A NEW YORK per assaporare la mela succosa

Con i soliti due amici di sempre, fin dai banchi di scuola. Io, Paola, con Silvano e Graziella con Bruno tra fine ottobre e novembre negli ultimi anni siamo andati a scoprire i paesi del Nord Africa (Tunisia, Marocco, Egitto). Quest’anno avevamo programmato la Siria. Per colpa mia, invece, per impegni di lavoro, abbiamo dovuto pensare ad una...
Scritto da: 2perplesso
a new york per assaporare la mela succosa
Partenza il: 19/11/2009
Ritorno il: 25/11/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Con i soliti due amici di sempre, fin dai banchi di scuola.

Io, Paola, con Silvano e Graziella con Bruno tra fine ottobre e novembre negli ultimi anni siamo andati a scoprire i paesi del Nord Africa (Tunisia, Marocco, Egitto). Quest’anno avevamo programmato la Siria. Per colpa mia, invece, per impegni di lavoro, abbiamo dovuto pensare ad una alternativa, perché le ore di luce erano troppo poche per metà novembre per godere pienamente questa terra lontana. Tutto rinviato, ma non perso. E allora perché non visitare una bella città. Se dico New York a Silvano, solo al pensiero, gode. E pensare che per noi è la quarta volta, ma NY è una città così straordinaria che non ci si stanca mai di visitarla. Graziella e Bruno erano incuriositi, ma la metà non era tra le loro priorità, ma si sono fidati… Totale costi prepagati ad Expedia, per persona: euro 1.011,01 Hotel New Yorker per 6 notti Volo aereo Suiss a/r 1 scalo a Zurigo euro 852,89 Shuttle dal Kennedy all’hotel euro 12,62 City pass euro 55,81 Cena e jam session ad Harlem euro 89,69 Giovedì 19 novembre 2009 Partiti dunque da Venezia alle 9.45 con Suiss via Zurigo, arrivati a NY alle 16.30 locali. Avevo prenotato dopo laboriose ricerche in internet a metà settembre, quindi con due mesi di anticipo, tramite Expedia. Il meccanismo è semplice e sicuro e c’è una tale varietà di proposte, che è difficile anche scegliere. Ho fatto un errore perché cercavo il volo diretto e alla fine ho acquistato un pacchetto con 1 scalo: questo perché le proposte Expedia possono cambiare tutti i giorni. C’era un volo diretto e poi per settimane è scomparso, tanto che, per paura di non trovare il pacchetto con hotel e compagnia che desideravo, non ho più saputo aspettare ed ho prenotato. Bastava fare una prenotazione di massima, senza pagamento, per fermare volo e hotel e solo i costi sarebbero stati aggiornati, ma la prenotazione definitiva avrebbe rispettato l’interesse per la scelta. La prossima volta sarò più brava. In precedenza, in effetti, avevo sempre prenotato tramite agenzia viaggi e non mi ero mai impegnata in prima persona a cercare e definire il viaggio.

All’arrivo a New York la solita fila alla dogana americana. Fila forse di 200 persone, ma ce la siamo cavata in 40 minuti: presentazione passaporto e documento dichiarante 1 – Cognome e Nome di battesimo; 2 – Data di nascita, giorno/mese/anno; 3 – Numero di familiari che viaggiano insieme a Lei; 4 – Indirizzo negli Stati Uniti, nome dell’Hotel/destinazione; 5 – Passaporto rilasciato da (Paese); 6 – Numero di Passaporto; 7 – Paese di residenza; 8 – Paesi visitati durante il presente viaggio prima dell’arrivo negli Stati Uniti; 9 – Compagnia aerea e n. Di volo o nome della nave; 10 – Lo scopo del presente viaggio è professionale: Sì – No; 11 – Sto/Stiamo portando: a – frutta, piante, beni alimentari, insetti; b – carni, animali, prodotti di origine animale, selvaggina; c – agenti patogeni, culture cellulari, lumache; d – humus, oppure sono/siamo stato/a/i in una fattoria/azienda agricola/pascolo: Sì – No; 12 – Sono/Siamo stato/a/i/e a contatto ravvicinato con bestiame: Sì – No; 13 – Porto/Portiamo valuta o strumenti monetari per un valore di oltre USD $ 10.000 o importo equivalente in valuta estera: Sì – No; 14 – Ho/Abbiamo merci commerciali: Sì – No; 15 – Il valore totale di tutti gli articoli che rimarranno negli Stati Uniti è pari a $…

Non dimenticare, quindi: – L’indirizzo negli Stati Uniti (nome dell’hotel/destinazione); – Compagnia aerea/n. Di volo; – Se si importano monete, valute, travellers checks, assegni personali o circolari, azioni od obbligazioni per un valore di oltre US$ 10.000 è obbligatorio descrivere gli articoli ed indicarne il singolo valore.

foto, impronte digitali e infine…Ai bagagli. All’uscita un info point ci ha chiamato lo shuttle che avevamo già prepagato tramite Expedia. Il pulmino ci ha fatto perdere un bel po’ di tempo da un terminal all’altro per caricare altri turisti da accompagnare agli hotels. Devo verificare se non basta prendere un taxi.

Arrivati all’Hotel New Yorker del gruppo Ramada sulla 34^, angolo 8^, ci sono state attribuite le due camere: noi al 21° piano (alla 2138) con vista sull’Empire Building e Graziella e Bruno al 23° piano (la 2309) con tre finestre che guardano sopra i palazzi sino all’Hudson. Uno spettacolo! Peccato che cominci a piovere. L’Empire ha la punta immersa nella nebbia. Devo dire, peraltro, che avevo scelto questo hotel per la categoria (3 ½), la posizione (la 34^), ma soprattutto per il punteggio ricevuto dai clienti di Expedia : 4.1 su 5. Io darei però qualcosa in meno. E’ un bel grattacielo di 40 piani art decò, le camere sono piccole ma con comodi letti queen (con piccolo sovrapprezzo al posto del matrimoniale che gli americani normalmente utilizzano, ma è una piazza e mezza). Ma in camera non c’è il frigo, il bollitore per the o caffè e non c’è neppure una cuffia per la doccia: strano! Va bene, siamo soddisfatti lo stesso, usciamo e sotto una pioggerellina leggera facciamo una breve passeggiata verso l’Empire; è già Natale per luci ed addobbi ed abbiamo quindi cenato proprio sotto l’hotel e alle 22.30 locali siamo andati a letto, ma erano già 23 ore che eravamo in piedi. Una pastiglia di melatonina ci ha fatto dormire sino al mattino e non abbiamo avuto problemi con il jet leg.

Venerdì 20 novembre 2009 Silvano alle 7.30 era già sceso e mi ha portato a letto un caffè small (piccolo per loro), in realtà era mezzo litro e faceva ‘schifo’. Non siamo riusciti a berlo.

Alle 8.30, tutti gasati, perchè la giornata era splendida, siamo andati a far colazione in un locale sulla Broadway. Non voglio fare commenti al caffè! Silvano ha mangiato eggs and becon, ma non so per quante mattine riuscirà a resistere. Abbiamo camminato per tutto il giorno sino a Time Square (anche di giorno lo spettacolo è assicurato!), poi attraverso la 47^ siamo arrivati al paradiso dei musicisti: tanti negozi specializzati in strumenti ad arco, a pizzico, a fiato, a tastiera, a percussione e Bruno aveva la bava alla bocca. Siamo entrati in uno specializzato in chitarre: centinaia appese a tutte le pareti sino al primo piano. Si è accontentato di acquistare i plettri con le teste dei Beatles. Continuando sulla 6^ strada con gli occhi rivolti a destra e sinistra, in alto per la varietà di panorami, luci e colori. Siamo arrivati a Central Park e abbiamo deciso di visitarne una parte, data la giornata favorevole: è un parco straordinario, con alberi secolari, con colline, rocce, sottopassi, giochi, laghetti con le barchette, parco del pattinaggio sul ghiaccio, passeggiate e percorsi footing e giochi per i bambini, scoiattoli e uccellini che si avvicinano per mangiare dalla mano. Da noi non succede mai: a me venivano già in mente cucinati con la salvia ed il lardo sotto le ali e mangiati con la polenta. Il Parco è veramente un polmone che dà serenità e la gente si rilassa, si diverte e mangia nei chioschi. Abbiamo attraversato il Parco e sul lato west, alla 72^, c’è il lussuoso palazzo dove abitava John Lennon e l’8.12.1980 di fronte all’ingresso, un venticinquenne squilibrato, esplose contro di lui quattro colpi di pistola dicendo: «Ehi, Mr. Lennon! Sta per entrare nella storia». Morì a quarant’anni. Per uno scherzo del destino, uno degli artisti che maggiormente avevano appoggiato il pacifismo nella storia della musica, era morto di morte violenta. La moglie Yoko Ono che ancora abita nelle 28 stanze del palazzo, ha fatto costruire di fronte all’entrata del parco di Strauberry Fields, un mosaico dedicato al marito con la scritta IMAGINE (una delle più belle canzoni dei Beatles).Verso l’8^ (angolo 59^) in metropolitana alle 15.30 siamo rientrati in hotel. Al mattino, avevamo comperato alla Penn Station (appena fuori l’hotel) a $ 27 per 7 giorni la card per la metropolitana e bus: una vera comodità! Girare in metro è facile: l’importante è avere una carta dettagliata e seguire, rispetto a dove si entra, il nord (updown) o il sud (downtown). Per i bus basta seguire la direzione (di solito le strade sono a senso unico) e si sa da che parte andare.

Riposati 1 h e mezza abbiamo ripreso la subway e abbiamo quindi camminato sulla 5^ strada, sfavillante di negozi top: Armani, Fendi, De Beers, Bulgari, Bottega Veneta ecc. Siamo entrati da Tiffany per un giretto tra i gioielli, ma non abbiamo fatto spese… Siamo successivamente tornati verso Time Square, piena di gente, luci e traffico.

Rientrati con la metro abbiamo cercato un ristorante e siamo finiti in un pub irlandese dove abbiamo cenato con un filetto, ma senza soddisfazione. L’ambiente, in poco tempo, era diventato stracolmo di gente e molto rumoroso (musica e televisione). Alle h 22.30 a letto.

Sabato 21 novembre 2009 In giro, dopo colazione, alle 8.30 verso Battery Park con una giornata radiosa: siamo fortunati! Il city pass, a schede prepagate ,comprende l’ingresso a queste attrazioni principali: Osservatorio dell’Empire State Building + tour commentato Guggenheim Museum American Museum of Natural History (è incluso uno spettacolo Space Show nel planetario) Museum of Modern Art (MoMA) Metropolitan Museum of Art, incluso lo stesso giorno ingresso al Cloisters Scelta tra crociera Circle Line di 2 ore alla 42ª strada Semi-Circle Harbor, crociera Harbor Lights o Statua della Libertà ed Ellis Island Il CityPass New York è valido per 9 giorni consecutivi a partire dal primo giorno di utilizzo.

Oggi decidiamo di andare con il traghetto prima verso la Statua della Libertà e poi a Ellis Island. Ellis è stata la maggiore frontiera d’ingresso per gli immigranti che sbarcavano negli Usa. Il porto di Ellis Island ha accolto più di 12 milioni di aspiranti cittadini statunitensi che all’arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni della nave che li aveva portati a New York. Medici del Servizio Immigrazione controllavano brevemente ciascun emigrante, contrassegnando sulla schiena con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute. Chi superava questo primo esame, veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove erano attesi da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione e precedenti penali. Ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan. Dopo una parziale ristrutturazione negli anni ottanta, dal 1990 ospita il Museo dell’Immigrazione. Le esperienze di vita vissuta sono ricostruite mediante fotografie, testi esplicativi, piccoli oggetti domestici, oggetti d’uso utilizzati per il lungo viaggio (valigie, ceste, sacchi, fagotti…) Merita una visita! Non ci siamo fermati alla Statua della Libertà, accontentandoci di vederla dal traghetto. Poi a Ground Zero: molto attivo il cantiere con il lavoro del personale e gru anche di sabato. Si vede poco perché ci sono alte barriere che impediscono la visuale. Molti i turisti che fotografano il cantiere e la postazione dei vigili del fuoco. Poi a Washington Square, situata nel cuore del Greenwich Village, è una piazza molto popolare e affollata. E’ meglio conosciuta per il suo carattere ribelle e bohemien. Ci sono i giocatori di scacchi, artisti di strada, cantanti folk. Un tempo girava la droga, poi negli anni la zona è stata ripulita. Noi ci siamo fermati all’ora di pranzo per un hot dog e per ascoltare musica e in particolare un gruppo di ragazzi che cantavano molto bene (tipo neri per caso).

Poi avevamo deciso con la metro di andare a China Town, ma non abbiamo letto bene i cartelli che portavano ad una deviazione del percorso per lavori in corso durante il fine settimana. Non voglio farla lunga: abbiamo perso un’ora e mezza girando a vuoto e alla fine siamo tornati in Hotel in taxi alle 16.30. I costi sono veramente limitati a New York per i mezzi pubblici. Bruno e Silvano a riposare, io e Graziella da Macy’s. Abbiamo girato per questo grande magazzino, ma non ci ha colpito nulla di interessante, tranne gli allestimenti natalizi. Ma alle 18 abbiamo raggiunto la 42^ per raggiungere il gruppo organizzato per la cena e la jam session già programmata ad Harlem. Eravamo 6 italiani, 2 belgi, 2 australiani e una ragazza della Martinica. Ci hanno portato da Sylvia’s: una cena tradizionale nel più autentico stile Soul del Sud in un ristorante tipico. Buono, non pesante, nonostante avessero portato il pollo fritto, un filetto di pesce fritto, le costine, riso e verdure; dolce alla banana un po’ troppo dolce. Alle 21.30 ci siamo spostati in un piccolo locale dove un tastierista, un batterista ed un sax accompagnavano una cantante mulatta con musica coinvolgente.

Alle 23 un giro per Harlem , dalla “”valley”” alla “”hill””, per scoprire la storia di questo centro della cultura afro-americana, culla del bepop e della Harlem Renaissance. Ormai i neri si sono spostati al Bronx e Harlem è stata ricuperata per abitazioni e locali commerciali da ispanici e coreani. A letto a mezzanotte.

Domenica 22 novembre 2009 Bella giornata anche oggi. Presa la metro (ormai abbiamo capito il meccanismo e basta una carta dettagliata per girare Manhattan). Con la linea 6, siamo scesi alla 86^ e abbiamo raggiunto la 5^ a piedi (lungo il Parco) per visitare il Guggenheim. Il Solomon R. Guggenheim Museum è un museo di arte moderna e arte contemporanea, fondato nel 1937, ma è anche un’opera architettonica progettata da Frank Lloyd Wright. La mostra è attualmente dedicata a Kandinskij, che non amo particolarmente, ma ci sono molti quadri di impressionisti, da Picasso a Modigliani a Chagall. Molto comode le cuffie e auricolari per la presentazione delle opere. Ma per me il bello di questo museo è la struttura: stupenda, dentro e fuori. All’interno, la galleria espositiva forma una dolce spirale che sale dal piano terra fino alla cima dell’edificio. I dipinti sono esposti lungo i muri della spirale e in alcune stanze che si trovano lungo il percorso. La spirale capovolta somiglia molto ad una Torre di Babele rovesciata col valore simbolico di voler riunire i popoli con la cultura (esso è infatti un museo d’arte) al contrario della divisione dei popoli avvenuta nella nota vicenda biblica della Torre di Babele. Altro significato simbolico è legato al sistema di scale a spirale che consentono sempre di guardare indietro sul cammino percorso. Abbiamo quindi proseguito – a poca distanza – per il Metropolitan Museum of Art, a cui spesso ci si riferisce con il nomignolo di “The Met”, ed è uno dei più grandi ed importanti musei del mondo. La sua sede principale si trova sul lato sinistro del Central Park, lungo quello che viene chiamato il Museum Mile (cioè il “Miglio dei musei”). Sono permanentemente esposte opere risalenti all’antichità classica e all’antico Egitto, dipinti e sculture di quasi tutti i più grandi maestri Europei e una vasta collezione di arte statunitense e moderna. Il Met possiede anche una notevole quantità di opere d’arte africane, asiatiche, dell’Oceania, bizantine e islamiche. Il museo ospita anche delle collezioni enciclopediche di strumenti musicali, abiti e accessori d’epoca e armi ed armature antiche provenienti da tutto il mondo. Entrati quindi con i tagliandi prepagati senza fila (altrimenti l’entrata costa $ 20) decidiamo che vedremo – in base alla planimetria a disposizione – solo alcune gallerie. Noi siamo stati dentro 2 ore e mezza e abbiamo visto al 1° piano (quello in entrata) i reperti archeologici greci, romani e poi egiziani. Tutto è sistemato e valorizzato al meglio, ma non capisco come abbiano tante opere. Comperate, regalate, sequestrate dagli USA? Hanno pareti, pavimenti, statue, vasi della zona pompeiana: gliele abbiamo regalate noi perché ci hanno aiutato a scavare? Buh! C’è infatti – tra le molte opere esposte – la ricostruzione completa di una stanza da letto di una villa romana ritrovata a Boscoreale dopo che l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. L’aveva sepolta. È poi una intera tomba egiziana, il Tempio di Dendur, posto all’interno in un locale enorme con una vasca d’acqua con i papiri e tutta una parete in vetro che guarda il Parco: di grande effetto! Dopo essere stato smontato dal governo egiziano per salvarlo dalle acque dopo la costruzione della diga di Assuan, il grande tempio in arenaria fu dato agli Stati Uniti nel 1965 e nel 1978 fu ricostruito nell’ala Sackler del Met. Il Met conta su una delle migliori collezioni al mondo di dipinti di scuola europea. Anche se le opere sono ‘soltanto’ circa 2.200, tre esse si trovano alcuni dei più celebri e immediatamente riconoscibili dipinti del mondo. Le acquisizioni più importanti si sono concentrate soprattutto su dipinti dei grandi maestri del passato e del XIX secolo, ponendo una particolare attenzione alle scuole francese, italiana e olandese. Nella raccolta sono rappresentati moltissimi grandi artisti: Il museo possiede 37 dipinti di Monet, 21 opere ad olio di Cézanne e 18 di Rembrandt, ma non mancano i dipinti di Vermeer, Van Gogh, Tintoretto, Velasques, Goya, Bruegel, Antonello da Messina (così a caso). Ogni sala è controllata, ma ci si può avvicinare e fotografare senza flesh senza problemi: che godimento! Meglio che al Louvre! Pranzo quasi alle 3 in un locale Le pain quotidien (dev’essere una catena francese) dove si vendono anche le baguettes: abbiamo finalmente mangiato normale. In effetti non sono una grande amante di hamburger e hot dog e non si può sempre mangiare filetto (la carne però è molto buona).

Con la metro sino alla 32^ e quindi sino all’86° piano dell’Empire State Building. Per fortuna non c’è la fila, ciò nonostante il percorso è abbastanza lungo perché bisogna cambiare l’ascensore all’90° e se ci fosse molta gente diventerebbe un’impresa arriva in cima. Siamo arrivati in alto giusto alle 16.30: il sole rosso stava tramontando, ma secondo me è più bello quando ci sono le luci accese nei grattacieli e le auto sembrano un serpentone in movimento sulla 5^. Il panorama, con il vento intenso, è però molto bello a 320 metri di altezza, dove si trova l’osservatorio. Una volta lassù, si può ammirare la Grande Mela dal padiglione con pareti leterali trasparenti, scaldato in inverno e rinfrescato d’estate, oppure dai percorsi esterni intorno al padiglione. Circa 3.5 milioni di persone visitano l’Osservatorio ogni anno.

Alle 17.30 in hotel: riposo. Abbiamo consumato i piedi e siamo stanchi.

Alle 18.45 a piedi raggiungiamo la 42^ e dopo un breve giro siamo andati a mangiare la pizza da Jonh’s (260 west 44 street), 2 pizza margherita (con basilico, già tagliate in sei spicchi) costano $ 16 l’una (oltre a tassa e mancia naturalmente). La pizza è buona e la mangiamo volentieri. Giriamo successivamente per un’altra ora intorno a Time Square, dove si è sempre inondati dal traffico e dalle luci di centinaia di schermi in movimento, poi – sempre a piedi – in hotel. Siamo cotti anche per oggi… Lunedì 23 novembre 2009 Oggi era prevista pioggia, ma alla fine ha tenuto duro: molto umido ma 50 F. (10°) Alle 10.30 eravamo già all’entrata del MOMA al momento dell’apertura. Abbiamo subito preso l’ascensore e siamo arrivati per primi al 5° piano per le pitture dal 1880 al 1940. Il massimo: Picasso, Cezanne, Chagall, Van Gogh, Kandinskij, Magritte, Mondrian, Matisse… Abbiamo girato liberi per un bel po’, prima che la maggior parte dei turisti arrivasse al piano. Ci siamo goduti queste opere fotografandole senza problemi (no flash naturalmente) facendo anche foto di noi dentro il dipinto, nel senso che non fotografo muro o cornice e sembra di far parte del dipinto. Dopo 3 ore eravamo cotti. Siamo tornati alla 43^ nel negozio della musica (Bruno era in godimento) e ha fatto alcuni acquisti. Abbiamo comperato qualcosa da mangiare e alle 3 eravamo in hotel per riposare i nostri poveri piedi! Di nuovo fuori, nel tardo pomeriggio: questa volta volevamo vedere lo sky line dal ponte di Brookleen. Linea 6 updown. Peccato perché comincia a piovigginare (mi sono appena lavata i capelli e la mia permanente mi ha ridotto la testa molto ‘afro’). La vista dal ponte è spettacolare: tutti i palazzi illuminati a formare un grande brillante. Ricordo l’ultima volta a NewYork, era forse il 2.1.1999 dopo cena- con Attilio e Laura – era l’ultima sera ed eravamo andati al ponte solo noi 4, non c’era nessuno, nevicava, non c’era vento, non faceva freddo e tra i grattacieli illuminati da 1 milione di luci c’erano le Torri gemelle. Torno al presente: il ricordo è ancora forte. Foto e foto per fermare ancora un’immagine della metropoli. Sempre con una pioggerellina sottile, sempre con la linea 6, siamo arrivati a Canal Street. In 10 anni è cambiato tutto: irriconoscibile. Non capivo neppure dov’era il centro di China Town, perché abbiamo girato senza capire e finendo tra i ristoranti di Little Italy. Ritornando indietro verso China Town abbiamo cenato in un piccolo ristorante che aveva ospiti un gruppo di ragazzi, l’unica vitalità del posto. Non mi piace mangiare cinese! Che deludente il quartiere: me lo ricordato allegro, con tutti i piccoli negozi solo per cinesi, le anatre laccate, frutta e verdura molto particolare e alle volte sconosciuta, ma anche souvenir per turisti, soprattutto orologi belli e a buon prezzo. Oggi è monotono.

Martedì 24 novembre 2009 Oggi è venuta a prenderci mia cugina Georgette, con la sua amica Barbara. Loro sono newyorchesi, anche se di genitori italiani e si arrangiano con la nostra lingua. Georgette ora non lavora più e molto tempo lo passa in una casa in Pennsylvania. Oggi ci ha portato in giro per negozi molto particolari tra Soho ed il Village. Abbiamo prima visitato un negozio enorme, di proprietà ebrea, di prodotti software e hardware. Mi sarebbe piaciuto comperato il libro elettronico o digitale (e-book), ma poi mi sono fermata perché non so se si trovano poi i files da scaricare in internet, poi un palazzo liberty tutto in acciaio (ma non ricordo il nome), quindi un negozio di alimentari da tutto il mondo. E’ come andare in oreficeria: frutta, verdura, pane, dolci, carne e pesce con costi da gioielliere. Mi ha fatto ridere vedere i carciofi (importati dall’Olanda) tra i fiori.

Siamo andati poi a casa di Georgette (una laterale della Bowery all’altezza di Little Italy). E’ un simpatico appartamento con tubi a vista. Lei lo ha comperato nel 1973 dall’Esercito della Salvezza e originariamente era un fabbricato per donne sole e maltrattate. Georgette è un’artista e tutti i locali le somigliano: la base della macchina da cucire Singer fa da supporto ad un tavolo il cui ripiano è una porta: tutto da recupero! Le pareti sono di mattoni a vista dipinti di bianco e in camera parte del soffitto e di una parete hanno semplici pennellature di colore, ma non uniforme, come se si fosse dimenticata di finire il lavoro. C’è poi una grande stanza, molto luminosa, dove lei, sino a pochi anni fa, lavorava come pubblicitaria. E’ difficile vivere solo con la pittura in una città come New York. Siamo andati in terrazza sul tetto da dove, l’ultima volta, si vedevano le torri gemelle. Ora si vedono palazzi ristrutturati in un quartiere che 25 anni fa (la prima volta a New York) mi aveva fatto impressione: quartiere di ispano-americani, drogati e alcolizzati, mentre ora è ripulito e ci sono negozi e alberghi. Lo abbiamo girato un po’ e poi siamo risaliti sino alla Union.

Vicino, un bar caratteristico del 1854 dove, intorno ad una stufa, ci sono molti anziani che si ritrovano per stare in compagnia. Un caffè tutto insieme e poi ci separiamo: ci rivedremo a fine anno in Italia. Georgette ha fatto spesa a Little Italy comprando il formaggio Piave per festeggiare giovedì il tanks giving day con gli amici in Pennsilvania. Noi andiamo a riposare le nostre stanche membra e torniamo nel tardo pomeriggio nel centro/centro per vedere la Gran Station (non ricordo il nome del film con Al Pacino girato all’interno..) e l’entrata del grattacielo Crysler. In quest’ultimo ci lasciano mettere dentro solo il naso: art decò con stupendi marmi ed il soffitto con gli aerei dipinti. Il Chrysler Building è alto 319 m e ha 77 piani, Tutta la parte alta del grattacielo è rivestita in acciaio inox ed ha una forma tanto caratteristica da essere unica. In puro stile Art Decò, è composta da una serie di archi sovrapposti per ogni lato con le caratteristiche finestre triangolari, che durante la notte vengono illuminate.

L’atrio fu progettato come un immenso salone per esporre le automobili, nel 1978 fu restaurato e ancora oggi si possono ammirare le decorazioni in marmo, granito e acciaio cromato. Notevoli sono i 18 ascensori le cui porte sono in legno pregiato decorate a intarsio con motivi che ricordano un loto stilizzato. Si può anche ammirare un soffitto dipinto da Edwardrumball che rappresenta i mezzi di trasporto innovativi del XX secolo.

Ancora un giro nella 42^, con lo sfavillio dei grandi schermi e l’intermezzo di un incendio: camion dei vigili del fuoco, ambulanze e un rumore assordante. Non si è ben capito cosa sia successo, ma da un grattacielo di almeno 50 piani esce fumo intenso. Li abbiamo lasciati lavorare.

Con che cosa ceniamo? Noi italiani, ma io in particolare, siamo un po’ esigenti ed a me il loro mangiare non piace. Meglio uova e bacon, come fosse una colazione. Alla sera, quando torniamo in albergo siamo stremati: avremmo bisogno di un massaggiatore per piedi e schiena.

Mercoledì 25 novembre 2009 Oggi si torna a casa, ma abbiamo tutta la mattina che decidiamo di dedicare alla visita della Frick Collection. Licia ce lo aveva segnalato, Georgette ha detto che è una gemma, ed in effetti merita di essere vista: non è tra le visite segnalate e inserite nella card, ma i $ 18 li vale tutti. Questa villa, molto semplice, fatta costruire nel 1913 da un facoltoso imprenditore dell’acciaio guarda Central Park ed ogni stanza è completa di mobili, quadri, libri, tappeti e porcellane di una raffinatezza unica. Non è quindi un museo tradizionale, ma è un’abitazione con una raccolta soprattutto di quadri di tali bellezze ed importanza da far invidia ai musei più grandi. Sono presenti opere di Vermeer, Piero Della Francesca, Cimabue, Tiziano, Rembrand, Renoir, El Greco e tanti altri.

Torniamo in hotel a prendere le valigie e con un taxi (svelato il mistero del costo!) tutti e 4 paghiamo 60 dollari, con i bagagli ed il tunnel. Non vale la pena aspettare lo shuttle! Arriviamo al Kennedy per tempo. Partenza alle 6, volo notturno e sosta forzata al mattino di 4 ore a Zurigo per il rientro su Venezia (secondo me il lato più negativo in assoluto).

Vacanza finita: tutti sotto! Alla prossima!



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