La prima volta negli States

New York, da News Orleans a Frisco
Scritto da: mareburrascoso
la prima volta negli states
Partenza il: 18/08/2007
Ritorno il: 08/09/2007
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
19/8

Partenza alle 8,30 per l’aeroporto.Mamma e Nerio sembrano in “gita scolastica”. A mezzogiorno finalmente prendiamo l’aereo per Londra. Arriviamo a Getwich e prendiamo l’autobus per Hetrow. Arriviamo alle 16 ora di Londra. Alle 17,30 partiamo su un Boing stracolmo. Mangiamo schifosamente, ci tediano con i moduli in cui devi dichiarare che non hai dietro armi, non sei né terrorista né comunista. Eppure riesco anche a dormire un paio d’ore. Arriviamo al J.F.K. alle 20 ora locale (da noi le due): Controlli sfibranti e caldo umido. Un taxi ci porta in albergo e cominciamo a farci un po’ gli occhi. Alle 4 ora di Bologna (e ancora il mio fuso) vado a farmi una doccia. Nessuno vuole scendere per cena. Saccheggiamo il frigo bar: di commestibile ci sono noccioline e coca cola che ci costeranno come una cena.

20/8

Sveglia alle 12,30 (ora italiana): le sei e mezza qui. Un po’ a poltrire nel letto poi doccia e via…Un frullato di arancia/carota/limone e un muffin poi un giro lunghissimo tra Brodway e la 5° Avenue: il Rokfeller center e i negozi di moda. Pranzo all’Hard Rok Cafè. Un piccolo salasso ma l’atmosfera è molto OK. Torniamo verso il MO.Ma ma è chiuso per restauro. I newyorkesi sono molto socievoli : in questo traffico caotico ben due persone si sono fermate per offrirci aiuto come fossimo un piccolo paese. Alle 18,30 (ora locale) e mezzanotte e mezzo in Italia torniamo ad uscire. Il programma di stasera è salire sull’Empire State Building a guardarci il tramonto. Una fila sfibrante, un caldo umido pazzesco e un senso di claustrofobia che stento a controllare. E poi una stanchezza lancinante che mi piega a metà. Ma arrivati.. Uno spettacolo che toglie il fiato: Il crepuscolo lascia il passo alla notte: Uno spicchio di luna sull’acqua e milioni di lucine. E’ davvero un’emozione forte. ° pasto da Mac Donald. Un’altra camminata di ¾ chilometri e poi un’altra doccia. Sono le 5 (ora di Bologna), le 23 nella Grande Mela.

21/8

Secondo giorno a N.Y. Colazione con un muffin e cappuccino “medium” che sta dentro a un bicchiere di cartone da 33. Una passeggiata fino al molo e una crociera intorno a Manhattan: non ci si ricorda mai che N.Y è un’isola. Una vista mozzafiato sullo skyline , la statua della Libertà e l’emozione di Ellis Island. Tutto quello che ho letto, visto, sentito su questa città emerge alla coscienza. C’è qualcosa che fa parte della cultura di tutti. Mangiucchiamo dei nachos con una salsa al formaggio vagamente disgustosa. Al ritorno ci fermiamo da Virgin. Una doccia e una pausa in camera, poi tentiamo l’esperienza della Metro: un rap di colore tenta di venderci dei biglietti e di spiegarci che strada fare per raggiungere il Village. Capiamo poco e in virtù diciò ci facciamo qualche chilometro in Chinatouwn Raggiungiamo il Village e sprofondo in un film di Woody Allen. Ristoranti in strada come a Parigi, negozietti aperti fino a tarda ora. Mangiamo in una pizzeria da asporto e torniamo stremati.

22/8

Oggi giornata conclusiva e impegnativa.Partiamo con una lunga passeggiata fino a Central Park. E’ una giornata meravigliosa, un sole limpido e un cielo azzurrissimo dopo la pioggia di ieri. Central Park è piena zeppa di gente che pattina, corre o va in bici o passeggia con i bambini. Molti sono sdraiati a prendere il sole in costume o a provare i modellini di barche nel laghetto, eppure c’è un’aria molto tranquilla e rilassata. Il posto è davvero meraviglioso,da passarci tre giornia non far nulla: qualche musicista riempie l’aria di note e il vento accarezza i capelli. Davvero un altro mondo ad un miglio da Time Square.Dopo un paio d’ore arriviamo al Metropolitan. Ci diamo un tempo e selezioniamo le cose da vedere: arte orientale, strumenti musicali e armature. Arrivo alla fine veramente stanca. Un caffè e un panino che ci costa oro (non arriviamo ai 7,5 $ di una scatola di pistacchi del frigo bar)e un po’ di riposo alla caffetteria che da sul Parco, e poi la Metro fino al ponte di Brooklyn. Attraversiamo il ponte a piedi: un panorama mozzafiato sui grattacieli di lower Mahanattan. Arriviamo a Brooklyn e troviamo una zona bellissima: gente rilassata e tranquilla, bei ristoranti e un tramonto sulla parte finale di Mahanattan che fa impazzire.

23/8

La sveglia non suona. Ci svegliamo per caso e ci prepariamo in 5 minuti. Conto. Taxi. Aeroporto.Un tassista che vuol sapere a quale terminal portarci e noi non riusciamo a capire o a spiegargli. All’aeroporto perdiamo altro tempo a farci spiegare dove dobbiamo imbarcarci: Ci indicano un bus per arrivare al terminal giusto. Troviamo a fatica il bus e arriviamo, con molti aiuti al nostro chek in: lì mi accorgo di non avere più lo zainetto. Sono sconvolta: carte di credito, contanti, macchina fotografica, passaporto. L’ho lasciato nell’autobus. Dino mi lascia piangente, in preda ad una crisi isterica, e cerca di recuperare l’autista. Torna con lo zainetto completo di tutto.Finalmente ci imbarchiamo per New Orleans. Arriviamo tre ore dopo. Troviamo un tassista croato che ha voglia di far conversazione. Gli facciamo capire che non parliamo nulla di inglese e qui lo parlano con un accento tremendo. Arriviamo in albergo: un Hilton splendido. Dalla finestra della camera vedo il Mississippi. Una doccia e un po’ di riposo poi una passeggiata torrida nel quartiere Francese. Per pranzo ancora un Hard Rock Cafè. Il “Giambo” è troppo e troppo stomachevole. Fuori c’è un caldo intorno ai 37/38° con una umidità pazzesca. Dopo 4 ore di passeggiata fra i ristorantini, i locali e i negozietti del “Franch Quarter” rientriamo in albergo. Ho bevuto 3 coke, 1 the freddo e 1 bottiglia di acqua ma ho ancora sete. Usciamo di nuovo verso le venti e troviamo la versione hard del quartiere francesce. Locali a luci rosse, gente sbronza e un clima da carnevale sfrenato. Giriamo a lungo fra locali che propongono musiche diverse ma tutte ugualmente interessanti .Non troviamo un locale che ci faccia entrare con Ale. Torniamo in albergo e ci fermiamo al bar per l’ennesimo drink: un bicchiere gigantesco di granita alla fragola.

24/8/2004

Sveglia e colazione lautissima. Torniamo in centro per acquisti e torniamo nel quartiere francese. Troviamo un locale dove servono una “giamalaya” buonissima e limonata con contorno di un ottimo jazz. Alle quattro rientriamo in albergo. Abbiamo previsto una serata alla “Preservation Hall” per ascoltare jazz tradizionale. E’ l’unico locale in cui riusciamo a portare Alessia perché non servono bevande. Arriviamo alle otto: un posto incredibile, una autentica vecchia cantina, con tutti i musicisti di colore, alcuni giovanissimi. Il saxofonista sembra uscito dalla “Capanna dello zio Tom”. L’ambiente è meraviglioso, autentico e pieno di emozioni positive. A sentire quella musica, in quell’ambiente, mi commuovo.Finisco la serata con un “po-boy” (panino di baguette con fette di pomodoro e ostriche fritte) e una birra light.

25/8

Andiamo a ritirare l’auto e lì non vogliono iscrivere Dino come secondo guidatore perché non ha carta di credito. Dopo molte lungaggini burocratiche riusciamo a partire, con almeno due ore di ritardo sulla tabella di marcia. Direzione: Texas. Passiamo Baton Rouge e il territorio dell’”Acadiana”. Un paesaggio a metà tra le zone tropicali e il delta del Po: una vera meraviglia. C’è un sole pazzesco: almeno 38°, poi piove, poi torna il sole, poi rimangono i nuvoloni che passano oscurando il sole. Ci fermiamo prima di passare il confine con il Texas e pranziamo con tre panini che ci costano 1/3 che a N.Y e la metà che a New Orleans. Dopo diverse ore (6/7 ore ) arriviamo in Texas. Passiamo Huston che ha uno skyline tipicamente americano e ci fermiamo circa a metà fra Huston e san Antonio in un motel un po’ decadente, stile anni 60’.

26/8

Giornata “on the road”. Arriviamo a San Antonio. Visitiamo l’Alcamo: una bella struttura fine settecento e San Antonio. E’ una città molto piacevole,verde, piante e macchie di ibisco, ventilata, ma con una temperatura sopra i 40°. Alle 10 di sera ce ne sono 32. Ripartiamo in direzione El Paso. Ci fermiamo verso le 8 a Sonora. Parcheggiamo nel motel e quando usciamo, verso le 22 non troviamo nulla per cenare.

27/8

Tirata lunghissima: da Sonora (Texas) ad Alamogordo (New Mexico). Ci fermiamo a pranzo a Fort Stokton e mangiamo un chili che a mezzanotte ho ancora sullo stomaco e da qui altre 7 ore di auto: El Paso, Las Cruces.. E poi le dune di White Sand: Attraversiamo un paesaggio lunare (qui c’è un centro studi della Nasa che preparò la bomba atomica negli anni ‘40) e arriviamo stanchissimi ad Alamogordo. Dino e Ale cenano in un buffet cinese (!) e io mi faccio una limonata che mi fa stare peggio di prima. Ora a letto: 21.55 ora locale (sono le 6 di mattina in Italia)

28/8

Stamattina prima tappa a White Sand: un deserto di sabbia bianchissima che fa pensare ad un paesaggio spettrale: il caldo ci strema e la luce ci abbaglia, ma una visione fantastica. Partiamo verso Santa Fe per sei ore circa di auto. Arriviamo in città e andiamo subito in albergo .La visita a più tardi o magari domani.

29/8

Alle 10 siamo già nel centro di Santa Fe. Beviamo un caffè in un posto pieno di cose buonissime ma con dei commessi imbranatissimi. Poi un giro per la citta:un’atmosfera splendida: costruzioni ad un piano in stile pueblo con portici di legno e negozietti di artigianato e gallerie d’arte. Un giro al museo di arte indiana e poi la visita alla Cattedrale di San Francesco d’Assisi. Una passeggiata fra le bancarelle indiane nella “Piazza del governatore”. Temperatura 28/30°, un filo d’aria e un cielo azzurrissimo. Ripartiamo per Taos. Ci aspetta il pueblo più intatto del Nuovo Mexico. Quando arriviamo lo troviamo chiuso per la celebrazione di cerimonie tradizionali. Ci fermiamo a visitare la cittadina che è un vero incanto: ha la luce della Provenza , le piante delle isole del Mediterraneo, i negozietti (carissimi) e i caffè splendidi , in stile indiano. Poca gente in giro. Una meraviglia. Ripartiamo verso la Monument Valley. Ci aspettano un sacco di miglia e ne percorriamo circa 150: Ci fermiamo, dopo aver attraversato un paesaggio alpino, pieno di cavalli e bovini al pascolo, in un Best (motel) attaccato ad un casino. Squallido posto.

30/8

Facciamo colazione nella riserva indiana (io solo un caffè), poi ripartiamo verso Monument Valley Dopo tre ore di auto, con qualche sosta per un caffè, arriviamo. E’ bella da togliere il fiato. Decidiamo di entrare con la nostra auto e ci facciamo tutti i punti percorribili. L’emozione è davvero forte.Ripartiamo verso la terra del Grand Canyon e dormiamo in un motel “Anasazi”, molto spartano ma caratteristico.

31/8/

Colazione luculliana con frittata (3 uova) e partenza verso Gran Canyon. Arriviamo verso le 16 e ci giriamo i punti panoramici: dopo qualche ora ripartiamo per Phoenix. Ci fermiamo a Montezuma Castel in un Super 8.

1/9

Partenza non proprio mattutina per la valle dei saguari. Un caldo feroce anche se molto secco ci ha perseguitato tutt’oggi. Abbiamo visitato un villaggio del vecchio Westa una ventina di Chilometri da Phoenix. Un sandwich e un giro in un grande supermercato per rinfrescarci e poi via…verso la California. Dormiamo a Yuma. Alle 19 ci sono 44° C (101 F). Ceniamo con una pizza, neanche male

2/9

Una visita alla vecchia prigione di Yuma fa riflettere su tutta la sofferenza passata fra quei muri. Solo il caldo è una penitenza. La temperatura non scende mai sotto i 40°. Visitiamo di Yuma anche la parte vecchia, con il vecchio treno. Poi qualche ora di auto e arriviamo a San Diego! La città non l’abbiamo visitata, ma ci siamo diretti subito verso il mare. Dopo tutto quel deserto, arrivare al mare è un tale piacere che posso immaginare cos’era 200 anni fa, quando il deserto dell’Arizona si attraversava a cavallo, in giorni e giorni di duro viaggio. La spiaggia è larga, meravigliosa e ha dietro un costone di terra rossa che mi ricorda Ponza, ma le palme che ombreggiano piccole casette colorate e il rumore dell’oceano fanno la differenza. E’ un’emozione così forte che ci togliamo subito le scarpe per passeggiare in acqua. Non è facile trovare un alloggio: un grazioso motel sulla spiaggia ci sarebbe costato 225$ per una sola notte: abbiamo ripiegato su un Holliday Inn a La Jolla.

3/9

Siamo nel week end del Labor Day e le spiagge sono piene. Partiamo in direzione nord ma l’accesso al mare non è facile e arriviamo a Los Angeles. Ci dirigiamo verso Santa Monica , dove troviamo una spiaggia splendida: palme sulla spiaggia e gente che fa surf. Di fronte un delizioso, piccolo motel fatto di bungalow anni 50, fatiscente e un po’ demodé, ma con un fascino incredibile. Ci fermiamo lì a 95$. Andiamo al mare: c’è un temperatura magnifica: e d’altronde…siamo in California! Dopo la doccia, cena a Santa Monica. Il centro splendido, pieno di ristoranti e negozi con molta vita e artisti di strada e il viale che costeggia l’Oceano è quello visto mille volte nei film, con gente che corre a piedi, in bici, coi roller. Ceniamo in un locale carinissimo (dove ci spennano, almeno per gli standard statunitensi) Torniamo a Topanga (Fra S. Monica e Malibu)

4/9

Lasciamo Malibu alle spalle e ci dirigiamo verso Santa Barbara. Il traffico feroce del fine settimana ci rallenta da morire. Arriviamo a S. Barbara verso le due e mezza: una passeggiata nel centro carinissimo e pieno di vita. Mangiamo un vero hamburger, alto e morbidissimo, con patate tagliate a “rete” e qualche litro di Sprite. Ripartiamo verso il nord, In zona Pismo Beach cominciamo a cercare da dormire , ma con scarsi risultati. Sulla spiaggia non si trova nulla e dobbiamo virare verso l’interno. Ad Altascadero troviamo un Motel 6 ad un prezzo abbordabile, libero.

5/9

Facciamo le ultime 150 miglia verso Monterey sulla Statale 1. E’ una strada fantastica, famosissima e non a torto. La strada affianca la costa del Pacifico, una costa alta, che scende in baie e golfi di una bellezza strabiliante. Ci fermiamo più volte ad ammirare il paesaggio e mangiamo qualcosa a Big Sur. In un locale che esponeva immagini e memorabilia di Henry Miller. Dormiamo nelle vicinanze di Montery a Salinas.

6/9

Ci siamo fermati un’altra notte a Salinas:stamattina abbiamo visto Carmel e Monterey. Il centro di Carmel è molto carino, pieno di negozi e gallerie d’arte carissime. C’è molto verde ovunque e moltissime casette meravigliose: Poi siamo andati verso Monterey e siamo stati qualche ora su una spiaggia splendida. L’odore dell’oceano e soprattutto il rumore è impressionante. Cena messicana e alle otto in motel Domani ultima tappa verso S. Francisco.

7/9

Arriviamo a Frisco sulle 14 e consegniamo l’auto. Troviamo bel tempo e una temperatura sui 28/30°. Arriviamo in albergo e ci facciamo un riposino, poi usciamo verso il Golden Gate Bridge. Dopo un paio di autobus arriviamo in un punto da dove vediamo un panorama splendido: la baia, intera, l’isola di Alcatraz, il ponte immerso nella sua immancabile nebbia. Poi negozi, Chinatown, Little Italy, i “cable car”, i bar meravigliosi in stile anni 40. Ciò nonostante alle 21 siamo già in camera. Domani ultima giornata intera a S.Francisco.

8/9

Una mattinata splendida:sole luminoso e temperatura ideale per una gita in mare. Una visita ad Alcatraz finisce per inglobare tutta la giornata: l’andata in cable car, il solito, scontato giro per negozi e poi la prigione….Un luogo che trasmette dolore, visitatissimo. Al ritorno niente visita a Berkeley: Dino e Ale sono a pezzi. Rientriamo in albergo per una doccia poi via, per l’ultimacena americana…



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche