Sri Lanka, tropici d’oriente

Profumo di spezie, spiagge poco abitate e rituali sacri. Una terra ricca di bellezze naturali, spiritualità e atmosfere coloniali...
Turisti Per Caso.it, 19 Gen 2011
sri lanka, tropici d'oriente
Il nome è un augurio, quasi un destino. Non sempre facile da realizzare: in cingalese, Sri Lanka significa isola splendente, ma negli ultimi decenni il Paese, a metà strada fra India e Maldive, sembrava piombato in un cono d’ombra, segnato da conflitti politici e calamità naturali. Oggi, recuperati i danni dello tsunami del 2004 e sconfitte, nel 2009, le Tigri Tamil (in lotta contro il governo per l’autonomia del nord est dell’isola) Sri Lanka tira un sospiro di sollievo e riaccende la luce. Più che una luce: sono riflettori potentissimi, da quando, a inizio 2010, il New York Times l’ha eletta meta turistica dell’anno. Di fronte allo sguardo disincantato dei media internazionali, la vecchia Ceylon sfodera il suo fascino di tropico d’antan: spiagge a mezzaluna con palme, edifici coloniali, templi colorati e mercati. Un mondo saturo di odori e colori. Su tutti, un verde che abbaglia, diventando dolci colline, risaie, foreste, alte montagne e piantagioni di tè, cocco e spezie tropicali. Un verde che fà da sfondo agli enigmatici sorrisi di uomini e donne, così difficili da decifrare nella loro imperturbabilità orientale.

Il Ceylon oggi, vista da colombo

Il viaggio inizia dalla capitale Colombo, che la maggior parte dei turisti non visita neppure. Caotica e vitale, non è bella in senso classico, ma merita una sosta. Ha una storia recente: era un anonimo villaggio costiero quando, nell’Ottocento, gli inglesi la scelsero come nuova capitale, insediandosi attorno al Forte e costruendo edifici coloniali in un’area popolata da grandi alberi di cannella, la spezia preziosa che secoli prima aveva attirato a Serendib (il vecchio nome arabo dell’isola) prima i Portoghesi e poi gli Olandesi. Ancora oggi, Cinnamon Garden è il quartiere elegante, con palazzi governativi, ambasciate e vecchi edifici un po’ fané; una visita al Museo nazionale, con reperti da tutto il Paese, aiuta a farsi un’idea generale della lunga e complessa storia dell’isola. Nel vecchio quartiere del Forte, invece, i grattacieli si mischiano alle vestigia coloniali, come la Torre dell’Orologio o il Galle Face Hotel, sull’omonimo spiazzo verde sul mare, la passeggiata per eccellenza in città. Poco più in là, attorno alla stazione ferroviaria, si estende il grande bazar all’aperto di Pettah, dove ogni strada è specializzata in un genere di mercanzia. È il quartiere mussulmano, abitato dai discendenti dei mercanti arabi arrivati qui sulle ali dei monsoni. E le spiagge iniziano subito fuori città, nell’area dove si trova il Mount Lavinia Hotel, con la sua grandeur da hotel coloniale.

