I parchi del south west 2005

Avevo concluso il diario del viaggio dell’anno scorso dicendo che il passo successivo sarebbe stato il south west degli stati uniti, ma che non sapevamo se e quando avremmo potuto farlo…ebbene il nostro mal d’America ha avuto la meglio e già nei primi mesi dell’anno stavamo progettando questo viaggio! E’ inutile, al cuor non si...
Scritto da: MELLUCHES
i parchi del south west 2005
Partenza il: 17/08/2005
Ritorno il: 30/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Avevo concluso il diario del viaggio dell’anno scorso dicendo che il passo successivo sarebbe stato il south west degli stati uniti, ma che non sapevamo se e quando avremmo potuto farlo…Ebbene il nostro mal d’America ha avuto la meglio e già nei primi mesi dell’anno stavamo progettando questo viaggio! E’ inutile, al cuor non si comanda! Così eccoci, ai primi di maggio, con in mano i biglietti aerei per Los Angeles e tutto ancora da decidere: avevamo solo due settimane di tempo, pochissime ma sufficienti per realizzare un altro pezzettino di sogno americano, così via, cartina alla mano a mettere le bandierine sui posti che assolutamente volevamo vedere, troppi ovviamente per il tempo a disposizione e così eravamo davanti ad un bivio: una corsa contro il tempo che ci avrebbe permesso di arrivare fino a San Francisco, per vedere poi Yosemite e la US1 o un viaggio più limitato in termini di tappe ma che ci avrebbe permesso di passare più tempo in ogni luogo…È stata una scelta assolutamente soggettiva, criticata da molti (ma come!!!? Non andate a San Francisco!!!??) ma è stata una nostra scelta perché era il nostro viaggio. Certo San Francisco rimane da vedere, ma…Non si sa mai! E così ecco pronto l’itinerario (fatto e rifatto più e più volte, buttato e ripreso…) ma che alla fine si è rivelato ottimo sia perché ci ha permesso di vedere tutti i parchi che a noi interessavano di più, sia perché abbiamo avuto tempo sufficiente per poterceli godere e non fare una toccata e fuga, sia perché avevamo tutto il tempo di fare gli spostamenti in tutta tranquillità potendo fermarci come e quando più ci faceva comodo sia per delle brevi soste non programmate in qualche overlook lungo la strada sia per rilassarci prendendo qualcosa da bere in un qualche posticino carino visto lungo la strada.

Vi anticipo alcuni dati: durata: 2 settimane miglia percorse: 2750 pari a circa 4.400 km (le miglia indicate giorno per giorno si riferiscono a quelle complessivamente percorse nella giornata e non alla distanza dal punto di partenza a quello di arrivo) 6 parchi nazionali: Death Valley, Zion, Bryce Canyon, Arches, Canyonland, Grand Canyon 6 parchi: Dead Horse Point, Monument Valley, Antelope Canyon, Horseshoe Band e poi ancora: Glenn Canyon, La diga sul Lago Powell, Lago Powell città: Los Angeles, Las Vegas, San Diego 17 AGOSTO 2005 ITALIA – LOS ANGELES Pernottamento: RAMADA LIMITED $ 64 Cena: localino messicano $ 11 Alle 11.50 decolla in perfetto orario il nostro volo Delta Airlines per New York. Nove ore di volo per arrivare nella città più bella del mondo, ahimè però abbiamo solo due ore di tempo per cambiare aereo, quindi NY la vedremo solo da dentro il JFK! Il volo è ottimo, il servizio e il cibo pure, così in men che non si dica atterriamo in suolo americano. Mi avevano detto che due ore di tempo erano poche, ma non pensavo di dover correre con le valigie al seguito in giro per l’aeroporto per non perdere l’aereo! Infatti abbiamo dovuto fare l’immigrazione (con tanto di rilevazione delle impronte digitali e foto degli occhi!), ritirare le valigie, riconsegnarle per l’imbarco e cercare il terminal del volo successivo, ovviamente siamo atterrati al terminal 3 e siamo ripartiti dal 9, quindi via di corsa in shuttle da un terminal all’altro e poi a piedi fino al gate di imbarco! Siamo saliti a bordo per ultimi, ma ce l’abbiamo fatta! E per fortuna che la hostess di terra a Venezia è stata così gentile da farci l’etichettatura delle valigie direttamente per LA e anche il check inn così non abbiamo dovuto rifarlo a NY e abbiamo potuto così salire direttamente in aereo! Atterriamo finalmente a LA dopo altre 6 lunghe ore di volo e abbiamo una sgradita sorpresa: non hanno fatto in tempo ad imbarcare le nostre valigie! Così facciamo reclamo ai bagagli smarriti e iniziamo ad aprire la pratica: ci hanno fatto un milione di domande tanto che, complice anche la stanchezza, quando mi hanno chiesto di elencare cosa avevo in valigia… non mi ricordavo nulla! Comunque tutto questo per sentirmi dire che comunque le nostre valigie erano state imbarcate sul volo successivo che proprio in quel momento stava atterrando! Caspita ogni 60 minuti c’è un aereo da NY a LA! Così, recuperate le nostre valigie, prendiamo lo shuttle della Hertz (ormai siamo esperti su queste procedure!) e finalmente ritiriamo la nostra auto: sono le 22.00 ora locale! Un breve spuntino a base di cibo messicano e poi a nanna al Ramada Inn subito fuori dall’aeroporto, prenotato dall’Italia direttamente dal loro sito.

18 AGOSTO 2005 LOS ANGELES – DEATH VALLEY Posti visitati: VENICE – SANTA MONICA Miglia: 281 Pernottamento: Stovepipe Wells Village (all’interno del parco) $ 112 Colazione: Denny’s $20 Pranzo: Taco Bell $ 6 Cena: ristorante del lodge $ 50 Nonostante la stanchezza del viaggio alle 4.00 sono già sveglia, peccato però che Enrico stia ancora dormendo beatamente così sono costretta ad aspettare fino alle 6 poi stanca di stare a letto e desiderosa di partire per la grande avventura lo butto letteralmente giù dal letto! Era un anno che aspettavo il momento della colazione…Quanto ho sognato i miei adorati pan cake ed ora eccomi lì da Denny’s con davanti una mega porzione di pan cake, uova strapazzate, hash brown, salsiccia, prosciutto al miele e bacon…Insomma quella che diventerà una “sana” abitudine.

Partiamo alla volta della nostra prima meta: Venice.

E’ mattina presto, in giro si vede pochissima gente e infatti in breve arriviamo a destinazione, i parcheggi non scarseggiano però sono un po’ carucci 8$ flat, certo per chi si ferma tutto il giorno non sarà tanto ma noi volevamo solo gironzolare un pò, comunque eravamo preparati a ciò e in ogni caso sembra che niente e nessuno riesca a turbare minimamente il nostro entusiasmo! Cominciamo la nostra passeggiata in mezzo alla nebbiolina tipica della costa di primo mattino, anzi fa anche un po freddino tanto che teniamo addosso il maglioncino. E’ proprio come me l’ero immaginata: spiaggia immensa, mare con onde stupende, negozietti da tutte le parti con dei carinissimi bar, ci fermiamo in uno di questi per goderci il via vai di gente a piedi, con i pattini, con le carrozzine dei bimbi…Ma anche per bere qualcosa di fresco, il caldo comincia a farsi sentire…O sarà stata la colazione?!!! Una mega limonata, di quelle serie, per la modica cifra di 2.5$ cadauna, e siamo pronti a ripartire. Camminiamo senza sosta ammaliati dalla bellezza del posto anche perché ora c’è un cielo azzurro intenso, senza una nube e un sole degno di tale nome a farci compagnia, morale della favola, ad un tratto in lontananza vediamo la mitica ruota panoramica di Santa Monica, perbacco siamo arrivati a Santa Monica a piedi senza accorgercene! Così visto che ormai c’eravamo continuiamo il cammino e andiamo a passeggiare sul molo, ad ammirare il mare e spiaggia da un altro punto di osservazione.

Quando torniamo alla macchina ci accorgiamo che è già primo pomeriggio, ciò significa che siamo in leggero ritardo sulla tabella di marcia, così facciamo una veloce telefonata a casa per dire che stiamo magnificamente e una breve sosta da Taco Bell’s per uno spuntino (nonostante la colazione galattica, la camminata ci ha messo appetito!).

Ci siamo assicurati che fosse tutto a posto: acqua in abbondanza per noi e per il radiatore della macchina, cibo per le emergenze, cartina alla mano e via di corsa verso la Death Valley! Di corsa…Una parola, restiamo subito imbottigliati nel traffico di LA! Con calma proseguiamo verso nord-est e vediamo il paesaggio diventare sempre più aspro e desertico, a dire il vero già quando si comincia a uscire da LA la città lascia il posto alla vegetazione secca e rada, poi cominciano gli spazi sterminati del deserto. Leggere le guide e gli avvertimenti sulla pericolosità di attraversare la DV mi aveva messo addosso una certa preoccupazione così quando abbiamo cominciato a salire per raggiungere il passo di Panamint Springs l’ansia si faceva sentire, controllavo la strada, la lancetta dell’indicatore della temperatura dell’acqua e della temperatura fuori, ma non c’era di che preoccuparsi, non faceva un caldo esagerato e Enrico guidava in maniera impeccabile! La strada si snoda in salita, sempre più su e sempre più in mezzo al nulla più assoluto, ci sono tratti in cui non riesci a vedere dove la strada finisce, sembra che vada a sbattere contro la montagna che sta di fronte, altre volte invece sulla sommità di un dosso non riesci a capire cosa c’è dopo, come continua la strada, se va dritta, se c’è una curva, però basta un minimo di prudenza e lo spirito giusto e la cosa diventa divertente! Ci fermiamo la prima volta per la classica foto vicino al cartello “Death Valley National Park” e scendendo abbiamo la prima piacevole sorpresa: fa caldo, molto caldo, ma c’è un venticello, caldo anche lui, che soffia incessantemente, attorno a noi il nulla, il silenzio più assoluto, è una sensazione completamente nuova e, devo dire, molto piacevole, io e Enrico ci guardiamo e sorridiamo appagati da queste emozioni che stiamo vivendo. Forse siamo noi troppo sentimentali perché ad un tratto arriva una macchina, a velocità abbastanza sostenuta, vede che noi siamo fermi, quindi si ferma, fa retromarcia fin davanti al cartello, abbassano il finestrino, fanno una foto e poi via nuovamente, ma io dico è una corsa contro il tempo, o un viaggio? Vuoi dirmi che non avevano il tempo necessario nemmeno per scendere dall’auto? Incredibile! Cmq tanto per concludere l’episodio li ritroviamo qualche miglio più avanti intenti a fotografarsi a vicenda e ci chiedono se sappiamo se da quelle parti c’è un posto dove dormire (lei) lui invece con faccia da super-uomo mi guarda e dice “ovvio che c’è tra un po saremo al paese di Stovepipe lì troviamo sicuramente un motel!” io mi sono sentita in dovere di avvertirli che Stovepipie non è proprio un paese ma c’è solamente un lodge (e probabilmente anche tutto esaurito), ma mi hanno guardato diffidenti e hanno proseguito nella loro corsa…Alle 19.00 nel bel mezzo della DV senza un pernottamento…Va beh l’avventura ma l’idea di dormire in macchina nel deserto…Cmq sono scelte personali.

Illuminati solo dalla luce delle stelle, arriviamo al Lodge di Stovepipe, veramente carino e in stile western! C’è anche un saloon vero e proprio! Scendo dalla macchina per prima e…Fv fv fv un vento bollente mi travolge letteralmente e mi fa restare senza parole…Enrico mi chiede “com’è” ma non faccio in tempo ad avvisarlo…Anche lui resta pietrificato! Tempo 1 minuto di acclimatamento poi ci abituiamo al caldo innaturale del posto, finchè non entriamo al ristorante per cenare e ci ritroviamo a 15°, fortuna che avevo una felpa a portata di mano! Da casa avevo programmato un bel bagno in piscina al chiaro di luna, ma ahimè la stanchezza si fa sentire e il fuso orario è ancora in agguato, il tempo di finire la cena e goderci le stelle passeggiano lì intorno che morfeo fa calare le palpebre dei nostri occhi ancora pieni delle meraviglie viste nel corso del tragitto. Non riusciamo nemmeno a godere della camera molto carina e confortevole che cadiamo in un sonno profondo.

19 AGOSTO 2005 DEATH VALLEY – LAS VEGAS Posti visitati: Badwater – Zabriesky point – The Strip Miglia: 190 Pernottamento: Stratosphere Tower Casino’ $ 85 Colazione: Market $ 7 Pranzo: Taco Bell $ 10 Cena: buffet dell’Escalibur $ 30 Come da programma ci svegliamo molto presto per evitare di dover attraversare DV nelle ore più calde e usciamo dalla nostra camera per goderci l’alba. Devo fare un ringraziamento a chi mi ha consigliato di dormire all’interno del parco, certo costa un po di più, ma la sensazione che si prova a dormire in un posto avvolto dal silenzio, illuminato solo dalla luce della luna e delle stelle, la consapevolezza di essere in un posto unico al mondo non ha prezzo, ancora oggi mi porto dentro quelle sensazioni che purtroppo non riesco a descrivere a parole tanto sono forti e intense.

Per non perdere tempo compriamo qualcosa da mangiare al general store del lodge e partiamo in direzione Furnacecreek. Arrivati nei pressi di sand dune (che non abbiamo fatto in tempo a visitare la sera prima perchè siamo arrivati con il buio) accostiamo la macchina e facciamo colazione sul ciglio della strada con succo d’arancia freschissimo e un mega-muffin al cioccolato ammirando queste bellissime dune di sabbia, morbide, delicate, il sole con i suoi raggi comincia a scaldare l’ambiente, si prepara un’altra calda giornata nella DV.

Arriviamo al visitor center di Furnece Creek alle 8 in punto e vediamo il ranger che issa la bandiera americana. Entriamo per fare il pass per i parchi (50$ per auto, ha valenza annuale, ma è nominativo nel senso che mi hanno fatto mettere il nome sul pass e poi all’entrata dei vari parchi più di qualcuno mi ha chiesto il passaporto per verificare che il pass fosse mio) e a chiedere informazioni sullo stato delle strade, per fortuna perché la strada era agibile fino a Badwater poi era chiusa quindi abbiamo dovuto cambiare itinerario e ritornare a Furnce creek per proseguire verso Las Vegas. Dopo una veloce visita al museo del visitor center, fatto il pieno di benzina, siamo partiti in direzione Badwater.

Il panorama che ci appare all’orizzonte è qualcosa di indescrivibile, ai piedi di una montagna si stende un “lago” di sale bianchissimo, che brilla sotto la luce del sole, è immenso! Siamo a 86 metri sotto il livello del mare, lo si vede anche dall’indicazione che hanno messo sulla roccia della montagna lì accanto, molto più alta di noi! Che impressione! Lungo la strada che ci riporta verso Furnace Creek ci fermiamo nel Golden Canyon, un canyon che si snoda tra rocce color oro, ma fa troppo caldo per camminare sotto il sole così ci accontentiamo di una breve passeggiata e poi ripartiamo per la prossima meta. Purtroppo l’Artists Drive è ancora chiusa in seguito all’alluvione della scorsa estate (si’! alluvione nel bel mezzo della DV!) e così dobbiamo rinunciare alla visita. Arriviamo finalmente a Zabriesky Point tanto decantato…E una volta in cima al colle capisco perché: non avevo mai visto delle rocce dai colori così intensi, giallo, ocra, marrone, violetto…Sembra quasi finto, un quadro forse…Purtroppo la splendida atmosfera di pace che si respira in questo posto viene rovinata da un pullman di italiani che con il loro vociare incessante rovinano tutto (ma è mai possibile che noi italiani dobbiamo sempre farci riconoscere? C’era gente che continuava a fare commenti sulla colazione del mattino voltando le spalle al panorama…Stare a casa no vero?!!!).

Così a malincuore fuggiamo dall’orda dei turisti e proseguiamo verso la meta che più ero ansiosa di vedere LAS VEGAS! Continuiamo il nostro percorso lungo la DV (anche Dante’s View è chiuso ahime!) immersi nel silenzio e nella pace, ci fermiamo a pranzare a quello che diventerà la mia ossessione Taco Bell’s (a parte l’aria condizionata: mangiavo con la felpa e poi appena uscita dal locale me ne stavo come una lucertola sotto il sole per stemprarmi! E io sono una che soffre il caldo!).

La strada serpeggia tra rocce dal colore rossastro, il deserto è alle nostre spalle, ed ecco davanti a noi la città di Las Vegas…La riconosco da lontano con la torre dello Stratosphere! Che emozione…Las Vegas, non riesco più a stare seduta tanta è l’eccitazione, dico a Enrico di muoversi, devo vedere LV! Sfrecciamo sulla I-15 e restiamo a bocca aperta passando accanto a quelli che sono gli hotel più grandi del mondo: il Bellagio, il Mandalay Bay, il Luxor, Ceasar Palace…

Arriviamo al nostro hotel lo Stratosphere, si trova in fondo alla strip vicino a Freemont Street ottimo posto per vedere agevolmente sia la parte vecchia che la nuova.

Cerco di capire come fare il check in mentre Enrico mi aspetta fuori in macchina, appena entrata non trovo la classica hall dell’albergo ma una sala piena di slot machines, luci e lucette in ogni dove, tintinnii e musichette che mi fanno per un momento perdere l’orientamento…Ma tutto risulta più facile del previsto, seguo le indicazioni, trovo la reception e faccio il check inn, il personale è veramente gentilissimo! Decidiamo per un riposino, visto anche l’invitante lettone king size pieno di cuscini e alle sei siamo di nuovo in strada, lungo la mitica strip, la risaliamo fino al luxor dove decidiamo di parcheggiare la macchina (nei casinò ci sono parcheggi a volontà e completamente gratuiti, l’unico problema è riuscire a ritrovare la macchina poi!). Comincia la nostra esplorazione dei casinò il primo è proprio il Luxor, immenso maestoso la hall è ammaliante, non parliamo della zona piscine! Poi è la volta dell’Excalibur (prendete il trenino di collegamento tra i due hotel è comodissimo!) spade, armature…E un ottimo buffet, la fame cominciava a farsi sentire e abbiamo deciso di approfittare del fatto che la massa di gente non era ancora arrivata: con soli 15$ a testa abbiamo mangiato al buffet all you can eat, di tutto e di più ottima la clam chowder (ho fatto il tris!). Rimpinzati per bene usciamo e visitiamo il New York New York all’interno c’è un locale (non mi ricordo il nome) stile ragazze del coyote hugly con le ragazze che ballano sul bancone, fortissimo! Un ponte sulla stip ci porta all’MGM a vedere i leoni (poveretti che pena…) poi camminiamo lungo la strip e vediamo il Ceasar Palace all’interno del quale c’è un lusso a dir poco sfrenato, Il Monte Carlo, L’Alladin…Fino al Bellagio dove pazientemente attendiamo lo spettacolo delle fontane, è già buio ormai e il gioco d’acqua a ritmo di musica illuminato dalle mille luci di LV è emozionante, merita sicuramente di essere visto più di una volta! Passiamo accanto al Paris, al Mirage con lo spettacolo del vulcano in eruzione (consiglio una sosta anche qui) e giungiamo al Treasure Island pieno zeppo di gente in attesa che inizi lo spettacolo dei pirati. Troviamo un posticino anche noi giusto pochi minuti prima dell’inizio: battaglie dei pirati, assalto alla nave, la nave che affonda, tutto stile musical: ottimo devo dire! La strip di sera è una cosa meravigliosa, piena di gente che passeggia, auto che vanno e vengono, mille luci, suoni e musiche di ogni genere… questa è Las Vegas!!! Ma…Sono le due di notte passate!!! Il tempo è volato, e con lui anche le mie forze…Ci sono ancora un sacco di cose da vedere e mi piange il cuore, ma proprio non ce la faccio, non mi reggo in piedi, faccio anche fatica a parlare dalla stanchezza, e sono ancora in fondo alla strip, devo camminare fino al Luxor dove abbiamo lasciato la macchina! Non so come, ma ce la faccio, però appena seduta sul sedile mi addormento come un sasso!

20 AGOSTO 2005 LAS VEGAS – ZION NATIONAL PARK Posti visitati: Las Vegas – Zion NP Miglia: 202 Pernottamento: a Hurricane (20 minuti di strada dall’entrata del parco) Travelodge Motel $ 53 Colazione: – Pranzo: brunch allo Stratosphere $ 20 Cena: burgher king $ 10 Il mattino seguente rimaniamo a letto un po di più poi lentamente scendiamo per fare colazione, o meglio un brunch visto che è sabato e sono già le 10.30. Entriamo al buffet del nostro albergo e dopo aver passato una cameriera per pagare, un’altra che ci chiede se fumatori o meno, un’altra che controlla il biglietto e con un walky talky chiama quella che finalmente ci accompagna al tavolo, posso abbuffarmi! E’ più forte di me mi piace troppo questa cosa del brunch: uova, pan cake, hashbrown, pollo, salsiccia, prosciutto…Sublime! A questo punto saliamo sulla torre dello Stratosphere (per i clienti dell’albergo al mattino l’ingresso è gratuito per gli altri costa 9$ circa senza le attrazioni) passiamo i controlli di sicurezza e saliamo con un ascensore velocissimo accompagnati da un simpatico addetto che ci spiega come è fatta la torre. Da qua su si può ammirare LV a 360° da dietro la vetrata e per i meno timorosi è possibile anche uscire sulla terrazza: uauh! È altissimo qua su! La strip è piccola piccola, le macchine si vedono appena. Ma la cosa pazzesca è che sulla sommità della torre hanno costruito delle giostre: una sorta di roller coaster, un’altra che ti catapulta verso l’esterno con il vuoto sotto i piedi, tanto di cappello a chi ha il coraggio di salirci! Lasciamo la nostra camera e l’hotel non senza aver giocato ancora un pò alle slot, con un nulla di fatto ovviamente, ah se avessimo un po’ più di tempo per giocare ancora, magari a black jack…Ecco mi è preso il vizio del gioco!!! Risaliamo la strip lentamente e ammiriamo per l’ultima volta queste fantasticherie, la nostra meta è ora un outlet alle porte della città. Qui ci passiamo un paio d’ore, senza peraltro fare grandi acquisti, i prezzi sono sì incoraggianti ma in quanto alla moda…Va beh! Ci rifaremo! Nel primo pomeriggio si parte alla volta di Zion NP. Lasciamo la città e percorriamo la I15 verso Springdale, proseguiamo lentamente per ammirare il panorama con calma e abituarci di nuovo al silenzio e alla tranquillità. Arriviamo a Hurricane dove avevo prenotato un motel abbastanza economico, l’aspetto non è molto invitante e nemmeno l’addetto mi ispira fiducia, dopo aver visto la piscina poi…Meglio dire vasca da bagno! Prima di confermare mi sono fatta mostrare la camera, già intenzionata ad andare via, invece ho trovato una camera nuova, perfettamente in ordine e pulita, meglio così! Nonostante siano già le sei (abbiamo perso 1 ora per il fuso orario!) decidiamo di andare a Zion NP e chiediamo alla simpaticissima ranger se è il caso, vista l’ora, di entrare al parco: assolutamente sì, ci dice, il bus navetta è attivo fino alle 10.00 di sera e sarebbe un peccato non andarci. Così completamente ammaliati e persuasi dalle parole del ranger lasciamo la macchina al parcheggio e andiamo di corsa al visitor center per prendere l’autobus, siamo fortunati e partiamo subito…Ma, tutti ci guardano in modo strano che sarà mai? Pensate eravamo così presi dalle parole del ranger e desiderosi di entrare che ci siamo limitati a chiudere la macchina, senza pensare che eravamo in pantaloncini corti e con gli infradito ai piedi! Gli altri invece avevano tutti felpe a scarponcini da montagna!!! Che figura! Comunque ormai era fatta, scendiamo alla fermata dello Zion Lodge e prendiamo subito il sentiero che porta alle emerald pools. Cominciamo a passeggiare, il sentiero è facile e anche con gli infradito non abbiamo nessun problema. E’ bellissimo passeggiare lungo il fiume mentre il sole scende dietro le montagne che hanno un colorito che non avevo mai visto. Passeggiamo ancora un po’ poi comincio a preoccuparmi per il fatto che ormai è buio, siamo praticamente in ciabatte e senza torcia, così decidiamo per prudenza di tornare indietro verso il Lodge, sono rimasta stupita nel vedere poi quelli che penso fossero gli ospiti del lodge incamminarsi per il sentiero senza torcia, alcuni in ciabatte con i bambini piccoli per quella che sicuramente era la passeggiata del dopo cena! Prendo un appunto mentale: la prossima volta devo assolutamente prenotare dentro al parco: l’atmosfera qui è magica e surreale.

Durante il tragitto di ritorno vediamo dei cervi (penso) attraversare la strada, che emozione! Siamo praticamente gli ultimi a lasciare il parco, la nostra è l’ultima macchina rimasta nel parcheggio! Sembra la bianchina di Fantozzi! Il viaggio di ritorno a Hurricane è incantevole, l’unica luce: quella delle stelle che sono milioni e milioni e illuminano un cielo blu notte incantato.

21 AGOSTO 2005 ZION NP – BRYCE CANYON NP Posti visitati: Bryce Canyon NP Miglia:146 Pernottamento: Foster’s Motel $ 55 Colazione: complimentary breakfast al Travelodge Pranzo: burgher del Ruby’s Inn BW $ 11 Cena: ristorante del motel $ 50 Al mattino sveglia presto non vediamo l’ora di arrivare a Bryce Canyon. Dopo una frugale colazione al motel in compagnia di una famiglia di giapponesi che sembravano delle cavallette: dopo il loro passaggio non era rimasto quasi nulla da mangiare!, partiamo in direzione Bryce Canyon. Ripercorriamo la stessa strada di ieri fino allo Zion ma non è noioso anche se ci siamo già passati, è incredibile come questi paesaggi sembrino sempre diversi, che ad ogni passaggio sappiamo mostrare un altro lato di sé. Questa volta, sempre dopo avere mostrato il pass, entriamo in macchina a Zion perché infatti la strada passa in parte in mezzo al parco.

La salita sui tornanti è ripida e veloce, il paesaggio cambia velocemente, sempre diverso, sempre più spettacolare. La strada con l’asfalto rosso (per non deturpare l’ambiente) ben si amalgama con i colori delle rocce, attorno a noi tutto è rosso e verde, che spettacolo, impossibile non fermarsi in più di qualche punto per fare delle foto o solo anche per ammirare in silenzio questa meraviglia della natura. In alcuni punti le rocce sembrano delle onde di fango concentriche immobilizzate per l’eternità. Passiamo sotto il famoso tunnel costruito anni fa e che ora è divenuto troppo piccolo per le dimensioni dei veicoli moderni, tant’è che i camper per passare devono chiedere un permesso speciale e i ranger si occupano di fermare il traffico per lasciarli passare.

Poi ad un tratto il paesaggio muta radicalmente, immense praterie dal colore verde intenso, gruppi di uomini a cavallo in lontananza, e poi campi di fiori gialli che si estendono all’infinito, che meraviglia ogni miglio percorso è un paesaggio nuovo da vedere! In men che non si dica arriviamo al Bryce Canyon. Nel nostro programma era prevista una gita a cavallo ma una volta arrivati abbiamo rinunciato, delle nubi si avvicinavano e avevo paura di “perdere” tempo prezioso a cavallo e magari poi arrivare ai vari view point sotto la pioggia. Abbiamo preferito non rischiare e così dopo un veloce pasto siamo entrati nel parco.

Il primo punto visitato è stato il sunrise point, dal parcheggio adiacente si cammina lungo un sentiero e ad un tratto ti trovi di fronte ad un anfiteatro di guglie multicolore, un effetto non da poco. Con il senno di poi devo ammettere che la vista più bella si ha da altri view point posti esattamente dall’altro lato dell’anfiteatro, ma anche da qui non è poi tanto male! Da qui inizia il queen’s garden trail, un occhio al tempo (sempre più grigio) un occhio al sentiero, la voglia di andare era troppa ma avevamo lasciato gli scarponi in macchina…Noi siamo notoriamente pigri, quindi non avendo voglia di tornare alla macchina (dove peraltro c’erano anche le nostre k-way!) e così ci siamo incamminati giù per il sentiero. La discesa è molto piacevole e per nulla faticosa, ci sono moltissime persone lungo il sentiero, alcuni vestiti da provetti scalatori, altri semplicemente in ciabatte con i bambini, il paesaggio diventa sempre più coinvolgente a mano a mano che si scende, ci si avvicina alle guglie di roccia, si vede il loro colore cambiare, si passa attraverso di loro in piccole gallerie. La soddisfazione quanto arriviamo in fondo al sentiero è tanta, peccato che il navajo loop sia in parte chiuso perché penso che sarebbe stato bellissimo salire lungo questo sentiero e vedere paesaggi ancora diversi. Volevamo starcene seduti un pochino ad ammirare l’anfiteatro dal basso, ma purtroppo appena seduta su una roccia un tuono minaccioso ha scosso l’aria cosi abbiamo deciso di incamminarci immediatamente verso la strada del ritorno. Fortunatamente siamo riusciti a risalire senza la compagnia della pioggia e devo ammettere che la salita, se fatta con calma e tranquillità non è così drammatica come avevo sentito raccontare. Certo siamo arrivati in cima un po stanchi ma è anche vero che non siamo proprio dei camminatori anzi… Ci siamo rifocillati un attimo sul sunrise point poi con l’arrivo di un pulmann di giapponesi ce la siamo svignata per non sentire le loro isteriche risatine e siamo andati a sunset point in auto. Stesso anfiteatro, paesaggio che cambia, è incredibile! Da qui siamo partiti a piedi lungo il sentiero che costeggia il rim e di view point in view point siamo arrivati fino all’estremità opposta dell’anfiteatro. Devo ammettere che come paesaggio la vista da qui è nettamente migliore. E’ stata un lunga camminata ma veramente piacevole, fatta chiacchierando, guardando il paesaggio, a volte in silenzio mano nella mano ad assaporare il profumo del bosco adiacente. Proprio una bella esperienza, sono felice di avere fatto questa scelta ed avere dedicato un po di tempo a questo parco piuttosto che fare di corsa i vari view point in macchina come purtroppo fanno molte persone. Tanto per dirne una poco prima del tramonto abbiamo incontrato per caso dei conoscenti italiani erano appena arrivati da Las Vegas, si sono fermati 10 minuti a vedere il sole tramontare e poi sono ripartiti per Page dove avevano il motel prenotato, altre 150 miglia di strada, ed erano già le otto di sera…E poi racconteranno che sono stati a Bryce Canyon e magari diranno anche che è “carino”!.

Tornando a noi, rientrati dalla passeggiata andiamo a riposarci al market del parco, prendiamo un sacchettone di patatine e due birre ghiacciate e ci sediamo nel portico del locale a riposare, ma soprattutto a goderci la pace e la tranquillità di questo luogo unico al mondo.

Al tramonto torniamo al sunset point e in silenzio, e al freddo, ammiriamo il sole che scende, il cielo che si fa rosso e arriva il buio.

Il nostro motel si trova poco lontano dal parco, si rivelerà essere poi il peggior alloggio di tutta la vacanza, sembrava di stare nei container degli sfollati, per fortuna che era pulito! La fame è notevole e decidiamo, visto che sono ormai le nove di sera, di fermarci presso la steak house del motel: mai scelta fu più azzeccata ho mangiato una zuppa (anzi due a dire il vero) che mi ha ritemprato dalle fatiche della giornata e una bisteccona che renderebbe felice anche il più esigente dei palati. Il servizio è stato ottimo, tutti molto cortesi e simpatici, peccato solo per la compagnia di 10 italiani seduti vicino a noi che hanno starnazzato e disturbato per tutta la cena.

22 AGOSTO 2005 BRYCE CANYON NP – MOAB Posti visitati: Scenich Byways UT 12 – UT 24; Dead Horse Point Miglia: 342 Pernottamento: Motel 6 $ 71 Colazione: Foster’s $22 Pranzo: – Cena: ristorante messicano $ 40 Il mattino seguente dopo una succulenta e abbondantissima colazione all’americana, partiamo alla volta di Moab, la strada da percorrere è lunga, contiamo di arrivare nel tardo pomeriggio, anche perché percorreremo due scenic byways ossia le strade più suggestive d’america quindi saremo invogliati a fermarci più di qualche volta. Ci fermiamo a fare il pieno alla macchina in un distributore veramente eccentrico in stile anni 60 tutto colorato e luccicante, pulito e splendente, con alle spalle il solito market tutto in legno stile “casa nella prateria”! Enrico fa benzina mentre io faccio la solita scorta di acqua e viveri per il viaggio.

La nostra prima meta è Escalante, un parco naturale definito selvaggio dalle guide turistiche, arriviamo fino alla postazione dei ranger e ci guardiamo intorno, ci sarebbe la possibilità di fare una passeggiata nei dintorni, ma il sentiero è tutto sotto il sole e oggi fa veramente caldo, il pensiero poi di dover stare tutto il resto del giorno in auto senza poter fare una doccia ci fa desistere così passeggiamo un po’ lì attorno e ammiriamo il laghetto nelle vicinanze, poi riprendiamo la strada. Il paesaggio scorre via veloce, siamo solo noi sulla strada, il sole è alto nel cielo che è di un blu ammaliante. Ma il paesaggio in assoluto più bello che ho visto è stato nei pressi di Capitol Reef NP, la strada corre in mezzo a montagne dal colore rosso vivo, molto più che a Red Rock Canyon, c’è il forte contrasto tra il blu del cielo e il rosso delle rocce e il verde intenso delle piante, anche la strada sembra rossa. Ci fermiamo in ogni punto di osservazione, ogni volta che incontriamo un “parcheggio” non possiamo fare a meno di scendere dall’auto per guardarci intorno: è indescrivibile tutto ciò e soprattutto quello che proviamo a stare qui noi due da soli in questo silenzio surreale con un vento caldo e piacevole e questi colori meravigliosi. Sicuramente questo è uno dei posti che mi ha colpito di più, forse perché non lo conoscevo e non mi aspettavo una cosa così.

Nel primo pomeriggio attraversiamo la Dixi National Forest, tutto intorno è verde, solo alberi per km e km, siamo ora in montagna penso sui 2500 metri di altezza, infatti si sente l’aria frizzante e il profumo dei boschi, della terra umida. Ci fermiamo per esigenze fisiologiche in un bagno pubblico lungo la strada fuori dal quale troviamo una bacheca con degli articoli che descrivono la zona e gli animali che ci vivono. Che bello ci sono pure gli orsi!, leggiamo un avviso che “consiglia” su come comportarsi nel caso si dovesse incontrare un orso Ebbene la prima cosa da fare è urlargli contro, poi lanciargli dei sassi…Certo! chiaro che se vedo un orso comincio a buttargli dei sassi addosso! Figuriamoci me la batto a gambe levate…Che era poi l’ultimo consiglio nel caso quelli precedenti non avessero sortito effetti! Il bello del viaggio finisce quando arriviamo a Green River, da qui infatti si prende l’interstatale che in poco tempo porta a Moab, ma il paesaggio è abbastanza monotono. Unica sosta per un po di benzina e un hot dog per me che ho un pò di fame! Arriviamo finalmente a Moab, per prima cosa cerchiamo il motel che avevamo prenotato, molto carino, un po’ più grande del classico motel ma molto pulito e confortevole.

La prima tappa è al visitor center di Arches NP, vogliamo infatti raccogliere tutte le info necessarie e utili perché l’intera giornata di domani sarà dedicata a questo parco. Il visitor center è veramente bello, troviamo un ranger molto gentile che ci consiglia il punto più bello per vedere l’alba e ci dice anche che dal visitor center per raggiungerlo ci vogliono 30 minuti di macchina, caspita come dev’essere grande questo parco: comunque a conti fatti la sveglia domani è alle 5! E’ già quasi sera e non vale la pena entrare ad Arches, per cui decidiamo di andare al Dead Horse Point, è incredibile come nulla di questa meraviglia appaia fino all’ultimo momento, nell’attimo in cui il vuoto si apre sotto di te e un ansa del fiume si snoda in tutta la sua maestosità. Il colore verde scuro dell’acqua contrasta con il rosso della terra circostante…Siamo senza parole, passeggiamo lungo un breve sentiero e vediamo le profondità della terra, mi fa quasi paura, lo sguardo spazia lontano talmente tanto che non si riesce ad avere la sensazione delle distanze reali. Peccato solo che sia l’ora del tramonto e che una parte del fiume cominci ad andare in ombra. Ripercorriamo la strada verso Moab estasiati dalle “immensità” che abbiamo visto senza renderci conto che sarà solo l’inizio di una fantastica avventura…

Ci avevano detto che Dead Horse era vicino a Moab…Sì se 30 miglia sono vicine!…Arriviamo in città che è già buio, un doccia veloce e poi andiamo in centro alla ricerca di un ristorante. La nostra guida consigliava Eddy Mc Stiff uno dei pochi ristoranti dove si può bere della buona birra fatta in casa, mangiamo messicano (ormai per me è diventata un’ossessione!) e beviamo un boccale di ottima birra ai cereali, voto 10 e lode! Anche per l’ambiente simpatico e accogliente! A nanna ora che domani la sveglia è alle 5.00!

23 AGOSTO 2005 MOAB Posti visitati: Arches NP Miglia: 95 Pernottamento: Motel 6 $ 71 Colazione: Denny’s $22 Pranzo: Subway $8 Cena: ristorante messicano $ 40 Mi sveglio pregustando la giornata che mi aspetta: un giorno intero ad arches e un’alba da sogno…Alba? ma perché fuori comincia già a fare chiaro? Ma che ore sono? Cerco invano di svegliare Enrico, alla fine trovo il suo polso e leggo l’ora, lui si sveglia e scocciato mi dice che qui c’è un ora di differenza che è meglio che torno a dormire…Ah si’!!!??? allora perché fuori è già giorno!!!??? Ecco fatto, abbiamo fatto confusione con l’orario e abbiamo sbagliato a mettere la sveglia! Addio alba! Per consolarmi mi offre una colazione da Denny’s e mi abbuffo più del solito per la tristezza…Ma va beh! Sono cose che capitano! Suvvia un’ottima giornata ci aspetta corriamo ad arches! Eccoci nuovamente all’entrata del parco, stavolta ci entriamo veramente! La nostra prima meta è la balanced rock, immensa, altissima e veramente in bilico! Ci giriamo attorno con il muso all’insù, in giro non c’è nessuno…Beh anche se tardi sono comunque sempre le sette del mattino! E’ bellissimo siamo qui solo noi due, il silenzio, le prime luci del sole…Un paradiso.

Andiamo all’estremità opposta del parco al devil’s garden dove c’è il maggior numero di archi del parco, cominciamo con il sentiero che porta al landscape arch, di media lunghezza, assolutamente non impegnativo. Lungo il sentiero vediamo alcuni archi (il cui nome ovviamente è subito dimenticato…Sob) infine arriviamo al cospetto dell’arco più lungo, è finissimo, mi chiedo se resisterà ancora un po prima di cadere. Da lì poi il sentiero prosegue per il double O arch lungo altre 1,2 miglia e indicato come “strenuos” dalla guida, ma Enrico è ottimista, si sente in ottima forma e dice che ce la possiamo fare…Siamo con le scarpe da ginnastica, io protesto un po poi…Partiamo, il sentiero si fa stretto stretto si cammina a ridosso di una parete di roccia liscissima, il percorso non è dei migliori, per terra ci sono dei grossi sassi su cui camminare, da aggirare, ci sono anche rami che ostruiscono il passaggio, ma nulla che ci faccia desistere.

Dopo un po’ il sentiero si apre, continuiamo a salire, ma la pendenza non è per nulla preoccupante. Il punto più bello di tutto il tragitto è quando il sentiero comincia a correre sulla roccia, molto liscia di un colore rosso molto particolare e vedo per la prima volta i famosissimi “cairns” ossia le pile di sassolini che servono per indicare il sentiero (mi raccomando non toccatele, anzi se vedete che qualche sassolino è caduto rimettetelo a posto in modo che chi passa dopo di voi trovi tutto a posto e non rischi di sbagliare strada), effettivamente se non ci fossero sarebbe molto difficile, almeno per gli inesperti, orientarsi perché non c’è il terriccio con le tracce del passaggio della gente, solo roccia e intorno è tutto così vasto che perdi il senso dell’orientamento. Ad un certo punto la roccia comincia a salire e ci si trova sulla sommità di una specie di “collina”: ecco qui ho provato una delle più forti sensazioni di tutto il viaggio: mi sentivo in cima al mondo, eravamo completamente soli, in mezzo ad una distesa infinita di rocce, alberelli, verde di vario tipo, non si vedeva anima viva e lo sguardo spaziava all’infinito senza incontrare tracce di vita umana, in cima a questa roccia il sentiero si fa stretto stretto, e siamo circa una decina di metri o forse più dalla terra, una lunga lingua di roccia in mezzo al nulla, come non sentirsi in cima al mondo? E’ stata una cosa meravigliosa da sola ha meritato l’aver intrapreso questa escursione! Finalmente arriviamo al cospetto dell’arco dalla doppia O, due O una sopra l’altra. Magnifico ed appagante nonostante la fatica fatta per arrivarci.

Al ritorno una gradita sorpresa: una mamma cerbiatta con il suo cucciolo stanno mangiando tranquillamente lungo il sentiero incuranti di noi che ci fermiamo ad ammirarli…Incantevole! Con il senno di poi ammetto che è stata una passeggiata un po’ faticosa ma alla portata di tutti, basta avere un cappellino sempre in testa, tanta acqua e soprattutto le scarpe adatte, è vero con le scarpe da ginnastica non ho incontrato grosse difficoltà e non ho avuto poi problemi ai piedi, però mi sarei sentita più sicura con un paio di scarponcini da hiking, su quelle rocce è facile scivolare e fare un volo di dieci metri…, tant’è che per fare tutte le escursioni successive abbiamo sempre indossato gli scarponcini anche per quelle più semplici e ne abbiamo tratto sicuro beneficio.

Ultima tappa della mattinata il “broken arch” facilissimo da raggiungere, a parte il sole cocente che cuoce il cervello, è anche questo molto bello, ne vale la pena.

Abbiamo già camminato tanto, il sole è a picco nel cielo e il caldo comincia a farsi sentire, c’era in programma la “windows section” ma, tenendo conto che nel pomeriggio abbiamo intenzione di arrivare al delicate arch prudentemente decidiamo di non chiedere troppo alle nostre deboli gambe, ci tengo troppo ad arrivare al delicate, preferisco rinunciare alle windows e mi accontento di ammirarle dal finestrino della macchina. Un veloce panino da Subway’s e poi dopo una doccia ristoratrice ci infiliamo a nanna per ristorare le nostre forze.

Ci svegliamo nel pomeriggio avanzato e ancora una volta, come la mattina, sento che qualche cosa non va. Infatti fuori comincia a piovere…Sob ci mancava solo la pioggia! Ci tenevo veramente a vedere il delicate arch, e poi avevo rinunciato alle windows la mattina per non sprecare le mie forze! E no, non ci sto! Sveglio Enrico e incuranti del cielo nero e dei primi lampi ritorniamo comunque al parco. Dapprima ci fermiamo al vista point del delicate arch per sondare la situazione e vediamo l’arco, in un attimo seguendo il sentiero arriviamo nel punto di osservazione, ma l’arco si vede appena, è piccolissimo: no, io devo andarci.

E intanto cominciano le prime gocce di pioggia, il cielo si fa sempre più nero e minaccioso. So che è pericoloso camminare in montagna sotto un temporale, ma nella direzione in cui dobbiamo andare il cielo stava rischiarando… e forte del fatto che altra gente si sta incamminando per salire al delicate arch decidiamo, forse un po incoscientemente, di andare anche noi. Zaino in spalla, acqua, cappellino (anti-pioggia stavolta) e via.

Sarà stato l’entusiasmo, la voglia di farcela, ma non trovo che sia stata una camminata estremamente difficile ed impegnativa, per carità ad un certo punto il sentiero si fa veramente ripido, in più si cammina sulla roccia liscia e questo complica le cose… Il tratto finale del sentiero corre lungo una parete di roccia, sarà largo mezzo metro e sotto, il nulla, per una come me che soffre di vertigini non è il massimo ma posso assicurare che non è assolutamente pericoloso. Fino alla fine l’arco si nasconde alla vista e appare all’improvviso in tutta la sua maestosità: ce l’ho fatta! Sono arrivata fino in cima, sono di fronte all’arco più famoso del parco, nonché simbolo dello stato dello Utah. Guardo Enrico e vedo nei suoi occhi la mia stessa emozione e soddisfazione. Non posso però definirlo un posto romantico, all’ora del tramonto è strapieno di gente che parla, ride, commenta, si mette in fila per la foto…Ma è bello anche questo essere tutti lì insieme in attesa che arrivi il magico momento del tramonto. Per fortuna ho avuto ragione, le nubi si sono effettivamente spostate in un’altra direzione e il cielo s è un po rischiarato, non abbiamo preso la pioggia, però è nuvoloso.

Ecco… il sole sta tramontando…E come un miracolo, forse per ricompensare la mia tenacia, il cielo si apre e un raggio di sole illumina l’arco…Nessuno riesce a trattenere un moto di meraviglia, un ohhh generale si leva in cielo, poi il silenzio, nessuno ha più fiato per parlare, tutti siamo in adorazione di questo miracolo della natura. Il sole diventa sempre più rosso, la roccia sembra infuocata…Ed io accanto ad Enrico mi sento la persona più fortunata del mondo.

E’ ora di rientrare, il sole è calato e tra un po’ farà buio, un lungo serpentone di persone scende in silenzio lungo il sentiero per non rovinare l’atmosfera e le sensazioni appena vissute. Il ritorno mi preoccupava, pensavo di non fare in tempo a scendere e di trovarmi nel buio in mezzo al nulla, invece c’è tutto il tempo per ridiscendere e comunque c’è sempre un sacco di gente e con le torce eventualmente non ci sono problemi. Per cui non fatevi spaventare dalla difficoltà del sentiero o dal fatto che si rientra con la penombra, tutto è fattibile con un po’ di buon senso e accortezza, e ne vale la pena! Per cena scegliamo un altro locale indicato dalla nostra fida guida e la nostra scelta cade sulla pizza, la vediamo nel bancone in bellavista e sembra buonissima, è una tariffa flat: paghi a persona e mangi a volontà tutti i tipi di pizza che preferisci finchè non ne puoi più, inoltre compresa nel prezzo un’ottima zuppa che serve a ristorare lo stomachino dopo una intensa giornata.

La fame è tanta e ci diamo dentro, attiguo al locale ristorante c’è una specie di saloon con musica dal vivo ma la stanchezza prende il sopravvento, ad un certo punto sono crollata, avevo talmente sonno che non sono nemmeno riuscita a finire l’ultimo trancio di pizza, mi stavo letteralmente addormentando sul piatto! E così abbiamo detto addio alla nostra notte brava e ci siamo infilati sotto le coperte!.

24 AGOSTO 2005 MOAB – KAYENTA Posti visitati: Canyonlands NP – Monument Valley Miglia: 289 Pernottamento: Holiday Inn $ 134 Colazione: Denny’s $22 Pranzo: Taco Bell $11 Cena: ristorante a Kayenta $ 45 Questa mattina dormiamo un po’ di più, ce lo meritiamo! Dopo la collaudatissima colazione da Denny’s partiamo alla volta di Canyonland un altro parco naturale definito come uno tra i più selvaggi della zona. Infatti si presenta diverso da quelli visti fino ad ora…Meno alla portata di semplici turisti, nel senso che non ci sono trail facili da percorrere e che ti danno un’idea del parco. Allo stesso tempo però, e questa è solo una mia impressione, una semplice vista dai view point non riesce a trasmetterti qualcosa di particolare. Una distesa immensa, perdi la sensazione delle distanze, comunque molto impressionante il canyon che si apre come una breccia che squarcia il terreno. Forse era per la stanchezza, forse per il caldo veramente insopportabile di quel giorno o forse la visita impostata in maniera superficiale, ma è uno dei pochi posti in cui non mi piacerebbe tornare.

Dopo un veloce pranzo dunque partiamo in direzione Monument Valley uno dei simboli dell’America, la terra degli indiani e dei cow boy, quante volte nei film di John Ford abbiamo visto quei paesaggi…E ora finalmente potremo toccarli con mano! Lungo la strada, un po’ noiosa, ci fermiamo a vedere “Hole in the rock” un carinissimo negozio di souvenir scavato nella roccia con l’insegna dipinta sulle pareti di dimensioni tali che è ben difficile non notarla passando in auto! Fuori nel giardino ci sono dei recinti con dei buffi animali e la possibilità di avvicinarsi a dargli da mangiare…Meglio lasciar fare ad Enrico, non mi fido molto…!!! E’ un posto un attimino turistico ma una valida scusa per fare una breve sosta! Cominciamo a percorrere la famosissima strada della Monument, quella del film di Forrest Gump per capirci, che emozione…Ed eccoli là in lontananza i famosissimi buttle, i monconi di roccia che svettano in mezzo ad un deserto di sabbia e terriccio rosso. D’obbligo fermarsi per la classica foto…Beh alla fine è stata ben più di una, del resto non si riesce a resistere! Finalmente imbocchiamo la stradina di accesso al parco, questo non è un parco nazionale, siamo nel territorio degli indiani, una riserva e subito si notano i primi abitanti del luogo che cercano di attirarti per farti fare un giro sui loro cavalli…Caspita cavalcare nella monument valley con degli indiani… cosa ci può essere di meglio? Nonostante ciò propendiamo per il classico giro con la propria auto lungo la stradina interna che passa vicino ai buttle e all’interno della monument stessa.

Si prosegue adagio, le condizioni del sentiero non sono delle migliori e comunque è un piacere incedere lenti e ammirare questa meraviglia! Il giro dura all’incirca un’ora e mezza e ti lascia senza fiato, quante volte abbiamo visto questi paesaggi nei film? Quante volte abbiamo sentito parlare del mitico John Ford? Ebbene ora siamo qui sul “John Ford’s point” a fare la classica foto sul costone di roccia con lo sfondo della monument! E’ giunta l’ora del tramonto, peccato che il cielo sia coperto da nubi minacciose, i colori sono attenuati, non riesco a immaginare a come sarebbero intensi con la luce diretta del sole! Ma ancora una volta siamo fortunati, il sole proprio mentre sta tramontando si fa breccia tra le nuvole e ci regala un tramonto rosso fuoco con i riflessi violacei creati dalle nubi…E in lontananza una grossa nube gialla fa capo ad uno scroscio d’acqua intenso, laggiù da qualche parte sta piovendo a dirotto e noi qui vediamo questo spettacolo alla nostra destra e un tramonto indimenticabile alla nostra sinistra, vi assicuro che è una cosa indescrivibile! Ad ogni modo comincio a convincermi di una cosa: che forse non siamo noi ad essere fortunati ad ammirare splenditi tramonti con il sole che esce all’improvviso…Ma è questa terra che ogni giorno ci ricorda con i suoi molti volti quanto stupenda è la natura! Lasciamo così la valle e ci dirigiamo verso Kayenta dove avevamo prenotato all’Holiday Inn per la modica cifra di 132$! Del resto non che nei dintorni ci fosse molta scelta…E comunque siamo ad agosto! Devo dire comunque che è un hotel veramente carino e confortevole, anche la piscina non è male, anche se non abbiamo avuto il tempo di godercela. Per la cena ancora una volta ci siamo affidati alla nostra guida e abbiamo scelto un ristorantino proprio di fianco all’altro hotel il Best Western, tutto in legno stile saloon, un freddo polare all’interno, purtroppo il cibo non è stato dei migliori, buono ma nulla di speciale. Senza dimenticare la figuraccia che mi sono fatta quando rispondendo alla cameriera che mi chiedeva cosa volevamo da bere ho risposto “birra”: tutto il locale si è girato a guardarmi in malo modo e la cameriera con faccia scioccata mi ha risposto “it’s illegal”, una donna che chiede alcool da bere proprio lì! Bella figura mi ero proprio dimenticata che lì l’alcool è proibito!!!! 25 AGOSTO 2005 KAYENTA – WILLIAMS Posti visitati: Lake Powell , Glenn Canyon, Antelope Canyon, Horseshoe Band Miglia: 309 Pernottamento: Motel 6 $ 56 Colazione: Holiday Inn $19 Pranzo: Taco Bell $12 Cena: ristorante messicano McGuillicaddy’s $ 40 Inizia una nuova giornata e subito chiamiamo a casa per raccontare la splendida avventura del giorno precedente. Segue la classica colazione americana dalle dosi massicce che decidiamo di fare direttamente in hotel rivelandosi un’ottima scelta, l’ambiente è carinissimo, la scelta molto vasta e di ottima qualità. La giornata comincia proprio bene! L’obiettivo di oggi è raggiungere Page in mattinata, visitare l’Antelope Canyon e la diga sul lago Powel e pernottare al Motel6 già prenotato di Page avendo tutto il tempo di goderci un sano relax in piscina.

Non sempre però le cose vanno come previsto infatti in un attimo arriviamo a Page, molto prima del previsto così invertiamo gli obiettivi, facciamo un giretto in macchina per la città e ci ritroviamo alla diga, entriamo e facciamo un giretto nel loro museo, prenotiamo una visita però facciamo i conti a alla fine valutiamo che è meglio mangiare qualcosa, poi andare al canyon e infine ritornare alla diga. Così spostiamo la nostra prenotazione e andiamo a rimpinzarci a quello che è divenuto per me una fissazione: cibo messicano! Arriviamo all’entrata dell’Antelope Canyon e prenotiamo una visita, siamo fortunati e prendiamo al volo il pick up che proprio in quel momento stava partendo, era già stra-carico nel retro così insieme con un’altra coppia siamo saliti davanti vicino all’autista: una donna indiana, guidava come una pazza, prendeva tutte le buche, il pick up era così scassato che ho dovuto tenere la porta con la mano perché non si aprisse ad ogni sobbalzo, ho addirittura picchiato la testa sul tetto! Incredibilmente sani arriviamo all’entrata del Canyon un fessura che sembra una breccia nella roccia di una montagna e nulla più, non conoscevo affatto questo luogo, ma nei vari post dei news group e nei racconti di viaggio quelli che c’erano stati ne parlavano entusiasti e visto che era di strada…Non eravamo preparati però ad una cosa simile! Con la guida entriamo nel canyon largo un paio di metri, le pareti sono tutte ondulate e perfettamente levigate, la luce entra solo dall’alto, è mezzogiorno e i raggi del sole a picco sul canyon entrano nella fessura e creano dei giochi di luce incredibili. Le pareti illuminate si accendo dei colori del sole, la sabbia alzata dai nostri passi fluttua nell’aria creando strane figure di luce. Peccato che la comitiva sia piuttosto numerosa e rumorosa, l’atmosfera ne risente! Io ed Enrico siamo entusiasti della visita, forse perché non sapevamo cosa avremmo trovato all’interno quindi lo stupore è maggiore o forse perché questo posto è veramente speciale. A posteriori posso affermare che l’antelope Canyon è stato uno dei posti che mi hanno colpito di più. Consiglio a tutti assolutamente di non perderlo! Il ritorno è stato peggio dell’andata, stavolta eravamo seduti dietro nel pick up e dovevamo tenerci forte per non essere sbalzati fuori! Felici e divertiti come non mai abbiamo riso per tutto il tragitto, anche quando un ragazzo giapponese ha voluto a tutti i costi bere dell’acqua dalla bottiglia e si è letteralmente bagnato dalla testa ai piedi! Ci aspetta la visita alla diga ora, così ci ritorniamo e ci sottoponiamo nuovamente a tutti i controlli. Con la guida passeggiamo sul ciglio di questa immensa diga e poi con un ascensore scendiamo fino alla base, vediamo le enormi turbine che generano energia e ascoltiamo gli innumerevoli dati tecnici delle dimensioni della diga, della potenza erogata…Tutti subito dimenticati! E’ stata comunque una visita interessante.

Ci spostiamo ora verso il parco del Glenn Canyon dove c’è la marina del lago Page, il paesaggio è sublime, il colore blu intenso delle acque contrasta con il rosso-aranciato della riva e della terra circostante. Ci sediamo su una panchina e ci rilassiamo un po’ ammirando il panorama accompagnati da una leggere brezza che mitiga il caldo torrido della giornata.

Ultima tappa della giornata l’Horse Shoe Band, un’altra ansa del colorado che si può ammirare, dopo una breve camminata che porta oltre una collina, da un dirupo a mio avviso abbastanza pericoloso perché assolutamente senza protezione. Io stessa mi sono affacciata un po’ timorosa, ma lo spettacolo che si gode da quassù è senza eguali: la roccia scende a picco sul fiume che gira quasi su se stesso formando una “U” strettissima attorno alla terra, il suo colore è verde smeraldo, e le acque incedono lente, sembra quasi immobile. La cosa più bella era che c’eravamo solo noi due, il silenzio e questo meraviglioso paesaggio: come non sedersi in silenzio vicini vicini e godersi questi momenti? Sono le quattro del pomeriggio e abbiamo già visto tutto quello che avevamo in programma per oggi per cui non ci rimane che fare il chek in in motel e rilassarci nella piscina in giardino, oppure tornare al lago powell per un’altra visita. Il nostro spirito nomade e vagabondo però ha la meglio: perché visto che è presto non ci avviciniamo alla prossima tappa, il Grand Canyon, così guadagniamo tempo per la visita del giorno successivo? Però abbiamo già prenotato il motel…Andiamo al Motel6 di Page e spieghiamo la situazione…Nessun problema, non solo disdicono la nostra camera senza penale e senza addebitarci la carta di credito, ma addirittura chiamano il Motel6 di Williams per prenotarci una stanza e avvertirli del nostro arrivo! Detto fatto, dopo un pieno di benzina siamo di nuovo in macchina diretti verso la cittadina di Williams a qualche km dal GC. La strada nel primo tratto è un po’ noiosa, poi proseguendo attraversiamo alcuni paesetti di campagna, immersi nel verde di prati sterminati, classiche casette in legno con la staccionata, i cavalli…Non penso che gli abitanti soffrano di stress! In lontananza una nube nera fa da cappello ad un temporale che si abbatte a qualche km di distanza, è un effetto sorprendente vedere il sole e il cielo azzurro tutto intorno ad un cono d’acqua che scende dal cielo!. Attraversiamo la città di Flagstaff che sembra essere abbastanza grande e moderna, ma non ci fermiamo e preferiamo proseguire verso il nostro motel. Arriviamo che è già buio, un giovane ragazzo tutto agitato ci fa accomodare nella nostra stanza che rientra nello standard dei Motel6, spaziosa, pulita e semplice. Per la cena la guida mi suggerisce due locali, incerta chiedo nuovamente al ragazzo agitato che non solo mi consiglia caldamente uno dei due, ma mi dà anche un buono sconto per la cena, è la mia giornata fortunata. La scelta si è rivelata ottima, il locale Mc Guillicaddy’s, è molto accogliente a metà tra lo stile messicano e country, la cena: antipasto a base di nachos e salsa piccantissima, una mega bistecca di 1 kg e un’ottima wheat beer, semplicemente squisita, e per concludere un frozen margarita al banco, come i veri americani! Peccato che qui alle dieci di sera siano già tutti a letto, ci sarebbe piaciuto fare un giretto per la via principale, ricca di negozi e locali carini, ma era decisamente troppo tardi. Ci adeguiamo e andiamo a dormire insieme con la città.

26 AGOSTO 2005 WILLIAMS – GRAND CANYON VILLAGE Posti visitati: Grand Canyon NP Miglia: 80 Pernottamento: Bright Angel Lodge $ 69 Colazione: House of Pancake $19 Pranzo: – Cena: Pizza Hut $ 18 E’ il grande giorno: oggi vedremo una delle meraviglie del mondo! Non stiamo nella pelle, per tutto il tragitto in auto nessuno dei due parla, siamo immersi nei nostri pensieri e nelle nostre emozioni. A mano a mano che ci avviciniamo però l’eccitazione sale cominciamo a parlare a ruota libera e quando arriviamo a Tusayan, ultima cittadina alle porte del GC NP siamo a dir poco elettrici! Passiamo di fronte all’aeroporto-eliporto, tante volte durante i mesi di preparazione del viaggio avevo chiesto ad Enrico di organizzare un volo sul GC ma lui aveva sempre glissato, poi visti i prezzi su internet, avevo accantonato l’idea anch’io. Ma ora…Chiedo semplicemente ad Enrico se “nel caso in cui avessimo deciso di fare il volo” avesse scelto l’aereo o l’elicottero, lui mi risponde “l’elicottero visto che non ci sono mai salito”, poi esclama un “ma sì!”, inverte la marcia all’improvviso e mi guarda con il viso sornione di chi sta per fare una marachella! Dopo dieci minuti siamo già nella sala d’attesa dell’eliporto, dopo aver pagato 125 $ a testa, esserci pesati sulla bilancia e aver seguito un filmato dove impartiscono le istruzioni per il volo. Ci sono 5-6 elicotteri che fanno la spola, la gente che attende è tanta, ma sono veramente ben organizzati. Le parti sono invertite: ora Enrico è eccitatissimo all’idea di volare, io invece mi sono già pentita amaramente, chi mi assicura che quell’ammasso di lamiera resti in aria! Sembra faccia una tale fatica! E’ il nostro turno, ci chiamano! Noi due e una famigliola di tre persone posiamo a turno per la foto di rito accanto all’elicottero, poi ci fanno salire uno alla volta, sui posti categoricamente assegnati in base al peso, ci allacciano la cintura di sicurezza e ci fanno indossare le cuffie…Si parte, dopo il famoso segno di “OK” il pilota inizia la manovra…Le mie paure aumentano, l’elicottero non ce la fa nemmeno ad alzarsi! Restiamo lì a fluttuare nell’aria a due metri dal suolo finchè non riesce a trovare il momento, o che so io, giusto per alzarsi definitivamente e partire per la nostra destinazione: Il Grand Canyon. Dalle cuffie esce una musica forte, ritmata, di quelle classiche dei film di guerra quando la truppa volando sopra il nemico si avvicina alla battaglia…Sotto di noi un bosco che si estende a vista d’occhio ma del canyon nessuna traccia, la musica alza i toni ora sentiamo la colonna sonora di 2001 odissea nello spazio, e proprio quando siamo nel momento più forte, il clu della musica, con un tempismo perfetto all’ennesima nota, all’improvviso, il bosco sotto di noi finisce e si apre una voragine inimmaginabile: il Grand Canyon. Sfido chiunque a non commuoversi in un momento così, dove le emozioni sono fortissime, dove dopo mesi di aspettative e preparazione ti accorgi che finalmente ci sei: sei di nuovo negli Stati Uniti, sei al Grand Canyon e soprattutto sei a bordo di un elicottero che ti permette di vedere questa meraviglia della natura, nel vero senso della parola, dall’alto, permettendoti di renderti conto della sua immensità, in larghezza, in lunghezza e in profondità. Sotto di noi il fiume Colorado co-autore di tanta magia, piccolo, marrone, si snoda come un serpente sul fondo del canyon che si apre da tutte le parti in tanti piccoli canyon. Che dire: no nessuna parola riuscirà mai a rendere omaggio a tale spettacolo e nessun diario riuscirà a far capire a chi legge le emozioni che si possono provare in momento simile, solo una cosa: andateci! Il volo dura complessivamente circa 30 minuti, durante i quali si sorvola il GC e una registrazione, in italiano, descrive la storia e le caratteristiche del GC. Un volta atterrati, le gambe non ci reggono in piedi, vi assicuro che appena scesa dall’elicottero ho fatto fatica ad avvicinarmi all’uscita! La soddisfazione più grande per me è stata comunque vedere la faccia soddisfatta e stralunata di Enrico, era al settimo cielo, felice come un bambino! Effettivamente eravamo entrambi pieni di adrenalina, per i venti minuti successivi non abbiamo smesso di parlare, di saltare e di ridere! Per la modica cifra di 20$ abbiamo inevitabilmente acquistato la foto ricordo con tanto di certificato originale di volo! E’ ora giunto il momento di avvicinarci al bordo del GC. Giungiamo così in auto fino al bordo del rim e cerchiamo un parcheggio…Caspita sembra di essere in centro città all’ora di punta! In giro è pieno di gente, sportivi vestiti di tutto punto pronti per un lungo cammino, famiglie con i bambini piccoli, coppiette di anziani che passeggiano…Ci incamminiamo lungo il sentiero che costeggia il rim fino al primo view point, ora possiamo vedere da vicino quello che fino a pochi minuti fa stavamo ammirando dall’alto: la sensazione è completamente diversa: ora ci rendiamo conto di quanto è profondo il canyon, mentre dall’elicottero si percepiva più la larghezza del canyon. Una cosa è certa: è talmente immenso che non riesci a farlo tuo, l’altra sponda è così lontana che sembra quasi un poster…

Iniziamo una prima lenta passeggiata per godere della brezza e del sole tiepido senza smettere di osservare il canyon, è incredibile come sia quasi ipnotico! Ripresa la macchina ci dirigiamo verso il lodge che abbiamo prenotato per la notte: il Bright Angel Lodge, forse il più modesto tra quelli all’interno del parco ma senz’altro caratteristico, tutto in legno e proprio sul bordo del rim, ti puoi sedere e ammirare la voragine del GC sorseggiando qualcosa di fresco. Anche le camere sono molto carine, forse il letto un po stretto per due persone…Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo: niente aria condizionata, niente televisore, niente delle comodità moderne! Le camere sono tutte raccolte in piccoli Lodge immersi nel verde di un boschetto, veramente carino, se poi pensiamo alla cifra spesa e al fatto che dormiremo all’interno del GC e proprio vicino al rim!!!! Ora siamo pronti per affrontare il canyon: non nel senso di scendere fino in fondo, non ne abbiamo il tempo e forse nemmeno la preparazione fisica!, ci limiteremo a camminare da un view point all’altro seguendo il sentiero lungo il rim, facile in pianura e molto piacevole, trascorriamo le ore seguenti passeggiando e chiacchierando, facendo foto a ruota libera e fermandoci ogni tanto ad ammirare il panorama seduti proprio sul ciglio del sentiero.

E’ ormai l’ora del tramonto, ci dirigiamo verso sunset point e attendiamo, insieme con molta altra gente, il famosissimo tramonto. Lo spettacolo è a dir poco splendido: il cielo diventa rosso infuocato e il sole sembra una palla perfettamente rotonda dai contorni perfettamente nitidi e definiti, nessuno parla…Tutti si guardano negli occhi e dai loro sguardi traspare l’intensa emozione che stanno vivendo: assistere al tramonto sul bordo del GC!.

In un attimo si fa buio, con il bus navetta rientriamo al Lodge, effettivamente siamo sfiniti!, a questo punto l’alternativa è cenare al ristorante del Lodge o scendere a Tusayan per assistere al film IMAX. Dopo l’esperienza al Kennedy Space Center dello scorso agosto non riusciamo a resistere e così scendiamo a Tusayan giusto in tempo per assistere all’ultima proiezione. L’IMAX come al solito non delude, l’impatto è quello che ti lancia insieme ai primi esploratori del colorado lungo questo fiume a volte noioso a volte estremamente imprevedibile con le sue rapide. Ti senti dentro al canyon, parte di esso…E quando alla fine la voce narrante, dopo aver enunciato le mille caratteristiche e meraviglie del GC, conclude il racconto non si può non rimanere colpiti dalla frase “qualsiasi cosa succeda nel mondo solo una certezza esiste: che il Grand Canyon sarà sempre qui, è eterno”. Anche qui vanno tutti a nanna presto per cui dopo una veloce pizza da Pizza hut rientriamo al lodge, devo dire con un po’ di timore, fuori è buio pesto, non ci sono luci in giro e se pensi che lì davanti a te c’è una profonda voragine…Beh il timore di sbagliare strada…Comunque alla fine rientriamo sani e salvi! Ma siamo troppo eccitati per andare a dormire, così passeggiamo nella “terrazza” del lodge che dà sul rim…Che impressione vedere davanti a te il buio più assoluto e sapere che lì, dopo il muretto di cinta c’è il canyon, in giro non c’è nessuno, il silenzio è assoluto, alziamo gli occhi al cielo…E la stellata più bella che abbiamo mai visto ci appare: lo sfondo è quasi nero, miliardi di stelle una accanto all’altra lo illuminano facendoci sentire parte di un qualcosa di incommensurabile. E’ un peccato lasciare tale vista ma domani ci alziamo presto per assistere all’alba!

27 AGOSTO 2005 GRAND CANYON VILLAGE – BARSTOW Posti visitati: Route 66 Miglia: 417 Pernottamento: Motel6 $ 65 Colazione: Bright Angel Lodge $17 Pranzo: Taco Bell $11 Cena: Mc Donald’s $12 Mettiamo la sveglia ma io dormo male, un po’ per il letto stretto un po’ per il timore di non svegliarmi in tempo, ma ce la facciamo. Ci vestiamo pesanti e ancora assonnati usciamo nella fredda mattina del GC, cerchiamo un posticino da dove goderci in santa pace l’alba e lo troviamo proprio dietro la nostra camera, ci sediamo sul muretto e attendiamo…Eccolo! il sole piano piano fa capolino e colora il cielo con i suoi raggi, anche oggi sarà una bella giornata! Che esperienza! E’ comunque troppo presto così ce ne torniamo a letto a farci una bella dormita, poi con tutta calma raggiungiamo il ristorante del lodge per la colazione: qui troviamo la cameriera più solerte del mondo non passavano due minuti che ci veniva a chiedere se volevamo dell’altro: esasperante. La colazione comunque era buona, scarsina ma buona! Con calma saldiamo il conto e riprendiamo il nostro percorso, non senza prima fermarci a Tusayan per qualche souvenir! Ci fermiamo nuovamente a Williams per fare alcune foto a questa bella cittadina e poi ci mettiamo veramente in marcia. Oggi sarà solo una tappa di spostamento, vogliamo infatti arrivare a Barstow e le miglia da percorrere non sono poche.

Abbiamo percorso un tratto della famosissima Route 66 fermandoci a Kingman e Selingman, devo ammettere però che mi ha fatto un po’ di tristezza…Sembra che si siano ancorati ad un mito ormai spento, le highway vicino hanno deviato il traffico e le città sono completamente spoglie e abbandonate. Dopo aver girato qualche negozietto di souvenir, non potevo tornare a casa senza la tazza della route 66!, ripartiamo.

Il tragitto a questo punto si fa abbastanza monotono, la strada corre diritta lungo…Il nulla più assoluto, il paesaggio è sempre uguale. Ci fermiamo per far benzina e restiamo allucinati dal caldo soffocante che c’è fuori, non capisco come riescano a vivere in posti simili! Finalmente arriviamo a Barstow cittadine famosa per il suo outlet, proviamo a cercarlo ma dopo un po’, visto che eravamo stanchi decidiamo di rinunciare e cercare un motel per la notte. Ci affidiamo come al solito al motel6 e ci troviamo bene. Lasciamo stare la piscina però perché non ha un bell’aspetto e un nugolo i bambini schiamazzanti ci sta giocando dentro! Gironzoliamo un po’ per la città ma anche se è sabato in giro c’è il nulla più assoluto, tiriamo a sorte per decidere dove mangiare e…Perdiamo! Il Mc Donalds del luogo è invitante è stato ricavato da una vecchia locomotiva, i tavoli per mangiare sono al posto dei vecchi sedili, ma tutto si ferma lì, è abbastanza sporco, la gente che lo frequenta assolutamente poco raccomandabile, trangugiamo il fretta il nostro pasto e torniamo di corsa al motel, barricati in camera a vedere la tv e a ridere sul posto dove siamo capitati! Anche questo fa parte della vacanza!!!

28 AGOSTO 2005 BARSTOW – SAN DIEGO Posti visitati: San Diego Miglia: 245 Pernottamento: Motel6 $ 61 Colazione: – Pranzo: Chinese food $15 Cena: Taco Bell $ 23 Avendo pernottato a Williams invece che a Page abbiamo guadagnato tempo sulla tabella di marcia così avendo ancora due giorni pieni a disposizione decidiamo di cambiare itinerario e di andare a San Diego.

Da Barstow facciamo veramente presto ad arrivare, la città di San Diego sembra veramente carina e ci fa subito una bella impressione, visto che è ora di pranzo e abbiamo saltato la colazione perché non avevamo appetito e visto che la sera prima ci eravamo fatti sfuggire l’outlet decidiamo di fermarci in un centro commerciale suggerito dalla giuda. E’ veramente grande e molto bello, è tutto all’aperto pieno di verde e addobbi fioriti, anche i negozi non sono male. Nell’area dedicata al food si trova veramente di tutto, la tipologia di cucina proposta spazia dall’italiano al greco al tailandese, giapponese, cinese, messicano… Dopo un lauto pranzo continuiamo la nostra escursione di shopping, senza però acquistare nulla, passeggiamo tranquillamente il tempo è ottimo, caldo e leggermente ventilato.

Ci dirigiamo ora verso il quartiere “gas Lamp” cosiddetto perché ci sono ancora le lampade a gas che una volta illuminavano la strada. Incontriamo qualche difficoltà nel trovare un parcheggio, e dopo qualche giro a vuoto ci rassegniamo a parcheggiare un po’ lontano in parcheggio a pagamento molto buffo, ancora oggi non ho capito come funzionava: c’era una specie di cassetta delle lettere gigante con tanti buchi quanti erano i posti auto debitamente numerati, la tabella dei prezzi orari indicava l’importo da pagare e per pagare si dovevano introdurre i soldi nella fessurina, ma come si può controllare se uno ha pagato o no? Boh nel dubbio e per essere onesti abbiamo buttato dentro un paio di dollari! Il quartiere è molto bello e caratteristico con molti ristorantini invitanti e soprattutto negozi di souvenir qui si che ci sbizzarriamo: magliette, felpe, cappellini… Camminiamo un bel po’ con calma godendo della brezzolina leggera che ogni tanto allevia il caldo.

Prossima tappa Coronado Island, molti su internet nei loro consigli di viaggio suggeriscono di andare a vedere lo skyline di San Diego dalla spiaggia di coronado beach…E hanno ragione, la vista che si vede è mozzafiato: dopo una striscia di acqua che ci separa dalla terra ferma si vede la città di San Diego con i suoi grattacieli. Sarà la bella giornata, il cielo è azzurrissimo e il sole splende alto nel cielo, il mare è blu e l’erba della spiaggia è verde intenso ma sembra tutto finto tanto è perfetto! Sullo sfondo si vede la nave portaerei ancorata che fa parte del museo della marina militare, alla nostra sinistra invece c’è una nave militare in servizio, lì infatti c’è una “caserma” dove abbiamo anche chiesto di poter entrare per una visita ma ci hanno detto, molto gentilmente peraltro, che se non siamo dei familiari l’ingresso non ci è consentito, peccato! Passeggiamo lungo questo bel tratto di spiaggia ammirando il panorama e osservando le tipiche famiglie americane che fanno il picnic della domenica in spiaggia, frigobar, barbecue, il profumo degli hamburger si sparge nell’aria…A metà pomeriggio, ma qui mangiano a tutte le ore?.

Purtroppo non facciamo in tempo a prendere il traghetto che fa il giro turistico fino alla terraferma dall’altra parte e quello successivo parte troppo tardi! Ce ne torniamo quindi a SD città passando nuovamente per il famosissimo ponte che collega SD a Coronado, è veramente imponente, alto sul mare, non è il classico ponte diritto, ma sale progressivamente e poi curva sempre di più per poi alla fine ridiscendere in maniera quasi impercettibile!.

Rientrati in città parcheggiamo l’auto proprio sul molo, stavolta siamo stati fortunati, e ci incamminiamo verso la portaerei, avevo sentito che è possibile salirci a bordo e visitarla, manco a dirlo l’ultimo accesso consentito era alle 5 ed erano le 5 e 15!!! Ci siamo rimasti veramente male, ma proprio male soprattutto dopo aver visto questa mastodontica creatura, sul ponte superiore ci sono vari modelli di aerei ed elicotteri, chissa poi dentro com’era! Eppure nella guida non c’erano orari di ingresso indicati ed io ahimè non mi sono posta il problema…Sono solo le cinque del pomeriggio mica le dieci di sera! ci accontentiamo di un giretto tutto attorno e di qualche foto “di sfondo”. A questo punto abbiamo il tempo per visitare il museo della marina ( o come si chiama!) qui si ci fanno ancora entrare! Ci timbrano il braccio con lo stemma di una barca e così possiamo salire a bordo di navi di varie epoche, un vascello bellissimo con le vele spiegate, all’interno ci sono ancora le cabine con gli arredi originali, la cucina, la stiva con i barili e le funi, la sala da pranzo… mi sembra di essere sul Bounty! Saliamo addirittura su un sommergibile russo, si proprio russo!, mamma mia quanto è stretto! Scendiamo all’interno: ci sono i siluri, le macchine, i motori, attraversiamo il passaggio non senza qualche difficoltà, è stretto e poco agevole, e arriviamo nella zona delle cuccette, qui sotto è veramente stretto, non c’è aria e le “porte” sono in realtà dei buchi in cui infilarsi per passare…Non ce la faccio a restare dentro e corro fuori all’aria aperta. Enrico finisce il giro da solo ma filma tutto così poi io mi godo lo spettacolo all’aria aperta.

E’ stata una visita veramente interessante e diversa dai soliti musei. La consiglio a tutti! Sono ormai le sette di sera e dobbiamo anche cercare un motel per la notte, oltre che cenare. Decidiamo di uscire da SD e dirigerci già verso LA visto che i prezzi a SD non sono proprio economici. La Hwy verso LA di domenica sera è piena di auto, tutti che rientrano a casa dopo aver passato una giornata in spiaggia o a casa di amici. Ci fermiamo a Carlsbad nell’ormai collaudato Motel6. In giro come al solito non c’è anima viva, le strade sono deserte. A due passi dal motel c’è il mio adorato Taco Bell’s così ceniamo lì a base di “Nachos Belle Grandi” il mio piatto preferito! A nanna presto è stata una giornata intensa, abbiamo visto un sacco di cose e avuto anche una piccola delusione, ci servirà di lezione per la prossima volta!

29 AGOSTO 2005 SAN DIEGO – LOS ANGELES Posti visitati: Los Angeles: Downtown, Holliwood, Beverly Hills Miglia: 230 Pernottamento: Ramada Limited Inn $ 65 Colazione: Denny’s $20 Pranzo: – Cena: Burgher King’s $ 13 Questa mattina ci aspetta la famosissima Los Angeles e Holliwood! La giornata non è delle migliori, il cielo è uggioso e fa anche freddino. Dopo una lauta e molto apprezzata colazione da Denny’s ci dirigiamo verso LA dove arriviamo in un batter d’occhio. Il nostro giro inizia dal fashion district che molti ci avevano suggerito per dell’ottimo shopping, purtroppo non era come me lo spettavo, i negozi non sono gran che, anzi, hanno cose molto economiche, ma si vede…Giriamo un po’ a piedi, visitiamo qualche negozio ma compriamo poco, anzi dopo un po’ ce ne andiamo per nulla soddisfatti. Visto il caldo insopportabile facciamo un giro in macchina nella Down Town e ci fermiamo solo per qualche sosta fotografica.

A questo punto puntiamo verso Holliwood, fa sempre più caldo e il traffico è congestionato, arriviamo dove secondo la cartina stradale dovrebbe esserci la famosa Walk of Fame, ma di stelle nessuna traccia. Cominciamo ad innervosirci così facciamo una sosta ristoratrice Starbusk’s e devo dire che ha funzionato, dopo una rilassante chiacchierata e una buona cioccolata siamo più bendisposti. Chiediamo informazioni ad un solerte benzinaio che per soli 4$ ci vende una cartina e…Ci dice che quello che stavamo cercando è proprio nella strada parallela a quella in cui siamo ora! Va beh poco male! Parcheggiamo l’auto, a pagamento ovviamente!, e ci incamminiamo verso la nostra meta, ma ancora una volta ci fermiamo prima di raggiungerla perché proprio dietro l’angolo troviamo il più grande e bel negozio di souvenir di Holliwood: magliette, tazze, cappellini, felpe, penne, tutto sul tema cinema e Holliwood! Ci sono addirittura le sedie da regista e le riproduzioni degli oscar! Inutile dire che ne siamo usciti più di un’ora dopo…Con due borse enormi…E la carta di credito svuotata! Si torna allora alla macchina per depositare il nostro bottino e poi finalmente la Walk of Fame! Mamma mia le stelle sul marciapiede sono veramente tantissime! Che emozione! E poi arrivamo al Chinese Teathre dove ogni anno consegnano gli Oscar, beh me lo aspettavo molto più imponente e sfarzoso, anzi quasi quasi lo trovo addirittura kich. Comunque essere lì davanti e mettere i piedi sulle orme nel cemento di Nigolas Cage…Vi assicuro che ha il suo fascino! Gironzoliamo un po’ lì intorno, guardiamo le stelle per terra, la gente che cammina come se niente fosse, caspita siamo a Holliwood! Ancora una volta il caldo ci strema e decidiamo di fermarci a bere qualcosa, vediamo un baretto molto carino con molte foto di personaggi famosi e chitarre di tutti i tipi appese alle pareti, facciamo per entrare e due poliziotti in divisa ci fermano e ci chiedono dove vogliamo andare, lì per lì mi sono intimorita ma poi mi sono accorta che per il bar era adiacente ad una scuola di musica e loro erano lì solo per controllare. Infatti ci hanno fatto passare senza problemi! Abbiamo bevuto avidamente una granatina al limone da mezzo litro e nel frattempo abbiamo sbirciato una lezione di musica che si stava tenendo proprio nell’aula di fronte alla vetrina del bar! I ragazzi che frequentavano il locale erano veramente strani, dai look più disparati, ma si vedeva che comunque erano bravi ragazzi, la loro era solo una facciata! A questo punto non ci resta che vedere Beverly Hills! Che posto ragazzi, ci sono ville da mille e una notte, vialetti di accesso che sembrano infiniti, ma sono tutti barricati nelle loro mura di cinta e recinzioni alte tre metri! L’atmosfera che si respira è veramente particolare…Da ricchi! Mi sento veramente fuori posto! Ma poteva mancare una visita in Rodeo Drive? Assolutamente no! Parcheggiamo in una sottospecie di parcheggio, sembrava un vicolo!, per la modica cifra di 8$ di 30 minuti!!!, e cominciamo a passeggiare per la via più famosa tra gli amanti dello shopping, più che negozi sembrano, anzi sono, ville palladiane, con un lusso a dir poco sfacciato, due body guard in giacca e cravatta all’entrata che molto cortesemente ti aprono la porta al tuo arrivo, commesse appena uscite da una rivista di moda (oltre che dal parrucchiere e dall’estetista!), ovviamente i cartellini dei prezzi non ci sono, tanto a chi interessa quanto costa? Se piace…Piace…!!! Le strade sono linde, nemmeno un granello di polvere, ci si potrebbe mangiare sopra! Su un lampione vedo un avviso, diceva di tenere sgombra quella zona perché l’indomani si sarebbero tenute le riprese di un film!, ma ci pensate avrebbero girato un film, che magari avrei poi rivisto a casa! Peccato dover andare via mi sarebbe veramente piaciuto assistere alle riprese! E’ ormai sera, la sera del nostro ultimo giorno negli states…, decidiamo così di tornare a dormire nel primo motel in cui abbiamo dormito vicino all’aeroporto in modo da essere comodi per la partenza il mattino seguente. Impieghiamo più di un ora per fare le valigie, già eravamo arrivati carichi, figuriamoci ora con tutte le cose che abbiamo acquistato! Fortuna che, memori degli ultimi viaggi, avevamo infilato in valigia un borsone, che ora ci torna utile come valigia supplementare! Siamo proprio alla fine, ora anche le valigie sono pronte, come ultima sera avremmo potuto fare pazzie, andare a divertirci in qualche locale, ma non ne abbiamo veramente voglia, senza contare che ci dobbiamo svegliare all’alba domani mattina, così mangiamo qualcosa al Burgher King lì vicino e poi andiamo a nanna. Buona notte america!

30 AGOSTO 2005 LOS ANGELES – ITALIA La sveglia suona ad un’ora improponibile, dobbiamo riconsegnare la macchina e poi andare all’aeroporto.

Per guadagnare tempo avevamo fatto il pieno alla macchina la sera prima, così le operazioni di riconsegna sono velocissime, un controllo al contratto, ai km percorsi e poi con la ricevuta in mano saliamo sul bus che ci riaccompagna al LAX. L’autista chiede ad ogni passeggero con quale compagnia aerea vola in modo da portarlo direttamente al terminal giusto, mamma mia quante sono! Fuori comincia ad albeggiare per l’america inizia un nuovo giorno, per molti uguali al precedente, ma per noi è il giorno del ritorno a casa, l’aereo si stacca da terra, noi lasciamo il suolo americano… Il viaggio di ritorno è lungo da LA andiamo a NYC e da lì direttamente a Venezia dove arriviamo il mattino successivo, il pilota fa scendere il carrello, la laguna sotto di noi è bellissima, l’aereo tocca terra…Eccoci a casa…..Ho già nostalgia, c’è chi dice che il mal d’africa sia fortissimo….E cosa mi dite del mal d’america? Questo era il mio diario, ne leggerete altri di altri viaggiatori, consigli che si trovano su internet, tutte cose molto importanti e interessanti per chi sta organizzando un viaggio simile. Una cosa però ho imparato: che è giusto trarre spunto, accettare suggerimenti, ma il viaggio rimane sempre e solo vostro, non è tanto l’accuratezza dell’organizzazione, le tappe, i motel, i ristoranti che fanno di un viaggio IL viaggio, siete voi, con le vostre sensazioni, le vostre emozioni che fate di un viaggio, il viaggio che poi ricorderete per tutta la vita, sono i momenti passati assieme al vostro compagno/a o ai vostri amici in quei splendidi posti che saranno ricordati.

Quindi, a mio parere, la giusta organizzazione di un viaggio consiste nel prepararlo in modo tale che ciò vi permetta di esaltare al massimo le sensazioni di cui parlavo prima, il prenotare o meno il pernottamento, il decidere prima di partire tutte le tappe minuziosamente o lasciare gran parte al caso è assolutamente soggettivo perché ognuno di noi vive la vacanza in modo diverso e vive i posti in modo diverso per cui andate e godete di quei posti cercando di fare vostre tutte le sensazioni perché è questo che vi porterete a casa e resterà nel vostro cuore.

Alessandra e Enrico per qualsiasi cosa … (melluches@libero.It)



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