Spagna del Nord

Tour tra le regioni della Spagna del Nord.
Scritto da: Manu431979
spagna del nord
Partenza il: 17/07/2010
Ritorno il: 30/07/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

Spagna del nord

(Galizia – Asturie – Cantabria – Paesi Baschi – Navarra – Castiglia e Leòn)

Manuela y Ferdinando, 17 – 30 Luglio 2010

Guide: Lonely Planet; Cartina: se potete portatevi un navigatore

Sabato 17 luglio 2010 – Dobbiamo ammettere che l’inizio del nostro viaggio non è stato dei più semplici: dopo una levataccia alle cinque del mattino e aver rischiato di perdere il volo all’aeroporto di Malpensa causa ressa incredibile e ancora più incredibile disorganizzazione di Easyjet, arriviamo a Porto in Portogallo sani e salvi anche se comunque abbastanza sconvolti. Facciamo la nostra prima colazione della vacanza e aspettiamo un mini autobus di Europcar che ci scorta a ritirare la nostra Renault Clio turbo diesel nuova di zecca (immatricolata nel giugno 2010 con solo 480 km all’attivo), il “coche maravilloso” che ci scorterà per tutta la vacanza….ne siamo subito molto fieri. Lasciamo l’aeroporto verso mezzogiorno e partiamo alla scoperta della Spagna del nord, prima tappa: Vigo.

Vigo è una città grande e abbastanza caotica: lasciamo l’auto e la giriamo un po’ a piedi, cercando un centro che non siamo sicuri ancora oggi di aver trovato. In compenso troviamo il vivace porto che si raggiunge con passaggio obbligato tra un tremendo centro commerciale di cemento, che potevano davvero risparmiarsi. Giriamo un po’ la città e scopriamo che è disseminata di sculture moderne; come avremo modo di constatare spesso nel nostro viaggio, agli spagnoli (o ai loro architetti) piace molto vivacizzare i centri urbani con statue e sculture più o meno moderne….che sinceramente non sempre sappiamo apprezzare. Se non siete di passaggio, non vale la pena di deviare dal vostro viaggio per visitare Vigo. Il caldo è forte, facciamo una pausa e poi ripartiamo per Pontevedra, dove abbiamo prenotato una notte in hotel.

Pontevedra invece è molto carina, peccato che raggiungere il centro sia davvero un’impresa e che le strade siano così strette che ad ogni manovra abbiamo paura di fare qualche danno all’auto. Finalmente arriviamo alla meta: il nostro hotel è completamente in centro, tra Praza da Verdura e Praza da Leña. Il centro città si distribuisce infatti tra 5 piazzette principali, che visitiamo la stessa sera mentre cerchiamo una birra e un tagliere di salumi e formaggi tipici prima di concludere questa lunga prima giornata di viaggio.

