Macedonia con Sofia

Tempo di crisi? Vacanze low cost. Sofia e Macedonia, affascinante intreccio di razze, culture, religioni, sapori
Scritto da: Bushwag
macedonia con sofia
Partenza il: 19/05/2012
Ritorno il: 27/05/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
2012 annus horribilis… forse l’anno della fine del mondo, almeno stando ai Maya, di certo l’anno in cui la crisi economica ci sta facendo sentire tutti più poveri e a disagio. Viaggiare però può essere una medicina per alleviare i sintomi della crisi, tanto meglio se lo si riesce a fare in economia. Ecco allora che per l’occasione rispolvero un mio vecchio pallino: i Balcani, area vasta e complessa, forse difficile da capire ma che su di me esercita da sempre un certo fascino. Trattandosi di una superficie decisamente vasta, prevedo almeno tre itinerari: 1) Macedonia, con puntata a Sofia, per una vacanza breve di 8-9 giorni in primavera. 2) Albania, Montenegro e Kosovo, per le vacanze estive di due settimane 3) Croazia, Serbia e Bosnia per il futuro, a data da destinarsi.

Partenza 19 maggio, ritorno 27 maggio. Costo complessivo 470€ così suddivisibili: trasporti in Italia 74€, voli 71€ (incluse le odiose commissioni per pagamento con carta di credito), bus da Sofia a Ohrid 24€, pernottamenti 106€, extra 195€ (con i ristoranti a fare la parte del leone).

Trasferimento a Bergamo in treno (11€) e poi aerobus (2€) fino ad Orio al Serio con passeggiata fino ad Orio Center per ammazzare un po’ il tempo e fare colazione a prezzi più onesti che in aeroporto. Il volo Wizzair Bergamo-Sofia atterra in perfetto orario. Sono da poco passate le 15 (va ricordato che la Bulgaria è un’ora avanti rispetto a noi) e posso iniziare la mia vacanza.

Per prima cosa devo ritirare valuta locale al bancomat dell’aeroporto che si trova subito sulla sinistra rispetto all’uscita degli arrivi. Supero con eleganti dribbling alcuni taxisti, anche abusivi, e aspetto il bus numero 84 che ferma proprio di fronte all’uscita dell’aeroporto e che conduce in centro. Cerco di capire dalla mappa della linea quale possa essere la mia fermata ma non ci riesco, non solo per le difficoltà con il cirillico ma anche perchè, scoprirò poi, il bus termina la sua corsa prima di dove dovrei scendere io. Il biglietto si paga a bordo del bus. Porgo all’autista 20 leva e lui dà in escandescenze perchè il biglietto costa un lev (il cambio è 1€=2leva). Trattandosi di un bus che ferma all’aeroporto dovrebbero immaginare che possa salire qualche turista che ha appena ritirato al bancomat e si sa che gli Atm non danno monete o banconote di piccolo taglio. Vista la sua ostilità non provo nemmeno a proporgli un pagamento in euro sebbene avessi in tasca una moneta da due euro. Se il buon giorno si vede dal mattino… mi preparo a un soggiorno breve ma carico di ostilità e diffidenza in quel di Sofia… ma come per magia compare una gentilissima signora che paga il mio biglietto e rifiuta la mia offerta di euro per ringraziarla del suo nobile gesto. Purtroppo non sa darmi indicazioni su dove io debba scendere, così ricorro alla una mappina del centro, stampata a casa, che evidenzia i punti di interesse turistico. Spero di riconoscerne almeno uno, strada facendo, per riuscire ad orientarmi. Attraversiamo dapprima la classica periferia fatta di palazzoni, tangenziali, centri commerciali e concessionarie (credo che le periferie siano così in tutto il mondo), poi iniziamo ad avvicinarci al centro attraverso lunghi viali mentre il bus trasmette musica invece di annunciare le fermate e forse è meglio così tanto probabilmente capirei male gli annunci. Dopo circa 30 minuti mi illumino, e forse non a caso ad illuminarmi sono le torri faro dello stadio Nevski che si trova anche sulla mia mappa e che non è lontano da dove devo andare. Scendo insieme ad alcuni tifosi con i vessilli biancorossi della squadra locale, credo il Cska Sofia, che sta per disputare un match. Da buon italiano per un attimo mi viene voglia di assistere alla partita, ma con il mio zaino da 40 litri penso che sarebbe stato un po’ difficile passare i controlli di sicurezza. Di fronte allo stadio si trova un bel parco pieno di giovani intenti a fare evoluzioni su skates e bici, a conversare, a bere e corteggiarsi. Ben presto però la mia attenzione viene attirata da un imponente monumento dedicato all’esercito russo. Alla base del monumento ci sono statue di bronzo che ritraggono militari in azione e che sono di un realismo impressionante, sembrano vivi e pronti a scagliare l’attacco decisivo. Ormai sono padrone della situazione ed oltre alla mappa mi aiutano nell’orientamento anche le cupole della Cattedrale Nevski, a soli 5 minuti di cammino dalla fermata “stadio” del bus 84 proveniente dall’aeroporto. E’ giustamente il simbolo di Sofia, imponente, in stile neo-bizantino. L’interno, tranne che nella ricchissima iconostasi, è piuttosto buio e semplice ed in tal modo aiuta il raccoglimento e la preghiera dei fedeli. Come mi succederà nel resto del viaggio mi viene da pensare che la sovrabbondanza di immagini antropomorfe nelle chiese ortodosse sia quasi per contrasto all’assenza di figure umane nelle moschee (e viceversa) visto che qui le due religioni convivono da secoli. Accanto all’uscita della cattedrale c’è l’ingresso della cripta che custodisce una splendida raccolta di icone. E’ aperta e ne approfitto per visitarla senza nemmeno pagare l’ingresso (giornata europea della cultura) ammirando meravigliose creazioni, alcune vecchie di quasi dieci secoli. La cosa che mi stupisce è che è possibile fotografare, senza flash, e che le immagini non sono protette da vetri o corde che tengano i visitatori a distanza di sicurezza. All’esterno alcuni dipendenti dei musei manifestano civilmente rivendicando aumenti salariali (salario medio 200 euro). Dopo una piacevole indigestione di icone mi dirigo verso l’hotel e lungo il percorso incontro altri punti di interesse che visiterò con più calma in un secondo momento. Il bello di Sofia è che quasi tutti i luoghi d’interesse turistico si trovano in un’area circoscritta. L’hotel Scotty’s è a due passi dalla moschea, proprio di fronte alla sinagoga e al mercato coperto. La camera è piccola ed essenziale, ma c’è tutto, incluso il minibar e il bollitore con le bustine per prepararsi te e caffè. Il kit da bagno comprende addirittura anche i preservativi, ben tre, e mi chiedo dove sia il Viagra visto che ho prenotato per una sola notte e che sono da solo… La doccia con tendina un po’ vecchiotta non è il massimo, ma per 25€ colazione inclusa e considerando la posizione strategica (anche per la stazione centrale dei bus) direi che è un’ ottima scelta. Internet, sia wifi che da postazione fissa al piano, è gratuito e ne approfitterò anche dopo il check-out. Scoprirò poi così che purtroppo in Emilia un forte terremoto ha seminato distruzione e morte. Per cena mi reco al ristorante Pry Yafata già suggerito da alcuni TPC, in una traversa di Vitosha blvd. Non assisto a spettacoli di musica dal vivo come accaduto ad altri, c’è poca gente e la TV trasmette le immagini della finale di Champions League. Il locale è piuttosto carino in stile tradizionale, come la cucina, e il servizio è informale ma attento. Spendo 30 leva (15€, mancia inclusa) per un’ abbondante grigliata mista di carne e per un dolce a base di yogourt e prugne, bevendomi due birre medie. Passeggio poi senza meta per il centro, assistendo in un bar alla lotteria dei rigori che assegnerà la coppa al Chelsea. Essendo la notte bianca dei musei visito alcune gallerie di arte moderna e contemporanea, tralascio invece i musei maggiori.

Domenica 20 maggio

Dopo la colazione deposito lo zaino alla reception e per prima cosa visito la sinagoga (2 leva). Costruita all’inizio del 1900, è la più grande sinagoga sefardita dei balcani, il lampadario è splendido, alto 19 metri e pesante 1700kg. Nei sotterranei c’è una toccante e claustrofobica esposizione che ricorda la shoah, mentre purtroppo il museo al primo piano è chiuso. Dopo la moschea mi reco ai bagni termali, chiusi, accanto ai quali ci sono fonti di acqua calda che viene imbottigliata da gente di ogni estrazione sociale, ma con alta percentuale di disagiati. In attesa del trasferimento in Macedonia decido di andare alla stazione del bus per reperire informazioni in merito e per comprare il biglietto. Dal mio hotel ci vogliono circa 15 minuti a piedi, ma ci metto molto di più perchè strada facendo mi imbatto in un servizio fotografico in cui alcune modelle vengono ritratte in un look a metà strada tra antica Grecia e guerre stellari… una sosta imprevista e piacevole. La stazione dei bus è piuttosto organizzata e all’ufficio informazioni ottengo tutte le info necessarie. Mi reco allo sportello indicatomi, compro e pago (48 leva) il biglietto per Ohrid ma non è finita, devo andare a consegnarlo (forse per la validazione) ad un ufficio che si trova nell’edificio accanto e di fronte al quale partirà poi il mio bus. A questo punto posso andare a zonzo per Sofia in attesa della partenza, prevista per le 19. Prima tappa Sveta Nedelia, dove era in corso uno degli innumerevoli matrimoni che hanno caratterizzato il mio breve soggiorno a Sofia. Mi imbuco ed oltre ai bei interni osservo con curiosità il rito ortodosso della cerimonia, piuttosto cantata/cantilenata. Alla fine il pope tiene un monologo che dal tono e dall’espressione accigliata non sembrava una formula rituale quanto una sorta di discorso sul matrimonio e sui suoi doveri. Memore del film Mediterraneo attendevo la rottura del bicchiere, che invece non è avvenuta, almeno non in chiesa visto che poi gli sposi e gli invitati si sono trasferiti all’esterno della chiesa lanciando petali di rosa e monete prontamente raccolte, le seconde, da poveri indigenti. Mi dedico allo shopping nelle bancarelle che animano un piccolo parco nei pressi della Cattedrale. Sui banchi si trovano soprattutto oggetti di antiquariato/modernariato, cimeli anche militari del periodo sovietico, icone e un po’ di artigianato locale tra cui spiccano piccole confezioni lignee contenenti profumo di rosa e le babayaga (pupazzetti portafortuna che ricordano la befana). Visito la chiesa di Santa Sofia, ma è molto affollata da fedeli che assistono a una cerimonia, così esco dopo poco e mi reco alla chiesa russa. Si trova accanto a un bel giardino ed è piccola con le caratteristiche cupole a cipolla fuori e le icone dentro. Qui è in corso un battesimo, stessa cerimonia che troverò in svolgimento alla rotonda S.Giorgio. Si tratta dell’edificio più antico di Sofia, risale al 400DC e curiosamente si trova nel cortile interno di un grande edificio che include l’hotel Sheraton. Dopo il pranzo (kebab) nel mercato coperto di fronte alla moschea, mi rilasso un oretta osservando la gente dalle panchine di un parco e prima di riprendere lo zaino in albergo visito anche un mercato popolare dove la povertà e il degrado sono palpabili ma dove non mi lascio scappare un mix di frutta secca da sgranocchiare durante il viaggio verso la Macedonia. Il bus della linea Matpu96 parte puntuale alle 19 (devo pagare un lev in più per il bagaglio). Non è il massimo della modernità ma non è molto affollato e riesco comunque a viaggiare in modo piuttosto confortevole. Lungo il percorso facciamo alcune soste, la più lunga delle quali alla frontiera dove tre signore anziane vengono trattenute per traffico illegale di abbigliamento. La calma e tranquillità con cui accettano la cosa mi fa pensare che non siano nuove a cose del genere.

