Quattro amici alla conquista dell’Estremo Oriente

Da Shanghai a Hong Kong via Macao
Scritto da: GianlucaDeLeo
quattro amici alla conquista dell'estremo oriente
Partenza il: 12/10/2016
Ritorno il: 20/10/2016
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
In principio doveva essere una settimana tra amici da dedicare totalmente e serenamente a Shanghai, con qualche capatina al Master Series di tennis; alla fine è diventato un vero e proprio tour de force in cui abbiamo deciso di sacrificare i giorni nella megalopoli cinese e le partite di tennis a vantaggio di due mete che difficilmente avremmo incrociato di nuovo nella nostra vita: le ex colonie Macao e Hong Kong. Così il programma finale di viaggio prevedeva moglie e figli a casa, e 4 amici impegnati nella sfida di vedere il più possibile in soli 6 giorni effettivi, così suddivisi: 3 Shanghai, 2 Hong Kong 1 Macao.

Si parte il 12/10 alle 15:30 da Fiumicino dove ci attende l’immenso A380 Fly Emirates che in 6 ore ci porta a Dubai. Scalo di circa 3 ore e via su un nuovo gigante del cielo alla volta di Shanghai. Piccola parentesi su Fly Emirates. Se dovete volare verso oriente e non vi atterriscono gli scali, volate con questa compagnia, che eccelle in tutti i campi, dalla puntualità al servizio di bordo, dai pasti all’intrattenimento, dalle piccole attenzioni (come i calzini di bordo per girare senza scarpe in aereo) ai prezzi sempre estremamente competitivi (500€ o poco più per un volo a/r). Per quanto provato da me finora, volare con la compagnia di Dubai non ha uguali. Del resto nel 2016 é stata proclamata migliore compagnia aerea del mondo da SkyTrax. Primo posto a mio giudizio meritatissimo. Arriviamo a Shanghai, il pomeriggio del 13, quando ormai il sole è tramontato. Pazienza, é un dettaglio (il sole) che rivedremo solo una volta tornati in Italia o giusto sopra le nuvole durante i trasferimenti aerei. Consigliato, per arrivare rapidamente al centro città, il treno Maglev che raggiunge e supera i 400 km/h ed in sette minuti ti porta a destinazione. Alloggiamo nell’ottimo Narada Boutique Hotel a pochi passi dalla metro e dal Giardino di Yu. Giusto il tempo di fare una doccia veloce e ci tuffiamo subito nelle strade di Shanghai alla ricerca del nostro primo pasto. L’obiettivo é mangiare i migliori xiaolongbao (ravioli al vapore) della città. Arriviamo così da Yang’s Fried Dumplings dove, all’insegna della comunicazione a gesti, riusciamo ad ordinare gli ultimi ravioli disponibili. La pietanza é veramente squisita ma la tecnica, che prevede prima un morso esploratore, poi la suzione dello squisito brodo e solo dopo questo importantissimo passo, la consumazione vera e propria del raviolo, è tutta da acquisire. Il rischio di ustioni di primo grado alla lingua é elevatissimo.

Dopo cena passeggiamo prima per la coloratissima Nanjing Road dove, in pieno stile Times Square, le insegne al neon la fanno da padrone, poi ci dirigiamo verso il Bund, dove sotto lo sguardo rassicurante della statua di Mao, scattiamo le prime spettacolari foto allo stupendo skyline di Shanghai Pudong, che da pochi mesi può contare sul secondo edificio più alto del mondo, la Shanghai Tower. Continuiamo la nostra passeggiata tra gli splendidi edifici del Bund; l’obiettivo é quello di salire sul rooftop bar dell’hotel Hyatt on the Bund, il Vue Bar. Per nostra sfortuna arriviamo dopo le ventidue, quando tutte le luci dei grattacieli e delle torri si spengono. Poco male, l’appuntamento é solo rinviato, quindi con una lunga (forse troppo) passeggiata a piedi torniamo in albergo dove proviamo a smaltire un po’ di fuso.

L’indomani, alle 8, siamo già in strada perché l’agenda é fitta di impegni. La efficientissima metro sarà nostra buona amica di scorribande e spostamenti compulsivi. Il programma mattutino prevede la visita di un paio di templi. Il primo é lo Jing’an Temple, molto suggestivo per commistione di tradizione e modernità considerato che è completamente circondato da grattacieli. Segue a qualche isolato di distanza la visita al Tempio del Buddha di Giada, dove oltre alla bellissima statua del Buddha che da il nome al tempio, ce ne é anche un’altra a mio parere più bella, vale a dire quella del Buddha sdraiato. Dopo un breve passaggio per People Square, dove si ha la possibilità di incrociare varie sculture che raffigurano e ricordano alcuni momenti salienti della rivoluzione, ci dirigiamo a Pudong dove passeggiamo stupiti tra i grattacieli che la sera prima avevamo visto dalla promenade sul lato opposto del fiume, e dove abbiamo prenotato su internet uno pranzo a buffet presso il ristorante del lussuosissimo hotel Shangri-La. Il costo, considerando che siamo a Shanghai, non é basso, poco più di 40€ a persona, ma le pietanze sono tutte di altissimo livello e si ha la possibilità di mangiare di tutto, dai crostacei crudi al sushi, dalle carni di prima qualità cotte alla brace alle tartare, dai dolci squisiti alla frutta migliore, dalla cucina indiana a quella Thai, dalla cinese a quella europea, il tutto concentrato in un unico posto. Insomma soldi ottimamente spesi. Sazi e rinfrancati, abbiamo energie da spendere per affrontare il programma pomeridiano che prevede, in primis, la visita al tempio di Confucio, altra bellissima oasi di pace nel caos cittadino. Lì una gentile ragazza ci spiega nei minimi dettagli la tradizione della preparazione del tè, tradizione che prevede tutta una serie di passaggi e rituali e che insomma, a farla breve, non ha niente a che fare con il nostro modo di “vivere” questa bevanda. Dopo la visita al tempio passiamo per alcune strade degradate, dove, abbiamo modo di verificare, che in effetti a Shanghai non é tutt’oro quello che luccica, viste le pessime condizioni igieniche e di vita. Spuntano un paio di poliziotti alle nostre spalle che ci fanno capire che la passeggiata e soprattutto le foto in quel quartiere non sono gradite, per cui ci allontaniamo con discrezione. Ritorniamo nella zona del nostro albergo dove visitiamo finalmente lo stupendo giardino di Yu e da dove successivamente ci spostiamo verso le strade della Shanghai vecchia, spettacolari nelle sue illuminazioni serali. Non perdete l’occasione di fare qualche foto notturna alla casa del tè perché la combinazione laghetto, edifici tradizionali e luci, crea veramente degli scorci di una bellezza assoluta. Finito il tour de force pomeridiano programmato, torniamo in albergo per una rapida sosta, dopodiché ritorniamo a Pudong per il nostro consueto giro serale per i migliori rooftop della città: così prima saliamo sul Flair Bar dell’hotel Ritz Carlton dove prendiamo un bicchiere di vino praticamente immersi nella Pearl Tower e poi passiamo alla Jin Mao Tower, 13mo edificio più alto del mondo e terzo di Shanghai, in gran parte occupato dall’hotel Grand Hyatt, dove all”88mo piano c’è sia un bar con vista sulla città, sia un belvedere interno con vista sulla hall dell’hotel posta 36 piani più sotto. La vista é davvero poco adatta a chi soffre di vertigini. Siamo stanchi e stavolta per tornare nel nostro hotel ci concediamo il brivido di una folle corsa in tuk tuk in quattro…laddove ci sarebbe spazio al massimo per tre già molto sacrificati. Le risate, per questa esperienza un po’ al limite, si sprecano.

