Sri Lanka, la perla verde

La scoperta di un gioiello chiamato anche "lacrima dell'India"
Scritto da: FULCOLA
sri lanka, la perla verde
Partenza il: 07/03/2015
Ritorno il: 23/03/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Quanto verde tutto intorno e ancor più in là, sembra quasi un mare d’erba… Prendo in prestito le parole di una nota canzone della PFM per descrivere la nostra prima impressione una volta giunti in Sri Lanka. Un trionfo di Madre Natura: la vegetazione sorprende e quasi annichilisce per l’abbondanza di specie e varietà. Lo Sri Lanka, conosciuto fino a non molti anni fa anche come Ceylon, è un’isola poco a sud della costa indiana per cui ha un clima equatoriale, con due stagioni monsoniche che provocano copiosi rovesci (le medie annuali superano i 2000 mm in parecchie località): l’abbondanza d’acqua e le temperature medie elevate sono il mix perfetto per una Natura rigogliosa e quasi esuberante.

Il momento migliore per visitare il paese è tra gennaio e marzo, nell’intervallo tra i due monsoni: e proprio a marzo abbiamo effettuato un tour di un paio di settimane, appoggiandoci all’agenzia locale Mysrilankatravel (contattatemi per eventuali info) comprensivo di guida italofona e di autista con van.

Al tour classico – che tocca le antiche capitali di Anuradhapura, Polonnaruwa e Kandy, il palazzo/fortezza di Sigirya e la zona montuosa di Nuwara Eliya, abbiamo abbinato alcune escursioni/attività quali la visita dell’orfanotrofio degli elefanti a Pinnawela, il rafting sul White River, il whale watching a Mirissa ed alcuni parchi naturali. Il programma è così, risultato completo e talvolta anche impegnativo, compensando alcuni lunghi spostamenti in van (non tanto per le distanze, quanto per i tempi di percorrenza dovuti all’attraversamento di paesini ed al traffico dei three wheeler – i famosi tuk-tuk) con una discreta attività fisica necessaria per le visite di alcuni siti (Ritigala e Sigirya su tutti) e per alcune escursioni naturalistiche (Horton plains in primis ma anche Little Adam’s peak).

Dal punto di vista del patrimonio storico-archeologico, nonostante la presenza di alcuni siti facenti parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, devo ammettere che le rovine non sono spettacolari come altrove: ci sono parecchie grandi dagoba (la versione singalese degli stupa) e statue del Buddha ma delle antiche città, palazzi e monasteri si sono salvate praticamente solo le fondamenta e si fa fatica ad immaginare come dovevano essere gli edifici, costruiti prevalentemente in legno. Nonostante ciò, Anuradhapura colpisce per l’estensione, Polonnaruwa per alcuni edifici di forma particolare (ad esempio il Vatadage) e qualche resto di maggior impatto visivo, Ritigala per la location in mezzo ai boschi su un versante montuoso e Sigirya per la posizione in cima ad una roccia isolata. Tra i siti buddisti ci hanno colpito in particolar modo il complesso di grotte di Dambulla – con decine di staute e pareti affrescate – ed il tempio rupestre di Buduruwagala dove per raggiungere la parete rocciosa con le alte statue scolpite si attraversa una zona con incantevoli scorci di laghetti ricchi di avifauna e vegetazione. Tra i siti più recenti, possono interessare gli appassionati le fortificazioni olandesi a Trincomalee (a nord-est) e quelle portoghesi a Galle ( sud).

Ma come detto il punto forte del Paese è l’aspetto naturalistico, con alcuni parchi e riserve naturali e faunistiche di grande bellezza e varietà.

Abbiamo visitato ad esempio Pigeon Island, nei pressi di Trinkomalee, un’isola con spiagge coralline bianche ed una ricca vegetazione e compiuto delle escursioni in barca nel bacino di Habarana (zona di Sigirya) – con visita alla popolazione locale – e sul Madu River (costa sud-ovest), una riserva dove si possono vedere le ultime mangrovie della zona. Una delle escursioni più appaganti è stata sicuramente quella degli Horton Plains, un altopiano ad oltre 2000 metri s.l.m su cui si estende un’area protetta di oltre tremila ettari di cui milleduecento di foreste; oltre alla possibilità di avvistare animali (ai tempi della dominazione inglese i Plains erano una riserva di caccia…) quali cervi, gatti selvatici, rettili ed anfibi ed una sessantina di specie di uccelli, non mancano alcuni punti panoramici sorprendenti come la Big World’s End e la Small World’s End dove ci sono degli strapiombi vertiginosi o le Baker falls, delle spettacolari cascate. Vista l’abbondanza d’acqua in tutto lo Sri Lanka, proprio di cascate ce ne sono parecchie e meritano sicuramente una foto ricordo le Ramboda falls e le Rawana falls; queste ultime sono visibili in lontananza anche dalla sommità del Little Adam’s peak, altro punto panoramico molto suggestivo nei pressi di Ella. Da non perdere anche una visita ai Giardini Botanici Reali a Kandy, considerati tra i cinque più bei giardini al mondo; qui, oltre alla varietà di piante e fiori, colpisce la presenza di migliaia di pipistrelli della frutta che su alcuni alberi penzolano più numerosi delle foglie! Lo Sri Lanka è inoltre circondato da moltissime spiagge sabbiose che assieme alle palme da cocco e al blu dell’oceano indiano creano degli scorci da cartolina molto suggestivi. L’unico aspetto negativo è il continuo movimento ondoso che se da un lato fa di molte spiagge del sud un paradiso per gli appassionati di surf, dall’altro può dar fastidio ai bagnanti in quanto spesso l’acqua vicino a riva è torbida a causa della sabbia smossa.

La zona di Nuwara Elya è invece famosa per la coltivazione del tè e lo spettacolo dei terrazzamenti delle colline con gli ordinati filari di piante da cui si ricava la dorata bevanda merita di certo una visita, ancor più gradita in quanto la cittadina si trova a circa 1800 metri sul livello del mare e gode di un clima fresco decisamente in contrasto con il caldo-umido afoso della costa nord. Dalla stazione ferroviaria di Nuwara c’è inoltre la possibilità di prendere un treno turistico che scende a sud verso la cittadina di Ella attraversando una zona montuosa con bellissimi panorami.

Anche per gli amanti della fauna non mancano certo le attrazioni: quasi ovunque si vedono scimmie e non mancano gli incontri con bufali,varani,cervi, lontre, uccelli rapaci, aironi ed i multicolori martin pescatore anche se ovviamente i must di una visita in Sri Lanka sono i leopardi e gli elefanti.

Il Parco Nazionale di Yala, a sud-est dell’isola, è il luogo migliore per avvistare i primi. Devo però dire che, ancorchè ci siamo resi complici partecipandovi, le escursioni per ammirare questi magnifici felini sono estremamente invadenti per la “privacy” degli animali ed il fatto che le jeep cariche di turisti non siano contigentate all’ingresso, crea delle situazioni paradossali quando viene individuato un leopardo, con corse a tutto gas per avvicinarlo ed ingorghi ed assembramenti di macchine che non si vedono neanche nelle ore di punta lungo la tangenziale di una grande città! Chissà cosa pensano i leopardi quando, indifferenti a tutto questo, se ne vanno tranquilli in giro, a volte anche attraversando i sentieri, davanti alle jeep.

Di elefanti indiani è invece molto ricco il Parco Nazionale di Minneriya, vicino a Sigirya: ne abbiamo visti alcuni branchi durante l’escursione in fuoristrada ed anche qui si sono talmente assuefatti alla presenza dei turisti che è possibile avvicinarsi a loro fino a poche decine di metri; molto emozionante è stato anche vedere un paio di elefanti immersi nell’acqua di un lago fino alle spalle, intenti a strappare l’erba dal fondo per cibarsene: una scena non tanto comune. Discorso a parte merita il Pinnawela Elephant Orphanage (PEO) , un’istituzione ad una novantina di km da Colombo nata per accogliere gli elefantini rimasti privi della madre a seguito di episodi di bracconaggio, malattie o incidenti ma che nel corso degli anni ha ampliato l’accoglienza anche ad esemplari adulti. Il PEO è ormai una meta fissa inclusa in molti tour; è visitata anche da moltissimi singalesi ed anche qui l’aspetto turistico/commerciale ha una parte preponderante, necessaria per autofinanziarsi. I momenti clou della visita sono due: il baby feeding (l’allattamento degli elefantini) cui possono partecipare i visitatori acquistando un biglietto a parte ed il bagno degli elefanti quando gli animali vengono condotti al fiume Maha Oya ed i visitatori si assiepano lungo le rive rocciose del fiume per ammirare lo spettacolo.

Al sud del Paese, in particolare nella zona di Mirissa, è inoltre possibile imbarcarsi per escursioni di whale watching al largo della costa: oltre che balene, si possono avvistare delfini ed anche, come è capitato a noi, grandi testuggini. Purtroppo anche per questo tipo di escursioni vale il discorso fatto per il leopardo: parecchie imbarcazioni si concentrano nelle zone degli avvistamenti e scandagliano il mare con i sonar per esser pronte nelle vicinanze dei punti dove i cetacei affiorano per respirare, creando confusione e disturbando gli animali.

Per i più avventurosi non si può tralasciare di recarsi a Kitulgala sul White river dove c’è la possibilità di effettuare in tutta sicurezza delle discese di rafting ( 2° e 3° grado di difficoltà) lungo il fiume, accompagnati da guide ed istruttori esperti.

Ed infine, per rilassarsi dopo tutto questo, si può scegliere anche di fare dei trattamenti ayurvedici: le spa dove avvicinarsi a questo antico sistema di medicina naturale sono infatti molto diffuse nel Paese.

Un ultimo aspetto non certo trascurabile che colpisce i visitatori è sicuramente quello religioso. La maggioranza della popolazione è buddista mentre la rimanente parte è equamente suddivisa tra indusiti , crisitani e musulmani ma sono molto suggestive le scene di devozione dei fedeli buddisti che ricoprono di fiori multicolori gli altari o girano in processione attorno agli stupa. Ed un bell’esempio di convivenza tra religioni è visibile a Colombo al tempio Jinaratana Bhikku dove si possono trovare statue buddiste, induiste e crisitiane sotto lo stesso tetto: di questi tempi un modello di tolleranza che dovrebbe far riflettere!

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