West 2009

ALLA SCOPERTA DELL’AMERICA…ESTATE 2009 IN CALIFORNIA! COSTI e CIFRE DEL VIAGGIO: • 1500 euro circa a testa, comprensivi di volo, noleggio auto e spese per benzina, motel e cibo • 4800 km percorsi • 4 Stati attraversati (California, Arizona, Nevada, Utah) • 8 Parchi Nazionali visitati (Grand Canyon, Monument Valley, Arches NP,...
Scritto da: Ale_Diet
west 2009
Partenza il: 17/08/2009
Ritorno il: 03/09/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
ALLA SCOPERTA DELL’AMERICA…ESTATE 2009 IN CALIFORNIA! COSTI e CIFRE DEL VIAGGIO: • 1500 euro circa a testa, comprensivi di volo, noleggio auto e spese per benzina, motel e cibo • 4800 km percorsi • 4 Stati attraversati (California, Arizona, Nevada, Utah) • 8 Parchi Nazionali visitati (Grand Canyon, Monument Valley, Arches NP, Canyonlands NP, Bryce Canyon, Zion NP, Death Valley, Yosemite NP) • 500 foto scattate 17 AGOSTO 2009 È il giorno della partenza! Dopo aver riempito 2 valigie più un bagaglio a mano a testa (e dopo essermi sentita ripetere per settimane da Alessandro che sono come sempre esagerata con i bagagli perché ogni volta mi porto in vacanza il guardaroba intero…!) siamo finalmente pronti per imbarcarci alla volta degli States. Partiamo da Venezia, il nostro volo è previsto per le 11.50…siamo carichi di adrenalina, non vediamo l’ora di scoprire quella che tutti dicono essere la parte più bella e caratteristica degli Stati Uniti: la California ed i grandi Parchi Nazionali! Il volo parte in orario, l’aereo è molto grande (o meglio molto più grande rispetto a quelli che ho preso fino ad ora), ogni posto a sedere è dotato del proprio schermo video per vedere film (ce ne sono anche in italiano) o ascoltare musica, di un cuscino e di una coperta. Poco dopo il decollo ci viene servito il pranzo (mangiabile direi) e le successive 8 ore passano tra film e sonnellini. Facciamo scalo a New York, dove dobbiamo recuperare i nostri bagagli e imbarcarli nuovamente per Los Angeles…fortunatamente ci arrivano tutti nel giro di breve tempo! Arriviamo a Los Angeles alle 20.05 (ora locale), stanchi e assonnati…ci dirigiamo a recuperare i nostri bagagli, ma come temevamo uno dei 4 manca…è quello di Ale con tutti i suoi vestiti! Si salvi chi può: Ale va, giustamente, su tutte le furie, già prevediamo di dover scombinare i piani del nostro viaggio…ma al banco reclami per i bagagli smarriti ci dicono che la valigia è stata imbarcata con il volo successivo. Attendiamo pazientemente più di un’ora…la stanchezza del viaggio comincia davvero a farsi sentire! Recuperato il bagaglio dobbiamo salire sulla navetta che ci porterà al noleggio della macchina già prenotata dall’Italia. Ci avevano avvisato che chi noleggia le macchine cerca sempre di appioppare un’auto più grande per far pagare di più i poveri turisti…pur sapendolo noi ci siamo cascati! Saliamo su un Dodge Journey lungo e largo come un’astronave, auto che ho scelto io perché tra tutte era quella che mi piaceva di più…non l’avessi mai fatto! L’auto doveva avere il sistema di controllo della velocità (il cruise control, per questo l’avevamo pagata di più) ma in realtà ne era sprovvista, senza contare (ma questo lo scopriremo il giorno dopo) che la pressione delle gomme non è giusta e continua ad apparire un’inquietante spia gialla sul cruscotto…per questa mia scelta poco azzeccata Alessandro si è arrabbiato notevolmente e ovviamente la colpa è stata data alla sottoscritta! Dopo qualche piccolo problema iniziale con il cambio automatico ci mettiamo in viaggio perché vogliamo uscire da Los Angeles per evitare il traffico della mattina successiva. Ale, un po’ nervoso per questi “problemini” della macchina, guida per un centinaio di chilometri finché non troviamo un motel poco dopo San Bernardino: compriamo, nel piccolo market sempre aperto lì a fianco, due taniche (nel vero senso della parola) di acqua, 2 muffin (iniziamo già ad assaggiare le schifezze americane) enormi ai mirtilli e ci infiliamo sotto le lenzuola di un enorme letto in un’enorme stanza di un tipico motel americano! 18 AGOSTO 2009 La sveglia suona alle 6.30, ma non abbiamo nessuna difficoltà ad alzarci, visto che il jet-leg si fa sentire…Facciamo colazione con mega-muffin, un caffè (o meglio un bicchierone con dell’acqua nera dentro…che ad Ale stranamente piace…) e ci mettiamo subito in viaggio per il Grand-Canyon, il nostro primo Parco Nazionale. Come già detto, poco dopo la partenza compare sul cruscotto questa inquietante spia arancione che segnala scarsa pressione delle gomme… Ale è cattivo! Questa macchina è un disastro e a chi viene data la colpa? A chi l’ha scelta ovviamente, perciò la sottoscritta! Santa pazienza! Ale cerca, inutilmente, di telefonare al noleggio dell’auto per capire cosa fare per risolvere questo problema…ma l’americano è una lingua incomprensibile, l’accento è terribile e la gente parla troppo velocemente, non si capisce nulla! La telefonata costa 14 euro ma non abbiamo comunque risolto il problema… Ale è sempre più cattivo! ORE 13. Ci fermiamo per pranzo a Seligman, piccolo paesino molto caratteristico sulla mitica Route 66: doppio hamburger per Ale e chiken sandwich (con patate fritte, che ovviamente si mangia Ale) per me. ORE 15.30. Arriviamo al Grand Canyon, raggiungiamo il campeggio con il posto tenda prenotato dall’Italia e ci apprestiamo a montare velocemente la nostra canadese (7 minuti cronometrati!): vogliamo vedere il Grand Canyon al tramonto, e qui il sole sta presto a calare! Ci incamminiamo rapidamente verso il sentiero consigliato dalle guide…e lo spettacolo che ben presto si apre davanti ai nostri occhi ci lascia davvero senza fiato! Risulta molto difficile cercare di descrivere l’immensità del paesaggio, la profondità del Canyon con il fiume Colorado che scorre giù, giù, giù, tanto giù che solo in determinati punti del sentiero è possibile scorgere una delle sue anse…e lo spettacolo prosegue poi al tramonto, quando i raggi del sole colpiscono le rocce sfaccettandole con colori sempre diversi, dall’arancio, al rosa al rosso intenso…incredibile! È ora di ritornare al campeggio, si sta facendo buio ed è difficile riuscire a vedere bene dove si mettono i piedi lungo il sentiero. Decidiamo di comperare qualcosa per la cena al market a due passi dal camping: pane integrale, pomodori, mele, yogurt e marmellata (per la colazione della mattina) e l’immancabile dolce per placare le voglie di Ale! Cena tutto sommato sana, leggera e soddisfacente! Torniamo al camping, ci facciamo una doccia (a pagamento) e sfiniti ci infiliamo nei sacchi a pelo e crolliamo nel sonno più profondo. 19 AGOSTO 2009 ORE 5.45. Colpa del jet-leg, alle 5 avevo già gli occhi aperti! Ci alziamo e rapidamente ripieghiamo la tenda: la notte è stata fredda e a quest’ora sono appena 7-8 gradi! Facciamo colazione con pane e marmellata e ci mettiamo in macchina, direzione East-Rim Drive per vedere gli altri punti panoramici del Grand Canyon…anche con le prime luci dell’alba lo spettacolo è comunque sorprendente. Ad ogni angolo c’è uno scorcio da fotografare o una veduta da immortalare…inutile dire che con la nostra macchinetta digitale nuova di zecca ci scateniamo con più e più foto! Salutiamo purtroppo il Grand Canyon perché ci dobbiamo rimettere in viaggio per la Monument Valley e, si sa, le distanze non sono proprio così corte qui in America! Qui è tutto grande, anzi enorme, strade larghe come autostrade, tir grandi il doppio rispetto a quelli italiani…per non parlare del cibo e dei mega bicchieroni di coca cola e altre bevande schifose piene di zuccheri e coloranti! Lungo il viaggio il paesaggio cambia in continuazione: passiamo dal deserto alle praterie finché non iniziamo a scorgere i grandi monoliti che rappresentano la Monument Valley…siamo nello stato dello Utah, all’interno della riserva indiana dei Navayo. ORE 13.05. L’ora nella riserva indiana, come in tutto lo Utah, è un’ora più avanti rispetto all’Arizona. È ormai l’ora di pranzo e decidiamo di fermarci a mangiare prima di arrivare alla Monument Valley. Sulla nostra guida Routard è segnato un tipico posticino dove si può mangiare indiano, così decidiamo di fare tappa a questo “Amigo Cafè”. Effettivamente i piatti sono abbondanti e inaspettatamente il cibo simil-messicano mi piace proprio! Ok, non è proprio ipocalorico e sano, ma è veramente ottimo! Riempito lo stomaco ci dirigiamo velocemente verso la Monument Valley…e di lì a poco si apre davanti ai nostri occhi uno scenario da film western! Le formazioni rocciose sono imponenti e il loro colore rosso intenso si staglia e contrasta con l’azzurro acceso del cielo terso. Con il nostro fuori strada non abbiamo problemi a percorrere la strada sterrata che attraversa i più famosi monoliti. L’intero giro dura circa 2 ore…è veramente incredibile poter fotografare quelli che sono stati i paesaggi dei più famosi film western. Qua e là tra i monoliti sbucano fatiscenti baracche dove gli indiani espongono i loro manufatti che vendono per pochi dollari…chissà come fanno a resistere tutto il giorno sotto il sole cocente che picchia in continuazione sulle loro teste! Ci rimettiamo così in viaggio in direzione Moab, piccolo paesino ai piedi di un altro parco nazionale, “Arches”. Purtroppo il pranzo è stato un po’ pesantuccio e ci ballonzola ancora nello stomaco! ORE 18.30 Arriviamo a Moab e cerchiamo un campeggio per cercare di risparmiare qualche dollaro…ma ce n’è solo uno con un’unica piazzola rimasta e pure lontana dai bagni…perciò ripieghiamo su un motel. Ne giriamo alcuni per vedere quale ci fa il prezzo migliore e alla fine ne scegliamo uno con cucina in camera a 69$ a notte. Nelle vicinanze abbiamo visto un supermercato perciò, visto che il pranzo non è stato dei più leggeri, decidiamo di farci la spesa e mangiare in camera. Il supermercato è una cosa davvero immensa: ci si trova la farmacia, il fioraio, l’edicola, la libreria, la pasticceria…per non parlare dell’abbondanza e della varietà dei prodotti esposti sugli scaffali! Esistono pacchi di cornflakes da 1,5 kg, taniche di succo e di latte, mega ciambelle stracolme di glassa…è tutto grande, tutto enorme, tutto così americano! Comperiamo della verdura, qualcosa per la colazione del giorno dopo e una schedina per la macchina fotografica da 4 GB. Torniamo così in motel, ci tuffiamo sotto la doccia e dopo una rapida cena cadiamo sfiniti sotto le coperte. Sono giornate intense queste, e considerando che dobbiamo ancora smaltire completamente il fuso orario non dormiamo poi molto! 20 AGOSTO 2009 ORE 6.05 Anche oggi ci svegliamo presto…il fuso orario lo dobbiamo ancora davvero smaltire! Facciamo colazione con yogurt (il vasetto più piccolo è da 170 g), pane e marmellata comprati al super il giorno prima, e ci mettiamo in marcia verso il vicino Arches National Park. Foto di rito davanti all’ingresso del parco e, lasciata la macchina all’inizio del sentiero, ci incamminiamo a passo svelto alla scoperta dell’arco più bello e conosciuto di questo parco: il “Delicate Arch”. È ancora presto, i turisti non sono ancora arrivati, il sentiero è “sgombro” per cui raggiungiamo di buon passo la nostra meta in 30 minuti…lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è davvero straordinario: un enorme anfiteatro scavato nella roccia “ospita” questo altrettanto enorme arco che si tinge dei colori del sole man mano che questo si alza in cielo. Alcuni simpatici turisti si offrono di farci qualche foto sotto l’imponente arco: noi in confronto siamo due piccolissimi puntini neri. Ritorniamo indietro letteralmente correndo lungo il sentiero (mentre i turisti che salgono ci guardano a metà tra lo stupito e il divertito): vogliamo raggiungere un altro arco molto bello e consigliato dalla guida, il “Landscape Arch”. Dopo una breve passeggiata arriviamo di fronte a quest’altro imponente arco così sottile nel suo punto centrale che non si sa come faccia a rimanere ancora sospeso. Anche questo è un parco che merita sicuramente di essere visto, quanto meno i suoi archi principali…il paesaggio è sicuramente caratteristico e i colori delle rocce e le loro forme così diverse lo rendono davvero unico. Ci dirigiamo, velocemente come siamo arrivati, verso Canyonlands National Park. Non sono molti i turisti che decidono di visitare questo parco nazionale, ma forse non sanno quello che si perdono…! È un parco immenso, l’orizzonte è così lontano che l’occhio si perde nel cercare il punto più lontano. Ci fermiamo a fotografare alcuni punti panoramici: da uno di questi si vede il Green River, attorniato da grosse spaccature nel terreno, che sembrano quasi voragini e infondono a questo canyon una parvenza quasi irreale. È il canyon meno visitato e più selvaggio, ma non per questo meno bello degli altri. Sotto il cocente sole dell’una ci rimettiamo in viaggio: ci aspettano 400 km di strada per arrivare al Bryce Canyon. ORE 14.00 Ci fermiamo ad una stazione di servizio per mangiare un boccone, visto che lungo l’autostrada non c’è nulla, nemmeno un paesino: siamo in un tratto completamente deserto. Con uno yogurt e 1 gelato comprati ad una stazione di servizio ci sfamiamo e ci rimettiamo in moto…vogliamo arrivare al Bryce Canyon per vedere il tramonto sugli Hoodoo! ORE 17.30 Arriviamo al Bryce e dopo aver “ispezionato” il camping interno al parco (molto squallido e assolutamente poco, anzi per niente, attrezzato) decidiamo di ritornare al campeggio che avevamo già adocchiato lungo la strada prima dell’ingresso del parco. Il camping è molto grande, ha la piscina ed è molto ben attrezzato! Visto che ne abbiamo la possibilità decidiamo di passare la notte non nella nostra canadese ma…in una tenda indiana (il Tepee): il campeggio ne ha 5 e fortunatamente una è libera!!! Che esperienza!!!! Certo la tenda ha il “soffitto aperto”, come la tradizione indiana vuole, e la notte fa veramente freddo! Dormiamo tutti ben vestiti e avvolti nel sacco a pelo fino al collo, ma ne vale veramente la pena, quando ci ricapiterà un’occasione così?  Ritornando al pomeriggio…visto l’optional della piscina non ci facciamo scappare l’occasione di un tuffo (dopo 450 km di viaggio siamo giusto giusto un po’ stanchini…!). Ci rilassiamo nella vasca provvista di acqua calda e idromassaggio e dopo una mezz’oretta di relax ci facciamo una bella doccia e ci rimettiamo in macchina per entrare al Bryce Canyon: non ci vogliamo perdere lo spettacolo del tramonto sui famosi Hoodoo (i caratteristici “pinnacoli” di roccia che rendono il Bryce un parco unico). Su consiglio del renger raggiungiamo il Bryce Point: lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi ci lascia senza fiato…un immenso anfiteatro si spalanca sotto di noi (siamo su un punto panoramico abbastanza alto) e dal basso si ergono queste guglie che assomigliano alla sabbia bagnata colata dalle mani…il sole cala poco a poco e i suoi ultimi raggi tingono gli Hoodoo con tonalità che cambiano di minuto in minuto: giallo, arancione, rosso, porpora…uno spettacolo che fa venire i brividi, una grandissima emozione, davvero! L’indomani faremo l’intero percorso a piedi scendendo in mezzo agli Hoodoo e li vedremo da vicino! Dopo le immancabili foto ritorniamo verso il campeggio e poco più avanti decidiamo di fermarci al market per comprare la colazione per la mattina successiva. Scegliamo di cenare nel ristorante proprio a fianco del supermercato: Ale prende un menù a buffet e io un piatto con delle verdure pensando, come il solito, di poter mangiare un po’ di quello che Ale avrebbe portato dal buffet…e invece mentre sto mettendo in bocca un cucchiaio di minestra un’acida vecchia cameriera mi dice scortesemente che non possiamo condividere quello che abbiamo ordinato, ognuno deve mangiare il suo! Vecchia rompi balle!  Riesco comunque ad assaggiare qualche pezzettino di dolce di Ale (che si è sbafato un bel po’ di cibo e in tenda reclamerà il Geffer per digerire!). Torniamo nel nostro Tepee, puntiamo la sveglia per la mattina successiva e sprofondiamo nel sonno. 21 AGOSTO 2009 ORE 6.45 Suona la sveglia. Abbiamo dormito abbastanza bene, anche se è stata una notte freddina. Anche oggi è una bellissima giornata, ottima per il bel percorso a piedi di 10 km che abbiamo intenzione di fare. Carichiamo la macchina, facciamo colazione con solito yogurt, pane e marmellata e ci dirigiamo verso il Sunrise Point: da qui scenderemo giù in mezzo agli Hoodoo per poi risalire nuovamente verso la cima. Per l’ennesima mattina lo spettacolo è da cartolina: il paesaggio fatto di guglie ci avvolge completamente, il sole esalta ancor di più il rosso intenso gli imponenti pinnacoli, una leggera nebbiolina inonda la vallata e ci fa sentire come nel bosco delle favole. Ci incamminiamo lungo il sentiero che in alcuni tratti è piuttosto impegnativo, in altri ci consente anche di fare una corsetta…ma quel che importa è che ci consente di avere una completa visuale degli Hoodoo e del paesaggio che li circonda. Poiché siamo partiti presto non ci sono ancora molti turisti, giusto un gruppetto a cavallo…così riusciamo a camminare e a scattare meravigliose foto senza “intralci”. Il sentiero è completamente ricoperto di polvere rossa e al termine della camminata siamo impolverati fino alle caviglie! Bryce Canyon è il parco più spettacolare che abbia mai visto, quanto meno fino ad ora! Gli Hoodoo sono così affascinanti e spettacolari che limitarsi a descriverli non renderebbe giustizia alla loro bellezza! Ci rimettiamo in macchina (dopo aver fatto ricontrollare per l’ennesima volta la pressione delle gomme, perché l’insistente spia rossa ha fatto di nuovo capolino sul cruscotto…! ) in direzione Zion National Park, con l’intenzione di attraversarlo velocemente (tanto con il nostro pass non abbiamo problemi) e arrivare in serata a Las Vegas…vedremo se ce la faremo!

ORE 13 Arriviamo a Zion, ma vediamo subito che questo parco non è niente di che…comunque lasciamo la macchina al Visitor’s Center (dove fatichiamo a trovare parcheggio perché ci sono un sacco di turisti) e saliamo sulla navetta gratuita poiché il parco non può essere visitato con la propria automobile. Arriviamo all’inizio di un breve percorso a piedi (10 minuti), scattiamo giusto due foto e riprendiamo la navetta per tornare alla macchina…non abbiamo tempo da perdere, Las Vegas ci aspetta! Zion National Park ci ha un po’ deluso, forse perché i suoi paesaggi sono troppo simili alle montagne di casa nostra…o forse perché dopo il Grand Canyon e il Bryce Canyon difficilmente un altro parco potrebbe essere più bello! Usciamo dal parco e ci fermiamo ad un vicino Internet Point: vogliamo prenotare l’hotel per le due notti a Las Vegas…e su booking.com troviamo ovviamente un’offerta super conveniente: 44$ per 2 notti al Greek Island, hotel in posizione molto favorevole, ossia quasi a metà del lunghissimo e famosissimo Streep, il viale su cui si affacciano tutti i casinò! Siamo emozionati, non vediamo l’ora di arrivare nella città della perdizione! ORE 16.30 Arriviamo a Las Vegas…già dall’autostrada vediamo spuntare, in pieno deserto, l’altissima torre del casinò Stratosphere! Dopo essere usciti da un traffico micidiale arriviamo, grazie all’affidabile Tom-Tom, all’hotel che non è per niente male: camera grande, pulita e soprattutto molto economica. Il caldo è davvero torrido e così decidiamo di buttarci in piscina visto che l’hotel ne è provvisto! Ovviamente la piscina è deserta perché fa davvero troppo troppo caldo, e l’unico refrigerio si ha stando al chiuso con l’aria condizionata (sempre a palla qui in America!). Ci rinfreschiamo (stavolta davvero) sotto la doccia e ci prepariamo per la prima notte brava a Las Vegas: ho la brillante idea, per essere tutta in tiro, di abbinare al mio vestitino i sandali con il tacco…non l’avessi mai fatto!!!! A forza di camminare mi verranno, oltre che male ai piedi, anche due enormi vesciche causa di dolori atroci! Senza contare le ire di Ale che continuerà a ripetermi ad ogni lamento un sonoro “Te l’avevo detto”! A parte questo piccolo particolare qui a Las Vegas è tutto fantasmagorico: ci sono illuminazioni al neon ovunque, i casinò si susseguono l’un l’altro, una marea di persone si riversa per le strade, insieme ad un traffico sostenuto a tutte le ore del giorno e della notte…è un’atmosfera irreale, sembra di essere all’interno di un videogame… e il tutto finisce davvero per stordirti! Il primo casinò in cui ci fermiamo è il Treasure Island, perché qui abbiamo letto esserci uno spettacolo con le navi…ma in realtà non è gran che e quindi ci facciamo largo tra la folla e ci dirigiamo verso il casinò più lussuoso, il Venetian, che ricostruisce in piccolo il Canal Grande, Piazza San Marco, le gondole, il Ponte di Rialto…è tutto così irreale e tutto così magico! L’interno dei casinò è più o meno simile in tutti: enormi stanze colme di slot-machine, tavoli per il poker, roulette…ciò che cambia è ovviamente l’ambientazione, a seconda del casinò in cui ci si trova. Mai visto niente di simile! Ogni casinò offre dei mega buffet dove potersi rifocillare: noi scegliamo il Mirage, che non delude le nostre aspettative, anzi! C’è qualsiasi tipo di cucina, dall’italiana alla cinese, alla messicana…inutile dirlo, mangiamo come i leoni! Usciti dal Mirage decidiamo di voler provare a giocare qualche cent alle slot-machine: fortuna del principiante ma, dopo aver giocato 5 dollari, ne vinciamo quasi il triplo! Che culo! Facciamo una puntatina anche al Venetian finché la stanchezza e i miei piedi me lo consentono…sono stremata e obbligo Ale a prendere un taxi, facendo un po’ di fila per aspettarlo…si può benissimo immaginare la reazione di Ale…! 22 AGOSTO 2009 Questa mattina dormiamo fino alle 10, oggi la nostra giornata sarà all’insegna del relax…e dello shopping! Su consiglio della receptionist ci dirigiamo al Las Vegas Outlet che si trova alla fine dello Strip e dicono essere il più grande e conveniente…ed in effetti ci accorgiamo ben presto che è proprio così! Ci sono tutte le grandi marche, da Calvin Klein a Tommy Hilfiger per passare a Levi’s…voglio vivere in Americaaaaaaaaaaa!!!!!!  Alla fine, dopo qualche giro per capire quali sono i negozi migliori, comperiamo: 2 paia di jeans Levi’s per me e 1 paio per Ale al prezzaccio di 80 euro comprese le tasse! Che roba! ORE 14.00 Usciamo dall’outlet e vediamo nelle vicinanze il parcheggio per restituire le macchine, così Ale decide di chiedere se è possibile cambiare il nostro Dodge vista la permanenza della spia rossa sul cruscotto. Fortunatamente non ci fanno problemi e ci cambiano l’auto: altro fuori strada, altrettanto grande e provvisto, questa volta, di cruise control…per la grande gioia di Ale! Parcheggiamo così all’hotel-casinò Tropicana…vogliamo vedere tutti gli altri casinò dal Venetian in giù e scattare alcune foto di questo mondo irreale, in cui la gente gioca a qualsiasi ora del giorno e della notte, intontita dal fumo, dall’alcol e dal rumore incessante delle slot-machine…c’è chi urla per la gioia della vittoria, chi festeggia l’addio al celibato/nubilato indossando i costumi più assurdi, chi è già pronto per sposarsi e si appresta a entrare in una delle tante cappelle… Sembra di essere catapultati in un pianeta parallelo, assolutamente slegato dal mondo reale: qui tutto si può fare ed ottenere, basta pagare! I casinò sono tutti imponenti: il Bellagio è fra i più lussuosi e lo spettacolo serale delle sue fontane che “danzano” a ritmo di musica è imperdibile! Passiamo tutto il pomeriggio tra un casinò e l’altro, decidendo nel frattempo a quale buffet fermarci per la cena: l’Excalibur ci convince, visto il prezzo abbastanza conveniente. ORE 18.00 Rientriamo in hotel, ci facciamo una doccia ed usciamo per la seconda notte a Las Vegas (questa volta senza tacchi, visti i precedenti!). Il taxi lo prendiamo lo stesso però, fino al Ceasar Palace e da qui proseguiamo a piedi fino all’Excalibur (che si trova un bel po’ in giù, praticamente alla fine dello Strip). Anche questo buffet non ci delude…mangiamo come squali! Per smaltire la cenetta ripercorriamo a piedi lo Strip, fermandoci qua e là a puntare qualche cent alle slot-machine…senza farci prendere la mano comunque! 23 AGOSTO 2009 ORE 7.00 La sveglia suona e con un po’ di fatica ci alziamo: la stanchezza di una settimana di viaggio si fa sentire…!  Abbiamo deciso di arrivare a Yosemite National Park, ma per giungere a destinazione dobbiamo attraversare la Death Valley! Ne abbiamo lette di informazioni sulla Valle della Morte: spegnere l’aria condizionata ogni tanto per non surriscaldare il motore, portarsi 4 litri di acqua a testa, non abbandonare mai la macchina in caso di avaria…in realtà non sappiamo però cosa aspettarci. Il nostro è in effetti un rapido passaggio, non puntiamo ad arrivare al punto più basso della valle (-86 metri sotto il livello del mare) ma ad attraversarla rapidamente così da accorciare la distanza per arrivare al parco nazionale. Ben presto le nostre paure si sciolgono (è proprio il caso di dirlo, visto il caldo torrido!) perché la Valle non è altro che una lunga strada nel deserto, e di turisti ce ne sono tanti. Il paesaggio ha vagamente una sembianza lunare, con questi enormi roccioni che si estendono per chilometri e chilometri alternandosi a dune di sabbia e cactus. Usciamo a poco a poco dalla Death Valley e man mano che ci avviciniamo al passo di montagna che ci porterà a Yosemite il tempo si fa sempre più brutto e la temperatura inizia a scendere sempre più velocemente. Così decidiamo di non fermarci a Yosemite (anche perché dovremmo dormire in tenda con la paura degli orsi che ci scassinano la macchina per procacciarsi il cibo…), ma di attraversarlo per raggiungere San Francisco in serata! È una tirata mostruosa, siamo seduti da questa mattina alle 7, ma Ale dice che ce la può fare a guidare, e se lo dice lui…! Pranziamo velocemente con della frutta, troviamo un Internet Cafè per prenotare l’alloggio a San Francisco e ci mettiamo in marcia! È la giornata di viaggio più lunga fino ad ora: 900 km. Arrivati in cima al Tioga Pass (passo di montagna tutto curve, prima del quale ho dovuto prendere la pastiglia) ci accoglie l’ingresso di Yosemite: ci rincuoriamo perché, abituati ai boschi e ai paesaggi delle nostre montagne feltrine, non ci siamo persi proprio niente in questo Parco! ORE 20.30 Arriviamo stremati a San Francisco: la città ci accoglie con un lungo ponte che ci consente di vedere uno scorcio dei suoi grattacieli di notte! Arriviamo al motel precedentemente prenotato: la stanza è un po’ più piccola rispetto allo standard americano (a cui ci eravamo già ampiamente abituati!), ha una finestra che dà direttamente sul parcheggio e potrebbe essere più pulita…ma il motel era il più economico e tutto sommato non è così distante dal centro, insomma non ci lamentiamo! Visto che dobbiamo ancora cenare ci vestiamo per bene (qui la temperatura è decisamente più bassa e ci dobbiamo infilare anche la giacca visto il vento che tira) e prendiamo un taxi così per capire le strade principali e capire dove si trova il centro. Ci facciamo lasciare a Union Square, giriamo un po’ per decidere il locale per la nostra cena e alla fine ci imbuchiamo in un Irish Pub molto accogliente: ordiniamo due piatti di carne e due birre (qua costicchia un po’ la vita) e velocemente come siamo arrivati ci rivestiamo e ritorniamo a piedi al motel. Già da queste prime ore a San Francisco ci accorgiamo dei numerosi barboni che popolano le strade: ad ogni metro se ne trova almeno uno! La giornata è stata sfiancante e appoggiata la testa sul cuscino crolliamo inevitabilmente. 24 AGOSTO 2009 ORE 9 Ci svegliamo con calma questa mattina e facciamo colazione nel piccolo ingresso del motel: caffè, pane tostato, marmellata, succo di frutta…tutto discretamente buono. Ci incamminiamo verso Union Square: il tempo è bello anche se non è proprio caldo. Comperiamo 2 pass giornalieri per salire quante volte vogliamo sui famosi cable car e sui tram. Solo a posteriori, dopo essere saliti non più di 2 volte sul cable car, ci accorgeremo che effettivamente quei 22$ ce li potevamo risparmiare! Giriamo infatti quasi tutto il giorno a piedi, andando su e giù per le colline di San Francisco e visitando alcuni dei suoi quartieri: Russian Hill, Nobil Hill, China Town (sporchissima e puzzolente!)… e non poteva mancare il super-turistico Fisherman’s Worf. Pranziamo con della frutta, ma nel pomeriggio Ale non resiste alla tentazione di un tipico panino più che imbottito di gamberi e maionese: è una specialità qui a San Francisco e lungo il molo le bancarelle che lo vendono si susseguono l’un l’altra. Lo assaggio con un po’ di riluttanza, ma mi devo ricredere subito: è davvero ottimo! Lungo il molo non ci perdiamo lo spettacolo della numerosa colonia di leoni marini: sono veramente grandi, emettono degli starni versi e anche una puzza terribile! Arriviamo nella più famosa ex fabbrica di cioccolato della città, dove scopriamo che, visitando il negozio, viene regalato ad ogni turista un buonissimo cioccolatino ripieno di burro d’arachidi: inutile dire che le entrate al negozio sono state almeno 3 o 4 (la golosità di Ale non ha limiti!)! Decidiamo di comprare qui le cartoline da spedire doverosamente ai parenti: la città è veramente bella, tranquilla, assolutamente vivibile, ha molti posti da scoprire e i suoi quartieri sono deliziosi. Siamo sfiniti dopo la giornata di cammino e decidiamo di sfruttare il nostro pass salendo sul tram che ci riporterà al motel; ci laviamo, ci rilassiamo un po’ e siamo pronti per uscire un’altra volta. Ritorniamo con il tram nuovamente al Fisherman’s Warf: qui ceniamo in un enorme panificio dove da un lato è possibile osservare tutto il processo di preparazione del pane, mentre dall’altro c’è sia il negozio che vende pane e derivati sia il ristorante. Durante la nostra camminata mattutina avevamo osservato che tutti mangiavano una zuppa di pesce servita all’interno di una bella pagnotta tonda privata della mollica: decidiamo anche noi di provarla e la scelta si rivela più che azzeccata! Buona e calda! Decidiamo quindi di ascoltare un po’ di musica in un vicino locale che sembrava carino…non sapendo che la fregature era giusto dietro l’angolo! Oltre a dover pagare 6$ per entrare la musica (jazz) era parecchio brutta. Ale ovviamente si innervosisce e dopo aver bevuto una birra decidiamo di andare a dormire. 25 AGOSTO 2009 Ale me lo aveva già preannunciato: se il tempo fosse stato bello saremmo arrivati al famosissimo Golden Gate Bridge di corsa! Io accetto, inconsapevole però dell’effettiva distanza dal nostro motel al ponte…dopo 2 ore di corsa, qualche imprecazione e qualche pausa, si staglia davanti a noi il gigantesco ponte rosso, simbolo della città. Fortunatamente la nebbia mattutina si sta diradando per lasciare il posto ad uno splendido sole: scattiamo le foto di rito, camminiamo fino a metà del ponte ammirando la sua struttura e il carcere di Alcatraz (che da qui si vede benissimo) e torniamo sui nostri passi. Prendiamo un autobus (mi rifiuto categoricamente di tornare in centro di corsa!) che ci lascia poco distante dal Fisherman’s Worf. Nelle vicinanze troviamo un supermercato e facciamo un po’ di spesa. Non ci facciamo mancare un giretto alla fabbrica di cioccolato (Ghirardelli) per avere uno di quei buonissimi cioccolatini, e ritorniamo in motel per una doccia rinvigorente. Usciamo verso metà pomeriggio per fare un po’ di shopping, oramai le cose principali di San Francisco le abbiamo viste. Ovviamente Ale riesce a comprare anche qui un bellissimo paio di Levi’s a prezzo stracciato, mentre io non acquisto niente! Ci dirigiamo sulla Columbus Avenue dove, grazie alla nostra guida, troviamo un carinissimo localino (Vulcano) per bere una birra. Giriamo un po’ nei dintorni per scegliere il posto per la cena: ci attira il ristorante greco ma è chiuso, Ale vede un ristorante dove il menù, dalle bibite al dolce, è completamente a base di aglio…gli impedisco categoricamente di fermarsi per la cena! Alla fine decidiamo di concederci una pizza (che un po’ effettivamente ci manca): il locale è carino, ordiniamo una pizza margherita grande in due e non riusciamo nemmeno a finirla, tanto è spessa. Cena comunque buona, soddisfacente e a buon prezzo! Ritorniamo, camminando per smaltire la pizza, a Union Square dove Ale, prima di salire sul tram, corre a comprarsi una coppetta di gelato al supermercato (coppetta si fa per dire visto che pesava quasi mezzo chilo!). Rientriamo in camera e sfiniti ci addormentiamo. 26 AGOSTO 2009 Facciamo un’abbondante colazione “offerta” dal nostro motel, carichiamo la macchina e ci mettiamo in moto verso Santa Barbara: secondo i consigli della guida e dei vari racconti di viaggio la strada migliore è quella panoramica lungo la costa, piuttosto che l’autostrada interna che non consente di godersi paesaggi stupendi. Seguiamo i preziosi consigli, consapevoli che non sarà proprio una strada dritta…e infatti ben presto il mio stomaco reclama! La strada è lunghissima, infinita, tutta curve una dietro l’altra…panoramica sì, ma che mal di stomaco. In tutto ciò non siamo ancora riusciti ad adocchiare questa colonia di elefanti marini che tutti dicono di fermarsi a fotografare! Oramai sono bianca cadaverica in faccia, continuo a lamentarmi…finché le curve via via spariscono lasciando il posto ad una strada più “lineare” e alla tanto attesa colonia di elefanti marini: sono grandissimi, tutti in riga sulla spiaggia a scaldarsi e a riempirsi di sabbia l’uno con l’altro! Imbocchiamo nuovamente l’autostrada e facciamo una piacevole deviazione verso Solvang, piccolo paesino costruito da una colonia di olandesi e per questo in perfetto stile olandese: attraversando le sue vie non sembra proprio di essere in California, si vedono mulini a vento, case con tipici tetti olandesi, insegne in lingua olandese…veramente carino! Scendiamo dalla macchina giusto per mangiare un dolcetto (la scelta è ardua, alla fine optiamo per un bacio di Copenaghen) e gironzolare tra le bancarelle del mercato di frutta e verdura…e velocemente proseguiamo il nostro tragitto. Arriviamo nel pomeriggio a Santa Barbara: è una città meravigliosa lungo la costa californiana, in perfetto stile California Beach! Costeggiamo la costa, con questa lunghissima spiaggia di sabbia chiara e palme, giriamo alcuni motel per cercare il prezzo più favorevole (la vita qui è un po’ cara) e alla fine decidiamo di fermarci in uno che ci propone 77$ per una notte con colazione inclusa. Un affarone! Anche in questo caso la camera è accogliente e spaziosa, con il bagno nuovo e pulito. Lasciamo velocemente i nostri bagagli e ci incamminiamo lungo la strada principale (State Street) che ci conduce all’oceano. Passeggiando lungo la strada notiamo che la città è veramente gradevole: case e giardini sono curatissimi, la gente cammina tranquilla, strade e marciapiedi sono molto puliti…insomma si respira un’atmosfera molto rilassante! Adocchiamo qua e là qualche localino carino per la serata e arriviamo finalmente al mare: Ale decide di sentire quanto fredda è l’acqua…ed è davvero congelata! L’ipotesi del bagno salta ovviamente, anche perché ormai sono le 18. Ritorniamo sulla strada principale e ci fermiamo in un pub messicano che propone l’happy hour…ma io ho lasciato la carta d’identità in camera e non c’è verso di convincere le cameriere a servirmi una birra! Qui non si fanno deroghe sugli alcolici! Così, un po’ delusi, rientriamo in camera per una doccia e alle 20.30 siamo nuovamente pronti per uscire a cenare…ma rimaniamo un’altra volta delusi perché a quest’ora la maggior parte dei ristoranti, ma anche dei pub, sono già chiusi! L’unica alternativa che ci resta è il fast food…sono molto scettica, anche perché l’unico ancora aperto non mi sembra molto pulito…! D’altra parte però la fame batte e ordiniamo uno strano hot dog con un crostone di frittura tutto intorno più patatine fritte che fritte è dir poco! Smangiucchio qualcosa, ma quel poco che ingurgito mi farà star male la mattina successiva (la rognetta, come dice Ale!). Di ritorno verso il motel ci fermiamo in una yogurteria dove è possibile scegliere e personalizzare il proprio yogurt con frutta, cioccolato, cereali e ogni golosità possibile…almeno questo era grande e buono! 27 AGOSTO 2009 Mi alzo con la “rognetta”, cioè con un mal di stomaco terribile e un’altrettanto terribile nausea, che mi costringono a prendere un plasil per stare meglio. Ale invece non si fa sfuggire la colazione offerta dal motel: ci sono i tanto bramati Waffles (cioè dei cialdoni di pasta frolla) da mangiare con lo sciroppo d’acero, oltre a caffè, pane, succo…lui mangia tutto in men che non si dica, io non mi azzardo a toccare neanche un pezzo di pane! Nausea o no ci dobbiamo mettere in viaggio per San Diego. I chilometri sono tanti, il traffico in prossimità di Los Angeles è micidiale…ma riusciamo ad arrivare a San Diego poco dopo le 13. Giriamo un paio d’ore per cercare la zona più bella dove soggiornare e rilassarci per qualche giorno dopo il tour de force dei parchi nazionali! Alla fine, grazie anche ai consigli di un aitante surfista tatuato (com’è ovvio che sia!), arriviamo nella zona compresa tra Pacific Beach e Mission Beach; fatichiamo un po’ per trovare un motel in una buona posizione e che non costi un occhio della testa, ma alla fine ce la caviamo bene anche in questo caso! La nostra camera è ampia e pulita, a due passi dal mare e dalla zona un po’ più viva, con locali e giovani festaioli. Visto che è il primo pomeriggio non esitiamo ad infilarci il costume e a fiondarci in spiaggia! Già dal lungomare si respira un’aria da…Baywatch! La spiaggia è lunga, senza ombrelloni tutti in fila come in Italia fortunatamente, a intervalli regolari si vedono le torrette del famoso telefilm (anche se i bagnini non sono proprio gli stessi..!) e il mare è mosso da onde molto alte, per la gioia dei surfisti. Distendiamo i nostri asciugamani sulla spiaggia e Ale si butta a capofitto tra le onde: la corrente è così forte che lo scaraventa metri e metri più in giù lungo la spiaggia. Il lungomare è popolato da ragazzi sugli skateboard, sui rollerblade, in bicicletta…c’è chi corre per tenersi in forma, chi passeggia, chi si gode il sole, chi prepara il barbecue per la serata…insomma è tutto molto californiano! Mentre Ale si gode il bagno tra i cavalloni (ha coraggio visto che l’acqua è gelata!) io schiaccio un pisolino sulla spiaggia…e ben presto si fanno le sei, così decidiamo di berci una birra come aperitivo. Avevamo adocchiato un piccolo bar molto carino sulla spiaggia, strapieno di gente già da ore…ma qui sono davvero severi per quanto riguardo alcolici e maggiore età, tanto che la semplice carta d’identità non basta per farci entrare! Pazienza, ci torneremo domani col passaporto! Ci facciamo un po’ di spesa al market quindi rientriamo per rinfrescarci con una bella doccia. ORE 20.00 Usciamo per la cena, e visto che la città non offre gran che come ristoranti ripieghiamo su “Hooters”: questa catena di fast-food in Italia non esiste, ma è molto carino anche se i prezzi non sono proprio economici come al Mc’Donalds! Ciò che caratterizza il locale sono le sue cameriere vestite con la divisa da allenatrice di football americano: succinti e aderenti shorts arancioni, canottiera bianca e ampiamente scollata, calzettoni e scarpe da ginnastica…il tutto per la gioia dei maschietti, Ale compreso!  Fatalità ci capita una cameriera di nome Alexandra, il cui papà è italiano: Ale non se lo fa ripetere due volte e attacca subito bottone, riuscendo ad ottenere anche una foto con lei! Il marpione! Quindi ordiniamo per Ale un hamburger e per me un’insalatona veramente di buona qualità. Soddisfatti della nostra cena passeggiamo sul lungomare finchè adocchiamo un locale pieno di giovani e decidiamo di fermarci per una birra: passiamo l’immancabile controllo dei documenti (solo col passaporto si entra) e ci beviamo due birre servite in enormi coppe di vetro! L’ambiente è molto caratteristico e si riempie sempre di più di giovani di ogni tipo e razza…cavolo, siamo davvero in California! 28 AGOSTO 2009 Ci svegliamo con calma, facciamo colazione con ciò che abbiamo comperato al supermercato e ci infiliamo velocemente le scarpe da ginnastica per fare un’oretta di jogging sul lungomare. Fa molto caldo, ma i patiti della corsa e della forma fisica non mancano! Oggi abbiamo deciso che pranzeremo e ceneremo in camera, per cui, prima di rientrare, ci fermiamo a fare la spesa. Il pomeriggio lo dedichiamo completamente al relax, spaparanzati in spiaggia sotto il sole! Questa volta, previdenti, abbiamo con noi i passaporti per poter entrare nel bar dove ieri ci hanno “scacciato”…e infatti ci fanno passare tranquillamente!  Ci beviamo un’ottima birra, godendoci il tramonto del sole sull’oceano Pacifico, che spettacolo! La birra ci mette un leggero languorino, così ci facciamo tentare dal “baracchino” lì a fianco (“El Gordo” si chiama, il nome è tutto un programma!) che vende squisitezze messicane: ordiniamo un enorme burritos (una sorta di enorme piadina arrotolata ripiena di pollo, riso, fagioli, insalata, pomodori…da leccarsi i baffi, veramente!) e i famosissimi nachos con formaggio e carne asada (un po’ pesanti e piuttosto piccanti, ma li abbiamo finiti ugualmente. Che ingordi!). Dopo questo sostanzioso aperitivo rientriamo in camera, ci facciamo una doccia, mangiamo semplicemente due fette di melone e usciamo solo per una birra nello stesso locale della sera precedente. 29 AGOSTO 2009 Facciamo colazione con pane e marmellata e ci mettiamo in viaggio per Santa Monica. Dopo aver visto qualche motel e aver sondato un po’ l’andazzo dei prezzi (poco economici) ripieghiamo su quello che a nostro avviso sembra essere il migliore, come camere e come prezzi. Troviamo un supermercato molto ben fornito e facciamo l’immancabile spesa: pane, pomodori, muffin… Per goderci il lungomare e l’aria di mare decidiamo di correre fino alla famosa Venice Beach (dove hanno girato alcune scene del film “Romeo & Giulietta” con Leonardo di Caprio): mai vista così tanta gente! Bancarelle in ogni angolo, palestre e culturisti che si allenano all’aperto, gente di tutte le razze che canta, suona, balla, corre in bici…veramente un’atmosfera coinvolgente! Concludiamo il pomeriggio in spiaggia, “aperitiviamo” in camera e ci prepariamo per uscire per la cena. Scendiamo prima al molo (il Pier): una lunga discesa ci porta alle attrazione del luna park che si affaccia sull’oceano, il tutto contornato da uno stupendo tramonto che tinge di rosa cielo e mare. Ci dirigiamo così sulla Third Street, lunga area pedonale su cui si affacciano negozi e localini per mangiare. Tutta la gente si ritrova praticamente qui: i marciapiedi pullulano di giocolieri e musicisti che intrattengono simpaticamente i turisti. Siamo molto indecisi sulla scelta del ristorante per questa sera, un po’ frenati anche dai prezzi non proprio così economici…alla fine, per la felicità di Ale, ceniamo da FATBURGER, che si dice faccia i più buoni hamburger d’America! Io riesco a ordinare anche qui la mia insalata, mentre Ale non rinuncia al suo hamburger, trattenendosi all’inizio ad uno taglia M. Ma la sua gola è così forte che cede subito al secondo hamburger, questa volta taglia L. Che paninazzo enorme! Ci invoglia anche qui un super yogurt come quello provato a Santa Barbara, ma stavolta è meno buono. Torniamo in camera per la notte, stanchi morti come al solito! 30 AGOSTO 2009 ORE 8.00 Questa mattinata la dedichiamo interamente a vedere Hollywood e i suoi eccessi! Mentre io finisco di prepararmi Ale scende per prendere 2 caffè al bar all’angolo (il motel non offre colazione) e tarda a ritornare…finché non lo vedo rincasare trionfante con una scatola abbastanza grande e pesante: è riuscito a trovare i famosi pancakes, anche se li ha pagati un occhio della testa! In pratica sono due mega frittelle nel cui impasto ci sono anche giganteschi mirtilli, e il tutto va “condito” con l’altrettanto famoso sciroppo d’acero: per me sono davvero nauseanti, ma con tutto quello che le ha pagate Ale le finisce in men che non si dica! Ci dirigiamo col nostro suv verso Beverly Hills: scattiamo qualche foto di fronte al lussuosissimo hotel dove hanno girato il film “Pretty Woman”, attraversiamo rapidamente Rodeo Drive (la via più costosa di Los Angeles poiché su di essa si affacciano i negozi delle più prestigiose firme della moda internazionale) e terminiamo il nostro tour sulle colline di Bel Air per cercare di spiare i super villoni delle star (ben nascosti da alti cancelli e siepi). Scendiamo poi a Hollywood per percorrere la “Walk of Fame”, dove sono impressi i nomi di famosi attori, registi e star del cinema; arriviamo quindi di fronte al teatro dove vengono consegnati gli Oscar e dove si trovano le impronte delle mani dei vip, da Marylin Monroe, a Tom Hanks, tanto per nominarne due. Ciò che di Hollywood non abbiamo ancora visto sono le gigantesche lettere bianche che sono un po’ il simbolo del quartiere: vaghiamo un po’ su e giù per colli e tornanti finchè non arriviamo al Griffith Observatory, da dove si riescono a vedere discretamente bene! Ritornando verso Santa Monica ci fermiamo al Farmer’s Market, dove però prendiamo una bella fregata, sia per quanto riguarda il parcheggio inaspettatamente a pagamento, sia per quanto riguarda i prezzi di pane e frutta! E ovviamente la colpa viene data alla sottoscritta!  Prima di rientrare al motel facciamo la spesa per l’indomani e decidiamo di passare l’intero pomeriggio in spiaggia. Per la cena ritorniamo sulla Third Avenue dove troviamo un localino che dall’esterno non sembrava niente di che, mentre internamente si dimostra molto caratteristico e davvero niente male, sia per le pietanze, sia per la birra, sia per la gente che lo frequenta! Soddisfatti della serata rientriamo in camera, domani ci aspettano gli Studios. 31 AGOSTO 2009 La giornata di oggi è dedicata completamente a visitare gli Universal Studios. Partiamo presto per arrivare il prima possibile ai cancelli, in modo da evitare troppe lunghe code per entrare. Scopriremo solo una volta arrivati che i cancelli in realtà aprono alle 10 e quindi ce la potevamo prendere con un po’ di più calma! Paghiamo il biglietto con un po’ di sconto (grazie al coupon trovato su un giornalino) ed entriamo nel parco dopo un po’ di attesa e sotto un sole cocente già a quest’ora. Cerchiamo di scegliere le attrazioni in base alla fila, che speriamo sia la più breve possibile. Partiamo con i Simpson, dove faremo ben due giri perché è davvero troppo divertente! Il parco è enorme, altro che Gardaland, e le attrazioni sono assolutamente fantastiche, con un sacco di effetti speciali…d’altra parte siamo in America!  La seconda attrazione è il giro su un canotto che ci conduce all’interno di Jurassik Park: alla fine saremo completamente fradici d’acqua, colpa di un’onda anomala che si solleva alla fine di una ripida discesa! Passiamo poi ad un giretto tra le Piramidi de “La Mummia”…carino, ma niente di che. Proviamo poi l’ebbrezza di assistere alla simulazione di un incendio all’interno di una fabbrica di prodotti chimici, con la spiegazione di tutti gli effetti speciali sperimentati: spettacolare! Saliamo poi sul trenino che ci consente di fare un tour di molti set cinematografici del grande e piccolo schermo, ad esempio riconosciamo la ricostruzione di alcuni ambienti di Juassik Park, de La Mummia, di Whistiria Lane (dove viene girata la serie “Desperate Housewives”)…assistiamo alla simulazione del terremoto di San Francisco, agli effetti speciali delle auto protagoniste di Fast and Furious e tanto altro ancora! Entriamo poi nella Casa degli Orrori insieme ad uno stuolo di ragazzini: fa veramente paura questa attrazione! Non ci facciamo perdere lo spettacolo di Shrek in 4D. Davvero forte, sembra proprio di essere all’interno della storia e di viverla al posto dei protagonisti! Meno carino invece lo show di Terminator in 3D, simile a Shrek ma meno coinvolgente. È arrivata l’ora di assistere allo spettacolo di combattimenti sull’acqua (Waterworld) con autentico lavaggio del pubblico e con innumerevoli effetti speciali, tra cui l’atterraggio di un aereo infuocato nella piscina! WOW!  Abbiamo girato tutte le attrazioni migliori e siamo davvero sfiniti: gli Studios sono fantasmagorici, non avrei mai pensato di vedere niente del genere! Rientriamo a Hollywood dove abbiamo prenotato un hotel, anche questo molto carino (scopriremo in seguito che qui ha soggiornato addirittura Marylin Monroe!). Facciamo un po’ di spesa nel vicino supermercato e usciamo a fare un altro giretto a Hollywood dove compro una carinissima maglietta con Winnie The Pooh per il mio nipotino Filippo! Ci prepariamo per la serata: Ale mi porta a cena al ristorante messicano “Don Antonio”, famoso perché qui hanno girato alcune scene del telefilm “The Hills” (che io seguo assiduamente!) con i protagonisti Heidi e Spencer! Da fuori sembra un posto molto chic e costoso (c’è il parcheggiatore all’esterno che ci intimorisce un po’) ma una volta entrati, seduti e visti i prezzi ci tranquillizziamo, i piatti sembrano economici! Ed infatti ci vengono serviti due piatti più che abbondanti, con ottimo cibo messicano, veramente da leccarsi i baffi! Belli sazi e soddisfatti rientriamo in camera per la notte. 1 SETTEMBRE 2009 ULTIMO GIORNO: oggi lo dedichiamo allo shopping in un grandissimo outlet appena fuori da Hollywood. Qui troviamo tutte le grandi marche a prezzi davvero stracciati: ci rifacciamo un gran pezzo di guardaroba da Tommy Hilfiger! Compro anche un sacco di regali per mamma, zia, cugina, sorella a prezzi veramente ridicoli! Oramai che siamo in macchina decidiamo di passare per Malibù, ma non è niente di che, nel senso che il lungomare è praticamente oscurato da grandi ville e giardini. Rientriamo in camera e mentre Ale decide di andare a farsi una corsetta sulla walk of fame io preparo le valigie (che sono ben più pesanti rispetto all’andata!), con un po’ di malinconia e tristezza per la vacanza passata in un lampo, ma anche con un pizzico di voglia di rientrare a casa. È stato un viaggio entusiasmante, ricco di sorprese e scoperte, avventuroso ed elettrizzante, emozionante e stancante…abbiamo visto posti e paesaggi inimmaginabili, città sempre e solo sognate…ancora adesso è difficile realizzare dove siamo stati e quante cose siamo riusciti a vedere! Sicuramente abbiamo visitato una delle parti più belle e caratteristiche dell’America…con la speranza di ritornarci quanto prima e poter vedere molto molto altro ancora!



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