Hawaii tutto quello che avremmo voluto sapere

A un anno dal nostro viaggio, eccovi alcuni consigli per una meta, non molto battuta dai turisti italiani, per cui non abbondano resoconti e informazioni precise. Anche le guide disponibili in italiano non sono numerose: l’unica sufficientemente dettagliata e pragmatica è la Rough Guide, distribuita da Vallardi. Noi avevamo anche quella del...
Scritto da: Illi76
hawaii tutto quello che avremmo voluto sapere
Partenza il: 02/08/2008
Ritorno il: 15/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
A un anno dal nostro viaggio, eccovi alcuni consigli per una meta, non molto battuta dai turisti italiani, per cui non abbondano resoconti e informazioni precise.

Anche le guide disponibili in italiano non sono numerose: l’unica sufficientemente dettagliata e pragmatica è la Rough Guide, distribuita da Vallardi. Noi avevamo anche quella del National Geographic, bella per le fotografie ma di nessuna utilità pratica.

La cosa più difficile, a nostro parere, è stabilire quali isole visitare e quanti giorni dedicare a ciascuna: scelte che noi, a posteriori, non sempre abbiamo azzeccato, pur basandoci non solo sulla guida (che come spesso avviene tende a enfatizzare buona parte dei luoghi descritti senza fornire una almeno indicativa classifica), ma anche sui racconti di Turisti per caso (relativamente pochi), e soprattutto sui consigli di amici e conoscenti che hanno fatto un viaggio o addirittura lavorano in quei luoghi! Con un po’ di presunzione vorremmo dare consigli utili a evitare i nostri stessi errori a chi, come noi, pur non rifiutando mete più turistiche e globalizzate, cerchi soprattutto varietà, natura incontaminata, l’incontro con culture differenti.

PRIMA DI TUTTO… UN PO’ DI GEOGRAFIA L’arcipelago consta di 4 isole maggiori, che sono, da ovest a est, Kauai (capoluogo Lihu’e), Oahu (capoluogo Honolulu, che è anche capitale dello Stato), Maui (capoluogo Kahului), Hawaii (che da’ il nome all’arcipelago, con capoluogo Hilo) detta anche Big Island. A queste vanno aggiunte le più piccole Molokai e Lanai (di fronte a Maui) e un gran numero di isolette minori, talvolta poco più grandi di scogli. I nomi delle località sono per lo più quelli originali (l’hawaiano è una lingua di ceppo polinesiano), dalla pronuncia pressoché impossibile! Armatevi di cartina prima di leggere il nostro itinerario! IL NOSTRO ITINERARIO Abbiamo trascorso alle Hawaii 12 giorni: Giorno 1: arrivo nel pomeriggio a Kahului (Maui), pernottamento presso la vicina Wailuku Giorno 2: visita dei dintorni di Wailuku, allo Iao Needle; nel pomeriggio in aereo partenza per Big Island, arrivo al Kona International Airport, pernottamento a Kailua.

Giorno 3: lungo la Hwy 270 tour in macchina della costa sottovento (ovest), a nord di Kona e del distretto di South Kohala, con visita ad alcune delle spiagge più famose dell’isola (Kekaha Kai State Park, Hapuna Beach). Nel pomeriggio escursione a Waimea, nell’interno, e alla Waipi’o Valley, sulla costa sopravento (est). Ritorno sulla costa sottovento e bagno serale nella spiaggia di ‘Anaeho’omalu. Pernottamento a Kailua.

Giorno 4: spostamento verso sud nella zona dell’Hawaii Volcanoes National Park. Nel tragitto, lungo la Hawaii Belt Road, sosta al Pu’uhonua O Honaunau Naational Historical Park e alla spiaggia di sabbia nera di Punaluu. Nel pomeriggio visita alla caldera del Kilauea, con alcune facili escursioni a piedi. Pernottamento a Volcano.

Giorno 5: Nuova visita alla caldera, lunga gita a piedi e percorso in macchina della Chain of Craters Road, fino al mare. Nel pomeriggio lungo la Hawaii Belt Road spostamento verso Hilo (costa sopravento) e visita alle Akaka Falls. Pernottamento a Hilo.

Giorno 6: di buon mattino partenza dall’Hilo International Airport per Honolulu (Ohau). Giornata di relax sulla spiaggia e per le vie di Waikiki (Honolulu). Pernottamento a Waikiki.

Giorno 7: tour in auto della costa orientale e della North Shore lungo le Hwy-72 e 83, toccando le seguenti tappe: Diamond Head, Hanauma Bay, Sandy Beach, Kailua Beach, Turtle Bay, Kaunala Beach, Sunset Beach, Mokule’ia Beach, Hale’iwa. Pernottamento a Waikiki.

Giorno 8: in mattinata shopping a Waikiki. Partenza nel pomeriggio via traghetto per Kahului (Maui). Arrivo in serata. Pernottamento a Kihei.

Giorno 9: giornata di mare alla Oneloa (Big) Beach e alla Makena Beach. Pernottamento a Kihei.

Giorno 10: Gita ad Hana, lungo la famosa e tortuosa “Road to Hana” (Hwy 360). Escursione a piedi alle Waimoku Falls. Pernottamento a Kihei.

