Las vegas – oasi di luce nel deserto del mojave

Las Vegas è stata la prima tappa del nostro viaggio di nozze che ha attraversato Nevada, Colorado, Arizona, California e New York con una parentesi (felicissima) in Messico. Prima o poi riuscirò a pubblicare il resoconto di tutto il nostro itinerario di cui queste pagine rappresentano solo la prima parte. Dunque pronti alla partenza?? E allora...
Scritto da: emix
las vegas – oasi di luce nel deserto del mojave
Partenza il: 29/06/2004
Ritorno il: 18/07/2004
Viaggiatori: in coppia
Las Vegas è stata la prima tappa del nostro viaggio di nozze che ha attraversato Nevada, Colorado, Arizona, California e New York con una parentesi (felicissima) in Messico.

Prima o poi riuscirò a pubblicare il resoconto di tutto il nostro itinerario di cui queste pagine rappresentano solo la prima parte.

Dunque pronti alla partenza?? E allora via! Alla scoperta della città più bizzarra d’America.

Io e Ale ci siamo sposati domenica 27 giugno 2004 ed il 29 siamo già in pole position, con le solite valigie pesantissime e strapiene, pronti ad attraversare di nuovo l’Oceano per questa nuova ed inebriante avventura.

Partenza alle 6,30 del mattino da Ancona – Falconara per Roma e di qui imbarco su volo American Airlines con destinazione Las Vegas via Chicago.

L’arrivo nella città del gioco (molto) e del vizio (poco) è previsto in serata e, ad attenderci c’è un signore che ci accompagna in albergo intrattenendoci con le storie della sua movimentata vita matrimoniale mentre, tra una battuta ed un’altra tenta di rifilarci un tour dei casinò organizzato da un suo amico. Proposta rifiutata, mancia e check-in nella hall dell’Hotel Luxor. L’albergo è quello a forma di piramide nera che si vede a km di distanza perché dalla punta proiettano un fascio di luce che sale verso il cielo (saranno forse le anime di tutti i dollari bruciati ai tavoli verdi???).

Il Luxor è tremendamente pacchiano, con finte statue di faraoni, sfingi, cascate d’acqua e geroglifici negli ascensori. Tutto è studiato per stupire e, inevitabilmente, invitarti ad entrare nella monumentale sala da gioco. La nostra camera non è nella piramide ma in una delle due torri adiacenti, ce l’hanno consigliata perché dicono che siano più spaziose di quelle all’interno del piramidone. Giusto il tempo di posare le valige e ci buttiamo subito sul Las Vegas Boulevard per un primo inebriante assaggio della vita di Vegas.

Sono le 10 di sera e ancora è caldissimo, l’aria condizionata è pompata a mille ovunque vai. Giriamo incuriositi e stupefatti tra le mille luci dei casinò ancora disorientati dalle 9 ore di fuso orario e dall’enormità di questi albergoni che fanno di tutto per attirarti all’interno: raggi laser, luci al neon, mega video, tunnel di luce, fontane illuminate…

Entriamo ed usciamo da un casinò all’altro a volte senza neanche renderci conto del passaggio dato che alcuni sono collegati da lunghissimi tapis roulant che ti proiettano direttamente dentro le sale da gioco. Capiamo subito che girare a casaccio è troppo dispersivo e, piantina alla mano, decidiamo di darci un metodo per minimizzare i tempi di trasferimento e dedicarne il più possibile alla visita delle attrazioni.

L’indomani ci svegliamo di buon ora e, passando per il mercatino bazar del Luxor ci facciamo portare dal tapis roulant all’Excalibur per la prima colazione americana. L’Excalibur è un grande castello medievale con tanto di torri, merletti e ponti levatoi: passiamo in un attimo dalle atmosfere dell’antico Egitto alla corte di Re Artù. Qui dentro troviamo draghi e cavalieri, menestrelli e giocolieri che ci danno il benvenuto in un mondo di fiaba. Finalmente iniziamo ad orientarci, capiamo che ogni casinò è strutturato più o meno allo stesso modo con il salone principale (megagalattico) dedicato al gioco d’azzardo ed altri due piani dedicati l’uno alle attrazioni e l’altro alla ristorazione e ai negozietti di souvenir a tema. Le attrazioni dell’Excalibur sono il Fantasy Fair, paradiso dei bambini, dove si fanno una marea di giochi da fiera, ed il Torneo Medievale, solo di sera e a pagamento, dove si può assistere ad epici scontri tra il cavaliere bianco ed il cavaliere nero.

Usciamo da questo angolo di Medioevo e, a pochi passi, salutiamo la Statua della Libertà che si erge davanti al New York New York, replica semi fedele della skyline di New York dove, all’interno scopriamo un intero quartiere riprodotto in scala. Sembra di stare a Soho, con i palazzi in ghisa e le tipiche scalette antincendio rosse, ci sono chioschi all’aperto che vendono hot dog e brasserie dove mangiare una pizza (a 15 € !!!!). Passiamo al solito casinò e via a far la fila per l’attrazione principale: il RollerCoaster che circonda l’albergo e sembra stringere in un abbraccio l’Empire State ed il Chrysler Building. Per la modica cifra di € 12.50 a testa ci facciamo imbracare nel trenino giallo e giù!!!! L’adrenalina è a mille, impossibile non emozionarsi, mentre si sfreccia tra tornanti e discese da brivido. Durata inferiore al minuto ma assolutamente da provare.

Non mi soffermo molto nella descrizione delle sale da gioco per non essere troppo pedante anche perché, a parte l’architettura diversa da un albergo all’altro, per il resto si assomigliano tutti. Quando ti trovi lì sembra di vivere dentro un flipper, ovunque ti giri vedi luci che scintillano, video che si accendono, distese di slot machines che suonano di continuano e, novelle sirene, sembrano ammaliarti con il tintinnio delle monetine che rilasciano quando qualcuno vince. Perché ogni tanto si vince! Non è vero che si buttano via soldi e basta. Noi abbiamo fatto serata anche con 10 o 20 dollari, giocando alle slots, ogni tanto si vince, spesso si perde ma ti accorgi che il tempo vola mentre tiri l’ennesima manovella sperando nel Jackpot da favola.

Una cosa che colpisce è la perenne musica di sottofondo data dai mille rumori diversi prodotti dalle macchine ed in più c’è il vociare della gente, le urla di chi vince ai dadi o alla roulette, gli incitamenti di chi segue le corse dei cavalli con le puntate in mano…

Strabiliante!!!! La giornata scorre sotto un sole di rame, fuori sono 42 gradi ma, fortunatamente, è un caldo secco che si sopporta abbastanza bene. Pomeriggio all’interno dell’MGM, il più grosso degli alberghi di Las Vegas con una capienza di 5000 camere. Un mostrooo! All’interno da visitare la grotta dei leoni (ingresso gratuito) dove si possono vedere questi bestioni attraverso una vetrata e il Rain Forest Bar, il posto ideale per una pausa ristoratrice, ambientato in foresta pluviale con tanto di cascate, acquari giganti e una giungla tropicale grondante di pioggia. Attraversiamo la strada (6 corsie per senso di marcia!!) e ci troviamo di fronte al Tropicana, il più brutto dei casinò che si affacciano su Boulevard probabilmente perché uno dei più vecchi. Odore di cocco che partendo dal giardino tropicale si diffonde ovunque e spettacolino simpatico da vedere (gratis) con dei pappagalli ammaestrati che fanno delle cose incredibili tipo andare in bicicletta ecc… Lasciamo il Tropicana e proseguiamo verso sud, verso il Ceasar Palace ma veniamo rapiti dalla musica di Andrea Bocelli che risuona per tutta la strada. Giriamo gli occhi e vediamo un sacco di gente assiepata davanti al lago del Bellagio per assistere allo spettacolo delle fontane danzanti. Purtroppo è quasi finito e non facciamo a tempo ma niente paura, si replica ogni mezzora e così ne approfittiamo per dare un’occhiata all’interno.

Quello che ci attende è il più elegante dei casinò visitati (ma non il più stupefacente!), pavimenti in marmo di Carrara, soffitti in vetro di Murano, negozi con tutte le migliori firme italiane e francesi, un lusso sfrenato che ti abbaglia e che ti proietta, per un attimo, nei fasti della vita del Jet Set internazionale. Uno sfarzo da nababbi! Tempo mezzora ed eccoci affacciati sui balconcini del lago per assistere allo spettacolo, partono le note di una canzone di Frank Sinatra e decine di fontane emergono dallo specchio d’acqua ed iniziano a ballare (dico ballare a tempo di musica!!) abbracciandosi tra loro, accasciandosi per poi esplodere in prodigiosi getti alti 30 mt. A noi è piaciuto molto e di sera è ancora più bello perché tutto illuminato. Da vedere assolutamente!! Siete stanchi?? Anche noi per cui decidiamo di far rotta verso il Luxor (altri 3 km a piedi) per una doccia riposante.

Per la cena, no problem, la soluzione migliore è quella dei buffet che si aprono direttamente nei saloni dei casinò.

N.B. In ogni albergo potrete trovare ogni genere di ristoro: bar, lounge, steakhouse, sushi bar e ogni altro genere di ristorante ma i prezzi sono proibitivi e si rischia di spendere 80-100 $ a persona. Ci sono anche un’infinità di McDonald e similari ma, come dicevo la formula migliore è quella dell’ “All you can eat” che si trova nei buffet. Costo intorno ai 15 $, cucina variegata e generalmente di discreta qualità e puoi fare tutti i giri che vuoi. I casinò li offrono come attrattiva supplementare sapendo bene che, i soldi risparmiati nei ristoranti finiranno molto probabilmente sui tavoli da gioco, il che penso accada nella maggior parte dei casi.

Dopo cena i nostri piedi in fiamme chiedono pietà e si rifiutano di uscire dall’albergo così decidiamo di tentare la fortuna alle slot machines tanto l’indomani abbiamo la sveglia alle 4 del mattino per l’escursione con la Scenic Airlines e quindi dobbiamo andare a dormire presto…

Impossibile!!!! Le lucine delle macchinette ci ipnotizzano ed il tintinnio delle monetine vinte è musica per le nostre orecchie. Con 10 $ a testa riusciamo a giocare delle ore (con alti e bassi), ci divertiamo un sacco ed il cestello è mezzo pieno di soldini quando mi sfugge lo sguardo sull’orologio.. Oddioo!! Sono le 2 di notte e ancora dobbiamo andare a nanna!!!!!!! Siamo spacciati!!!! La sveglia delle 4 è una pugnalata al cuore, scendiamo nella hall ancora imbambolati di sonno per scoprire che ancora è tutto come l’abbiamo lasciato 2 ore prima, ancora gente che gioca dappertutto.

Il tour che ci attende è stata una scelta obbligata visto che non abbiamo voluto prendere l’auto per girare i parchi, soprattutto per una questione di tempo.

La navetta ci porta negli hangar della Scenic Airlines per imbarcarci su di un minuscolo aereo da 16 posti che ci porterà prima al Grand Canyon e poi alla Monument Valley.

Rombo di motori e siamo già sopra la diga Hoover che imprigiona il fiume Colorado formando il lago Mead, il più grande lago artificiale d’America, che fornisce l’energia elettrica necessaria per illuminare tutta la città. Passiamo sopra al deserto del Mojave e finalmente sorvoliamo l’altopiano che si staglia sul Grand Canyon. Lo spettacolo che si affaccia dinanzi a noi è veramente di quelli da ricordare, una gola lunga 105 km e larga 16 si affaccia ai nostri piedi a 2700 mt di altezza.

La vista è mozzafiato e la macchina fotografica fa gli straordinari nel tentativo di raccogliere i bagliori di questa roccia rossa mentre dei condor dalle ali enormi compiono lenti giri sopra le nostre teste. Ho letto altri diari di persone che hanno fatto diverse escursioni all’interno del Canyon, a piedi, a cavallo, addirittura in elicottero ma noi (ahimè) non abbiamo tutto questo tempo e così, dopo l’ultima foto ricordo, risaliamo sull’aereo per raggiungere la Monument Valley.

Il volo dal Colorado all’Arizona è piuttosto movimentato, il nostro piccolo guscio di noce, scarroccia un po’ e, di tanto in tanto, prende dei vuoti d’aria. Sarà il pilota che vuole farci vedere il Canyon più da vicino o stiamo precipitando chiusi in una scatola di sardine??? Il viaggio non è dei migliori ma ciò che ci attende all’arrivo è una vista da lasciare senza fiato. La famosissima Monument Valley, teatro dei più celebri film western e di tante altre produzioni hollywoodiane, si apre davanti ai nostri occhi estendendosi all’infinito.

Il terreno è rosso come quello dei campi da tennis così come le stupende formazioni di roccia, il cielo di un azzurro limpidissimo. A perdita d’occhio non si vede anima viva, ci siamo solo noi immersi in un silenzio irreale. L’aria che respiriamo qui ha il sapore della libertà, ci sentiamo totalmente rapiti da una Natura meravigliosa ed affascinante. Finalmente un angolo di mondo che non siamo riusciti ancora a contaminare! Penso a quanto debbano essersi sentiti ricchi gli indiani Navajo, antichi signori di queste terre, nel percorrere questi sentieri alla luce del tramonto ed è triste pensare che ora vivano in estrema povertà, costretti per sopravvivere a far da guida ai turisti o a vendere monili d’argento.

Non si può non rimanere incantati da questo posto, non si può tornare a casa senza portare nel cuore il ricordo di un paesaggio così bello da sembrare irreale al punto che, riguardando le foto ci siamo chiesti se davvero fossimo stati lì, come se avessimo sognato di stare sulla luna.

Percorriamo uno dei sentieri a bordo di uno scassatissimo pullman, ad ogni buca temo che si stacchi il semiasse e ci tocchi attraversare il deserto a piedi ma, miracolosamente, il vecchio catorcio sopravvive e, stancamente, ci porta a visitare i punti di maggior interesse fotografico: il più spettacolare è di sicuro il John Ford Point. Non ci sono parole per descrivere ciò che si vede da qui ma invito tutti a scoprirlo di persona perché è indubbiamente uno dei posti più spettacolari che abbia visto nella mia vita.

Alla fine del giro siamo un po’ provati, sarà il caldo di questo torrido deserto od il trambusto subito sull’aereo? Probabilmente sono le ore di sonno perdute cercando la fortuna al Luxor, tant’è vero che stanchi ma felici, crolliamo letteralmente durante il volo di ritorno e ci svegliamo poco prima dell’atterraggio.

Alla sera siamo veramente stanchi e optiamo per una passeggiata fino al Mandala Bay che non dista molto dal Luxor tant’è vero che i due alberghi sono collegati da un galleria di negozi. L’atmosfera del Mandala Bay è esotico-chic, prevale il gusto indiano nell’architettura e negli arredi, ci sono negozi di articoli etnici e raffinati lounge- bar con musica dal vivo. Il casinò non ci ispira molto perché le slot machines sono quelle di ultimo modello che, alla vincita, non fanno più cadere le monetine ma rilasciano un voucher tipo scontrino da cambiare alla cassa. Ma che gusto c’è a giocare! E’ proprio quel delizioso tintinnio che ti rende euforico anche per una vincita di pochi dollari e che ti spinge a rigiocare subito il malloppo sottratto al perfido casinò! Torniamo al Luxor per dilapidare un altro po’ di finanze e invece eccoti la prima piacevolissima sorpresa! Abbiamo abbandonato le slots da 5 cent che ti fanno giocare ma non ti danno il brivido del gioco vero e siamo passati a quelle da 25 cent (ma ce ne sono anche da 2 $). Le giocate si susseguono una di seguito all’altra e, proprio sul finire della serata, per una incredibile combinazione prima Ale vince 25 $ con una giocata e, un minuto dopo la mia slot mi regala una combinazione da 50 $!!!! Ficuuuus!!!! Euforici per la vincita andiamo a cambiare i voucher alla cassa (le monetine premiano solo le piccole vincite) e ce ne andiamo a dormire felici come bambini.

Siamo arrivati a venerdì 1° agosto, domani si parte e ci sono ancora tante cose da vedere: il Las Vegas Boulevard è lungo circa 5 miglia, ad un estremo c’è il Mandala Bay con a fianco il nostro Luxor, all’estremità opposta la Stratosphere Tower.

Nel primo giorno di tour siamo arrivati fino al Bellagio ma ci sono ancora tanti posti da vedere: decidiamo di andare a far colazione all’MGM e mai scelta è stata più azzeccata.

Al mattino le sale sono più vuote e si gioca con meno frenesia; passeggiamo tra i tavoli da gioco e veniamo incuriositi da un tavolo di roulette al quale per 5 volte di fila è uscito il rosso: tentiamo i colpaccio e buttiamo 20 $ sul nero… giro di ruota eeeeeeee… Ancora rosso!!!! Per 7 volte di fila!!! Il primo approccio non è dei migliori ma non ci diamo per vinti, facciamo ancora un giro e ne troviamo un altro con una simpatica donna croupier.

Confessiamo la nostra ignoranza totale in materia e, tra una risata ed una figuraccia, ci spiega le regole basilari delle puntate. Direi che impariamo in fretta perché ci alziamo dal tavolo dopo un’ora con 198 $ di vincite nelle tasche. Qual modo migliore di iniziare la giornata!! Lasciamo il nostro benefattore e ci incamminiamo verso il Caesar Palace, nostra prossima meta. Passiamo davanti all’Harley Davidson Cafè con a fianco il Coca Cola Shop, riconoscibile per l’ascensore che corre dentro ad una gigantesca bottiglia di vetro come quella delle vecchie bottiglie di una volta.

Davanti a noi si erge la Tourre Eifell simbolo del Paris, passiamo senza fermarci davanti al Flamingo (primo casinò costruito in città che, contrariamente a ciò che si crede, non significa fenicottero, anche se questo ne è il simbolo, ma prende il suo nome dal soprannome della ragazza del boss della mala che lo costruì, rossa di capelli) e ci troviamo di fronte al maestoso atrio del Caesar Palace con tanto di colonnati di marmo, giardini fioriti e statue romane ovunque.

Questo casinò è, in assoluto il più grande di tutti, occupa da solo un intero isolato e si sta ancora ampliano. Dentro è costruito tutto in stile antica Roma, sbalorditivo il cielo artificiale ricreato nelle grandi gallerie di negozi che, a tratti passa dall’azzurro del giorno, al rosso del tramonto, al blu della notte. Tutto artificiale!! Perdiamo subito la cognizione del tempo, non sappiamo più se è giorno o notte e, ben presto, ci perdiamo nei maestosi corridoi colonnati. Negozi di ogni tipo, da Gucci al Planet Hollywood…

Assistiamo ad uno spettacolo con delle statue che si animano all’improvviso con grandi effetti di luce, fiamme e getti d’acqua e, prima di uscire ci rinfreschiamo con una strepitosa granita al cappuccino, che sorseggiamo cercando di ritrovare l’uscita. Tempo di permanenza al Caesar 3 ore!! Record ineguagliato.

Ormai è ora di pranzo inoltrata e decidiamo di fermarci al buffet del Montecarlo dopo di che giriamo pigramente in qualche negozietto di souvenir, più che altro per goderci un po’ d’ombra e di aria condizionata. Il pomeriggio trascorre lentamente e, dopo esser tornati al Luxor per un sosta ristoratrice, prendiamo un taxi per farci portare al Treasure Island dove alle 7 c’è lo spettacolo Sirens of TI. Davanti al Tresure c’è ricostruito un villaggio di pirati e proprio lì davanti ai nostri occhi si svolge lo scontro tra il galeone pirata e quello delle sirene. Colpi di cannone, fuoco e fiamme, magazzini che esplodono in un fragore assordante, porte divelte, finestre bruciate e, al culmine dello scontro, il povero galeone pirata che affonda sotto i nostri occhi colpito dai sortilegi delle sirene.

Spettacolo applauditissimo e, sicuramente il più affollato a cui abbiamo assistito. Tutto gratis, si replica ogni ora e mezza ma è buona norma stare sul posto almeno mezzora prima per prendere i posti migliori.

Ormai si è fatta sera e, col favore delle tenebre, andiamo a vedere il Venetian.

Questo casinò è l’ultimo nato e, di sicuro, è il più stupefacente di tutti. Di fuori svetta il campanile di San Marco ed il Ponte dei Sospiri passa sopra ad un pezzetto di Canal Grande. In alto, i Mori di Venezia suonano la campana per scandire le otto di sera.

Entriamo dentro e la sorpresa è incredibile nel trovare i soffitti affrescati del Palazzo Ducale ed interi palazzi ricreati sullo stile veneziano per darci l’illusione di camminare tra le calle di Venezia. Il soffitto riproduce lo stesso effetto cielo del Caesar Palace ma qui è ancora più affascinante. I mezzo all’albergo scorre il Canal Grande e, affacciandosi dai ponticelli si possono vedere i turisti che si fanno portare in gondola per una romantica gita a 2 (non è proprio come stare a Venezia ma poco ci manca, tra l’altro le gondole sono proprio vere, costruite a Venezia e spedite in mezzo al deserto! Costo 12.50 $ a persona). Sbuchiamo in una grande piazza, sempre al chiuso, dove decine di persone stanno mangiando a lume di candela con musica italiana di sottofondo. L’effetto è veramente suggestivo, di sicuro questo Venetian è il più romantico degli alberghi, lo consigliamo vivamente a tutti i novelli sposi in viaggio di nozze anche se penso che il costo delle camere sia notevolmente più alto di quello del nostro Luxor.

Usciamo da questo angolino d’Italia giusto in tempo per assistere all’eruzione del vulcano del Mirage che si trova proprio di fronte a noi, sull’altro lato della Strip.

Ogni quarto d’ora dopo il tramonto, il tranquillo vulcano sulla laguna all’improvviso romba, borbotta e lancia spruzzi di lava in cielo, l’acqua della cascata si incendia ed il calore delle fiammate si aggiunge a quello che sale dall’asfalto della strada. Ormai sono quasi le 10 ed ancora dobbiamo cenare, di fuori c’è il pienone di gente.

Evidentemente, essendo venerdì, ci sono anche un sacco di pendolari che vengono in città a passare il week end dagli stati limitrofi, fatto sta che tutto il boulevard è intasato di macchine, e sto parlando di una strada a 12 corsie! Proviamo a cercare un ristorante al Mirage ma è tutto strapieno per cui dedichiamo qualche minuto alla tigre bianca (viva) che fa bella mostra di se all’ingresso del casinò e cerchiamo miglior fortuna risalendo a piedi la Strip. Niente! Code e code dappertutto, non abbiamo voglia di mangiare in un McDonald per cui proviamo ai ristoranti dell’Alladin, alle brasserie del Paris, al buffet del Montecarlo…

Alla fine ci ritroviamo, stanchissimi e affamati, al Luxor dove, nostro malgrado, dobbiamo accontentarci di qualche pezzo di pizza avendo già chiuso il buffet alle 11 di sera.

Poco male! Per consolarci della delusione culinaria ci buttiamo di nuovo sui tavoli da roulette e… Incredibileeee! Vinciamo altri 200 $ tra l’invidia malcelata di altri italiani seduti allo stesso tavolo ed cordiali complimenti degli americani che si congratulano per i nostri colpi… da maestro!! Niente male per degli esordienti totali ai primi passi nel mondo del gioco d’azzardo! Questa Las Vegas comincia proprio a piacerci. Peccato che domani si parta e così, dopo l’ultima bevuta alla roulette (finché giochi ti portano da bere gratis tutto ciò che vuoi, basta un dollaro di mancia alla cameriera) torniamo in camera a notte fonda.

Siamo così giunti al 2 di luglio e la partenza per San Francisco è per 3 del pomeriggio.

A mezzogiorno ci vengono a prendere in albergo ma prima abbiamo ancora il tempo di acquistare gli ultimi souvenir , fare un ultimo giro al Pharaons Pavillon dove ci sono le attrazioni del Luxor (noi abbiamo provato l’avventura I-Max) e di andare all’Hard Rock Cafè (un po’ isolato e raggiungibile solo con taxi) per acquistare la maglietta ricordo della città.

Sono un po’ grandicello per queste cose ma ho iniziato la collezione di magliette Hard Rock diversi anni fa ed ormai è diventata un’abitudine irrinunciabile! L’ultima monetina ce la giochiamo alle slot machines dell’aeroporto come gesto ben augurante, come si fa da noi alla fontana di Trevi.

Adios Las Vegas, le tue mille luci illumineranno il ricordo di 4 giorni intensi ed indimenticabili, il ricordo di una città un po’ surreale e un po’ fantastica, una via di mezzo tra Disneyland e Montecarlo, dove sogni di gloria e cocenti delusioni si alternano di continuo e turisti e famigliole, giocatori incalliti e sposini novelli, rincorrono la Fortuna per trasformare una fiches nell’American Dream.

Fine prima parte: prossima tappa San Francisco – California.

Have a nice day! Emi e Ale



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