Tutte le strade di Barcellona

2 – 9 Settembre 2002 LUNEDI' Siamo in 3 : mia sorella ed io, e una mia amica. Il primo viaggio organizzato assolutamente da sole (ma pagato per conto nostro solo in parte!). Quando sono in vacanza mi piacerebbe stare continuamente in giro a vedere più cose possibili, infatti in una settimana siamo state sempre a camminare: abbiamo visto...
Scritto da: Veronica 1
tutte le strade di barcellona
Partenza il: 02/09/2002
Ritorno il: 09/09/2002
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
2 – 9 Settembre 2002 LUNEDI’ Siamo in 3 : mia sorella ed io, e una mia amica. Il primo viaggio organizzato assolutamente da sole (ma pagato per conto nostro solo in parte!). Quando sono in vacanza mi piacerebbe stare continuamente in giro a vedere più cose possibili, infatti in una settimana siamo state sempre a camminare: abbiamo visto tutta Barcellona e anche Girona.

Arriviamo la mattina all’aeroporto “El Prat” di Barcellona… E vediamo l’aeroporto: è molto grande, luminoso, si vedono le palme di fuori e si sente già la Spagna. Prendiamo l’aerobus per raggiungere il centro, approfittando del fatto che sarebbe passato dopo pochi minuti, benché non fosse il mezzo più conveniente. E’ molto comodo e c’è l’aria condizionata. In alternativa, oltre al taxi, c’è il treno (la linea 1) che passa ogni 30 minuti e arriva fino a plaça de Catalunya, però è distante 5 minuti a piedi dal terminal, oppure, se avete tempo, nel 2004 probabilmente ci sarà anche il servizio di metro. Noi fermiamo a Plaça de Catalunya, a circa 500 metri dall’Hostal Oliva dove pernotteremo questi 8 giorni. E’ una piazza molto bella, grande, uno dei nodi di smistamento di traffico principale, con al centro fontane e piante e “mille” piccioni che passeggiano su una bella pavimentazione decorata da una grande stella(visibile bene dall’ultimo piano de “El corte ingles”:un grande magazzino di una famosa catena sparsa in tutta la città). Dopo aver posato i borsoni in camera e essere andate in bagno… Usciamo per vedere subito dove siamo e per sentirci in vacanza. E’ l’una passata e fa caldo, quindi ci tuffiamo nel grande magazzino di prima per rinfrescarci con l’aria condizionata e poi, tra l’indecisione e il sentirci ancora un po’ perse, andiamo al MacDonald’s. Ci appropinquiamo verso la Rambla, cartina e guida alla mano (La Guida è della Lonely Planet EDT, mentre molte informazioni utili, oltre che su internet, le ho prese anche all’ufficio del turismo spagnolo a Roma). Dopo tutto quello che avevamo sentito sulla Rambla, la curiosità è tanta. Mia nonna diceva:”Sateve attente che lì so’ più furbi che a napoli!!!”. La Rambla, costeggiata lateralmente da palazzi, ha, partendo dall’esterno, due marciapiedini, due strade, e un grande marciapiede centrale alberato, dove bazzicano persone di tutti i tipi: ci sono venditori di fiori, conigli, uccelli, topolini, tante edicole; verso la fine, andando in direzione del porto c’è anche un mercatino di gioielli o cose fatte a mano; e poi c’è chi si traveste da simpson, da sposa con palloncini e carta scoppiettante da imballaggi, chi da preservativo; c’è un gruppo di giapponesi con abiti e parrucche da beatles; c’è chi mendica, e chi chiede gentilmente ai turisti seduti ai tavolini dei bar che gli venga offerto qualcosa da mangiare (un ragazzo se ne andava in giro con un cucchiaio e mangiava paella qua e là); c’è chi canta e suona e, se sei fortunato, chi balla il flamenco o il tango. Abbiamo visto la rambla un po’ a tutte le ore del giorno, ma con i colori del tramonto è più bella. I numeri civici iniziano dal lato vicino al mare che poi è anche la parte un po’ più ampia e meno affollata; ma la rambla prosegue oltre plaça de Catalunya verso l’interno, parallela a Paseig de Gracia, e lì prende un aspetto più vivibile e tranquillo e il suo nome è Rambla di Catalunya. Lunedì il nostro passaggio per la Rambla è stato di striscio, perchè l’abbiamo costeggiata iniziando dal Portal del Angel e passando davanti la Cattedrale (senza riconoscerla, benchè ci fossero “mille” turisti…) Il primo giorno quindi è tutto all’insegna della Rambla e del Barri Gotic, ovvero il cuore dell’insediamento romano di Barcellona, l’antica Barcino, che sarebbe poi diventato anche il nucleo della città medievale; per poi finire la serata verso il lungomare e il porto. La Catedral aprirà alle 16,00 (l’orario è 8,30-13,30/16,00-19,30) e ci piacerà, più che il suo interno gotico catalano e la facciata mooooolto decorata, il chiostro delle oche: ci sono piante, fontane, e le oche, naturalmente, e, meno naturalmente, un distributore automatico di ceri… Uscendo direttamente dal chiostro, si arriva alla casa dell’Ardiaca (casa dell’Arcidiacono); durante gli orari di ufficio si può vedere il fresco cortile con maioliche, una fontana e una grande palma al centro e salire sul terrazzo superiore per vedere anche un pezzo di cattedrale dall’alto, e soprattutto riposarsi sul muretto. Le chiese e i muretti sono ottimi punti di riposo per il turista! Se non fosse per la curiosità non avremmo visto questo cortile, perchè sulla guida c’erano poche righe, e invece è piccolo e molto carino. Poi siamo riuscite a raggiungere la Plaça de Sant Josep Oriol, perdendoci più volte tra le molte stradine ombrose. (Altra parentesi: Nel Barrio Gotico le strade sono disordinate, ma sorprendenti, perchè, uscendo da una viuzza puoi ritrovarti su una piazzetta alberata e piacevole, o incontrare gruppi di ubriachi e senza tetto in zone più degradate. Siamo sbucate sulla piazza di una chiesa “Esglesia de Sant Felip Neri“, da sole, con due tizi poco raccomandabili all’orizzonte, e uno spettacolo molto stravagante: la statua del santo sopra il portale aveva una stola di finto-struzzo viola attorno al collo!). Entrando nel quartiere medievale abbiamo perso l’orientamento all’inizio, ma i giorni successivi è stato più facile, essendo l’area ristretta. Eravamo rimasti nella piazza di Sant Josep Oriol, con tanti tavolini di bar e musicisti e la Esglesia de Santa Maria del Pì. In quasi tutte le chiese che abbiamo visto ci sono i ventilatori, e molte file di candele di diversi colori che creano un’atmosfera accogliente e familiare e informale, facendo quasi sentire la fede come un’abitudine quotidiana, positiva. Sempre proseguendo il percorso dall’interno verso il mare, si incontra Plaça Reial circondata da un grande porticato quadrato con i lampioni, attorno alla fontana centrale, di Gaudì. Uscendo dalla piazza ci si ritrova sull’ultimo tratto della Rambla con il Monumento a Colombo. Così ci avvicianiamo al mare verso la Rambla de Mar che porta, passando su un ponte molto artistico e moderno, al Maremagnum, un grande centro commerciale con bar e ristoranti. Questa zona si chiama Barceloneta; è solo una parte del lungomare di Barcellona che è diviso in più tratti. Tutta Barcellona è molto artistica, e, dalle Olimpiadi del 1992 molti sono stati i lavori che hanno migliorato l’aspetto e la funzionalità della città. La zona del porto è una di quelle zone che sono state fortemente rimodernate e lungo le quali sono state realizzate opere importanti per recuperare una parte di Barcellona che era molto degradata. Poi per tutta la città ci sono opere d’arte lungo le strade; in questo punto, per esempio, c’è la famosa Barcelona’s Head di Lichtenstein. La giornata l’abbiamo finita distrutte in un ristorantino tranquillo e conveniente lungo Passeig de Joan de Borbò.