Giorno 11: Visita della costa nord-ovest dell’isola (Hwy-30): Lahaina, Kapalua Beach. Pernottamento a Kihei.

Giorno 12: In mattinata lezione di surf a Kihei. Nel pomeriggio gita in auto al Haleakala Crater nell’Haleakala National Park. Partenza nella notte dal Kahului Airport.

QUALI ISOLE E QUANTO TEMPO DEDICARE A OGNUNA? Come per ogni meta i pareri a proposito delle bellezze dei luoghi non sono necessariamente concordanti: l’amore per un luogo, infatti, dipende, oltre che dal gusto e dalle aspettative personali, anche da variabili ancora più aleatorie, come il tempo atmosferico, l’incontro con persone più o meno simpatiche, l’accoglienza dell’alloggio e non ultimo lo stesso itinerario. Tuttavia, quello che ci ha colpito in questa vacanza è che mai come in questo caso i nostri giudizi si sono discostati da quanto avevamo letto, anche su questo stesso sito, e soprattutto da quanto consigliatoci da conoscenti con esperienza diretta. La maggior discrepanza si è avuta relativamente all’isola di Maui: tutti, compresa una persona residente a Honolulu, concordano nel ritenere Maui la perla dell’arcipelago. Noi dissentiamo radicalmente: c’è solo una cosa che a nostro giudizio vale veramente la pena di visitare sull’isola (anche se, a onor del vero, meriterebbe da sola l’intera vacanza): un’escursione all’Haleakala, il vulcano spento che sorge nel cuore dell’isola. Ma, ironia della sorte, questa è l’unica attrazione di Maui che non ci è stata segnalata dalle nostre conoscenze, tant’è vero che noi le abbiamo dedicato in extremis e quasi per caso una visita rapidissima, il pomeriggio dell’ultimo giorno (partivamo nella notte)! Al contrario due delle più rinomate località, Hana e Lahaina, ci hanno molto deluso. Precisiamo. Hana è nota per la tortuosa strada di 80 km di curve e ponticelli sospesi, come reclamizzano anche le T-shirt ricordo diffuse sull’isola. La strada è immersa nel verde e vicina al mare (ma non a strapiombo su di esso): sarà che noi liguri quanto a strade costiere impervie non abbiamo rivali, non ne siamo rimasti particolarmente impressionati e quanto al paesaggio non abbiamo notato differenze rilevanti con tanti altri scorci offerti sia qui che su altre isole. Piuttosto consigliamo questa gita per visitare la bella Red Sand Beach (vedi paragrafo) e per un’escursione alle Waimoku Falls: le cascate sono molto scenografiche ma soprattutto è decisamente divertente il percorso a piedi per raggiungerle, che parte dalla ‘Ohe’o Gulch, in cui 7 piscine naturali collegate all’oceano permettono di fare il bagno (ma non quando siamo andati noi, a causa delle condizioni del mare), e sale passando in una magnifica “foresta” di bambù. Per quanto riguarda Lahaina, qui la delusione ha lasciato spazio all’incredulità: descrittaci come una cittadina deliziosa, ci è sembrata invece uno dei peggiori esempi di “finzione” americana. Si tratta di un gruppo di casette di legno che offrono unicamente negozi e catene di ristoranti e per di più il tratto di mare prospiciente è particolarmente brutto: possiamo ammettere che è uno dei pochi “paesi” dell’isola ad offrire una zona pedonale in cui passeggiare, ma se siete alla ricerca di qualcosa di simile, meglio allora la stravagante e sopra le righe Waikiki a Ohau. Va detto che Maui ha un’offerta a dir poco eccezionale in termini di escursioni e attività organizzate: le più famose, il giro in elicottero nella impervia zona ovest, le immersioni nel vicino isolotto di Molokini, i giri in barca o in sommergibile, hanno tutte costi abbastanza elevati. Noi, spinti forse da un pregiudizio, non ci siamo arrischiati a prendere uno di questi pacchetti, ma a onor del vero non possiamo confermare con certezza tutto questo. D’altro canto, questa overdose di organizzazione, al di là della qualità o meno di essa, non ci ha favorevolmente impressionati. Per quanto riguarda il mare di Maui, vedi oltre. Ricordiamo infine la cittadina di Wailuku: punto di partenza per una gita, anche a piedi, allo ‘Iao Needle, un verdissimo pinnacolo di lava, è una cittadina che, secondo la guida, ha saputo conservare la sua genuinità. A noi in realtà è sembrato vagamente desolato, anche se qui abbiamo bevuto lo Smoothie migliore dell’isola, al Café Marc Aurel.

Ohau, parallelamente, è l’isola meno “sponsorizzata” proprio a causa dell’enorme affluenza turistica attratta dalla capitale e in particolare dal quartiere di Waikiki. Ci rendiamo conto che il nostro giudizio su questo centro può essere sottoposto alla stessa critica che noi abbiamo mosso verso Lahaina a Maui. Ma noi abbiamo gradito il soggiorno (che comunque consigliamo breve) in questo tempio del turismo perché ci ha offerto un’esperienza molto distante dalla nostra realtà (vedi il paragrafo “Mare: spiagge”), per la bellissima vista sul Diamond Head (ciò che rimane dopo l’esplosione di un antico vulcano) e perché proprio qui abbiamo assistito a un simpaticissimo spettacolo di hula. Realizzato ogni sera gratuitamente sulla spiaggia da una scuola locale, non aveva pretesa di autenticità, con quelle improbabili ambientazioni “realistiche” degli show a pagamento, e forse proprio per questo appariva ancora più vero, con la vendita di biscotti finale da parte delle ballerine più giovani per finanziare le attività della scuola. Il mare di Ohau poi ci è piaciuto moltissimo (vedi paragrafo), mentre ci è rimasto il rimpianto di non aver avuto il tempo per un’escursione a piedi nelle valli che scendono perpendicolarmente fino al mare sulla costa orientale, creando degli scenari eccezionali. Non abbiamo invece volutamente visitato Pearl Harbour (ci siamo accontentati di vederla dall’alto, dall’aereo).

Big Island infine ci ha offerto quello che ci aspettavamo: mare (vedi paragrafo), vulcani (vedi paragrafo), un bellissimo sito archeologico, il Pu’uhonua o Honaunau che è anche riserva delle tartarughe marine, la giungla tropicale che circonda le Akaka Falls, la vista mozzafiato della Waipi’o Valley, le straordinarie vallate fatte di campi e pascoli intorno a Waimea, un pezzetto di Wyoming in mezzo alle Hawaii! In conclusione, alla luce di quanto visto, a parità di giorni, amplieremmo il tempo destinato ad Ohau (solo 2 giorni) sacrificando Maui (5 giorni). Mentre riteniamo che i 4 giorni dedicati a Big Island siano stati adeguati (anche se, col clima migliore, sarebbe stato bello avere un po’ più di tempo per visitare le numerose spiagge consigliate dalla guida).

Con qualche giorno in più (che non sarebbe guastato) aggiungeremmo alla visita la più isolata Kauai, isola meno turistica ma dalle bellezze sicuramente notevoli.

QUANDO ANDARE A detta delle nostre fonti l’estate è la stagione migliore per visitare le Hawaii: nonostante si trovino ai tropici infatti è la stagione più secca dell’anno e per di più è meno invadente il turismo dagli USA e dal Giappone, molto più intenso in inverno. Tutto perfetto insomma! Ma la nostra esperienza col clima non è stata ottimale: va senz’altro tenuto conto che il concetto di “secco” alle Hawaii è relativo, poiché sono una delle terre più piovose al mondo, oltre al fatto che i noti cambiamenti climatici tendono a rendere qualsiasi previsione piuttosto azzardata. A Big Island abbiamo incontrato il tempo peggiore, non solo come ci aspettavamo sulla costa sopravento (che è sempre esposta alle intemperie), ma anche in quella sottovento, dove più che pioggia abbiamo trovato una foschia densa e lattiginosa. Solo sul Kilauea, il vulcano, ci è toccata una splendida e tersa giornata di sole. A Ohau al contrario abbiamo goduto del tempo migliore, limpido e soleggiato, anche se rapidamente mutevole. Tra l’altro noi abbiamo visitato solo la costa sopravento, dove però, al contrario che a Big Island, non abbiamo riscontrato un clima impietoso. A Maui il tempo è stato molto mutevole, ma in generale non eccezionale: abbiamo ritrovato il cielo lattiginoso di Big Island e anche veri e propri temporali. Ma salendo sull’Haleakala, a 3055 m di altitudine, dopo essere passati letteralmente in mezzo alle nuvole, ci siamo goduti il cielo più limpido e azzurro della vacanza! COME ARRIVARE L’estrema lontananza dell’arcipelago americano dall’Italia e, più in generale, da ogni terra emersa (un gruppo di isole perse in mezzo al Pacifico) rende questo capitolo tutt’altro che ovvio. Fondamentalmente si può arrivare sia volando in direzione ovest sia in direzione est: in pratica il primo criterio di scelta dovrebbe essere quello economico, dato che il costo del volo è tutt’altro che a buon mercato. Tuttavia, per ammortizzare la spesa, si può decidere, come abbiamo fatto noi, di prevedere una seconda destinazione negli Stati Uniti: basandoci sulle offerte di Expedia al momento della nostra prenotazione, abbiamo optato per il seguente itinerario: Milano Malpensa – Kahului (Maui) via Londra, Seattle e San Francisco (compagnia British Airways e United Airlines) Kahului – Salt Lake City via Denver (compagnia United Airlines) Denver – Milano Malpensa via Londra (compagnia British Airways) Chiaramente si tratta di un percorso molto tortuoso, soprattutto all’andata, che abbiamo scelto in parte per contenere i prezzi, in parte per aggiungere alla nostra vacanza una settimana nel Far West, tra Utah, Wyoming e Colorado. Per questa seconda parte dell’itinerario, molto diversa dal primo, in pratica una seconda vacanza, potete fare riferimento al racconto “Yellowstone rodei e prateria: 7 giorni di Far West” pubblicato sul sito di Turisti per caso.

