California in libertà

27 Agosto Partiamo da Milano Linate con destinazione Heathrow e da lì Los Angeles. L'attesa all'aeroporto londinese è di quasi quattro ore perciò si può dire che il primo giorno di vacanza ci va via in viaggio. Atterriamo a LAX al tramonto, la fila per la dogana è davvero lunga...interminabile. Dura più di un'ora e quando abbiamo finito...
Scritto da: Only
california in libertà
Partenza il: 27/08/2004
Ritorno il: 11/09/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
27 Agosto Partiamo da Milano Linate con destinazione Heathrow e da lì Los Angeles. L’attesa all’aeroporto londinese è di quasi quattro ore perciò si può dire che il primo giorno di vacanza ci va via in viaggio. Atterriamo a LAX al tramonto, la fila per la dogana è davvero lunga…Interminabile. Dura più di un’ora e quando abbiamo finito troviamo le nostre valigie accantonante in un angolo, tolte dal nastro dagli addetti bagagli. Ci abbiamo messo davvero tanto! Usciamo dal terminal e ci mettiamo in attesa del shuttle della Hertz che ci porterà al ritiro dell’autovettura.

L’attesa è meno lunga di quella delle dogana per fortuna e anche la consegna dell’auto è veloce.

La prenotazione era stata fatta dall’Italia: abbiamo scelto una berlina con il navigatore neverlost che si rivelerà vincente in più di un’occasione.

E’ la nostra prima vacanza completamente liberi, e questo ci emoziona molto. Non abbiamo prenotato assolutamente nulla, anche se il percorso è stato deciso.

Abbiamo deciso di lasciare Los Angeles alla fine della vacanza quindi partiamo subito in direzione sud. Ci fermiamo in uno dei tanti motel sulla strada verso Long Beach, scegliamo un motel 6 che ci ispira. Abbiamo dietro 2 guide prestateci da amici, una sul super 8 e una sui motel 6 ma non le useremo mai, i motel si vedono ovunque.

Il motel è bello è pulito, prendiamo la camera per una notte e ci mettiamo a dormire. Crolliamo subito ma alle tre di notte il fuso orario si fa sentire, almeno per quel che mi riguarda. Apro gli occhi, sveglia come un grillo e passo il resto della notte (o mattina presto) a leggere. 28 agosto Alle sette e mezzo già siamo in auto, neanche mio marito riesce più a dormire. Decidiamo di andare fino a Long beach e di fare colazione lì, tanto il fuso ci ha un po’ scosso e ancora non abbiamo fame.

A Long Beach vediamo un locale messicano che ci ispira, o diciamo piuttosto che ispirano i piatti che si vedono dalle vetrine! Entro per prima e mi avvicino al bancone per ordinare.

Primo problema…La graziosa ragazza messicana mi fa un largo sorriso ma mi fa:”sorry I speak only spanish”.

Fantastico…Il mio primo approccio negli stati uniti e sono già in difficoltà, non parlo una parola di spagnolo. Per fortuna mio marito parla per due, così la colazione eggs and bacon (deliziosa tra l’altro) è assicurata. Ci capiterà ancora nella zona più sud della California di trovare gente che parla solo spagnolo, non pensavamo che saperlo ci sarebbe stato così utile.

La periferia dove mangiamo non è certo elegante, però ha un suo fascino da set cinematografico. Decidiamo di dedicare la mattinata a visitare l’Acquario di Long Beach e il centro nautico e residenziale che ci sorge intorno.

L’acquario mi piace davvero molto, il centro residenziale mi sa di finto però è carino, mi ricorda un po’ Porto Cervo (e a me sa di finto anche quello). Osserviamo la Queen Mary da fuori ma decidiamo di non entrare, non è un tipo di visita che ci interessa fare.

E’ primo pomeriggio quando ripartiamo in direzione di San Diego. La strada si fa sempre più vacanziera, sempre più palme, gente in costume che cammina ai bordi delle strade. La strada costeggia l’oceano ed è bellissima da guidare.

A Laguna Beach veniamo colti da un attacco di sonno, causa fuso, anche se sono solo le quattro del pomeriggio. Visto che a entrambi si chiudono gli occhi, non ci fidiamo a guidare oltre. Così, con un po’ di difficoltà a trovare parcheggio (in fondo è sabato!) decidiamo di andare in una spiaggia a dormire un po’. Non riusciamo neanche a mettere giù l’asciugamano che crolliamo addormentati. Ci svegliamo al suono del telefonino: per non rischiare di farci prendere la mano avevo messo la sveglia dopo un’ora e mezza! Indugiamo ancora un po’ osservando una partita di beach volley sulla spiaggia poi facciamo due passi lungo la spiaggia. La cosa che mi colpisce di più sono i gabbiani: sono davvero enormi rispetto ai nostri. Quanto torniamo in auto ormai è il tramonto quindi decidiamo di cercare un motel. Optiamo per allontanarci dalla spiaggia, dove i prezzi sono abbastanza spaventosi. Troviamo un motel 6 a qualche km dal mare, in una zona residenziale però con diversi posti dove poter mangiare. A piedi possiamo uscire a cenare e lo stesso faremo al mattina dopo, prima di partire per san Diego.

29 Agosto La mattina dopo ci alziamo un po’ più tardi, verso le otto. Abbiamo dormito tutta notte, allarme fuso orario rientrato! Dopo una sostanziosa colazione a base di french toast in un fast food della catena Norma ripartiamo in direzione san Diego. Il primo posto in cui decidiamo di fermarci è La Jolla, una delle spiagge di san Diego. Ci piace molto, ha una splendida costiera a picco sull’oceano dove fanno pic nic, la gente passeggia, fa jogging o semplicemente legge. Sembra davvero un bel posto per vivere.

Mentre stiamo passeggiando per la sua Main Street veniamo anche fermati da un italiano che vive lì da trent’anni, che ci sente parlare tra di noi e ci si accosta con grande gentilezza. Parla italiano ancora abbastanza bene, con un forte accento americano. Ci fa domande, vuole sapere qualcosa dell’Italia e chiacchieriamo un po’ con lui.

Quando lasciamo la Jolla, dopo pranzo, decidiamo di andare a Mission Bay. Forse è un po’ un suicidio, perché è domenica, ma vogliamo vedere come passano la domenica gli abitanti di San Diego. Così, ci accodiamo agli abitanti della città che vanno al mare…E ci vanno 12 mesi l’anno, beati loro! Mission bay è appena fuori san Diego.E’ ben organizzata, ci sono diverse spiagge molto ben attrezzate, anche con parcheggi Nonostante un po’ di traffico per arrivarci non incontriamo difficoletà a parcheggiare.. Scegliamo una delle tante spiagge a caso e facciamo due passi in mezzo alle famigliole e ai gruppi di ragazzi che prendono il sole in riva all’oceano. Veniamo anche trascinati da dei volenterosi in mezzo a un comizio democratico, ci viene data una spillina a testa e ci offrono da mangiare. Spieghiamo che non possiamo votare nemmeno se volessimo ma nulla da fare…Ci sorridono e sono davvero gentili, allungandoci sue salsiccie dal loro barbecue. W i Democratici che vi devo dire?? Al tramonto come tutti entriamo a san Diego, non so per quale grazia divina non troviamo traffico. Ci fermiamo in un motel 6 in centro, lo scegliamo perché ha il suo parcheggio gratis se prendi una stanza. Decidiamo di fermarci una notte, la camera è bella e non troppo rumorosa, alla reception facciamo incetta delle riduzioni per le attrazioni che vogliamo fare. Trovo anche quelle per gli universal studios, 7 dollari a testa di sconto presentando i coupon alla cassa…Molto bene, le infilo in valigia! Parlando con la gentile receptionist (una signora di colore che ricordo ancora per la sua gentilezza) chiediamo informazioni su una brochure che abbiamo trovato, un tour di mezza giornata in giro per san Diego. Siccome vogliamo fare una pausa dall’auto, decidiamo di farlo e lei telefona per noi per concordare che ci vengano a prendere davanti al motel il mattino dopo. Ci va benone, è cosa fatta.

Dopo una doccia e un po’ di riposo, usciamo e decidiamo di andare a cenare nell’Old Town di San Diego. Sembra un po’ di essere nel quartiere western di Gardaland, bisogna ammetterlo. Però è molto carino, anche perchè è pieno di negozietti davvero carini e i locali sono davvero suggestivi. C’è un bel po’ di gente che l’ha scelto per una passeggiata serale.

Scegliamo un locale messicano per la nostra cena, mangiamo davvero bene e decidiamo che come tipo di cucina ci piace molto, tanto che nel resto della vacanza finiremo per scegliere un ristorante messicano 1 sera su 3. Senza mai rimanerne delusi.

Dopo cena facciamo ancora due passi nell’Old Town e poi andiamo a nanna: il pullman sarà a prenderci davanti al motel alle 8.30.

30 Agosto Sveglia alle 7.30, alle 8 siamo nella caffetteria a fianco al Motel a fare colazione. E’ davvero minuscola,c’è un solo tavolino a sedere che ci accaparriamo noi perché gli altri clienti sono gente che mangia di corsa e in piedi prima di correre al lavoro. Le uova e pancetta sono davvero buone, anche se servite in piatti di plastica che rendono il tutto molto economico.

Dalla caffetteria vediamo il pullman che ci viene a prendere. Si ferma e l’autista, un omaccione di almeno 2 metri per 90 chili, con lunghi capelli biondo rossi legati a coda, scende per venirci incontro. Io mi avvicino per pagare, ma nulla da fare, si paga solo alla fine del giro.

“Hello guys, come on my bus!” è il suo allegro saluto: gioviale per uno che è minimo si è alzato alle 6, visto che noi siamo uno dei ultimi hotel del suo giro di recupero.

Ci porterà in giro dalla 8.30 alle 12.30 spiegando molte cose nel microfono che a noi risulteranno per lo più incomprensibili vista la velocità con cui parla, ma comunque ci divertiamo molto. Vediamo posti belli, alcuni che forse non avremmo nemmeno scovato.

Ci porta a vedere un Grand Hotel del secolo scorso, che ha la particolarità di essere costruito interamente in legno, non c’è neanche un mattone. Ma non hanno paura degli incendi? NelGgrand hotel si può entrare, passiamo tra gli ospiti che fanno colazione sotto il patio e accediamo alla sua bella spiaggia dove becchiamo un esercitazione di marine che mi fa un po’ pensare a “Ufficiale e gentiluomo”.

La gita ci conduce anche nella zona più residenziale di san Diego, che sorge a due passi dall’oceano, dove incontro anche la casa dei miei sogni…

Ci riporta anche alla Jolla, la abbiamo già vista ma la rivediamo volentieri.

Più vediamo san Diego più capiamo perché è una delle città americane con l’età media più bassa: clima fantastico tutto l’anno, trafficata ma non caotica e spiagge tutte intorno. Persino la zona del porto mi piace molto, è così ordinata e pulita! Passiamo anche per il Gaslamp Quarter, che ci piace talmente che decidiamo subito di tornarci la sera, da soli.

Alle 12.30 il giro finisce e veniamo riportati in albergo, ma siamo molto contenti di averlo fatto.

Il pomeriggio era già destinato allo Zoo di san Diego, che fortuna aver trovato le riduzioni anche per quello. Non amo gli zoo e gli animali in gabbia, ma sono stata convinta a andare nello Zoo di san Diego perchè ha fama di essere uno dei più belli del mondo. Non sono rimasta delusa della mia scelta. Il pomeriggio va tutto per lo zoo, perché è grandissimo quindi lo spazio dedicato agli animali è tanto.

Quando andiamo noi è da poco nato il piccolo panda, il primo nato fuori dalla Cina. Si entra pochi alla volta in un ambiente protetto, dove i rumori sono esclusi da pareti di vetro insonorizzate. Il piccolo è davvero delizioso, on si possono fare foto perché le macchine lo disturbano ma è forse meglio così. Vederlo quel minuscolo essere spupazzato dalla sua grossa e placida mamma è davvero uno spettacolo incantevole.

Passiamo più di quattro ore nello zoo, eppure volano. Quando usciamo, è il tramonto. Facciamo una veloce corsa in motel a cambiarci e torniamo come ci eravamo ripromessi al Gaslamp Quarter. La sera è ancora più bello con i vari locali tutti illuminati, si sfianchiamo a forza di camminare ma proprio non ci vogliamo decidere ad andare a dormire.

Alla fine capitoliamo, vinti dalla stanchezza e dal fatto che il mattino dopo dobbiamo partire in direzione Joshua Tree National Park.

31 Agosto Partiamo come al solito verso le 8.30, dopo aver fatto di nuovo colazione accanto al motel. Nonostante sia un giorno lavorativo, il traffico è vivibile e in poco tempo siamo fuori dalla città. San Diego è davvero una città splendida. Il panorama cambia in poco tempo. Da marino diventa desertico, ormai nel deserto ci siamo fino al collo.

Sulla strada per il Joshua Tree decidiamo di fare una sosta nella cittadina di Palm Springs. La città è molto tranquilla, poco abitata in piena estate. Non ce ne stupiamo, sappiamo che si anima in inverno quando chi può ci viene a svernare (beato!). Fa troppo caldo per camminare così facciamo un giro in auto. Decidiamo però di prendere la funivia che permette di godere la vista della cittadina e del panorama intorno dall’alto, davvero magnifico. Se non ci fosse la funivia, forse Palm Springs non meriterebbe una visita…Non se si ha in programma di vedere Las vegas.

Dopo il giro in funivia, ripartiamo verso il Joshua. Arrivati a destinazione chiediamo alla ranger dell’Information center un po’ di notizie sui vari parchi che vogliamo visitare. Decidiamo di fare il national pass, visto che faremo 4 parchi. Gli spieghiamo il percorso che abbiamo in mente di fare, siamo un po’ delusi perché a sentire lei sembra che la Death valley sia chiusa per un’alluvione. Ma scopriremo ben presto che non è così…Se l’alluvione c’è stata davvero (ma forse la notizia era stata smentita, perché secondo la ranger era successo la notte prima) ogni allarme sarà rientrato quando passeremo noi.

Non avevo mai sentito nominare il Joshua Tree prima di cominciare a informarmi per la California, eppure é uno dei parchi che mi è piaciuto di più. Nonostante l’albero di Joshua, che dà il nome al parco, all’apparenza sia un po’ sgraziato, ha un suo fascino forse perché da noi non esiste nulla di simile.

Il parco è quasi tutto per noi, c’è davvero poca gente. Infatti, mentre procediamo su una delle strade interne, dove ci siamo solo noi, una famigliola di coyote decide di pararsi davanti alla nostra auto! Per fortuna andavamo davvero piano. Decidono di non fermarsi a fare amicizia e scappano prima che riusciamo a fargli una bella foto, anche se si allontanano con calma, forse non gli facciamo poi così paura.

Usciti dal parco che è ormai pomeriggio inoltrato, la nostra prossima tappa è il Gran Canyon. Decidiamo su due piedi di impostare il navigatore in modo da percorrere solo strade secondarie e non avremo modo di pentirci della scelta. Dopo poco un cartello ci avverte che per le prossime 280 miglia non ci saranno servizi. Gli diamo retta, facciamo il pieno di benzina e di acqua da bere e ripartiamo.

Guideremo fino a notte fonda senza incontrare quasi nessuno ma vedremo paesaggi davvero suggestivi…Chiedendoci anche come fa la gente a vivere in tale isolamento! Quando cala la notte incrociamo una delle tante aree di ristoro con i motel e l’immancabile Denny’s. Ci fermiamo, guidiamo senza sosta da quasi cinque ore e siamo cotti, ma abbiamo coperto gran parte della distanza che ci separa dal gran Canyon. Da Denny’s ceniamo e troviamo un libretto con i coupon dei vari motel per California, Arizona e Nevada. D’ora in poi riusciremo a soggiornare utilizzando quasi sempre i coupon e spendendo raramente più di 40 dollari per notte.

Utilizziamo subito il primo coupon, per un motel a 400 metri da Denny’s, uno dei motel più belli ed eleganti dove siamo stati. La camera ci costa solo 35 dollari presentando il coupon.

Io faccio il primo bucato della nostra vacanza (viva le asciugatrici!) e poi ci infiliamo a dormire.

1° Settembre Ci svegliamo se possibile ancora più eccitati del solito. Oggi ci aspetta il Grand Canyon, nutriamo una forte aspettati: stiamo per vedere una delle meraviglie del mondo.

Ci mancano poco più di due ore per arrivare al parco e siccome la sveglia è come al solito alle 8, prima delle 9 siamo già in auto. Arriviamo al parco prima di pranzo, facciamo la pochissima coda per entrare e finalmente ci siamo.

Il resto credo sia indescrivibile su un foglio. Non si sono parole che descrivono a sufficienza la meraviglia che ti trovi di fronte come nessuna foto rende a pieno la magnificanza e imponenza del parco.

Ci passiamo ore, ma ci si potrebbe passare giorni. Purtroppo il tempo stringe, abbiamo altre cose da vedere così di pomeriggio inoltrato usciamo dal parco in direzione Las Vegas. Ci torneremo tanto, lo sapevamo benissimo che in un solo viaggio non era possibile vedere tutto.

Mentre guidiamo verso il Nevada, ci trastulliamo per un po’ con l’idea di dormire su un motel lungo la strada e di arrivare a Las Vegas il mattino dopo. Ma la scartiamo.

Ci costringiamo a una tour de force automobilistico, è vero, però entrambi pensiamo che arrivare a Las vegas con il buio non sia la stessa cosa che arrivarci con il sole. In effetti, lo spettacolo di scorgere in lontananza in pieno deserto le mille luci della città ha qualcosa di magico. Stai guidando in mezzo al deserto e all’improvviso dal nulla la vedi, in tutta la sua scintillante magnificenza. Vogliamo goderci l’avvicinamento con calma, a poco a poco. Così, ci fermiamo a mangiare qualcosa in un Jack in The Box prima della diga perché siamo affamati, mentre non vogliamo affrettarci nel nostro ingresso. La diga la vedremo meglio con la luce ma ci fermiamo a goderci la vista di Las Vegas prima di entrarci. Ormai sono quasi le dieci, e l’attività notturna in città già ferve al massimo.

Troviamo un motel che accetta i nostri coupon, che stavolta prevedono la colazione all’americana gratis per entrambi il giorno dopo, al bar accanto al motel. L’ingresso del motel è tra un negozio di abiti da sposa e una cappella matrimoniale, quasi quasi il secondo matrimonio americano si potrebbe fare! Siamo stanchi, abbiamo guidato tutto il giorno, abbiamo scarpinato nel Grand Canyon e il letto ci tenta parecchio…Ma diavolo, siamo a Las Vegas! Chi ha voglia di dormire? Facciamo una doccia, indossiamo gli unici abiti appena un po’ più eleganti che ci siamo portati e da veri fan di Ocean’s Eleven ci precipitiamo al Bellagio. Non ci sono George né Brad ma mi devo accontentare.

Guardiamo i suoi giochi d’acqua, giochiamo ben 1 dollaro alle sue slot machines (che giocatori incalliti!!!) e poi sempre a piedi (che dolore quel giorno!) risaliamo lo Strip verso il nostro albergo.

2 Settembre La mattinata facciamo due passi per la città, c’è un vento molto caldo ma il clima è secco, impossibile sudare. E’ molto meglio di Palm Springs. Las Vegas non mi delude come mi avevano detto tutti di giorno. Certo, perde gran parte del suo fascino però mi piace comunque. Solo a pensare di essere in pieno deserto rende tutto incredibile.

Vorremo vedere di più, ma tanto sappiamo che torneremo a Las Vegas perché in un prossimo viaggio faremo i parchi più centrali quindi…La lasciamo con la certezza che il nostro è solo un arrivederci. Andiamo a vedere la Hoover dam, uno spettacolo davvero grandioso…

E poi partiamo per la nostra prossima tappa, la Death Valley.

Io ammiro gli spazi desertici e i panorami che attraversiamo sono a mio parere fantastici. Anche se è il nulla a farla davvero da padrone è un nulla che ha qualcosa di maestoso.

Più ci avviciniamo alla Death Valley e più il paesaggio diventa quasi lunare. Terra arida e un cielo di un colore particolare a causa del gran caldo. Il caldo è davvero atroce, supera i cinquanta gradi celsius eppure a noi, abituati alla forte umidità che c’è nella nostra città a luglio e agosto, non sembra di stare così male. Non c’è umidità e nonostante le folate di aria rovente che ti investono appena scendi dall’abitacolo non c’è umidità quindi si suda poco o nulla.

Gli americani e gli altri turisti non la pensano come noi, perchè siamo quasi abbandonati nel parco…Anzi, toglierei il quasi! Usciamo dalla Valle che il sole sta tramontando ed è quasi buio pesto quando arriviamo a Bishop, dove vogliamo dormire. Nonostante si sia ancora in periodo di pesca troviamo un grazioso motel (con tanto di sala per pulire il pesce!) e accetta il nostro coupon da 30 dollari per la stanza. La cittadina è tutta sulla via principale, con tanto di negozio del barbiere che fa molto Fonzie. Noi optiamo ancora per un messicano che cucina pesce fresco. Scelta azzeccata è uno dei migliori dove mangiamo, è abbastanza pieno di..Pescatori! Già che ci siamo chiediamo dove possiamo far colazione la mattina dopo. Scopriamo che c’è un’ unico locale, di nome Jack, che anche vende capellini e tazze con il suo nome ai turisti. Unico ma non serviva altro. Faremo un gran parlare per giorni dei suoi pancakes ripieni di mirtilli.

3 Settembre Oggi per la prima volta da quando siamo in California teniamo a portata di mano le tute e indossiamo le scarpe da ginnastica.. Entreremo nello Yosemite dal Tioga Pass e farà decisamente più freddo che dai posti dove siamo venuti ora.

Rifocillati dai jack’s pancakes, percorriamo gli ultimi chilometri prima di entrare nello Yosemite attraverso una strada da sogno.

Siamo un po’ preoccupati, perché si è alzato un vento freddo e noi non abbiamo neinte di troppo pesante da metterci addosso ma l’allarme rientra subito, quando siamo nello Yosemite ormai il vento è calato è c’è un bel sole che rende l’atmosfera molto gradevole.

Lo Yosemite è un parco splendido, ma non ci colpisce come hanno fatto il Grand Canyon o il Joushua o persino gli aridi deserti della Death valley. Non è così peculiare per noi europei, sulle Alpi vantiamo anche noi bellezze simili. Mentre giriamo per il parco incontriamo anche uno scoiattolo divo, da noi così chiamato perché si è fatto fare un sacco di scatti in mille pose possibili prima di andarsene.

Alla fine rimaniamo nello Yosemite fino a pomeriggio inoltrato, visto che la giornata é splendida e imbrunisce appena decidiamo di dare un’occhiata anche al Sequoia, anche se non é in programma. Il parco é come ce lo aspettiamo, gli alberi sono maestosi ma nel complesso se non siete amanti delle Sequoie Giganti non vi sembrerà niente di eccezionale.

Facciamo qualche giro, ma poi decidiamo di uscire e andare a cercare un motel nei dintorni di Fresno.

Sulla strada veniamo attirati da un locale dove servono pizza americana…È sperduto in mezzo al nulla, se togliamo gli alberi da frutto. Eppure è pieno di auto americane fuori. E’ questo a convincerci a entrare. Dentro il locale è molto caratteristico. Tavoloni in legno, videogiochi e partita tramessa alla tv. E’ pieno di famiglie, ci sono tantissimi bambini. Le pizze sono la specialità del posto, alla parete della cassa sono appese le varie teglie con i diametri della tua pizza. Io osservo un po’ poi mi decido a ordinare la terza misura.

La ragazza alla cassa mi chiede sorridendo di che nazionalità sono, le rispondo che sono italiana chiedendomi cosa c’entra e mi risponde: “allora prendi la misura più piccola, per voi italiani è più che sufficiente!”.

Le diamo retta e aveva ragione. Le due pizze sono buonissime, seppur americane al 100%..Niente a che vedere con le nostre. Ma non riusciamo a finirle..Veniamo convinti ad andarcene con la nostra prima doggy box nonostante non sappiamo dove dormiremo.

Ci fermiamo in uno dei motel meno entusiasmanti della nostra vacanza: la camera non è una delle più economiche, tutt’altro, ma l’acqua calda arranca e l’edificio ha l’aspetto triste di una grossa caserma. Ci buttiamo a dormire abbastanza tardi, anche se la sveglia è puntata come al solito alle 8. Vogliamo arrivare a san Francisco presto, perché sarà sabato.

4 settembre Anche stamattina abbiamo trovato un Denny’s per far colazione, è sempre una scelta vincente. Entriamo a san Francisco abbastanza presto, troviamo un po’ di traffico ma non poi molto. Decidiamo subito,, visto le evidenti difficoltà a trovare parcheggio, a cercare un motel per la notte e poi partire per l’esplorazione della città. Intanto, mentre a san diego ho visto la casa dei miei sogni qui vedo l’auto dei miei sogni…Se potessi la ruberei, anche se dovrei sfondare le pareti del garage.

Ci buttiamo su Lombard Street dove ci sono tanti motel, uno via l’altro e qua incontriamo l’unica difficoltà della nostra vacanza a trovare alloggio.

Dopo cinque e sei motel trovati pieni, troviamo una stanza in un motel dall’aria un po’ vecchiotta che vuole quasi 100 dollari per una notte (e ovviamente i coupons non sono accettati..). La camera sembra un po’ il salotto dei Cunningham però è pulita, il bagno anche e il letto e comodo perciò…Anche se ci sentiamo tirati per le “tasche” paghiamo. A meno di non fare retromarcia e uscire da Frisco c’è poco da fare.

Molliamo i bagagli e partiamo subito alla scoperta della città. Cartina alla mano e gambe in spalla. Quanto camminiamo quel giorno…Alla fine credo ci sia anche venuto un lieve senso di mal di mare a forza di fare su e giù.

San Francisco mi pare subito più snob di san Diego, nell’accezione più positiva del termine. La gente è ben vestita, per dirla dalle mie parti è “infighettata”. Fanno jogging firmati dal cappellino alla calza corta e se non avevano l’ipod è perché non era ancora così di moda.

Eppure la sua architettura mi piace da impazzire.

Mi piace tutto: il Fisherman’s wharf è il più bello che ho visto in California, dove pranziamo come tutti con il granchio cotto e servito al momento.

Io trovo un rigattiere che vende vecchie targhe e mi butto a capofitto negli scatoloni polverosi per cercare gli stati che abbiamo visitato. Quando finisco ho ragnatele anche sui capelli, temo, ma trovo ciò che cerco. Osserviamo anche i vari tour per Alcatraz ma abbiamo già visto abbastanza documentari per sapere che non è un tipo di visita che ci interessa, perciò proseguiamo.

Giriamo per il Financial district, per Ashbury Street dove ammiriamo un po’ di “arte moderna”…

Decidiamo di fare gli stakanovisti fino in fondo e ci arrapichiamo sulla Coit tower scalino per scalino.

Arriviamo al Golden Gate finalmente è c’è un sole splendente, così faticata per faticata ne percorriamo un pezzo a piedi..Un pezzo solo perché il caldo quel giorno sfianca.

Concludiamo la giornata a Chinatown dove ceniamo in un sushi restaurant.

Mentre ceniamo ripercorriamo ciò che abbiamo visto. Siamo andati da un capo all’altro della città, che meriterebbe forse un altro giorno. Ma i giorni della nostra vacanza sono quello che sono purtroppo e altre mete di aspettano.

La mattina dopo partiremo per visitare la zona a nord della Baia di san Francisco.

5 Settembre La prima e irrinunciabile tappa per due ex studenti universitari che hanno passato anni a seguire lezioni nei cinema è il campus di Berkeley. Arriviamo di buon ora e, siccome è domenica, è abbastanza vuoto ma non deserto, ci sono degli studenti che vanno avanti e indietro senza la frenesia che penso accompagni i giorni di lezione.

Lo giriamo in lungo e in largo sbirciando in giro, le vie tutte intorno all’università sono piene di bancarelle rivolte agli studenti ed è lì e non nel campus che si trova la maggior parte di loro.

Quanto ripartiamo da Berkeley, la nostra meta è la cittadina di Oakland, dove Jack London ha vissuto gran parte della sua vita. E’ uno dei pochi vanti della cittadina, che non ci entusiasma anche se è davvero carina, così decidiamo di ripartire alla volta di Stanford.

Già quando entriamo nelle sua vie principali, l’approccio è davvero piacevole: è una cittadina molto ben tenuta, piena di villette davvero eleganti e con un lungo viale che porta direttamente al campus, fiancheggiato da larghe piste ciclabili.

La vita della cittadina ruota attorno all’università sembra, come se insieme formassero un microcosmo.

Il campus è davvero bello, molto di più di quello di Berkeley. L’università è un po’ più aristocratica e non fa nulla per nasconderlo. Già l’ingresso è diverso, l’università si staglia imponente sullo sfondo di un giardino curatissimo, dove gli studenti hanno issato parecchie reti di pallavolo per fare sport in quel soleggiato pomeriggio domenicale.

Tra una cosa e l’altra si è fatto il tramonto: guidiamo verso Santa Clara, dove abbiamo deciso di pernottare. Troviamo un motel, un Best Western davvero bello che accetta i nostri, coupon.

Domani inizieremo la discesa verso Los Angeles lungo la California 1.

6 settembre La mattina, appena lasciata Santa Clara, la prima tappa del nostro viaggio è Monterey. La Cittadina è molto carina, ma non bella come la strada panoramica dell’intera contea, che è semplicemente meravigliosa. Big Sur è una parola talmente famosa che rimbalza da sola nell’immaginario collettivo e ciò che si vede è all’altezza delle aspettative, lasciando letteralmente senza fiato. Procediamo molto lentamente, perchè è più il tempo che ci fermiamo ad ammirare il paesaggio di quello che viaggiamo. Così, quando è buio pesto siamo nei pressi di San Luis Obispo dove ci fermiamo a cercare un motel. Qua battiamo ogni record: per 29 dollari, ricordo ancora la cifra stampata sul nostro coupon, ci danno una bellissima stanza in un motel davvero grazioso e pulito. L’hotel è mezzo vuoto come anche la cittadina, la sera usciamo in auto a cercare il solito ristorante messicano che troviamo appena fuori dal motel. Mangiamo come al solito molto bene spendendo neanche 20 dollari in due e senza come sempre riuscire a finire le enormi porzioni..Diventerò un enchiladas vivente alla fine della vacanza!!!! Succede anche un episodio divertente. Mio marito, in pieno lapsus, ordina una “little coke” anziché una “small coke”. Il cameriere arriva ovviamente con un “a liter of coke”!!!!! Il giovane cameriere si vuole assolutamente prendere la colpa, anche se non ne ha neanche mezza e noi protestiamo. Il risultato è che la coca ci viene offerta, alla nostra salute! Andiamo a nanna, sazi come due vitelli e un pochino tristi, perchè per la prima volta realizziamo il fatto che gran parte della nostra vacanza se né andato.

7 Settembre Ci svegliamo di buon’ora e ci reinfiliamo sulla california 1, direzione Città degli Angeli. Ma a proposito sapete che il nome completo della città in realtà è “El pueblo de Nuestra Senora la Reina de Los Angeles”? Ora del pueblo (paese in spagnolo) ha poco…Però fa ridere se si pensa che quasi tutti i suoi abitanti la chiamano semplicemente L.A.!! Prevediamo di entrare in città solo al tramonto, perché vogliamo far tappa a santa Monica, santa Barbara e dare un’occhiata alla famosa spiaggia di malibu. Mentre le prime due finiranno per piacerci molto, non certo per la bellezza dell’acqua o della sabbia ma per le belle case vicino alla costa, le lunghe piste da jogging lungo la sabbia, Malibu si rivelerà una profonda delusione. Quando andiamo noi la sabbia è brutta e sporca ma sopratutto l’edilizia è spaventosa. Le ville ormai datate si susseguono una dopo l’altra sulla spiaggia, coprendone la visuale dalla strada in un vero festival del cemento.

Le costruzioni non hanno l’aria di essere recenti e alcune sono davvero ridotte davvero male, tanto da far pensare a uno stato di abbandono.

E’ quasi il tramonto quando partiamo in direzione Disneyland. Abbiamo deciso di dedicare il giorno dopo al parco, perciò cerchiamo un motel sulla strada verso il parco. Ne troviamo uno che dista una mezz’ora di auto, non fa difficoltà ad accettare i nostri coupon. Niente messicano stavolta, ceniamo nell’immancabile Denny’s il nostro locale preferito.

8 settembre Oggi Disneyland! L’immenso parco è diviso con giudizio a mio parere in due parchi, con due biglietti di ingresso. In effetti quando c’è ressa dev’essere impossibile visitarli entrambi. Noi facciamo entrambi i biglietti, perché nonostante la bella giornata è un giorno feriale perciò non c’è molta gente. Facciamo poca coda a tutti i giochi e i due o tre che ci piacciono di più riusciremo a farli addirittura due volte.

Restiamo fino al tramonto per goderci la parata finale, davvero suggestiva. Nel complesso ci siamo divertiti molto, siamo contenti di aver “sacrificato” ( a detta di alcuni) un giorno che potevamo dedicare le visite a Disneyland, non ce ne siamo affatto pentiti e non consiglieremo mai a nessuno di saltarlo. La sera partiamo in direzione di Los Angeles. Troviamo un motel abbastanza comodo alla zona di Hollywood, dove concordiamo di fermarci 3 notti. Tra una cosa e l’altra è buio pesto, abbiamo cenato sulla strada venendo via dal parco quindi non ci resta che infilarci a nanna.

9 Settembre oggi dedichiamo la giornata a una prima visita della città. La prima meta è ovviamente Hollywood e il Walk of Fame. Come molte altre cose della città, finirà per deludermi un po’. L’aspettativa forse è troppa, ma nel complesso Los Angeles finirà in fondo alla categoria nei posti che ci sono piaciuti di più in questo viaggio.

A Hollywood si fa però un grand parlare di un telefilm che deve partire a giorni…Nessuno ne sa nulla e il mistero aleggia. Si sa solo come si chiamerà dai cartelloni sparsi un po’ dappertutto…

Non manchiamo una visita a Merlose Place, ma la zona è davvero squallida ormai.] Girelliamo nella zona degli studios e andiamo anche a Rodeo Drive. Non me ne vogliano gli americani, ma secondo me via Montenapoleone la batte di lunghezza. Ammiriamo un po’ di ville da sogno, poi già che siamo in auto decidiamo di arrivare alla vicina Pasadena, dove ceneremo. Ormai è il tramonto e la fila per uscire da Los Angeles è lunga. Pasadena è molto carina: piena di quartieri residenziali con ville eleganti e campi da golf, ci chiediamo se non è qui che mette casa chi può permettersi di entrare a los Angeles solo la sera. Mentre dopo il tramonto la città degli Angeli si svuota, qui le varie vie sono piene di gente.

Scegliamo ancora un messicano, nonostante l’eleganza del quartiere e del ristorante il conto è in linea con i soliti prezzi, lasciandoci molto sorpresi. Torniamo in città che è buio pesto e le nostre impressioni vengono confermate. Attraversiamo un Downtown quasi deserto che mette un po’ tristezza.

Ci capita anche una piccola disavventura. Finiti in una via piena di gente, dei brutti tipi ci si parano davanti all’auto per costringerci a fermarci. Mio marito, che era la volante, ha accellerato, facendo prendere un bello spavento al presunto ladro e costringendolo a spostarsi in tutta fretta, se non voleva essere investito. Torniamo al nostro motel, contenti di essere usciti dalla città con il buio, forse non è davvero il posto migliore dove girare.

10 settembre Oggi ci aspettano gli Universal Studios. Muniti delle riduzione trovate a san Diego, facciamo un po’ di coda per entrare ma non come temevamo. Giriamo per le varie attrazioni ma la parte che ci piace di più è il tour degli studios, che è davvero suggestivo. Si vedono molti dei vecchi set e io mi sono trovata a faccia a faccia con due dei miei miti preferiti: la casa di Psycho e il set di Cabot Cove (grande Jessica!!!). Dovrei aggiungere anche lo squalo di Spielberg, ma mi sono troppo spaventata quando lo squalo di cartapesta è unisco dal laghetto per prenderla con spirito.-.- Veniamo via dagli Studios che è il tramonto e decidiamo di passare la serata a Santa Monica. Ci piace molto, la camminata lungo il molo è suggestiva anche se la ressa è davvero tanta. Qui facciamo finalmente shopping come si deve, portando a casa un po’ di cosucce.

11 settembre E’ il nostro ultimo giorno di vacanza e un po’ di tristezza ci assale! Lasciamo il nostro motel e dopo aver passato la mattinata per l’ultimo sano shopping nella città di Los Angeles, ci dedichiamo alla ricerca dell’ultimo motel della nostra vacanza. Ne cerchiamo uno nei dintorni dell’areoporto, visto che il giorno dopo ci tocca l’alzataccia. E facciamo ricadere la scelta su uno dei tanti che ha il bus su venice beach, dove vogliamo passare il pomeriggio.

E così facciamo, il bus dell’albergo porterà noi e molti altri a venice il primo pomeriggio e ci verrà a riprendere al tramonto.

La spiaggia è molto caotica ma così californiana, proprio come te l’aspetti, che finirò per piacermi più di malibu. Buttiamo giù gli asciugamani su un tratto di sabbia ma alla fine non stiamo fermi, andiamo in giro tra le bancarelle che ci sono dietro la spiaggia. Ci sono anche molti campi da basket e assistiamo a una delle tante partitelle improvvisate.

Il pomeriggio vola via in un baleno. E’ ora di riordinare le idee e prepararsi al rientro. Il bello della vcanza itinerante è che la parte più triste, preparare le valigie per il rientro, ci viene risparmiata. Cambiando posto ogni sera, le valigie sono già belle pronte! Il VIAGGIO E’ FINITO…

Alla prossima meta…

Informazioni di servizio: -Costo totale della vacanza tutto compreso 4000 euro di cui poco meno di 1200 euro di volo con british (acquistato ad aprile) e 640 euro per l’auto con Hertz.



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