Sicilia meravigliosa 2

Una delizia, più che una vacanza. Arte, cultura, mare, sole, cibo... un paradiso. Un continente, più che una regione, da cui ci si stacca con dispiacere
Scritto da: carabattola
sicilia meravigliosa 2
Partenza il: 29/07/2014
Ritorno il: 11/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Dopo aver scorrazzato per i paesi del Nord, quest’anno abbiamo deciso di visitare la meravigliosa terra di Sicilia.

In realtà è un ritorno, c’eravamo stati oltre 10 anni fa e avevamo visto solo una piccolissima parte, così abbiamo deciso di regalarci un bel giro completo.

Il giro dura 11 giorni, e abbiamo stabilito 4 basi: Palermo, Agrigento, Siracusa e infine, per la zona del catanese, Pozzillo, frazione di Acireale.

Per lo spostamento abbiamo optato per il traghetto Genova – Palermo con GNV; per noi era la prima volta, e tutto sommato siamo soddisfatti (560€ a/r con auto al seguito; il viaggio dura circa 21 ore, una mini-crociera… la partenza è alle 21 di sera sia da Genova che da Palermo. Portatevi delle coperte se dormite come noi in poltrona, perché l’aria condizionata è altissima).

Non mi dilungherò più di tanto nella descrizione dei monumenti visitati, in quanto abbiamo fatto un giro classico e abbiamo cercato di vedere i luoghi più caratteristici e famosi, con qualche chicca. Darò però qualche consiglio ai TPC secondo l’esperienza fatta.

Arrivo a Palermo

Arriviamo a Palermo in perfetto orario, e poco dopo siamo già in albergo (Hotel Mercure Centro, zona Politeama, comodo per visitare il centro a piedi; ottimo veramente, sontuosa colazione, abbiamo approfittato di un’offerta 3×2 con colazione inclusa, a conti fatti abbiamo pagato meno di un B&B. Unico neo non ha il parcheggio, ma pochi alberghi in centro ce l’hanno. Ha però delle rimesse convenzionate).

La sera quindi riusciamo a fare la prima passeggiata per Palermo, dopo aver cenato in un buon locale nelle vicinanze, Il Tondo. E’ un ristorante-pizzeria, noi abbiamo preso antipasti siciliani e pesce.

Quindi iniziamo dal Politeama, risaliamo fino al Teatro Massimo e avanti per Via Maqueda fino a Piazza Vigliena, o dei Quattro Canti; qui giriamo per Corso Vittorio Emanuele e troviamo aperta la Chiesa di San Matteo; cominciamo a renderci conto delle contraddizioni di questa città, con monumenti affascinanti ma anche tanti palazzi “sgarrupati” che se rimessi a posto renderebbero tutto il centro un unico gioiello.

Arriviamo nei pressi di Piazza Marina, ci sono delle viette con locali all’aperto e tanta vita; arriviamo al mare, e poi torniamo in albergo, cercando di accorciare per via Francesco Crispi, che costeggia i moli e di notte non ha alcuna attrattiva.

Primo giorno – Palermo e Monreale

Per prima cosa visitiamo la maestosa Cattedrale, con la Cappella di Santa Rosalia, poi cerchiamo di entrare al Palazzo dei Normanni. Oggi però c’è assemblea regionale, e il Palazzo Reale non è accessibile; cambiamo così i nostri piani, e ci dirigiamo alla vicina Chiesa degli Eremiti, caratteristica coi suoi tetti arabi e il chiostro normanno; consigliamo a chi voglia visitare altri monumenti di fare il biglietto cumulativo (noi l’abbiamo fatto comprendendo Palazzo Abatellis).

Dopodiché, andiamo a Monreale. Ci sono ovviamente tanti bus turistici; noi abbiamo preso un autobus di linea, che con soli 3€ a/r porta nei pressi del Duomo. Il Duomo è chiuso dalle 13 alle 14:30; se arrivate in quell’orario, nell’attesa potrete visitare le numerose botteghe oppure comprare qualcosa da mangiare (ci sono dei forni fornitissimi) e magari consumarlo nel giardino dietro il Duomo.

Una volta aperto l’attesa sarà ripagata… ricordate sempre che si tratta di un luogo di culto, pertanto viene richiesto decoro; è per questo che all’ingresso, per chi non ha l’abbigliamento adatto, vengono vendute delle specie di tute da mettersi sopra. Ho visto con i miei occhi una turista inglese battibeccare e alla fine rifiutarsi di entrare… ma dico io arrivi fino a Monreale e poi non entri nel Duomo per 1 euro? Mah.

Tornati da Monreale ci avviamo verso Palazzo delle Aquile, Sede del Comune, e la Fontana Pretoria (o della vergogna), stupenda; il vicino incrocio dei Quattro Canti, analogo alla più celebre piazza delle Quattro Fontane a Roma, dovrebbe essere valorizzato meglio e soprattutto tenuto meglio.

Da li ci rechiamo nella vicina Chiesa della Martorana, meravigliosa. Vicino c’è un’altra chiesa, dei Cavalieri del Santo Sepolcro; si entra pagando un biglietto, che si può cumulare con altre visite.

A cena andiamo alla Trattoria degli Antichi Sapori, in zona Politeama anche questa. Buono, ma i sapori per il nostro gusto sono un po’ troppo antichi… l’antipasto è spropositato ma mischia di tutto, e il vino con dentro la pesca può piacere o no. Prezzo modico.

Secondo giorno – Palermo

Andiamo subito al Palazzo dei Normanni e alla meravigliosa Cappella Palatina. C’eravamo già stati una decina di anni fa, con una visita guidata un po’ frettolosa; stavolta l’abbiamo potuta ammirare con comodo, in tutto il suo splendore. Prendetevi tutto il tempo necessario, ne vale la pena. Nel Palazzo Reale la sala più bella, quella di Ruggero, è visibile solo in parte. Si nota un certo, come dire, sovradimensionamento degli addetti, ai quali andrebbe se non altro impedito l’uso del cellulare in servizio. Non c’è niente di più brutto come il sentire il cinguettio dei twitter dei custodi mentre ci si concentra sulle opere che ci circondano. Qui apro (e chiudo) una piccola polemica. Ma queste migliaia di dipendenti pubblici invece di stare inchiodati a delle sedie, annoiandosi a quanto pare, non potrebbero essere impiegati in lavori di cui la Sicilia ha dannatamente bisogno? La manutenzione del verde, la cura delle strade (in tante parti i bordi delle strade sono pattumiere a cielo aperto, forma peculiare di raccolta differenziata) o del sano lavoro manuale? Chiuso.

Dopo il palazzo dei Normanni scendiamo al Mercato di Ballarò. Un palermitano ci dice che oramai la Vucciria non tiene più niente, il vero mercato è Ballarò: noi non possiamo confermarlo, possiamo solo dire che Ballarò è un tripudio di colori, odori e sapori, sarebbe stato bello perdersi ad acquistare pesce fresco, frutta bellissima o verdura qua sconosciuta; ci siamo accontentati di uno sfincione buonissimo, un’esperienza da fare!

Da Ballarò scendiamo verso Piazza Marina; facciamo un pezzetto del Foro Italico e ci fermiamo per una sosta in Piazza Kalsa; fa un caldo terribile e ci ristoriamo su di una panchina all’ombra, rinfrescati da bel venticello che non manca mai, con delle specialità comprate in un chioschetto all’angolo… il cibo di strada a Palermo in genere è buonissimo, abbonda il fritto (arancine, panelle, crocchette…) non si può fare a meno di assaggiare.

Ristorati, ci avviamo alla volta di Palazzo Abatellis, sede della Galleria Regionale Siciliana. Tantissime opere pregevoli, ed a mio avviso due capolavori assoluti: il grandioso Trionfo della Morte, e la meravigliosa Annunziata di Antonello da Messina. Un’opera come questa, una Madonna così bella, credo che in qualsiasi museo del nord Europa attirerebbe frotte di visitatori; per noi, che alla bellezza siamo forse troppo abituati (o troppo superficiali per apprezzarla ancora) è un quadro tra tanti, solo più bello.

Dopo Palazzo Abatellis, andiamo a Palazzo Mirto, dimora signorile alla quale si accede, con un modesto biglietto, solo con visite guidate. Ne vale la pena, tra l’altro la guida è di un entusiamo coinvolgente. Nella Piazza Marina date un’occhiata ai centenari Ficus Magnolioides, sembrano preistorici!

Poi risaliamo verso l’albergo: passando per Via Roma ammiriamo Piazza S.Domenico e la bella chiesa; poi abbiamo l’idea di visitare il Teatro Massimo, famoso e bellissimo senz’altro ma posso dirvi amici TPC che non vale la pena visitarlo. Soldi buttati: il palco non è visibile e la guida è fatta con sciatteria e poca passione. Sorvolate. Avendo ancora un briciolo di forze, decidiamo di avventurarci per il Castello della Zisa. Dalla Piazza del Teatro è circa mezz’ora a piedi, ma sotto il sole sembrano due! Tutto perché non ci siamo fidati dei mezzi pubblici. Eppure, piacevole sorpresa, qualcosa c’è: al ritorno infatti lo prenderemo (curiosità: i biglietti vengono venduti nei luoghi più disparati, nel nostro caso una ferramenta; chiedete intorno perché di indicazioni ne troverete poche!) Il castello della Zisa merita: finalmente recuperato alle visite, restaurato, è un esempio di quei manufatti arabo-normanni di cui la Sicilia un tempo era piena.

A cena scegliamo Il cancelletto verde, sempre in zona Politeama, che riapre oggi dopo le ferie; pesce buonissimo, costo un po’ superiore ai precedenti, secondo il livello.

Terzo giorno – Piazza Armerina, Agrigento

Lasciamo Palermo alla volta di Agrigento, ma prima decidiamo di passare, allungando un pò, a Piazza Armerina. Aggiornate bene il navigatore, ci sono delle strade interrotte dove ovviamente non è indicato l’itinerario alternativo… ad ogni modo, arriviamo alla stupenda Villa Romana del Casale. Munitevi di bottigliette d’acqua prima di salire dai parcheggi! La villa è enorme e stupenda. Non fatevi dissuadere dal costo del biglietto (14€ a testa) li vale tutti! I mosaici sono stupefacenti, ben conservati per la maggior parte (chi non ha mai visto su qualche depliant della Sicilia la piccola Caccia, o la Grande Caccia, o le ragazze in bikini…) riempitevi gli occhi, siete nella Roma del IV secolo, così vivevano i potenti dell’epoca! Se non altro lasciavano qualcosa ai posteri, quelli di adesso non sembra facciano altrettanto, sicuramente non qui in Italia.

Usciti dalla Villa c’è un fornitissimo self-service con piatti giganti e buoni, da consigliare. e via verso Agrigento… la sistemazione è nel B&B Via dei Templi, all’inizio della strada panoramica dei templi; a piedi si arriva alla biglietteria del tempio di Giunone in un quarto d’ora circa. La proprietaria, gentilissima, ci dà alcuni consigli: il più prezioso è quello di fare la visita notturna, molto più suggestiva e meno stancante! La ascoltiamo, e fatta sera ci avviamo verso la valle. Per l’ingresso ci sono due biglietti, uno diurno che vale fino alle 19, e l’altro serale dalle 20; la cosa buffa è che la sera la biglietteria apre alle 20, e quindi se si arriva prima (come noi) si resta con le mani in mano, perché nei pressi non c’è nemmeno un bar per sedersi e bere qualcosa (c’è nell’altro ingresso, quello presso il tempio di Zeus, dall’altra parte della Valle). Il biglietto costa 10€; c’è la possibilità di visite guidate (altri 10€). Noi lo consigliamo, la visita dura circa 1 ora e mezza, con belle spiegazioni, e le guide sono molto preparate. All’interno della Valle, la sera, ci sono degli eventi (stasera un concerto jazz) per i quali si paga un biglietto a parte; il consiglio è quello di informarsi prima.

Fatta la visita, continuiamo la passeggiata; pian piano risaliamo, e visto che non abbiamo ancora mangiato ci avviamo verso la trattoria di fianco al nostro B&B, la Trattoria dei Templi. Abbiamo mangiato benissimo, nota speciale alla parmigiana di melanzane e pesce spada.

Quarto giorno – Agrigento, Porto Empedocle

Avevamo programmato questo come giorno di mare, ma visto che è domenica e l’affluenza al mare si presenta massiccia, decidiamo di posticipare. La mattina la dedichiamo alla visita di Agrigento città; in realtà non c’è molto da visitare, Agrigento “è” la Valle dei Templi; c’è comunque un bus turistico che con 13€ fa fare il giro della città (che a parte il Duomo si gira tranquillamente a piedi in mezz’ora), poi porta alla Valle dei Templi e arriva fino al mare a San Leone. L’organizzazione è un po’ così, la frequenza è scarsa tranne la sera (dove però si paga un altro biglietto, un’assurdità secondo noi) per cui consigliamo chi ha l’auto di usarla, i parcheggi qui non sono un problema come da altre parti. Considerando che è la prima domenica del mese e i musei sono gratuiti (anche l’accesso alla valle dei templi, però solo di giorno) decidiamo di visitare il Museo Archeologico. Il pezzo forte è uno dei telamoni del Tempio di Zeus, che con la sua imponenza (8 metri di altezza) da un’idea della grandiosità di questo tempio, di cui putroppo rimangono solo rovine. Non per niente il sito era detto “Cava dei Giganti”, per secoli si è attinto alle antiche pietre per costruzioni successive. Una nota positiva sulla Valle dei Templi. L’abbiamo trovata bella, pulita, ben curata e ben accudita: sembra che finalmente si sia compreso l’enorme potenziale di questa risorsa. Da migliorare i servizi, i trasporti, delle assurdità come le biglietterie chiuse, i bus che girano poco e costano tanto… ma non divaghiamo…

Dopo il Museo Archeologico, con il bistrattato bus turistico andiamo all’ingresso del Tempio di Castore e Polluce, dal quale si arriva al Giardino della Kolymbethra; questo è curato dal FAI, che utilizza le vecchie tecniche per far rivivere le colture degli agrumi, degli ulivi, dei mandorli, insomma un giro è consigliato anche se il periodo più indicato forse non è agosto… meglio marzo,aprile, nel periodo della fioritura (e si godrebbe anche un po’ di fresco…).

Torniamo in albergo, e azzardiamo un mini tour a Eraclea Minoa e Scala dei Turchi. Indicazioni pessime, Eraclea Minoa incredibilmente non riusciamo a raggiungerla, anche il navigatore si rifiuta: ci troviamo in una pineta, in mezzo ai bagnanti… sarà per un’altra volta. Andiamo allora verso la Scala dei Turchi (il paese è Realmonte), questa pittoresca scogliera bianca, e la guardiamo solo dall’alto, perché per accedere bisogna o scendere delle ripide scalinate (ma non c’è posto per lasciare l’auto) o dalla spiaggia. E’ quello che faremo domani. Poi l’incubo…. Ci avviamo verso casa, e finiamo dritti nel traffico del rientro dei bagnanti… quello che avevamo voluto evitare! A passo d’uomo (anzi, molto meno) arriviamo fino a Porto Empedocle, e qui decidiamo di fermarci per la cena. Ottima idea, a Porto Empedocle ci sono un sacco di locali (bisogna entrare nelle vie interne), un bel passeggio, musica… mangiamo in un ristorantino che propone il “Menu Montalbano” (antipasto, primo, secondo, acqua vino e caffè 18 euro), non male. Da queste parti c’è un monumento a Montalbano; in realtà tutti questi posti dovrebbero innalzare monumenti a Camilleri, che sta un po’ soppiantando (mi si perdoni l’eresia) Pirandello come attrattiva letteraria…

Quinto giorno – Agrigento

Ed oggi mare! Dopo la solita succulenta colazione del B&B, ci avviamo verso la Scala dei Turchi. Ci fermiamo abbastanza presto, dove ieri avevamo visto un bel parcheggio largo con dei lidi attrezzati: prendiamo due lettini e un ombrellone, 7€! Il prezzo così basso si spiega col fatto che gli ombrelloni li prendono solo i turisti: qui ci sono tante di quelle spiagge libere, e devo dire anche tenute bene, che i locali usano quelle. La simpatica gestore ci dice che con mezz’oretta di passeggiata si arriva alla Scala dei Turchi: diciamo mezz’oretta da barbiere, va. Comunque la fatica è ripagata: il posto è veramente suggestivo, questo biancore abbagliante e il mare blu fan venire voglia di rimanere in eterno… ma noi (io soprattutto) siamo bianchi come la scogliera, e la permanenza sarebbe fatale. Quindi, accaldati e arrossati ben bene, torniamo all’ombrellone. Qui, tranne una breve pausa per mangiare, rimaniamo fino a sera e rigorosamente all’ombra fin che il sole inizia a declinare… c’è sempre un’arietta fresca deliziosa, che culla e invoglia alla salutare pennichella. Non facciamo il bagno, anche questo sarà per un’altra volta!

Torniamo in albergo e decidiamo di concludere alla grande… ancora visita alla Valle dei Templi, e poi ritorno alla Trattoria, dove mangiamo altri piatti stupendi e finalmente la famosa cassata siciliana. Attenzione: la vera cassata non è quella gelato, è quella fresca con la ricotta! Una delizia per il palato.

Sesto giorno – Ragusa, Ragusa Ibla, Noto, Siracusa

La giornata è dedicata al barocco. Nella tappa d’avvicinamento a Siracusa tocchiamo Ragusa, Ragusa Ibla dove facciamo un gustoso giro con il trenino turistico, Scicli (itinerario di Montalbano…) e infine Noto! Un paradiso per gli occhi. Abbiamo avuto uno scontro con il navigatore, che da Scicli a Noto voleva farci passare assolutamente per Modica; magari aveva ragione lui, comunque alla fine riusciamo a liberarci dalla sua tutela e a Noto ci arriviamo. Purtroppo un po’ tardi, e ci sarebbe così tanto da vedere che possiamo solo dare un’occhiata superficiale… il consiglio ai TPC è di dedicare a Noto almeno mezza giornata, possibilmente al mattino quando si è meno stanchi. Andiamo avanti verso Siracusa, dove arriviamo poco prima della chiusura del B&B, La Maison des Reves: bello, buonissima colazione (consigliamo le romane con la ricotta o la nutella), il proprietario è cordialissimo e premuroso. Il B&B è in posizione ottimale per la visita al Parco Archeologico, il Museo Archeologico e le catacombe di San Giovanni. E’ a una ventina di minuti a piedi dal centro storico di Siracusa, quell’Isola di Ortigia giustamente famosa dove ci dirigiamo per la cena al ristorante “Osteria da Seby”, a pochi passi dal tempio di Apollo, dove mangio degli spaghetti alla siracusana favolosi. Consigliatissimo, 25€ a testa. Dopo cena gironzoliamo un po’ fino alla incredibile piazza Duomo (ma ormai i superlativi li ho finiti), di giorno di un bianco abbacinante. Torniamo in albergo, stanchi e soddisfatti.

Settimo giorno – Siracusa

Giornata dedicata interamente a Siracusa, come doveroso. Iniziamo con il Parco Archeologico, con il suo teatro Greco, le Latomie, L’Orecchio di Dionisio, la Tomba di Archimede… e l’Anfiteatro romano, l’Ara di Aidone… pensavamo che ci si potesse addentrare di più dentro le latomie, invece gran parte delle grotte non sono visitabili. Visto il caldo che fa, torniamo indietro verso le catacombe di San Giovanni. Solo visite guidate, vale la pena per il bel fresco e per la spiegazione, con guide giovani e entusiaste. Lo stesso entusiamo lo troveremo nella visita alle altre catacombe, quelle di Santa Lucia: le spoglie della santa nei secoli sono passati da qui a Bisanzio e poi a Venezia. Nella chiesa era conservato, fino a pochi anni fa, un bellissimo quadro del Caravaggio, appunto la Sepoltura di Santa Lucia: questo è stato spostato in un’altra chiesa dedicata a Santa Lucia, che è in piazza Duomo, però è aperta solo dalle 11 alle 16 (assurdità!) e quindi non ce l’abbiamo fatta a visitarlo. In compenso abbiamo girato per Ortigia, visto la Fonte Aretusa con i suoi papiri unici; fatto un salto al castello e visitato finalmente la Cattedrale, costruita sul precedente tempio di Minerva, per cui ha inglobato tutte le colonne originarie, salvandole dalla distruzione. La sera, seduti in un caffè in questa piazza, è stupendo… uno di quei ricordi che si portano dietro per sempre.

A cena, altra scoperta gastronomica sempre a Ortigia: il Divino mare, come dice il nome piatti di mare elaborati con cura e fantasia: abbiamo mangiato delle cozze al pesto e al bacon indimenticabili, grazie ai gestori che nonostante fosse tutto prenotato hanno trovato il modo di farci mangiare… le prossime cozze che mangeremo avranno sempre le loro come termine di paragone. Passeggiata digestiva, souvenir, e finisce anche la tappa di Siracusa.

Ottavo giorno – Catania

Dopo la solita colazione fantastica, con la pasta “romana” che bisogna assaggiare, si parte alla volta di Pozzillo, una frazione di Acireale dove abbiamo affittato un appartamento, tramite due nostri amici conosciuti l’anno scorso in Turchia. Saranno i nostri Ciceroni durante i tre giorni nel catanese, e ci porteranno a vedere dei posti che altrimenti ci sarebbero sfuggiti. In queste giornate siamo stati circondati di riguardi e attenzioni, abbiamo toccato con mano la celebre ospitalità siciliana!

Dopo pranzo, che naturalmente la nostra amica ha voluto preparare, partiamo per la doverosa gita sull’Etna. Purtroppo la loro auto si guasta, e la gita salta; ci tocca consolarli, mortificati per averci fatto perdere l’escursione! Ma recupereremo con gli interessi, abbiamo imparato che in Sicilia le giornate possono essere moolto lunghe! Quindi per la sera, con la nostra auto, facciamo un giretto dei paesi rivieraschi: Acireale, con la sua bella piazza, il Duomo e il Carnevale d’Estate: dei carri di Carnevale, appunto, che sono in piazza e rallegrano la gente. La bella Villa Comunale, con panoramico belvedere purtroppo non è accessibile perché, dopo anni di restauri, all’atto della riapertura si sono dimenticati di potare le piante, per cui per sicurezza l’accesso è vietato.

E assaggiamo finalmente la granita a mandorle, tanto decantata! Non ce l’aspettavamo così, assomiglia più a un gelato che a una delle nostre granite col ghiaccio tritato. Ce la consigliano per colazione, con la brioche, forse per noi è troppo, ma proveremo… Dopo un giro di vari paesi, tra cui lo stesso Pozzillo, dove io ammiro poco perché girare in auto è veramente impegnativo… strade strette, macchine parcheggiate dappertutto, insomma non ci si può distrarre guardando il panorama. Cena in una pizzeria sul mare, poi a letto.

Nono giorno – Catania

La mattina è dedicata alla visita a Catania. Catania non è appariscente, ma è una grande città ed ha dei monumenti pregevoli; per avere una panoramica abbiamo preso il trenino turistico, così anche i nostri amici da residenti si sono trasformati in turisti! Resti del teatro Romano, il Duomo di impronta normanna, l’Università, Palazzo dei Benedettini… non abbiamo il tempo di visitare musei, anche se il nostro amico che è professore avrebbe voluto portarci almeno al Palazzo Biscari. Purtroppo tutto chiude dalle 12 alle 16, capisco che le ore calde siano faticose, ma cosa c’è di meglio appunto quando fa caldo che visitare un museo al fresco?

Così torniamo a casa e ci prepariamo, dopo pranzo ovviamente (una zuppa di pesce con pasta stupenda), decidiamo di ritentare l’escursione sull’Etna. Strada facendo ci fermiamo a Zafferana Etnea, nella Dolceria Salemi, dove facciamo una scorta dei meravigliosi dolci alle mandorle, ai pistacchi, alle nocciole… le Foglie da Tè, le chiamano, e sono micidiali perché se si inizia a mangiarle non si smette più… sarà senz’altro un pensiero gradito al ritorno! E saliamo su… in questi giorni è in corso una colata; ovviamente non arriviamo fino in cima ma fino ai rifugi dei Camini Silvestri; prima eravamo passati a vedere la fine della colata del 1992, alla fine della quale è stata eretta una statua alla madonna. L’Etna, la signora, domina tutto il paesaggio: la sera vedere la colata è come essere all’interno di un documentario, e sentire i brontolii, sentirsi addosso la cenere che viene liberata… è una signora che non passa certo inosservata.

Al ritorno, ci fermiamo ancora a Zafferana Etnea, per ammirare stavolta la grande piazza sovrastata dalla bella Chiesa Madre. Da un lato l’Etna, dall’altro il mare, uno spettacolo. C’è tanta vita, tanta gente a passeggio. Si dice che le ragazze da marito passeggino su e giù per farsi notare, ma questo credo accada ovunque, no? O almeno accedeva prima dell’epoca di Facebook…

A cena stasera siamo ospiti dei nostri amici in una casetta in campagna, sempre a Pozzillo. Ceniamo in terrazza, con una vista sull’Etna fantastica. Mangiamo una specialità del posto: pane condito, ovvero una ruota di pane abbrustolito che viene tagliata in 4 e farcita con ogni ben di Dio: pomodori, melanzane, olive, acciughe, e naturalmente olio… una sorta di super-bruschetta!

Decimo giorno – Taormina, Gole dell’Alcantara

Giornata impegnativa oggi… ci attende la visita a Taormina, ma prima le nostre guide ci portano a Castelmola, arrampicata sulla roccia. Alla rocca non arriviamo perché troppo in alto; girovagando nei vicoletti ci fermiamo in una carina piazzetta e saliamo al caffè Turrisi, particolarissimo locale posto su 4 piani ripieno di, diciamo così, richiami fallici a partire dalla forma del menu. Ci propongono il vino di mandorle, che data la gradazione rifiutiamo.

Quindi verso Taormina. Preoccupati per il parcheggio che sembra proibitivo (Taormina non è solo una città d’arte, è soprattutto una bellissima città di mare) approfittiamo del parcheggio multipiano posto dopo l’uscita dell’autostrada, collegato con frequenti navette al centro storico (gratuite per chi ha il biglietto del parcheggio). Un po’ caro, ma comodo. A Taormina doverosa la visita al Teatro Antico, da cui si ha una vista magnifica sul golfo, e al Duomo, di cui ci ha colpito la Madonna non manufatta, un dipinto ricoperto da un mantello d’argento della Madonna con Bambino, ritrovati per caso in un pozzo dove erano stati buttati forse per nasconderli dalle razzie degli arabi.

Da Taormina a Giardini Naxos, dove ci fermiamo un attimo per salutare la Nike; non entriamo nel Museo Archeologico, pur decantato dai nostri amici, e dopo esserci rifocillati andiamo verso le Gole dell’Alcantara.

Questa attrazione naturale merita di essere visitata; consiglio però, siccome c’è la possibilità di bagnarsi nelle freddissime acque che attraversano la gola, oltre che di fare trekking nelle acque in questo panorama ancestrale, ed essendo l’ingresso a pagamento (13€ a testa), di programmare almeno mezza giornata. Noi scendiamo sul letto del fiume con l’ascensore, giusto per fare qualche foto e bagnarci i piedi… brrr che freddo!

Torniamo indietro, stanchi ma contenti; stasera ci attende l’ultimo “sforzo”, una cena di pesce a Pozzillo nel club “Le Vignitte”, dove mangiamo del buon pesce a prezzi onesti, con un tavolo affacciato sul mare che da solo vale il prezzo.

Undicesimo giorno – Cefalù e partenza

Salutiamo i nostri amici e ci apprestiamo a tornare a Palermo per prendere il traghetto del ritorno. Abbiamo quasi tutto il giorno a disposizione (la partenza è alle 21) perciò decidiamo di prendere l’autostrada Catania-Messina-Palermo, per imprimere negli occhi il mare e fermarci a Cefalù. Tra lavori annosi e rallentamenti, arriviamo un po’ più tardi di quanto ci aspettassimo; la visita è così un po’ più breve del previsto e del meritato. Ad ogni modo i pezzi forti, cioè il Duomo e l’attiguo chiostro li abbiamo visitati e ammirati con cura. Dopo un’ultima cassata nella piazza del Duomo, si parte. Soddisfazione, il navigatore, nonostante i miei tentativi di indurlo in errore, ci porta senza troppi problemi al molo di imbarco. La nave è in ritardo, ma dato che non ci sono tantissimi veicoli da imbarcare, la partenza è in perfetto orario.

Arrivederci, Sicilia! Sono tali e tante le cose di cui abbiamo goduto, e tali e tante quelle che abbiamo dovuto tralasciare, che dovremo tornare non una, ma dieci volte!



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