Rotolando verso sud ovest

Ed è la strada del sud ovest quella imboccata dai turisti che tornano a frequentare i resort costieri. Il litorale da Colombo a Galle è un susseguirsi di belle spiagge dorate, ai cui bordi crescono rigogliose le palme. Il mare non è maldiviano, ma è caldo e traquillo e l’effetto d’insieme è da paradiso terrestre. Duramente colpite dallo tsunami, le comunità locali sono tornate faticosamente e vivere, ricostruendo i villaggi e riprendendo attività come la raccolta dei cocchi e la pesca. A 50 chilometri a sud di Colombo, Beruwela è un porto con il mercato del pesce sul molo e la moschea più antica dello Sri Lanka, costruita da mercanti arabi sulla penisola che domina la cittadina. Da qui a Induruwa, si estendono chilometri di belle spiagge deserte. Procedendo ancora verso sud si arriva a Hikkaduwa, con alberghi e resort vista mare. La zona, dalla discreta vita notturna, è frequentata da surfer che cavalcano le onde create dalla barriera corallina. Nell’entroterra l’atmosfera torna mistica visitando il bel tempio buddista di Gangarama Maha Vihara. Ormai mancano solo 20 chilometri a Galle, cresciuta attorno al forte olandese battuto dalle onde. Dentro le mura, il centro storico ha tanti caffé e negozi di pietre preziose e argenti. Negli ultimi anni la cittadina ambisce a diventare la capitale del turismo sofisticato e un po’ alternativo, con piccole e graziose guest house e raffinati hotel boutique ricavati dai vecchi palazzi dei mercanti, come il The Sun House (thesunhouse.com). Su una collina, in posizione panoramica sul porto di Galle si può affittare tutta, con 3 doppie standard, 2 deluxe e 2 premium, per una vacanza in famiglia o con gli amici, ma si può prenotare anche solo una camera, per spendere poco e godere di una natura rigogliosa a pochi passi dal mare. L’atmosfera torna più rustica man mano che si procede lungo la costa sud. Nelle basse acque della baia di Weligama si pratica ancora la pesca sulla pertica, lunghi bastoni di legno che sporgono dall’acqua. Di fronte al villaggio c’è un isolotto privato, Taprobane, dove intorno al 1920 un conte francese costruì la sua “casa nell’Eden”. Da allora la villa ha ospitato regnanti, artisti e celebrità di passaggio e oggi è diventata un esclusivo hotel boutique (taprobaneisland.com). Il viaggio finisce a Mirissa, un villaggetto minuscolo con le case ai margini della spiaggia, una mezzaluna perfetta di sabbia e palme, acqua tranquilla e cristallina. La “bella addormentata” del Sud non è stata ancora scoperta dal principe turismo (che è passato oltre, adocchiando Tangalle e Hambatota, poco oltre lungo la costa). Meglio così, lasciamola dormire ancora un po’.

Dai resort turistici ai templi buddisti

Rientrando nella capitale, prima di avventurarsi nell’entroterra vale la pena prendere la litoranea che sale verso Negombo, la costa ovest. Il turismo balneare ha iniziato a svilupparsi proprio qui, prima di scendere a sud negli anni Ottanta, e ancora oggi in zona rimangono resort e strutture di livello medio, spesso un po’ datate. Ma, fuori dagli alberghi, atmosfere e luoghi sono autentici. La zona molto popolata e con un grande mercato del pesce è considerata la “piccola Roma” dello Sri Lanka, con una storia fortemente segnata dalla presenza coloniale portoghese e soprattutto dalla religione dei nuovi arrivati, il cristianesimo. Ancora oggi gran parte della popolazione è cattolica, di una religiosità molto sentita, anche se segnata da felici tocchi sincretici. Ci sono chiese e cappelle e, lungo le strade, è facile vedere altarini colorati dedicati alla Madonna e ai santi. Non mancano neppure statue e tempietti buddisti: la sensazione è che entrambi siano oggetto di devozione e rispetto da parte di tutti. Molta gente si dichiara semplicemente cattolica e… buddista. Un incontro potente con la spiritualità buddista si ha spostandosi verso l’interno, fino a Kelaniya, sulle rive del fiume Kelani, dove sorge il Raja Maha Viharaya, uno dei luoghi di culto più importanti dell’isola. Secondo la leggenda, qui avrebbe predicato il Buddha in persona, nel luogo in cui fu poi edificato il grande tempio, abbattuto e ricostruito più volte, l’ultima nel XIX secolo.

La storia dell’isola è nelle regioni centrali

Per capire meglio l’intreccio di culture che segna l’isola, bisogna ripercorrere a ritroso la sua storia spostandosi nelle regioni centrali. Le tracce del passato più antico sono nella pianura a nord di Colombo, con le rovine delle città che furono capitali. La più antica (risale al 500 a.C) è Anuradhapura: abbandonata per secoli, è stata riportata alla luce nell’Ottocento, quando è iniziato il lento recupero dei resti disseminati nella pianura, tra cui alcuni grandi dagoba – o stupa – e monasteri. Qui si trova anche un albero del Bo (un tipo di ficus) millenario che, secondo la leggenda, deriverebbe da una talea di quello all’ombra di cui il Buddha avrebbe ricevuto l’illuminazione. La capitale successiva fu Polonnaruwa, che toccò il suo apice nel XII secolo, con grandi palazzi, templi, giardini e un lago artificiale. Tra le rovine il pezzo forte sono le quattro grandi statue del Buddha (15 metri) scolpite in un unico blocco di granito. A breve distanza dalle antiche capitali c’è un altro luogo simbolo della cultura singalese, l’imponente roccia-fortezza di Sigiriya. Quella che con orgoglio tutte le guide locali chiamano “l’ottava meraviglia del mondo” è frutto di una vicenda di intrighi e violenza, una delle tante che hanno segnato la storia del Paese: un figlio del re uccide il padre e spodesta il trono, l’altro fugge a caccia di rivincita. Temendo il ritorno del fratello, l’usurpatore abbandona Anuradhapura e crea un regno effimero, destinato a lasciare un segno indelebile: trasforma una roccia in fortezza inespugnabile, protetta da imponenti bastioni murati. Ancora oggi, Sigiriya è avvistabile a chilometri di distanza: alla base si scorgono i segni della presenza umana, con i resti dei giardini e dei quartieri residenziali. Salendo per ripide scalinate si arriva alla monumentale porta d’ingresso a forma di leone, di cui oggi rimangono solo i giganteschi artigli di pietra. Ancora più su, zigzagando su scalini di ferro (installati nell’800), in un anfratto della roccia si scoprono i resti di splendidi affreschi, sbiaditi dal tempo, che mostrano sensuali figure femminili. Un ultimo sforzo porta in cima, dove si trovano le fondamenta del palazzo. Ma a conquistare è il panorama, che spazia senza limiti all’orizzonte. Il paesaggio circostante è una sinfonia di nuances di verde in cui si intravedono minuscole macchie d’azzurro (stagni, laghi e laghetti) e il bianco dei villaggi. Nella vicina foresta pluviale di Sinharaja, Riserva della biosfera e National Heritage Wilderness Area Unesco, oltre a gazzelle e cervi, si avvistano leopardi, scimmie, elefanti. Per soggiornare nella giungla, il Boulder Garden è un eco-boutique resort costruito in legno e pietra viva: dieci suite nascoste nella foresta pluviale, una piscina d’acqua sorgiva tra gli alberi e il bar in una grotta. Storia, arte e natura si fondono nel complesso buddista ricavato dalle vicine grotte di Dambulla, con pareti decorate a tinte vivaci e affollate da una collezione di statue di Buddha di ogni forma e colore. A uno smaliziato occhio “occidentale” può sembrare naif e quasi kitsch, ma basta osservare in silenzio le scolaresche che rispettose depongono fiori di carta per percepire l’autenticità del luogo.

Kandy, la più bella e spirituale

La tappa successiva è l’ultima capitale del regno singalese, Kandy, in una regione di colline. Da Colombo, ci si arriva su una strada che arranca fra i declivi o con il vecchio trenino coloniale, costruito dagli Inglesi. Strada facendo, s’incontra l’Elephant Orphanage di Pinnawela, un’istituzione finanziata dallo Stato che si prende cura degli elefanti abbandonati. L’ora in cui i baby elefanti sono nutriti dai guardiani utilizzando degli speciali biberon giganti è diventata un’attrazione turistica da circo, ma se si passa da qui nelle ore in cui egli elefanti vanno a fare il bagno lo spettacolo è garantito, riscoprendosi per un attimo bambini. Kandy è la città più bella dell’isola: giace in un fondovalle, ai bordi di un lago artificiale, e ha eleganti edifici dai tetti a punta e vie piene di negozi. E, soprattutto, mantiene salda la leadership culturale e religiosa della nazione (singalese). Qui sorgono le scuole e le università più antiche, i centri monastici più importanti. Qui, soprattutto, nel tempio in riva al lago, è custodito il Dente di Budda, una delle reliquie più famose del buddismo. La leggenda racconta che fu trafugato dall’India, nascosto nella voluminosa acconciatura di una principessa e portato in dono a un re singalese. Da quel giorno, le dinastie regnanti lo hanno custodito gelosamente presso le loro corti e così è arrivato fino a Kandy, ultima capitale del Regno, dove per ospitarlo è stato costruito un grande tempio. La reliquia è protetta da scrigni preziosi, che all’alba e al tramonto sono esposti ai pellegrini. Ad agosto, la città ospita la Esala Perahera, la più importante festa buddista del Paese, che richiama un’enorme folla di pellegrini e visitatori. L’evento dura 10 giorni e culmina nella grandiosa processione-parata in cui la reliquia viene portata in corteo a dorso d’elefante per le vie della città: monaci, giocolieri e musicisti sfilano con più di 100 elefanti “vestiti a festa”. Ma anche nei giorni normali il tempio emana un’energia speciale: non è un luogo da turisti, come dimostra la lunga coda di cingalesi che ogni giorno ne superano la soglia. Di ogni età e condizione sociale, portano in omaggio fiori di loto o frangipane, pregano e meditano. Quando al tramonto inizia la puja, la cerimonia che saluta l’esposizione degli scrigni che, la spiritualità che aleggia nell’aria si fa quasi palpabile. E la magia continua fuori, quando prima di uscire si accende un piccolo cero votivo nel giardino del tempio, mentre la notte tropicale cala improvvisa dalle colline.

Benvenuti nel regno del tè

Procedendo verso sud s’incontra una delle regioni più belle dell’isola: qui, grazie alla combinazione fra altitudine (fino a 2500 metri) e latitudine tropicale, il clima diventa fresco e l’aria balsamica. Attirati dal clima, nell’Ottocento gli Inglesi hanno segnato la vocazione e il destino di queste terre, avviando le piantagioni di tè con piantine importate dall’India. Fra le montagne, in riva a un bel laghetto hanno creato la località di villeggiatura di Nuwara Eliya, un angolo di Vecchia Inghilterra ai tropici che oggi ha un’aria un po’ vintage, ma non è priva di fascino: ci sono i cottage in legno con i giardinetti fioriti, i club con le sale da biliardo e i salotti in boiserie, le corse dei cavalli e il rito del tè delle cinque. Oggi, i turisti arrivano soprattutto per scoprire gli spettacolari dintorni: boschi, cascate e vallate ricoperte a perdita d’occhio dai filari delle piante di tè, fra cui spiccano le grandi sagome bianche delle tea factory – le fabbriche. Un immenso e corrugato mare verde punteggiato di minuscole macchie colorate che brillano al sole: sono i sari delle lavoranti Tamil che raccolgono – rigorosamente a mano – le foglie. Una visione molto suggestiva, anche se tanta bellezza ha un risvolto umano di fatica e privazioni: “importati” dagli Inglesi per lavorare nell’industria del tè, i Tamil della zona vivono in piccole comunità nei pressi delle piantagioni e lavorano ancora oggi in condizioni molto pesanti, anche se negli ultimi anni si sono moltiplicati i programmi e le iniziative per migliorare i loro standard di vita.

Quando l’architettura dialoga con la natura

Geoffrey Bawa (1919-2003) è stato il più grande architetto di Sri Lanka e uno dei maestri dell’architettura contemporanea del Far East. Ha progettato non solo grandi edifici pubblici, ma anche dimore private e alcuni hotel sparsi per l’isola. Il suo stile è caratterizzato dalla ricerca dell’equilibrio e della simbiosi fra interni ed esterni, opera architettonica e ambiente. Anni di viaggi tra Europa, Asia e Stati Uniti l’hanno portato a creare uno stile minimalista che fonde forme ispirate dal design scandinavo degli anni ’60 con le forme dell’universo asiatico. Fra gli alberghi, la sua opera più emblematica è considerata il Kandalama Hotel (www.heritancehotels.com/kandalama) vicino a Sigiriya: di pietra e vetro, è costruito su palafitte che poggiano su un megalite, inframmezzata da giardini pensili che lo legano all’ambiente circostante; tutti gli ambienti dialogano con la natura, che lo avvolge: uno dei ristoranti, raggiungibile tramite una passerella, è ricavato all’interno di una grotta, mentre un bar si affaccia sulla piscina, sospesa sopra il lago di Kandalama. Al Lighthouse si accede tramite una spettacolare scala a chiocciola, come se fosse davvero un faro, e l’albergo si affaccia su una spiaggia idilliaca, disegnata come fosse un giardino. Bawa ha progettato anche molte ville e case private: oggi è diventata una residenza per turisti la splendida The Last House, sulla spiaggia di Tangalle (si prenota tramite www.srilankainstyle.com). Ed è diventata un raffinata country house anche Lunuganga, la residenza privata dello stesso Bawa a sud di Bentota (www.lunuganga.com). La casa è circondata da un grande giardino (aperto al pubblico dalla 9 alle 17, visite guidate su prenotazione) dove l’architetto ha sperimentato nuove forme e soluzioni di spazio e verde.

Oro verde

In un binomio indissolubile anche oggi che la Ceylon coloniale è diventata Sri Lanka, il tè continua a rappresentare il simbolo dell’isola e una delle principali fonti dell’economia locale. La storia della sua presenza qui, però, è piuttosto recente: piante originarie della regione indiana di Assuan sono state trapiantate a opera degli Inglesi a metà dell’Ottocento sui monti dell’entroterra cingalese. Un esperimento riuscito, che nel giro di pochi decenni ha trasformato Sri Lanka in uno dei principali produttori mondiali di tè. All’asta del tè di Colombo ogni settimana vanno in vendita quasi 5 milioni di chili di materia prima: finiscono in gran parte nei magazzini delle grandi multinazionali del tè, che li utilizzano miscelati e tagliati come base per i loro prodotti industriali. Ma esistono anche industrie locali, come Dilmah Tea, che esportano direttamente in tutto il mondo tè “made in Ceylon al 100%” (www.dilmahtea.com). Le varietà in commercio sono moltissime, ma alla base c’è sempre la stessa pianta, un particolare tipo di camelia, di cui vengono utilizzate esclusivamente le 2 foglioline superiori e la gemma apicale, ancora oggi raccolte a mano. Le differenze dipendono fondamentalmente dal tipo di lavorazione. Tutti i segreti del tè si possono scoprire “sul campo” visitando una delle tante Tea Factory aperte al pubblico nella regione di Nuwara Eliya, ricoperta a perdita d’occhio dalle piantagioni. Il tè è diventato anche un’attrazione turistica, con tanto di alberghi a tema, ricavati da ex fabbriche o fattorie, come The Tea Factory a Nuwara Eliya (www.aitkenspencehotels.com/ teafactory).

cahier de voyage

Come arrivare Qatar Airways (www.qatarairways.com/it) mette a disposizione 14 collegamenti dall’Italia, con volo giornaliero da Milano Malpensa e da Roma per Colombo, via Doha. La compagnia ha una flotta di Boeing e Airbus confortevoli con shermi individuali per videogiochi e film di prima visione. Cibo ottimo, con possibilità di menù a scelta tra asian food, vegan, gluten free. Tariffe da € 625.

Quando andare Il clima è tropicale, influenzato dai monsoni: la stagione umida va da maggio a settembre nelle regioni sud-occidentali e da novembre ad aprile in quelle nord-orientali. Le temperature, da 28 a 35°C, sono più fresche nelle regioni interne.

Lingue Ufficiali Cingalese e tamil. Molto diffuso l’inglese.

Fuso orario La differenza di orario con l’Italia è + 4 ore (+ 5 quando in Italia c’è l’ora legale).

Documenti Passaporto con scadenza non inferiore a sei mesi dalla data di ingresso.

Moneta Un euro corrisponde a circa 144 rupie cingalesi.

Room service Amangalla 10 Church Street, Fort – Galle tel. (94) 91 223 3388. Ricavato da un palazzo coloniale, con arredi d’epoca e allure contemporaneo, piscina, spa e ristorante. Doppia da $ 300 a notte. Www.amanresorts.com/amangalla/resort.aspx

Amanwella Bodhi Mawatha, Wella Wathuara – Tangalle tel. (94) 47 224 1333 Resort in stile “contemporary asian”, su una spiaggia vergine del sud. Trattamenti wellness con fiori e frutta locali. Suite da $ 350.www.amanresorts.com/amanwella/resort.aspx

The Kandy House Amunugama Walauwa – Kandy tel. (94) 81 492 1394 Boutique hotel, ex residenza del primo ministro del sovrano locale. Nove suite, con veranda sul giardino e piscina incastrata fra jungla e risaie. Doppia da $ 195 in b&b.; Www.thekandyhouse.com

Lunuganga Dedduwa, Haburugala – Bentota tel. (94) 34 42 87 056 Sei raffinate camere nella casa dell’architetto Geoffrey Bawa, circondata da un parco spettacolare. Doppia da $ 165 in b&b.; Www.lunuganga.comfood

Mamas Roof Cafe – Galle 76, Leyn Baan Street, Forte tel. 773 206 755 Ottimo curry in ambiente casalingo. Terrazza con vista a 360 gradi sul faro, la moschea e il porto.

Info Ente per la Promozione Turistica Sri Lanka: srilankatourism.org