Pellegrini di nuovo sulla Via de la Plata

22 agosto 2009: Milano – Siviglia - “Pellegrini di nuovo” E’ l’alba, Paolo ed io stiamo partendo da Milano per Siviglia, punto di partenza del Camino de la Plata, che termina dopo più di 1000 km. A Santiago de Compostela. Il Camino de la Plata è uno dei tanti Cammini percorsi dai pellegrini in centinaia di anni, che attraversano la...
Scritto da: motorinodiesel
pellegrini di nuovo sulla via de la plata
Partenza il: 22/08/2009
Ritorno il: 13/09/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
22 agosto 2009: Milano – Siviglia – “Pellegrini di nuovo” E’ l’alba, Paolo ed io stiamo partendo da Milano per Siviglia, punto di partenza del Camino de la Plata, che termina dopo più di 1000 km. A Santiago de Compostela. Il Camino de la Plata è uno dei tanti Cammini percorsi dai pellegrini in centinaia di anni, che attraversano la Spagna e che hanno tutti come meta finale la tomba dell’Apostolo Giacomo; è forse il Camino più antico perché corrisponde, almeno in parte, alla calzada romana che collegava Siviglia con Astorga e che gli spagnoli hanno saputo preservare nei secoli fino ai nostri giorni. Esso è conosciuto anche con il nome di “Camino Mozarabe”, cioè mezzo arabo – e mezzo occidentale. Questo Camino ha un fascino tutto suo perché attraversa le regioni più sanguigne e più ricche di genuino pathos spagnolo: l’Andalusia, con le corride e la sua essenza araba, l’Extremadura, già nel suo nome vi è tutto il carattere della sua gente e della sua terra, la Castilla-Leon, con i continui richiami alla memoria dei Reyes Catolicos, e la verde-azzurra struggente Galizia.

Quest’anno percorreremo a piedi la prima metà del Camino perché il tempo a disposizione è solo di tre settimane e ci fermeremo a Salamanca. Siamo solo Paolo, io e gli zaini che saranno la nostra casa per questo periodo, riempiti solo della nostra fede, delle nostre cose materiali irrinunciabili, delle nostre aspettative, paure, speranze, follie e di quello che ci spinge a mollare tutto e a ripartire dopo l’esperienza del Camino Francese di tre anni fa, mettendo di nuovo in gioco sia i nostri piedi, gambe e schiene ma soprattutto la volontà, il puntiglio ed il buon senso.

Partiamo alla volta di Siviglia partendo da Orio al Serio con un volo low coast e alloggiamo in un albergo vicino al Quartiere di Triana, dove troviamo le frecce che indicano l’inizio del Camino.

23 agosto 2009: Siviglia – Guillena – “Una lunga strada bianca” Dopo una giornata di turismo ultrarapido nella magnifica e incandescente Siviglia, zaini in spalla smettiamo gli abiti civili per indossare ancora una volta quelli da pellegrini. Si parte alle sei del mattino per affrontare la prima tappa e subito veniamo in contatto con alcune cose che non ci abbandoneranno più fino alla fine del percorso: i ricordi della civiltà romana e araba, i cani randagi che ci “scortano” per lunghissimi kilometri e che verranno ribattezzati con il nome di Santiago seguito dal numero progressivo con cui li abbiamo incontrati (uno, due , tre ecc.), il contatto con la natura ed il suo rilassante silenzio, dovuto alla grande distanza tra un paese e l’altro, la mancanza d’acqua e di qualsiasi altro genere di conforto, infine il caldo terribile che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Percorriamo circa 20 km. Su una strada dritta e polverosa che taglia estesi possedimenti agricoli di terra gialla, intervallati a oliveti, aranceti e piante di cotone, sotto un cielo di un azzurro intenso, che dà il senso dell’Andalusia, per arrivare il pomeriggio a un paese ordinato e cotto dal sole, che vive durante il giorno intorno alla piscina municipale e che ritorna ad animarsi solo al tramonto.

24 agosto 2009: Guillena – Castilblanco de los Arroyos – “Tra uliveti e querce con un cane per compagnia” Tappa non tanto lunga e fortunatamente senza tanto sole. Camminiamo tra querce, uliveti e arbusti di vario genere per lo più arsi dal sole o dal fuoco, senza incontrare anima viva. Iniziamo a capire che la Via de la Plata non è il Camino Francese: qui il pellegrino è solo con se stesso, deve fare i conti ad ogni passo con la propria fatica, i propri dolori fisici ma soprattutto con la propria volontà perché non può scegliere di accorciare o allungare la tappa giornaliera, o sprecare anche solo una goccia dell’acqua che porta in spalla e il caldo di fine agosto è veramente opprimente. Ma come al solito il Camino ti regala ogni giorno dei doni e il senso dell’andare è soprattutto questo: gli incontri con gli altri pellegrini, con la gente nei paesi, i colori della terra e del cielo, le pennellate e i contorni delle albe e altri piccoli miracoli che ognuno di noi deve saper cogliere.

Oggi siamo riusciti a trovare nella farmacia di questo sperduto paese dell’Andalusia i cibi senza glutine così preziosi per Paolo, della miglior marca tedesca in circolazione: se non è questo un miracolo! Abbiamo fatto una bella scorta.

Già nella giornata di ieri abbiamo incontrato i primi pellegrini: una coppia di statunitensi provenienti dall’Oregon, un vecchietto francese che cammina talmente veloce che sembra Speedy Gonzales, e un ragazzo belga che pare conosca tutte le lingue del mondo, e che ha l’istinto dell’hospitalero perché vuole rendersi utile a tutti.

Come al solito sul Cammino, si parla in tutte le lingue, si gesticola un sacco e ognuno capisce un po’, tanto o tutto.

Gli americani sono veramente forti: si sono presi ben tre mesi di tempo per arrivare a Santiago, amano dormire all’aperto sotto le stelle e tra un discorso e l’altro ci raccontano di un loro incontro ravvicinato con gli extraterrestri. 25 agosto 2009: Castilblanco de los Arroyos – Almadén de la Plata – “Tra querce di sughero e sul monte “Calvario”” Tappa lunga e molto faticosa soprattutto nel finale per una salita estremamente ripida e con il fondo sassoso, chiamata appunto Cerro del Calvario, affrontata sotto il sole delle due del pomeriggio. Ma che dire delle lepri e dei conigli selvatici che corrono a pochi passi da noi e delle bellissime querce da sughero che mi ricordano la Gallura? Lasciamo la coppia americana perché preferisce dormire sotto le stelle in mezzo ad un parco naturale, spezzando la tappa: sono stati una bella compagnia per un paio di giorni, ma si sa, il Camino è così.

Continuiamo a camminare con il ragazzo belga e ritroviamo alla fine della tappa il vecchietto francese: va talmente veloce che chi lo vede durante il giorno? Questa sera ha pagato da bere a tutti gli ospiti dell’albergue perché era il suo onomastico. E’ stato carino e apprezzato da tutti.

26 agosto 2009: Almadén de la Plata – El Real de la Jara – “Un mare di querce e un coraggio da leoni” Dopo la lunga e faticosa marcia di ieri, oggi una tappa non impegnativa e molto bella per il paesaggio: i piedi e la schiena ringraziano! Intorno a noi, un mare di querce e ogni tanto qualche maiale nero, vitelloni, capre e mucche.

Ma il dono più grande di oggi è l’incontro con una ragazza austriaca che sta percorrendo il Camino su una sedia a rotelle, partendo dall’Austria. Ha già percorso più di 3.000 km. Sui vari cammini francesi e spagnoli: è una forza della natura. Nel momento in cui l’ho vista, aiutandola ad entrare nell’albergue, con tutti i problemi che lei deve risolvere solo per accedere alla camera e alla doccia, mi sono detta che i miei dolori per le vesciche, alla schiena, alle gambe e via dicendo, sono solo piccole cose. La sua sola presenza e la sua serenità mi danno una gran carica. Da adesso cammineremo con questa ragazza, a parte brevi intervalli, fino a Salamanca.

A mezzogiorno prepariamo da mangiare in albergue anche se i mezzi a disposizione sono veramente minimi e di scarsa qualità; con sei uova, peperoni verdi crudi lasciati in frigorifero chissà da chi, tre scatole di tonno, del formaggio, una scatola di sardine, prepariamo un’insalata mista: ognuno ha dato una mano, ognuno ha dato qualcosa e tutti siamo contenti. E’ un bel momento: cinque persone attorno a una tavola, quattro lingue diverse, ma tutti uniti.

Domani ci aspetta un po’ di salita, ma se riesce ad affrontarla una ragazza su una sedia a rotelle, io perché mi preoccupo? 27 agosto 2009: El Real de la Jara – Monesterio “In Extremadura nella patria del jamon di Monesterio: olè” Camminando, camminando lasciamo l’Andalusia ed entriamo in Extremadura. Il percorso è bello fino all’incrocio con l’autostrada: saliscendi in mezzo alla campagna, tra animali al pascolo; poi invece si trasforma in una stradina bianca a fianco della carretera. Proseguiamo quasi tutti insieme e incrociamo un camminatore un po’ speciale. E’ canadese, pare abbia il diavolo alle calcagna; non sta percorrendo la Via de la Plata per motivi di fede ma solo perché gli piace farlo. Lo abbiamo soprannominato PGV da TGV, cioè Pèlerin Grande Vitesse.

Monesterio è un grosso centro agricolo, famoso per il suo prosciutto. Abbiamo mangiato due piatti del famoso jamon, che non ci è piaciuto, abituati come siamo a quelli di casa nostra: troppo grasso, unto e carissimo.

Il dono di oggi è riservato al pellegrino francese che è riuscito, senza parlare una parola di spagnolo, ad allacciare una serie di contatti a favore di un’associazione di bambini handicappati che vuole percorrere il Camino Francese partendo da Ponferrada, tramite un uomo che ci ha augurato semplicemente Buen Camino mentre eravamo a cena al ristorante.

28 agosto 2009: Monesterio – Fuente de Cantos – “Tappa facile, tutta in discesa dicevano e invece…” Partiamo come al solito prima dell’alba con il buio e ci perdiamo nel bosco di querce perché ci sfuggono le frecce gialle. Ci sobbarchiamo così 14 km. Sulla strada asfaltata ed è molto, molto pesante per il caldo e per la sensazione di non arrivare mai alla meta finale. Alla fine siamo cotti e di malumore tutti quanti. Fortunatamente troviamo un albergue molto bello, ricavato in un antico convento. Paolo alla fine della tappa è veramente stanco e penso sia stato tentato di mollare tutto: poi però parlando, chiacchierando e scherzando con gli altri il malumore passa.

Il paesaggio intorno a noi è molto suggestivo: campi infiniti coltivati a messe, con tutte le sfumature che vanno dal giallo al marrone, passando per il rosso e con un cielo turchese senza una nuvola, che fa male agli occhi a guardarlo.

Un problema serio che dovrò cercare di risolvere al più presto è quello dei miei scarponcini: si è staccata la suola. Una signora gentilissima mi ha accompagnato in macchina dallo zapatero del paese ma non ne ha voluto sapere di aggiustarli: proverò a Zafra o a Merida settimana prossima. Per ora dovrò camminare con i sandali.

29 agosto 2009: Fuente de Cantos – Zafra: “Senza un filo d’ombra a 40 gradi” Tappa non difficile ma pesante per il solito caldo. Tutti insieme a dormire in un albergue privato nel convento di San Francesco nel centro di Zafra: l’albergue è bello e a disposizione solo per noi cinque anche se la stanza è calda e rumorosa.

Il ragazzo belga sta sempre peggio per le vesciche: ha preteso di camminare con delle scarpe antinfortunistiche acquistate a Bangkok che gli friggono lentamente i piedi e non ne ha altre di ricambio. Vicino all’albergue troviamo un supermercato fornito di tantissimi cibi senza glutine: la cena è preparata con l’aiuto di tutti ma con l’obiettivo di dare la possibilità a Paolo di poter mangiare finalmente qualcosa di sostanzioso e nutriente. Come al solito è molto bello perché ognuno dà qualcosa.

Unica cosa negativa: sono talmente stanca e il caldo così opprimente fino a tarda sera che non riesco a visitare la città che invece avrebbe meritato.

30 agosto 2009: Zafra – Villafranca de los Barros – “Il canto delle cicale e un grappolo d’uva” Tappa molto piacevole e non molto faticosa: camminiamo per solo sei ore tra vigneti e uliveti, nel silenzio rotto solo dal canto delle cicale. Il colore del cielo è sempre blu intenso: cerchiamo delle nuvole che possano mitigare il caldo che dopo le 11,00 diventa intensissimo ma sembra che siano tutte fuggite chissà dove. I grappoli d’uva sono quasi maturi e invitanti ma ne abbiamo colto uno solo, da un ramo che spunta da una villa su una stradina alla periferia di Villafranca. Se tutti i pellegrini rubassero un grappolo a testa, poveri contadini! A Villafranca non ci sono albergue per pellegrini per cui abbiamo soggiornato in una casa privata: mai più. Basta questo commento.

Il ragazzo belga ammaina bandiera bianca: il dolore per le vesciche è talmente forte che deve abbandonare il cammino poco dopo Zafra. Cercherà di riprenderlo fra un paio d’anni. E’ un vero peccato perché è stato un compagno piacevolissimo e molto generoso. Ci mancherà un sacco.

31 agosto 2009: Villafranca de los Barros – Mérida – “Augusta Emerita: che fatica in città” Sulla tabella di marcia che dobbiamo rispettare registriamo una giornata di ritardo: per questo motivo decidiamo di prendere il bus per raggiungere Mérida, anche perchè vogliamo visitare con calma la città. Non sarà da veri pellegrini ma almeno viva la sincerità.

Arrivati in città di prima mattina, siamo sopraffatti dalla confusione e dal caos: non siamo proprio più abituati alla città. Facciamo fatica a trovare le coordinate giuste per muoverci nel traffico e a trovare una sistemazione adeguata, innervosendoci a vicenda non poco.

Mérida è proprio una bella città, con rovine romane maestose, il fiume Guadiana e il suo bellissimo lungofiume e un centro cittadino molto suggestivo. In centro, per alleviare al caldo torrido, hanno predisposto un sistema di nebulizzazione che copre l’intero quartiere. Notevole per i passanti e i turisti! Non sono riuscita ad aggiustare i miei poveri scarponcini; mi è spiaciuto tantissimo abbandonarli perché insieme avevamo affrontato il Camino Francese e mi avevano portato fino a Santiago. Ho dovuto acquistarne un nuovo paio. Già domani dovrò iniziare ad usarlo perché ci aspetta un tappa durissima: quasi 40 km.. In compenso la sedia a rotelle della ragazza austriaca ha bucato tutte e tre le ruote per colpa delle spine secche dei cardi che si trovano molto spesso lungo il cammino; fortunatamente è successo in una città dove i negozi di ricambi per ciclisti sono numerosi e forniti di materiale di ricambio, altrimenti sarebbero stati guai seri.

1 settembre 2009: Mérida – Alcuéscar – “Un altopiano senza fine” Oggi tappa lunghissima e con salita finale. Partiamo alle 4,45 con sveglia alle 4,00. Il percorso è molto bello fino a metà, perché dopo aver lasciato Mérida camminiamo lungo le rive dell’Embalse de Proserpina dove sono presenti ancora gli impianti idraulici costruiti dai romani e quindi passando per boschi di querce arriviamo in un piccolissimo paese, Aljucen. Lasciato questo paese ci inoltriamo nel solito querceto, attraversando numerose fincas mentre il sentiero continua a salire fino ad arrivare ad un altopiano con piccole piantine appena piantumate e ai lati dello stesso alti platani mossi dal vento caldo. Camminando su questo altopiano, sono quasi presa da un attacco di panico perché non riesco a vederne la fine, forse per la ripetitività del paesaggio. Mi sembra come se non dovessimo più fermarci, come se fossimo entrati in un’altra dimensione, senza tempo. Poi, finalmente, alle tre del pomeriggio siamo riusciti ad arrivare stanchissimi all’albergue dove ci è stata riservata da parte degli hospitaleri – una coppia di coniugi tedeschi – un’accoglienza magnifica, la migliore che ci sia stata riservata fino a questo momento: acqua fresca e un cioccolatino. L’albergue è una struttura che accoglie persone con problemi psichici e Paolo ed io dormiamo in una celletta con due lettini. Il pellegrino francese arriva alla meta praticamente disidratato perché lungo il percorso per rubare un grappolo d’uva dimentica la borraccia; è una cosa senza senso oltre che pericolosa.

Questa sera finalmente Messa ad un’ora civile e benedizione dei pellegrini. Era ora! 2 settembre 2009: Alcuéscar – Càceres – “Una città per famiglie potenti” Tappa lunga ma non faticosa: si incontrano i primi miliari romani; sono colonne di pietra che i romani utilizzavano per scandire le distanze lungo le vie pubbliche romane, che portano tuttora incise le indicazioni di allora.

Càceres altra città faticosa da attraversare per i pellegrini ormai abituati solo al silenzio, ma il centro storico medievale è veramente interessante perché è rimasto completamente integro. E’ ricca di palazzi costruiti nel corso dei secoli da famiglie potenti.

3 settembre 2009: Càceres – Albergue Embalse de Alcantara – “Un paesaggio brullo ma bellissimo” Il percorso è molto bello con continui saliscendi in un paesaggio molto selvaggio e brullo, dove incontriamo solo mucche, tori e pecore. Il panorama è straordinario quasi commovente, sia lungo il cammino che una volta arrivati all’albergue. Per tutta la giornata, torrida, spira un vento che inasprisce il paesaggio e lo rende ancora più scarno; il cielo è sempre più blu e incombente, ormai fa quasi male vederlo non mutare mai. Dall’albergue, da dove si domina l’embalse, si gode una vista fantastica e si ha l’impressione di essere sulle rive di un mare o di un lago salato desertico; si sentono tutt’intorno solo i versi lanciati dagli animali al pascolo o dai cani messi a guardia. E’ un posto incantato, fatato, dove soprattutto al tramonto, nel silenzio magico viene da chiederti chi mai abbia potuto creare un posto simile, così struggente e così arduo allo stesso tempo. Guardando le luci e le ombre scatenate dal sole che tramonta sia io che la ragazza austriaca siamo attraversate dallo stesso pensiero: è finito un altro giorno, e rendiamo grazie per la bellezza e per tutto ciò che ci è stato donato fino a qui. L’albergue è forse il più bello di tutto il Camino de la Plata e la gentilezza dell’hospitalero Andrès è all’altezza della struttura: mitico. Il pellegrino francese finalmente ha trovato altri due connazionali con cui riesce a parlare la sua lingua madre: sono una coppia di amici che è impegnata a scrivere una guida de la Via de la Plata in francese.

4 settembre 2009 – Albergue Embalse de Alcantara – Cañaveral – “Un madornale errore” Questa mattina imbocchiamo il cammino che coincide con la calzada romana: pietre su pietre e i nostri piedi urlano! Incrociamo vari allevamenti dei famosi tori da combattimento. Al bivio per Cañaveral sbagliamo direzione e puntiamo verso Grimaldo, paese piccolissimo dove non esistono negozi di alcun genere e poichè abbiamo bisogno di acquistare frutta e altro, siamo costretti a tornare indietro e fermarci a Cañaveral. Risultato: tappa breve di soli 12 km. E giornata persa sulla tabella di marcia! Speriamo che sia un segno, che ci permetta di raggiungere qualcosa o qualcuno di cui ora non siamo ancora consapevoli. 5 settembre 2009 – Cañaveral – Galisteo – “La calzada romana: che mal di piedi!” Oggi il cammino coincide per intero con la calzada romana ed è una vera tortura per i piedi. Alla fine della tappa non riesco quasi più a camminare per il dolore alle piante dei piedi. Attraversiamo dei boschi di querce bellissimi, forse i più belli di tutto il cammino. Sembra un luogo incantato, anche perché lo facciamo all’alba al chiaro della luna piena e con la compagnia del fruscio continuo del vento. Ogni mattina è uno spettacolo diverso e affascinante: non mi stancherò mai di dirlo perché è il primo regalo quotidiano del camino. Ti aspetti che da un momento all’altro spunti uno gnomo o una creatura fantastica dei boschi.

Galisteo è carina, arroccata su un colle con una cinta muraria araba notevole ma aleggia dappertutto uno sgradevole odore di pollaio – porcilaio. E’ una zona ricca d’acqua e finalmente il giallo e le querce lasciano il posto al verde e ai campi coltivati a mais, pomodori ed altro e sono comparsi canali di irrigazione. Sembra la Padania.

Recuperiamo un pellegrino di Savona che avevamo incrociato qualche giorno fa: è attratto dalla storia, dall’arte e dalla fotografia, ma è veramente depresso. Ha avuto grossi problemi di vesciche e il Camino de la Plata così tosto lo sta mettendo a dura prova, soprattutto perché non riesce a trovare la spiritualità che invece si respira ad ogni passo sul Camino Francese. Il segreto di questo Cammino forse è proprio qui: la spiritualità te la devi trovare e creare da solo, senza doverla aspettare dagli altri, nei momenti in cui c’è il silenzio più profondo, in cui sei solo con la natura e ti confronti con la sua durezza. Non è sempre così facile, perché a volte la stanchezza è talmente tanta che non hai la forza per fare o pensare a nulla. Abbiamo deciso che domani cammineremo insieme; in effetti da questo momento il nostro cammino coinciderà con il suo fino al nostro arrivo a Salamanca e lui si rivelerà essere uno dei migliori amici incontrati: sarà compagno di infinite bevute di Coca Cola con Paolo e capace di addormentarsi ad una velocità sorprendente in qualsiasi posto, dall’ombra di una quercia alla sedia di un rumoroso bar dell’Extremadura.

6 settembre 2009: Galisteo – Oliva de Plasencia – “I muretti a secco, le querce e gli animali al pascolo” Oggi altri boschi di querce per quasi 35 km. Con tanti animali al pascolo. Il terreno è ricoperto di miliari romani abbattuti e abbandonati. Attraversiamo numerose fincas, apriamo e chiudiamo cancelli, fino ad arrivare al minuscolo paese di Oliva de Plasencia, dove i bambini la fanno da padroni e giocano in piazza fino a notte inoltrata.

In compenso siamo alloggiati in un albergue favoloso, dove siamo solo noi tre. Bellissimo! 7 settembre 2009: Oliva de Plasencia – Baños de Montemayor – “L’Arco di Caparra: di che cosa erano capaci i Romani” Tappa lunga, faticosa e assolutamente da dimenticare se non fosse per l’Arco e le rovine della città romana di Caparra. Perdiamo il cammino ben tre volte se non di più; a sette km. Prima di Aldeanueva il percorso è stato sconvolto e non capiamo assolutamente la direzione da prendere a causa dei lavori di ultimazione dell’autostrada. Decidiamo di camminare sulla carretera per gli ultimi 8 km. Sotto il sole delle due del pomeriggio, ed è terribile: mi toglie ogni forza e voglia di andare avanti. E’ una sensazione tremenda, con la tentazione anche se non espressa, di buttare lo zaino e di ritornarmene a casa. In questi momenti, quando la fatica e il caldo non ti danno tregua non si ha nemmeno il tempo di mettere ordine alle tue idee e ai tuoi sentimenti. Quando arriviamo alla meta pensiamo solo a bere, a bere e a bere.

Finalmente domani si entra in Castilla y Leon! Addio Extremadura! 8 settembre 2009 – Baños de Mantemayor – Fuenterroble de Salvatierra – “Finalmente in Castilla y Leon – Quasi un ritorno a casa” Questa mattina dopo una breve salita entriamo in Castiglia ed è come lasciare un mondo per entrare in un altro completamente diverso: le indicazioni per il cammino, la segnaletica, i dipinti per narrare la storia della calzada romana. Anche la natura sembra più benigna: boschi di castagni, fiori e … acqua. Pure la pioggia oggi ci benedice, con poche gocce ma finalmente sentiamo un minimo di refrigerio e di sollievo. Raggiungiamo l’albergue parrocchiale di Padre Blas di Fuenterroble de Salvatierra come se fosse un porto sicuro, dove trovare rifugio e riposo meritato. Don Blas è un sacerdote diventato una figura mitica per la Via de la Plata e il suo albergue è pieno di ricordi, di doni lasciati da migliaia di pellegrini arrivati da tutto il mondo. Qui, per la prima volta da quando siamo partiti, incontriamo numerosi pellegrini, sia a piedi che in bici, soprattutto spagnoli, arrivati da varie direzioni. E’ praticamente un crocevia per tutta la Spagna.

9 settembre 2009 – Fuenterroble de Salvatierra – San Pedro de Rozados – “Il punto più alto del Camino” Nella tappa odierna tocchiamo il punto più alto di tutta la Via de la Plata, il Pico de la Dueña; la salita non è gran che difficile se non fosse per i nugoli di mosche impazzite che ci attaccano senza tregua, ma la parte successiva si svolge lungo la carretera e 14 km. Non sono pochi. Rivediamo le aquile, che si erano palesate sul Camino Francese sui Pirenei, prima di Roncisvalle. A parte la lunghezza della tappa, alcuni scorci sono meravigliosi: mi ricordano la Toscana vicino a Pienza. Un piacere per gli occhi.

Alloggiamo presso una casa rural molto bella, dove si fanno in quattro per dare a Paolo del cibo sostanzioso senza glutine.

Ormai Salamanca è a portata di mano! 10 settembre 2009 – San Pedro de Rozados – Salamanca – “Gli abiti smessi da pellegrini” Ultima tappa, molto piacevole e scorsa tra campi di cereali. Sembra di essere sulle mesetas. L’unica nota stonata è il pensiero di terminare questo nostro viaggio a piedi e ritornare nella “civiltà” e nella quotidianità, lasciare gli amici che hanno condiviso con noi tante esperienze e che abbiamo imparato a conoscere, a sostenere e a sentire sempre vicini.

Salamanca è una città veramente bella, molto calda, giovane e frizzante. Oggi è stato il punto di arrivo per il nostro viaggio ma la prossima volta sarà il punto di partenza per arrivare alla casa del Santo. Aspettaci! 13 settembre 2009 – Salamanca – Valladolid – “A casa” Ripartiamo per il ritorno a Orio al Serio da Valladolid con un altro comodissimo volo low coast, dove arriviamo con un autobus da Salamanca dopo un viaggio di un’ora e mezzo.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche