calde pozze termali all’aperto. La cosa bella del sito è la mancanza di qualsiasi struttura: si arriva, ci si spoglia e si entra nella pozza. Umpqua è remota e non facile da raggiungere, ma la fatica è ampiamente ripagata. Tappa successiva è lo spettacolare Crater Lake Park, di cui facciamo il periplo in auto. La temperatura si abbassa notevolmente ed il lago, di un blu cobalto difficile da descrivere, è ancora più affascinante. È ormai tempo di tornare alla civiltà: rotta su Portland, dove arriviamo in tarda serata. Abbiamo prenotato un hotel di livello ben superiore ai nostri standard usuali, tramite il sito del turismo della città (The Mark Spencer Hotel, 409 SW 11th Ave Portland; Tel.: 503 224 3293; www.markspencer.com; $ 120 a notte per una doppia ampia con bagno ed ottima prima colazione) e ceniamo molto bene al pub del limitrofo Jake’s Famous Crawfish.

24° giorno

Portland è una città proprio singolare ed il motto “Keep Portland Weird” non è casuale. È molto gradevole fare un giro nel quartiere di Pearl, della Old Town, nell’alternativa East Portland al di là del fiume ed in Downtown. La cosa che però ci colpisce maggiormente è la fantastica libreria Powell’s, una delle più grandi del mondo, dove stazioniamo quasi tre ore e facciamo man bassa di libri. Cena ottima al ristorante vietnamita Silk, nel quartiere di Pearl (1012 NW Glisan; http://www.silkbyphovan.com).

25° giorno

Lasciamo Portland, dopo l’ennesima colazione luculliana e andiamo verso le cascate sul Columbia River, le Multnomah Falls, che sono meglio di quanto non ci aspettassimo. Questa è l’ultima attrazione che visitiamo in Oregon, uno stato che meriterebbe maggiore fama. La tappa successiva, la prima dello stato di Washington, è un’altra scoperta. Si tratta di un altro parco vulcanico, il Mount St. Helen’s, impressionante se si collega quanto si vede alla sua esplosione del 1980. Sorpassiamo Seattle, dove faremo sosta qualche giorno dopo e, dopo un tramonto meraviglioso sul Deception Pass di Whidbey Island, ci fermiamo a dormire nell’incredibile Auld Holland Inn, una riproduzione di un villaggio olandese, con tanto di mulino a vento (33575 State Route 20 Oak Harbor; Tel.: 360 675 2288; www.auld-holland.com; $ 65 per una doppia con bagno e scarsa prima colazione)!

26° giorno

La prima sosta è nel bellissimo parco del Deception Pass: spiagge, ponti e tante correnti. Ci fermiamo nel paesino di Bellingham per chiedere delle informazioni sui parchi vicini ma, un po’ per la distanza, un po’ per un forte desiderio di relax, alla fine restiamo nel paese, che è piacevolissimo: bagels, thrift shops e gente molto amichevole. Arriviamo così al confine con il Canada e lasciamo temporaneamente gli Stati Uniti. La tappa successiva è Vancouver, notoriamente piovosa, anche se noi non ce ne accorgiamo perché il tempo è spettacolare. Prendiamo possesso della nostra stanza nell’English Bay Hotel (1150 Denman Street; Tel: 604 685 2231; http://englishbayhotel.com; 393 $ canadesi per tre notti in una stanza doppia con bagno). Iniziamo subito con un walking tour di Gastown e Chinatown, ormai rimesse quasi del tutto a nuovo, ma con alcuni angoli – soprattutto a Chinatown – molto sordidi: indimenticabile East Hastings Street, con l’Afton Hotel! Il nostro giro termina prima che si faccia troppo buio e giusto in tempo per andare a vedere il bel tramonto dalla Lookout Tower, presso l’Harbour Center. Cena discreta al Banana Leaf in Denman Street.

27° giorno

Dopo una colazione a base di bagels da Tim Horton’s, durante la quale abbiamo l’opportunità di fare la conoscenza di un simpatico signore, facciamo un ampio giro di Downtown e dintorni che si amplia verso l’estremità della penisola urbana concludendosi ad English Bay, con un tour gratuito (ad offerta libera) della Tour Guys Vancouver (http://www.tourguys.ca/vancouver-tours/vancouver-tours), che consigliamo vivamente. Vista la splendida giornata, noleggiamo due biciclette e visitiamo lo Stanley Park, un bellissimo parco urbano più grande di Central Park. A questo punto integriamo la visita di Downtown e del West End con i nostri walking tours. Concludiamo la giornata con una cena sushi all-you-can-eat più che dignitosa (Tampopo Sushi, 1122 Denman Street; Tel.: 604 681 7777).

28° giorno

Il bel tempo continua ad assisterci e, sempre a piedi, visitiamo l’interessante Yaletown, prendendo alla fine l’aquabus che ci porta a Granville Island: turistica, sì, ma comunque simpatica (soprattutto il mercato). Continuiamo lungo la costa visitando le spiagge di Kitsilano, con una bellissima vista sullo skyline di Downtown, dove ritorniamo sempre a piedi. Dopo una serata a vedere delle improvvisazioni teatrali in un pub, proviamo a cenare, ma, vista l’ora, riusciamo a trovare solo il triste Darya Restaurant (1795 Pendrell Street), economico ma non buono e con un servizio pessimo.

29° giorno

Ultimo giorno a Vancouver: dopo una colazione nella bakery di fronte all’hotel, riprendiamo l’auto e ci trasferiamo nella zona universitaria per visitare il memorabile Museo Antropologico. Non perdetelo, perché ne vale davvero la pena, nonostante il tema apparentemente un po’ ostico. Wreck Beach, la spiaggia dove il nudismo è permesso, è l’ultima tappa in questa bella città, che salutiamo con un po’ di dispiacere alla volta di Seattle, che raggiungiamo nel pomeriggio. Una nota di menzione merita il nostro B&B a Seattle (Hill House B&B, 1113 E John St.; Tel.: 866 417 4455; http://seattlehillhouse.com; 325 $ per tre notti in una doppia con bagno condiviso e colazione). Scopriremo difatti che la simpatica proprietaria, Leanne, arriva al mattino con un cuoco laotiano professionista, che prepara la colazione per tutti gli ospiti, seduti allo stesso tavolo ed intrattenuti dalle affabili chiacchiere di Leanne. L’inizio della giornata quindi diventa un momento conviviale e la colazione è ottima e molto ricercata. Un posto sicuramente da consigliare. Il tempo di posare i bagagli che siamo già a Fremont, il quartiere alternativo della città, e poi a Kerry Park per vedere lo Space Needle e lo skyline della città. Cena all’ottimo e ragionevolmente economico ristorante indiano Cedars (un po’ lontano in 4759 Brooklyn Avenue NE Seattle; Tel.: 206 527 4000; http://www.cedarsseattle.com). Torniamo a Kerry Park per alcune foto in notturna e visitiamo lo Space Needle dall’esterno.

30° giorno

Dopo un piacevole risveglio grazie a Leanne ed alla sua colazione, due degli ospiti ci danno uno strappo in centro, che visitiamo a piedi: ci colpiscono piacevolmente la Public Library di Koolhas, la zona intorno a Pioneer Place ed il gigantesco Market. Torniamo a piedi nel B&B: Seattle non ha molto da vedere, ma è piacevole. Passiamo la serata ad assistere ad un gioco organizzato in un pub, il Family’s Feud.

31° giorno

Ancora una volta ci svegliamo di buonumore, che però svanisce dopo aver visitato l’Experience Music Project: niente più di un’attrazione turistica estremamente cara e molto poco interessante, a meno che non siate fans hardcore di Jimi Hendrix o dei Nirvana. Molto più interessante l’Olympic Sculpture Park, che ci porta al Waterfront, lungo il quale passeggiamo fino al quartiere residenziale di Capitol Hill. Cena vicino al nostro B&B al buon ristorante etiope Queen Sheba (916 E John St.).

32° giorno

Ultima colazione luculliana da Leanne, poi, dopo una rapida visita ad un negozio di dischi, siamo in aeroporto, dove ci attende il volo per Chicago, che raggiungiamo in serata. Abbiamo prenotato quattro notti in un mini-appartamento nel comodo quartiere di Lincoln Park, vicinissimo al metrò (Centennial Houses, 1020 W. Altgeld St.; Tel.: 773.871.6020; ; $ 604 in totale; discreto). Tappa obbligata, il primo “deep dish”, la famosissima versione locale della pizza, nell’eccellente Lou Malnati’s di zona, che sta per chiudere, ragion per cui prendiamo il piatto da asporto e lo consumiamo nel B&B.

33° giorno

Decidiamo di arrivare a piedi nella zona del Millennium Park, ma le distanze a Chicago sono davvero notevoli e finiamo per impiegare quasi l’intera mattinata a spasso. Degno di nota in questo tragitto è il parco dedicato ai personaggi del Mago di Oz! Una volta giunti a destinazione, dopo un’accurata visita allo spettacolare Cloud Gate, visitiamo l’Art Institute of Chicago, senza dubbio uno dei migliori musei dell’intero paese. Nonostante le oltre tre ore programmate, non riusciamo a vederlo interamente. A metà pomeriggio, dopo una breve sosta, continuiamo il walking tour del Loop e terminiamo la giornata, davvero stancante, con un mega hamburger.

34° giorno

In metrò torniamo nella zona del Loop, che terminiamo di vedere e ci trasferiamo nella lussuosa Gold Coast per un altro walking tour. Carine le spiagge sul lago che, dato il caldo, sono ancora piene di bagnanti. Dopo un intenso shopping in una libreria ed una sosta a North Shore, raggiungiamo l’imbarcadero del Boat Tour architettonico (Chicago Architecture Foundation, http://www.architecture.org), che ci porta al tramonto sul fiume per ammirare lo skyline dall’acqua. Il tour è interessante, anche se a volte la guida dà troppe informazioni troppo velocemente, per cui il livello di approfondimento è limitato. Concludiamo la serata con una passeggiata sul Magnificent Mile e con una cena deludente al Joy’s Noodles and Rice.

35° giorno

La prima tappa del giorno è il Chicago History Museum (http://chicagohs.org), davvero interessante per farsi un’idea della storia della città. Decidiamo poi di visitare la Robie House di Frank Lloyd Wright, che si trova in una zona della città circondata da quartieri apparentemente pericolosi. Per questo motivo, prendiamo la Metra che, anche se più lentamente, ci porta a destinazione. La visita alla casa, in restauro da tempo, è decisamente inferiore alle aspettative e non ci ripaga del tempo e del costo. Perlomeno il quartiere è carino. In autobus ritorniamo a Michigan Avenue e facciamo una sosta presso la rinomata Pizzeria Uno. Anche questa, ahimè, non è all’altezza della fama. Cerchiamo successivamente di intrufolarci abusivamente al bar panoramico dell’Hancock, ma veniamo sgamati e accompagnati miserevolmente all’uscita, per cui l’estro fotografico trova sfogo in numerosi scatti notturni al Millennium Park, davvero suggestivo di sera.

36°/37° giorno

Iniziamo l’ultimo giorno di vacanza con una visita al Lincoln Park Zoo (www.lpzoo.org), dove sono ospitate varie specie animali: dalle scimmie ai fantastici suricata, dall’orso polare ai cammelli. È gratuito e se avete tempo, una visita può essere un momento gradevole. Torniamo al B&B per finire la preparazione dei bagagli e facciamo un salto da Lou Malnati’s per l’ultimo deep dish. Dopodiché, ritirate le valigie, diventate pesantissime grazie allo shopping (soprattutto di libri), arriviamo in aeroporto in metrò e di lì ci imbarchiamo sul volo di ritorno che, via Londra, ci riporta a Milano.

Una vacanza senz’altro lunga e molto intensa, che ci ha riservato molte soddisfazioni e ci ha fatto scoprire splendidi angoli degli Stati Uniti che non immaginavamo potessero esistere.



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