MARTEDI’ Martedì abbiamo visto l’acquario di Barcellona! Ci sono dei pesci… Comuni… Del mediterraneo… Ci sono anche le trote per intenderci… Ma è bello e la vasca in cui tu puoi passare attraverso col tapis roulant e ti trovi l’acqua sopra e ai lati è bellissima! e ti vedi le razze e gli squali. Abbiamo anche visto un film in 3 dimensioni… Con gli appositi occhialetti verdi e rossi, alla sala Imax, accanto all’acquario. E ci siamo sbafate un gelato al bar vicino. Nella zona moderna chiamata Port Vell c’è un po’ tutto insomma: centro commerciale Maremagnum; acquario; imax; passeggiate; parchetti… Passeggiando per arrivare al porto, la mattina, siamo anche passate davanti al Museo Marittimo, vedendo solo la riproduzione di un sottomarino che c’è all’entrata e trovando lì vicino un’altra scultura da strada: “El gat” di Botero.

Sul tardo pomeriggio siamo andate verso Montjuic, piccola collinetta verso sud-ovest, che movimenta il paesaggio insieme al Tibidabo, dalla parte opposta; per vedere la Fundaciò Joan Mirò, veramente interessante. Ci siamo poi fatte un giro per i Jardin Laribel e abbiamo visto la Placa de Hispanya, dove soprattutto per i turisti, da giungo a settembre, dal giovedì alla domenica, dalle 21,30 ogni mezz’ora ci sono dei giochi di luci e colori con gli zampilli delle fontane di questa grande piazza. Durante il resto dell’anno solo il venerdì e sabato. La sera, siamo ritornate a Montjiuc per vedere il Poble Espanyol, anche se non è che ci andasse più di tanto… E’ come un mini parco di divertimenti, come una mini cinecittà, dove hanno ricostruito con palazzi veri e finti i vari stili architettonici spagnoli, tutti riuniti. Ci sono ristoranti e locali e negozietti e organizzano manifestazioni o feste. Ma la visita a Barcellona non perde niente se evitate di vedere questo posto. Noi siamo state “fortunate” perchè, dopo aver mangiato un po’ una paella in tre, ci siamo distese sul pavimento ricoperto di erba sintetica della piazza centrale a vedere Casablanca all’aperto, di notte, sotto le stelle. Avevano organizzato un mega schermo con questo vecchio film in inglese con sottotili in spagnolo e a me , almeno a me…, è piaciuto tanto MERCOLEDI’ 4 settembre 2002 Dunque… Mercoledì facciamo prevalentemente un “Gaudì-Modernismo-Tour”. Iniziamo subito con Casa Lleo morera (di Domènech i Montaner), Casa Amatller (di Puig i Cadafalch) e Casa Batllò (di Antoni Gaudì); ovvero la manzana della discordia.

Casa Batllò è stata aperta solo nel 2002 in occasione dell’anniversario della morte dell’architetto. L’ingresso costa 10euro, ma ne vale la pena:è qualcosa di fantastico; è il parto di una mente pazza e geniale; è il punto di riferimento del modernismo (l’art nouveau, il Liberty, catalano); innanzitutto è straboccante di significati allegorici e fluttuante in uno spazio a sè.

Viene evocato il mare, la religiosità, la magia, la natura, in ogni stanza; dai soffitti che si chiudono in vortici, alle pareti ondulate, ai vetri colorati. E’ qualcosa di emozionante.