COME MUOVERSI Tra un’isola e l’altra l’unico modo per spostarsi rapidamente è l’aereo. Noi abbiamo prenotato le tratte interne già dall’Italia, con Expedia, con i vettori United Airlines e Hawaiian Airlines, per una cifra pari a circa 60 euro a tratta per persona. Abbiamo provato anche a prenotare direttamente dal sito delle compagnie aeree, anche locali (come Go! e PacificWings) ma, perlomeno all’epoca del nostro viaggio, si poteva pagare esclusivamente con carta di credito americana! Va anche detto che data l’estrema frequenza dei collegamenti, avremmo potuto prendere i biglietti direttamente sul posto. Consigliamo questa seconda opzione, non tanto per il risparmio (onestamente non abbiamo verificato se ci possa essere e in quale entità), quanto per godere di maggiore libertà nell’adattare l’itinerario alle esigenze del momento: in pratica si tratta di una meta talmente lontana e in cui è talmente difficile pensare di programmare un secondo viaggio (perlomeno a breve o medio termine) che sarebbe veramente antipatico (come è capitato a noi!) dover lasciare un luogo ritenuto letteralmente incantevole per poi magari approdare a una meta molto meno affascinante… come abbiamo spiegato, infatti, le Hawaii possono nascondere sorprese meravigliose ma anche delle grosse delusioni per cui quando si incontra un luogo di interesse consigliamo di soffermarcisi il più possibile, compatibilmente con il tempo totale a disposizione! Un’altra possibilità per muoversi tra le isole è prendere il traghetto della Hawaii Superferries (vedi sito) che al momento del nostro viaggio effettuava solo la tratta Honolulu-Kahului al prezzo di 54 dollari a persona. Noi abbiamo scelto questa alternativa per abbassare un po’ le spese di viaggio ma a posteriori la SCONSIGLIAMO caldamente. Il viaggio è infatti abbastanza lungo (circa 5 ore contro la mezz’ora impiegata dall’aereo) e soprattutto, come avremmo potuto benissimo immaginare, navigare nell’Oceano Pacifico non è così… pacifico! Abbiamo sofferto maledettamente il mal di mare (normalmente non ne soffriamo) e in più abbiamo perso un sacco di tempo anche perché le operazioni di imbarco sono molto simili a quelle per gli aerei (check in, controllo bagagli e della persona al metal detector) per cui occorre arrivare 1 ora e mezza prima della partenza anche se non si imbarca la macchina (che è in pratica l’unico caso per cui può aver senso scegliere questa opzione)… insomma cornuti e mazziati! Per quanto riguarda invece i trasporti all’interno delle isole noi abbiamo scelto la formula del noleggio auto per godere della massima libertà avendo a nostro giudizio pochi giorni. Anche in questo caso abbiamo deciso di prenotare dall’Italia, per lo meno nelle isole su cui saremmo rimasti più a lungo, mentre a Ohau abbiamo deciso solo il giorno stesso di noleggiare un’auto. In quest’ultimo caso la spesa è stata un po’ più elevata. Inoltre, sempre a Ohau, conviene enormemente di più noleggiare in aeroporto che in città. In generale consigliamo di prenotare, visto che quasi sempre la prenotazione non prevedeva pagamento anticipato, tanto che in un caso, verificando che il noleggio “diretto” era più conveniente di quello prenotato, abbiamo semplicemente fatto finta di niente e “dimenticato” la prenotazione (non sarà stato molto elegante ma la guerra è guerra). I nostri noleggi: con AVIS a Big Island per 4 gg con rilascio in altra città 218,32$; con DOLLAR a Ohau per 1 giorno 72$; con AVIS a Maui per 4 gg 196,77 $. Guidare alle Hawaii è come guidare nel resto degli Stati Uniti: le strade sono ben tenute e ben asfaltate, perfettamente segnate, i limiti abbastanza rigorosi. Perfino dove c’è la lava ancora “recente” le strade filano lisce, a parte nel tratto finale della Hwy-130, alle pendici del vulcano Kilauea, a Big Island. Sulla stessa isola la guida sconsiglia di imboccare la Hwy-200 (Saddle road) che conduce al vulcano Mauna Kea a meno che non si abbia un 4×4, ma noi non abbiamo verificato questa informazione. Invece a Maui almeno due sono i tratti di strada chiusi in seguito a terremoti o maremoti: un ampio tratto della Pilani Highway (Hwy-31) nel sud dell’isola e, a nord, la Kahekili Highway (Hwy-340) parzialmente percorribile ma solo con fuoristrada (questo invece lo abbiamo verificato).

Infine, a Ohau, abbiamo verificato che c’è un ottimo servizio di autobus che serve non solo la capitale ma tutta l’isola: si tratta della compagnia TheBus.