Lunedì 21 maggio

Intorno a mezzanotte arriviamo alla stazione internazionale dei bus a Skopje. La sosta dura trenta minuti, l’ideale per sgranchirsi le gambe, mangiare qualcosa e ritirare valuta locale (denar, 1€=60MKD) da uno degli ATM collocati all’interno della stazione. Durante la sosta ho anche modo di conoscere un’intrepida giapponese che viaggia da sola e mi viene da pensare all’italica apprensione dei famigliari quando si tratta di varcare i confini nazionali. Insieme ad una coppia del posto, saremo gli unici due a scendere a Ohrid, capolinea del bus. Sono le 3,30 di notte, la aiuto a contrattare con i taxisti. Io vista l’ora decido di passare il resto della nottata su una panchina della stazione che lascio alle 7 per dirigermi a piedi (circa 1km) verso il centro cittadino. Ohrid si sta appena risvegliando, ed incontro soprattutto studenti che vanno a piedi a scuola (qui i genitori in “maxisuv crea ingorghi” non sono ancora arrivati). A parte le panetterie quasi tutti i negozi sono ancora chiusi ma il primo impatto è piacevole e una delle sorprese è che le strade, almeno in centro sono più pulite che da noi. E’ troppo presto per fare check-in e così inizio ad esplorare questa città, da tutti considerata la perla della Macedonia. Incontro il “vecchio cinar” un albero di platano vecchio di alcuni secoli proprio accanto alla mia guesthouse, una moschea e la via pedonale ricca di negozi che conduce al molo. Qui un anziano con berretto da marinaio mi offre i suoi servigi per raggiungere S.Jovan Kaneo via barca (8€) ma preferisco camminare e così percorro le vie del centro storico ammirando alcuni begli edifici e incontrando di frequente chiese. Pare che ad Ohrid ce ne siano addirittura 365 contando le cappelle più piccole. La mia meta è S. Jovan Kaneo che mentre mi avvicino mi appare incastonata sulla rupe a strapiombo sul lago. Le aspettative sebbene alte non vengono deluse. E’ un luogo magico e incantevole e un canto proveniente dalla chiesa lo rende quasi mistico. La quiete e il luogo non possono che invitare alla meditazione e così faccio, godendomi un po’ di relax. Ai piedi della scogliera si trova la minuscola cappella di Mala Bogorodica l’accesso alla quale però è sbarrato, ma so già che tornerò a Kaneo e non mi dispero. Tornando verso il centro del paese entro nella chiesa di S.Sofia (100mkd). L’esterno è imponente mentre l’interno espone splendide icone e vanta un’ eccellente acustica, non a caso noto un pianoforte Steinway. All’uscita un incontro imprevisto e piacevole: due tartarughe di terra che pascolano nel giardino della chiesa. Cammino lungo Car Samoil via costeggiata da ristoranti, negozi, affittacamere. Mi imbatto anche nel museo cittadino che però è ancora chiuso, così in attesa del check-in mi reco dapprima in un supermarket (anche per cambiare un po’ di denari visto che come al solito il bancomat mi ha dato tagli grossi) e poi in un internet-cafe (40mkd per un’ora di connessione veloce). Al momento del check-in succede un inconveniente, la mia stanza sarà libera solo tra un’ora. Dopo la notte in bus vorrei riposare un po’ ma non è un problema aspettare e mentre chiacchiero con Saso, scopro di essere un turista polacco visto che l’altro check-in previsto in giornata era una ragazza italiana… Ah gli inconvenienti di chiamarsi Andrea quando si viaggia all’estero… chiarito l’equivoco posso prendere possesso della mia camera. Ho soggiornato al Luccia Apartment usufruendo di un appartamento con tre posti letto, angolo cottura, frigobar, wifi, terrazzino, bagno privato, spendendo 16€ a notte. Dopo un lungo riposino esco e mi dirigo verso la collina che ospita le mura e la fortezza. La chiesa di Sveta Bogorodica Perivlepta è chiusa come molte altre (sono le 17 passate) tranne una minuscola cappella dove entro ed accendo un paio di candele. L’anfiteatro romano, tuttora sede di spettacoli, offre una vista mozzafiato sul lago. Continuo la passeggiata, dapprima nel centro storico e poi sul lungolago. Per cena ordino una dignitosa quattro stagioni e una birra, cavandomela con 300mkd. Mentre passeggio per la via pedonale compro un ombrellino, le previsioni danno pioggia. Purtroppo indovineranno e l’ombrello diventerà inseparabile compagno di viaggio nei giorni a seguire.

Martedì 22 maggio

Pensavo di andare a Sveti Naum con una delle barche che effettuano tale escursione (10€). Nonostante piova a dirotto mi reco al molo, ma alle 10, ora prevista per la partenza, non c’è nessuno così faccio colazione con calma (yogourt da bere e burek al formaggio) e poi vado a prendere il bus per S.Naum in partenza alle 11,30. Il titolare della guesthouse mi accompagna e mentre aspettiamo il bus un taxista mi offre i suoi servigi a un prezzo piuttosto vantaggioso (450mkd A/R) e decido di accettare. Facciamo sosta al museo sull’acqua (100mkd) di Gradiste, dove si trova un interessante villaggio su palafitte ricostruito in seguito al rinvenimento dei resti di un villaggio del neolitico. Ripartiamo in direzione S.Naum attraversando splendidi paesaggi incastonati tra il lago e il parco nazionale di Galicica con monti che raggiungono i 2500 metri. L’approccio a Sveti Naum non è entusiasmante: pioggerella, una sequela di bancarelle che offrono i soliti souvenir e poi, avvicinandosi al monastero, delle grida moleste… Entrato nel monastero attraverso un giardino estremamente curato, scopro la fonte delle grida: degli splendidi pavoni, ai quali i turisti riservano forse più foto e attenzioni che al monastero stesso. L’edificio (ingresso 100mkd) è in posizione scenografica sul lago e al suo interno vanta splendidi dipinti e una magnifica iconostasi, nonché la tomba di S.Naum. Secondo la tradizione appoggiando l’orecchio alla tomba del santo si dovrebbe sentire il suo cuore battere. Io però non ho provato. Nei dintorni ci sono bei sentieri ed altre due cappelle, una delle quali ha la particolarità di avere un foro al centro, nel quale scorre dell’acqua. Vale la pena raggiungerla per il paesaggio bucolico e per la splendida vista sui monti del parco di Galicica. Se poi, come me, vi imbatterete in un simpatico pastore con il suo piccolo gregge l’emozione sarà ancora maggiore. Sosta pranzo in uno dei ristorantini che si affacciano sul laghetto minore le cui acque defluiscono nel lago di Ohrid. Shopska salata (pomodori, cetrioli e formaggio di capra) e birra per 210mkd. Volendo si possono fare gite in barca a remi sul lago fino a raggiungere le sorgenti del Crn Drim, uno dei fiumi che alimentano il lago di Ohrid, ed ammirare l’ecosistema lacustre. Prima di tornare a Ohrid il taxista mi porta fino al confine con l’Albania che dista pochi km, ma non c’è nessuno in attesa di un passaggio e così possiamo tornare verso casa.

Nel pomeriggio il sole ha sostituito nuvole e pioggerella e gli scorci sul lago sono ancora più belli. Giunto nella via pedonale di Ohrid entro in un negozio di articoli tradizionali e in breve vengo coinvolto in una sorta di sfilata in abiti tradizionali con tanto di foto ricordo. Per fortuna una delle ragazze all’interno parla inglese, così la conversazione si rivela molto più interessante spaziando dagli abiti e dall’artigianato tradizionali ai luoghi da vedere in Macedonia e vengo ammonito perchè il mio itinerario non comprende Krusevo città natale di Tose Proeski, cantante prematuramente e tragicamente scomparso, nonchè idolo della ragazza. Vengo anche omaggiato di propoli in gocce, propoli allo stato solido (una rarità) e assaggi di miele. Consiglio vivamente questo negozio lontano dallo stereotipo dei souvenir “made in china” e dove potrete trovare manufatti locali e articoli vintage scovati in qualche soffitta o cantina. Si trova nella via pedonale e si chiama Tradicionalna etno eko kuka. Ceno in una sorta di fast-food casalingo: maxi hamburger con patatine e due birre (320mkd).

Mercoledì 23 maggio

Ho intenzione di rinunciare a possibili escursioni nei dintorni per concedermi una giornata di relax. Inizio la giornata con una piacevole conversazione di fronte a una tazza di caffè gentilmente offertami da Saso, chiacchierando del più e del meno, ma anche dei Balcani e della loro situazione politica. In particolare ricevo il secondo warning sul Kosovo (che dovrei visitare in estate) e sui Kosovari. Probabilmente non c’è grande simpatia tra queste due etnie e spero che tali giudizi vengano smentiti. Mi reco poi alla chiesa di Sveta Bogorodica Perivlepta. Questa volta è aperta (100mkd) e posso così ammirare, con tanto di pregevole spiegazione in inglese, gli affreschi del 1259 che rivestono le pareti interne, e che raccontano la vita di Maria secondo i vangeli apocrifi. Proprio di fronte alla chiesa si trova la galleria di icone (100mkd) con alcuni pezzi di gran pregio. Le vicine mura della città (30mkd) offrono una bella panoramica su Ohrid e dintorni, in particolare da segnalare la vista sul Plaosnik (Sv.Kliment) con il lago e le montagne albanesi sullo sfondo. Proprio il Plaosnik che si raggiunge con comodo sentiero attraverso una pineta, è la mia tappa successiva. Tutto intorno alla chiesa sono in corso scavi archeologici e lavori di costruzione di un padiglione universitario. L’edificio da fuori è imponente e forse per questo la visita all’interno (free) è un po’ deludente sebbene ci siano vestigia della costruzione originaria e la tomba di S.Kliment. Gli scavi archeologici nell’area hanno portato alla luce le fondamenta di una basilica del IV Sec e un fonte battesimale con mosaici. Proseguo attraverso la pineta fino a Sveti Jovan Kaneo che non mi stancherei mai di visitare. Questa volta il cancelletto che porta alla minuscola cappella di Mala Bogorodica, sospesa tra roccia e lago, è aperto. Avevo intenzione di pranzare in uno dei ristoranti sulla spiaggia, ma quello più consigliato dalle guide è chiuso per lavori di manutenzione e così rimando il pranzo godendomi comunque il bel borgo lacustre di Kaneo con le case addossate e i vicoli stretti che ricordano scenari da riviera ligure. Ripasso di fronte a S.Sofia e percorro car Samoil e la via pedonale (Sv.Kliment Ohridski) e vado allo “star cinar”, ristorante accanto al platano centenario. Qui gusto una saporita e densa zuppa di pesce di lago, per poi passare alla specialità della casa, la grigliata mista di carne che qui chiamano “skara” e servono solitamente con contorno di patate fritte e insalata mista. Da bere prendo una mezza bottiglia di vino autoctono, lo T’ga za jug, che mi ricorda vagamente il dolcetto piemontese e poi una media di birra Lasko. Al conto me la cavo con circa 650mkd (circa 11 euro). Completo la giornata di relax con un riposino e un giro al mercato dove compro la tuta della nazionale macedone. Potrei contrattare un po’ di più sul prezzo, del resto sono mezzo genovese, ma viaggiando ho imparato a non esagerare, un paio di euro di risparmio non mi cambierebbero la vita mentre sono certamente più importanti per chi abita in luoghi dove gli stipendi medi sono 5-6 volte inferiori ai nostri. In serata infine apprendo qualche parola di macedone chiacchierando in un pub irlandese con una ragazza cameroonense che si trova lì per motivi di studio…miracoli della globalizzazione.

Giovedì 24 maggio

Dopo colazione e check-out mi incammino verso la stazione dei bus, evito i taxisti e aspetto il bus per Bitola (200mkd) che parte alle 10 e in circa un’ora e mezza mi porterà a destinazione attraversando splendidi paesaggi agresti (in parte all’interno del parco nazionale di Prilep) interrotti molto raramente da segni di antropizzazione. L’aspetto della stazione dei bus di Bitola è piuttosto deprimente, e la contigua stazione ferroviaria è anche peggio, però trovo un ragazzo gentile che vedendomi in difficoltà con la lettura degli orari mi fornisce informazioni e un foglietto con gli orari e le destinazioni dei bus in caratteri latini. Evito ancora una volta i taxisti e mi reco a piedi ad Heraclea Lyncestis che si raggiunge in poco più di un km. Il centro archeologico è aperto, sebbene sia festa nazionale (Santi Cirillo e Metodio), ma in cassa non c’è nessuno e mi risparmio il biglietto d’ingresso (300mkd con permesso per fotografare). Per chi arriva dall’Italia non è niente di sensazionale, la cosa più interessante è un bel mosaico nelle fondamenta della basilica. Vicino c’è un cimitero, il loro stile sepolcrale si rivela simile al nostro tranne che per un dettaglio: accanto alle tombe si trovano piccole scatole di ferro simili a cassette delle lettere all’interno delle quali vengono posti candele e lumini. Sono poi frequenti lapidi in marmo lucido che ritraggono il defunto. C’è anche quello che credo essere un cimitero militare del periodo jugoslavo visto che le croci non recano alcun nome ma solo un numero ed uno stemma con i colori della ex-Jugoslavia. Torno verso il centro attraversando il parco cittadino e raggiungo la mia dimora. Si tratta della Chola guesthouse (13€ a notte), uno dei pernottamenti economici più conosciuti a Bitola, ma la mappa della Lonely è leggermente sbagliata così impiego più del previsto a trovarla. La camera è ampia con soffitti alti e pavimento in legno e la TV trasmette anche Rai1, giusto in caso di attacchi di nostalgia…o di semplice curiosità su cosa succede a casa. Nel pomeriggio pranzo in uno dei tanti locali su Sirok Sosak, via dello struscio particolarmente animata in un giorno di festa come questo, pertanto decido di mangiare nel dehor ed osservare il passaggio. Ordino pastrmajlia (una sorta di pizza in padella guarnita con pezzi di carne) e kebapi (pezzi di salsiccia) con patatine, due birre e un bicchiere di mastika (simile alla sambuca) e spendo 420mkd vale a dire 7€. Mi unisco poi al flusso di gente che passeggia e ammiro alcuni graziosi edifici fino ad arrivare alla piazza principale incorniciata da due moschee e dalla imponente torre dell’orologio. Raggiungo infine il bazar coperto, ma i negozi sono chiusi per festa, e la carsija con il suo dedalo di viuzze e le antiche case intrise di un fascino decadente. Di ritorno verso casa mi fermo alla chiesa di Sveti Dimitrija la cui iconostasi è impressionante per dimensioni e bellezza degli intagli e dei fregi che la adornano e fanno da cornice alle icone. Nel frattempo si mette a piovere, così entro in un negozio per comprare qualcosa da bere e anche per aspettare che la pioggia cali di intensità. Alla sera torno a Sirok ma la pioggia battente mi convince a tornare presto in camera, dopo aver cenato con un eccellente kebab e cocacola (170mkd).

Venerdì 25 maggio

Mi dirigo verso la carsija e il suo bazar e lì oltre botteghe tradizionali, al viavai di gente e merci, apprezzo il lavoro di tanti studenti d’arte che cercano di fissare nei loro dipinti l’atmosfera e i colori del posto. Faccio colazione in una panetteria: una bella fetta di burek con formaggio e spinaci, una di torta alle ciliegie e una bottiglietta da mezzo litro di yogourt da bere. Al momento del conto quasi non credo ai miei occhi: 70mkd, poco più di un euro. Alle 11 parto su un bus piuttosto sgangherato e sporco alla volta di Skopje (biglietto 450mkd). Dopo circa tre ore e mezza di viaggio siamo nella capitale macedone. L’ostello Shanti2 da me prenotato è a 5 minuti a piedi dalla stazione dei bus. Camerata da sei letti, insieme a cinque ragazze asiatiche…sarà solo fortuna o anche questa volta è una conseguenza del mio nome “femminile”? In ogni caso la mia illusione di essere re del castello svanisce presto quando vedo le ragazze che non brillano per bellezza e simpatia, ma se non altro penso che non ripeterò l’esperienza drammatica delle Svalbard dove un russatore da competizione mi fece passare una notte da incubo. Per 9€ a notte l’ostello offre: posto letto, armadietto con chiavi, lenzuola e asciugamano, colazione, free internet sia wifi che da postazione fissa (non mi faranno nemmeno pagare la stampa del check-in online), the e caffe gratuiti a qualunque ora del giorno e della notte. Il bagno poi è pulito (sempre che non ci sia passato uno sporcaccione prima di voi) e la doccia è di quelle spaziali con idromassaggio. Insomma mi sento di consigliarlo, anche perchè i ragazzi dell’ostello sono preziose fonti di informazioni su Skopje, sulle escursioni nei dintorni e sui mezzi di trasporto. Non perdo tempo e mi dirigo verso il centro di Skopje, sotto una pioggia che non mi abbandonerà mai, se non a tratti, fino al momento del ritorno a casa. Costeggiando il fiume Vardar in circa 15 minuti sono nella piazza principale: Plostad Macedonia che è dominata dall’imponente, ma un po’ kitsch, statua di Alessandro Magno in sella al suo destriero Bucefalo. La base della fontana offre anche giochi d’acqua e di luce. Agli angoli della piazza vigilano le statue di altri personaggi che hanno fatto la storia del paese, tra cui lo zar Samoil. Nel centro della piazza un temporaneo campo da calcetto in erba sintetica dove grandi e piccini si alternano in sfide all’ultimo sangue, tutto intorno i dehor dei locali più alla moda della capitale, negozi e un fiorire di statue moderne e particolari come un lustrascarpe, un albero antropomorfo, un barbone, dei musicanti, dei danzatori, una bagnante ai piedi del ponte. La parte più interessante è la citta vecchia, che si raggiunge attraversando lo storico Ponte di Pietra, uno dei simboli di Skopje, da cui ne osservo un altro, l’enorme croce del millennio sul monte Vodno che alla sera, illuminata, ricorda tristemente le croci in fiamme del Kkk. La Carsija ancora più delle precedenti emana sapori mediorientali, giro tra moschee, hamman, bazar e vado verso la fortezza che purtroppo scoprirò essere chiusa (probabile riapertura ottobre 2012). Anche per ripararmi un po’ dalla pioggia visito la galleria d’arte moderna (50MKD) ospitata nei bagni Daud Pasha, location che già in se vale il prezzo del biglietto. All’uscita visito il famoso Bit Pazar e compro un bel mix di frutta secca (150mkd) che lascerò a disposizione degli ospiti dell’ostello. Per cena penso di stare leggero: assaggio finalmente l’ajvar, la salsa tradizionale macedone a base di peperoni dolci e per niente piccante (infatti anche se per loro potrebbe essere un sacrilegio, io ci aggiungo un po’ di peperoncino), poi ordino shopska salata e birra spendendo 270mkd. Torno verso piazza Macedonia e da lì raggiungo la più grande chiesa ortodossa di Skopje, dedicata a Sveti Kliment Ohridski. La cena si rivela troppo leggera, anche perchè avevo pranzato con solo una barretta energetica. Così faccio tappa in una catena internazionale di fast food, il che quando viaggio mi serve anche come parametro per valutare il costo della vita. Hamburger, patatine e bibita qui costano 220mkd (meno di 4 euro). Mentre mangio svolgo una veloce analisi sociologica: sono il nonno del locale… tutti e dico tutti i clienti (tranne un paio di mamme con pargoli) sono under 20. In Macedonia la carne alla griglia e gli hamburger (più saporiti, abbondanti e meno costosi di quelli delle multinazionali) sono ad ogni angolo di strada, ma il marketing ha stregato la clientela più giovane e vedo un futuro meno roseo per i piccoli ristoratori che offrono tali cibi nei loro chioschi. Rischiano di fare la fine dei trippai di Firenze che per fortuna sopravvivono ma che sono quasi più una curiosità gastronomica che un’abitudine alimentare. In ostello consulto internet, faccio check-in online per il volo di ritorno e chiedo consigli agli ospiti e ai gestori su cosa fare e vedere l’indomani. Come immaginavo nessuna delle ragazze nella mia stanza russa…spero di non averlo fatto io…

Sabato 26 maggio

Dopo abbondante colazione in ostello mi dirigo verso la parte moderna di Skopje. Da Plostad Makedonia proseguo su Makedonia blvd lungo il quale si trovano negozi, alcune statue curiose e la casa museo di Madre Teresa, nativa di Skopje. In fondo al viale si staglia la sagoma squadrata della vecchia stazione ferroviaria. L’edificio, il cui orologio è rimasto fermo all’ora del sisma che devastò la città nel 1963, ospita un interessante museo (free) che espone una serie di reperti della storia macedone, dal neolitico al periodo comunista, e una divertente galleria (questa forse un’esposizione temporanea) di vignette satiriche incentrate soprattutto sul tema della crisi economica e sulla corruzione dilagante. Prima dell’escursione pomeridiana fuori Skopje vorrei acquistare qualche souvenir e vado allora nella carsija. Mi fermo di fronte a un piccolo bugigattolo stracolmo di ogni genere di articoli di artigianato locale e il titolare si rivela persona molto ciarliera. Dapprima mi mostra la differenza tra i sandali tipici fatti a mano nel suo negozio rispetto alle imitazioni albanesi, poi inizia a parlare della Macedonia, della sua storia e delle prospettive, e infine della sua famiglia. Ormai siamo intimi e mi chiede se ho tempo per un caffè. Impossibile rifiutare. Mi prepara così un caffè alla turca e mi offre un sorso di rakja fatta in casa mentre la conversazione procede amabilmente. Si fa tardi e devo rinunciare a visitare la chiesa di Sveti Spas o rischio di perdere il bus per il lago Matka. Il bus numero 60 non parte dalla stazione internazionale dei bus che già conosco, ma da quella attigua, dedicata ai bus locali. Non trovando il bus chiedo lumi a una signora che non parlando inglese mi accompagna gentilmente fino alla piattaforma giusta. L’autista del bus parla un po’ di inglese e mi spiega che per il ritorno dovrò cambiare bus, scendere in viale G.. Petrov dal numero 60 e salire sul numero 5, che va in centro e poi alla stazione dei bus. Il biglietto di andata, senza cambi, costa 35mkd, quello di ritorno con un cambio 40mkd. Il bus termina la sua corsa proprio al lago Matka e da lì ripartirà (ci sono corse alle 16,20-16,40-17,30 ma le ultime due sono con minibus). Il viaggio dura circa 45 minuti durante i quali purtroppo ricomincia a piovere. Proprio accanto alla fermata del bus si trova un percorso per kajak, che nella bella stagione sarebbe interessante provare. Si prosegue a piedi lungo la strada fino ad arrivare alla diga che origina il lago. Il paesaggio è magnifico con pareti scoscese di roccia a picco sul lago. Flora, fauna e i monasteri abbarbicati nei dintorni meriterebbero più tempo ed una bella escursione. Non ho molto tempo a disposizione, provo comunque a raggiungere una delle chiesette, ma le mie vecchie scarpe da ginnastica non offrono adeguata presa su un fondo estremamente scivoloso per cui preferisco rinunciare ed accontentarmi di visitare solo la chiesa di S.Andrea, accanto ad un caratteristico ristorante e al punto di partenza per le gite in barca. Certamente con una bella giornata di sole avrei goduto maggiormente del luogo e avrei deciso di prendere l’ultimo bus, ma visto che non smette di piovere torno indietro e mi rilasso un po’ nello splendido cortile del monastero di S.Bogorodica, abitato e curato dalle monache. La tranquillità regna sovrana il silenzio è rotto solo dalla pioggia e dallo sporadico passaggio di qualche autovettura nella strada sottostante. Nel tardo pomeriggio sono nuovamente nel centro di Skopje ma questa volta invece che nel Bit Pazar mi reco nella moderna versione del bazar, un asettico centro commerciale che si trova proprio accanto a Plostad Macedonia e poi ancora un altro lungo la strada che porta all’ostello. Inutile dire che l’atmosfera, gli odori, la gente e gli articoli in vendita sono completamente diversi e di certo meno interessanti ed originali. Prima di rientrare in camera faccio un salto alla stazione ferroviaria per vedere se è così triste come alcuni la dipingono e scopro che forse lo è ancora di più: un misto tra un manicomio criminale e uno scenario post-apocalittico…non c’è nessuno sebbene sia teoricamente un’ora di punta (le 18). Corridoi deserti, nessun treno in stazione, alcune persone bivaccano in una sala d’aspetto, luci fioche, la bigliettaia, una sola come se fosse in una stazioncina sperduta e non in quella della capitale, fa le parole incrociate e ha ovviamente un’aria annoiata. Per cena decido di recarmi in uno dei ristoranti più conosciuti della città: il Pivnika An (Casa della birra) che si trova in uno splendido cortile di epoca ottomana che però non è facilissimo da rintracciare nei labirinti della carsija. Il cibo si rivelerà all’altezza della fama e dell’ambientazione. Un succulento pljeskavica (hamburger speziato, leggermente piccante) viene accompagnato da un ricco piatto di antipasti macedoni, peraltro presentato in modo elegante: insalata con pomodori cetrioli e olive, zucchine grigliate, ajvar, prosciutto affumicato, una fetta di formaggio di capra, tre polpette di formaggio con differenti aromi (naturale, noci e melanzane, erborinato). Anche il pane è ottimo, una pita araba calda, tagliata e insaporita con una delicata crema all’aglio. Le porzioni sono molto abbondanti, non ho spazio per il dolce e chiudo con un ottimo caffè espresso. Spendo 900mkd bevendo anche una birra media. E’ sabato sera e mentre torno in ostello vedo i giovani che iniziano ad uscire per la sera, non posso non notare minigonne vertiginose e scarpe modello trampoli, ma realizzo anche che questi ragazzi e ragazze avranno la metà dei miei anni…e poi domattina ho la sveglia presto per tornare a casa… meglio rinunciare ad un moijto nei bar alla moda e andare a preparare lo zaino.

Domenica 27 maggio

Sveglia, colazione e check-out. In proposito, ricordo che in Macedonia alberghi, ostelli e guesthouses devono rilasciare un cartellino, timbrato dalle autorità di polizia, che attesta il vostro soggiorno e che è da conservare fino alla partenza, anche se a me nessuno ha chiesto tali documenti all’aeroporto. Il Vardar express è un servizio bus attivo da poco che collega in modo economico Skopje all’aeroporto che dista circa 30km dal centro cittadino. Sono previste soste di fronte ai principali hotel e alla stazione dei bus (di fronte alla farmacia, nel tunnel tra i due edifici che compongono la stazione dei bus e quella ferroviaria). Impiega circa 25 minuti e costa solo 100mkd (un taxi costerebbe probabilmente almeno dieci volte tanto). Non ci sono corse ad orari regolari, per cui consiglio di consultare gli orari che vengono indicati sul sito dell’aeroporto di Skopje. Inizialmente ci sono stati alcuni problemi nel servizio, per cui ero timoroso, ma il bus è arrivato puntualissimo ed ha svolto in modo pienamente soddisfacente il suo compito. Do fondo agli ultimi denar pranzando in aeroporto in attesa del volo e comprando del vino. Il volo Wizzair atterra puntuale a Treviso. Sebbene sia uno dei primi ad uscire dall’aeroporto, il bus delle 13,25 per la stazione ferroviaria è già passato. Dovrei attendere un’ora per il prossimo e arrivare due ore dopo a casa, così cedo al “ricatto” dei taxi che per 15€ tariffa fissa (argh) mi porta alla stazione in meno di dieci minuti. Mi aspettano tre cambi di treno e quasi sei ore di viaggio ma tutti i convogli sono in orario rendendo i trasferimenti meno stressanti. Complimenti quindi alla puntualità del servizio, un po’ meno ai costi visto che i trasferimenti ferroviari e il taxi mi costeranno quanto i due voli. Come speravo, per ora di cena sono a casa.

In conclusione: Sofia niente di eccezionale, si vede in un paio di giorni, può valere la pena farci un weekend ma non di più a meno che non abbiate intenzione di visitare altre località bulgare. Macedonia una piacevolissima scoperta: ricco patrimonio storico culturale che, in considerazione dei mezzi limitati, i Macedoni stanno valorizzando in modo piuttosto intelligente, splendidi paesaggi, un interessante mix di culture e religioni, cucina saporita (soprattutto se vi piace la carne alla griglia), gente cordiale e disponibile, costi molto contenuti. Meglio i centri minori di Skopje. L’ideale sarebbe forse poter disporre di un mezzo proprio magari un camper per raggiungere anche le aree più remote del paese e visitare i parchi nazionali. Priatno… alla prossima vacanza.

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