Proseguiamo per vedere la Fundaciò Antoni Tapies in Carrer d’Aragò; è un museo, ma noi vediamo solo la facciata, sormontata da una scultura in filo spinato… Poi vediamo la Pedrera o Casa Milà sempre di Gaudì. E’ un condominio, del quale si può visitare la ricostruzione di un appartamento arredato come all’epoca, una mostra all’ultimo piano, con vari studi architettonici, e il terrazzo sormontato da comignoli decorati da frammenti di vetri. Continuando a camminare vediamo da fuori anche il Museo de la musica e la Casa de les Punxes ; dopo di che ci fermiamo per un pasto veloce al bar Paris nell’Eixample, ovvero l’ampliamento; è abbastanza vicino a tutta la serie di palazzi modernisti visti prima. I lavori per la costruzione di questo nuovo quartiere iniziarono nel 1869, seguendo una griglia ordinata con ampie strade, piazze, e palazzi con angoli smussati lungo gli incroci. Inizialmente era abitato esclusivamente da classi agiate, infatti l’impressione che mi ha fatto in alcune zone è stata quella di vedere una parte dei Parioli di Roma. Al di là de la Travessera de Gracia invece inizia il quartiere Gracia, diciamo un quartiere più decentrato e trascurato dove bazzicano artisti e gente strana… Qui ci fermiamo in due piazzette che la guida descrive come “caratteristiche e vivaci”, ma che, come tutto il resto intorno, sono in realtà un po’ abbandonate e decadenti e punto di ritrovo di giovani. A piazza del Sol ci siamo prese un caffè e siamo andate al bagno… In un bar pieno di giovani, molti dei quali musicisti… A Piazza Virreina abbiamo visto dei tizi che suonavano e altri che andavano sullo skate. Da Carrer Gran de Gracia prendiamo un autobus che ci porti a Parc Güell. Agli inizi del ‘900 il conte Eusebi Güell incaricò Gaudì di creare una città giardino in miniatura con case per persone benestanti. Il progetto fu abbandonato, ma non prima che Gaudì riuscisse a creare una parte del parco con scalinate; vialetti; una piazza in parte posata su un colonnato in maiolica, un lato della quale è occupato da un’unica ininterrotta panchina sinuosa coperta da piastrelle; una finta foresta di colonne di pietra inclinate; la fontana sormontata dalla lucertola colorata, visibile un po’ ovunque a barcellona tra i souvenirs. Ci ho messo tre anni per fare una foto a mia sorella sulla lucertola, perchè spuntavano ovunque turisti…

Ah! Dopo questa passeggiata all’ombra degli alberelli, riprendiamo l’autobus… Anzi no! Usciamo dalle’ntrata del parco… Mentre prima eravamo entrate dall’uscita… Ehm… Entrate da un’entrata secondaria… E ci dirigiamo a naso verso una fermata dell’autobus che non troviamo… Alla fine facciamo la strada per arrivare alla metro quasi tutta a piedi… Ma anche se eravamo stanche, ne valeva la pena per vedere la Sagrada Familia! Per me è stata emozionanate al pari di casa Batllò, ma, date le enormi dimensioni, è stata qualcosa di unico, molto più commovente. Sognavo di poter vedere la Sagrada Familia da quando, un paio di anni prima ci era stata una mia amica che mi aveva mandato una cartolina, me l’aveva descritta e mentre parlava la immaginavo grandissima e perfetta nella sua incompiutezza. Per me la bellezza di questo tempio, di questa cattedrale della venerazione sta proprio nel fatto che non è finito; i lavori sono in corso, non c’è il tetto, le navate della chiesa sono occupate dalle impalcature ed è da più di cento anni che viene modificata e arricchita la sua struttura. Leggo:”Venne iniziata nel 1882 con Antoni Gaudì direttore del progetto, che vi lavorerà fino al 1926, anno della sua morte. Costruita ispirandosi al concetto di tempio espiatorio, ovvero per propiziare Dio agli uomini.” – “Gaudì investì tutto ciò che aveva nel progetto e organizzò laboratori artigianali sul posto per addestrare una manodopera qualificata a produrre il tipo di decorazione che lui desiderava. Man mano che lavorava andava elaborando idee sempre più grandi e originali, concependo alla fine un tempio lungo 95 m. E largo 60 m. Con una capienza di 13.000 fedeli, un campanile centrale alto 170 m. Ed altri 17 alti 100 m. O più. Con il suo caratteristico disprezzo per le linee rette (non ce ne sono in natura, diceva), Gaudì diede ai suoi campanili profili curvi, ispirato dagli anomali picchi del monte sacro fuori Barcellona, Montserrat, e li decorò con un florilegio di sculture che sembrano nascere dalla stessa pietra.” ecc… Quest’opera dovrebbe essere terminata nel 2020 dicono. Scendere da uno dei campanili, da circa 80 m. Di altezza (arrivandoci con l’ascensore eh!), percorrendo un’interminabile scala a chiocciola e potendo sostare solo in piccoli ballatoi o ammirando il panorama lungo una specie di ponticello che collega tra loro i campanili, è stato veramente vertiginoso! Ho fatto un sacco di foto solo alla Sagrada Familia, un po’ da tutte le prospettive:) Ripresa la metro, decidiamo di fermarci al mercato lungo la Rambla , la Bouqueria , per comprare delle bottiglie d’acqua e della frutta, e così ci accorgiamo anche che il mosaico di Mirò, che cercavamo all’interno del mercato, sta invece proprio davanti all’entrata, sul marciapiede centrale della Rambla. Lì a fianco c’è anche il Gran Teatre del Liceu, che, almeno da fuori, è un po’ ‘na chiavica… E una pasticceria, chiamata Escriba, conosciuta tra le più antiche della città, ma che non ci ispirava proprio. E’ sera. Torniamo in albergo. Come di consueto, seconda doccia della giornata. Andiamo al primo dei tre posti semi-eleganti che a Barcellona “abbiamo degnato della nostra presenza”… Andiamo a sentire il jazz all’ Hivernacle, ovvero la serra all’interno del Parc de la ciutadella. Non volevamo fare le snob, ma era una scusa per vedere la serra, e poi era abbastanza vicino a casa. GIOVEDI’ 5 settembre 2002 Giovedì mattina facciamo colazione in una cioccolateria sulla rambla di Catalunya, chiamata Xocolateria Valor, dove trovi gli xurros, la cioccolata e i cioccolatini con mille ripieni, l’orzata e altre cose. E’ il secondo dei 3 posti “eleganti” dove siamo state. Subito dopo partiamo per una gita fuori Barcellona. Andiamo a vedere i Jardins del Laberint d’Horta. Un parco storico la cui costruzione fu iniziata nel 1781, di stile neoclassico, con successivi ampliamenti di stile romantico. Ci sono molti sentieri ombrosi, alberi, giardini, cascatelle, e il labirinto fatto di alte siepi. Quando arriviamo a questo punto troviamo un maestro spagnolo che raccomanda a una classe delle elementari di addentrasri nel labirinto senza correre e urlare… Così ci troviamo a cercare la via d’uscita insieme a una ventina di bambini immancabilmente casinisti!:) I giardini sono aperti dalle 10 al tramonto tutti i giorni; ci si arriva prendendo la metro fino a Montbau e camminando poi per 15 minuti… Ma a noi il percorso è sembrato più lungo perchè la strada era in pieno