ALLOGGIO Caso unico nel panorama delle nostre vacanze abbiamo prenotato tutte le notti dall’Italia, ancora una volta tramite Expedia o contattando direttamente via mail gli alberghi. Non ci lamentiamo in assoluto della scelta, ma per analoghi motivi a quelli esposti sopra, meglio lasciarsi alle Hawaii un ampio grado di libertà: i gusti sono gusti e fissare 5 giorni in una località, sulla carta interessante, ma a nostro parere non molto significativa può risultare un po’ deprimente! Per risparmiare, abbiamo scelto un profilo medio, cercando sistemazione in semplici pensioni, B&B, residence o in alberghi che facessero qualche offerta via internet. Non ci siamo quasi mai trovati male, riscontrando uno standard di livello europeo. Abbiamo visto alcuni bellissimi resort, in particolare a Big Island, come il Waikoloa Beach Marriott, accessibile per raggiungere l’incantevole spiaggia di ‘Anaeho’omalu. A noi è parso molto elegante e considerando che la guida non lo mette tra i migliori della zona bisogna dire che qui l’offerta è veramente elevata, ma decisamente poco accessibile visti i prezzi che superano facilmente i 300 $ a notte. Prima di fornirvi i nostri indirizzi un’ultima riflessione: le Hawaii non sono un paradiso incontaminato, sono USA a tutti gli effetti, con un elevato livello di antropizzazione. Questo da un lato permette di variegare l’offerta, dall’altro toglie il sapore di trovare un luogo in cui, magari adattandosi un po’, godere a pieno delle bellezze della natura: per farlo bisogna pagare sia in termini monetari, sia in termini culturali: l’autenticità dei grandi resort, come è noto, lascia molto a desiderare! Alloggi a BIG ISLAND A Kailua: Kona Tiki Hotel (www.Konatiki.Com) 95,75$ a notte, raccomandato dalla guida, è un grazioso albergo in stile motel, affacciato sul mare e con piscina d’acqua salata. Le camere grandi e confortevoli hanno lanai (terrazzino) privato: il rumore delle onde del mare è talmente forte da rendere quasi difficile dormire! Abbastanza vicino al centro della cittadina. Prenotato tramite sito con bonifico internazionale.

A Volcano: Volcano Hale (www.Volcano-hawaii.Com) 72,42$ a notte, fa parte del The Chalet Kilauea Collection, un gruppo di B&B di varia categoria sparsi per il piccolo centro di Volcano, immerso nel bosco. Il nostro era una casa indipendente, a tre piani, a totale disposizione degli ospiti, con cucina e giardino, molto bella e ben arredata. Tuttavia durante la nostra permanenza noi eravamo gli unici ospiti e sembrava che la casa fosse “disabitata” già da un po’ di tempo. Questo fatto influiva negativamente sulla pulizia generale dei locali, oltre a dare un vago senso di inquietudine: forse avremo visto troppi film horror ma dormire in una grande casa deserta in mezzo al bosco (!) è piuttosto angosciante! La colazione non è inclusa nel prezzo e noi ne abbiamo fatto a meno. Prenotato tramite Expedia.

A Hilo: Hilo Seaside Hotel (www.Sand-seaside.Com) 56 euro a notte, albergo piuttosto squallido, dotato di una piscina cui tenersi alla larga, è stato senza dubbio l’alloggio peggiore in tutte le Hawaii. Comodo per l’aeroporto, va scelto solo in caso di levataccia. Prenotato tramite Expedia.

Alloggi a OHAU A Waikiki: Waikiki Sand Villa (www.Sandvillahotel.Com) 55 euro a notte, albergo semplice, ha le zone comuni piuttosto curate e accoglienti, le camere un po’ vecchiotte. Colazione inclusa. Rapporto qualità prezzo ottimo. Una precisazione: l’offerta a Waikiki è enorme, visto che il quartiere è in pratica costituito unicamente di alberghi. Si possono trovare quindi alloggi anche molto convenienti. Gli alberghi delle prime file rispetto al mare, in generale, sono più eleganti e più cari, ma anche se si alloggia nelle strade un po’ più interne non è così male: le strade sono molto animate e la distanza dalla spiaggia non è mai eccessiva.

Alloggi a MAUI A Wailuku: Banana Bungalow, notte a 60$. Un simpatico ostello con camere doppie e bagno in comune, allegro e semplice, necessita di un po’ di adattamento. Prenotato tramite il suo sito.

A Kihei: Kamaole Sands Resort, 92 euro a notte. Si tratta di un vasto complesso di residence costituito di piccole palazzine gravitanti intorno a una piscina. Gli appartamenti sono molto belli, con lanai grande, spaziosissimi: nel nostro caso aveva due bagni (di cui uno in camera), una lavanderia, una cucina attrezzatissima (con frigo a 2 ante, microonde, frullatore e quant’altro) e un ampio soggiorno! Questa sistemazione era molto confortevole, anche se ci ha sorpreso scoprire che si trattava in pratica di una casa vacanza privata (di una famiglia di Chicago) affittata durante l’anno e personalizzata dai proprietari: il che forse ci ha messo un po’ meno a nostro agio… La pulizia era curata dai responsabili del residence. Prenotazione tramite Expedia. Una precisazione: volendo avere una “base” per girare Maui, la scelta migliore è risiedere a Kihei, che si trova praticamente all’incrocio di tutte le principali strade dell’isola. Qui l’offerta è amplissima e va ancora una volta dai grandi e lussuosi resort ai motel ai residence, ma non c’è un vero e proprio paese.

PASTI Anche in questo pezzo d’America imperversano le note catene di fast food. D’altro canto la cucina purtroppo non offre molto di più perché, come molti altri aspetti della cultura originaria degli Hawaiiani, anche questo è stato nettamente omologato allo stile USA. Fanno eccezione alcuni locali che meritano di essere citati (nel bene e nel male): i prezzi sono già comprensivi di mancia (di solito un 15%).

Abbiamo sperimentato alcuni ristoranti di ottimo livello, di solito presenti negli alberghi di lusso: il pesce è vivamente consigliato (occhio al prezzo!); in particolare possiamo indicarvi questi locali: a Kihei (Maui): Five Palms Beach Grill, 2960 Kihei Road, 90 $ in due: in un bell’albergo un elegante ristorante con terrazza sulla spiaggia. Da provare, oltre al pesce alla piastra, il mix di dolci, veramente insuperabile.

a Wailea (Maui): Mulligans on the Blue, 100 Kaukahi Street, 85 $ in due: ristorante-pub del Golf Club, offre musica dal vivo e, oltre a un’ottima cucina, incredibili cocktails.

Come in tutti gli USA anche alle Hawaii la maggior parte dei ristoranti non facenti capo a catene sono etnici, soprattutto giapponesi e thailandesi. A questo proposito si deve ricordare che le Hawaii sono quasi più vicine al Giappone che alle coste americane, come testimonia la nutrita comunità nipponica presente qui già prima che le isole diventassero il 50° degli Stati Uniti d’America. Pertanto troverete ottimi ristoranti giapponesi, che propongono le loro tipiche specialità di sicura qualità, visto che il personale e la maggior parte dei clienti sono giapponesi. a Waikiki (Ohau): Furusato Sushi Bar, in Kalakaua Avenue 2424, 35 $ in due, ottimi sushi e sashimi in un bel locale pulito e accogliente dall’arredo minimalista.

a Kailua (Big Island): Thai Rin, 75-5799 Ali’i Drive, pessimo ristorante thailandese raccomandato dalla guida! Unico pregio: è economico… a Hale’iwa (Ohau): Rosie’s Cantina, 66165 Kamehameha Hwy, 50 $ in due. Ristorante messicano (!) dall’arredo curato, cibo piccantissimo, ottimi cocktail.

Infine ricordiamo alcuni semplici café e bar, che hanno il merito di non appartenere a una catena col cibo surgelato: a Kihei (Maui): South Shore Tiki Lounge, 1913-J South Kihei Road, 40 $ in due. Una sorta di pub che serve delle pizze più che mangiabili (ma che hanno poco a che fare con le nostre!) e buona musica dal vivo.

a Wailuku (Maui): Café Marc Aurel, 28 N Market Street, bel locale, noi ci abbiamo fatto colazione, assaggiando ottimi smoothies! a Volcano (Big Island): Lava Rock Café, 19-3848 Old Volcano Rd., locale simpatico, un po’ western, offre una buona scelta di hamburger e carne alla griglia.

MARE: SPIAGGE Una vacanza alle Hawaii ovviamente fa pensare immediatamente a mare e spiagge da sogno. Questo è in parte vero ma occorrono alcune precisazioni, per non cadere nella delusione di una grande aspettativa e per evitare alcuni luoghi decisamente sopravalutati! A Big Island abbiamo visto alcune notevolissime spiagge, letteralmente da cartolina. Ma c’è un elemento che, a nostro parere, può veramente rovinare tutto e cioè la poco discreta presenza dei grandi complessi alberghieri. Talvolta l’accesso alle spiagge è addirittura negato, più spesso si può invece usufruirne, ma avere alle spalle un ingombrante edificio, anche se non brutto, può rompere la magia e l’incanto che si pensava di provare. Per questo motivo pur consigliando tutte le spiagge da noi visitate (vedi itinerario), segnaliamo la spiaggia del Kekaha Kai State Park: accessibile solo percorrendo tre miglia di sterrato veramente impegnativo (il percorso è letteralmente scavato nella lava e costituisce di per sé un’esperienza affascinante) è una bella lingua di sabbia contornata da alte palme che svettano sul mare di lava alle loro spalle. Non è attrezzata, quindi occorre portare con sé acqua e viveri. Sulla Hawaii Belt Road, dopo il bel sito archeologico del Pu’uhonua O Honaunau, una deviazione, segnalata da un cartello che indica un santuario delle tartarughe, porta alla stupenda spiaggia di sabbia nera di Punaluu, da togliere letteralmente il fiato. Purtroppo quando ci siamo arrivati il tempo era molto brutto e il cielo nero rendeva l’acqua un po’ cupa: ma con pochi sprazzi di sole essa assumeva degli incredibili riflessi turchesi, mentre il nero assoluto della sabbia bagnata contrastava col verde smeraldo della foresta alle spalle. Se guardate bene tra gli scogli, vedrete enormi tartarughe all’apparenza vetustissime, di cui la spiaggia è appunto santuario.

A Ohau abbiamo goduto del mare più bello. La stessa spiaggia di Waikiki appare incredibilmente attraente, nonostante la città di grattacieli la sovrasti alle spalle: ma in questo caso è proprio l’eccezionalità dell’ardito contrasto tra grattacieli a specchio e palme e sabbia bianchissima che rende obbligatorio almeno un tuffo nella famosissima Waikiki Beach! Certo, passarci 2 settimane di vacanze potrebbe essere decisamente eccessivo (anche se non infrequente), ma una giornata può valere davvero la pena! Le spiagge della North Shore sono in assoluto le più belle: tra tutte segnaliamo Sunset Beach, nota soprattutto ai surfisti per le spettacolari onde invernali, ma che quando siamo andati noi appariva incredibilmente calma (non sappiamo se abbia inciso anche l’ora in cui siamo arrivati, nel tardo pomeriggio). Al contrario, sulla costa sopravento, a est, abbiamo incontrato tratti di mare che richiedevano veramente molto coraggio, come alla Sandy Beach, in cui abbiamo visto fare evoluzioni spettacolari di surf e body surf. Noi ci siamo arrischiati a entrare in acqua solo alla successiva e più alla portata Kailua Beach, una piacevole lunga spiaggia, contornata da palme, una bassa e folta vegetazione e una serie di graziosissime villette. Qui anche noi ci siamo divertiti a buttarci tra le onde ma… attenzione ai portuguese men of war, alias meduse dai tentacoli sottilissimi e piuttosto urticanti: noi le abbiamo “provate” e non è stato piacevole, anche se il fastidio è andato via abbastanza rapidamente dopo una doccia! A Maui una delle spiagge più affascinanti è la Red Sand Beach, vicino ad Hana, un’incredibile spiaggia di sabbia rossa cui si accede con una breve passeggiata su un sentiero un po’ ripido. Molto bella è anche la Oneloa Beach, forse anche perché è praticamente l’unica, in tutta la costa occidentale, non contornata da alberghi. Infatti per il resto tutta la costa sottovento è un quasi ininterrotto susseguirsi di strutture alberghiere, a volte gradevoli e dall’impatto non troppo devastante (come nella zona di Makena, con i resort più belli), a volte eccessivamente invadenti, come nella zona a nord di Lahaina, dove la costa non è neanche un granché (fondale basso, mare grigio, spiaggette insignificanti).

MARE: SURF E SNORKELING Le Hawaii sono la patria del Surf e quindi sono una meta ideale per chi ama questo sport. Molto praticata è anche una sua variante, più accessibile anche per i “comuni mortali”, il body surf, praticato con una tavola più corta e leggera su cui sdraiarsi prendendo l’onda. Per gli esperti la stagione migliore è l’inverno, quando i cavalloni attirano i più grandi campioni del mondo, mentre per chi vuole imparare l’estate andrà benissimo, anzi, molte spiagge non sono adatte ai principianti. Il più alto numero di surfisti e body-surfer li abbiamo visti a Sandy Beach, a Ohau, mentre per prendere le prime lezioni, il luogo più adatto ci è sembrato Waikiki beach, dove le onde arrivano non troppo alte ma molto lunghe e dove pullulano i corsi per neofiti e non: a Waikiki, del resto, anche nelle strade più interne, non è infrequente imbattersi in bagnanti che passeggiano con la loro bella tavola sotto braccio. Dopo l’esperienza di Ohau eravamo convinti di trovare qualcosa di analogo a Maui, ma siamo rimasti delusi: anche se è qui che abbiamo preso il nostro giorno di lezioni (60 $ a testa per 4 ore), a Kihei, il mare offre uno spettacolo molto meno entusiasmante: innanzitutto le onde si formano solo al mattino e sono molto meno imponenti. Certo, per principianti assoluti come noi poteva andare bene, ma vista dalla spiaggia l’impresa appariva un po’ meno eroica! Per quanto riguarda lo snorkeling dobbiamo fare un assoluto mea culpa: pur avendo letto della possibilità di effettuare interessanti immersioni, non ne abbiamo mai fatte pur essendoci portati dall’Italia maschere e pinne! Questo innanzitutto per una vera e propria mancanza nella pianificazione del viaggio: i luoghi che erano più adatti allo snorkeling sono anche quelli a cui abbiamo dedicato meno tempo, spesso limitandoci a un veloce tuffo. A Maui, dove molte escursioni organizzate promettevano di portare in luoghi ottimi per una nuotata tra i pesci, abbiamo rinunciato, un po’ per una questione economica un po’ per la paura di prendere qualche fregatura (il nostro atteggiamento verso quest’isola non era molto positivo!). Inoltre senza dubbio ha pesato la paura, forse esagerata, degli squali, contro cui la guida, in molte occasioni, metteva in allerta.

I VULCANI Nella scelta di questa meta un fattore molto importante è stata l’idea di vedere i vulcani, ancora in attività, presenti sull’arcipelago. In particolare l’aspettativa più grande si concentrava sul Kilauea, a Big Island: al momento della nostra visita, da un cratere, aperto sul fianco del monte, scendeva, da oltre vent’anni, una colata lavica che andava a finire direttamente in mare, in un tripudio di vapori e ribollii. Potrete quindi immaginare la nostra reazione quando, arrivati al centro visitatori per chiedere ai rangers come raggiungere il punto più vicino alla lava, abbiamo visto affiggere il seguente cartello: alle ore 15 l’eruzione si è fermata. Erano le 16 e 30! Dopo alcuni momenti di cupa disperazione, raddoppiata dalle sarcastiche parole della nostra Rough Guide, che ci avrebbe ritenuti veramente sfortunati se l’eruzione, attiva ininterrottamente dal 1983, si fosse esaurita proprio al momento del nostro viaggio, cerchiamo di organizzare comunque un’esaustiva visita. Essendo giunti di pomeriggio miriamo a perlustrare le immediate vicinanze del centro visitatori, che sorge sull’orlo della caldera principale del vulcano, percorribile in auto, seguendo un periplo che la costeggia in tutta la sua circonferenza, o a piedi, attraverso vari sentieri ben tracciati. Ma il vulcano ci riserva un’altra amara sorpresa: ironia della sorte proprio il giorno in cui l’eruzione si è interrotta, si è verificata un’attività insolita nella caldera, da cui si sprigionano vapori tossici e un gran fumo, visibile anche in lontananza. Perciò per ragioni di sicurezza la strada e i sentieri vengono chiusi. Ci ricompensa un panorama che richiama il più tipico immaginario del vulcano attivo e una straordinaria e inaspettata esperienza: l’incontro con una donna che un po’ in disparte canta una melodiosa preghiera rivolta al vulcano (oggetto, prima dell’arrivo degli Europei, di un vero e proprio culto, evidentemente sopravissuto, in maniera del tutto inaspettata, fino ad oggi). Ci rechiamo quindi al Thurston Lava Tube, un lungo tunnel sotterraneo creato dal fluire della lava sotto la superficie di una colata induritasi più velocemente. Ci dedichiamo alla discesa, attraverso un sentiero immerso in una vegetazione rigogliosissima, nel vicino Iki Crater, dalla cui superficie escono vapori caldi che creano un paesaggio mozzafiato. Il giorno seguente, invece, scendiamo in auto lungo la Chain of Craters Road, la strada che porta fino al mare, dove avremmo dovuto vedere gettarsi la colata lavica se fosse stata ancora attiva! Nella discesa facciamo una sosta per raggiungere a piedi il Pu’u Huluhulu, un cono di cenere vulcanica ricoperto da una fitta foresta, ma nel tragitto sbagliamo strada, trovandoci a vagare in una vasta distesa di pietra lavica, spezzata in più punti, fino a giungere sull’orlo di un piccolo cratere su cui, per il fortissimo vento, la franosità del terreno e i vapori molto densi, non osiamo affacciarci! Una visita ben più breve è quella che abbiamo invece dedicato al vulcano spento di Maui, l’Haleakala. Noi consigliamo assolutamente di destinare ad esso un tempo ben più lungo, magari arrivando all’alba, quando, dicono, il panorama è imperdibile. Quel poco che abbiamo visto ci ha impressionati e incantati. Dopo aver percorso un’incredibile strada dal tracciato perfetto, che in meno di un’ora fa arrivare da quota 0 a quota 3055 di altitudine, passando letteralmente in mezzo alle nuvole, la vetta dell’Haleakala si rivela una grande distesa desertica dai toni rosso e ocra, un deserto a più di 3000 metri di altezza e il mare sullo sfondo. I giochi di luce sulle straordinarie formazioni rocciose dei crateri ormai spenti creano uno spettacolo insuperabile. Numerosi sentieri percorrono la caldera, permettendo di raggiungere nuovi, senza dubbio imperdibili, punti di vista. E con un po’ di fortuna in estate si può anche assistere alla fioritura del silversword, una sorta di girasole viola che impiega anche 20 anni per crescere e fiorire, una sola volta nella sua vita.

LA CULTURA HAWAIIANA – CONCLUSIONI Una piccola delusione in questa vacanza è stato l’aver constatato che la cultura locale è ormai praticamente morta. Gli indigeni hanno tratti somatici ancora molto riconoscibili e alcune usanze ben individuabili (la Hula, alcuni strumenti musicali, come l’ukulele, le canoe, la lavorazione dei lei, le collane di fiori, alcuni gesti e le celebri espressioni Aloha e Mahalo, pronunciate con una serie di aspirazioni difficilissime da ripetere), ma tutto ciò annega irrimediabilmente nel mare degli stereotipi per turisti alimentati dalla enorme industria vacanziera che si è impadronita di buona parte delle isole. In questo senso le Hawaii scontano, come e forse più delle altre isole del Pacifico, lo scotto dell’incontro con la più forte e aggressiva cultura occidentale. Se si parte consapevoli di questa realtà, un viaggio alle Hawaii può essere una bellissima esperienza, per l’incontro non solo con una natura meravigliosa che ci appare veramente altra rispetto al nostro Mediterraneo, ma anche con un mondo fatto di forti contrasti, che può ancora riservare piacevoli sorprese.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche