Da Seattle a San Diego

Questa è la descrizione di un viaggio nella West Coast americana di due turisti fai da te che per fortuna non sono mai incappati nell’epilogo negativo del famoso spot di qualche annno fa. Siamo partiti da Seattle con la macchina a noleggio Avis e abbiamo guidato fino sulla costa dell’Oregon, passando poi per la costa settentrionale della...
Scritto da: Prez
da seattle a san diego
Partenza il: 02/08/2008
Ritorno il: 19/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Questa è la descrizione di un viaggio nella West Coast americana di due turisti fai da te che per fortuna non sono mai incappati nell’epilogo negativo del famoso spot di qualche annno fa.

Siamo partiti da Seattle con la macchina a noleggio Avis e abbiamo guidato fino sulla costa dell’Oregon, passando poi per la costa settentrionale della California con tappa a San Francisco, per poi deviare verso il parco nazionale Yosemite, la Death Valley, Las Vegas e infine le spiagge della solare San Diego.

Partenza il 2 di agosto da Milano Linate. Devo raggiungere il marito che si trova già a Seattle per lavoro. Con i punti frequent flyier avevamo preso per me un biglietto che comprendeva un itinerario Linate-Amsterdam-Newark. Poi, separatamente avevo acquistato un volo interno Continental da Nework a Seattle. Questo fatto ha complicato un po’ le cose perchè arrivata a Newark è stato un po’ complicato trovare dove fare il checkin per l’ultima tratta. E’ sabato e all’aeroporto c’è un gran caos: molti voli in ritardo e molti cancellati. Il personale di terra mi sballotta da una fila all’altra lunghissima (tutte sbagliate, ma per fortuna me ne accorgo e salgo al piano superiore dove fanno i checkin). Ma non ho finito di soffrire…Arrivato il momento di imbarcarmi…Il volo che era segnalato on time subisce un ritardo di 30 minuti. Poco male mi dico…Peccato che alla fine il ritardo è stato di più di tre ore …Ore di sofferenza perchè non si capiva se l’avrebbero cancellato o no. Alla fine arrivo a Seattle alle 2 di notte. Un consiglio: se potete non fate scalo negli aeroporti di New York, soprattutto nei weekend estivi.

03 Agosto: Dopo una bella dormita nel comodo letto del westin Hotel (veramente bello) visitiamo Seattle. Sono fortunata e ho l’occasione di vedere la città con un sole stupendo. La cosa più caratteristica di Seattle è senz’altro il Pike Place Market con tutti i suoi stand di prodotti alimentari. Al banco del pesce i pescivendoli a volte intrattengono i turisti lanciandosi i pesci.

Al pomeriggio prediamo la monorotaia per visitare il Seattle Center dove c’è la stazione di osservazione Space Needle. Vista la bella giornata di sole, l’area ,che è circondata da giardini e da fontane (di cui una molto grande con giochi d’acqua), è piena di gente che passeggia e prende il sole.

Alla sera, cena romantica da Salty’s, ristorante subito fuori Seattle da cui si gode di una spettacolare vista sulla baia con lo skyline della città. Sappiate che, se volete stupire la vostra Lei, il ristorante offre anche un servizio di Limousine che non dovrete pagare extra (noi poi abbiamo lasciato la mancia all’autista).

04 Agosto: sveglia presto perchè dobbiamo dirigerci verso l’Oregon. Usciamo da Seattle e mi dispiace di non rimanere qualche giorno in più per visitare i d’intorni che mi sembramo veramente interessanti. Passiamo dai 15 gradi di Seattle ai 30 gradi di Portland che alla fine non ci è neanche piaciuta un granchè…La guida Lonely ne esalta il lungo fiume ma sinceramente a noi non ha detto molto. Forse perchè stavano allestendo palchi e stand per una manifestazione di ristoratori locali, a Bite of oregon, che si sarebbe tenuta la settimana successiva. Ceniamo qui in un ristorante consigliato dalla guida: Jake’s Famous Craw Fish e mangiamo del buon pesce. Pernottiamo in un hotel in downtown prenotato tramite Expedia.

05 Agosto: Via verso la costa dell’Oregon!!! Nonostante le previsioni locali dessero sunny troviamo cielo nero e 15 gradi. Io sono in imbarazzo perchè da Portland sono partita con infradito e pantaloncini ma gli americani stanno in spiaggia e alcuni fanno anche il bagno nell’oceano, non so come ci riescano sinceramente.

Nonostante il tempo brutto la costa dell’Oregon è affascinante e molto imponente. Dai tanti punti panoramici vediamo anche i leoni marini.

Ad un certo punto incontriamo una zona con le dune di sabbia che spuntano sul mare preceduta da boschi di conifere. Insomma, un miscuglio di montagna e mare che colpisce…

Oggi la giornata è passata cosi, guidando tutto il giorno lungo la costa e fermandoci ogni tanto a fotografare il pesaggio.

Una famiglia di americani ci ha chiesto di fotografarli e ci siamo messi a chiacchierare. La mamma era stupita di trovare Italiani in Oregon, pare non se ne avvistino molti…

Ci fermiamo a Bandon in uno dei tipici motel americani. In assenza delle catene tipo Motel6 o Super8 vi consiglio di scegliere quelli con la scritta AAA Approved che sono solitamente piuttosto curati e soprattutto puliti. Alla sera ceniamo nel ristorante italiano Alloro perchè leggiamo su Trip Advisor che è il migliore di Bandon. Devo dire che la cucina si avvicina molto a quella italiana e mangio una buonissima pasta alle vongole.

06 Agosto: Lasciamo Bandon immersa nella pioggia e nella nebbiolina per continuare il viaggio verso sud, sulla Highway 101.

Speriamo sempre che il tempo migliori perchè sembra quasi novembre, temperatura compresa. Il paesaggio è comunque molto bello e suggestivo e la costa si presenta ad un certo punto caratterizzata da un susseguirsi di faraglioni e spiaggie (certo, ci fosse stato il sole…).

Il tempo non migliora neanche quando entriamo in California…Anzi fa ancora abbastanza freschino. Ma la California non è il sunshine state??? Comunque la parte settentrionale della California è bellissima. La strada passa in mezzo a boschi di sequoie e pini altissimi con alcuni lookout verso il mare. La cosa un po’ inquietante è che ogni tanto compare un cartello che avvisa che ci troviamo in una zona a rischio tsunami …Aiuto…

Il sole finalmente spunta nella località Trinidad, dove facciamo pausa per mangiare in uno dei classici diners.. Il marito si adegua subito alla dieta americana e ordina un paninazzo con patate fritte e cocacola. Io invece cerco di prendere la cosa meno invasiva e opto per la chicken ceasar Salad. Ci hanno messo tantissimo a portarmela, pare perchè era dal 1970 che nessuno la ordinava più, troppo light…

Ne approfittiamo poi per fare qualche foto della baia. Riusciamo anche a vedere le foche e lo spruzzo delle balene!!!!! Da qui di nuovo in macchina tra foreste fittissime fino a Garberville, paesino sulla highway in cui decidiamo di pernottare sempre in un motel. Ce ne sono 4 e noi becchiamo quello più economico ma anche meno pulito (non era AAA approved) lo sherwood Forest Motel. Non è proprio un granchè, anche se per una notte si può sopravvivere.

O7 Agosto: Partiamo da Garberville la mattina presto (facciamo prima colazione in un classico diner con i divanetti e la cameriera in divisa con caraffa di caffè in mano), ci aspetta ancora una giornata in macchina per arrivare a San Francisco. Facciamo tappa a Mendocino perchè la guida lo consiglia, ma la visita dura pochissimo perchè fa un freddo cane…Incredibile, a Garberville 30 gradi..Perciò io di nuovo sono in pantaloncini e infradito…

Poco male, ripartiamo e passiamo per una valle piena di vigneti e di cantine (non la Napa Valley…) per poi riprendere di nuovo la highway 101 verso San Francisco. Lungo la highway vediamo 3 o 4 caprioli! Facciamo anche una tappa in un tipico outlet americano in cui avvistiamo i primi due esemplari (oltre a noi) di italiani intenti a cercare offerte convenienti sulle note marche americane.

Nel pomeriggio finalmente arriviamo a San francisco e passiamo sopra il meastoso ponte Golden Gate, tempo foggy, temperatura fresca ma non polare. Alloggiamo in un hotel 2 stelle in downtown (Adante hotel) che consiglio perchè oltre alla buona posizione offre un ottimo rapporto qualità prezzo.

