Saragozza Magic W-E!

SARAGOZZA – SETTEMBRE 2008 Una concatenazione di ricorrenze anagrafiche e di festeggiamenti matrimoniali ci fa propendere per la destinazione iberica dell’ultimo week end di settembre ed allora decollando dall’aeroporto patria di polenta ed osei, anche se sul biglietto elettronico rimane impresso Milano, ci accomodiamo ( per così dire )...
Scritto da: anniepaul
saragozza magic w-e!
Partenza il: 26/09/2008
Ritorno il: 28/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
SARAGOZZA – SETTEMBRE 2008 Una concatenazione di ricorrenze anagrafiche e di festeggiamenti matrimoniali ci fa propendere per la destinazione iberica dell’ultimo week end di settembre ed allora decollando dall’aeroporto patria di polenta ed osei, anche se sul biglietto elettronico rimane impresso Milano, ci accomodiamo ( per così dire ) sui rigidissimi scranni giallo uovo e blu cobalto della low cost per eccellenza in modo da raggiungere Saragozza prima del lento declinare della stella solare.

Dopo una breve ricerca topografica per capire esattamente ove trenta euro a testa ci avevano portato in un’ora e mezza, con addirittura quindici minuti di anticipo, sfioriamo il terreno aragonese attratti da quanto detto in occasione del recente Expo, di prossima maestosa organizzazione meneghina.

Ciapiamo realmente al volo lo shuttle bus che ci scarica in centro che più in centro non si può e dopo brevissimo struscio su marciapiedi che impediscono il regolare trascinamento dei funzionali ed irrinunciabili trolley griffati Venta Club ( aspettiamo ancora la sponsorizzazione del caso), giungiamo a destinazione del Catalunia Plaza, palazzo neoclassico recentemente completamente ristrutturato con arredi minimal, addobbi fusion, interni essenziali che rispecchiano in toto le quattro stelle menzionate nel logo anche se il fascino misterioso ed anche un po’ macabro di certuni motel del profondo West americano trattati nel corso dell’estate ritengo sia imparagonabile.

Il passeggino serale è assai tranquillo, ci spingiamo fino a Plaza del Pilar, a circa trecento metri dal nostro ovile, per ammirare la basilica, imponente esempio di cattedrale gotica cui si sono susseguiti mutamenti architettonici in stile barocco rinascimentale fino alla conclusione del lavori avvenuta nel 1491, il tutto con una spettacolare luce al crepuscolo che dona una nitidezza dai contrasti cromatici entusiasmanti.

Memorabile la scena serale del Caprotti che per esaudire il desiderio della bambina alla ricerca della cioccolata con panna, mima ai camerieri, incapaci di comprendere una sola parola non in giallorosso ispanico, la necessità di aggiungere qualcosa di dolce proveniente dall’alto , richiesta accompagnata da ampi gesti con le mani e acuti suoni collaterali.

Mattinata con aria frizzantina e cielo terso alla facciaccia delle previsioni pessimistiche, girotondo intorno alla Plaza de Toros e visita dell’Aljaferia, il più grande esempio di arte araba conservata in Aragona, con un maniero riccamente adornato di stucchi, bassorilievi, arzigogoli vari ed una collezione di manoscritti veramente spettacolare.

Proseguiamo con lo scarpinamento e mettiamo il naso alla stazione ferroviaria, veramente bellissima, tutta vetrate, cemento armato, ordine, pulizia ed organizzazione e qui scatta il dramma per lo spegnimento della Nikon.

Guardo Annie negli occhi e prima di cominciare a singhiozzare per la disperazione ci ritroviamo in un centro commerciale ove, ovviamente senza trovare alcuno in grado di comprendere alcunché, risolviamo l’inconveniente e ripartiamo alla grande.

Una teleferica ci fa da traghetto volante per superare il fiume Ebro, facendoci atterrare al centro del quartiere fieristico, tragicamente desolato, tristemente abbandonato al punto che veniamo calorosamente salutati dai bigliettai nulla facenti: per tre mesi potrà pure essere stato il centro mondiale dei contatti espositivi e dei business commerciali, ora però appare un post day after fuori dalla realtà circostante, lasciandoci molto più che un dubbio su cosa ne sarà dei miliardi investiti nella manifestazione.

Il moto perpetuo delle gambe ci riporta verso il centro, costeggiamo il lungo fiume con piacevolissima merenda su una terrazza di fronte all’antico ponte di pietra stile Avignone ma in questo caso nel pieno della sua interezza e allungo degli arti inferiori dopo sette ore di marcia forzata.

Rigenerata nello spirito e ricaricata al pieno della sua potenzialità, la digitale ci fa da fedele compagna lungo il tragitto notturno che ci vede ancora girovagatori della città, sicuramente non in grado di gareggiare con la scintillante ed avveniristica Valencia, la caotica e maliarda Barcellona, l’elegante e maestosa Madrid ma pur sempre degna di un 48 ore di arte, svago e di quell’infinita curiosità che ci spinge sempre oltre i confini tricolori. Colazione di gran classe al Cafè Central nel paseo principale, rapidissima escalation dell’altitudine rispetto al livello del terreno con gran panorama vissuto, goduto e fotografato dal culmine della torre campanaria della cattedrale, attraversamento della maestosa piazza, illuminata in notturna in maniera orrida e del tutto poco artistica con incomprensibili strutture che fanno a pugni con il contesto circondante e visita delle due chiese che hanno reso la città la terza meta religiosa per pellegrinaggi in Europa, nonostante il ticket di ingresso all’eglisa consacrata.

Ce la prendiamo con estrema calma, stentiamo a riconoscerci per l’andamento lento dello zonzo mattutino e ci ritroviamo al teoricamente conosciutissimo mercato delle pulci di fronte all’arena che in realtà si concretizza in un baratto di scarafaggi in considerazione di quattro posate spaiate ed arrugginite e qualche scarpa senza stringhe, lasciandoci un senso di profonda tristezza e di sincero fastidio.

Diamo una piccola accelerata al battito cardiaco cercando in tutti i modi di non prendere il bus per il ritorno in aeroporto in quanto la fermata dell’andata è stata soppressa e ci fosse un’autista dicasi uno dei dieci bus fermati a gesti che sapesse come indirizzarci verso la sospirata stazione aerea che comunque raggiungiamo abbondantemente in tempo grazie ad una vettura bianca per il pubblico servizio, più semplicemente un taxi, che ci scarica sotto le ali del 737/800 rientrante verso la pianura lombarda dopo un week end decisamente godibile e completamente appagante.



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