Il giorno dopo partiamo alla conquista della Concessione Francese, il quartiere più occidentale di Shanghai. Così prima facciamo colazione presso Farine, una boulangerie francese che sforna deliziosi cornetti, popolata, non a caso, da una folla di europei, e poi facciamo un salto al Propaganda Museum. Si tratta di un piccolo museo, ricavato in un sottoscala di un palazzo, che raccoglie manifesti della propaganda di regime disposti in maniera tale da permettere al visitatore di ripercorrere la storia delle Repubblica Popolare Cinese. Dopo il museo, ci spostiamo verso il cuore della Concessione ricco di negozi alla moda, ristoranti e bar. Una rapida corsa in taxi e siamo nei vicoli di Xin Tian Di dove ci facciamo prendere dalla frenesia del sabato di Shanghai e dallo shopping presso qualcuna delle centinaia di botteghe che vendono prodotti di ogni tipo. Obiettivo imprenscindibile del tardo pomeriggio è salire sui 546 metri dell’ observation deck della Shanghai Tower, il secondo edificio più alto del mondo. Purtroppo ci sono un po’ di nuvole basse che ostacolano la vista, ma non appena queste accennano a diradarsi, abbiamo modo di ammirare un panorama eccezionale su tutta la città illuminata. Basti pensare che da questa altezza enorme anche lo Shanghai World Financial Center, il cosiddetto “cavatappi”, alto 492 mt e sesto edificio più alto del mondo, fa la figura di un bimbo vicino al padre. Terminata la nostra visita alla Shanghai Tower ci sposiamo dall’altro lato del fiume Huang Pu per riprovare l’aperitivo al Vue Bar. Da lì si ha la vista più spettacolare di Pudong e si ha la possibilità di consumare vini e cocktail in una suggestiva atmosfera quasi newyorkese tra letti a baldacchino, enormi divani e una jacuzzi posta al centro del bar. Tutto quanto letto di positivo su questo rooftop é veritiero, perché la visuale su Pudong illuminato a festa é davvero impareggiabile. Esausti torniamo al Narada e ci fermiamo al pub vicino per consumare un hamburger e una birra.

Il giorno successivo é per noi essenzialmente di trasferimento, per cui una volta tanto, ci concediamo il lusso di un risveglio più tranquillo. Ci dirigiamo verso l’aeroporto di Shanghai dove ci attende il volo Cathay Pacific per Hong Kong. Le due ore e mezza di volo vanno via tranquille, ma una volta atterrati cerchiamo di essere il più veloci possibili perché dobbiamo prendere quanto prima il traghetto per Macao. L’obiettivo é fare serata tra i casinò di Macao che é a tutti gli effetti la Las Vegas cinese. Nei passaggi tra Cina, Hong Kong e Macao considerate che ci sono sempre i controlli passaporto da fare proprio come se si passasse tra nazioni diverse. Comunque, nonostante le code e i controlli, riusciamo ad arrivare all’Holiday Inn Macao per le 19. Il tempo di una doccia e siamo subito in strada; prima andiamo a scattare qualche foto al Grand Lisboa, hotel/casinò simbolo di tutta Macao sia per la sua forma particolare sia per le fantasmagoriche illuminazioni notturne. In taxi ci facciamo portare nella nuova zona di Cotai dove hanno sede i più incredibili e kitsch hotel di Macao. Prima ci fermiamo presso il complesso City of Dreams, poi ci spostiamo verso il The Venetian che, come a Las Vegas, riproduce in maniera perfetta gli scorci più famosi di Venezia. Ci dirigiamo, poi, al limitrofo Le Parisienne dove ai piedi di una Torre Eiffel posticcia ceniamo (molto bene) presso il ristorante a buffet. Qui studiamo un po’ la situazione e proviamo un po’ la fortuna alla roulette, ma il vero e proprio tavolo di gioco lo apriamo presso il mega casinò del Galaxy, dove restiamo fino alle tre. Ci facciamo riportare verso il centro di Macao per spendere le ultime energie e gli ultimi spiccioli presso il casinò del Grand Lisboa dove restiamo praticamente fino all’alba.

Dopo ben 2 ore di sonno, siamo di nuovo in piedi perché Macao, oltre che per i casinò, é famosa anche perché ha un bellissimo centro storico d’impronta portoghese che é stato nominato patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Così passiamo prima per la Piazza do Senado dal bellissimo pavimento piastrellato, poi saliamo verso le rovine della chiesa di San Paolo che é il sito turistico più conosciuto di Macao. Praticamente si tratta di una chiesa di cui, dopo un tifone che la distrusse nel 1835, rimase in piedi solo la facciata. Le rovine sorgono su una collinetta da cui é possibile godere di una bella vista su tutta la città. Successivamente ci perdiamo tra le altre strade del centro comprando qualche souvenir, assaggiando dolcetti locali e bevendo frullati di mango. Tutta la passeggiata é molto gradevole ma nel frattempo siamo arrivati a mezzogiorno per cui é tempo di recuperare i bagagli in hotel, fare check out e riprendere il ferry per Hong Kong. Prima di partire, passiamo per un negozio di cambio. Consiglio di cambiare i vostri soldi in dollari di Hong Kong a Macao (la moneta locale é la Pataca ma nei casinò praticamente si usa solo il dollaro di Hong Kong) in quanto proprio perché lo scopo é incentivare i turisti a giocare molto, i tassi applicati dai numerosi shops di cambio sono favorevolissimi e soprattutto con zero commissioni.

Intanto, come da previsioni, il tempo da solo nuvoloso inizia a diventare piovoso e la stessa traversata con il traghetto si rivela molto faticosa per il nostro stomaco. Comunque, dopo i soliti controlli in uscita da Macao ed in entrata a Hong Kong, con una sola fermata di metro siamo tra gli enormi palazzi del centro di Hong Kong, travolti da una marea di gente, di negozi e di odori alla ricerca del nostro appartamento prenotato tramite Airbnb. L’edificio in se non é nulla di che, l’ascensore cartonata incute un certo timore, ma l’appartamento é vicinissimo alla metro ed inoltre é carino e soprattutto pulito. Raccogliamo forze, idee, impermeabili e ombrelli e, dopo una pausa pranzo ad un noodle bar, ci immergiamo nel caos di Hong Kong partendo proprio dai mercatini nella zona di Nathan Road. Qui passiamo un bel po’ di tempo acquistando una miriade di pensierini da riportare a casa. Nonostante ora la pioggia sia diventata tempesta, imperterriti ci dirigiamo a Kowloon e più precisamente verso la Tsim Sha Tsui Promenade dove si ha la possibilità di assistere, ogni sera alle venti, allo spettacolo delle luci sullo skyline, giustamente considerato uno dei più belli al mondo. Si parla infatti di una incredibile schiera compatta di spettacolari grattacieli fronte mare che creano un panorama quasi finto nella sua irreale arditezza architettonica; la notte, le insegne al neon, i giochi di luce e qualche fascio di laser verde che parte dei grattacieli rendono l’esperienza davvero impagabile e irrinunciabile. Per fortuna é possibile assistere allo spettacolo anche riparati da alcune terrazze della promenade, ragione per cui evitiamo di infradiciarci completamente. In quella stessa zona avrebbe dovuta esserci anche la statua di Bruce Lee, il simbolo occidentale del cinema “Made in Hong Kong”, ma con nostro grande disappunto scopriamo che, causa lavori, è stata spostata. Il punto é: dove? Inizia così una simpatica caccia al tesoro dove, tra indicazioni più o meno veritiere di Hongkonghesi più o meno affidabili, cartelli posticci che ci invitavano a non mollare nonostante i crampi ai polpacci e il vento sferzante, alla fine arriviamo al Garden of Stars che é un parco urbano sopraelevato pieno di bei locali outdoor (quella sera ovviamente chiusi) dove appunto sono state spostate tutte le statue che una volta erano sulla Avenue of Stars tra cui quella del nostro Bruce. Fatte le foto di rito e ammirato il bel panorama visibile da questa posizione, battiamo finalmente in ritirata, talmente stanchi da non avere nemmeno la forza di metterci alla ricerca di un posto dignitoso dove cenare. Il giorno dopo, sapevamo che dal punto di vista climatico sarebbe stato il giorno peggiore, per cui ce la prendiamo abbastanza comoda e studiamo il da farsi a casa. Due erano i must imperdibili ancora da vedere: Victoria Peak e il Grande Buddha. Dal primo si ha la possibilità di godere di un fantastico panorama su tutta la baia, il secondo é un enorme Buddha (il più grande del mondo) che domina l’isola di Lantau con annesso tempio e bel panorama. La situazione climatica ci fa propendere per il Buddha considerato che, viste le nuvole basse, probabilmente una volta saliti su Victoria Peak, non avremmo visto nulla. Così, via metro, arriviamo all’isola di Lantau, da dove per raggiungere Ngong Ping, ci sarebbero due modi, la funivia e l’autobus. Anche questa volta il maltempo ci toglie l’imbarazzo della scelta in quanto la funivia é chiusa per vento forte. Non ci resta che l’autobus che, in una mezz’oretta di tornanti mozzafiato, ci porta a destinazione. Quando scendiamo dall’autobus, la pioggia come d’incanto si ferma. Considerato che piove ininterrottamente da 36 ore potremmo parlare di un vero e proprio miracolo, ma siamo ai piedi del Buddha, e quindi per rispetto ci limiteremo a parlare di circostanze fortunate. La sagoma del Buddha, seduto in cima alla collina, intanto si intravede sotto una coltre di nubi. Ci spostiamo ai piedi della lunga scalinata che si arrampica verso la statua e proprio in quel momento avviene il secondo miracolo (pardon, circostanza fortunata); le nebbie si diradano e il bel faccione sereno del Buddha ci sembra quasi sorridere quasi ad invitarci a compiere lo sforzo finale. Non ci lasciamo pregare, e in men che non si dica siamo in alto a scattare foto alla valle sottostante. Dopo l’esperienza quasi mistica facciamo anche un salto al tempio, molto bello e ascetico anche questo. Risaliamo in autobus e subito riprende a piovere a dirotto. Per una volta, ad Hong Kong, ci ha detto veramente bene. Per finire la giornata, posto che la pioggia non da tregua, decidiamo di concludere la serata al quartiere Soho, che ha tre caratteristiche molto positive. Primo é il quartiere più internazionale di Hong Kong pieno zeppo di locali e ristoranti di tutti i tipi; secondo é a soli 5 minuti a piedi dal nostro appartamento; terzo é una quartiere che é possibile percorrere tutto al coperto in quanto si inerpica su per la collina tramite un sistema lunghissimo di scale mobili. Addirittura ci possiamo permettere il lusso di dividerci in quanto qualcuno preferisce un ottimo ristorante libanese, La Maison Libanese, io Nood, un ristorante salutista annesso ad un enorme fitness center. Subito dopo concludiamo la nostra serata con una buona birra in un bar limitrofo.

L’indomani abbiamo ancora una mattinata a disposizione prima di iniziare il tour de force aereo che in tre voli, due scali, svariati controlli di frontiera e 26 ore ci riporterà a Roma. Ancora piove, per cui l’ascesa a Victoria Peak resterà una chimera, cosi decidiamo di puntare verso il più bel giardino di Hong Kong, il Nan Lian Garden, nel quartiere Diamond Hill, un oasi di pace e tranquillità con laghi, cascatelle, ponti di legno e mulini che ospita anche il delizioso tempio Chi Lin Nunnery. Anche quest’ultima visita è funestata dall’ennesimo acquazzone ma ormai siamo proiettati con la mente verso il lungo viaggio di ritorno per cui ci godiamo, nonostante tutto, gli ultimi momenti. Così mentre, dopo qualche ora, ci dirigiamo in aereoporto, e un sole pallido e beffardo a fatica si affaccia tra le nuvole, penso che questo trip é stato proprio un trip ed un’incredibile avventura e che forse Hong Kong avrebbe meritato un giorno in più ma soprattutto un meteo migliore. Ma pazienza, dopo il volo Dragonair Hong Kong – Shanghai è di nuovo Fly Emirates ad accoglierci tra le sue enormi ali, a coccolarci come dei pargoletti e a riportarci finalmente a casa.

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