La vacanza nel Pais Vasco? Desfrutala!

Il rituale della partenza è stato rispettato. Ore 0.30 secondo programma siamo a Carpi da Giacomo, in precedenza abbiamo già fatto una prima sosta al Griffin's per "caricarci" prima della partenza e per svendere in extremis alla Tania l'architetto carpigiano. Il viaggio, decisamente tranquillo e senza intoppi, segna subito Manica che dopo 300...
Scritto da: Fabio Borghi
la vacanza nel pais vasco? desfrutala!
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il rituale della partenza è stato rispettato. Ore 0.30 secondo programma siamo a Carpi da Giacomo, in precedenza abbiamo già fatto una prima sosta al Griffin’s per “caricarci” prima della partenza e per svendere in extremis alla Tania l’architetto carpigiano.

Il viaggio, decisamente tranquillo e senza intoppi, segna subito Manica che dopo 300 km va in berserk, smette di parlare, pensare e respirare, è un tutt’uno con il coche* le mani vengono inglobate dal volante ed i piedi ai pedali, solo dopo 600 km siamo riusciti a liberarlo dal posto di guida ed a fargli riprendere conoscenza.

Intanto durante l’attraversamento della Francia una domanda ci perseguita, cosa significa il cartello “trop pres, trop tard”? Un monito? Una maledizione? Una premonizione? Ai Postres** l’ardua sentenza.

Avvicinatici ai Pirenei ed al termine del nostro viaggio, facciamo un incontro che cambierà radicalmente la nostra vita. Avvistati per primo dal Nonno sbucano saltando altissimi da un campo di Grano uno sciame di Rolfi, sono per la precisione Rolfi comuni (o vulgaris) di campo che però allietano il nostro viaggio accompagnandoci in volo e di corsa fino alle porte di San Sebastian o Donostia.

*Coche: dallo spagnolo automobile, trattasi di Renault Espace turbo diesel JTD extream racing dual shock common rail gran turismo cool injection ABS EBS UCLA FBI coi controcazzi e alettone one one **Postres: dallo spagnolo dolce, trattasi di tormentone della vacanza è consentito l’uso di questa parola in qualsiasi situazione con qualsiasi significato, meglio se usata a sproposito Dia 1: Arrivo in quel di San Sebàstian o San Sebastiàn o Donostia o Donostìa.

Appena arrivati abbiamo dovuto fare i conti con il traffico cittadino e la mancanza di “usta” dei locali: chi fa retromarcia contro un immancabile paletto riuscendo miracolosamente ad incastrare il proprio camion sopra il paracarro e pensa di liberarlo facendo roteare la gruetta del mezzo e chi vuota le campane del vetro da altezze siderali in un furgone semi aperto.

La divisione della camere e dei letti è avvenuta incredibilmente senza polemiche e nella massima democrazia.

Ci siamo così divisi: nella camera numero 2 (un numero un destino) io (ovviamente), Claudio e Giacomo, nella 7 Manica ed il Nonno.

Dopo un primo contatto con la città ed il suo “splendido” clima, abbiamo gozzovigliato tra pintxos e cagne (cosa pensate! Sono birrette alla spina) ci siamo messi alla ricerca della movida.

Nel frattempo Ric si è tranquillizzato perché è riuscito a chiamare per la quarta volta la Giulia ed ha trovato il famoso internet point per mandare una mail alla Giulia e per scrivere sul forum della Villa un post alla Giulia.

Ormai perse le speranze di trovare già la prima sera la mossa, ritornati nel nostro barrìo, la sorpresa! Le strade sotto la nostra pensione sono il centro della vita notturna Donostiese! Birretta a little Italy (tutti italiani maghi ed ubriachi) e poi a letto che domani sarà una dura giornata.

Dia 2: I tempi della giornata sono dettati dalla classica di San Sebastian o San Sebastìan. Colazione con la partenza, pranzo in concomitanza con la “salitella” Jaizkibell e digestione mentre Jalabert tagliava per primo il traguardo.

A pranzo (solo 34 €) simultaneamente ci siamo innamorati tutti (tranne Ric) di “Linda”, tale top model che per hobby serve ai tavoli di un ristorante al porto, unico difetto (secondo Ric) culo schiacciato, culo schiacciato?! La sera, come consuetudine, si è diramata tra le vie della zona vieja tra birrette e maledetti pintxi (pinci) e la conoscenza di Xavier, un ultra ottantenne ex commilitone del Nonno che ha pattuto il record di bevute per il sessantesimo anno consecutivo.

Dia 3: Giornata dedicata alla cultura ed alle cazzate.

Partenza di prima mattina (ore 12) per Bilbao, Subito ho stupito i miei compagni di viaggio riuscendo a roteare e saltare con stile fosbury quasi perfetto una balaustra. Ripresi dallo shock di avermi visto ormai morto sulla balaustra iniziamo la nostra visita al Guggenheim ed alle altre bellezze architettoniche del luogo (nota polemica: tutte tranne il Vicente Calderon!) La visita segna profondamente il Nonno, che dà segni di cedimento fisico, e noi, che diamo segni di cedimento mentale.

La sera ci siamo trovati in una città sterminata dai sicari della lobby del paletto che hanno provato ad inseguirci per un po’, ma ne devono mangiare dei rolfi per essere coguari quanto noi! Facciamo conoscenza con l’unico sopravvissuto della città: Bruno un cane con un nome umano, di una scaltrezza felina, una furbizia da volpe, la dipendenza da droga di un contadino peruviano, l’accondiscendenza di una baldracca da 30, la lentezza nei movimenti di un bradipo… ma siamo sicuri fosse un cane?! Bilbo risulta essere una città che la domenica non si muove, non si diverte, ma si droga e si sodomizza… perché domingo è domingo! Dia 4: Stranamente oggi piove! Per il quarto giorno consecutivo il tempo non ci aiuta e Giacomo decide di spendere tutti i suoi soldi per ovviare la noia; in un paio d’ore acquista nell’ordine un bodyboard, la muta da sub, una maglia, una boa, la scialuppa di un peschereccio ed il cannone di una baleniera in disuso.

Alla sera l’allegra combriccola di modenesi ha fatto un incontro che potrebbe rivoluzionare il proseguo delle vacanze (introduzione con rullo di tamburi e squilli di trombe) il kalimotxo, una orrenda mistura di tavernello rosso e coca cola, dall’odore simile a quello delle strade di Castelfranco dopo l’amata festa del tortellino.

Questa “bevanda” viene usata per lo più dai teen agers locali per arrivare nel modo più economico e rapido alla incoscienza ed al conseguente rigetto dei pintxi*.

Uno dei più grandi estimatori e conoscitori del kalimotxo abbiamo scoperto essere il nonno (finora mai così giovane e carico di vita, esclusa Calella).

Altre cose da annotare della giornata: i magnifici fuochi d’artificio ed i baracca con le gabbie sulla Nave Pirata, dove vengono imprigionati gli avventori non ancora convertiti alla lobby del paletto.

Sul finire della notte due componenti del gruppo, che per rispetto dell’anonimato li chiameremo soltanto con le iniziali: C.T. E G.T., si sono improvvisati spacciatori con alcuni gnefi francesi, che per emulazione hanno fatto lo stesso con loro.

*Il rigetto del pintxo è da poco stato introdotto come sport basco Dia 5: Incredibile e spuntato il sole, ormai non ci ricordavamo nemmeno come fosse fatto e così nella nostra incoscienza ci siamo buttati in spiaggia (io e il Bocia all’alba delle 15) a rosolare.

Alla sera cena in tre (Giacomo e Ric non si sentivano nemmeno di ingerire solidi) e poi presto a nanein cotti dalla prima giornata di mare.

Ovviamente i fuochi d’artificio non sono mancati nemmeno tonight.

Dia 6: Sole e mare, sole e mare, sole e mare, ormai non se ne può più! Io ed il Bocia cerchiamo di ovviare alla noia della vita da spiaggia arrampicandoci sul monte Urgull.

Degni discepoli di Manolo siamo scesi dalla vetta del monte solo dopo aver rischiato lesioni irreparabili alle giunture e dopo essere scappati da un gruppo Satan-Rock che cantava alla rovescia (o in basco) Alla sera ancora protagonista il Nonno con un paio di perle: dapprima inquieta una povera cameriera dicendole che lui “tienes la gamba lunga” in spagnolo “ho un gamberone” e mimando con le mani a mo’ del fantozziano panettiere Cecco, poi sciocca con la seconda perla una “pirellona” di San Sebastian: “yo soy embarasado” letteralmente “io sono incinto” inutile dire che le “pirellone” si sono date alla macchia.

Dia 7: Mentre in spiaggia conosciamo due romanacce, una delle quali sembra piuttosto interessata all’architetto (ma bisogna dire in sua difesa che soffriva di una sindrome da innamoramento facile, aveva ammesso di essersi invaghita già 8 volte in 2 giorni) mettiamo a punto i piani strategici per la serata: si decide di mettere a letto la città di San Sebastian.

Ovviamente non si può andare a cena prima di aver visto i consueti fuochi artificiali, poi via alla Fabrika, locale frequentato solo da abitanti delle rive di Panaro e Secchia, litrino di birra e via verso nuove avventure! Prima conoscenza della serata una famosa attrice australiana, che con mimica facciale e recitazione perfetta si candida al prossimo premio Oscar per il film “Guarda come ti prendo in giro 5 italiani” Parlando uno spaninglish degno di Ricky Martin o di Enrique Inglesias conosco tale Sara e le sue amiche, sarà che mi ha dato solo 26 anni, sarà che pensava fossi australiano, sarà per il suo modo dolce di parlare e per il suo aspetto gradevolissimo, ma ovviamente me ne sono immediatamente invaghito.

Ho deciso, il prossimo anno si va in vacanza ad Irun! Inutile dire che per mettere a letto San Sebastian e quindi rientrare verso le 5 del mattino, ci siamo dovuti aiutare con diverse sostanze dopanti, chi con la canna del sorriso (comprata ovviamente da spideycozzo, il pusher in monopattino) chi con una cerveza, chi con una sangria, chi con una tequila chi con tutte queste cose.

Dia 8: L’aver messo a dormire San Sebastian, ha messo a dura prova i nostri (soprattutto il mio) fisici, quidi alla spicciolata siamo arrivati in spiaggia verso le 14..

La sera molto classica: pincio, fuoco d’artifizio e cena alla fabbrica. Qui dopo mezza birra mi sono definito bello e Manica per allietarci ha ordinato un piatto di pesce crudo in salsa fucsia (trad. Per noi uomini: il colore fucsia è rosa) ORRENDO! Dopo ovviamente ci siamo persi per l’ultima volta nella fitta rete delle vie di Donostia aiutati solo dalle nostre cagne… Dia 9: Anche definito Salasso Day; in poche ore abbiamo pagato le stanze di San Sebastian, quelle di San Sebastiàn, il parcheggio di una settimana, la maison di Biarritz, e la relativa spesa nel market.

Ore 2.30 siamo rientrati sconfortati dalla prima visita della città di notte: nella piazza principale nessuno, nel passeggio lungomare nessuno, nella zona della spiaggia nessuno, nel porto nessuno, ormai i piani sono decisi, se continua così mi ucciderò sulle onde.

Di 10: E’ il momento di tastare il polso a questo mare da surfisti, ci dirigiamo verso la spiaggia “dei cavalieri” dove è in programma il campionato francese di surf.

Il mare non è molto agitato, il cielo è coperto e le competizioni lasciano a desiderare.

Risolviamo il pomeriggio con un match epico di calcetto al quale partecipa anche un surfer milanese (tale Francesco). Il gioco solare mio di Manica e del pirellone ha avuto la meglio su quello fisico di Ric, Giacomo e Bocia.

Dopo essere stati sotto quasi un’ora con azioni da circoletto rosso da entrambe le parti (da segnalare anche una splendida ma sfortunata semi rovesciata di un ottimo Borghi), nel secondo tempo e dopo il cambio del pantaloncino del pirellone (che ha segnato una tripletta) abbiamo risolto la partita con un trionfale Golden Goal , 3 a 2 e a letto quelli del gioco veloce.

Causa traumi fisici e scaglionamenti vari, la sera a letto ci siamo andati tutti.

Di 11: Oggi ho cercato di morire, forse stanco della pace che regna a Biarritz, forse un atto di coraggio improvviso, mi sono buttato dentro onde di dimensioni mai viste, si increspavano ad altezze siderali creando anche il leggendario tubo. A dire il vero il mio bagno, ma io preferisco dire che ho fatto body surf, non è durato tanto, il tempo di trovare un’onda gigantesca e mettermi in posizione d’attacco alla riva; in pochi istanti mi son prima trovato a vedere un tunnel e poi a testa in giù e finire a terra quasi a riva.

Si può dire che la mia giornata di mare sia finita ringraziando il Signore per non avermi accolto prematuramente tra le sue braccia.

Agli altri non è andata tanto meglio, Manica il più grave con escoriazioni guaribili in 5 gg. (in fin dei conti gli è andata meglio che a Mykonos, ndr), ai restanti membri del gruppo solo leggere saghe, botte generalizzate e bevute.

Ultima sorpresa prima di tornare a casa, avevamo lasciato le luci del coche accese e la batteria era completamente a zero, per fortuna ce la siamo cavata egregiamente desfrutando una discesa amica. La sera abbiamo dato una possibilità di riscatto alla notte Biarritzina: BOCCIATA! Di 12: Una giornata piuttosto triste e cupa, il mattino (si fa per dire mattino) io, Ric e il Bocia siamo andati a Bayonne, la cittadina, di stampo prettamente basco al contrario di Biarritz, ci è sembrata veramente bella e viva, dopo aver pranzato abbiamo raggiunto i surfisti ai corsari (chissà perché queste spiagge hanno tutte nomi da fichi…) La sera entusiasmati dalla nuova cittadina scoperta come novelli Colombo siamo andati all’esplorazione finalmente della notte francese.

Arrivati la il solito mortorio a cui ci aveva abituato Biarritz: nessuno in strada nessuno nei pub, una città deserta! Che triste! Di 13: Un numero un destino.

Ennesima giornata piovosa, per ovviare alla malasorte l’organizzazione Filini propone la temibilissima gita alle grotte di isturizza e ocellhai; due orrendi siti archeologici frequentati esclusivamente da bambini piagnucolosi e crucchi secchioni, è inutile dire che la guida, nota zoccola basca, parlava esclusivamente un raro dialetto delle montagne francesi. Ohooooo! I partecipanti vanno in delirio quando con abile mano la guida fa suonare le stalagmiti e le stalagtiti come fossero un organo.

Ormai distrutti dalla fame e dalla temperatura polare delle grotte i nostri eroi (cioè noi) si mettono alla ricerca di un tipico ristorante basco; disperati, dopo circa un chilometro, vedendo un cartello che riportava la scritta “TXZETZE” ovvero la Maison Pasque, mettono la freccia a sinistra ed imboccano una sinistra stradina che li porta nell’aia di una povera sgnaura che ignara decide di dare loro vitto.

Il menù (senza possibilità di scelta) prevede: frittatona al prosciutto, porco intero pressato in scatola da viaggio, formaggi e pomodori salatissimi.

Il tutto innaffiato da due caraffe di vino casereccio nero come la pece che avrebbe ubriacato un intero battaglione di alpini.

Incredibilmente non ancora sazi, i nostri ordinano il famigerato gatto basco, dolce dal peso specifico superiore a quello di un buco nero. Le conseguenze del pranzo: 106 soste durante il ritorno, rutti che somigliavano a tempeste caraibiche, flautolenze e squaragli dall’odore simile (ma peggio) a quello delle fogne di Calcutta che si sono protratte per, ahimè i restanti giorni di vacanza.

La sera: il Nonno cena con mozzarella + deflauten, Giacomo 10 gocce di novalgina, Fabio e Bocia pastina in bianco + aulin, Manica insalatina e a letto.

Di 14: La mattina ed il pomeriggio scorrono lenti tra shopping e spiaggia, il tutto è improntato alla serata che ci attende.

E’ da notare che il centro in particolare i negozi di Biarritz sono frequentati esclusivamente da veline e letterine, con l’eccezione di qualche miss mondo.

Ovviamente nel negozio di Miss Sixty siamo riusciti ad innamorarci tutti in simultanea (tranne Ric ancora abbagliato dalla bionda anglosassone).

Questa sera abbiamo intenzione di rinverdire i fasti di San Sebastiàn o Donostia.

Dopo 10 minuti di viaggio (guida Terzuolo, 375 Kmh di media) arriviamo in una Donostia o Donostìa a noi sconosciuta: strade deserte e gente barricata nelle case, ad esclusione dell’amato Xavier e del fido compare che dirigevano le operazioni di persone a noi non visibili.

Giunti nelle nostre strade della zona vieca, ci accorgiamo che little Italy è stata rinominata little Melburne, gli AUSD fanno il bello ed il cattivo tempo fino a quando il Nonno, improvvisatosi santone, trova 50 euri e cura Giacomo dal mal di stomaco.

Di 15: C’è da dirlo? Anche stamattina il cielo è coperto ed il gruppo si divide ancora una volta. I “surfisti” provano ancora una volta a catturare un raggio di sole in spiaggia mentre io con Bocia e Ric ci avventuriamo nel quartiere dei centri commerciali.

500 ipermercati dedicati alle attività più disparate, dal giardinaggio all’arrampicata, dal tiro alla fune al decupage.

Qui il nonno viene preso da una rara sindrome che in precedenza aveva colpito anche Giacomo, in due ore acquista: un paio di ginniche, dei jeans, un monociclo smesso da Oler Togni e un tagliaerba, attestandosi così al secondo posto della classifica delle spese. Il bocia con un meraviglioso gesto d’orgoglio coglie un ottimo terzo, più staccati Manica ed io.

Conclusione: dopo un giorno siamo ripartiti per l’Italia, ma i miei appunti non coprono le ultime ore di viaggio per protesta contro la decisione assolutamente non democratica del Nonno di non andare a fare una gita, e come se non bastasse ha usato la mia carta di credito a tradimento per il pedaggio autostradale.

In conclusione, caro fortunato lettore se andrai nel pais vasco ricorda questo consiglio: desfrutalo!



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