Ritorno a Madrid

Mancavo da Madrid esattamente dal dicembre 1997. Ci ero venuto per festeggiare il Capodanno ma, soprattutto, avevo scelto questa località per coronare nel migliore dei modi un evento importantissimo per la mia vita e per i miei studi: la Laurea. Ricordo che la scelta non era stata casuale, cercavo una capitale europea che fosse universalmente...
Scritto da: palinuro71
ritorno a madrid
Partenza il: 23/03/2009
Ritorno il: 26/03/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Mancavo da Madrid esattamente dal dicembre 1997. Ci ero venuto per festeggiare il Capodanno ma, soprattutto, avevo scelto questa località per coronare nel migliore dei modi un evento importantissimo per la mia vita e per i miei studi: la Laurea. Ricordo che la scelta non era stata casuale, cercavo una capitale europea che fosse universalmente riconosciuta come bella, animata e a buon prezzo. Insomma tutto ciò che un giovane di belle speranze (allora lo ero) desiderava visitare. Anche in quell’occasione, come nella circostanza attuale, mi trovavo in compagnia dell’amico Uccio. Ma mentre nel primo viaggio eravamo affiancati dalle rispettive fidanzate, ora siamo soli, completamente liberi da orari, ritardi legati ad imbellettamenti, esigenze differenti da assecondare e guardiani passivi a protezione del bagno delle donne. In quel periodo non immaginavo neanche lontanamente di documentare ogni mio viaggio ma, visto che si è ripresentata l’occasione di tornare nella capitale iberica, e quindi di ripassare vicino a molti punti, mi è venuta voglia di ricostruire le singole tappe di 11 anni fa. Con un po’ di sforzo mentale, e aiutato dall’album fotografico, cercherò di fare, in questa sede, un’elencazione postuma ma, prometto, breve dei luoghi di maggior interesse storico e artistico della città. Inizio dai due musei principali: Il Prado dove è bene soffermarsi sulla maja vestida e sulla maja desnuda di Goya e il Centro de arte Reina Sofia con il famosissimo Guernica di Picasso. Tra i monumenti un po’ “alternativi” scelsi il Tempio di Debod, che l’Egitto regalò alla Spagna per aver contribuito alla costruzione della diga di Assuan. Mi sbizzarrii a girare per chiese e luoghi di culto. La cattedrale di Santa Maria Reale dell’Almudena, il singolare Monasterio De Las Descalzas Reales, un convento di suore di cui ricordo perfettamente le scalinate interne e la consapevolezza spirituale della clausura, che aleggiava per tutto il caseggiato. Infine la lunga passeggiata per raggiungere l’Ermita di San Antonio de la Florida. Una chiesa piccola, intima con alcuni bei dipinti di Goya sulla volta. Indimenticabile il Palazzo Reale, impreziosito dalle numerose stanze aperte ai visitatori, dalla farmacia e dalla vicina armeria. Durante le pause mi sollazzavo all’ombra dell’ampio Parque del Retiro con il suo laghetto, le aiuole fiorite e i divertenti scoiattoli “ammaestrati”. Tutto ciò in un contesto esemplare di verde urbano. Qualcosa probabilmente sfugge ai miei ricordi ma, se si hanno pochi giorni a disposizione, queste indicazioni rappresentano, di per sé, un buon punto di partenza.

Ma veniamo al resoconto dei tempi moderni più fresco e scevro dalle imperfezioni di una memoria fallace. Le condizioni meteo a Madrid sono quelle tipiche di primavera. A metà marzo le temperature si aggirano intorno ai 25 gradi. Questo non può che infonderci allegria e buonumore per tutta la durata del viaggio. L’hotel Ganivet è in posizione centrale, sulla calle de Toledo, proprio a due passi dal quartiere La Latina. Un tre stelle con un ottimo rapporto qualità / prezzo, appena ristrutturato, accogliente e con camere ampie. In albergo acquisto, a 17 euro, un biglietto per il Madrid Vision, l’autobus a due piani dove vedi “tutto” in mezza giornata. La cosa che risalta maggiormente agli occhi del turista sono i palazzi storici, non ultimo quello delle Comunicazioni di fronte alla Fuente de Cibeles, o le antiche porte d’accesso alla città. Terminato il girotondo pensiamo bene di cercare un ristorante dove pranzare. La guida consiglia una trattoria in calle de la Cruz 27 dal nome simpatico e casereccio: Tia Cebolla. L’ambiente è molto rustico ma il cibo ci sembra soddisfacente. Ottime le chiquillas de jamon un po’ meno la paella. Consigliato se si vuol spendere una cifra ragionevole e assaggiare prodotti genuini. Una delle note liete è proprio questa: il cibo è veramente bene, di qualità, ma, soprattutto, si spende davvero poco. Nei 9 euro del menù del dia sono ricompresi un primo, un secondo, il vino, il dolce e il caffè. Da noi probabilmente non mi sarebbero stati sufficienti 30 euro! Dopo l’abbuffata è assolutamente sconsigliato rientrare in albergo a riposare. Meglio continuare a passeggiare sotto il sole per godere della splendida giornata. I due centri di riferimento più importanti della città sono due: il primo è considerato, da sempre, il salotto buono della città; con il suo fascino asburgico, si presenta austera ed elegante, la Placa Major. Quando ci finisci dentro, da uno dei vari ingressi, ti senti assediato, chiuso in un rettangolo, certamente largo e spazioso ma, pur sempre, recintato. Al contrario, la Puerta del Sol è il vero centro strategico di Madrid, un luogo di passaggio, abitato da una folla in perenne movimento, in cui si intrecciano la vivacità commerciale della zona, il turismo e i traffici di una umanità che vive la vita alla giornata.

Non per niente qui è inciso, sul marciapiede, il kilometro zero, da dove partono tutte le strade spagnole a raggiera ed anche la numerazione delle vie di Madrid. La città si identifica in questi due scenari: da un lato sobria e aristocratica con la vanità tipica di una capitale gloriosa e dall’altra, è dedita allo sbrago totale, strutturata ad immagine e somiglianza di un’utenza prettamente giovanile, come è d’obbligo in una metropoli che vuole essere all’avanguardia. I locali rimangono aperti fino a tarda notte nelle zone di Malasana e de la Huertas. Noi siamo venuti soprattutto per scoprire la movida di Madrid, per condividere gli eccessi, più o meno sani, del popolo della notte. La zona di Placa S.Ana pullula di pub, caffè, tapas e disco. Qui, molti ragazzi studiano di giorno e si inventano animatori la sera. Con molta semplicità e naturalezza distribuiscono ai distratti passanti alcuni buoni consumazione con seconda bevanda a metà prezzo. Quotidianamente imperversa una lotta pacifica, ma serrata, fra chi accompagna il maggior numero di persone al cospetto dei buttafuori, che in Spagna hanno più l’aria dei buttadentro. E’ poco realistico pensare di passare tutta la notte nel medesimo posto. La moda del momento impone di andare, all’una di notte di lunedì, al Monnalisa, alle due al Samsara, alle tre si riempie il Sol & Sambra. Il gusto è proprio questo! Uscire da un locale, arrivare all’angolo di Placa de la Canalejes, intercettare un sapiente p.R. Bene informato che ti indirizza nel luogo di maggior afflusso. La noche de Madrid è sempre così frenetica, per tutti i giorni della settimana. Dal giovedì poi inizia il marasma ed è tutto un progredire fino al livello di massima saturazione il sabato notte. Ero da quando avevo 18 anni che non rincasavo alle 4 del mattino in condizioni disumane. Il risveglio, infatti, sarà particolarmente difficoltoso. Una doccia non basta per farmi tornare nel mondo dei vivi. Ho bisogno di una buona colazione alla pasticceria Mallorquina, il meglio di quanto si possa trovare in città. Le Napolitanas sono delle paste farcite con il cioccolato, veramente squisite. In questa occasione gli avventori consumano il loro pasto mattutino in piedi, più o meno velocemente, come tanti manager della city londinese. Formano un cerchio intorno al bancone e ruotano in senso antiorario, per permettere all’ultimo arrivato di infilarsi dentro. Anche noi siamo di corsa. Oggi abbiamo programmato la visita allo stadio del club più ricco del mondo: il Real Madrid. Scendiamo dall’efficientissima metropolitana alla fermata Santiago Bernabeu. Il costo per entrare al campo è di 15 euro con un tour prestabilito in diversi punti della struttura. Si parte con il museo dove sono custodite, gelosamente, tra i tantissimi trofei, le 9 coppe dei campioni, le tre coppe del mondo e tutti i palloni d’oro ricevuti dai giocatori in forza al Real nell’anno della consacrazione. Molto bello il colpo d’occhio sulle tribune con il colore bianco/azzurro che si estende uniformemente lungo tutto l’ovale. Il percorso prevede una sosta negli spogliatoi e nella sala delle conferenze stampa, dove insceniamo un simpatico siparietto. Prima di visitare lo show-room a tre piani riusciamo ad arrivare, persino, a bordo campo. Ovviamente è proibito calpestare il manto erboso, ma è lecito accomodarsi nelle panchine che somigliano più a dei divanetti da salotto. Usciamo da uno dei tempi del calcio molto soddisfatti con l’animo euforico, pronti a continuare a camminare, allegramente, tra le vie cittadine. Ogni tanto ci concediamo una piccola pausa per una birra in una delle innumerevoli cervecerias della zona centrale. Da calle Arenal sbuchiamo in Puerta del Sol per poi risalire da calle de Alcalà e convergere sulla Gran Via. Il museo del Jamon si trova nella calle Major. I prosciutti appesi in ogni angolo del ristorante, invitano ad entrare anche solo per curiosare. Noi invece ci accomodiamo; io ordino una porzione generosa di jamon serrano e di queso manchego, il mio amico un platos combinados con carne e patate fritte. Il prosciutto è divino, il formaggio altrettanto. A fine cena puntiamo dritto verso l’albergo per darci una rinfrescatina generale prima di catapultarci nella movida. Oggi si va alla Chueca, la zona gay di Madrid. Per noi italiani è strano vedere coppie dello stesso sesso gironzolare, spensierati, mano nella mano per la città. Qui Zapatero ha reso le cose più semplici per tutti. Con Uccio, a dire il vero, vorremmo accedere in un locale di sole lesbiche ma, purtroppo, non ci fanno entrare. Finiamo al Delirio che ospita, appunto, una valanga di “maricones”, ubriachi di passione. Per rimanere in tema, sfodero un veemente bacio sulla guancia del mio amico ma lui, per tutta risposta, mi rifila una ginocchiata nelle parti basse. Non ne vuol sapere, peggio per lui, non sa cosa si perde 🙂 A parte gli scherzi, anche queste aperture del governo rappresentano l’eccezionalità di questo posto. Le scelte politiche innovative, fuori dagli schemi, rendono la Spagna una nazione aperta, in controtendenza, una vera capitale europea. Verso le tre e mezza vogliamo cambiare aria. Con il taxi, raggiungiamo Placa Castilla per scatenarci nella pista del “New Garamond” dove, alcune conturbanti ballerine spagnole, trottolano sopra il cubo. La frequentazione è molto formale, sembra la gioventù bene del quartiere. Noi però desideriamo un ambiente meno ingessato, più friendly. Sempre in taxi ci facciamo portare in direzione centro. Una ragazza ci consiglia una bella disco al termine di Calle de Preciados, nella placa Callao. L’entrata al Bash costa 10 euro con due consumazioni incluse nel prezzo. Ormai abbiamo bevuto, talmente tanto, che non sappiamo cosa scegliere tra i vari cocktail proposti. Il locale è frequentato, prevalentemente, da ragazzi di colore che, con molta disinvoltura, invitano al ballo alcune giovani e disinibite ragazze, in desiderio di esperienze forti. Facciamo le cinque del mattino senza neanche accorgercene. Non ci sarebbe niente di strano se il giorno dopo non dovessimo ripartire alla volta dell’Italia. Lasciare tutte le città provoca un certo rimpianto ma questa in maniera particolare ti provoca una voglia pazzesca di ritornarci molto presto. E’ difficile scordare la cordialità della gente, la simpatia dei tassisti, la gentilezza dei ristoratori, la positività e l’ottimismo innato che si respira in ogni angolo di strada. Il mio non è un addio è un arrivederci! Madrid me mata…



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