Usa 2010, dall’Atlantico al Pacifico

...ovvero la luna di miele di una coppia innamorata degli Stati Uniti, che per festeggiare l'inizio del viaggio più emozionante della vita, il matrimonio, ha deciso di percorrere 8000 km on the road in un viaggio auto-organizzato
usa 2010, dall'atlantico al pacifico
Partenza il: 28/05/2010
Ritorno il: 17/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
8000 km on the road in un viaggio auto-organizzato che è costato meno di quanto si possa prevedere. L’organizzazione, miglio dopo miglio, motel dopo motel, è durata più di sei mesi, nei quali abbiamo “studiato” la geografia statunitense, e contemporaneamente abbiamo sognato, tappa dopo tappa, il momento magico in cui ci saremmo finalmente trovati davanti ai paesaggi che da anni contemplavamo sulle fotografie di altri. Il viaggio è durato 23 giorni e ad ogni giorno corrispondeva una tappa, tranne New York (a cui abbiamo dedicato tre giorni) e San Francisco (2 giorni).

28.05.2010 – h. 8.45 MILANO – NEW YORK

Quando ho sentito il piccolo velivolo rosso dell’AirBerlin alzarsi bruscamente (ma puntualmente, cosa che ci ha tranquillizzato parecchio, perché il fatto che fosse un aereo ad elica ci aveva messo un po’ d’ansia!) ho finalmente realizzato: la nostra grande avventura è iniziata!

h 4.00 (22.00 ora italiana) NEW YORK

Finalmente la nostra lunghissima giornata (24 ore in piedi di fila!) è finita! Per fortuna il viaggio è andato benissimo, i due voli della AirBerlin sono stati puntuali e precisi, anzi il volo Dusseldorf–NY è arrivato con mezzora di anticipo! Considerando il prezzo pagato (1200€ per due voli Milano-NY + due Los Angeles-Milano) il trattamento è stato eccellente. Se dovesse capitare, sceglieremo ancora AirBerlin. I controlli per l’ingresso negli USA sono moltissimi e precisi: siamo stati perquisiti più di una volta come se fossimo terroristi prima di riuscire ad imbarcarci… probabilmente anche a causa del gigantesco phon che mi porto sempre appresso e che somiglia ad un’arma! Lo sbarco al JFK, che ci preoccupava di più, è invece filato liscio come l’olio! Nessun intoppo, neppure per la scorta di sigarette e medicinali che portavamo ai nostri amici che vivono a Cincinnati da poco, e che tra pochi giorni raggiungeremo… anzi l’agente nero che ci chiede per quale motivo siamo negli USA, alla nostra risposta “It’s our honeymoon” si alza in piedi e, stringendoci la mano, con un gigantesco sorriso ci risponde: “Congratulation!”. Emozionati e stupiti ci rendiamo conto di aver toccato con mano per la prima volta la proverbiale gentilezza degli americani… ragazzi… siamo a New York!

Il nostro viaggio prevede tre giorni per visitare la City, prima di metterci on the road in viaggio per l’altra costa. Per raggiungere il nostro albergo prendiamo allora il trenino della Airtrack (7$) fino alla stazione della metro di Jamaica, e da lì, la metro per la fermata più vicina al nostro albergo (Herald Square Hotel, 19 West 31st Street). I bagagli sono pesantissimi (poiché ci aspetta un viaggio lungo e vario, soprattutto come clima, abbiamo appresso pochi capi, ma per ogni temperatura… dalla canottiera al maglione di lana!), noi siamo stanchi e la strada parecchia, e ora che arriviamo all’hotel siamo stravolti… ma quasi non ce ne accorgiamo, New York è fantastica e sembra di stare dentro ad un film! E un signore incontrato nell’ascensore dell’hotel ha perfino l’ironia di farci notare che per un solo piano potremmo anche usare le scale…! Scarichiamo i bagagli, una doccetta e via, pronti per scoprire la Grande Mela.

Facciamo fatica a realizzare di star percorrendo davvero le strade viste centinaia di volte nei film… passiamo la serata con la fotocamera in mano e il naso all’insù, ci sentiamo come se stessimo sognando, ma tutto è incredibilmente VERO!

Ceniamo in una Steak House vicino a Times Square con un’ottima bistecca con contorno di patate al cartoccio, mettendo per la prima volta alla prova il nostro inglese e cercando di capire la differenza tra i vari piatti fotografati sopra al banco delle ordinazioni… incredibile, riusciamo ad avere nel piatto la stessa cosa che avevamo in mente! Con gli occhi ancora pieni di luci, gente e colori torniamo al nostro albergo (distante una decina di minuti a piedi da Times Square) sentendoci incredibilmente al sicuro, probabilmente più che a Como la sera… sarà anche merito della quantità incredibile di forze dell’ordine che tappezzano la città?

Le spese di oggi: Voli Milano-NY = 440€ Pranzo al Nordsee in aeroporto = 10€ Navetta JFK-Jamaica = 10€ Cena = 28€

I Km di oggi: tanti, tutti a piedi!

29.05.2010 – h. 8.00 NEW YORK

Nel nostro primo American day, complice il fuso orario, ci svegliamo presto ma un po’ stralunati, e alle 8 siamo già alla ricerca di un posto dove fare colazione. Ci sembra scontato scegliere Starbucks… dove non capiamo quasi nulla di quello che ci viene detto, lasciamo senza rendercene conto una mancia che rende molto felice la ragazza dietro al bancone e riusciamo a bere un immenso cappuccino condito con tutto ciò che troviamo, con l’unico risultato di non riuscire a digerirlo per tutto il giorno! Per la modica cifra di 23$ prendiamo anche una torta e un “Protein Mix”, con uova, frutta e altre cose fresche. La giornata è nuvolosa e scende anche qualche goccia di pioggia, ma si rischiara nel giro di poche ore, e noi partiamo a piedi alla scoperta della City. Oggi visitiamo: Il Chrysler Building (dove stanno girando un film… wow!) e la statua di Prometeo, la St. Patrick Cathedral, la Central Station, sbirciamo il Palazzo di vetro dell’ONU, passeggiamo ancora increduli per la Fifth Avenue, e poi in Central park (dove ci facciamo anche un pisolino nei prati), andiamo a vedere il Guggenheim Museum (ma solo da fuori), per poi proseguire con una passeggiata in Little Italy. Qui c’è una divertentissima processione per Sant’Antonio, dove uomini vestiti come ne “Il padrino” trasportano la statua del Santo davanti alle varie attività commerciali e la fanno pittorescamente ruotare su se stessa quando ricevono delle offerte in denaro! Ci spostiamo poi nella vivacissima China Town e, passando per il mercato, pranziamo con un hot dog preso a una bancarella e un bicchiere di frutta fresca da un’altra…

Nel girare per la città ci rendiamo conto che il traffico automobilistico è composto al 70% da taxi, è straboccante di bandiere americane e non è caotica come ci aspettavamo: è calda, ordinata e umana, e antico e moderno convivono armoniosamente creando un’architettura unica. Noi ci siamo sentiti subito “a casa”! Sarà anche a causa del fatto che abbiamo già visto mille volte nei film ogni angolo di questa metropoli? Eppure… non ho ancora pienamente realizzato di essere davvero a NY! Verso le 5 del pomeriggio andiamo all’hotel con l’intenzione di riposarci un po’ prima di uscire per cena ma, probabilmente per colpa della stanchezza del giorno, il fuso, il letto comodissimo e il post-matrimonio (la “grande corsa” è finita solo due giorni prima!) ci addormentiamo della grossa e ci risvegliamo alle 21,30. Troppo sonno e zero fame, quindi… restiamo a letto!

OSSERVAZIONE DEL GIORNO: la gentilezza degli americani è tanto leggendaria quanto reale. Sono sempre tutti pronti ad aiutarti senza che tu neanche lo chieda… a noi italiani questa cosa sembra così incredibile che ogni volta ci viene da chiederci se non stiano tentando di fregarci!

LE SPESE DI OGGI: Colazione = 16€ Pranzo = 4€

I KM DI OGGI: sempre tanti, metà a piedi e metà in metro.

30.05.2010 – h. 6.00 NEW YORK

Il fuso e la mega-dormita (più di dodici ore!!) ci fanno svegliare all’alba belli pimpanti. Facciamo una doccia e prendiamo un caffè veloce alla macchinetta nella lobby del nostro hotel (solo oggi abbiamo scoperto la sua presenza!) e, da veri americani, con il caffè da asporto in mano, andiamo a prenderci due sandwich con uova e prosciutto (io) e bacon, uova e formaggio (Andrea): la cena saltata si fa sentire! Oggi la giornata è calda e limpida e partiamo alla ricerca del Flatiron Building, il primo bellissimo grattacielo di NY, dove scatto decine di foto! Poi facciamo un giretto in Union Square, dove prendiamo la metro per il tanto atteso Brooklyn Bridge; qui raggiungiamo a piedi la prima torre e restiamo incantati dalla gigantesca struttura. Prendiamo nuovamente la metro e raggiungiamo Wall Street e il Financial District con il Charging Bull, ancora increduli di toccare con mano i luoghi dove si fa l’economia mondiale; poi via di nuovo verso la Trinity Church, in cui ci fermiamo ad ascoltare le prove di canto di un suggestivo coro gospel, e Ground Zero (sempre toccante, ora è un cantiere). Ci dirigiamo quindi a Battery Park, dove abbiamo prenotato la visita per la Statua della Libertà (da qui partono i traghetti per Liberty Island). I biglietti prenotati online qualche mese fa ci permettono di risparmiarci una delle molte e lunghissime code per il battello, così ci restano da fare “solo” le code per i controlli di sicurezza. Dopo l’11 settembre poi gli americani hanno paura anche della loro ombra, e i controlli sono estenuanti… Purtroppo nonostante la prenotazione anticipata non siamo riusciti ad aggiudicarci la visita alla corona, ma quella al piedestallo è comunque soddisfacente! L’emozione più grande è comunque contemplare la Statua avvicinandosi con il traghetto… Lo skyline poi è uno spettacolo, e non si può dire che non si noti il vuoto lasciato dalle Torri gemelle… Al ritorno andiamo al Pier 17, ex molo dei pescatori ora diventato centro commerciale, dove pranziamo con una costosa ma leggera chicken salad e uno strafogosissimo milk shake, contemplando il Brooklyn Bridge. Facciamo poi una passeggiata lungo Broadway e un tentativo di tornare in hotel, ma la linea della metro è fuori uso così camminiamo ancora per qualche miglio attraversando Canal Street, poi facciamo una breve sosta in hotel. Quando usciamo, veniamo fermati da uno strano personaggio sulla 7° strada che vuole assolutamente fare una foto con me (NY è anche questo!) la cosa mi spaventa un po’, ma dopo essercene liberati proseguiamo poi per l’Empire State Building dove, dopo più di un’ora tra code e controlli (nonostante anche qui avessimo i biglietti preacquistati online!), 6 piani e piedi e tanta fatica, arriviamo all’86° piano mentre sta calando il sole. Il panorama ci emoziona e ci lascia senza fiato, New York dall’alto è bellissima e lo è ancora di più dopo aver sognato questo momento per tutta la vita… le foto si sprecano! Mentre contempliamo il quadrato di Cantral park dall’alto (è incredibile quanto sembri piccolo da lassù!) un elicottero di poliziotti si avvicina in volo e… SORPRESA! Salutano i turisti facendo ciao-ciao con la manina! Ormai stanchissimi, dopo essere tornati con i piedi a terra facciamo un giretto da Macy’s poi ceniamo in un “all you can eat” cinese vicino alla sempre spettacolare Times Square, dove nella stanchezza generale riesco a dare ben 7$ di mancia all’antipatica cameriera cinese, e per questo mi mangerò le dita tutta la sera!

OSSERVAZIONE DEL GIORNO: mentre in tutte le parti del mondo si parlano almeno due lingue, quella locale e un’altra, nei nazionalistici USA si parla solo la loro!

I neri, in base a quello che abbiamo visto in questi giorni, sembrano essere circa il 50% della popolazione, e occupati principalmente nelle forze dell’ordine.

LE SPESE DI OGGI: Colazione = 4€ Biglietti Statua della Libertà = 17€ Pranzo = 18€ Biglietti Empire state building = 30€ All you can eat = 28€ Hotel = 558€ (3 notti)

I KM DI OGGI: Un macello, sempre un po’ a piedi, un po’ in metro e un po’ in battello.

31.05.2010 – h. 6.00 NEW YORK – WASHINGTON

Il fuso ci aiuta ancora, così alle sei siamo già in piedi… facciamo le borse, la colazione nella lobby (solito caffè!) il check-out in hotel e… per la prima volta prendiamo un taxi newyorkese! Lo chiamiamo, davanti all’hotel, proprio come nei film, alzando il braccio e pensando “Era una vita che sognavo di farlo!”

Un ragazzino nero ci porta in meno di dieci minuti al Car Rental della Hertz, dove abbiamo prenotato la nostra compagna di viaggio che ci porterà fino al Pacifico, una Toyota Prius. In meno di cinque minuti sbrighiamo le pratiche, ci cacciano le chiavi in mano e siamo in strada a destreggiarci tra “One Way” e pedoni ribelli… Andrea comincia a prendere confidenza col cambio automatico, mentre io mi studio un po’ il libretto di istruzioni del mezzo.

Mezzoretta di viaggio e i grattacieli vengono sostituiti da campagne e fattorie. Facciamo sosta in un’area apposita e ci ingurgitiamo una serie di golosissime americanate alla cannella innaffiate di succo d’arancia! Dopo circa quattro ore siamo a Washington. Per le autostrade americane si viaggia bene, sono ordinate, pulite e senza traffico, gli americani oltrepassano solo di poche miglia orarie il limite e viaggiano ordinatamente nella loro corsia, quasi in colonna.

Arriviamo a destinazione un’oretta abbondante prima di quanto avevamo previsto, così, trovato l’albergo (anche se con un po’ di difficoltà perché il navigatore ci dava come trafficabili alcune strade aperte invece solo in altri orari), parcheggiamo e decidiamo di cominciare a guardarci in giro. Scopriamo allora che oggi qui negli USA si festeggia il Memorial Day, quindi i parcheggi fortunatamente sono gratuiti (altrimenti sarebbero stati 30$ al giorno!) e quando raggiungiamo la White House e il Washington Monument veniamo a sapere che stiamo anche per assistere ad una parata in grande stile, con bande musicali e abiti tipici! C’è moltissima gente che applaude e sventola bandierine americane, nonostante il caldo atroce che fa gocciolare anche all’ombra! La parata è molto rappresentativa del vero spirito americano, la seguiamo con curiosità per mezzoretta poi proseguiamo per il Lincoln Memorial… il caldo però è davvero insopportabile e decidiamo di fare una sosta in albergo (State Plaza Hotel, 2117 E St. NW, Washington D.C.) per rinfrescarci con una doccia, fortunatamente molto vicino e in posizione davvero strategica… ma anche poco turistica: intorno ci sono solo uffici governativi, e se s’è qualche bar/ristorante, probabilmente oggi è chiuso a causa della festività… Lo State Plaza si rivela comunque elegante e curato, e noi abbiamo a disposizione una vera suite con king bed e cucinino attrezzato. Quando usciamo il tempo si è fortunatamente rinfrescato (e rannuvolato!) e ne approfittiamo per andare a fare un altro giretto fino al Campidoglio e al 2nd World War Monument, maestoso come tutto il Memorial park. Mettiamo a tacere la fame con un numero indefinito di hot – dog presi dagli ambulanti per strada (non abbiamo altra scelta… è tutto chiuso!) e ci fiondiamo nel nostro king bed… alle 22 stiamo già russando!

I KM DI OGGI: 370

LE SPESE DI OGGI: Taxi = 5€ Noleggio Prius = 845€ Colazione da Cinnambon = 14$ Hot dog e bevande = 25$ State Plaza Hotel = 152$ OSSERVAZONE DEL GIORNO: nonostante la quantità di gente in giro, il Memorial park è abitato anche da moltissimi animaletti: abbiamo visto e fatto amicizia con decine di socievoli scoiattoli!

1.06.2010 – h. 5.00 WASHINGTON – CINCINNATI

Sveglia! Oggi raggiungiamo i nostri amici Francesca e Andrea che vivono a Cincinnati da qualche mese. Abbiamo otto ore di viaggio davanti, la tappa più lunga di tutto il coast to coast, così alle 6.30 siamo già in strada con la nostra Prius. Il viaggio scorre tranquillo, il paesaggio è rurale ma emozionante: è tutto come nei film! Le casette sono in legno, con il tetto a punta ed enormi pickup parcheggiati fuori, e ancora più grandi silos accanto. I camion americani sono bellissimi, immensi e pittoreschi, e quando ci passano a fianco in autostrada fanno quasi paura! Addirittura ci troviamo accanto a cose folli tipo tre motrici di tir incastrate una sopra l’altra come giganteschi giocattoli… e trainate da una quarta e caravan grandi come camion che rimorchiano un pickup (probabilmente il mezzo più “piccolo” da usare in vacanza!) Intorno è tutto verde, e oggi abbiamo visto, nell’ordine: uno scoiattolo che attraversava la strada con tutta calma in Washington centro, una tartaruga gigante attraversare l’autostrada (!!!) e decine di cerbiatti, marmotte e altri animaletti morti ai lati dell’autostrada. Il viaggio è lungo (10 ore con le pause!) ma la Prius è straordinariamente comoda, inoltre con cambio automatico e cruise control, guidare è davvero rilassante! Ci fermiamo a fare sosta più volte nelle varie aree apposite (tipo i nostri autogrill) e li troviamo sempre molto curati, puliti (questo niente a che vedere con i nostri autogrill!) e con prodotti anche ad ottimo rapporto qualità prezzo, come torte fresche intere a pochi dollari (questo sicuramente improbabile da noi) e, parcheggiate fuori, auto che ci fanno brillare gli occhi! Vediamo poi il nostro “primo sceriffo”… ebbene, sono emozionata come una bambina! Poi incontriamo lo scuolabus, che per noi diventerà Mostro Giallo essendo il “terrore” di Marito, dato che quando lui si ferma… tutto si ferma! E per Marito questa cosa è incomprensibile! Le autostrade americane poi (a pagamento solo nel circondario di NY) sono davvero piacevoli da percorrere: ampie e diritte, non c’è traffico ne matti al volante, e si viaggia fluidamente. Noi intanto ci immergiamo completamente nell’ambiente circostante ascoltando piacevolissime radio country, e alle 16.30 siamo a Hebron, paesino vicino a Cincinnati, dove vivono i nostri amici. Andrea e Francesca vivono in una bella zona, molto verde, in una tipicissima casa americana senza recinzione, con la cassetta delle lettere sulla strada e tantissime stanze! Incredibile sentir di nuovo parlare italiano… La serata scorre magnificamente, tra mille chiacchiere e una cena da favola in Cincinnati centro, dove dopo l’antipasto (pasta con formaggi) io avrei potuto anche andare a casa soddisfatta! A mezzanotte la nostra lunga giornata si conclude in una confortevole cameretta tutta per noi.

I KM DI OGGI: 820 PARZIALI: 1190

LE SPESE DI OGGI: Benzina = 24€

OSSERVAZONE DEL GIORNO: in una discussione in cui abbiamo messo a confronto gli USA e l’Italia… sia da turisti che da residenti, gli USA vincono dieci a zero!

2.06.2010 – h. 8.00 CINCINNATI-ST LOUIS

Questa mattina salutiamo con dispiacere la nuova casa dei nostri amici, anche se l’entusiasmo per tutto quello che abbiamo da vedere ci spinge a metterci subito a bordo! Oltrepassiamo il confine dell’Ohio e poco dopo di quello dell’Indiana, e arriviamo nel Missouri, a St Louis (…sembra che abbiamo percorso parecchia strada ma i tre confini sono vicinissimi.) Troviamo senza difficoltà il nostro motel (Days Inn Lindbergh Boulevard, 654 South Lindbergh Boulevard) e ci rendiamo conto subito che non è un granché, ma per una notte e quello che ci costa va più che bene… Comunque dignitoso e pulito, oltretutto ci fanno subito un upgrade al king bed (probabilmente perché in fase di prenotazione abbiamo specificato a tutti che siamo in viaggio di nozze!) e questa cosa ci rende oltremodo felici… In camera notiamo la presenza di una Bibbia nel cassetto del comodino, poi ricordiamo che negli USA la fede cattolica è sicuramente più sentita che in Italia, soprattutto quando ci si allontana dalle grandi città. Scarichiamo i bagagli e partiamo alla scoperta di Saint Louis! La città è costruita sulle sponde del Mississippi e il suo passato è legato al commercio fluviale. La nostra prima tappa è il Gateway Arch: dopo aver parcheggiato nell’autosilo immediatamente sotto il parco dell’arco, andiamo a dare un’occhiata alle rive del Mississippi (immenso e… sporchissimo!) e improvvisamente ci troviamo davanti al gigantesco arco! E’ splendido nella sua imponenza (è alto quasi 200 m), davvero spettacolare ed elegantissimo da qualsiasi prospettiva lo si guardi. Quando arriviamo esattamente sotto scopriamo che è anche possibile salirci: con 10$ si visita il piccolo museo interrato, con un percorso guidato che racconta brevemente la storia della città e il significato della costruzione del Gateway Arch. Al termine del museo un ascensore, che si presenta quasi come una giostra a ovetti, ci porta in cima all’arco. Nell’ovetto, che porta 5/6 persone, condividiamo il pochissimo spazio con un americano ed una coppia di tedeschi, ed è allora che davvero realizziamo quanto poco studiamo l’inglese in Italia: i ragazzi tedeschi sostengono perfettamente una conversazione complessa con l’americano, dove noi, che pure tante volte ci siamo sentiti dire all’estero “parlate bene inglese per essere italiani!” cogliamo solo alcune parti del discorso… Scendiamo dagli ovetti e dopo qualche gradino raggiungiamo la cima. Dalle finestrelle orizzontali il panorama è eccezionale e a causa della loro inclinazione la sensazione è quella di cadere… Andrea ed io concordiamo che ne è valsa assolutamente la pena! Quando scendiamo, facciamo un giretto fino alla Old Courthouse e ci cominciamo a rendere conto che nelle “giovani” città americane non esiste il “centro” così come siamo abituati a concepirlo noi europei, un nucleo più antico, magari pedonale e pieno di negozi… Questi ultimi chiudono prestissimo (anche alle 17) e dopo le 18 non resta molto altro da fare, per noi turisti, che cenare o guardare la partita (a St Louis stasera si gioca un importante match di baseball!). Inoltre l’impressione è proprio che questa città sia nata per il commercio e il business, quindi nel nostro breve giro della zona, oltre che palazzi moderni e negozi chiusi, non troviamo. Toniamo quindi al nostro motel attraversando una periferia non proprio raccomandabile e proviamo a farci una nuotata in piscina, ma l’acqua è gelata quindi non resistiamo più di un minuto! Ripieghiamo allora su una calda doccetta, poi usciamo e ceniamo in un fast food a un paio di minuti dal motel dal simpatico nome di Five Guys (e in effetti ci lavorano davvero giusto-giusto cinque ragazzi!) che dall’esterno non ispira un granché, ma dove mangiamo uno dei migliori hamburger (come qualità e come prezzo) di tutto il viaggio. Poi, a nanna!

I KM DI OGGI: 570 PARZIALI: 1760

LE SPESE DI OGGI: Benzina = 36$ Biglietti per il gateway Arch = 20$ Cena = 20$ Motel = 46$ Parcheggio a St. Louis = 6$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: negli USA quando vedete in autostrada il cartello “Attenzione animali”, gli animali ci sono davvero!

3.06.2010 – h. 8.00 ST. LOUIS-SPRINGFIELD

Dopo dieci ottime ore di sonno (qui negli States i letti sono tutti davvero confortevoli!) finalmente ci svegliamo e facciamo una bella colazione nella sala corretta del motel. Ci “accontentiamo” di caffelatte con cornflakes, uova sode, pane e waffles tostati con sciroppo d’acero e succo d’arancia… poi, con la pancia piena, ci mettiamo in marcia! Oggi avremmo “solo” 3 ore di guida davanti, quindi scegliamo di evitare l’autostrada per godere il più possibile dei paesaggi dell’entroterra americano e poter percorrere finalmente leiI, la strada leggendaria, il simbolo della libertà e del sogno americano… la Mother Road, la Route 66! Il viaggio si prolunga quindi di un paio d’ore, ma per alcuni tratti quel che resta della Route 66 scorre proprio parallela all’autostrada, quindi il nostro tragitto cambia di poco, e… mai scelta fu più azzeccata. Non ci resto proprio tempo per annoiarci, ogni miglio ci incanta per qualcosa di diverso… le casette americane in legno, i grandi pickup parcheggiati sul vialetto, le file di cassette della posta sulla strada (e ogni volta che le vediamo, ci diciamo: se fossimo in Italia, non si salverebbe nemmeno una cartolina!)… E poi le strade incredibili che sembrano montagne russe, i grossi camion lucidi come se fossero appena usciti dalla concessionaria… Sulla strada cominciamo a vedere i segnali del passato di queste zone legate alla Route 66: da fast food che mantengono viva la leggenda, dove ci beviamo un “cafferino”, a paesi fantasma che trasmettono tutta la desolazione di zone un tempo vivaci e frequentatissime, e ora ridotte a ruderi abbandonati…

Ci fermiamo allora a curiosare la “vera vita americana” facendo un giretto nel supermarket (un Walmart) di un paesino chiamato Owensville, e mentre cerchiamo di capire gusti e abitudini dell’americano medio, ne approfittiamo per acquistare qualcosa, fra cui pane, affettato di pollo e un inquietante formaggio arancione flou (con cui pranzeremo più avanti nell’area attrezzata di una piazzola di sosta) e, naturalmente, una bottiglia di Original Syrup, di cui ce n’è uno scaffale pieno! Qui è impossibile non notare le bandiere americane di ogni forma e dimensione in vendita al supermercato, e soprattutto non farci tentare dall’acquisto di qualche bandierina per la nostra nuova casetta! E naturalmente impossibile acquistare abbigliamento… nonostante io non sia certo mingherlina, entro due volte nelle taglie più piccole da donna! Restiamo poi ancora una volta stupiti dalla cortesia di questa gente: in cassa ci salutano e ci chiedono come stiamo, e quando sentono l’accento straniero, ci chiedono con interesse da dove veniamo, se siamo in vacanza e… se ci piacciono gli Stati Uniti! Ma… Che domanda! All’uscita ci troviamo perfino un vecchietto che, accanto ad un pickup più vecchio di lui, ci dice: “Stavo osservando la vostra stana macchina…” deve essere che non si vedono molte Prius da queste parti! Quasi arrivati a Springfield ci facciamo tentare anche da un gigantesco gift store, dove riempiamo il carrello di souvenir (soprattutto della Route 66) per noi, famiglie ed amici. Riprendiamo il viaggio tra aquile che ci volano accanto e casette così perfette da sembrare finte, e alle 17 circa siamo a Springfield. Non ci mettiamo molto a renderci conto che questa cittadina è ancora più priva di vita di St Louis, almeno secondo il nostro standard italiano… facciamo un breve giro delle vie principali e poi andiamo a prendere la nostra stanza al motel (Best Western Route 66 Rail Heaven, 203 South Glenstone, Springfield, Mo) e questo ci dà davvero soddisfazione! Tipico motel da film, vanta nientemeno che origini legate alla Route 66 al momento del suo massimo splendore, e lo testimoniano le splendide auto d’epoca parcheggiate all’ingresso, nonché le pompe di benzina originali Phyllis 66 e quadri con foto d’epoca nella stanza! Ci mettiamo in ordine, poi usciamo per cena al vicinissimo e altrettanto tipico “George’s” (sembra di essere entrati in una puntata di Happy Days), dove mangiamo benissimo per 26$ mancia inclusa un piatto di anelli di cipolle che sembrano dopate tanto sono grosse, mentre io, che già risento di quest’alimentazione ipergolosa, mi dedico ad una zuppa, di cui comincio a sentire la mancanza! Ci facciamo ancora una passeggiata per le vie deserte del paese e poi, a nanna!

I KM DI OGGI: 350 PARZIALI: 2110

LE SPESE DI OGGI: Benzina = 11$ Cena = 26$ Motel = 72$ Supermercato = 35$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: L’orgoglio nazionalista americano si riflette in ogni cosa… in vendita troviamo costumi da bagno decorati come la bandiera americana, oltre che t-shirt e ciabattine da mare! In Italia, qualcuno forse potrebbe portare qualcosa del genere solo in coincidenza dei mondiali di calcio!

4.06.2010 – h. 7.00 SPRINGFIELD-OKLAHOMA CITY

Stamattina sveglia un po’ più presto del solito: la tappa di oggi è abbastanza lunga, quindi ci alziamo e prepariamo in fretta, anche se un po’ ci dispiace lasciare questo motel storico! La colazione è compresa, anche se non particolarmente varia né eccellente, ma riusciamo lo stesso a partire per Oklahoma City a pancia piena. Oggi viaggiamo un po’ sull’autostrada, e un po’ cerchiamo di percorrere i tratti originali della Route 66. Passiamo paesi che sembrano usciti da un telefilm, e in uno di questi (Carthage) ci fermiamo al supermercato a fare qualche acquisto. Carthage è incredibile, qui il tempo sembra davvero essersi fermato! Le scritte dei negozi sono tutte in stile western, le insegne luminose non esistono, le vetrine sono polverose e il paese sembra quasi disabitato! Riusciamo nonostante questo a vedere un tizio con la barba bianca a bordo di una vecchia berlina targata “Jesus” poi riprendiamo il viaggio e ci addentriamo nelle pianure verso Okla City. Qui il clima è molto caldo e umido, e le pianure verdissime e ricche d’acqua: vediamo fiumi, laghetti, paludi e dighe, ma avvicinandoci a Oklahoma City notiamo che il paesaggio si inaridisce: le piante si rarefanno, i colori del terreno passano dal verde dei prati al rossastro della terra e all’oro del grano; la temperatura supera sempre i 30° e il cielo è limpido. Arriviamo a Oklahoma City e passiamo direttamente al nostro motel (Howard Johnson Oklahoma City, 400 South Meridian Avenue, I-40 at Exit 145 (Meridian), Oklahoma City) a prendere la stanza. Poi apprendiamo dalle guide che OC è una città gigantesca e molto industriale, e non c’è molto da vedere oltre a qualche museo, che non ci attira più di tanto… così ripieghiamo su un po’ di shopping in un centro di abbigliamento western a pochi passi dal motel. Il negozio è un gigantesco capannone che trabocca di stivali di ogni tipo e forma, jeans, cappelli e quant’altro, che fa illuminare gli occhi a noi comaschi appassionati di cowboy e affini! Dopo più di un’ora passata a contemplare queste meraviglia western compriamo entrambi un paio di stivali e t-shirt varie ad ottimo prezzo, poi torniamo col bottino in motel a rinfrescarci prima di uscire di nuovo per cenare (abbiamo una convenzione con Louie’s, un diner accanto al motel). Intanto ne approfittiamo per provare a fare per la prima volta il bucato nella lavanderia a gettoni del motel, e con pochi dollari abbiamo la valigia profumata come appena partiti, anche se non ci vuole proprio poco tempo! La cena da Louie’s invece è veloce ed economica: io sono un po’ sottosopra da quando abbiamo iniziato a mangiare in American – style, e i vestiti stanno palesemente iniziando ad andarci stretti a entrambi Quindi io scelgo una bella insalatona, che si rivela comunque poco leggera, dato che qui è abitudine condirla con salse di ogni tipo (con solo olio e aceto è conosciuta come Italian salad!) e ci aggiungono crostini fritti, noci e chi più ne ha più ne metta… Andrea invece se ne frega delle calorie e si gode un filetto con contorni vari! Anche stasera la serata si conclude presto, alle 22.30 siamo nel lettuccio cotti dal caldo… e domani ci aspetta il Texas!!!

I KM DI OGGI: 460 PARZIALI: 2570

LE SPESE DI OGGI: Caffè da Burger King: 3,50$ Cena = 22$ Motel = 65$ Supermercato = 15$ Shopping/souvenirs = 270$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Notiamo che un po’ ovunque qui negli USA la temperatura dell’aria condizionata sfiora il congelamento, quindi stare seduti a lungo in un diner… è quasi impossibile!

5.06.2010 – h. 7.00 OKLAHOMA CITY-AMARILLO

Oggi la colazione è Big! Nonostante sia compresa nel prezzo della stanza, non manca proprio nulla: ci sono waffle e dolcetti, bacon e salsiccette, patate al forno e uova con purè (o almeno… così sembrano)! Dopo esserci rimpinzati ben benino e aver imparato da un “indigeno” a prepararci i waffle con la gigantesca e divertentissima piastra apposita, ci mettiamo in viaggio. Sono circa le 8.30 e la Prius, nonostante sia davvero grande, comincia a lamentare mancanza di spazio… Strada facendo notiamo che il paesaggio si fa più brullo e le piante diminuiscono; i paesi che attraversiamo (El Reno, Clinton con il suo piccolo museo della Route 66, Elk City) sono davvero caratteristici e, relativamente alla storia americana, antichi! In uno di questi, McLean, abbiamo trovato la prima pompa di benzina Phillips 66, ristrutturata con colori così sgargianti da sembrare quasi finta… nonostante il resto del paese sia praticamente disabitato. Finalmente entriamo in Texas! Qualche miglio dopo il confine ci accoglie una modernissima rest area con una vista spaziale sul panorama circostante. Proseguiamo visitando altri paesini desolatissimi, ormai decaduti a causa della dismissione della Route 66… Ci fermiamo a fare benzina in uno di questi, e per un attimo ci sembra di essere sul set di “Le colline hanno gli occhi”: la pompa di benzina è deserta, ci siamo solo noi, il vento e dei giganteschi silos (credo destinati al grano) sull’altro lato della strada. Il primo assurdo pensiero che mi attraversa la testa è: se spariamo qui (…nel senso di sparire!), non se ne accorge nessuno! Percorriamo altri tratti della Route 66 altrettanto deserti e silenziosi… questa cosa contemporaneamente ci incanta e colma di malinconia per la magia ormai spenta di questa Strada…

Raggiungiamo poi finalmente Amarillo e, con un po’ di fatica perché furbescamente ci manca l’indirizzo (ma la gente del posto non ci fa mancare l’aiuto!) il celeberrimo Big Texan Ranch (7701 E Interstate 40, Amarillo, TX), un tantino turistico ma molto curato e caratteristico… per andare dalla camera al bagno dobbiamo attraversare le porte da saloon! Il Big Texan è un motel storico che non smentisce la sua fama di eccellente steak house (la cena che facciamo qui alla fine della giornata è Fantastica) e abbiamo anche la possibilità di vedere dal vivo la famosa bisteccona da 72 oz divorata da un incredibile personaggio, che riesce a finirla in molto meno di un’ora, vincendo così la possibilità di avere gratis l’intera cena! Dopo aver scaricato bagagli in motel facciamo un po’ di shopping da Cavender’s (un altro gigantesco western store poco fuori Amarillo) e poi ci dedichiamo alla visita della vera attrazione di queste zone: il Palo Duro Canyon, molto meno conosciuto di altri ma che pare essere il secondo canyon più grande degli USA. Paesaggi davvero affascinanti ci intrattengono per un paio d’ore: il canyon può essere percorso con la propria auto e permette di vedere l’incredibile zona da varie prospettive. Il terreno è rosso e il fiume molto piccolo rispetto all’immensità della gola che ha creato!

La sera, stremati dal caldo, ci godiamo un bagnetto nell’idromassaggio del motel e poi ci tuffiamo nel gigantesco king bed, ricoperto di cuscini muccati in perfetto stile western!

I KM DI OGGI: 430 PARZIALI: 3000

LE SPESE DI OGGI: Ingresso al parco: 20$ Cena al Big Texan = 57$ Motel = 97$ Shopping da Cavender’s = 50$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: La cosa più stupefacente è trovare un’immensa gola come quella del Canyon nel bel mezzo di pianure così piatte e sconfinate… sembra quasi impossibile!

6.06.2010 – h. 6.00 AMARILLO-ALBUQUERQUE

Oggi ci aspetta una tappa abbastanza impegnativa, che di comune accordo abbiamo deciso di allungare ancora un po’ (!) per percorrere i tratti ancora esistenti della Route 66 e visitare la famosa cittadina di Santa Fe. Appena usciti da Amarillo ci fermiamo a visitare il particolarissimo Cadillac Ranch: in realtà, di ranch non ce n’è l’ombra, però le dieci Cadillac ci sono tutte e ci lasciano a bocca aperta! Sono conficcate nel terreno per metà della loro lunghezza, leggermente inclinate, e completamente ricoperte di graffiti. Scattiamo decine di foto, consapevoli che come le stiamo immortalando noi ora non le fotograferanno in molti, perché chiunque può lasciare la sua firma con le bombolette spray, permettendo a questa inusuale opera d’arte di cambiare continuamente abito. Riprendiamo quindi a percorrere la Route 66, e ci rendiamo conto che se anche passeremo qualche ora in più in macchina, non potevamo fare scelta migliore… I paesaggi che attraversiamo, ancora diversi da quelli precedenti, quasi del tutto privi di ogni segno di civiltà, sono veramente sensazionali… Nel tratto di Route che ormai non percorre quasi più nessuno perché sostituito dalla Interstate 40, il panorama ci catapulta in un film western, lasciandoci senza fiato. Ci troviamo immersi in un silenzio a noi sconosciuto, circondati da immense praterie intervallate solo da altipiani di roccia rossa… sembra un altro mondo, e per quanto scattiamo foto su foto, ci rendiamo conto che la vastità di questi spazi e le emozioni che trasmettono non sono riproducibili da nessun apparecchio fotografico! Facciamo sosta per un pranzetto veloce, dopo aver scoperto che il più sano tra i vari fast food americani è Subway, cercheremo di fermarci sempre in uno di questi! Raggiungiamo quindi Santa Fe, parcheggiamo nei pressi della stazione e ci dirigiamo verso il centro ma la cittadina ci lascia un po’ delusi. Il bello è tutto nella “Old town”, ma quando la raggiungiamo (a grande fatica perché caldo e umidità rendono i nostri passi pesantissimi) ci troviamo davanti una specie di “Gardaland” dove tutto ha sì un aspetto messicaneggiante, ma anche finto e ricostruito ad arte… Le casette in stile adobe sono talmente perfette che la sensazione è quella di trovarsi in una trappola per turisti, dove i locali sono estremamente trendy e i negozi pieni di oggetti e vestiti decisamente cari e poco caratteristici, e per la prima volta notiamo anche insegne curatissime e raffinate, cosa mai vista qui negli USA! Insomma, è tutto molto esclusivo, sicuramente diversa dalla cittadina antica e un po’ rustica che ci aspettavamo. Dopo un breve giro per il centro e una visita alla cattedrale di S. Francesco d’Assisi (dove abbiamo potuto solo dare una rapida occhiata perché era in corso una funzione) decidiamo di rimetterci in strada, e in meno di un’ora siamo ad Albuquerque. Qui il caldo è terribile e nonostante siano già passate le ore più calde, si fa fatica a restare al sole. Al motel (Americas Best Value Inn, 615 Central Avenue NE, Albuquerque) ci accoglie un’ispanica scortese e melliflua; in compenso la stanza è grande e pulita e ha perfino un bel bagno con finestra! Ci cambiamo e spostiamo poi in centro per visitare l’Old Town di Albuquerque: questa ci si presenta come una via di mezzo tra un villaggio messicano e una cittadina western, e almeno qui soddisfiamo il nostro desiderio di antico, autentico e genuino… qui troviamo una festa paesana dedicata al patrono San Filipe de’ Neri, che raccoglie gente da tutta la città. L’atmosfera è intima, quella di un paese all’antica dove tutti si conoscono, sembra quasi di stare negli anni ’70: giostre azionate ancora a mano, gruppi di baffuti che strimpellano al centro della piazza, bambini che si inseguono tra una bancarella di fajitas e una di zucchero filato… Noi facciamo qualche acquisto nei negozietti di souvenir, poi mentre passeggiamo per le vie si alza il vento e il cielo comincia a diventare spaventosamente nero. Allora ci infiliamo un tipico ristorante messicano consigliatoci da un amico, Aria de Fiesta (d’altronde siamo nel New Mexico!) a mangiare chili e fajitas (i migliori mai assaggiati!). Il locale non ci delude e usciamo rotolando, e giurando che da domani siamo a dieta! Facciamo ancora due passi poi ci rifugiamo in motel: facciamo un rapido controllo degli indirizzi delle tappe successive al pc nella hall, la solita doccetta e crolliamo nel king bed, gigantesco e confortevolissimo come sempre!

I KM DI OGGI: 560 PARZIALI: 3560

LE SPESE DI OGGI: Pranzo da Subway = 18$ Benzina = 22$ Cena = 37$ Motel = 62$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: ogni volta che ordino un panino in un fast food, mi guardano come se fossi verde… sarà perché scelgo di imbottirlo “solo” con cotoletta e verdure fresche, invece che con formaggi, salse, patatine, sottaceti e fritture varie?

7.06.2010 – h. 6.00 ALBUQUERQUE-HOLBROOK

Partenza per l’Arizona! Dopo la squallida colazione in motel (oltretutto abbastanza solitaria, in pratica c’eravamo solo noi…) ci mettiamo in marcia, e prima del confine vediamo il paesaggio assumere colori ancora diversi, e diventare brullo e desertico. Le piante lasciano il posto a delle specie di cespugli radi e bassi, e l’unico segno di civiltà è rappresentato dai desolatissimi villaggi indiani. La Route 66 è qui definitivamente defunta: i pochi tratti rimasti sono chiusi al traffico e lasciati in uno stato di totale abbandono… per quanto riguarda il resto del tragitto, coincide con la solita Interstate 40. Finalmente stiamo entrando nelle vere zone indiane, e la pubblicità sui cartelli a lato della strada non manca! Ci fermiamo quindi per la solita sosta-rifornimento presso quello che qui si chiama Indian Village… in realtà quello che ci troviamo davanti si tratta di spogli negozietti in “indian-style” che vendono souvenir per la maggior parte made in China.

Facciamo un giretto e riprendiamo la marcia, entrando in Arizona… arriviamo così all’ingresso del primo parco che visiteremo durante questo viaggio, il Painted Desert, e iniziamo il percorso! Lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi già al primo view point ci lascia a bocca aperta… l’immensità degli spazi, il panorama mozzafiato ma soprattutto i colori davanti a cui ci troviamo, veri protagonisti di questa meraviglia naturale, ci fanno dimenticare il caldo terribile e fatto percorrere estasiati diverse centinaia di metri nel deserto (e le temperature sono da sbando!). Proseguiamo con la visita della Foresta Pietrificata, un parco nel parco, le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, quando queste zone erano ricoperte dal Golfo del Messico. Un lungo processo durato millenni ha permesso la fossilizzazione dei resti degli alberi (si tratta di centinaia di tronchi o pezzi di tronco), dove pietra e cristallo hanno preso il posto del legno, conservando intatta la forma. Lo spettacolo è davvero unico e più di una volta ci sorprendiamo ad allungare le mani verso un tronco convinti di sentire il tocco caldo del legno, e restando invece sorpresi nel sentire il freddo della pietra! A metà circa tra i due parchi, poi, troviamo l’intersezione con l’antico tracciato della Route 66: a segnalarlo una striscia di cemento e una bellissima “Old car”. Usciamo e ancora con gli occhi che brillano di meraviglia, raggiungiamo Holbrook, dove abbiamo prenotato il motel (Americas Best Value Inn, 720 Navajo Blvd, AZ 86025 Holbrook). Questo non sembra particolarmente nuovo né pulito ma bisogna considerare che il prezzo è il più basso che abbiamo mai pagato per una stanza: meno di 20 euro a testa! Usciamo poi per cena e passeggiando per le vie del paese ci rendiamo conto che tutto qui si è fermato agli anni ’50: il cinema, gli orari in cui la gente ci va, le insegne, perfino il motel, che ha un nonché di trascurato, antico e fatiscente… Dopo una doccia usciamo per cena, e ci ritroviamo a mangiare dell’ottimo cibo messicano (forse il migliore di tutto il viaggio!) in un diner in perfetto happy-days-style, altrettanto decadente e polveroso (Joe & Aggie’s Cafe, 120 W. Hopi Dr., Old Route 66, Holbrook). Il proprietario, un ragazzo simpaticissimo e disponibilissimo a dare consigli sul Grand canyon (insiste che lo visitiamo dal North Rim invece che dal più turistico South, per goderci la visita in totale solitudine!), e ci fa anche firmare il guestbook del ristorante, orgogliosissimo delle origini del suo locale e del fatto che tutto sia rimasto esattamente come allora (…e si vede!).

Ci consiglia anche come passare la serata (dato che Holbrook non è esattamente ricca di attrazioni, inoltre come ne resto degli USA si cena alle 18.30, si va al cinema alle 19.30 e poi tutti a nanna!) così nel giro di dieci minuti ci ritroviamo ad ammirare uno spettacolo indiano in abiti tipici con circa trenta spettatori… lo guardiamo per una mezzoretta, poi ce ne andiamo, particolarmente delusi nel vedere come questo orgoglioso popolo guerriero si sia ridotto ad essere una parodia di se stesso!

I KM DI OGGI: 400 PARZIALI: 3960

LE SPESE DI OGGI: Supermercato = 10$ Cena = 30$ Motel = 40$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Ci ha molto colpito la condizione degli Indiani: poveri e ingrassati dal cibo americano, vivono in baracche in quella che era la loro terra, che amavano e rispettavano… tutto quello che resta della loro antica gloria sono degli spettacolini di ballo e canto, in cui sono ridotti alla stregua di pagliacci.

8.06.2010 – h. 7.30 HOLBROOK-MEXICAN HAT

Oggi è finalmente arrivato il giorno in cui visiteremo la Monument Valley, e forse complice l’emozione, siamo svegli presto per metterci in marcia. La colazione è convenzionata con il ristorantino di fronte al motel. Così ci ritroviamo a mangiare pancake, hamburger e uova… È incredibile come ci siamo abituati in fretta a bacon, cafferoni americani allungati e patate al forno… Ancora oggi rimpiangiamo quelle favolose colazioni! Facciamo poi il pieno e via! Tanto per cambiare scegliamo un tragitto diverso da quello suggerito dal navigatore: una strada più breve ma lenta invece di una più lunga ma più veloce. La scelta si rivela anche questa volta azzeccata: con lo stesso tempo di percorrenza abbiamo però la possibilità di visitare un “piccolo Painted desert” (molto bello nonostante non sia segnalato da nessuna parte) e di vedere panorami unici nel silenzio più assoluto, arrampicarci su montagne rocciose e scoprire piccoli cimiteri indiani. Con dispiacere poi ci immettiamo nuovamente sulla highway 163, fino a quando non vediamo che il terreno si trasforma in una sabbia rossa finissima e dopo qualche miglio… ecco spuntare i primi monoliti rossi all’orizzonte… sono immensi, incredibili! Ma prima di visitare la tanto sognata Monument facciamo il nostro dovere, e andiamo a controllare che il motel (e la nostra prenotazione) ci sia veramente! La stanza è nel tipicissimo St Juan Inn a Mexican Hat, una delle vere sorprese del nostro viaggio… ci troviamo ottimamente sia per la gradevole posizione davanti al fiume, per la stanza grande e profumata e per la gentilezza del gestore, che ci fa morire tutti quanti dal ridere nel tentativo (inutile) di pronunciare correttamente il mio nome e cognome! Ci prepariamo così alla visita della Monument. Per strada (siamo a circa quindici minuti di macchina dall’ingresso del parco) ci troviamo incolonnati a causa di un incidente che ci tratterrà per circa mezzora. Il caldo è faticosamente sopportabile, ma alla fine la tempistica per la visita del parco si rivelerà essere perfetta: alle 16.15 entriamo, e concludiamo il giro esattamente al tramonto come desideravamo (dopo le 20, orario di chiusura). Lo spettacolo che ci apprestiamo a vedere è anticipato dalla vista all’ingresso del parco (dove c’è il favoloso View Motel… 400$ a notte, sigh!) dove gli straordinari monoliti rossi ci lasciano senza fiato per l’emozione. Il giro del parco proseguirà poi per un percorso sterrato che metterà a dura prova la buona vecchia Prius (soprattutto al ritorno quando si insabbierà nella salita finale, facendoci temere di dover concludere la giornata spingendola!), che ricoprirà ogni cosa di terra rossa e che farà brillare i nostri occhi centinaia di volte… Ovunque, viste mozzafiato e panorami unici! Al tramonto i colori s’infiammano e il panorama è di quelli che si vorrebbero imprimere nella mente per sempre. Usciamo dal parco stravolti dal caldo, dalla sabbia e dalla stanchezza, ma con gli occhi così pieni di meraviglia da continuare a voltarci indietro mentre raggiungiamo il motel. Ceniamo al ristorante del St Juan: le porzioni sono enormi e la carne ottima, come sempre, anche se spendiamo qual cosina in più rispetto alla media. Poi rotoliamo fino alla camera… doccetta indispensabile, poi nanna!

I KM DI OGGI: 560 PARZIALI: 4620

LE SPESE DI OGGI: Supermercato = 8$ Cena = 47$ Motel = 93$ Ingresso parco = 10$ Benzina = 28$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Oggi abbiamo avuto molti contatti con gli abitanti di queste zone, gli indiani. Anche se rispetto profondamente questa etnia, imprigionata in queste terre e in uno stile di vita che non gli appartiene, devo confessare che il primo impatto non è stato molto positivo… la sosta che abbiamo fatto per pranzo in un supermercato per strada è stata un incubo! Siamo praticamente scappati con la prima cosa commestibile (una robaccia fritta che non ho poi digerito per tutto il giorno) per la flemma e l’indisponibilità della cassiera. Da quel momento abbiamo nostro malgrado dovuto notare che questo è un atteggiamento molto diffuso tra i nativi americani: sono inespressivi, flemmatici e decisamente poco disponibili. Dopo diversi giorni passati a stupirci per l’incredibile gentilezza americana, quest’atteggiamento contrastante ci lascia un tantino perplessi!

9.06.2010 – h. 7.30 MEXICAN HAT – TUSAYAN

Stamattina ci svegliamo accaldati… sembrava quasi che il materasso sotto il lenzuolo fosse di plastica! Facciamo uso anche questa volta della lavanderia del motel (ma i vestiti non usciranno perfettamente asciutti e ne dovremo “stendere” una parte in macchina!) e poi una colazione leggera con caffè e pancake al ristorante del St Juan Inn, e ancora riusciamo a restare sconvolti dalle dimensioni degli strafogosi piattoni che riescono ad ingurgitare gi americani a colazione… uno addirittura sta mangiando chili con carne! Poi saltiamo in macchina e in cinque minuti siamo alla roccia che dà il nome al paese, Mexican hat, una simpatica sovrapposizione di sassi che da lontano sembra proprio il profilo di un messicano col cappello. Ripercorriamo poi i circa 70 km che ci riportano a Tuba city, punto in cui possiamo riprendere la Highway 160… in direzione Grand Canyon! Caspita, 2 grandi leggende americane in così poche ore… reggerà il mio cuoricino? Il viaggio è abbastanza breve (3 ore e mezza), in cui ci fermiamo anche a contemplare una “scenic view” che si rivelerà poi essere un piccolo canyon; la zona è gestita dai Navajo che chiedono 2$ per l’ingresso. Arriviamo poi all’ingresso del Grand Canyon Park nel giro di una decina di minuti. Siamo davanti al primo punto di osservazione, Desert View: la vista che ci si presenta davanti è qualcosa di inimmaginabile. Davanti a tanta immensità non si può che restare in silenzio e assaporare la sensazione di infinito che solo una tale meraviglia della natura può trasmettere. Proseguiamo con la visita degli altri viewpoint, e la sensazione è sempre quella di sentirsi infinitamente piccoli… A metà percorso, come previsto, parcheggiamo la macchina perché da lì in poi si può proseguire solo con le navette, e ci fermiamo a pranzare presso il self service del parco: ottimo cibo (finalmente un po’ di verdura leggera leggera!) e ottimi prezzi (in Italia, solo poiché ci si trova dentro ad un parco, li avrebbero raddoppiati…). Finito di pranzare ci dirigiamo verso le fermate delle navette gratuite, che non sono segnalate affatto chiaramente, e partiamo per la visita del successivo tratto del South Rim. I panorami tolgono ogni volta il fiato e il clima è piacevolmente fresco per via dell’altitudine (anche se non ci si rende conto, siamo a 2300 m) e le spiegazioni sull’origine del Canyon che troviamo all’Info Point sono chiare e molto interessanti. Quando finisce il tragitto della prima navetta e scendiamo al view point, al momento di prendere quella successiva siamo scoraggiati dalla lunga fila, e decidiamo di percorrere il tragitto a piedi lungo la passeggiata che costeggia il Rim. La soluzione ci piace tanto che decidiamo di camminare per i successivi due view point, godendo di panorami eccezionali in totale solitudine. Alla terza fermata però siamo stanchi, e risaliamo sulla navetta per le successive due fermate… finche non realizziamo che il tempo stringe (alle 19 dobbiamo essere al Javapay point per goderci il tramonto!) così facciamo ritorno. Ci sistemiamo su un comodo gradino e attendiamo con pazienza il cambiare delle luci e delle ombre che rende il tramonto sul Grand Canyon uno dei più spettacolari panorami al mondo… Verso le 8 le luci sono calate definitivamente e l’altitudine comincia a farsi sentire sottoforma di una brezza fresca, così ci mettiamo in marcia per raggiungere il Red Feather Motel a Tusayan (10 minuti di macchina dall’ingresso del parco) dove troviamo il nostro curatissimo e attrezzato alloggio. Ceniamo al Tusayan Cafè (a pochi metri di distanza) con la solita ottima bisteccona con contorni vari, poi doccia e a nanna!

I KM DI OGGI: 300 PARZIALI: 4920

LE SPESE DI OGGI: Colazione = 6$ Ingresso Scenic View = 2$ Lavanderia = 3$ Pranzo nel parco = 25$ Cena = 45$ Motel = 133$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Per quanto si possa aver visto immagini, foto e filmati… aver letto realistiche descrizioni e racconti… non c’è modo di arrivare preparati alla vista del Grand Canyon. Semplicemente, la nostra mente non è in grado di concepire tale vastità, che si estende fin dove arriva lo sguardo…

10.06.2010 – h. 8.30 TUSAYAN – LAS VEGAS

Partenza per Las Vegas! Oggi la sveglia ci dà la possibilità di riposare un po’ di più e metterci in viaggio verso le 10. Oggi si torna sulla Route 66! Abbiamo una segnalazione per un paesino tipico che si chiama Seligman appena fuori dalla Highway 40, così per un bel tratto percorriamo la Old Route, poi ci fermiamo proprio a Seligman a fare una goduriosissima colazione/pranzo e a comprare “qualche” souvenir, tra cui un paio di targhe della Route 66 che ora decorano la nostra casetta. Il nostro brunch consiste nel più favoloso e genuino pancake di tutto il viaggio, mangiato in un localino dall’incredibile atmosfera Fifties annesso al negozio di souvenir… ma poi facendo un giretto ci rendiamo conto che tutto il paese è così, e mantiene le caratteristiche originali di quegli anni: insegne, auto parcheggiate, benzinai… insomma, un posto unico! Continuiamo a seguire il tracciato originale della Route 66, ma facendo diverse soste per fotografare bar e ristoranti che sembrano usciti da qualche film di una cinquantina d’anni fa. Per il resto, il panorama di oggi è abbastanza monotono e non ha molto da offrire… per di più prima della Hoover Dam ci troviamo coinvolti in una lunghissima coda causata da lavori in corso (serviranno a costruire una nuova strada che passerà fuori dalla diga) oltre che da un incidente, e dai controlli che sono effettuati su tutti gli automezzi prima di passare sopra la diga… La colonna è interminabile e il caldo difficilmente sopportabile, e il tutto ci ritarderà non poco sulla tabella di marcia. Facciamo comunque una breve sosta a vedere la famosa diga di “Trasformers”, ma a causa del caldo resistiamo poco e ci infiliamo nuovamente al fresco del condizionatore. Quando raggiungiamo la periferia di Las Vegas sono circa le 5 e il traffico è al suo apice, e ci impieghiamo più di un’ora tra quando entriamo in città a quando, dopo aver brevemente visitato un altro negozio western, riusciamo a raggiungere il Planet Hollywood Resort. La parte più difficile è capire come accedere all’hotel; alla fine capiamo che ogni struttura è provvista del suo piccolo autosilo, e da quello si raggiunge il check-in (dopo che un addetto ci ha rapito la Prius, mandando in panico il neomarito, per parcheggiarla non-si-sa-dove)! Fortunatamente il check-in si rivela rapido e la stanza… da favola!!! Si tratta praticamente di una vera suite composta di un’immensa zona notte, un corridoio grande quanto quello dei motel e un bagno faraonico con due lavandini gemelli che si fronteggiano, vasca, doccia e per concludere in bellezza, una appagante vista su nientemeno che il “Bellagio”! Dopo una doccia rinfrescante (preceduta anche da un rilassante bagno idromassaggio) ci rimettiamo in sesto, pronti per affrontare il buffet del PH (che è considerato il n°1 della città) e la notte di Las Vegas! La cena, quando finalmente riusciamo a raggiungere la sala pranzo, è eccezionale, la qualità dei piatti molto alta e la scelta praticamente infinita… io mi dedico principalmente al pesce e assaggio astice, sushi e insalate di pesce… Andrea invece preferisce dedicarsi all’etnico e sceglie piatti messicani, asiatici e tradizionali americani. Scendiamo poi nel casinò a tentare la fortuna: non si può non giocare a Las Vegas! Giochiamo 10$ alle slot, ne vinciamo 2, li rigiochiamo e… perdiamo tutto. Va bè, io gioco non fa per noi! Usciamo finalmente alla scoperta della fabulous Vegas: fuori dall’hotel veniamo travolti da fiumi di gente (tante famiglie e, a sorpresa, tante signore di mezza età!), luci, colori e musica, e soprattutto… da tanto tanto volantinaggio con offerte di signorine ad ogni angolo di strada. La sensazione è un po’ quella di stare a Gardaland… insomma Las Vegas ci rapisce un po’, ma neanche troppo! Visitiamo allora il celeberrimo Venetian con le sue lagune ricostruite, restiamo incantati dalle fontane del Bellagio che danzano al suon di musica e dal forum-shopping del Caesar’s Palace… tutto molto curato e spettacolare! Proseguiamo contemplando il Mirage, il Palazzo, il Mgm, il museo della Coca Cola, il bellissimo New York New York (che ricostruisce la città, compresa la Statua della Libertà!), lo storico Flamingo e il Paris con tanto di torre Eiffel. Verso l’una le strade sono ormai vuote, il Bellagio ha ormai terminato i suoi spettacoli e molte attrazioni sono chiuse… Noi comunque siamo stremati dalla giornata, dal caldo e dal tanto camminare per la città, così torniamo nella nostra immensa stanza dedicata al film “Kazaan” (con la sensazione di non godercela quasi per nulla) e ci buttiamo nell’immenso king bed pronti per una dormita galattica!

I KM DI OGGI: 460 PARZIALI: 5380

LE SPESE DI OGGI: Colazione/pranzo = 12$ Souvenir = 40$ Benzina = 14$ Casinò = 10$ Hotel = 84$ Cena = 55$ Supermarket = 46$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Las Vegas ci si è presentata come un gigantesco parco giochi per adulti… peccato che i negozi alle 22 abbiano già chiuso… un po’ presto per la città che non dorme mai!

11.06.2010 – h. 7.30 LAS VEGAS – STOVEPIPE WELLS

Programma del giorno: fare una passeggiata nella Valle della Morte! Alle 8.30 abbiamo già fatto il check-out dal Ph e riavuta indietro la nostra compagna di viaggio (con conseguente visibile rilassamento di Marito!). Usciamo senza intoppi dalla città e dopo una breve sosta per colazione e benzina, ci mettiamo in marcia. In tre ore siamo all’ingresso del parco, e la prima parte non sembra poi così “mortale”… certo, la vegetazione è rada e va progressivamente diminuendo, ma è ancora presente… e la temperatura ci sembra accettabile, al contrario di quello che avevamo letto! La macchina non sembra avere difficoltà di sorta e neppure la salita sembra così impegnativa. Però ci sono davvero, lungo la strada, i plinti per l’acqua del radiatore… La nostra voglia di deserto viene però gradualmente accontentata, e il primo paesaggio “lunare” che incontriamo è quello di Badwater Point: un’immensa distesa di sale, miglia e miglia di bianco accecante, ricordano che qui una volta c’era un lago salato. Nel fare una passeggiata sul lago la temperatura desertica, accompagnata da un forte vento, si fa sentire prosciugandoci gola, pelle ed energie… oltretutto, consultando l’orologio, ci rendiamo conto che abbiamo scelto proprio l’orario migliore: le 12.30! Proseguendo, il panorama diventa sempre più arido e il vento sempre più forte e costante, ma il percorso offre diversi punti di osservazione che è impensabile perdersi, tra cui il “Devil’s Golf Course” (dove il terreno si è combinato con il sale, dando forma a delle particolari zolle di terreno su cui è complicatissimo camminare), così spesso ci fermiamo per scattare qualche foto. Proseguiamo poi la deviazione che ci porta alla “Artists Drive”, dove vediamo rocce che hanno incredibili colori che vanno dal rosso rubino al verde acqua, creando l’effetto di una tavolozza di colori. Ci addentriamo poi a piedi per la visita del Golden Canyon, in cui le rocce hanno un particolare colore dorato, ma la temperatura altissima (40°) e il vento ci impongono di rinunciare dopo pochi minuti di cammino… Ormai il paesaggio è come lo aspettavamo: aridissimo, ci sono solo rocce e ciuffetti di verde radi e bassi. Arriviamo così a Furnace Creek, un villaggio che rappresenta la prima forma di vita dopo miglia e miglia di nulla. Poco più avanti troviamo un’antica miniera di Borace, ora piccolo museo all’aperto, a cui facciamo una breve visita… anche se con grande fatica: il caldo terribile, ma soprattutto il fortissimo vento, rendono i nostri passi lenti e pesanti. Arriviamo finalmente alle spettacolari Sand Dunes, ovvero una zona dove la desertificazione ha raggiunto il suo apice, e tutto ciò che resta delle rocce sono delle bellissime dune di sabbia finissima. Dopo una passeggiata nella sabbia raggiungiamo lo Stovepipe Wells, dove abbiamo prenotato per la notte. Ci rendiamo conto così che qui è tutto modellato da quel vento caldissimo che ci ha stremato, perfino le piante sembra abbiano cambiato il loro modo di crescere creando ambientazioni suggestive come il “Devil’s Cornfield”, dove l’erba cresce in strani ciuffi separati dalla sabbia, in altezza invece che in larghezza! Allo Stovepipe prendiamo il nostro Lodge, riempiamo il serbatoio e ci riposiamo un quarto d’ora e poi ripartiamo per visitare il Mosaic Canyon. Questa passeggiata di mezzora ci devasta e ci dà il colpo di grazia: il vento è così forte da spostarci di peso e impedirci di sentire l’uno le parole dell’altra… nel complesso, comunque, il canyon è valso la visita: le rocce che lo compongono, modellate dal fiume ora in secca, sono lisce e levigate, e i colori molto particolari. Rientriamo per una doccia rigenerante (scoprendo oltretutto che dai rubinetti del lodge non esce acqua fredda!) e poi ci spostiamo nel caratteristico saloon del villaggio per un’ottima cena, anche se finora è la più cara del viaggio… ma d’altronde ci chiediamo come facciano, in mezzo a tanta desolazione, ad avere energia elettrica, telefono e acqua! Il tramonto sulla Death valley, goduto in prima fila dal finestrone del nostro lodge, è molto suggestivo… peccato non poter stare all’aperto, ma il vento è così forte che nei pochi metri che separano il ristorante dalla camera sono sufficienti per farci trovare sabbia perfino nei denti! Anche prendere sonno sapendo che fuori c’è solo il deserto, i cellulari non prendono, il buio è totale, gli scorpioni sono invitati ad entrare solo con la luce accesa, e si sente solo il rumore della sabbia alzata dal vento… è un’esperienza che non penso dimenticherò facilmente.

I KM DI OGGI: 250 PARZIALI: 5630

LE SPESE DI OGGI: Colazione/pranzo = 5$ Benzina = 30$ Hotel = 113$ Cena = 56$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: La cosa che ci fa riflettere di più della giornata di oggi è il fatto che ieri ci trovavamo in una grande città, che strabordava di luci, gente, musica e colori… insomma, di TUTTO. Oggi invece siamo nel NULLA: pochissime persone, buio assoluto, nulla nel raggio di miglia… solo vento e sabbia… e forse ci piace di più così.

12.06.2010 – h. 7.30 STOVEPIPE WELLS – LEE VINING

Ci svegliamo abbastanza accaldati e con un po’ d’ansia per dover affrontare ancora quel terribile vento… per fortuna oggi fuori è più calmo e fresco, mentre la Prius, parcheggiata davanti al lodge, ha una fiancata completamente bianca di sabbia! Allo store dello Stovepipe compriamo una brioche per colazione e un paio di sandwich per pranzo, più “qualche” souvenir come sempre… beviamo il caffè nella lobby e poi riprendiamo la marcia! Dopo un’oretta di viaggio tra deserti e rocce raggiungiamo lo Scotty’s Castle, in una zona molto più fresca e verdeggiante di quelle attraversate finora… diamo un’occhiata veloce a questo particolarissimo castello in stile spagnolo, davvero fuori luogo in tanta aridità, poi pian pianino lasciamo il parco della Valle della Morte (non senza dispiacere!) ma il terreno resta a lungo brullo e desertico, in molte zone addirittura sabbioso. Entriamo ed usciamo da California e Nevada, poi finalmente entriamo definitivamente in California… e un ranger ci ferma sul confine per una specie d’ispezione, salutandoci alla fine con un americanissimo “be safe!”. Abbiamo definitivamente abbandonato i paesaggi rocciosi in favore di tanto verde. Raggiungiamo così il Sage Hen Peak, a circa 2000 m (qui ci sono circa 15°!) per poi ridiscendere verso il Mono Lake, dove abbiamo prenotato un lodge: quando lo raggiungiamo, addio caldo desertico! Qui si sta bene con maglioncino e giacca antivento. Qui seguiamo il percorso intorno al lago per vedere le stranissime formazioni di tufo, simili a stalagmiti, che si sono formate sulle rive (ma non solo) di quest’antico lago salato: davvero particolari. Decidiamo poi di completare il pomeriggio visitando la Ghost Town di Bodie, che raggiungiamo (con un po’ di fatica della Prius) dopo 13 km di sterrato. Questa cittadina, abbandonata nel 1942 per la partenza di tutti gli uomini per la guerra, è stata riscoperta negli anni ’60 e “congelata”, come museo all’aperto, così come è stata trovata. La visita ci ha portato indietro nel tempo… e fatto rabbrividire non poco, ma non solo per i fantasmi… la temperatura era bassissima e l’aria gelida! Dopo un paio d’ore di visita torniamo al nostro lodge, una graziosa casetta di legno davanti al lago, dove scopriamo che è sì tutto molto bello e curato, ma in perfetto stile anni ’60… così anche la doccia è stata sostituita da un’antica e scomodissima vasca… Ma come facevano una volta a lavarsi lì dentro? ) e il lavandino è una quasi inutilizzabile conchetta di 50 cm di diametro… Oltretutto fa un bel fresco in camera, meno male che la casetta è fornita di stufa elettrica! Decidiamo di cenare con una tappa nel centro di Lee Vining, da “Bodie Mikes”. Sembra di essere davvero in un film… il locale è piccolo e caratteristico, come tutto il paesino, la cena e il servizio ottimi, con addirittura i contorni a buffet. Dopo cena ci rifugiamo stanchi morti nella nostra fresca dimora, facciamo un (difficoltoso) bagnetto e poi a nanna!

I KM DI OGGI: 560 PARZIALI: 6190

LE SPESE DI OGGI: Benzina = 30$ Cena = 53$ Sandwich c/o store = 6$ Souvernirs = 40$ Ingresso Bodie = 16$ Ingresso Mono Lake = 6$ Lodge = 123$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: solo negli USA può capitare di trovare paesaggi e climi tanto diversi in così breve spazio… ieri nel deserto sopportavamo a fatica i 45°, e oggi tra boschi e laghi dobbiamo riscaldarci con la stufa!

13.06.2010 – h. 7.30 LEE VINING – SAN FRANCISCO

Oggi ci aspetta una lunga trasferta, ma la stanchezza accumulata e il sonno difficoltoso (letto corto e tende poco oscuranti) ci trattengono a letto ancora un po’… Quando poi ci prepariamo a partire per l’ancora più fresco Yosemite, scopriamo che ci aspetta una brutta sorpresa: una delle gomme posteriori è a terra! Dopo tutte le possibili imprecazioni, su suggerimento della proprietaria del lodge andiamo alla stazione Shell di Lee Vining, dove in un batter d’occhio e pochi dollari ci riparano la gomma… neanche il tempo di bere il caffè e siamo di nuovo on the road! Oggi dobbiamo attraversare il Tioga Pass (oltre 3000 m) e il parco dello Yosemite, per poi raggiungere San Francisco. Nel giro di poche miglia la temperatura si abbassa ulteriormente e ci ritroviamo tra pini e neve. i laghi sono gelati e il panorama stupendo! Entriamo nel parco (il passo e l’ingresso coincidono) e per circa due ore guidiamo tra pini, neve e splendidi scorci montani. Vediamo un cerbiatto, un orsacchiotto e decine di scoiattoli, e riusciamo a vedere, tra un view point e l’altro, le altissime Bridal Veil Falls… un panorama quasi da film fantasy. Nonostante il desiderio di visitare con calma questo parco, ci rendiamo conto che ci stiamo impiegando molto più tempo del previsto, e a malincuore dobbiamo decidere di fare solo uno stop a Mariposa per vedere le sequoie giganti, tra cui l’incredibile Fallen Monarch, (Il Re caduto) una sequoia di 70 metri caduta dopo una frana. Dopo ore di guida tra pini e curve, curve e pini, pini e ancora curve, raggiungiamo un centro abitato e finalmente. ci facciamo un panino da Subway! Yosemite è probabilmente il parco che ci ha fatto sentire più “a casa”… ricorda, anche se in versione sicuramente più grande e affascinante, i nostri parchi di montagna. Forse per questo ci è spiaciuto relativamente non averlo potuto visitare con calma… La strada per San Francisco però è ancora lunga, e così dopo diversi cambi alla guida, verso le 18 raggiungiamo finalmente il Bay Bridge e il nostro alloggio (Hotel Bijou, 111 Mason Street, San Francisco), simpatico hotel dove ogni stanza è dedicata ad un personaggio di un film ambientato in città… noi abbiamo la stanza dedicata a Mrs. Doubtfire, divertente coincidenza, perché io chiamo sempre così Andrea quando fa le pulizie! Strada facendo abbiamo visto il panorama cambiare ancora una volta e diventare secco e dorato, con mille mulini a vento pronti a trasformare in energia i forti venti di queste zone. Il primo impatto con questa città, che tanto desideravamo vedere, non è dei migliori: ovunque barboni e senzatetto, molti visibilmente ubriachi, e un paio che ci saltano addosso appena chiuse le portiere della macchina, spaventandoci un po’. Inoltre la città è avvolta in una fitta foschia e tira un’aria gelida, il traffico è intenso e i parcheggi carissimi (ed io che pensavo che quelli di Como fossero costosi!), come quasi tutto il resto, scopriremo poi… Preso possesso della nostra gradevole stanza, scendiamo a fare un giretto: ci troviamo a pochi passi da Union Square, rinomata per i suoi negozi e il capolinea dei famosissimi Cable-car. Decidiamo di raggiungere la costa a piedi, in modo da vedere un po’ la città: passiamo così dalla pittoresca China town e da Columbus Avenue, il quartiere italiano (dove un connazionale ci abborda appena passiamo davanti suo ristorante, promettendoci un ottimo piatto di pasta a buon prezzo!), Washington Square con la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, e raggiungiamo finalmente, dopo diverse salite e discese, il Fisherman Wharf. L’oceano Pacifico è davanti a noi, un bellissimo tramonto lo riscalda di colori straordinari che vanno dal rosso all’oro. e noi quasi facciamo fatica a realizzare… Siamo arrivati sull’altra costa! Dall’Atlantico al Pacifico, abbiamo realizzato il nostro sogno… Abbiamo attraversato il continente americano! Dopo qualche minuto perso nei nostri festeggiamenti personali, ci godiamo il panorama: davanti a noi l’Isola di Alcatraz, che nella nebbia assomiglia a una gigantesca nave; il molo con centinaia di leoni marini che cantano e sullo sfondo i grattacieli. Qui la situazione è decisamente turistica, c’è moltissima gente e noi cerchiamo di distinguere la sagoma del Golden gate nella nebbia, ma… non c’è verso! Cerchiamo poi dove cenare, ma abbiamo un piccolo “problema economico”: essendo abituati ad usare la carta praticamente ovunque anche per piccoli acquisti, ed essendo ormai a pochi giorni dal rientro in Italia, abbiamo appresso pochi liquidi. Il fuso ci impedisce di prelevare fino a domattina, e tutto il contante che avevamo è servito a pagare anticipatamente i tre giorni di costosissimo parcheggio (che naturalmente non accettava le carte!). Ora abbiamo pochissimi dollari, e la maggior parte dei ristoranti a buon mercato che vediamo… non accetta le carte, compreso il celeberrimo Bubba Gump (che però ci ripromettiamo di provare domani)!! Grr… alla fine per fortuna troviamo un buffet “all you can eat” proprio al Pier 39, con una gradevolissima vista sull’oceano e… che accetta le carte! Ceniamo con poche ma ben cucinate portate italiane (…confesso che un po’ mi mancavano, dopo venti giorni) tra cui pizza, verdure e pasta, per soli 15$ a testa. Facciamo qualche acquisto nei negozi del Pier e poi, stanchissimi e congelati, escludiamo categoricamente il ritorno a piedi, pena una congestione! Decidiamo di approfittare del cable car per la modica cifra di 5$ a testa, poi ci buttiamo sotto la doccia calda e infine sotto le coperte!

I KM DI OGGI: 450 PARZIALI: 6640

LE SPESE DI OGGI: Riparazione gomma = 20$ Pranzo Subway = 8$ Benzina = 18$ Cena = 45$ Cable Car = 10$ Souvernirs = 30$ Pedaggio ponte = 4$ Hotel = 76$ Parcheggio = 25$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: sembra che a San Francisco qualsiasi cosa, dal cibo all’abbigliamento (compreso quello cinese!) si “vesta” di Italiano per darsi un tocco di classe. Infatti di italiani qui ce ne sono molti, tra i turisti (sul cable car, al rientro in hotel, facciamo amicizia con un gruppo di simpaticissimi romani) ma anche tra i residenti… sapevo che SF è considerata la città più “europea” d’America, ma non pensavo fossimo così… stimati!

14.06.2010 – h. 8.00 SAN FRANCISCO

Stamattina alzarsi è davvero faticoso: la notte a SF è rumorosa e agitata, e spesso si sentono passare ambulanze, polizia ecc… Scendiamo per la colazione e mangiamo qualcosa velocemente, nonostante il buffet sia comunque ben fornito, per andare a prelevare fintanto che le banche italiane sono aperte! Poi passiamo dal parcheggio a recuperare dalla macchina le giacche antivento (qui il clima è freddo nonostante il sole) e iniziamo il nostro tour facendo il pass per i mezzi pubblici in Union Square, poi prendiamo il bus per il famoso quartiere gay Castro, che troviamo particolarmente tranquillo e pulito, ma niente di notevole. Da lì prendiamo un secondo bus per raggiungere il quartiere di Twin Peaks e goderci la vista panoramica sulla baia, ma arrivati là dobbiamo andarcene con la coda tra le gambe. La nebbia è ancora più fitta e non si vede assolutamente nulla! Decidiamo allora di prendere un altro bus e raggiungere il Golden Gate Park, dove visitiamo il grazioso Japanese Tea Garden: carino ma secondo noi non valeva i 7$ d’ingresso; poi, dopo una lunga attesa, riusciamo a prendere l’ennesimo bus che ci porterà a vedere uno dei miei sogni di sempre: il Golden Gate! Purtroppo l’onnipresente nebbia ci rende la tanto attesa visione un po’ triste…

Decidiamo di scendere a piedi verso il molo percorrendo dapprima il quartiere di Marina (dove le casette sono così graziose e curate da sembrar finte!) e poi il lungomare, ma le distanze ci ingannano un po’, e dopo più di 3 km di cammino, arriviamo stremati alla fermata del bus che ci porterà a Ghirardelli Square e al capolinea dei cable car, dove alle carrozze viene fatta fare l’inversione di marcia (in sostanza girando su se stesse) ancora a mano. Facciamo allora una passeggiata per il Fishermans Wharf, animatissimo di gente e di musica, e pranziamo (anche se ormai son le 3!) con la tipicissima clam chowder (buona!) e una bella porzione di fish&chips. Dopo esserci ripresi, raggiungiamo il Pier 39 e da lì prendiamo il filobus per raggiungere Telegraph Hill e la Coit Tower: da qui la vista è bellissima… se non fosse per la solita nebbia sulla baia! Riprendiamo il bus fino a Washington Square, dove c’è la coincidenza per il capolinea dei cable-car, ma essendoci qui una lunghissima fila decidiamo di raggiungere a piedi la fermata successiva (dove ci siamo solo noi!) e qui prendiamo al volo la carrozza che ci porterà alla famosissima e tortuosissima Lombard Street! Anche se ormai cominciamo ad essere un po’ stanchi, scendiamo a piedi dalla Lombard fino a Ghirardelli, visitiamo il centro commerciale e ci riposiamo un po’ nella piazzetta. Ora sono quasi le 19, facciamo un giro dei negozi (con soliti relativi acquisti) del Pier 39, fino a “Bubba Gump”, il famoso locale ispirato al film dove ceniamo molto bene ma a un prezzo leggermente “turistico”. Qui in realtà abbiamo serie difficoltà a capire cosa ci dice la cameriera (siamo troppo stanchi? Qui si parla un dialetto diverso? Oppure è lei a parlare in maniera incomprensibile?) ma riusciamo comunque a trovarci davanti quello che avevamo ordinato e a portarci a casa, felici come bambini, i bicchieri personalizzati in omaggio. Usciti dal ristorante, prendiamo il tram linea F e raggiungiamo l’hotel. Abbiamo rivalutato un po’ questa pittoresca città, che resta però sempre fredda e carissima!

I KM DI OGGI: — PARZIALI: 6640

LE SPESE DI OGGI: Hotel = 76$ Parcheggio = 25$ Muni Pass = 26$ Pranzo = 20$ Ingresso JT Garden = 14$ Ticket Coit Tower = 10$ Cena = 60$ Souvernirs = 13$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: sapevamo che a san Francisco c’è la più grande comunità cinese degli USA, ma siamo comunque rimasti stupiti nel notare che praticamente tutte le attività, dai negozi alla ristorazione alla biglietteria della Coit Tower, sono gestite da cinesi!

15.06.2010 – h. 8.00 SAN FRANCISCO- MORRO BAY

Il nostro splendido viaggio volge al termine… oggi scendiamo per la costa californiana, in direzione Los Angeles… speriamo almeno di trovare una temperatura più estiva, degna della fama della California! Ci prepariamo, facciamo un’abbondante colazione in hotel e andiamo a recuperare la Prius al parcheggio. Ci mettiamo in strada verso le 9.30 e già uscire da SF si rivela un’impresa: c’è un traffico spaventoso! Quando finalmente ci lasciamo la città alle spalle, ci troviamo in mezzo ad estesi campi coltivati, ma non riusciamo a capire di cosa; vediamo moltissima gente sparpagliata e piegata verso il terreno… alla fine capiamo: stanno raccogliendo fragole! Verso mezzogiorno siamo a Monterey, e ci fermiamo a visitare questo caratteristico paesino che si affaccia sull’oceano. Anche qui tira un vento gelido, ma non ci facciamo scoraggiare e facciamo un giretto sul molo e tra i negozi, pranzando con due favolose “crab bowl” e fermandoci a lungo ad ascoltare i leoni marini. Dopo un’oretta e mezza siamo di nuovo in strada, pronti per percorrere la famosa Highway 1, per riempirci gli occhi di splendide viste sull’oceano. Strada facendo ci fermiamo alla incredibilmente curata ed elegante Carmel-by-the-sea, facciamo una passeggiata sulla spiaggia e riprendiamo la marcia. Percorriamo con calma tutta la costa del Big Sur, fermandoci ai vari view point lungo la costa per ammirare gli spettacolari paesaggi sull’oceano: questa strada panoramica merita davvero la fama che ha! Il sole ci degna alla fine della sua presenza, ma il vento è sempre forte e gelido. Evitiamo, nonostante l’avessimo in programma, di visitare l’“Hearst Castle” perché quando raggiungiamo San Simeon è già pomeriggio inoltrato e per raggiungere il castello occorre allungare il tragitto… Alle 18 arriviamo a Morro Bay, raggiungiamo il nostro motel (Bayfront Inn, 1148 Front Street, Morro Bay, CA) e con grande soddisfazione prendiamo la nostra stanza con Jacuzzi e vista sull’oceano, una vera honeymoon room! Usciamo a fare benzina e un giro per il paese, molto grazioso e un po’ caro. Morro Bay si rivela essere una località tranquilla a curata, con negozietti e ristorantini, in uno dei quali prendiamo due ottimi tacos di pesce in un ambiente davvero tipico. Quando usciamo dal diner la cittadina è già quasi tutta sotto le coperte, il sole sta tramontando e i negozi sono tutti chiusi… sembra quasi che abbiano paura del buio! Anche noi allora ci rifugiamo nella nostra bella stanza, e ci dedichiamo ad un compito che rimandiamo da parecchio tempo: riorganizzare le valige in modo da far entrare tutti gli acquisti, finora abbandonati a casaccio in giro per la Prius! A obiettivo raggiunto finalmente possiamo rilassarci nel gigantesco idromassaggio, e non ci facciamo mancare neanche una rigenerante doccetta finale!

I KM DI OGGI: 380 PARZIALI: 7020

LE SPESE DI OGGI: Pranzo = 12$ Parcheggio Monterey = 3$ Cena = 20$ Benzina = 18$ Hotel = 100$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Durante la nostra visita a San Francisco, città dallo stile molto europeo, abbiamo trovato molte somiglianze con il vecchio continente: innanzitutto qui finalmente ci servono il caffè con il latte (in tutti gli USA abbiamo trovato solo panna e creamers), abbiamo avuto perfino olio e aceto per condire l’insalata, e ci sono moltissime auto che si trovano anche da noi, come Audi e Volkswagen, mentre finora abbiamo trovato solo pickup o auto tipicamente americane! Anche le abitazioni somigliano di più alle nostre.

16.06.2010 – h. 7.30 MORRO BAY-LOS ANGELES

Siamo ormai quasi alla fine… alzarsi dal letto del Bayfront Inn si rivela un’impresa impossibile, vuoi perché è davvero comodo, vuoi perché abbiamo ormai accumulato parecchia stanchezza, vuoi perché fuori è freddo… in ogni caso ci mettiamo parecchio ad uscire dalla stanza e a raggiungere il bar a fianco del Motel, dove abbiamo diritto a un dolce fresco alla cannella gratis, ma non ci facciamo mancare anche un succo di frutta. Ci mettiamo in macchina ben sazi, il tempo è ancora freddo e nuvoloso, La Città degli Angeli la nostra meta! Per strada ancora coltivazioni di fragole e uva, alternate a campi di erba secchissima e gialla che sembrano dune del deserto. Arriviamo così alla prima tappa del nostro viaggio di oggi, Santa Barbara; il clima ora è più mite, finalmente vediamo il sole, anche se l’aria è sempre frizzante. Santa Barbara è davvero bella, curata e accogliente, le abitazioni sono in stile spagnolo e la spiaggia magnifica, lunga, bianca e bordata di palme, esattamente come ci si aspetta la California! Facciamo una passeggiata sul molo e riprendiamo per Malibu, dove cerchiamo disperatamente di trovare un “centro”… una via principale… insomma, qualcosa! Invece, oltre alla (indiscutibilmente) bellissima spiaggia, non vediamo altro che ville e casette che nascondono completamente l’accesso al mare… sembra quasi la riviera romagnola! Proseguiamo delusi verso Santa Monica: siamo ufficialmente nella contea di LA! Qui parcheggiamo per un’oretta e andiamo a fare un giro sulla celeberrima spiaggia e… a vedere l’oceano! La spiaggia è davvero bellissima, infinita e dorata; la sabbia è incredibilmente fine e soffice sotto i nostri piedini (nonostante scotti parecchio!) ma l’aria resta frizzante, infatti c’è ben poca gente in spiaggia e ancora meno in acqua… In compenso moltissima gente corre, passeggia, fa surf o va sui roller! Vediamo anche la famosa ruota panoramica di tanti film e il pontile dove finisce la Route 66. Dopodiché ci rimettiamo in macchina e, dato che è solo l’una ed è presto per avere la nostra stanza, decidiamo di cercare le vie più famose di LA, come Melrose Avenue e Rodeo Drive. Su quest’ultima abbiamo parecchie difficoltà, infatti il navigatore ci guida sempre verso una strada con lo stesso nome ma… residenziale e assolutamente anonima, se non per qualche macchina particolarmente lussuosa parcheggiata nel vialetto… ci mettiamo allora alla ricerca di Melrose Avenue, una famosa via di grandi negozi… ma sarà che dopo aver visto la Fifth Avenue di New York, tutto scompare! Comunque, a noi è sembrata una gran pacchianata, e nulla di più! Decidiamo che è il momento di recuperare la nostra stanza (Hollywood Downtowner Inn, 5601 Hollywood Boulevard, Hollywood, Los Angeles), così ci dirigiamo verso Hollywood. Da fuori, zona ed esterno del motel non ispirano un granché… l’indiano alla reception però è gentilissimo, e anche la stanza, scopriremo poi, non è così male; grande e pulita, ha perfino la finestra in bagno, una vera rarità! Ci cambiamo e usciamo a piedi per vedere la Famosa Walk of fame, che raggiungiamo con circa quindici minuti di cammino. Troviamo i teatri e facciamo qualche foto con la nostra “stella” preferita, ma la zona non ci piace per niente… poi facciamo un giretto all’Hard Rock Cafè, compriamo una t-shirt e decidiamo di fare ritorno. Vista la poca offerta, a metà strada ci fermiamo a cenare in un ristorante cinese dove i tavoli sono occupati solo da personaggi con gli occhi a mandorla (infatti con pochi dollari mangiamo davvero bene!) e ci dirigiamo di filato vero il motel, perché le facce che ci sono in giro sono davvero poco raccomandabili e non ci sentiamo per niente al sicuro. In motel recuperiamo la Prius per andare alla ricerca della scritta Hollywood, e scopriamo che il punto più vicino raggiungibile resta in cima ad una contortissima strada che raggiunge solo bellissime ville private; scattiamo le foto di rito e impostiamo il navigatore per raggiungere il Griffith Observatory, che ci è stato consigliato per la vista notturna. Quest’ultima si rivela essere un’autentica “mission impossibile”, poiché il navigatore per diverse volte sembra impazzire, mandandoci continuamente fuori strada… dopo un’ora di esaurimento, tentiamo l’ultima carta, e grazie ai buoni vecchi cartelli stradali, raggiungiamo il parco dell’osservatorio. La fatica viene subito dimenticata, e ripagata da una vista straordinaria sulle milioni di luci della città, che si estendono a perdita d’occhio in ogni direzione, fin dove l’occhio può arrivare… E’ difficilissimo lasciare questo spettacolo, ma siamo stanchissimi e, anche se a malincuore, decidiamo di tornare al motel (qui sono solo le 10,30 ma è buio pesto da almeno un’ora e mezza!) e buttarci nel nostro king bed.

I KM DI OGGI: 400 PARZIALI: 7420

LE SPESE DI OGGI:

Colazione = 5$ Souvenir = 30$ Cena = 16$ Benzina = 18$ Motel = 90$

OSSERVAZONE DEL GIORNO: Los Angeles è stata davvero una delusione… la zona dei teatri è malfamata e sporca, ci sono solo sexy shop e negozi di souvenir made in China… insomma, la Hollywood delle grandi star del cinema, degli Oscar, la città più frequentata dalle persone più ricche e glamour del momento… è tutta qui?!?

17.06.2010 – h. 8.00 LOS ANGELES – ITALIA

Ultima mezza giornata Americana… oggi si parte! Facciamo la colazione (compresa nel prezzo della stanza) al vicino Transilvania Cafè… colazione davvero abbondante (pancake, succhi, cereali, uova, bacon, patate) e buonissima, e noi esageriamo, facendo anche dei “big mac” di pancake… è un dovere, è la nostra ultima colazione americana! Dopodiché lasciamo il motel e ci dirigiamo verso la famosa Venice. Inizialmente facciamo una passeggiata sulla spiaggia, che si presenta, anche questa, popolata di homeless e gente strana, negozietti sciatti e decine di smoke-shop, alternati a elegantissime villette, veri capolavori di architettura, che si affacciano sulla spiaggia lunghissima e bianca, complete di guardiole dei baywatch! Poi decidiamo di raggiungere Marina del Rey, dato che ne abbiamo letto bene, quindi recuperiamo la Prius e ci facciamo accompagnare dal navigatore… ed ennesima delusione losangelina, si tratta di una serie di giganteschi moli artificiali su cui sono state costruite palazzine e alberghi, mentre nella parte sud ci sono delle casette, carine (una è a forma di barca!) ma nulla di più… affacciate su quello che più che un canale, sembra una palude! A questo punto, anche se con largo anticipo, ci mettiamo sulla via dall’aeroporto: siamo un po’ preoccupati perché pare sia il più grande del mondo, e noi dobbiamo cercare di non perderci… oltre che trovare la Hertz, a cui riconsegnare la macchina! Arrivati all’autonoleggio, al momento di lasciare la nostra compagna di viaggio a quattro ruote mi scappa più di una lacrima… per la Prius, che ci ha accompagnato fedelmente per più di 8000 km e nelle situazioni più difficoltose (dalla sabbia della Monument agli sterrati della Death, ai 3500 m del Tioga Pass!) ma soprattutto per questa meravigliosa avventura che, con la consegna della macchina, segna la sua conclusione. Inoltre la Prius si è dimostrata eccezionalmente comoda, spaziosa, guidabilissima, ben assettata e risparmiosa sui consumi… al punto che più di una volta sia io che Marito ne ha ipotizzato un futuro acquisto! Ci rendiamo conto che questo viaggio ha lasciato un affiatamento ancora più speciale tra di noi, che i nostri pur lunghi dieci anni di fidanzamento non avevano ancora saputo regalarci; e una parte del nostro cuore è già rimasta qui, in queste terre stupende e tra questa gente ospitale e civilissima (nonostante spesso ci trovassimo a dire “… ma gli americani sono strani!”). Il nostro inglese non è migliorato in modo sensibile ma la conoscenza degli Stati che abbiamo attraversato, di usi e abitudini americane, ora fanno parte del nostro bagaglio di viaggiatori. Ora siamo in aereo, si sta concludendo la parte più impegnativa del nostro volo. Sentiamo davvero di aver realizzato il sogno di una vita, e averlo fatto durante il viaggio di nozze, che dà il via al viaggio più importante, quello della nostra vita assieme, l’ha reso ancora più magico. A tratti ci siamo sentiti stanchi, è vero; affaticati dai km e dall’accavallarsi delle cose, ma nel complesso non è stato pesante come avevamo temuto; anzi l’itinerario si è rivelato ben strutturato nelle tappe, nella suddivisione tra km da percorrere e cose da vedere, e azzeccata l’idea di prenotare anticipatamente gli alloggi, che non ci hanno riservato sorprese. Naturalmente siamo d’accordo che, se potessimo, ricominceremmo ora e rifaremmo tutto uguale (tranne forse la tappa tra Yosemite e San Francisco… troppe cose da vedere!) e ricominceremmo la visita di questo paese dai mille contrasti, dove tutto è gigante come ci avevano detto, la natura incredibile e le città magiche… Gli USA ci hanno fatto innamorare, e non vediamo l’ora di tornarci!

LE SPESE DI OGGI: Voli LA-Milano = 808€ Saldo Hertz = 585 €

PENSIERO DEL GIORNO: Nell’immenso aeroporto di Los Angeles è stato più facile muoversi che a Malpensa… è talmente ben organizzato che non abbiamo avuto nessuna difficoltà! E ora che torno in Italia, dopo aver visto la civiltà, la pulizia, l’ordine e la cortesia americani, mi rendo conto che davvero viviamo nel terzo mondo… perché vivere meglio si può, e loro ne sono la dimostrazione!

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