Domenica 18 luglio 2010 – Dopo una tranquilla colazione al bar dell’hotel, assaporando la nostra prima domenica spagnola tra un finto cappuccino e un cornetto alla piastra, lasciamo Pontevedra e ci dirigiamo verso las Rias Bajas. La prima tappa è l’isola di A Toxa, collegata da un lungo ponte alla terra ferma, dove la guida ci consiglia di visitare una chiesetta completamente coperta di conchiglie. Il posto è particolarmente turistico ma anche suggestivo e decidiamo di fermarci per qualche foto.Ripartiamo per Santiago de Compostela, tappa immancabile per qualsiasi pellegrino degno di questo nome…e nonostante il nostro scopo sia più turistico che religioso, ci sentiamo anche noi un po’ dei pellegrini persi nella penisola iberica che cercano conforto per il lungo viaggio appena iniziato….il nostro pellegrinaggio si sta compiendo al contrario rispetto a qualsiasi rotta classica, ma non si può avere tutto. Come ci aspettavamo, la cattedrale è davvero suggestiva: la festa di Santiago è alle porte (25 luglio) e molti pellegrini sono già qui. Probabilmente sono arrivati sulle auto d’epoca che sono parcheggiate nel piazzale davanti alla cattedrale….pellegrini moderni. Visitiamo anche l’interno della cattedrale e ci imbattiamo nel grande incensiere d’argento appeso sopra all’altare e in un gruppo di finti templari che contribuiscono a creare l’atmosfera. La città è concentrata intorno alla cattedrale e non ci sono altri monumenti che possano reggere il confronto, ma è comunque piacevole passeggiare tra le sue vie lastricate lasciandosi incantare dagli edifici d’epoca. Pranziamo all’ombra della cattedrale in un bar con tavolini all’aperto, che ci regala anche un sottofondo musicale jazz. Riprendiamo il tour decisi a ritornare sulla costa per lasciarci stupire dalle meraviglie galiziane. Cerchiamo così strade panoramiche costiere e raggiungiamo Noia, ma siamo ancora nelle Rías Baixas, che non hanno scogliere a picco da offrirci ma solo spiagge che ci ricordano molto le coste italiane. Proseguiamo così per Muros, dove la guida dice che inizi la Costa da Morte ma per avere un assaggio delle coste alte e frastagliate dobbiamo arrivare fino a Cabo Finisterre, considerato per molto tempo il punto più occidentale d’Europa. La giornata è quasi al termine: riprendiamo il nostro viaggio e arriviamo a La Coruna al tramonto. Non riusciamo ad apprezzare bene questa città, forse anche perché siamo piuttosto stanchi: dopo aver vagato per il lungomare senza aver trovato un posto per cenare, torniamo in centro e troviamo quasi per caso una pulperia dove assaggiamo il polipo alla piastra. Sarà stato un posto per turisti, ma neanche questo ci incanta.

Lunedì 19 luglio 2010 – Lasciamo La Coruna: è lunedì mattina e il traffico è intenso. Questa città non ci è piaciuta particolarmente, ma speriamo di rifarci con la costa: oggi visiteremo las Rías Altas. Partiamo quindi in direzione Ferrol per arrivare a Cabo Ortegal, fiduciosi. La strada che dalla cartina sembra costeggiare la costa però in realtà non ci mostra molti squarci di mare e per vedere l’oceano bisogna cercare un “mirador”. Siamo fortunati e troviamo alcuni scorci suggestivi nella Serra de Capellada: siamo già in collina e a farci compagnia sono dei simpatici cavalli che ci attraversano le strada e tori e mucche sparse per la vallata (tori non sempre pacifici). Facciamo una sosta a Sant’Andres Teixido, un borgo medievale arroccato lungo la collina che ci offre qualche foto artistica e un panino al prosciutto (il famoso Jamón Serrano di cui gli spagnoli vanno molto fieri….ma francamente il panino è un po’ asciutto). Arriviamo finalmente a Cabo Ortegal: altre coste meravigliose e un faro che aspetta forse ancora qualche nave. Facciamo un pieno di sole e ripartiamo per Lugo, dove abbiamo trovato un hotel in centro con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Ci concediamo una pausa e poi partiamo per esplorare la città, che ci offre stradine acciottolate e piazzette…e un entrecot poco cotta.

Martedì 20 luglio 2010 – Lugo ci stupisce piacevolmente anche di mattina e ci offre un giro sulle sue mura medievali, dove incontriamo persino sportivi che fanno jogging. Ma il nostro obiettivo è ancora la costa, che non ci basta mai. E allora esploriamo gli ultimi tratti delle Rías Altas e alla fine la nostra ostinazione viene ripagata. Prima tappa della giornata: Ribadeo. Colorato e vivace paesino sulla costa con un attrezzato centro di informazioni turistiche, grazie al quale scopriamo quello che sarà forse il punto panoramico più bello della vacanza: Praya as Catedrais. Torniamo infatti 10 km indietro sulla via che ci aveva portato a Ribadeo e troviamo questo lungo tratto di costa a picco sul mare che rivela tutta l’immensità di quell’oceano che ancora non avevamo apprezzato completamente. Il tempo è stupendo, soleggiato e ventilato insieme. Le onde si infrangono sulla costa, sembra di essere sul set di qualche film. Anche le nostre macchine fotografiche sono d’accordo e cercano di immortalare ogni squarcio per non perdere neanche una sfumatura di mare (ormai con le digitali è facilissimo). Lasciamo un po’ a malincuore il nostro angolino paradisiaco perché il viaggio deve continuare. Cambiamo completamente tema e cerchiamo di visitare i resti celtici del Castro de Coana, ma il sito è chiuso. Allora ci spostiamo nel grazioso paesino di Cordillero, con case colorate aggrappate sulla collina che arrivano alla costa….ci sentiamo un po’ alle Cinque Terre. Arriviamo infine a Oviedo e siamo sfiniti, la giornata è stata proficua ma parecchio lunga. Mentre usciamo per cercare un posto dove cenare, inizia a piovere: proprio nella città dove il nostro hotel non è in centro! Riusciamo per miracolo a trovare un ristorante dove mangiare qualcosa e rientriamo di corsa prima di ritrovarci completamente fradici.

Mercoledì 21 Luglio 2010 – Visitiamo Oviedo, che è disseminata di lavori in corso. Il centro è carino, anche se non memorabile e un po’ ovunque troviamo statue in ferro battuto. Come avrà fatto Woody Allen a trovarla una città così bella? Usciamo dal caos della città e ci dirigiamo verso Leòn, attraversando i Picos de Europa e godendoci paesaggi degni delle migliori catene montuose. Insieme al paesaggio anche il pedaggio autostradale ci lascia senza fiato: € 10,80 per pochi kilometri….suggestive e impressionanti queste montagne!La vera meraviglia di Leòn è invece la cattedrale, che ricorda molto quella di Notre Dame a Parigi. La giornata è molto bella perciò ne apprezziamo anche le vetrate multicolore e l’interno. Nel complesso Leòn ci piace e non solo per la cattedrale ma anche per gli edifici come la sede della banca Caja Real, ospitata in un palazzo progettato da Gaudì. Prendiamo un caffè e ripartiamo per Gijòn, che abbiamo scelto come tappa per la notte ma dalla quale non ci aspettiamo nulla di particolare.

Giovedì 22 Luglio 2010 – E invece Gijòn non è per niente male. Passeggiamo sul lungomare e arriviamo fino al molo, adibito inizialmente ad armeria (ci sono ancora dei resti di cannoni) e ora trasformato in area svago giovanile. Anche il centro è colorato e vivace e in fin dei conti questa città non ha niente da invidiare ad altre, nonostante si presenti inizialmente solo come un porto commerciale. L’avevamo già detto che la costa non ci basta mai? Oggi ne assaggiamo un altro pezzetto. Lasciamo Gijòn e arriviamo a Lllanes, dove ci fermiamo a Playa de Torò, un altro scorcio delizioso che lascia spazio al nostro estro di fotografi. L’area è attrezzata per fare un bel pic-nic, al quale non rinunciamo, accompagnati da intere famigliole che si tuffano indisturbate nell’oceano. Ci spostiamo a Comillas, nota per il Capricho de Gaudì, un edificio ricoperto da mattonelle colorate e da girasoli di ceramica, nato come residenza estiva del marchese di Comillas….un vero spettacolo degno di altre opere del maestro, anche se più nascosta. La cittadina è un piccolo borgo ben tenuto, gradevole per una passeggiata pomeridiana. La nostra prossima tappa sono le Cuevas de Altamira, grotte preistoriche con vivide pitture rupestri di bisonti, cavalli e altri animali selvatici di 14.500 anni fa scoperte nel 1879 ma oggi chiuse al pubblico per preservarle intatte. Il sito è considerato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Visitiamo però il museo annesso, dove le grotte sono state ricostruite con fedelissime riproduzioni. La destinazione finale di oggi è Santillana del Mar, che a dispetto del nome non dà sull’oceano, ma si trova all’interno. Questa volta abbiamo prenotato in un accogliente e colorato B&B che ci fa sentire a casa. La cittadina è piccola ma molto ben tenuta e turistica e perciò non facciamo fatica a trovare un ristorante aperto anche a tarda serata.

Venerdì 23 Luglio 2010 – Visitiamo Santillana e scopriamo oltre alla chiesa romanica del XII secolo “Colegiata de Santa Juliana” anche viottoli, sidrerie e un museo di arte moderna proprio in centro. Potevamo arrivare fino a qui senza visitare Santander? E allora ci dirigiamo verso el Sardinero, la spiaggia più famosa della città, dove troneggia il casinò e dove la vita balneare degli spagnoli del nord si fa più intensa. Pranziamo sul lungomare osservando surfisti e villeggianti, ma decidiamo di non visitare il centro: preferiamo ricordarla così, una città rilassata e vacanziera. Cerchiamo altri punti panoramici nella zona di Santander, dato che la nostra macchina fotografica non è mai sazia. Una delle due digitali purtroppo non ce l’ha fatta, quindi ora ne abbiamo solo una….ma ce la caviamo benissimo anche così. Arriviamo a Cabo Mayor, consigliato dal nostro navigatore satellitare alla voce “punti di interesse”: e ha ragione! Una piccola penisola che ospita un campo da golf privato ed è costeggiata da un sentiero lastricato… stupendo. E’ tempo di riprendere il viaggio ed è ora di lasciare la Cantabria collinare per i selvaggi Paesi Baschi. Ci danno il benvenuto alcuni cartelli scritti prima in lingua basca e poi nello spagnolo nazionale: ci possiamo fidare? Bilbao è il nostro primo obiettivo. Troviamo l’hotel (rigorosamente nel Casco Viejo) e per non perder tempo usciamo subito a visitare l’attrazione per cui tutto il mondo invidia la città: il museo Guggenheim. Da fuori, questa costruzione è davvero strabiliante. Lucenti lastre di titanio ondulate che ricordano promontori, navi e torri, degne del miglior architetto futurista…e forse il canadese Frank Gehry lo è. Anche il ponte sul fiume che costeggia il museo è in parte un’opera artistica apprezzabile. A rendere il tutto suggestivo la scultura di un grosso ragno di metallo all’ingresso, che fa comunque abbastanza impressione.

Ma non lasciatevi ingannare: il meglio arriva dentro. Premettiamo di non essere grandi intenditori di arte moderna e forse anche per questo abbiamo avuto delle grosse difficoltà a comprendere ed apprezzare le opere contenute nel museo. Nonostante le spiegazioni dell’audio guida fornita insieme al biglietto, non siamo comunque riusciti ad intendere il senso di statue, quadri ed esperimenti artistici….ma in definitiva una visita a questo museo è un’esperienza da provare, perché non si può arrivare al favoloso Guggenheim senza entrare: sarebbe un insulto all’architetto. Per completare la nostra formazione culturale moderna, all’uscita ci attende Puppy, la statua di un gattino gigante ricoperto di fiori. Anche di questa non capiamo il senso, ma almeno è piacevole da vedersi. Per riprenderci sorseggiamo un aperitivo al chiosco vicino al museo, che ci offre anche del jazz suonato dal vivo in sottofondo (ci stiamo accorgendo che gli spagnoli sono patiti di jazz): l’atmosfera è così piacevole che dimentichiamo per un attimo i traumi dell’arte moderna.

Di Bilbao non ne abbiamo mai abbastanza, tanto che decidiamo di goderci anche una cenetta nei vivaci vicoli del Casco Viejo, a pochi passi dal nostro hotel. La guida ci consiglierebbe di arrenderci ai pinchos, la versione basca delle tapas, ma non ci sentiamo ancora pronti e optiamo per una cena vera in un vero ristorante. Siamo davvero soddisfatti: questi Paesi Baschi promettono bene.

Sabato 24 Luglio 2010 – Lasciamo Bilbao perché ancora una volta vogliamo vedere il mare: in fondo è mare basco e non abbiamo ancora avuto l’onore di immortalarne neanche un pezzettino. Però non siamo così fortunati come in Galizia: tentiamo infatti di gettare l’ancora a Gorliz ma non trovando parcheggio ci arrendiamo e andiamo via, poi optiamo per Elantxobe, un paesello arroccato sulle rocce a strapiombo sul mare che non ci offre granché, oltre a un pranzo veloce e una piccola scarpinata: sembra ancora di essere alle Cinque Terre, ma dei poveri però. E allora ci arrendiamo: è proprio ora di San Sebastiàn. Questa città è magica: dalle vie del centro alla zona della cattedrale al lungomare, tutto trasmette allegria e vitalità. Il tempo è magnifico e questo sicuro aiuta, il jazz festival è alle porte, i preparativi fervono e forse anche questo aiuta, insomma forse siamo capitati nel periodo migliore dell’anno, ma è sicuro che ci dobbiamo tornare. Qui finalmente assaggiamo i famosi pinchos, piccole tartine con salumi, tortilla, pesce e tutto quello che la fantasia basca permette. Restiamo fino al tramonto, ma poi con un ultimo sguardo alla spiaggia che costeggia la città e ai suoi bagnanti rilassati lasciamo San Sebastiàn e lasciamo anche il mare: da ora in poi ci aspetta l’esplorazione dell’interno. La prossima destinazione è Pamplona. Anche in questa città abbiamo un alberghetto in centro che ci ha consigliato la nostra guida: è moderno e non eccessivamente caro, ma la centralinista è un tantino irritante.

Domenica 25 Luglio 2010 – Forse non siamo proprio capitati nel giorno della settimana giusto per girare Pamplona, infatti è quasi deserta. Dopo una colazione veloce, ci avviamo per il centro, cercando il punto di informazioni turistiche, dove recuperiamo una cartina. Vaghiamo per un po’, arriviamo a Plaza de Toro che troviamo chiusa, ci spingiamo verso il mirador dove diamo uno sguardo alla vallata intorno alla città e concludiamo il giro per il centro, cercando di ripercorrere le vie dove a San Firmino i tori si lanciano nella tradizionale corsa…ma la città ci risulta comunque un po’ anonima. Sarà il caso di tornare in un altro momento, quando i suoi abitanti non si stanno riposando dopo la movida del sabato sera? Recuperiamo invece l’entusiasmo a Olite. Questo villaggio medievale e abbastanza turistico ci colpisce piacevolmente come un’oasi nel deserto. La strada per arrivarci assomiglia molto a quella per il Far West e dopo l’arco di pietra che apre l’ingesso del paese ci si aspetterebbe di trovare un saloon…e invece si apre una graziosa piazzetta con l’ufficio del turismo e il Palazzo Reale. Il giro del palazzo è d’obbligo, paghiamo il biglietto e si arrampichiamo tra le stanze, le terrazze e le torrette, dalle quali si vede la vallata intorno…sembra di essere fuori dal mondo. La scalata al palazzo è davvero da non perdere. Dopo un delizioso panino al pollo grigliato, lasciamo il nostro Far West caliente e ci dirigiamo verso Ujuè. Questo piccolo borgo medievale arroccato e acciottolato (e anche un po’ dimenticato da Dio) si erge su una collina dalla quale la pianura sottostante si apre ampia e placida. Ci offre viottoli tortuosi e una cattedrale che domina tutto il panorama. Troviamo la chiesa in ristrutturazione (e non è la prima), ma l’interno ci colpisce piacevolmente. Ripartiamo per Vitoria, dove non sappiamo ancora cosa ci aspetta. La città infatti è in festa: oltre al delirio per trovare un parcheggio vicino al centro, dobbiamo faticare non poco per districarci tra la folla e arrampicarci fino al nostro bed and breakfast in pieno centro. La nostra camera è quasi in chiesa! Il B&B è molto moderno e la signora che lo gestisce è una simpatica mamma in attesa. Ci riprendiamo dallo sfinimento e usciamo tardi cercando di evitare l’esplosione della folla in fermento, ma troviamo ancora un sacco di gente vestita nei costumi tipici che vuole trascinare fino all’ultimo i bagliori della festa. Vitoria è una piacevole scoperta: l’abbiamo programmata solo come tappa di sosta e invece ci offre una bella piazza e in generale un centro che merita di essere visitato. Ceniamo con i famosi pinchos e rientriamo, abbastanza sfatti.

Lunedì 26 Luglio 2010 – Vitoria ci offre una classica colazione continentale e i nostri primi quotidiani italiani, che in oltre una settimana di vacanza non avevamo ancora trovato. Ora si parte per Burgos. Per una volta arriviamo presto e riusciamo a vedere con calma la città, che è dominata completamente dalla Cattedrale. E’ uno dei gioielli gotici della zona, che ammiriamo anche dal belvedere prendendo il classico treno turistico. Il trenino ci porta fino al castello, che però non visitiamo, e ci dà un assaggio del centro, costeggiando il fiume e arrivando fino alla statua del Cid Campeador che domina il ponte principale. Scendiamo e ci immergiamo nei mercatini e tra la gente che all’ora dell’aperitivo ha solo voglia di rilassarsi e di godersi l’estate. Ceniamo in un ristorante consigliato dalla nostra fidata guida e ci prepariamo per la prossima intensa giornata.

Martedì 27 Luglio 2010 – Lungo la strada verso Segovia, dove ci fermeremo per la notte, decidiamo di fare qualche tappa e cominciamo con Covarrubias. E’ un altro borgo medievale dei tanti che sono sparsi in questa zona, che ci accoglie col il mercato rionale, un nido di cicogna abbarbicato sulla torretta di un palazzo e con una simpatica folla di turisti arrivati in autobus che si riversa nelle stradine poco prima della nostra partenza e assaggia ciliegie vendute da un contadino locale. E’ tutto molto folkloristico e sembra anche genuino. Poiché le tappe ci sembravano poche, aggiungiamo anche una sosta a Sepùlveda. E’ quasi l’una e fa un caldo tremendo in questo paesino un po’ deserto (capiamo perché!), perciò cerchiamo in fretta un locale per il pranzo, pensando di assaggiare il famoso cordero asado, specialità di questa zona. Purtroppo questo piatto non è proprio abbordabile, quindi ripieghiamo su un plato combinato, con carne e patatine fritte, che ci ha salvato molte volte durante questa vacanza. Giriamo per il paesello, dove tutti si guardano bene dall’uscire nel caldo pomeridiano e dopo una breve passeggiata riprendiamo la rotta verso sud. Arriviamo a Segovia e decidiamo di visitare l’Alcázar prima di localizzare l’albergo. Dall’esterno assomiglia al castello di Cenerentola e dalla guida scopriamo infatti che la struttura ha ispirato i film di Walt Disney. Trovare l’entrata del palazzo ci risulta abbastanza difficile, poiché non ci sono indicazioni chiare…ma alla fine riusciamo ad arrivare, anche se dobbiamo incunearci per vie strettissime. Il palazzo è stato usato per molto tempo come caserma e custodisce all’interno un museo militare. Ci arrampichiamo fino al terrazzo al livello delle torrette e lanciamo gli scatti fotografici fin dove arriva l’obbiettivo. Ma Segovia non è solo l’Alcázar. E’ anche un centro vivace con l’immancabile cattedrale, è l’acquedotto romano che si mantiene intatto da secoli e la serie di piazzette che si alternano intorno alla vita cittadina. Dopo aver trovato l’hotel e aver evitato per poco un parcheggio da salasso, ci godiamo il lusso di una cena con salmone in un cortiletto nascosto del centro che ci compensa delle fatiche giornaliere.