sole, deserta perchè costeggia la Ronda (il raccordo) e caldissima! Però è stato carino! Questa gita ci ha preso solo una parte della mattina, così al ritorno abbiamo deciso di vedere l’altra altura di Barcelona: il Tibidabo. La giornata si fa grigia ma non immaginiamo che, arrivate in cima, con l’autobus, avremmo trovato tanto vento e nuvole minacciose. Purtroppo cmq non abbiamo visto niente lassù, perchè l’unica attrazione che ci interessava (un museo della scienza interattivo, con un planetario) era momentanemente trasferita in città, causa lavori di ristrutturazione dell’intero edificio… Sgrunt… Così abbiamo fatto il giro dello spiazzo dove ci aveva deposto l’autobus… E abbiamo impiegato il resto del tempo mentre aspettavamo la corsa del ritorno (ogni trenta minuti) : salendo (solo io) per due volte (la prima volta avevo scordato la macchina fotografica…) la scalinata del Temple del Sagrat Cor (sono in verità due chiese una sopra l’altra) per vedere il panorama dall’alto; dando un’occhiata da fuori al parco di divertimenti per bambini lì a fianco; ancora facendo una discesa e risalita tra strade sconosciute (alcune persone si fanno tutto il monte a piedi); sedendoci all’unico bar, all’aperto, a prendere un cappuccino. Quando scendiamo il tempo non è più minaccioso… Evidentemente la nuvola aveva fatto la cuccia solo sul cucuzzolo della montagna. Con la metro arriviamo di nuovo a placa de catalunya, per pranzare a un self service simil-vegetariano, e per vedere anche la chiesa di S. Anna nascosta in uno spiazzetto buio circondato da edifici. Poi con la metro arriviamo alle spiagge, ovvero la parte di Barceloneta e Port olimpic. Copio un paragrafetto dalla guida:”Un tempo si diceva che Barcellona avesse ‘voltato le spalle al mare’, ma un ambizioso programma di sviluppo ispirato dal villaggio olimpico ha riportato in vita un lungo tratto di costa a nord-est del port Vell.” Qui c’è anche il museo d’Historia de Catalunya, ma l’abbiamo evitato… Abbiamo invece ancora passeggiato tra il lungo-porto e le spiagge. Tutto molto moderno e curato. Mi è piaciuto molto. In mezzo alle palme battute dal vento e alcune persone che si facevano il bagno (il tempo era ancora brutto eh!) mentre i piccioni zompettavano sulla riva… In mezzo ai palazzi, grandi alberghi e piccoli grattacieli, c’è anche un’altra scultura “da strada” all’aperto: il Peix di Franx Gehry. E’ un enorme pesce stilizzato fatto di una struttura a maglie metalliche… Prendiamo un altro autobus e ci spostiamo verso la parte opposta del porto per vedere il World Trade Centre. Lo spiazzo davanti, tra un molo per gli attracchi dei traghetti e l’altro, è grandissimo e punteggiato di panchine e palmette, se ricordo bene. I negozi dentro sono pochi, penso che siano prevalentemente uffici. Per colpa del brutto tempo sembra che abbia fatto buio prima, ma riusciamo a vedere ancora una cosa prima di tornare all’Hostal: la Esglesia di S. Pau del Camp (Ci arriviamo a piedi partendo dal porto verso l’interno, lungo l’avinguda del paral.Lel, e così passiamo accanto anche al parc de les trex xemeneies, dove ci sono un sacco di ragazzi sugli skates). La chiesa è uno dei pochi resti romanici di Barcellona, il chiostro è aperto dalle 17 alle 20 ed è molto bello. La sera andiamo a mangiare vicino a casa, sul Paseig de Gracia, al Tapa Tapa, dove ti servono piattini o portate normali di tapas, ovvero stuzzichini, insalate, piatti tipici in miniatura che solitamente vengono mangiate di accompagnamento a qualcosa da bere, ma possono benissimo essere un pasto normale. VENERDI’ 6 settembre 2002 Oggi ci allontaniamo parecchio dal centro, verso il quartiere Pedralbes. Sono un po’ troppo iperattiva in vacanza, infatti impongo a tutte di far colazione in un bar-pasticceria in questo quartiere, invece che sotto l’albergo. Si chiama pasticceria Fox Sarria : dolci, cioccolata, torrefazione, panetteria, formaggi; molto bello il negozio in legno scuro; buonissime le crostatine con le fragoline di bosco e i mandarini canditi ricoperti di cioccolato fondente! Per arrivare qui abbiamo preso i mezzi fino a Sarria, o Reina Elisenda, non ricordo. Abbiamo dovuto camminare poco per trovare la pasticceria, un po’ di più per arrivare al monastero. Davanti alla pasticceria c’è una piazza, con un mercato di libri usati, e una chiesa, ma non ricordo nessun nome. La zona attorno al Museo-Monestir de pedralbes è tranquillissima. Ci sono villette e condomini eleganti.

Abbiamo visto la chiesa, ma il chiostro del monastero purtoppo no, perchè si doveva pagare per vedere la mostra della collezione Thyssen-Bornemisza (Parte della quale avevamo già visto a Roma, al museo del Corso, ed è molto bella). Poi, nell’ordine, abbiamo visto la Finca Güell, il Palau Reial de Pedralbes, che sta vicino all’Università, da dove abbiamo preso la Avinguda Diagonal, che è una strada molto ampia con tre corsie per ogni senso di marcia e larghi marciapiedi, che divide diagonalmente la griglia ordinata formata dalle altre strade, per arrivare poi a vedere due parchi: il Jardin de Villa Cecilia e il Jardin di Amelia. Dopodiche abbiamo cercato la Finca Miralles che è un cancello decorato da Gaudì con vicino la sua statua. Con i mezzi ci siamo spostate nel Parco dedicato a Joan Mirò, dove svetta l’opera di mirò Dona y Ocel . A fianco c’è Placa de Braus les arenes, una grande arena che oggi non è più utilizzata per le corride. Dato che ci stiamo rompendo e non sappiamo cosa vedere lì vicino, prendiamo i mezzi per tornare nel barrio gotico e vedere un mercatino. Nel Barrio Gotico, quasi ogni mattina c’è un mercatino o si può ascoltare della musica, in una delle piazzette vicino alle chiese. Naturalmente il pomeriggio chiudono… Ma noi non lo sapevamo… Abbiamo fatto qualche giro a vuoto venerdì in effetti, ma in compesno abbiamo visto il ballerino di flamenco!:) Abbiamo visto la Casa degli ombrelli e la Piazza del Pi, appena in tempo per vedere chiudere il mercato dell’artigianato.

Ci spostiamo dunque dall’altro lato della rambla, verso l’Antic Hospital de la santa Creu, l’istituto di cultura catalana, e una parte di università in costruzione; fino a raggiungere il MACBA, museo di arte contemporanea e opera architettonica di Richard Meier e deviare verso Montjuic. Ci facciamo una grande camminata in salita verso la cima del colle, diretti ai Jardin de Costa y Llobrera: vicino al Mirador c’è questa collezione di piante tropicali e cactus. E sempre in questa zona c’è una grande piscina all’aperto che si tuffa sul panorama della città e servì appunto alle gare di tuffi delle olimpiadi del 1992.

Prendiamo un autobus per tornare verso il porto, passando davanti allo Stadio olimpico e alla Torre Calatrava (Santiago Calatrava, architetto artista e ingegnere, nato nel 1951 a Valencia, conosciuto per la progettazione di ponti, specialmente in vetro e metallo, in Spagna, Argentina, Francia, Olanda. Anche a Venezia è in costruzione un ponte all’altezza della stazione.) per poi vedere le bancarelle all’inizio della rambla e fare un giro vicino al mare.

Prendiamo un dolce di quelli a griglia, con la nutella sopra, troppo dolce… e poi ci fermiamo a un bar di rambla de catalunya. Questo itinerario è stato veramente caotico!J SABATO 7 settembre 2002 Sul tratto pedonale di Portal de l’Angel c’è un mercato di ceramiche varie dove Ileana compra delle cose per sé e la madre. Ci dirigiamo poi verso la Cattedrale , vicino alla quale scopriamo una piccola galleria di quadri e foto, con soggetti molto strani direi : pupazzetti che sciano su montagne di zucchero per esempio o che vivono in altre ambientazioni costruite apposta.

Quindi è la volta del Museo historia della ciudad, con una visita al sottosuolo archeologico della Barcino romana.

Verso Santa Maria del Mar (il più bell’esempio di gotico catalano di Barcellona, recita la guida) c’è una strada : Carrer Montcada strada medievale piena di negozi musei e bar , dove c’è anche il museo Picasso.

Lungo Passeig del born e costeggiando il Mercat del Born, ci andiamo a riposare un po’ al Parc della Ciutadella, dove facciamo un pic nic sull’erba. Usciamo dal parco, dirette verso il quartiere de l’Eixample. Percorriamo tutta l’avinguda Meridiana e nel tragitto ci fermiamo al Teatre Nacional de Catalunia per fare pipì (Bei bagni! Era circa l’ora di pranzo quindi non c’erano bar aperti). Spinte da una misteriosa forza che ci guidava nella visita a mercatini vari (i mercati non mi hanno mai interesato più di tanto), ci addentriamo fino al mercato delle pulci, abbastanza squallido, per poi deviare per il centro commerciale Glories, più moderno e rassicurante, dove facciamo un giro e ci riposiamo su una panchina.

Prendiamo un autobus probabilmente lungo l’avinguda diagonal, per tornare al centro.

Siamo di nuovo sulla Rambla e passiamo davanti al palau Guell, senza visitarlo all’interno, mentre all’interno vediamo la chiesa di Santa Maria del Mar .

La sera siamo andata di nuovo da Tapa Tapa e poi un gelato.

DOMENICA 8 settembre 2002 Ci svegliamo tardi, ma ancora in tempo per vedere la Sardana (iniziava a mezzogiorno!) di fronte alla cattedrale e prendere qualcosa al bar lì vicino. La Sardana è la danza catalana per eccellenza. I danzatori (tutti anziani erano!) si dispongono in cerchio tenendosi per mano, e appena i musicisti attaccano a suonare, cominciano con una serie di passi a destra, uno dietro, e poi a sinistra, elaborandoli e velocizzandoli sempre più.

Di fronte al Palau de la Generalitat, il sabato e la domenica, tra le 10,00 e le 14,00, è possibile visitare l’Ajuntament, ovvero il municipio, gratuitamente. Però gran parte di quello che si vede è opera recente di ristrutturazione.

Il pomeriggio ci spostiamo in treno a San Cugat del Valles. Sulla guida ci sono le indicazioni precise per arrivare al monastero, uscendo direttamente dalla stazione, ma non troviamo i nomi delle strade… nonostante ciò, ci orientiamo, andiamo verso il centro, tutto isola pedonale e senza un’anima che cammina, essendo l’ora della siesta di domenica, e percorrendo delle belle stradine, riusciamo ad arrivare. Entriamo nel bel chiostro romanico, e poi riusciamo a visitare la chiesa sebbene ci sia un matrimonio, o un battesimo. Sosta all’ombra in un bar vicino.

Prima di tornare in albergo per rinfrescarci, passiamo di fronte al Palau della musica Catalana (orribile) di Montaner.

Cena all’Hostal de Rita.

LUNEDI’ 9 settembre 2002 Una colazione leggera alla Xocolateria Valor sulla Rambla de Catalunya, a base di dolcetti fritti inzuppati nel cioccolato caldo… E poi via, in viaggio verso Girona! A Girona, in mezza giornata, in pratica abbiamo visto tutto : la Catedral; l’ Esglesia di S. Feliu ; i Banys Arabs; il Passeig Arquelogic; il Monestir S. Pere; il Passeig sulla Muralla; e anche l’ Universitat! E’ veramente molto bella, piccola, fresca, pulita, molto carina.

La sera facciamo un ultimo salto al Cort Ingles, dall’ultimo piano del quale fotografo la Piazza di Catalunya prima del tramonto; e un ultimo giro per i negozi vicino portal de l’Angel.



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