New York – Il mio morso alla Grande Mela

Esprimere a parole l’emozione di vivere nella grande mela anche solo per qualche giorno non credo sia possibile, ma ci provo lo stesso, anche solo per fornirvi tutte le indicazioni necessarie e utili per organizzare un viaggio “fai da te” come il nostro. Ho preferito scrivere un diario di viaggio più descrittivo (il presente) e...
Scritto da: ungiroingiro
new york - il mio morso alla grande mela
Partenza il: 30/12/2009
Ritorno il: 05/01/2010
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Esprimere a parole l’emozione di vivere nella grande mela anche solo per qualche giorno non credo sia possibile, ma ci provo lo stesso, anche solo per fornirvi tutte le indicazioni necessarie e utili per organizzare un viaggio “fai da te” come il nostro.

Ho preferito scrivere un diario di viaggio più descrittivo (il presente) e separatamente un altro documento che raccoglie tutte le informazioni pratiche quali costi del viaggio, indirizzi, siti web, ecc. …Insomma tutto quello che si è reso necessario per l’organizzazione vera a propria. Lo potete scaricare liberamente da questo link: http://dl.Dropbox.Com/u/3479334/Informazioni_utili_viaggio_NYC.Pdf Per info, suggerimenti, osservazioni la mia email è: newyorkas74@gmail.Com “It was a cold and wet December day when we touched the ground at JFK, snow was melting on the ground on BLS I heard the sound of an angeeeel…” … così comincia la famosa canzone degli U2 “Angel of Harlem” e proprio così comincia il nostro magnifico viaggio a New York! Tocchiamo il suolo americano ancora imbiancato dalla neve alle 14:30 circa di Mercoledì 30 Dicembre, dopo esser partiti da Roma e aver fatto un breve scalo a Londra. Le elevate misure di sicurezza dell’aeroporto londinese ci hanno causato un po di ritardo, ma l’altrettanto elevato standard della compagnia britannica, la British Airways, ci ha consentito di trascorrere un viaggio decisamente confortevole. Aereo dotato di schermo LCD su ogni sedile e di una programmazione (in lingua) abbastanza varia. A disposizione di ogni passeggero coperta, cuscino, kit da viaggio con spazzolino da denti, dentifricio e copri occhi per dormire meglio. Sedili in pelle comodi e ampiamente reclinabili. Insomma un giudizio decisamente positivo per la compagnia di bandiera britannica. Cosa non altrettanto vera per il volo di ritorno dal JFK a Roma Fiumicino con la compagnia American Airlines. Aereo piuttosto vecchiotto, no schermi LCD sui posti, luce di illuminazione dei posti guasta su tutto l’aereo e problemi all’impianto sonoro (anche se tendo sempre e non fare di tutta un’erba un fascio…Potrebbe essere stato un volo “sfortunato”). Cibo decisamente pessimo e personale troppo informale (per un attimo ho pensato davvero di essere finito sull’aereo più pazzo del mondo come un noto film degli anni ‘80). All’arrivo al JFK il check-in si effettua obbligatoriamente da sé tramite terminale e i bagagli poi debbono essere lasciati al bag-drop. Se potete vi consiglio quantomeno all’andata di effettuare (24 ore prima della partenza) il check-in online. Quando siete in aeroporto poi dovete solamente consegnare passaporto, carta d’imbarco (che avrete stampato) e il bagaglio allo sportello bag-drop risparmiando così la coda per il check-in (noi all’andata c’abbiamo messo 5 minuti). I “temuti” controlli statunitensi scivolano via lisci. Non c’è molta coda e in una ventina di minuti effettuiamo il controllo del passaporto, la scansione automatizzata delle impronte digitali, fotografia del volto e controllo accurato del bagaglio a mano. Nel frattempo i nostri bagagli sono sul nastro pronti per il ritiro.

Usciti dal Terminal 7 faccio un colpo di telefono a Liz per la consegna della chiavi dell’appartamento e mi dice che ci aspetta direttamente là. Trovare un taxi a NY è come cercare la sabbia nel deserto. Sono praticamente ovunque. E poi sarà che adoro il giallo, ma tutti quei taxi conferiscono a NY quel tipico colore che senza non sarebbe la stessa città.

La tariffa per andare dall’aeroporto (JFK) al centro di Manhattan è fissa ed è di 50$ comprensiva della tassa per il passaggio lungo il tunnel che porta a Midtown. La durata del viaggio è di circa 45 minuti anche se dipende fortemente dal traffico. Man mano che ci si avvicina si iniziano a intravedere i primi palazzi e l’adrenalina sale, fino a quando la skyline dell’Eastside di Manhattan si presenta davanti ai nostri occhi. La sensazione è quella di avere di fronte a se un modellino, non se ne comprende la reale dimensione fino a quando non si è molto vicini e dopo aver passato il tunnel di Midtown entriamo in città fra i palazzi. Il Taxi ci porta all’angolo fra la 7th av. E la 28th street dove è situato l’appartamento che 9 mesi prima abbiamo prenotato tramite l’agenzia NYHabitat. Spendo una parola positiva per questa agenzia locale che si è rivelata celere nel comunicarmi tramite email la disponibilità degli appartamenti in funzione delle nostre esigenze e del nostro budget. Snella e rapida la procedura di pagamento tramite PayPal (o carta di credito) e di sottoscrizione del contratto controfirmato e spedito via Fax. La quota da anticipare è solo il 25% del totale. Il resto (compresa la cauzione) è da saldare in loco in contanti o travellers cheques. A noi addirittura la cauzione non l’hanno neppure chiesta.

1200$ per un trilocale per 4 persone (soggiorno + camera da letto + bagno) in centro a Manhattan a cavallo di capodanno direi che è stato un ottimo affare.

L’appartamento, a parte qualche piccolo problema, era esattamente come descritto sul sito web dell’agenzia (scheda appartamento: www.Nyhabitat.Com/it/new-york-appartamenti/stagionali-vacanze/14147 ). Pulito, dotato di TV LCD sia in soggiorno che in camera, collegamento a internet wireless (purtroppo per problemi alla linea non funzionava, ma in giro per Manhattan si trovano molte connessioni wifi aperte), divano-letto, angolo cottura con forno a microonde e tradizionale, bagno con doccia e lavasciuga. Stazione della metro (linea1) praticamente sotto casa. Unico inconveniente la presenza di un club proprio a fianco all’appartamento che rende piuttosto rumorose le ore notturne. Ma proprio in considerazione di questo fatto Liz ci fornisce e ci consiglia l’uso di tappi per le orecchie. Effettivamente ci sono serviti! L’altra coppia di amici prende possesso dell’altro appartamento posizionato un po più a sud, sempre sulla 7th av. Ma sulla 14th street (scheda appartamento: www.Nyhabitat.Com/it/new-york-appartamenti/stagionali-vacanze/8151 ).

E’ quasi il tramonto e finalmente usciamo dall’appartamento e muoviamo i primi passi fra le vie di Manhattan. La città è molto semplice da girare (procuratevi una mappa) ma spesso le stazioni della metro sono localizzate solo nelle vicinanze nei centri di interesse. Mettete in preventivo di fare un bel po’ di km a piedi e indossate della scarpe comode.

Considerate che nella zona di Midtown e Uptown (quella con gli edifici più regolari) un isolato è 100m in direzione sud/nord e 300m in direzione est/ovest. Quindi, giusto per fare un esempio, fra la 34th st. E la 44th st. Ci sono circa 1000m mentre fra la 5th av. E la 7th av. Ci sono circa 600m. Una piccola regola pratica per capire al volo se vale la pena prendere la metro per raggiungere un posto o se invece conviene andarci a piedi.

Attratti dalla maestosità dei palazzi ci dirigiamo nel verso sbagliato sulla 7th av (ma non ho appena detto che è facile girare NY?!?! hehe) e ci ritroviamo di fronte al Madison Square Garden (sulla 34th st.). Poco male, almeno abbiamo visto subito dall’esterno la struttura che ci accoglierà per la partita di NBA dei mitici NY Knicks. Di fronte al MSG si trova Macy’s lo store più grande al mondo e poco oltre spicca in tutta la sua maestosità l’Empire State Building con l’illuminazione rossa e verde.

Invertiamo la rotta e raggiungiamo gli amici sulla 14th. Decidiamo che la prima vera tappa sarà Times Square. Facciamo la metrocard settimanale (27$) e ci addentriamo nella fitta rete metropolitana che scava il sottosuolo newyorkese in lungo e in largo. Uscire dalla subway e trovarsi a Times Square è come trovarsi in un grande Luna Park. Ci sono luci e insegne pubblicitarie ovunque, non esiste un senso logico al luccichio che si osserva alzando gli occhi. La piazza è stata resa pedonale e stanno preparando la struttura che il giorno seguente ospiterà migliaia di persone per uno dei luoghi di festeggiamento del New Years Day più conosciuti e sponsorizzati di tutto il pianeta. L’indomani una folla di persone stipate in aree controllate gremirà la piazza e le zone circostanti in attesa della mezzanotte e dell’apertura della famosa palla che riempirà il cielo di coriandoli.

Noi abbiamo deciso nonostante il fascino di sentirsi al centro del mondo di non fare il countdown in Times Square, quindi ci godiamo la piazza il giorno prima. Fa molto freddo e abbiamo fame, così decidiamo di prenderci un hotdog in uno di quei take-away che si trovano sui marciapiedi lungo la strada…Fa troppo americano. Entriamo in qualche bazar e compro subito una maglietta “I love NY” e una del “NYPD”, meglio portarsi avanti con gli acquisti. Se avete pochi giorni a disposizione un consiglio che vi do è che, se vedete qualcosa che vi piace valutate e decidete al momento se prenderla o meno. Ci sono talmente tante cose da fare, vedere e vivere a NY in quei pochi giorni che difficilmente avrete il tempo di ritornare sui vostri passi.

E’ da talmente tanto tempo che aspettavamo di arrivare nella grande mela, che anche la stanchezza passa in secondo piano, così a piedi facciamo un salto al Rockfeller Center a vedere l’albero di Natale più grande al mondo con la pista di pattinaggio sul ghiaccio che sicuramente avrete visto anche voi in un film americano almeno una volta. Onestamente sono rimasto un po deluso, immaginavo l’albero molto più grande. Comunque è illuminato da una marea di luci colorate che conferiscono alla piazza un’atmosfera natalizia davvero magica.

L’aria è tagliente e il fuso orario (sono 6 ore in meno rispetto all’Italia) si fanno sentire, così ancora estasiati dall’impatto con la grande mela torniamo in appartamento, l’indomani il programma di marcia che ci aspetta è fitto…E poi è l’ultimo dell’anno e ci sarà da festeggiare!!! Giovedì 31 Dicembre 2009 Sveglia alle 8:30. Apro le tende delle finestre e…La NEVE fresca fresca! WOW! Che emozione! Prendiamo la metro e raggiungiamo gli altri. Claudio spunta da quello che sarà il nostro locale ufficiale per la prima colazione. Si chiama The Donut Pub – 203 west 14th street sulla 7th Ave – (da non confondere con Dunky Donuts), è un locale piccolo con degli sgabelli fronte bancone e serve dei donuts F-E-N-O-M-E-N-A-L-I. Oltretutto ci accorgiamo che c’è una connessione wireless free utile per controllare la posta e mandare qualche scatto su fb con l’iphone 😉 …Giusto per far rosicare qualche amico insomma!!! Dopo un caffè (ustionante) americano e una scorpacciata di donuts supercalorici ci orientiamo verso sud. Il programma della giornata prevede la visita di lower Manhattan. La prima tappa è Ground Zero. Per chi come me ha visto le torri gemelle (nel lontano 1995) e c’è anche salito, fa ancora più impressione quell’enorme cantiere. Non esistono parole per descrivere quello che rappresenta quel vuoto.

Dopo la visita a Ground Zero ci dirigiamo verso la zona di Battery Park, ma lungo la strada facciamo prima una visita a Trinity Church e al cimitero attiguo nel quale sono seppelliti molti personaggi illustri della New York “antica”. Ci sono lapidi anche del 1750 e devo dire che fa una certa impressione il contrasto fra lo stile gotico della chiesa e il moderno dei palazzi circostanti.

Una foto di rito mentre diamo una “toccatina benaugurante ai gioielli” del toro portafortuna situato vicino al Bowling Green Park e finalmente arriviamo a Battery Park e Castle Clinton.

Dall’Italia abbiamo acquistato il New York CityPass che per la cifra di 79$ prevede l’ingresso a 6 fra le attrazioni più significative di New York. Il CityPass vi consente oltre che di risparmiare il 50% del prezzo (se decidete di fare tutte le escursioni incluse) anche di saltare la fila all’ingresso per l’emissione dei biglietti. Se decidete di acquistarlo online e stampate gli e-ticket, non appena vi recherete alla prima attrazione inclusa nel CityPass ve lo sostituiranno con il carnet di ingressi.

La nostra prima scelta si è orientata verso il tour che porta alla statua della libertà e a Ellis island. Il biglietto prevede la possibilità di scendere sull’isola dove si trova Lady Liberty, ma se volete salire all’interno dovete fare un biglietto supplementare da pagare a parte (alla biglietteria di Castle Clinton prima di imbarcarvi). Per salire sulla corona invece serve la prenotazione da effettuare con largo anticipo (se non sbaglio sono ammesse solo una trentina di persone al giorno).

Anche qui vengono effettuati controlli prima dell’imbarco. Dal battello mentre pian piano ci si avvicina alla statua della libertà si gode di uno splendido panorama sulla skyline di Lower Manhattan. Arrivati all’isola decidiamo però di non scendere dal battello per l’enorme coda che ci sarebbe stata nel riprenderlo. Infondo si naviga molto vicino alla statua ed è più che sufficiente per “guardarla negli occhi” e fare un salutino ad uno dei simboli di New York. Stesso discorso per Ellis Island che vediamo solo dal battello, anche se il museo dove giungevano e venivano censiti gli immigrati non mi sarebbe dispiaciuto visitarlo.

Tornati sulla terra ferma ci dirigiamo verso il Pier17 che è stato per anni uno dei più importanti porti al mondo. Ora la zona portuale è stata risistemata e oltre ad essere molto suggestiva è presente un centro commerciale ricco di negozi e di take-away di ogni tipo. All’ultimo piano c’è una zona dove sono presenti dei tavoli per pranzare e dove si può godere di una vista mozzafiato su un altro simbolo di NY, il ponte di Brooklyn.

Dopo un giro all’interno del centro commerciale risaliamo per Fulton Street dove si trovano parecchi pub e negozi, ci dirigiamo verso Wall Street e ci fermiamo di fronte al New York Stock Exchange (NYSE). Non è presente la consueta bandiera americana avvolta intorno alle colonne dell’edificio neoclassico del NYSE, ma in compenso c’è un bell’albero di Natale situato proprio di fronte. Lo stabile è recintato e vediamo uscire con passo spedito i brokers che hanno appena finito la giornata di lavoro…Quanto mi sarebbe piaciuto assistere alle contrattazioni! Decidiamo di tornare nella zona di Ground Zero. Proprio in un palazzo accanto è presente il Century21, uno store dove avevo letto si sarebbero potuti acquistare degli ottimi capi d’abbigliamento a basso prezzo e invece…Una delusione! Mi accorgo però che c’è nel retro del palazzo c’è una sezione distaccata del Century21 dedicata solo alla vendita di scarpe e concludo un ottimo affare, Timberland a scarponcino scontate a 70$! Sono quasi le 18:00 (quasi mezzanotte in Italia) e dall’esterno del Century21 approfittiamo di una connessione wifi aperta per connetterci a Skype dall’Iphone e chiamare l’Italia per gli auguri di buon anno! Lungo la via del ritorno a casa ci fermiamo in un market e facciamo un po di acquisti per il “cenone” di San Silvestro che abbiamo deciso trascorreremo nell’appartamento di Claudio e Silvia. Cena in compagnia con spaghetti aglio, olio e peperoncino, brindisi pre-mezzanotte, caffè espresso al The Donut Pub e via di nuovo in metro sulla linea1 in direzione Upper West Side. Scendiamo vicino a Central Park all’altezza della 72th st. E sbuchiamo in fianco ai famosi Dakota Apartments proprio dove abitava John Lennon prima dell’omicidio nella zona antistante.

La neve dona a Central Park un fascino particolare. Manca poco alla mezzanotte e ci rechiamo nella zona di Sheep Meadow dove avevo letto si sarebbero visti molto bene i fuochi di mezzanotte. In effetti il posto è davvero ottimo e allo scocco della mezzanotte teste all’insù per gustare lo spettacolo pirotecnico. Se a qualcuno piace correre (anche a temperature sotto allo zero) a mezzanotte sempre da Sheep Meadow in Central Park parte la maratona del New Year’s day.

Al termine dei fuochi d’artificio proseguiamo verso sud e imbocchiamo la 7th ave in direzione di Times Square. La strada ora è sgombra dal fiume di persone che fino a qualche ora prima la occupavano e una marea di rifiuti sono tutto quel che rimane dei festeggiamenti. La polizia mantiene le strade sgombre per poter provvedere alla loro pulizia. Una cosa che mi ha positivamente colpito è l’efficienza della nettezza urbana di questa città. Nonostante i cassonetti di raccolta dei rifiuti siano pressoché inesistenti e i sacchetti vengano stipati a bordo strada, di notte i rifiuti vengono costantemente rimossi dandoti la sensazione comunque di una città precisa e ordinata.

Ho avuto anche la sensazione di vivere in una città sicura, considerando la massiccia presenza di forze dell’ordine sia sulle strade che in metropolitana. La nostra camminata e il nostro New Year’s Eve si conclude sulla 50th. Non ho idea di quanti siano i Km che si sono fatti a piedi, ma sicuramente sono molti e l’indomani ce ne aspettano altrettanti. Quindi imbocchiamo la subway in direzione downtown e torniamo ai rispettivi appartamenti. Sono le 02:30 del mattino e sono piuttosto stanco ma altrettanto carico delle emozioni vissute.

Venerdì 01 Gennaio 2010 Per il primo giorno del 2010 abbiamo pensato di dedicare una mezza giornata allo shopping nella zona di Midtown. Aspettiamo Claudio e Silvia e ci dirigiamo a piedi verso il MSG e Macy’s lungo la 7th Ave.

Ci fermiamo a far colazione in un posto che dall’esterno sembra carino e invece si è rivelato una delusione. Camerieri maleducati e servizio pessimo. Peccato non essermi segnato i riferimenti, certi locali meritano pubblicità negativa per evitare che altri ci ricaschino.

Facciamo un salto al MSG, ma purtroppo i biglietti per la partita allo sportello will-call si possono ritirare solo il giorno prima dell’evento. Quindi io e Lara ci dirigiamo verso B&H uno store enorme che vende prodotti per la fotografia professionale (e non) e per l’informatica. Una volta arrivati li altra delusione, B&H è chiuso, così dobbiamo rimandare l’acquisto della mia Nikon D3000 e degli obiettivi per la sua Nikon D60. Speravamo di poterne disporre per i giorni restanti della vacanza e invece niente. Almeno Macy’s è aperto e mi consolo con l’acquisto di alcune polo e felpe. Lo store è veramente enorme ed occupa in lunghezza praticamente tutto l’isolato…Non basterebbe una giornata per visitarlo tutto a fondo.

Suggerimento: in internet esistono dei coupon (da stampare) che vi consentono di farvi fare al Visitor Center una tessera gratuita e disporre dello sconto del 10% (non sugli articoli gia in saldo però). Al visitor Center poi c’è una bacheca nella quale potete trovare un sacco di altri coupon per godere di sconti e free gift associati alle varie attrazioni e store presenti in città. Sono le 13:30 e la fame si fa sentire, così facciamo un salto da Pizza Hut per il pranzo. C’ero stato a mangiare nel lontano ’95 e la pizza devo dire che è decisamente migliorata. Certo, nulla a che vedere con la pizza nostra italiana, ma comunque ha un gusto piacevole e assolutamente mangiabile.

Una volta messo a posto lo stomaco la prima visita del nuovo anno non può essere che all’Empire State Building, e in effetti dalla fila che c’è gia all’esterno del palazzo non siamo stati gli unici a pensarla così. Purtroppo il CityPass ci fa saltare solo una piccola parte della coda. Ci mettiamo circa un’oretta per salire all’86° piano dell’ESB, ma quando siamo arrivati in cima…CHE SPETTACOLO! Infondo è valsa la pena aspettare, perché il sole è appena tramontato e le luci di Manhattan fanno da contrasto a un panorama splendido. Dall’alto si riconoscono un po’ tutti i principali monumenti di NY. C’è un sacco di gente affacciata, ma non appena si libera un posticino ne approfittiamo per scattare una marea di foto. Il panorama da lassù è davvero unico e vi consiglio se potete di godervelo al tramonto, vi regalerà delle splendide emozioni.

Anche se una volta lassù non vorresti andartene mai, l’aria è gelida e decidiamo di scendere. Una volta scesi prendiamo la metro per una visita a Chinatown e a Little Italy e per cenare al ristorante “La Equina” del quale avevo letto recensioni molto positive. Purtroppo una volta trovato, il locale è chiuso. Delusione! Così ci avventuriamo a Little Italy che si riduce ad un’unica malinconica e commerciale via che, inghiottita dal quartiere cinese, purtroppo non ha più nulla a che vedere con la Little Italy di un tempo. Onestamente l’idea di farmi “spennare” da un italiano in terra straniera non mi piace e oltretutto trovo assurdo andare a mangiare cibo italiano quando sono in vacanza fuori dal confine, così preferiamo orientarci per la zona di Chinatown, ma ci affidiamo alla guida per evitare di andare alla cieca. Entriamo in un ristorante in cui la specialità della casa è l’anatra, il locale è tutto pieno e le foto di personaggi famosi che sono stati mangiare li ci “confortano”. Ci fanno aspettare qualche minuto giusto il tempo di liberare un tavolo. Decidiamo di bypassare la specialità della casa e di prendere dei noodles ai gamberi…Davvero squisiti e abbondanti. In totale comprese le bevande spendiamo 16$/persona. Chinatown è davvero un quartiere “allucinante”. Sono rimasto basito nel vedere come stoccano le merci negli scantinati…E forse anche per questo s’è deciso di prendere i noodles ai gamberi 😉 Giusto per ritornare in una “modalità” più vicina alle nostre abitudini e al nostro stile di vita riprendiamo la metro e facciamo un salto a Times Square prima di tornare agli appartamenti soddisfatti e anche oggi con le suole fumanti per i Km percorsi a piedi.

Sabato 02 Gennaio 2010 Vista l’esperienza pessima del giorno precedente la colazione si torna a farla al “The Donut Pub”. Giusto oggi mentre scrivevo questo diario ho provato a cercarlo su internet è sono rimasto meravigliato da quante recensioni positive ci sono su questo piccolo e indipendente locale. Siamo stati fortunati insomma quasi quanto trovare un’oasi nel deserto, quindi se vi trovaste da quelle parti spero di avervi agevolato un po il compito con questa dritta! Prima tappa della giornata la famosa Fifth Avenue nella zona di Midtown East (fra la 34th e la 59th street). In quella zona si concentrano tutti i negozi delle firme più prestigiose tra i quali Tiffany, Cartier, Armani, Bergdoff Goodman, ecc … ma anche store famosi come Abercrombie & Fitch, Walt Disney, NBA store, … oltre che alla Saint Patrick’s Cathedral e il suo favoloso contrasto con gli edifici moderni adiacenti.

Bella anche la Trump Tower con i suoi interni dorati e le scale mobili che portano alla zona superiore panoramica, oppure l’Apple Store all’angolo della 5th av. Con l’estremo sud di Central Park , una struttura di vetro con l’inconfondibile marchio della Apple appeso e nel seminterrato una miriade di Iphone, Ipod, Macbook, ecc. In vendita ma anche solo in prova per collegarsi a internet, oltre alla possibilità di utilizzare la connessione wifi libera.

Dopo una passeggiata sulla Fifth Avenue ne approfittiamo per la visita al MoMA (museo di arte moderna) che si trova nelle vicinanze (11 West 53 street) e che è incluso nel CityPass.

Il museo è veramente interessantissimo, soprattutto il 5° piano nel quale si trovano quadri di Picasso, Matisse, Van Gogh e molti altri. Davvero emozionante vedere dal vivo “Notte Stellata” di Van Gogh. Leggevo sul alcuni diari di viaggio che non era possibile fotografare. Invece confermo che quantomeno al momento in cui ci siamo stati noi è stato possibile fare fotografie ma rigorosamente senza flash (infondo non ce n’è bisogno). L’unica attenzione comprensibile è quella di non avvicinarsi più di 30 cm circa al quadro.

Nel resto dei piani sono distribuite sculture e altra forme di arte moderna (più o meno discutibili) che onestamente abbiamo visto in maniera più sommaria. Un’oretta e mezza c’è bastata per visitare il museo in funzione dei nostri interessi.

Se avete il CityPass dovete consegnare all’ingresso (c’è una fila apposita da fare) il biglietto del carnet che vi verrà sostituito con il biglietto d’ingresso. Una volta entrati nel museo potete ritirare gratuitamente l’audio-guida fornendo un documento d’identità; in alternativa se avete un iphone (o cellulare wifi) potete collegarvi al sito intranet del museo e accedere alle medesime informazioni audio/video (io l’ho scoperto per caso notando che c’era una connessione wifi aperta del MoMA).

Usciti dal museo proviamo a verificare dove si trova il Bubba&Gump, ma tornare a Times Square ci porterebbe via troppo tempo visto che vogliamo far visita anche all’American Museum of Natural History, così ci imbuchiamo in un fast-food, mangiamo un piatto di carne con purè di patate e verdura e ripartiamo. Purtroppo l’ora è tarda (sono gia le 16:15 e il museo chiude alle 17:45) ma non abbiamo grosse alternative considerato il programma dei giorni seguenti, così entriamo lo stesso. L’unico rammarico è quello di non esser riusciti ad accedere al planetario, perché per errore pensavamo che fosse l’I-max (ultimo spettacolo alle 16:30), mentre invece fate attenzione che sono due cose distinte. L’I-max è un cinema all’interno del museo nel quale vengono proiettati filmati ad altissima definizione, mentre il planetario è quella sfera contenuta in un cubo di vetro che trovate in uno degli ingressi del museo (si vede anche dall’esterno) e all’interno della quale viene proiettato un filmato sui pianeti e sull’universo.

Il museo è veramente ENORME, ed è diviso su più livelli. Su ogni livello si possono trovare più sezioni associate alle varie specie animale presenti nei vari continenti oltre che agli usi e costumi delle popolazioni che li abitano. Davvero fantastiche e verosimili le riproduzioni degli animali e anche dei dipinti realizzati sullo sfondo semicurvo che conferisce un senso di profondità all’ambiente nei quali gli animali sono immersi. Sarebbe servita almeno una mezza giornata per girare il museo con più tranquillità. Pazienza, sarà per la prossima volta.

All’uscita dal museo prendiamo la linea1 che ci porta direttamente sulla 34th st. E ne approfittiamo per fare qualche altro piccolo acquisto e fermarci a mangiare un boccone da Mc Donald’s (12$ a coppia).

Stasera siamo piuttosto stanchi e tira un’aria gelida, quindi rientriamo un pochino prima agli appartamenti.

Domenica 03 Gennaio 2010 E’ Domenica e la sveglia è puntata prima del solito. La mattina è dedicata alla partecipazione a una messa Gospel ad Harem. Consueta colazione al The Donut Pub e poi dopo una rapida consultazione si parte per Harem. Prima di partire mi ero segnato una decina di chiese consigliate che non fosse la ormai troppo turistica “Abyssinian Baptist Church”. Scendiamo alla 125th street. Ad Harem tira un’aria glaciale e mappa alla mano ci dirigiamo verso la zona dove ci sarebbero dovute essere almeno 2/3 chiese. Ne troviamo una in cui vediamo che entra della gente e decidiamo di entrare. Ci sediamo fra gli ultimi banchi e gia due persone ci accolgono calorosamente chiedendoci da dove veniamo … “Oh Italy … that’s great!”.

A breve la celebrazione comincia e il ministro (si chiama così?!?!) che celebra la messa invita tutti i nuovi arrivati ad alzarsi in piedi, ci da il benvenuto e ci indica di avvicinarci. Ci mettiamo nei banchi più avanti e mi accorgo che la chiesa ha una “galleria” superiore (si come quella dei cinema di una volta). Peccato che non ci fossero poi così tante persone da riempirla. Sull’altare oltre ai due pastori che celebrano la messa ci sono due organisti e il coro fatto di una ventina di persone vestite con una tunica lunga e azzurra. Gia il primo canto è da brivido, non tanto per l’aspetto canoro (da questo punto di vista talvolta mi sono sembrati un pochino “slegati” fra loro) quanto per la senso di partecipazione e per il “pathos” che ti trasmettono. Ogni tanto qualche signora invitava a battere le mani e via tutti insieme…Insomma ti infondono la gioia di partecipare che a mio parere qualsiasi celebrazione religiosa dovrebbe infondere.

Il segno della pace non è una fredda stretta di mano e un mezzo sorriso a destra e sinistra. E’ un rito che viene svolto quasi all’inizio della celebrazione durante il quale le persone si alzano in chiesa per salutare gli amici partecipanti e i nuovi arrivati, ci si scambia strette di mano e abbracci. Poi comincia la vera messa che dura un’oretta e mezza. Il pastore durante la “predica” si infervora ma sempre con estrema positività e massimo trasporto. Alla fine se non fosse per il freddo neppure mi sono accorto che è passata un’ora e mezza. Mi alzo ed esco entusiasta e penso che puoi credere o non credere, ma l’approccio con positività e gioia ad una celebrazione religiosa la rendono davvero tutta un’altra cosa.

Per pranzo abbiamo deciso che ci fermeremo ad Harlem. Diamo un’occhiata alla guida, cerchiamo un locale segnalato dove si mangiano pasti di cucina tipica “soul”; chiedo a una signora indicazioni su come raggiungerlo e mi dice che oggi è chiuso, però mi dice che giusto dietro l’isolato ce n’è un altro simile che a parer suo è ancora meglio. Il suggerimento è stato davvero azzeccato e preziosissimo. Il locale si chiama Manna’s Restaurant ed è un self-service. Salendo al piano superiore ci sono tavoli e sedie dove accomodarsi. Con 10$ mangio un vassoio misto fra pasta, riso e carne, un vassoio più piccolo di frutta tagliata a pezzi fresca e una fettona di torta al cioccolato che mi ricorda molto la torta sacher. Se vi capita di passare in quella zona fateci un salto, ne vale proprio la pena. Sta proprio lungo la 125th street molto vicino all’Apollo Theatre (proprio dall’altra parte dell’incrocio limitrofo). Non possono mancare le foto di rito di fronte al teatro che ha ospitato moltissimi fra i più famosi musicisti/cantanti neri fra i quali James Brown, Michael Jackson (anche con i The Jackson 5), Lauryn Hill, Johnny Lee e una lista lunghissima di molti altri.

Continuiamo lungo la 125th st. Dove ci sono un bel po’ di negozi di abbigliamento con degli ottimi prezzi e poi riprendiamo la metro e ci dirigiamo verso il Madison Square Garden. Che emozione stasera assisteremo alla partita NY Knicks vs. Indiana Pacers. Abbiamo acquistato i biglietti da casa tramite internet e visto che ci siamo li cambiamo subito con gli originali alla biglietteria denominata “will-call” all’interno del MSG. Manca ancora un po’ e quindi ne approfittiamo per andare da B&H per l’acquisto della Reflex. Dall’esterno il negozio sembra grande, ma quando sei dentro t’accorgi che è ENORME!!! C’è una marea di gente e ci rechiamo subito al piano dove vendono le Reflex digitali. C’è una piccola coda da fare prima di poter parlare con un tecnico del negozio. Un bancone lunghissimo con almeno 15 tecnici che ti aiutano nella scelta e che una volta effettuato il checkout ti mettono tutto in un cesto numerato che inviano direttamente tramite un sistema di trasporto a nastro al piano terra. Il tempo di scendere e di pagare e la mia Nikon D3000 compresa di obiettivi è gia imbustata e pronta per il ritiro. Che organizzazione ed efficienza! Torniamo al MSG…Manca solo un’ora e ci avviamo all’entrata. Solo un po di coda per i controlli agli zaini e ci dirigiamo verso il livello C settore 216. Lungo il corridoio che porta ai vari settori e che gira attorno al MSG è un tutt’uno fra i take-away che vendono hot-dog, popcorn e pepsi e i merchandising di cappellini, magliette e gadget.

Arriviamo al portale che ci introduce al nostro settore e… WOW! The Garden! E’ proprio come me l’ero immaginato, anzi meglio. Raggiungiamo i nostri posti che mancano solamente 15 minuti, giusto il tempo per un hot-dog e Pepsi! Le squadre entrano in campo per il riscaldamento fino a che scade il countdown. Presentazioni dei giocatori decisamente all’americana (del resto siamo in america hehe) e squadre schierate per l’inno nazionale cantato da una donna…Davvero una bella interpretazione.

Palla al centro e si parte … simpaticissimo l’accento con il quale lo speaker annuncia l’italiano Daaaaanilo Galllllllinaaaa(w)rri…Mi ha fatto ripensare a quei vecchi film nei quali il gangster parla con quella pronuncia un po italo-americana. Se vi capita provate a cercare un filmato su youtube. Divertentissimo! Il match è davvero uno spasso, anche se non c’è partita … Indiana viene annientata dai Knicks. Non c’è un attimo di tregua anche fra un quarto e l’altro…Si susseguono gag di ogni tipo, balli delle Knickers, giochi divertenti…E a un certo punto un boato della folla…Sullo schermo gigante appeso al centro del MSG la faccia sorridente di Dustin Hoffman presente a bordo campo!!! Al termine dalla partita qualche scatto a bordo campo; siamo fra gli ultimi ad uscire sollecitati dagli uomini della security. Anche se non siete degli appassionati di basket (come non lo sono io del resto), andate a vedere una partita di NBA se vi recate in america…Non ve ne pentirete! Usciti dal MSG mangiamo in un self-service (pessimo!) e torniamo a casa. La giornata di oggi è stata lunga, intensa e indimenticabile.

Lunedì 04 Gennaio 2010 Sembra da un mese che siamo a NY per tutte le cose che intensamente abbiamo vissuto (perché NY va vissuta e non visitata), ma purtroppo questa sarà l’ultima giornata piena del nostro splendido viaggio. Scommetto che gia sapete dove abbiamo fatto colazione stamattina …Ma ovviamente al…The Donut Pub! L’abbiamo adottato…O meglio…Ci ha adottati per l’intera vacanza. Stamattina prendiamo la metro e ci dirigiamo verso downtown e scendiamo nella zona di Wall Street. Camminando ci dirigiamo verso l’imbocco pedonale del ponte di Brooklyn. La mattina è fresca ma il cielo è azzurro e c’è un bel sole, la giornata invernale ideale per godersi il panorama da un altro dei simboli di New York. Metto le auricolari e faccio partire la compilation di canzoni che avevo preparato per il viaggio…A rotazione si susseguono. Camminare sul ponte di Brooklyn con la skyline di Manhattan che disegna l’orizzonte e immerso dentro a una canzone di “The voice” Frank Sinatra è un’emozione che ti riempie e ti fa sentire parte di quella città…È una sensazione difficile da spiegare ma che comprenderete appieno se vi capiterà di viverla.

Le foto si sprecano, del resto oggi abbiamo tutta l’attrezzatura fotografica nuova a disposizione e da provare! Peccato non aver avuto tempo di arrivare fin dall’altra parte, ma per la prossima volta ho anche visto un bel localino che sta proprio sotto al ponte sul fronte di Brooklyn.

Pian piano ritorniamo verso la città, ci fermiamo da Donkey Donuts per qualcosa di caldo e ci dirigiamo verso la prossima tappa, la Federal Reserve Bank. Abbiamo prenotato la visita (gratuita) tramite internet alle 11:30 del mattino. Dopo i consueti e ovvii controlli ci fanno lasciare zaini e macchine fotografiche in una stanza e ci dicono di aspettare. Nel frattempo visitiamo il piccolo museo annesso nel quale è spiegata la storia della banca e nel quale ci sono vari cimeli curiosi come per es. Un carrello di vetro e acciaio a forma di cubo pieno di mazzetti di banconote da 100$, un cilindro di plexyglass nel quale sono contenute delle banconote tagliuzzate a fettine sottilissime e sul quale sono indicati dei livelli in funzione del valore delle banconote (48.000.0000 di $ il livello max). Radunano il gruppo di visitatori e ci fanno vedere un video sulla banca prima di farci scendere 30m sottoterra dove c’è il cavò contenente una muraglia di lingotti d’oro del valore di qualche bilione di dollari. Quella che vediamo è solo una piccolissima parte di lingotti, ma sono abbastanza per farci brillare gli occhi attratti da quel colore metallico così affascinante. Ci mostrano anche l’azionamento della porta blindata d’acciaio a rotazione e del peso di qualche tonnellata che chiude il cavò in tempi brevissimi.

La visita è in lingua ma se avete un minimo di conoscenza dell’inglese la spiegazione risulta assolutamente comprensibile.

Tornati al livello 0 prima di congedarci ci regalano un simpatico gadget costituito da un sacchettino di plastica sigillato con dentro una manciata di dollari tagliuzzati.

Usciti dalla banca ci dirigiamo verso il Pier17 per il pranzo e per mettere sotto ai denti qualche “schifezza” fritta dei take-away orientali che si trovano all’ultimo piano del centro commerciale (saranno anche “schifezze”…Ma quanto sono buone!!!) Messo a posto lo stomaco riprendiamo la metro in direzione uptown, la destinazione è Central Park. E’ una bella giornata ed è ideale per visitarlo. Ci addentriamo nel parco dalla zona sud-est di fronte all’Hotel Plaza. Lungo il percorso c’è una pista di pattinaggio sul ghiaccio (Wollman Rink) e proprio sul retro un piccolo promontorio dal quale si possono fare foto panoramiche splendide con vista sulla skyline che si affaccia sulla 59th street. Percorriamo lo splendido viale alberato “The Mall” (chissà in primavera come dev’essere…) fino al lago ghiacciato dove si trova la Boat House.

Siamo a circa 1/3 del parco e ci sarebbero ancora un’infinità di cose da vedere e di scorci da togliere il fiato, ma prendiamo la strada in direzione Upper East Side verso la metro e ne approfittiamo per fare un giro in questa parte di città che ho trovato davvero bella, ben tenuta, curata, ricca di shops e locali di dimensioni più contenute. Non a caso è una delle zone della città con gli appartamenti più costosi e lussuosi.

Presa la metropolitana ci dirigiamo nell’East Village per accontentare la metà femminile del nostro gruppo…Dicono ci siano molti negozietti a buon prezzo da quelle parti…Sarà che con la fretta si conclude poco, ma sono tornate a mani vuote e con la parola “delusione” scritta sulla fronte.

E’ ora di cena e visto che oggi abbiamo fatto per tre volte da nord a sud di Manhattan, ci aggiungiamo anche il quattro e decidiamo che l’ultima sera della vacanza non può essere che dove abbiamo passato la prima: Times Square. Se non altro perché vogliamo provare i gamberi del Bubba&Gump (locale tratto dall’omonimo film Forrest Gump). Ovviamente c’è molta meno gente rispetto al weekend di inizio anno e riusciamo ad accomodarci subito. Il locale è davvero simpatico e servono il pesce ma in stile fast-food (con menù al tavolo). Gamberi, gamberoni, astice, vongole cucinati in svariati modi e in molte salse. Il locale non è fra i più economici (48$ con un antipasto in due, una portata a testa, dolce e mancia inclusa), ma tutto sommato il pesce era buono e s’è passata una serata divertente in un ambiente simpatico! Gli altri decidono di andare a casa in metro mentre io e Lara torniamo a piedi lungo la 7th Av…È la nostra ultima notte a New York e vogliamo rimanerle aggrappati finche si può! Martedì 05 Gennaio 2010 E’ arrivato il giorno della partenza. Valige pronte ci troviamo con gli altri per l’ultima colazione. Salutiamo il “The Donut Pub” (se siete arrivati a leggere fin qui credo che vi resterà bene in mente hehe) e facciamo un giro per il vicino “Meatpacking distict” dove una volta veniva stoccata, impacchettata e movimentata la carne. Oggi il quartiere è stato bonificato e ristrutturato e per lo più si trovano dei loft che ospitano boutique d’alta moda, locali trendy e galleria d’arte. In questa zona giunge la vecchia ferrovia sopraelevata “High Line” che è stata ristrutturata e inaugurata da poco e che è adibita a passaggio pedonale (arriva fino alla 34th street). Il tempo è scaduto, torniamo agli appartamenti per la consegna delle chiavi e mi concedo il piacere di alzare la mano come fanno a NY per chiamare un taxi (m’è andata bene col primo … peccato hehe). Ci lasciamo NY alle spalle con la canzone dei R.E.M. Che mi rimbalza nella testa e che dice: “…Leaving New York never easy…I saw the light fading out …” …Al ritorno abbiamo una valigia in più a testa che non è quella che contiene i vestiti, ma è quella che contiene gli splendidi ricordi che ognuno di noi si porterà per sempre con sè.

Andrea



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