08 -09 Agosto : San Francisco è una bellissima città sulla baia e belle sono la sua downtown con i grattacieli tipici delle città americane e la zona del porto con i moli, i colorati ristoranti e negozi.

Noi ci siamo stati due giorni interi ma sicuramente vale la pena di soggiornarci di più perchè anche i dintorni meritano.

Il primo giorno visitiamo la città. Da Downtown si può prendere la cable rail way municipale (dopo aver fatto una fila chilometrica naturalmente) e avere così una prima veduta della città da questo caratteristico mezzo. La railway ti porta alla zona del porto, molto curata e piena di negozi e ristoranti. Va detto che qui il tempo è un po’ strano. La mattina sembra novembre: freddo e con la nebbiolina che ti bagna la faccia. Io ho addirittura messo il pile… Poi si alza il vento che spazza via le nuvole e la foschia lasciando spazio al cielo blu e a un sole fortissimo mentre la sera ritorna di nuovo freddo e nebbiolina. Il vento sembra sia una costante ed è piacevole quando c’è il sole, ti gela le ossa con la nebbia.

La zona del porto col sole è veramente bella. Al pier 39 è possibile vedere i leoni marini che si sono qui stabiliti nel 1990 perchè trovano cibo, riparo dalle interperie e comode piattaforme su cui riposare. Si vede anche l’isola di Alcatraz che avremmo voluto visitare se nonchè occorreva prenotare e non l’abbiamo fatto…Tra l’altro le prenotazioni erano full fino al 15 agosto…Quindi prenotate per tempo se ci tenete a visitarla.

San Francisco è pienissima di italiani, soprattutto grandi comitive caciarone. Ad una certa ora del pomeriggio li puoi avvistare nei negozi Abercrombie (marca americana di vestiti casual che piace tantissimo a noi Italians).

Il secondo giorno invece, dopo una tappa nella celebre Lombard street piena di fiori, noleggiamo le bici dal porto e ci dirigiamo verso il Golden Gate che naturalmente è immerso nella nebbia del mattino ma non ci lasciamo scoraggiare e nonostante il vento forte a sfavore proseguiamo e arriviamo fino alla ricca località Sausalito in cui finalmene splende un bel sole! Il rientro lo facciamo via ferry boat perchè io sono stanchissima. Arrivati al porto (come camminata defaticante…Dice il marito) ce la facciamo a piedi fino al centro su e giù per le tipiche vie della città. Risalendo dal porto è possibile godere di bellissime vedute della baia e attraversare quartieri con le casette colorate che si vedono nei telefilm.

Per quanto riguarda la cucina vi consiglio di provare nella zona del porto il cioppino, una sorta di caciucco molto più speziato e la clam chowder, la zuppa cremosa di vongole che viene spesso servita in una pagnotta tagliata a metà (è un po’ pesantina…Ma si devono pur provare i piatti locali). 10-11 Agosto:Dopo due giorni nella metropoli caotica ci rituffiamo nella natura visitando il parco nazionale Yosemite. Il tempo è bellissimo, cielo blu, caldo ma non troppo. Appena si entra si sente fortissimo il profumo dei pini e ci si immerge nel parco nazionale.

I turisti sono moltissimi, anche italiani, poichè è una meta molto gettonata e si capisce subito il perchè…Oltre ai paesaggi di montagna mozzafiato si è proprio a contatto con la natura.

Incominciamo a vedere tantissimi scoiattoli che essendo abituati ai turisti non hanno per nulla paura. Mi fermo a guardarli come se fossero esseri venuti da Marte (gli americani mi avran presa per fessa). Dopo Cip e Ciop, passeggiando in uno dei tanti sentieri incontriamo …La mamma di Bambi…Anche lei non fa una piega, ci passa davanti e si mette pranzare con gli arbusti del sottobosco guardandoci ogni tanto con i suoi occhi…Da cerbiatto 🙂 Pernottiamo al centro di Wawona (sulla strada incontriamo anche un coyote) in una residenza storica immersa nel verde. Poichè il parco è molto frequentato consiglio di prenotare per tempo…A meno che non siate avventurosi e vi accontentiate di un posto in tenda, ma fate attenzione perchè anche questi esauriscono in fretta.

Poco distante c’è il parco di sequoie che visitiamo l’indomani e possiamo confermare che le sequoie sono veramente grandi. Gli americani sono organizzatissimi e nei punti di interesse mettono sempre dei bagni e almeno un gift shop segnalando perfettamente il percorso che devi fare.

La giornata prosegue nel parco in macchina con una serie di fermate in punti panoramici che lasciano senza fiato (Glacier Point su tutti).

Il marito voleva vedere un orso ma si è dovuto accontetare del racconto della cameriera del chiosco dei tacos che diceva di averne visto uno la mattina stessa mentre faceva jogging. Qui bisogna fare molta attenzione agli orsi, ti esortano a non lasciare cibo in macchina perchè potrebbero sventrarla e persino i cestini della spazzatura sono a prova di orso.

Orsi a parte questo parco è veramente bello e vale sicuramente la pena di farci una tappa e di dormirci una notte.

11-12 agosto: Uscendo da Yosemite passiamo per Tioga Pass (3000 metri circa) su una strada molto panoramica.

Cerchiamo posto per dormire a Lee Vining ma ci vogliono rifilare unsa stanza con un letto moooolto piccolo ad un prezzo esorbitante, cosicchè diciamo goodbye e facciamo altre 30 miglia circa. Pernottiamo a Mammoth Lakes, una località montana molto In della California, in un Motel della catena Motel6 (economico e pulito). Siamo a 2500 metri circa di altezza ma di giorno fa caldissimo e il paesaggio è veramente arido, quasi desertico. Questa località di inverno è una stazione sciistica importante ed è sempre piena di neve, perciò questo paesaggio così secco ci colpisce ancora di più.

La zona è anche piena di laghi e campeggi, perciò prima di andarcene facciamo un giro e qualche fotografia, dopodichè ci incamminiamo direzione Nevada perchè l’indomani dobbiamo attraversare la Death Valley per arivare a Las Vegas.

Seguiamo le indicazioni del fidato navigatore che ci porta sulla Highway 95. Il paesaggio a poco a poco cambia e diventa sempre piu simile al deserto. Anche il traffico sulla strada diminuisce velocemente, ci siamo solo noi e poche altre macchine e sarà così per circa 200 km visto che il primo punto di rifornimento segnalato dopo 100 km è chiuso. Questo è uno dei controsensi degli americani: in certi posti mettono fast food di ogni tipo ad ogni kilometro, quasi fossero ossessionati dalla fame, e poi ti trovi a percorrere queste strade nel nulla più assoluto…Quindi se anche voi decidete di percorrere questo cammino portatevi qualche cosa da mangiare e da bere.

Alla fine arriviamo a Beatty, vicino al parco nazionale della Death Valley, dove dobbiamo pernottare. I morsi della fame si fanno sentire (sono le tre del pomeriggio) e ci fermiamo nell’unico posto aperto: un bar di messicani che offre burrito e hamburgers. Io ho quasi la nausea delle loro salse e sogno sempre più la pasta in bianco ma non c’è molta scelta e mi accontento di un chicken burger.

Pernottiamo in un altro Motel6 e sperimentiamo la real life americana facendo una lavatrice con la lavanderia a gettoni. Inizialmente il motel ci sembra messo nel mezzo del nulla, ma poi a poco a poco si riempie di turisti, tra cui, naturalmente, molti italiani (magari prenotate un pochino prima se volete fermarvi a Beatty, visto che non c’è molta scelta) 13-16 AGOSTO: Da Beatty, dopo una notte quasi insonne a causa della cattiva digestione della cena americana, partiamo alle 8 di mattina facendo rifornimento di carburante e di acqua come consiglia la fidata guida Lonely.

Nel giro di mezz’ora entriamo nel parco nazionale della Death Valley e comincio a capire come mai si chiama cosi…Il caldo è già fortissimo di prima mattina. Ci ritroviamo alle 9 di fronte al visitor center di Furnace Creek (mai nome fu più adatto) dove paghiamo la fee di ingresso e ritiriamo mappa e istruzioni…

Le istruzioni per un certo verso rassicurano: la Death Valley, a dispetto del nome, è in realtà un luogo di rara bellezza in continua evoluzione. Peccato che dopo l’elenco dei punti di interesse ci sia anche l’elenco delle cose che potrebbero succedere per via del caldo: malesseri e guasti vari alla macchina.

Non ci penso, rassicurata dal fatto che il marito è bello tranquillo e che in fondo siamo in tanti a visitare questo parco. L’esperienza del deserto l’avevo già provata in Australia, ma qui è diverso…Il deserto è piu montuoso e mi sembra anche molto più caldo.

Quando scendiamo dalla macchina a Zabriskie Point mi sembra di avere un phon puntato sulla faccia. Il paesaggio comunque è talmente bello e imponente da darti forza di continuare.

Giriamo per tutta la mattina nella valle fermandoci di tanto in tanto a fare foto nei punti di interesse segnalati dalla cartina. La temperatura mi mette a dura prova e bevo come un cammello per tutta la giornata.

Usciti dalla Death Valley proseguiamo in direzione Las Vegas in cui arriviamo nel primo pomeriggio. Alloggiamo all’hotel casinò Stratosphere e appena presa la camera mi sdraio sul letto king size a riposare.

Qui a Las Vegas ci sono più di 40 gradi, è come essere in un forno. Nei Casinò invece l’aria condizionata è fortissima…Un botta pazzesca.

Ceniamo sullo Strip (la via dei Casino’) in un ristornate italiano perchè io son due giorni che ho voglia di pasta …E poi cominciamo a camminare e a notare gli eccessi della città. Al di la del fatto che hanno ricostruito parte di Venezia (ponte di Rialto e gondolieri) e di Roma (colosseo e Fontana di Trevi) qui sembra proprio il luogo in cui gli americani si lasciano andare. E’ quasi tutto aperto 24 ore su 24 e gli americani, che normalmente cenano alle 18, si trovano a fare la coda nel ristorante per cenare alle 22…Inoltre bevono alcolici per strada, cosa che nelle altre città viene mal tollerato, o addirittura vietata e nei Casinò si può fumare. A tutte le ore c’è gente di ogni tipo (anche vecchiette) seduta a giocare alle slot machine che beve birra e fuma come turchi. Le cameriere in abiti succinti girano tra le macchinette vendendo drinks e sigarette.

Anche qui a Las Vegas è pieno di italiani, le donne le riconosci perchè appena entrano nel casinò si bardano di tutto punto per via del condizionatore, cosa che peraltro faccio anche io cercando di evitare il raffreddore…

La seconda giornata a Las Vegas passa all’insegna dell’ozio più assoluto. Ci alziamo tardi, alle 10, e poi visitiamo un outlet, ebbene sì…Anche noi come tutti gli italiani abbiamo ceduto allo shopping sfrenato. Pranziamo nel buffet del casinò Luxor: gran cosa i Buffet dei casinò. Finalmente riesco a mangiare leggero . Si paga un prezzo fisso e poi ti servi da solo: all you can eat. Il bello è che c’è molta varietà e si riesce a mangiare frutta, verdura e anche cose poco condite. Ad esempio la chicken noodle soup che a dispetto del nome strano non è altro che un salutare brodino di verdure con pezzi di sedano , carote e pollo e mangio anche un bel petto di tacchino arrosto senza salse strane. Mi sembra un miracolo!!!!!! Nel pomeriggio, ancora ozio più assoluto nella piscina dell’albergo. E’ piena di gente stesa al sole come lucertole…Non so come fanno, il sole è cocente ed io resisto solo 10 minuti, dopodichè conquisto un ombrellone e mi piazzo all’ombra con il mio libro: non mi abbronzo ma evito il ricovero per colpo di sole…

La sera di nuovo cena nel buffet (stavolta del casinò MonteCarlo), e visita nella parte di Strip che ci mancava. Al Casino’ Bellagio hanno simulato persino il lago di Como ed ogni 15 minuti circa il lago si anima con spettacolare giochi d’acqua. C’è la ressa per conquistare il posto in prima fila e fotografare…

Il terzo giorno ancora ozio, ci alziamo tradissimo e pranziamo al Buffet del casino’ Bellagio, consigliato dalla guida e a questo punto anche da noi…Visto che ci siamo trovati ottimamente.

La sera abbiamo anche la possibilità di vedere un tipico spettacolo, si intitola American Superstar e ci sono i sosia di famose star americane che ne interpretano i più famosi succesi: l’immancabile Elvis, Rod Stewart, Michael Jackson…I sosia sono molto bravi sia a cantare che a ballare ma lo spettacolo , con le ballerine, poco convinte e poco vestite di piume di struzzo , è un po’ eccessivo e pacchiano, in stile Las Vegas dunque. E’ comunque divertente e gli americani in platea partecipano rumorosamente con urla e battiti di mani con punta di esaltazione massima nel gran finale quando le star insieme interpretano la canzone “Living in America” vestiti di costumi naturalmente a stelle e strisce.

Stasera la cena è al Buffet del nostro hotel …Da evitare…

Domani partiamo verso l’ultima meta del viaggio. Pensavamo di passare gli ultimi giorni a Los Angeles ma abbiamo letto su molti diari di viaggio esperienze negative a causa della grandezza della città. Decidiamo percio’ di visitare San Diego e con non poca difficoltà prenotiamo due notti in un hotel appena fuori…A La Jolla. 16-18 AGOSTO: Trovare una sistemazione non è stato così semplice: abbiamo cercato su expedia e su Trip advisor.Com ma gli hotel più convenienti non erano disponibili per il fine settimana. All’ultimo momento, da Expedia, abbiamo trovato una offerta per lo Sheraton La Jolla (località In a nord di San Diego) e l’abbiamo presa al volo. L’hotel sembra più che altro un motel…Di lusso perchè le camere sono tipiche da Sheraton 4 stelle. Siamo anche vicini a San Diego e la località è veramente molto carina. L’unica pecca è il condizionatore in stanza che per qualche strano motivo non si riesce a spegnere (qui la temperatura è gradevole e non necessita di condizionatore). Ora capisco perchè pur essendo in estate i letti hanno trapunta e coperta di lana…Se si deve pernottare in un città come San Diego nel we il consoglio è di prenotare con un po’ di anticipo.

La jolla è una bellissima cittadina di lusso (lo si capisce dai negozi di grandi firme e dai ristoranti non proprio economici). Appena arrivati voglio subito andare in spiaggia e giungiamo in uno spiaggione enorme con le torrette di guarda-spiaggia e la macchina della lifeguard proprio come nei telefilm. La sera facciamo un po’ di coda per mangiare perchè è sabato.

Sembra infatti che gli americani amino fare la staycation e molte persone di San Diego passino qui il we. Andiamo in un ristorante italiano non proprio eccezionale (trattoria Acqua).

Il secondo giorno invece visita a San Diego e arrivati al porto ci rendiamo subito conto che è una città piuttosto tranquilla. La zona è ordinata, pulita e piena di gente che fa jogging sul lungo mare. Notiamo che ci sono molte meno persone sovrappeso, probabilmente il bel clima e il mare inducono le persone a condurre una vita più sana.

Visitiamo la portaerei USS Midway. La visita è piuttosto lunga (calcolate quesi tre ore) perchè come al solito gli americani curano ogni dettaglio: il percorso di visita è ben studiato e le audioguide esplicative (naturalmente nella portaearei hanno anche aperto uno shop e i bagni). Subito dopo ci dirigiamo in downtown, anche questa molto curata e pulita , anche se con una notevole presenza di homeless come spesso capita nelle città americane. Dopo pranzo sento il richiamo del mare e impongo la visita al quartiere Coronado che si raggiunge tramite il lungo e alto Coronado Bridge. Da qui si vede lo skyline di San Diego e passiamo un’ora su una spiaggia, ancora più grande di quella di La jolla.

18 agosto: Lasciamo l’hotel di La Jolla e decidiamo di dedicare ancora una mezza giornata a San Diego. Visitiamo Mission Bay: bellissima zona di piste ciclabili e calette; Old Town: ricostruzione storica dell’insediamento spagnolo; Balboa Park: giusto una capatina perchè ormai è tardi…

Le cose da vedere sarebbero ancora tante, peccato non avere più tempo.

Lungo la strada per Los Angeles ci fermiamo un’ora a Oceanside a vedere in azione i surfisti e poi a malincuore ci dirigiamo al Motel6 vicino all’aereoporto di Los Angeles.

La vacanza è proprio finita…Potendo rifarla dedicherei più tempo a San Francisco e a San Diego. Al prossimo viaggio!!!!!!



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