Siria, culla della civiltà

“ La sincerità è la perla che si forma nella conchiglia del cuore” Ogni tanto la nostra guida siriana ci elargiva frasi della saggezza araba e versetti coranici su cui farci meditare e farci comprendere che alcuni temi importanti come la ricerca della Verità e dell’Assoluto non hanno differenze confessionali, e che nelle tre religioni...
Scritto da: pinni55
siria, culla della civiltà
Partenza il: 30/03/2008
Ritorno il: 06/04/2008
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
“ La sincerità è la perla che si forma nella conchiglia del cuore” Ogni tanto la nostra guida siriana ci elargiva frasi della saggezza araba e versetti coranici su cui farci meditare e farci comprendere che alcuni temi importanti come la ricerca della Verità e dell’Assoluto non hanno differenze confessionali, e che nelle tre religioni monoteiste si possono ritrovare le stesse intonazioni della preghiera .

E per comprendere appieno il mondo arabo, abbiamo voluto dare al nostro pellegrinaggio un motivo dominante, quello dell’incontro: l’incontro con l’Islam, con la religione cattolica Orientale, l’incontro con le grandi culture del passato e con le realtà del presente.

La Siria è terra di grandi civiltà, è la terra di Abramo, dei nostri padri, è la terra di S. Paolo, dei primi cristiani, è terra di santi, di martiri, di anacoreti.

I grandi popoli del passato hanno lasciato importanti testimonianze della loro arte e della loro cultura: le prime civiltà mesopotamiche a Ebla, i Greci ad Apamea, i Romani nella bellissima oasi di Palmyra in pieno deserto sulle vie carovaniere tra il Mediterraneo e l’Eufrate, i bizantini nelle “città morte” del Nord, i crociati nel Krak dei cavalieri e le civiltà islamiche nelle decoratissime moschee.

Abbiamo incontrato la storia di Abramo ad Aleppo e ad Ebla da cui è passato nel suo cammino da Ur fino alla terra di Canaan. Nel bellissimo complesso abbaziale a Deir Saaman, capolavoro dell’architettura siriana del periodo cristiano bizantino, abbiamo conosciuto la storia di San Simeone, il monaco del V sec.Detto lo Stilita perché visse gran parte della sua vita in cima ad una colonna di 15 metri predicando ai fedeli che accorrevano in massa ad ascoltarlo.

Siamo andati a Serjillah percorrendo un paesaggio bellissimo di uliveti, fichi, pistacchi. Serjillah è una delle città morte della Siria, morte perché abbandonate dai cristiani bizantini con l’avvento dell’Islam. Bellissime costruzioni in pura arte bizantina, dai soffitti spalancati sul cielo, sorgono desolate in questa zona un tempo fertile e ricca .

Poi il deserto e la Perla d’Oriente : Palmyra.

La strada nel deserto è un’unica strada dritta e scorrevole per il poco traffico. Ha emozionato non poco vedere lo svincolo che in poco più di un’ora porta in Iraq.

Palmyra è una città che conquista i cuori. Un’oasi di palme circondata dalla sabbia dorata.

La posizione l’ha resa così importante nei secoli, a 200 Km. Dall’Eufrate e a 200 Km. Da Damasco, sulle vie carovaniere dell’incenso e della seta da Babilonia al Mediterraneo.

Terra prima dei Nabatei poi dei Persiani, dei Greci, dei Romani. Palmyra è un concentrato di monumenti unici: dal Tempio di Baal, divinità di origine babilonese, all’arco monumentale che segna l’inizio del grande colonnato che congiunge il tempio alla valle dei morti, il bellissimo teatro romano, l’agorà, le terme. Ascoltiamo la storia di Zenobia, la grande regina di Palmyra che osò sfidare l’imperatore romano Aureliano.

Nel nostro pellegrinaggio abbiamo avuto la fortuna di incontrare anche importanti esponenti della chiesa cattolica locale di rito greco-melkita. Il metropolita di Aleppo, Jean-Clément Jeanbart ,che ha parlato della storia della chiesa cattolica in Siria dai primi cristiani ad oggi, il metropolita di Homs, Isidore Battikha,uomo di grande cultura e carisma, che ha raccontato della storica visita di Giovanni Paolo II in Siria, da lui preparata, e il patriarca di Antiochia , Gregorio III, che ha spiegato le differenze e i punti di comunione tra la chiesa cattolica romana e la chiesa cattolica orientale. Personalità di grande prestigio che hanno risposto alle domande del gruppo, anche le più semplici e curiose, con garbo e simpatia.

Un altro interessante incontro si è avuto col padre gesuita italiano Paolo Dall’Oglio che ha fondato una comunità monastica recuperando un bellissimo monastero dell’XI sec. In una posizione molto suggestiva sulle montagne dell’Antilibano, raggiungibile con una mulattiera di 350 gradini scavati nella roccia, il monastero di Deir Mar Musa, dedicato a San Mosè l’abissino.

Incontriamo padre Paolo sotto la grande tenda beduina dove accoglie i pellegrini sia cristiani che musulmani e mostra subito le sue doti di affabulatore incantandoci con la sua vulcanica simpatia. Ci racconta la storia del monastero appartente prima alla chiesa monofisita poi agli Armeni, ai Siriaci, ai Copti ; fu rifugio anche di monaci palestinesi, somiglia infatti questo monastero a quelli del deserto della Giudea.

Nella piccola chiesa con bellissimi affreschi del XII sec.Si assiste alla santa Messa, celebrata secondo il rito siro-cattolico, seduti per terra su cuscini e tappeti, una messa fatta di lunghi silenzi per meditare la parola proclamata.

Padre Paolo, che noi abbiamo subito battezzato il don Mario di mar Musa, ci spiega la sua storia.

Gesuita dal 1975, nel 1982 è venuto a Mar Musa per gli esercizi spirituali e qui è rimasto. Ha restaurato questo monastero con l’aiuto soprattutto della popolazione musulmana e con non pochi ostacoli da parte delle comunità cattoliche.

La nuova Comunità El Khalil, l’Amico di Dio, basa le sue fondamenta su tre punti forti: vita contemplativa : riscoperta del significato assoluto della vita spirituale e della vita di preghiera; lavoro manuale, con particolare attenzione al rispetto dell’ambiente elaborando una vita di semplicità evangelica in responsabile armonia con il creato e la società circostante; ospitalità, che ha in Abramo il suo simbolo.

Parte integrante della vocazione spirituale dei monaci e delle monache di Deir Mar Musa è la relazione islamo-cristiana.

Il monastero è meta di giovani di tutto il mondo che vengono a passare periodi di ritiro spirituale in isolamento.( www.Deirmarmusa.Org) A Damasco abbiamo incontrato la figura di S. Paolo percorrendo la Via Recta ed entrando nella casa di Anania, colui che restituì la vista a Paolo folgorato sulla via di Damasco, e lo battezzò.

Ci sono ben 12 riti e confessioni religiose che convivono nella città, da secoli. Per la strada si incontrano religiosi di ogni fede girare con il proprio abito talare ed il proprio simbolo ( ad es, la croce) ben visibile sul petto senza timore.

Questa magica convivenza lascia incantati, affascinati e attratti .

Come incantati ci ha lasciato la visita alla Moschea degli Omayadi, meraviglia della architettura islamica. Le donne del gruppo hanno dovuto indossare un grande soprabito color verde militare lungo fino ai piedi ed un foulard che coprisse bene i capelli, per poter oltrepassare le mura che proteggono la Moschea.

Abbiamo ammirato il grande cortile, i bellissimi mosaici,i tre minareti tra cui quello di Gesù da dove secondo la credenza musulmana scenderà Gesù nel giorno del Giudizio, la grande fontana per i lavacri rituali e la cupola del tesoro.

Siamo entrati nella grande sala delle preghiere, arredata con preziosi tappeti. E’ luogo sacro di culto per i Musulmani sia sciiti che sunniti , per gli ortodossi e per i cristiani, perché la tradizione vuole che qui vi sia conservata la testa di Giovanni Battista.

File di colonne separano la parte delle preghiere riservata agli uomini da quella riservata alle donne.

Sembrava irriverente camminare da turisti durante il momento della preghiera del mezzogiorno, per l’intenso raccoglimento che si osservava nei fedeli che compiono i gesti rituali scanditi dagli ordini del muezzin.

Ed anche noi ci siamo messi silenziosamente a pregare con loro l’Unico Dio.



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