Ventiquattro ore per Bratislava

Ingredienti: uno o due giorni liberi; un budget limitato quanto basta (di questi tempi, si sa...); il desiderio di partire per una meta insolita e curiosa. Mescolate il tutto con un po' di fantasia...ed ecco la ricetta giusta per una visita nella capitale slovacca: Bratislava è servita su un piatto d'argento. E' una mattina di inizio agosto...
Scritto da: m*ART*a
ventiquattro ore per bratislava
Partenza il: 03/08/2009
Ritorno il: 04/08/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Ingredienti: uno o due giorni liberi; un budget limitato quanto basta (di questi tempi, si sa…); il desiderio di partire per una meta insolita e curiosa. Mescolate il tutto con un po’ di fantasia…Ed ecco la ricetta giusta per una visita nella capitale slovacca: Bratislava è servita su un piatto d’argento.

E’ una mattina di inizio agosto quando atterro all’aeroporto Ivanka: sono le otto e l’autobus un po’ sgangherato che per meno di 1 euro mi porta in città si ingorga nel traffico…Poco male, perlomeno ho il tempo di assaggiare dal finestrino le periferie slovacche! Dopo una mezz’ora di tragitto, sono abbastanza vicina al centro cittadino per poter abbandonare il veicolo traballante e proseguire a piedi. Dalla cartina deduco che la zona più turistica e’ molto circoscritta; in effetti, non c’è alcun bisogno di prendere dei mezzi pubblici per spostarsi al suo interno…Anche perché, altrimenti, vi perdereste tutto il bello! Voglio dirigermi subito verso il castello, ma incontro sulla mia strada il palazzo Grasalkovic, circondato da un bel giardino, tanto ordinato e verde da non aver nulla da invidiare a quelli austriaci; non a caso, siamo a pochissima distanza da Vienna. Poi, proseguendo per le vie più centrali, mi imbatto nella torre di Michele e in diverse chiese; soprattutto, però, c’è da godersi la passeggiata fra i vicoli di casette basse e dipinte di colori pastello, come nelle fiabe. Non troverete troppe di quelle sontuose costruzioni aristocratiche, ma abitazioni che sanno essere suggestive e si fanno fotografare senza pretese. Per ora questa piacevole camminata vi basterà, dato che poi se vorrete visitare il castello (Hrad) dovrete arrampicarvi per circa venti minuti sulla collina che lo ospita. Non fate quella faccia, vale la pena di scarpinare un po’ perché dall’alto ammirerete un panorama molto interessante non, banalmente, sulla città, ma su tre dei suoi punti focali: innanzitutto, vedrete il “bel Danubio blu” -anche se è tutto fuorché blu, ad esempio è veramente enorme, ma blu non lo è proprio-. Per seconda cosa, impossibile non notare il ponte Ufo, che anzi e’ stato costruito apposta per farsi notare, e capirete facilmente come mai gli sia stato dato questo soprannome. Il nome corretto sarebbe, invece, Novy Most (ponte nuovo): è una costruzione sovietica degli anni ’70 che, ai tempi, doveva risultare avveniristica, e giurerei che lo fosse. Oggi è rimasto impressionante tanto quanto ieri…Forse solo in maniera un po’ diversa. Al di là del fiume vedrete infine Petrzalka, un estesissimo quartiere operaio anche questo sovietico. Se qualcuno si aspettava una vista romantica sul Danubio e si sente deluso, può ripassare qui di sera e attendere che si accendano le luci della città e sul Ponte Ufo. A quel punto, non resterà che salire sulla torre del ponte per cenare nel suo ristorante. Non bisogna comunque essere scettici verso questo panorama “poco tradizionale”; è anzi il luogo adatto per fermarsi a riflettere -possibilmente all’ombra!- sul passato di questi luoghi…

Per quanto riguarda il castello, ad ogni modo, io e la mia compagnia l’abbiamo beccato nel periodo di ristrutturazione e restauro, e ci sembra che quest’operazione si stia conducendo in maniera troppo aggressiva…Perciò andateci prima che cambi volto, nel complesso si tratta davvero di una costruzione molto scenografica. Si è fatta ora di scendere dalla collina e visitare di passaggio l’antica cattedrale Svateho Martina; dico “di passaggio” perché anche il vostro stomaco inizierà a farsi sentire, e sarete costretti a fermarvi per pranzo nelle vie del centro, che se non altro sono proprio lì ai vostri piedi. Se volete saziarvi senza appesantirvi troppo, non spenderete molto (mediamente meno di 10 euro); il costo della vita è ancora abbastanza basso, sebbene da gennaio 2009 la corona slovacca sia stata sostituita dall’euro e i prezzi si stiano impennando. Nel pomeriggio, il cammino riprende in tranquillità verso la fondamentale tappa alla Chiesa Blu; non svelerò nulla a chi non c’è ancora stato, ma lasciatemi dire che non potete mancare a questo appuntamento: non vi pentirete del vostro viaggio a Bratislava! Lo ammetto, forse potrà lasciarvi basiti o perplessi, ma certamente come chiesa va oltre ogni aspettativa e mentre qualsiasi guida turistica la etichetterà come “art nouveau” o “liberty” a me sembra che la definizione più adatta sia “Disneyland Paris”. Andare per credere.

Resta ancora una parte di pomeriggio per andare un po’ a zonzo. Non lontano da noi si vedono, attraverso le facciate dei palazzi, entrambe le anime di Bratislava: da un lato ci sono edifici alti e ormai diroccati con i muri lisci, spogli, grigi e delle tipiche sculture del realismo socialista. Se non amate le visite alternative, a pochi metri da queste costruzioni potrete vedere (incredibilmente in contrasto, e il “bello” sta proprio qui) bellissime casette colorate con le ringhiere dei balconi in ferro battuto e stucchi bianchi sui cornicioni. E’ ormai pomeriggio inoltrato e, mentre mi avvio verso l’agognata doccia serale, un simpatico vecchietto sente me e la mia compagnia parlare in italiano: ci fa a capire a gesti che vorrebbe ascoltare “tanti auguri” nella nostra lingua, perché è il suo compleanno…! Un po’ stupiti, eseguiamo e…Lui ci ringrazia con mille sorrisi, un linguaggio internazionale perfetto al posto dell’inglese, che qui è diffuso solo fra le nuove generazioni. Mentre gli anziani sanno spesso un po’ di tedesco o di russo, infatti, i giovani stanno iniziando a lanciarsi verso una dimensione più internazionale, (o forse solo più occidentale); ad ogni modo, è evidente che la Slovacchia stia conoscendo una rapida derussificazione dopo la caduta del blocco sovietico.

Guadagnata infine la doccia, alle sette di sera si è di nuovo per strada alla volta dello Slavìn. La giornata volge al termine, ma questo gigantesco monumento ai caduti della seconda guerra mondiale ci osservava ormai da tutto il giorno dall’alto di una collina, come ad invitarci lassù; perciò non possiamo resistere. L’area verde in cui sorge, poi, è abbastanza curata e ampia, sufficientemente comunque per sedersi a riposare dopo la salita…E ad osservare l’austera imponenza del monumento, risalente al periodo sovietico. Dall’alto si gode anche di un secondo bellissimo panorama sulla città, molto diverso da quello osservato durante la mattinata dal castello, e si scorge un’altra opera-simbolo del periodo postbellico, la “Piramide Rovesciata”. Inutile spiegare perché si chiami così, ma noi -non contenti- decidiamo di recarci ad osservarla da vicino, mentre scendiamo dalla collina alla ricerca di un ristorante. Percorriamo piazze e vie costruite di recente, che sono o vogliono sembrare avveniristiche mentre a volte finiscono per essere esperimenti di modernità dal risultato incerto. All’ora di cena (che qui non è mai molto tardi), avrete più scelta se vi sposterete senza pensarci due volte in la via più turistica della città. I piatti tipici che assaggiamo ci ripagano abbondantemente della fatica fatta durante il giorno: fra noi, c’è chi prova per la prima volta i pierogi (una specie di gnocco fritto ripieno, tipico dei paesi slavi) e chi tenta la zuppa all’aglio servita nel pane svuotato. Come a pranzo, è sufficiente una decina di euro, cosicché possiate investire il resto pochi metri più in là per completare la serata con una birra, davvero irrinunciabile se venite da queste parti…E anche questa a buon mercato. La mattina seguente è già ora di lasciare la città; siamo molto soddisfatti delle nostre ventiquattro ore di visita a questi piccoli e curiosi tesori sconosciuti ai più. Insomma, nonostante sia sicuramente una meta insolita, Bratislava ha pienamente meritato l’intera giornata! E’ sul momento di partire che ci accorgiamo di avere ancora che si tratta di un eccellente punto d’appoggio per spostarsi altrove e proseguire il viaggio: se avete una seconda giornata di tempo, l’ideale è una gita fuori porta al castello Devin o ai monti Tatra, e perchè no fino a Zakopane (una specie di Cortina dell’Est, appena oltre il confine polacco). Altrimenti, ai più esigenti non resta che navigare lungo il Danubio verso Vienna o verso Budapest. Noi non abbiamo resistito al richiamo della grande capitale ungherese…Il viaggio continua!

Cosa abbiamo usato noi per…

-spostarci: Volo RyanAir da/per Orio al Serio, 1 ora e 20′, 40 euro; treno Bratislava – Budapest, circa 3 ore, 11 euro. -dormire: Hostel Possonium, a 15 minuti a piedi dal centro. Piccolo e colorato ostello con servizi discreti (c’è anche un piccolo cortile) e dall’atmosfera cordiale e allegra, 14 euro a notte in camerata in alta stagione.

-mangiare e bere: Slovak Pub, cena tipica e sostanziosa in ambiente rustico, a meno di 10 euro; KGB Pub, per una birra o un bicchiere di vino di fianco alla statua di Lenin e al faccione di Stalin…Affiancato però, con una certa ironia, dalla bandiera americana!



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