Mercoledì 28 Luglio 2010 – Questa parte della Spagna si rivela calda, a volte al limite del torrido. Per questo ci rifugiamo a metà mattina nella fresca cattedrale di Segovia, un po’ per completare la visita alla città e un po’ per rifugiarci al fresco sacro e gratuito della cultura. Non possiamo però farci fermare dal caldo e allora prendiamo la nostra Clio e ci rimettiamo in strada, verso un’altra tappa religioso-culturale: Avila. Imperdibile è il giro delle mura che non ci facciamo mancare e imperdibile è il pranzo con panino al famoso Jamòn Serrano in un piccolo bar della piazza del mercato. Lasciamo la città e la sua aura santa (Santa Teresa è infatti la patrona di Avila) e ripartiamo per una città più universitaria che religiosa: Salamanca. Questa volta siamo andati davvero al risparmio, ma siamo comunque in pieno centro. Forse troppo in centro. La nostra pensione dà infatti su Plaza Mayor, dove si concentra tutta la vita cittadina di notte e di giorno (soprattutto di notte) e dove si concentra anche tutto il caldo del mondo (soprattutto di giorno). Il parcheggio è difficile e per poter tenere l’auto nello stesso posto svuotiamo tutte le tasche di tutte le monetine raccolte in quasi due settimane di viaggio. Salamanca è frizzante anche adesso che non è invasa dagli studenti spagnoli e stranieri, che la popolano durante le lezioni universitarie del resto dell’anno. La città ci appare ricca di monumenti incantevoli: dalle cattedrali, all’università e al relativo portale nel quale cerchiamo la rana porta fortuna, Salamanca si rivela un gioiello di arte spettacolare. Qui però prendiamo la più grande fregatura da veri turisti di tutta la vacanza: una paella che offende la cucina spagnola e che, come direbbero gli intenditori, manca completamente dei sacri crismi culinari. Ma la colpa è anche nostra: come potevamo pretendere l’alta cucina in un ristorante super turistico in centro a fine luglio? La prossima volta staremo più attenti. Dopo cena ci allontaniamo fino al ponte romano illuminato e poi rientriamo in camera convinti di poter dormire. Che illusi.

Giovedì 29 Luglio 2010 – Quello che ricorderemo meglio di Salamanca, oltre ai suoi gioielli architettonici, sarà il delirio notturno che non ci ha lasciato tregua. Cerchiamo conforto nella colazione di un bar del centro e nel classico shopping turistico tipico degli ultimi giorni di vacanza. Soddisfatti, ripartiamo per Zamora, dove ci aspettano l’ultimo castello e l’ultima cattedrale del nostro percorso. Se siete di passaggio, fermatevi, ma non deviate apposta per vederla. Ripartiamo per l’ultima notte nella penisola iberica e dopo quasi tre ore di macchina arriviamo a Vila Real, dove abbiamo prenotato una stanza presso un agriturismo portoghese, Casa da Llevada. Questa tappa è stata programmata per avvicinarci il più possibile a Porto, dove il 30 luglio riprenderemo l’aereo per il ritorno. Non ci aspettiamo nulla se non riposo, ma l’agriturismo si rivela accogliente e riusciamo a gustare anche alcune specialità locali.

Venerdì 30 Luglio 2010 – Lasciamo Vila Real dopo una colazione all’aperto e raggiungiamo l’aeroporto, dove aspettiamo il volo di ritorno nel tipico stato irreale di chi sta terminando le vacanze…e anche se ci sembra di essere in giro da secoli contando un po’ stupiti le molte tappe del nostro tour, non possiamo fare a meno di essere parecchio soddisfatti del nostro viaggio nella meravigliosa Spagna del Nord.



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