Euskadi, paesi baschi e dintorni

16 – 23 marzo 2006 Apriamo questo nuovo anno di viaggi con un’altra meta del cuore, ovvero itinerari che mettiamo da parte in qualche cassetto della memoria con il vivo desiderio di poterli prima o poi realizzare. Il forte movente che ci attirava da quelle parti era il Museo Guggenheim e la Bilbao rinnovata, investita nell’ultimo decennio...
Scritto da: Nube
euskadi, paesi baschi e dintorni
Partenza il: 16/03/2006
Ritorno il: 23/03/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
16 – 23 marzo 2006 Apriamo questo nuovo anno di viaggi con un’altra meta del cuore, ovvero itinerari che mettiamo da parte in qualche cassetto della memoria con il vivo desiderio di poterli prima o poi realizzare. Il forte movente che ci attirava da quelle parti era il Museo Guggenheim e la Bilbao rinnovata, investita nell’ultimo decennio da un’ondata di recupero architettonico che l’ha fatta diventare una meta turistica di forte attrattiva.

16.03 Bergamo – Zaragoza Il volo Ryanair parte regolamente da Orio al Serio ed alle 18.40, anche in anticipo, siamo già a Zaragoza. Ci sorprende, poco prima dell’atterraggio, lo strano paesaggio che spazia sotto di noi: è la terra d’ Aragona, straordinariamente brulla e arida che si stende con sorprendenti disegni di arabeschi ondulati che ricordano tessuti etnici africani o capricci di un fantomatico extraterrestre. Recuperiamo l’auto Hertz e con una certa facilità ci troviamo già a Zaragoza all’Hotel Husa, un tre stelle più che dignitoso in una laterale della Gran Via. Facciamo il solito giretto esplorativo e poi passiamo la serata andando per tapas bar e concludendo in un bel localino arredato in gusto arabo dove ci portano un enorme piatto di tapas miste per 11 euro.

17.03 Facciamo una colazione veloce in un bar poco distante dall’albergo con brioches di formato gigante, che qui vengono sempre servite in piattino con tanto di coltello e forchetta e ci trasferiamo velocemente all’hotel Melià Zaragoza, un 5 stelle con tutti i confort del caso, dove avevamo trovato un’offerta week-end per soli 50 euro la doppia. E ne valeva veramente la pena sopportare il piccolo disagio del trasloco, sia per la posizione più centrale che per assaporare la qualità di un hotel così “stellato”. Per la prima volta abbiamo trovato in un albergo la possibilità di ordinare il cuscino dei propri desideri: per i cervicali, più rigido, più morbido, di lattice, di piuma ecc. Un vero e proprio menu del cuscino per far sentire l’ospite come a casa sua. Questi sono proprio dettagli che fanno la differenza tra una categoria ed un’altra. Iniziamo quindi la visita della città dopo aver brevemente sostato al vicino ufficio del turismo, certificato con il sistema di qualità di cui sono molto orgogliosi. Percorriamo a piedi il perimetro delle mura romane di cui si vedono ampi tratti, ci infiliamo nel mercato generale, una bella struttura in ferro stile art nouveau e ci gustiamo con gli occhi le freschissime merci esposte e l’abbondanza di pesci a prezzi più che buoni. Raggiungiamo l’Ebro, che bagna anche Zaragoza nel suo percorso verso il mare ed arriviamo nella centralissima Placa del Pilar, cuore della città. L’ampia spianata è interrotta da un’ imponente fontana dalla quale sgorgano copiose cascate: un intervento moderno audace, ma molto gradevole e di effetto. Visitiamo internamente l’enorme basilica in stile barocco, luogo di culto e meta di grandi pellegrinaggi dov’è venerata, all’interno di una cappella, una sorta di chiesetta nella chiesa, la piccolissima immagine (38 cm.) della Madonna del Pilar. Quasi invisibile, la statuetta è posta sopra la prodigiosa colonna che è cinta da un prezioso manto ricamato e cambiato tutti i giorni con un colore differente. Infatti nella sacrestia sono in vendita dei nastri colorati, che si rifanno alla tinta del giorno, da portare a casa agli ammalati ed infermi come conforto. Sul retro della cappellina c’è invece un foro sulla parete, di fronte al quale ci si inginocchia per baciare un frammento della colonna miracolosa. La volta affrescata da Goya purtroppo non è visibile per restauri, mentre merita di soffermarsi davanti alla gigantesca pala d’altare in alabastro policromo. Entriamo anche nella Lonja (loggia) ora sede espositiva con un fitto intreccio di volte a crociera, dove troviamo una mostra dedicata alla Mater dolorosa e alla passione del Cristo raffigurati con paramenti sfarzosi ed enfasi tutta spagnola (persino un Cristo sul letto di morte con tanto di cuscini, coperte e lenzuola, raccapricciante!). Ci stupisce piacevolmente anche la Seo, cattedrale, oggetto di un recente restauro che l’ha restituita perfettamente rinnovata e godibile in tutta la sua preziosità. Sulle mura esterne si ammirano ancora ampie tracce decorative dell’originaria moschea e del suo passato arabo. Ci infiliamo poi nel Tubo, una specie di Kasbah formata da una fitta rete di calli, dove ogni porta è un locale lungo e stretto, affollato di gente che consuma il rito delle tapas. Che bel vivere è questa usanza tipicamente spagnola! Troviamo un’ ottima soluzione per il pranzo al buffet Las Palomas, veramente consigliabile perché con 9.95 euro prendi tutto quello che vuoi, il cibo è vario e soprattutto fresco, appena preparato veramente “value for money” per dirla all’americana e frequentato da gente del luogo. Dedichiamo il pomeriggio alla visita dell’Aljaferia a cui si accede solo con la guida; si tratta di un’Alhambra in miniatura fatta costruire dai re mussulmani come luogo di piacere, poi passata ai re cattolici Ferdinando ed Isabella ed oggi sede del parlamento di Aragona. La semplicità dell’esterno, che si presenta come una piccola fortezza, contrasta ed accresce l’effetto di stupore provocato dall’interno con giardini tipicamente arabi ed arcate in alabastro fittamente traforate e leggere come un merletto. La leggenda vuole che proprio nella torre di questo palazzo fosse imprigionato il Trovatore a cui Verdi si è ispirato per l’omonima opera lirica.

18.03 Zaragoza – Tudela – Pamplona Lasciamo Zaragoza per dirigerci perso Pamplona sotto una pioggia battente. Facciamo una breve sosta a Tudela, una tipica cittadina con un’ interessante Placa de los Fueros, quadrata e circondata da semplici palazzi ornati da stemmi e l’immancabile tempietto centrale, dove nei giorni di festa, suona la banda civica. Arriviamo finalmente a Pamplona, adagiata in una verde conca ondulata e fortunatamente Giove pluvio ci dà una tregua concedendoci poi una giornata coperta ma non bagnata. Nell’attesa che ci venga assegnata la stanza, che a mezzogiorno non è ancora pronta, impieghiamo il tempo per esplorare un po’ la zona. L’Hotel Tres Reyes, quattro stelle sup., è vicino al “casco antiguo” e in pochi minuti ci troviamo già in Placa del Castillo, il cuore della città. E’ un ampio spazio delimitato anche qui da bei palazzi ornati da ringhiere in ferro battuto con al centro il solito tempietto delle Fueras. Un lato è ampiamente occupato dal famoso caffè Iruna, un bellissimo caffè storico con interni in stile floreale. Si respira veramente un’aria d’altri tempi osservando gli anziani seduti a giocare le carte che indossano l’immancabile basco nero (boina), simbolo di identità per questo popolo. Camminando senza meta tra le lunghe e strette calli arriviamo fino ai bastioni da dove si può godere una bella vista sulla conca di Pamplona ed i vicini Pirenei. La cattedrale si erge nel punto più alto della città ma è chiusa e con orari molto ristretti di visita. Approdiamo davanti al municipio, tutto decori floreali e stemmi ed incrociamo dei pellegrini diretti a Santiago de Compostela, perché il cammino passa esattamente qui ed è tracciato sul pavè con la classica conchiglia. Ritorniamo in hotel dove finalmente ci viene assegnata la stanza spaziosa e con una bella vista sul Parco della Taconera. Poco lontano dal nostro hotel scopriamo il moderno auditorium con una capienza di 1600 posti, per una città abbastanza piccola come Pamplona è veramente un segno di vivacità culturale ed apertura mentale della classe politica che la dirige. E’ un enorme parallelepipedo in granito nero con numerose sale per congressi ed un gigantesco park sotterraneo. Pamplona si sa è la città dei tori e della Festa di S. Fermin, con la famosa corsa dell’encierro che vede tori scatenati rincorrere altrettanto pazzi estimatori del brivido, che non di rado provano il piacere di essere incornati da un toro impaurito e perso fuori dal branco. Così ripercorriamo le strade di questa famosa corsa però all’indietro partendo dalla Placa de Toros con l’arena dove entrano i tori spossati alla fine del folle inseguimento. In calle Estafeta ci fermiamo per caso nel bar frequentato a suo tempo da Hemingway, vero cantore delle tauromachie, di cui si conservano belle foto in bianco e nero alle pareti.

C’è vita e movimento in questi paesi di Spagna; la sensazione che si percepisce è che tutto sia in fermento, che tutto guardi in avanti. In ogni paese, anche piccolo, ci sono importanti opere in corso, le città si fanno più belle, il nuovo si accosta senza timore al vecchio e non sembra affatto aleggiare quell’aria di sfiducia verso il futuro che si respira da noi.

19.03 Pamplona – San Sebastian (Donostia) – Bilbao (Bilbo) Di domenica mattina non si trova niente di aperto nemmeno un bar per un caffè e non ci resta che fermarci nel primo autogrill dove ovviamente veniamo spennati ( 2 cafè con leche e 2 brioches Euro 5,55!!). Attraversiamo una zona montagnosa quasi a ridosso del confine con la Francia, sono le propaggini dei Pirenei. Sopra di noi nubi cariche di pioggia, intorno prati verdissimi cosparsi di puntini bianchi che si rivelano pecore al pascolo. L’autopista scorre elevata sopra vallate profonde in un zig zag tra gole, gallerie e forti pendenze nella direzione del mare che incomincia a far capolino con qualche squarcio di luce all’orizzonte. E finalmente siamo a San Sebastian che non delude le nostre aspettative con quella sua aria francese, la profonda insenatura della Concha e l’ enorme arenile del color della cipria, i suoi grandi viali, le aiuole fiorite e l’ex Casinò ora municipio.

Proseguiamo verso Bilbao prendendo per un breve tratto l’autostrada A8 per uscire a Zarauz e continuare sulla N634. Anche questa è una cittadina degna di nota per la bellissima spiaggia color ocra e il lungo paseo che borda un mare quasi trasparente. Superata Getaria con il profilo del monte Raton (topone) la strada corre sulla costa frastagliata e a picco sul mare in un alternanza di baie ad ampio respiro e piccole calli sabbiose. All’improvviso il percorso rientra e sembra di essere in piena montagna: il paesaggio è alpestre con boschi di pini e verdi radure che lasciano, di tanto in tanto, intravvedere lo specchio azzurrino del mare. Ci fermiamo a pranzare in una trattoria lungo la statale, dopo che un segnale di agriturismo ci aveva depistato e portato giù per una stradina sterrata da cardiopalma per la pendenza e strettezza. Evidentemente il posto era molto noto tra la gente del luogo perché era tutto esaurito, ma questo ci ha confermato nell’idea di non abbandonare mai la strada maestra per non incorrere in spiacevoli disavventure.

A Bilbao ci sistemiamo subito all’Hotel Hesperia, che risulterà essere una delle scelte migliori di tutto il viaggio perché è di nuova costruzione, originale nell’architettura con ampio uso di vetri colorati e balconi in ogni stanza con chaise longue da cui si puo’ ammirare l’incomparabile vista del ponte di Calatrava e del Museo Guggenheim.

Usciamo poco dopo per l’immancabile giro esplorativo della zona e ci sorprende quanto siamo vicini al Guggenheim. Approfittiamo dell’utile promozione week-end che comprendeva, oltre che l’hotel con colazione, anche 2 biglietti omaggio per la visita del museo (80 euro per 2) con guida. Merita di essere visitato anche l’interno del Guggenheim se non altro per rendersi conto della suddivisione degli spazi e di quanto sia ardita questa opera di Gehry, che dall’esterno appare fluttuante per la sua leggerezza mentre dentro si mostra con tutta la sua robusta struttura di cemento armato indispensabile per sorreggere il tutto. Abbandoniamo dopo poco la visita guidata per goderci per conto nostro questi enormi spazi irregolari senza soffermarci sulle varie installazioni ed opere avanguardiste, che rimangono per noi tuttora un enigma. Ma è l’esterno del Guggenheim che ti rapisce e lo devi cingere a piedi più volte per goderlo in tutto lo sfavillio del suo titanio e vetro che ne fanno un’opera leggera, un grande vascello che a vele gonfie spiegate dal vento, naviga senza ostacoli su un mare appena increspato (grandioso l’effetto prodotto dallo specchio d’acqua che lo circonda, con il fondale screziato a finte alghe che riproduce esattamente il corso del fiume appena più in là e ne crea un collegamento acquatico). Sul piazzale esterno quella che è diventata la mascotte di Bilbao il cane/gatto Paddy con il vestito della primavera di pansè multicolori.

20.03 Bilbao – Plenzia Abbandoniamo con dispiacere l’Hotel Hesperia Bilbao per trasferirci al più economico Hotel Avenida. Purtroppo la sua posizione è molto sfavorevole perché si trova sulla traficatissima circonvallazione che passa in alto della città vicino alla Basilica della Begona e lontano dal casco viejo, che si deve raggiungere con il metro o con una lunga passeggiata. L’hotel internamente è bello ed anche le stanze con doccia a vista sulla camera sono particolari, ma il parcheggio, in cui sei obbligato a lasciare la macchina è un vero salasso perché si paga ad orario. Bilbao è una città molto difficile da girare in auto per la sua conformazione particolare, tutta su alture e per la scarsa segnaletica per cui è consigliabile prendere la carta giornaliera ed usufruire del trasporto pubblico che ha 2 bellissime linee di metropolitana, recente opera di Foster e chiamata pertanto fosterito e di una rete di tram pure moderni ed efficienti.

Andiamo un po’ a zonzo in città fino al caffè Iruna, dove decidiamo di tornare il giorno dopo per la colazione e ci riposiamo un po’ ai giardini del Museo delle Belle Arti. Decidiamo di fare un’ uscita ed optiamo per Plenzia, un paesino di pescatori sul mare Cantabrico, località ben servita dalla metro. Il tragitto che dura circa un ora è bello e vario perché ad un certo punto il trenino si inerpica e si passa da un paesaggio di mare ad uno di montagna finchè si arriva sulla costa. Data l’ora di pranzo, ci infiliamo nella prima taverna che è dirimpetto al ponte, da dove sbarcano i passeggeri della metro. Non rimaniamo delusi perché è un posto tipico frequentato da gente ed operai del luogo che offre un buon menu del dia per 8 euro. A Plenzia siamo tra monti e mare, uno strano effetto a cui non siamo abituati, difronte abbiamo un’ enorme distesa di sabbia ed un profondo fiordo (ria) mentre se ci giriamo, lo spettacolo è quello alpino di abeti e pascoli.

Chiudiamo la serata, instancabili come siamo, con un giro nel casco viejo per vedere la vita bilbaina in particolare attorno alla Plaza Nueva. Qui si affacciano vari locali pieni di gente che consuma pintxos dai gusti più svariati che si ispirano alla cucina tradizionale o a quella più innovativa. Raggiungiamo il Teatro Arriga ed approdiamo finalmente alla Basilica di Santiago dove assistiamo casualmente alla parte finale di un concerto con musiche di Bach.

21.03 Bilbao – Bermeo – Guernica – Bilbao Acquistiamo per 3 euro la carta dei trasporti giornaliera, conveniente per muoversi con libertà. Facciamo una colazione, completa di succo d’arancia, al Caffè Iruna per soli 3 euro. Passiamo poi al mercato della Ribera che merita una visita per l’abbondanza delle merci esposte sui due piani ed il pesce freschissimo ad ottimi prezzi. E’ consigliabile prendere il nuovo Euskotran per vedere la città dal di sopra, costeggiare la ria fino al Guggenheim per poi passare vicino al nuovo Palazzo dei congressi Euskalduna e rendersi conto dei veloci cambiamenti a cui è sottoposta tutta la zona. Sono in corso grandi lavori per riscattare quest’area, un tempo adibita ad attività portuali e darle un nuovo volto. L’idea di andare al castello di Butron è risultata quanto mai infelice; questo castelletto di stile disneyano e dall’autenticità poco credibile situato nei dintorni di Bilbao, non merita di certo una visita perché il luogo è in totale stato di abbandono e gli sterpi hanno invaso le muraglie dando al tutto un che di spettrale e sinistro tanto che ti aspetti l’imminente uscita del fantasma. Sostiamo invece a Bermeo, un grazioso paese di pescatori di sardine e consumiamo un ottimo pranzo con il menu del dia per 10 euro in quello che era un tempo il casinò, ora adibito a circolo degli anziani. Percorriamo un tratto di strada costiera fino alla località di Mundaka che ha una bellissima spiaggia su un fiordo profondo, proseguiamo per strade tortuose che fanno zig-zag tra frequenti lavori in corso. I pascoli sono punteggiati da greggi di pecore ed i segnali stradali esclusivamente in basco. Approdiamo a Guernica, un bel paesotto basco i cui moti civili sono stati immortalati da Picasso nella celeberrima opera. Saliamo fino al Palazzo della Giunta, nel cui parco si erge il tempietto dov’è protetta la quercia più antica di Euskadi, sotto la quale gli eletti giuravano fedeltà ai valori e tradizioni del popolo basco. Passeggiamo poi nell’attiguo Parco dei popoli, dove tra le altre, giganteggia anche una scultura di Moore.

Facciamo anche l’amara scoperta che la benzina qui costa un 20% in meno che da noi: ahi Italia, quanto sei cara! Trascorriamo la serata ancora nel casco viejo di Bilbao con un concerto nella chiesa di Santiago e gli ultimi pintxos nella Plaza Nueva. Acquistiamo per ricordo due boine basche, le più convenienti al Corte Inglés, sono autentiche e fatte in Navarra e del marchio autorizzato dal governo basco (una specie di doc per questo tipo di copricapo).

Notiamo con piacere che qui le donne si chiamano Begona, dal nome della famosa Vergine della Begona venerata in questa città, come a Barcellona si chiamano Monserrat, a Zaragoza Pilar o in Andalucia Rocio: tante madonne, tante mujeres che portano con orgoglio questi nomi curiosi.

22.03 Bilbao – Victoria(Gasteiz) – Logrono – Soria Decidiamo un cambio di programma e saltiamo l’antica Burgos, che per le sue bellezze non merita di essere liquidata in poche ore e la trasferiamo mentalmente in un futuro viaggio in terra ispanica. Victoria- Gasteiz è il capoluogo amministrativo dei paesi baschi e merita una sosta per il suo interessante centro storico con la chiesa della Vergine Bianca, belle case con verande tutte dipinte di bianco che si affacciano sull’omonima piazza, un originale quartiere medievale a forma di mandorla ed un’antichissima casa chiamata Portalon. Il centro d’arte Atrium è invece un intervento moderno; nel complesso troviamo la città alquanto caotica per il traffico, la scarsità di parcheggi e le scritte lacunose e solo in lingua basca. Non per niente siamo nel cuore di Euskadi.

Usciamo contenti da questo caos e ci dirigiamo verso Logrono; incontriamo per strada vari cantieri che testimoniano la vitalità dell’economia spagnola al punto di costruire ponti e strade dove, a nostro avviso, non ce ne sarebbe bisogno. Ma evidentemente hanno tanti soldi da investire (finanziamenti della UE?) o hanno grandi progetti di sviluppo. Percorriamo l’AP-68 autopista dell’ Ebro, sullo sfondo i Pirenei innevati fanno da contrasto ad una conca verdissima ondulata con dolci colline ricoperte di viti bassissime. E’ questa una zona di produzione di ottimi vini spagnoli. Sono degne della tavolozza di un pittore queste terre perfettamente coltivate, chiazzate di peschi in fiore sotto i quali brucano le pecore: veri quadretti di Arcadia. Rossi terreni da cui spuntano neri monconi di vite, casette strette le une alle altre sopra modeste colline e tutto il resto è spazio coltivato a perdita d’occhio. Non c’è come da noi un’urbanizzazione tanto diffusa da aver ingoiato le campagne: i centri sono tutti raccolti intorno ad un nucleo ed il resto rimane campagna, non c’è la frammentazione esasperata del nostro territorio. Logrono si presenta a chi arriva come un posto allucinante, fatto di alti casermoni fitti fitti, dev’essere un incubo vivere qui. Il casco viejo merita una passeggiata veloce fino alla cattedrale di Santiago, meta obbligata dei pellegrini che prima passano il ponte sull’Ebro provenendo dalla Francia. Ce ne andiamo di fretta perché ci aspettano ora un centinaio di km. Prima di raggiungere Soria. La strada non sarà delle più facili, anzi si rivelerà un percorso tortuoso quasi interminabile tra montagne, gole aspre ed un paesaggio che a tratti sembra lo scenario perfetto per i film di cow-boys. Arriviamo tra tanti tornanti al Passo Piqueras e a 1750 metri troviamo ancora la neve. Siamo veramente soli in questo posto sperduto dove non c’è proprio niente, nè un posto di ristoro, né anima viva e sostiamo quel tanto per documentare con una foto il nostro passaggio da qui. Dopo il passo si entra nella Castilla y Leon e la discesa si fa più veloce. Il paesaggio ora è cambiato completamente: è pianeggiante e dei monti si profilano all’orizzonte. Le strade, divenute un rettilineo perfetto ci portano oltre il Duero. Arriviamo a Soria oramai sull’imbrunire e fatichiamo un po’ a trovare il nostro Parador nel Parque del Castillo (Bancotel 1 buono 50 euro). Dall’esterno è una delusione, ha l’aspetto di un collegio che non meritava tanta fatica, ma ci ricrediamo subito all’interno, dove, seppure in un contesto moderno è stata creata un’ambientazione di gusto spagnolo con mobili ed arredi autentici senza trascurare la praticità ed efficienza di un servizio moderno. Il Parador è proprio in mezzo al parco cittadino, dove vengono a passeggiare gli abitanti di Soria ed in dieci minuti a piedi ci si trova già nel centro storico senza usare la macchina. Anche la nostra camera è una piacevole sorpresa per la stupenda vista che si apre dal nostro balcone, che spazia su un’immensa vallata chiusa da alti monti. Ad animare la scena ci pensa un’improvvisa burrasca che fa cadere fiumi di pioggia in breve durata e lasciar poco dopo pennellate di azzurro, che fanno ben presagire. La pioggia ha lavato anche i nostri timori ed ora siamo sereni e ci sentiamo a nostro agio come a casa eppure siamo in un paesino sperduto e molto lontani. La gente che abbiamo incontrato finora si è rivelata sempre ospitale, si fanno veramente in quattro se chiedi un’ informazione, quasi sempre ti accompagnano fino al posto che cerchi. In TV passano in continuazione le immagini dei tre baschi a volto coperto e con l’immancabile boina che leggono un comunicato che, per il nostro scarso spagnolo, abbiamo interpretato erroneamente dandogli il significato opposto. Non si trattava infatti dell’annuncio di nuovi attentati, bensì della proclamazione di una tregua (alto el fuego) letta da una voce femminile e per la prima volta in castigliano. Ma come si sa lo spagnolo è per noi italiani disseminato di “falsi amici”. La passeggiata in notturna ci permetterà di scoprire che questa cittadina è un vero gioiello per le sue opere d’arte. La Plaza Major incanta per suo municipio e la cattedrale, senza trascurare la vera meraviglia cioè la Iglesia di Santo Domingo in pietra rossa dello stesso tono dei monti circostanti. Entriamo dal meraviglioso portale istoriato ed assistiamo, come per magia, al vespro delle 19 cantato dal coro delle clarisse che qui vi hanno dimora. Soria meritava veramente la lunga deviazione per averci regalato uno spicchio di Spagna autentica, fuori dalle masse turistiche dove il tempo scorre ad un ritmo più ovattato. Forse dovevamo valutare meglio il tragitto perché c’era anche una strada alternativa più scorrevole anche se all’apparenza più lunga. Peccato che la vacanza sia sul finire.

23.03 Soria – Calatayud – Zaragoza Nel primo tratto la strada si snoda in perfetto rettilineo tra immensi altipiani coltivati fino al passo della Bicornia poi il paesaggio cambia completamente e diventa più aspro e desolato con monti brulli, un po’ spettrali. Attraversiamo paesini formati da una manciata di case ed una piccola chiesa; non si vede anima viva, né un posto di ristoro per un caffè. E’ un’area che ha poco da offrire, appare depressa e desolata. Proseguendo, il paesaggio si fa più a misura d’uomo e rispuntano le coltivazioni di viti. Le casette hanno gli stessi colori della terra rosso ocra e si confondono con essa. Le stradine che portano a questi ciuffi di case sono in terra battuta. Il paesaggio è punteggiato da peschi in fiore e tralicci scuri di vite, fiorellini bianchi di primavera inondano i prati di questa terra fertilissima. Spunta un piccolo cimitero tutto bianco, siamo in un ampio pianoro chiuso da monti stile far-west che sembrano sgretolarsi formando dei castelli turriti. E’ una meraviglia per gli occhi questa terra piena di contrasti cromatici, di facile ispirazione per qualsiasi pittore.

Calatayud è un paesotto di campagna protetto dai monti circostanti che sembra fuori dal mondo. Conserva, di notevole, una bella torre mudejar ed un portale plateresco nella Eglesia di Santa Maria. Acquistiamo in una pastelleria, come souvenir, la tipica frutta di Aragona ricoperta di cioccolato. La viabilità è ottima, anzi ci sembra sproporzionata, con le varie sopraelevate che si incrociano a più piani per collegare paesini inconsistenti. La natura anche qui è molto bella, predomina il colore a tratti verdognolo, altre volte rosato e perla, dappertutto cipressi, olivi e peschi in fiore, i paesaggi sembrano acquerelli. Tra passi (Puerto de Cavero 760 m.) e pendenze vertiginose percorriamo le terre di Aragona, un vero eden dell’agricoltura. Sostiamo per pranzo in un paesino dal nome curioso La Almunia de Dona Godina dove in un comedor, frequentato da gente del luogo, ci gustiamo un ottimo menu del dia per 8 euro a base di costolette di ternasco (abbacchio) alla brasa. Percorriamo l’autopista A2 Zaragoza – Madrid che è gratis ed incrociamo ad un certo punto un’area di basse ondulazioni con enormi file di mulini per l’energia eolica, che producono un bell’effetto: sembra di aver incontrato i mulini di don Chisciotte. Arriviamo finalmente all’aeroporto di Zaragoza, dopo aver sbagliato strada perché, per chi proviene da Madrid, non è per niente indicato ed occorre fare attenzione all’unico segnale con su scritto base aerea militare, che evidentemente è stata prestata alla Ryanair per lo scalo passeggeri.

Rientriamo a Bergamo a malincuore.

Hotels: Zaragoza: Husa Zaragoza Royal 3 stelle Zaragoza : Melia Zaragoza 5 stelle Pamplona: Tres Reyes 4 stelle superiore Bilbao: Hesperia Bilbao 4 stelle Bilbao: hotel Bercelò Avenida Soria: Parador Machado



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche